Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2120 del 11 gennaio 2023 - Resoconto

OGGETTO N. 2120/XVI - Approvazione della Strategia regionale di Sviluppo Sostenibile della Valle d'Aosta 2030 integrata con il Quadro Strategico regionale.

Bertin (Presidente) - Riprendiamo i lavori dopo la sospensione. Siamo al punto n. 5 dell'ordine del giorno. Il Presidente della Regione si è prenotato, ne ha facoltà.

Lavevaz (UV) - Il documento che presentiamo oggi è il punto di arrivo di un percorso molto articolato, che ha visto un primo atto formale nell'ormai lontano 2019, e che ha come prospettiva il 2030. Il grande lavoro fatto per arrivare alla sua redazione è stato anche un'occasione preziosa per alzare lo sguardo, rispetto a un'epoca che sembra segnata da un senso continuo di emergenza e urgenza. In questo caso, invece, è stato fatto uno sforzo ulteriore per guardare al medio e lungo termine, in una prospettiva indispensabile per ragionare su possibili scenari futuri.

Questo documento muove dalla necessità, ormai condivisa, di pensare a un futuro che tenga conto della limitatezza delle risorse, che non possono essere sfruttate inconsciamente. Non è un discorso solo ambientale, è un percorso che tocca trasversalmente gran parte degli ambiti dell'amministrazione e della vita quotidiana. Per questo il documento è il punto di incontro tra pianificazioni e programmazioni che devono dialogare tra loro e in qualche modo completarsi a vicenda.

Il documento unisce in modo ragionato due dei più recenti documenti di riferimento in materia di sviluppo sostenibile: da una parte il quadro strategico regionale di sviluppo sostenibile 2030, dall'altra la strategia di sviluppo sostenibile della Valle d'Aosta 2030. Si tratta di una sintesi volta ad armonizzare i piani che mirano a utilizzare tanto le risorse regionali quanto quelle europee, in un quadro definito dagli obiettivi dell'Agenda 2030. La strategia declina su scala locale le linee individuate a livello europeo e nazionale, con i contributi di diversi attori; per questo il documento è costruito secondo un modello partecipativo, condiviso ed aperto ad ulteriori confronti. Negli ultimi mesi molti livelli di confronto hanno permesso di raccogliere informazioni all'interno e all'esterno dell'Amministrazione, fino ad arrivare ad un momento di riassunto. La complessità di questo documento è legata alla difficoltà delle tematiche che affronta, che sempre più si dimostrano come trasversali; una trasversalità sia tra i settori sia tra i diversi livelli territoriali.

Dal punto di vista della struttura, la strategia si apre con una fotografia del contesto che permette di posizionare la Valle d'Aosta sia all'interno del quadro italiano, sia rispetto ai singoli obiettivi dell'Agenda 2030. In questo modo sono stati individuati cinque obiettivi prioritari tematici: una Valle d'Aosta più intelligente, più verde, più connessa, più sociale e più vicina ai cittadini. Verso ciascuna di queste direzioni è stato individuato un percorso fatto di azioni, che spesso sono complementari e che sono descritte nel dettaglio del documento.

Un lavoro come questo permette di evidenziare ulteriormente l'interconnessione tra i territori, in una presa di coscienza che passa dal confronto tra specificità differenti, ma confrontate con sfide comuni. In questo scenario l'autonomia regionale acquista un nuovo valore, quello di potersi porre come strumento per attuare risorse più rapide, più puntuali e magari originali. Ancora una volta la Valle d'Aosta è chiamata a essere laboratorio per esperienze che possono essere utili altrove, dopo aver verificato risultati e dinamiche.

Presidente - Ci sono interventi? Consigliere Perron ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - Io esporrò alcune considerazioni, anche se di ordine più generale. Innanzitutto perché questo numero, il 2030, che ormai in realtà non è più il futuro, essendo sette anni in pratica da qui. Da dove viene quest'obiettivo generale 2030? Parte innanzitutto dall'Agenda dell'ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, quello è il primo livello, che è stata adottata ormai otto anni fa, cioè il 25 settembre del 2015. È una nuova agenda che viene definita dai suoi stessi promotori come universale. In un certo senso è il grande sogno di un mondo totalmente globale e globalizzato, uniformato ed uniforme, digitalizzato e pacifico e completamente governato poi da organismi sovranazionali che possono anche passare sopra i popoli, sopra le nazioni, le culture differenti, che poi volontariamente cedono parte delle loro sovranità. Dico volontariamente anche dal punto di vista economico: non sfugge che gli organismi sovranazionali, come l'ONU ad esempio, sono alimentati in vari modi, ma sono gli stati nazionali che contribuiscono; ad esempio, l'Italia con circa 730 milioni di euro l'anno (sono dati di qualche anno fa), ma sono gli stati nazionali che contribuiscono. Stesso discorso si può fare per l'Unione Europea.

Tutto parte da qua, dall'Agenda dell'ONU, con una risoluzione che ha diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile, che poi vengono utilizzati come bussola per la ripresa dell'Europa post-pandemia. Dall'ONU si passa al livello europeo, al livello europeo c'è il Recovery Fund - io lo leggo con la U, perché è un fondo di recupero, non è Recovery Faund [fonetico] come alcuni dicono; non è un fondo trovato, è un fondo di recupero - il Next Generation EU, quindi da questo a livello degli Stati nazionali, anche con il famoso famigerato e sulla bocca di tutti PNRR, e poi a cascata arriva fino alle Regioni e poi anche alle entità comunali; ricordiamo qua la questione del bando borghi, ad esempio. Questa è la piramide con cui questi obiettivi sono declinati.

Le considerazioni dalla nostra parte e quello che salta a me personalmente agli occhi è, per prima cosa, l'enormità dell'apparato burocratico che viene messo in piedi a quei livelli, ma anche a livello nostro, per mettere a terra questi obiettivi. Concordo con il Presidente: si capisce che questo è un lavoro veramente molto, molto grosso. Sono obiettivi che, tra l'altro, sono frutto di una visione progressista con annessa, dal nostro punto di vista, ingegneria sociale su ogni ambito della vita sociale ed economica, nonché personale. Faccio un riferimento: si trova il GOL 2 ad esempio, cioè la fame del mondo; tra i punti leggo anche l'obesità degli adulti, quindi ci si occupa a 360 gradi di ogni aspetto della vita umana. A qualcuno piacerà, ad altri un po' meno.

Per fare un altro esempio, sempre dal documento - questo è preso dal quadro strategico regionale di sviluppo sostenibile - quando andiamo a guardare la governance, troviamo che le fasi sono: programmazione, gestione, progettazione, attuazione, rendicontazione e controllo, monitoraggio e sorveglianza, valutazione e comunicazione; poi forse sono finiti i termini del vocabolario, non lo so. Chiaramente si capisce quanto sia grosso il processo. Quindi, tutto l'impianto è di questo tipo e va fino nei minimi dettagli.

La considerazione che faccio io è che qui stiamo costruendo un gigantesco castello di carta burocratico, infatti poi mancano gli apparati. C'è una parte in cui si parla di creazione di task force specifiche e temporanee, pro tempore, come è diventato di moda dire qua dentro da qualcuno. Si devono prevedere "rafforzamenti in termini di risorse, dotazioni organiche, competenze di meccanismi di relazione e funzionamento, rigenerazione amministrativa", eccetera. Infatti, io comincio a sospettare, ma questa è un'analisi e un'idea che mi sto facendo e potrei sbagliare, approfondirò, ma io ho l'impressione che il più grosso problema che avremo nei prossimi anni sarà quello di avere il personale adatto, personale amministrativo. Alla domanda in Commissione su quante persone avevano lavorato su questo processo di sintesi, di messa a terra, si parlava di 30/50 persone, e mi pare che si sia detto che non ci sono state nuove assunzioni.

Questa è l'analisi, mi pare: se noi abbiamo un apparato burocratico che si gonfia a dismisura, ma abbiamo meccanismi lenti a livello nazionale e regionale, tramite i concorsi, ad esempio, molto lenti per portarci dentro del personale di quel tipo, ho l'impressione che stiamo andando a mettere un motore gigantesco su una ciclistica piccola; ma questa è una mia analisi e approfondirò ancora in seguito.

In secondo luogo, quello che non mi piace del procedimento e che mi desta delle preoccupazioni è che viene calato dall'alto verso il basso. Sono sicuramente opportunità, ma sono anche legate a delle condizionalità e soprattutto ricordatevi che per molti aspetti, per esempio con il PNRR, stiamo facendo ulteriore debito per le generazioni future, la parte dei prestiti, e anche i soldi che vengono presi a fondo perduto in realtà saranno nuova tassazione europea, non c'è nulla di regalato.

Ripeto, siamo nei massimi sistemi, in un modello che è dirigista e mi pare iper burocratizzato. Tra l'altro, anche i processi di digitalizzazione, di new economy, andranno verso un tipo di nuove competenze che dovremo formare molto rapidamente, ma che non riusciremo, secondo me, a formare. Avremo grandissime difficoltà di questo tipo, probabilmente già ce le abbiamo, ma temo che le avremo ancora più in futuro.

Inoltre mi chiedo: siamo destinati in questo Consiglio regionale a diventare degli esecutori di agende altrui, di agende di livelli più alti? E se volessimo invece un altro modello, con la burocrazia ridotto al minimo, con la tassazione ridotta al minimo, sarebbe compatibile con queste visioni? Io ho l'impressione che probabilmente non lo sarebbe.

E ancora, per realizzare questi obiettivi, potremmo mantenere le libertà individuali, come quelle che abbiamo conosciuto? Mi riferisco soprattutto alla libertà di espressione. Ogni volta che compare una minaccia - il Presidente prima diceva che le minacce giustamente arrivano - a volte ho l'impressione netta che poi, siccome siamo in un mondo di percezione, governato dai media, le minacce possono anche essere aumentate maggiormente per avere delle azioni; questo avviene di certo, siamo in un mondo di percezione. Quindi, potremo mantenere il livello di libertà di espressione che abbiamo avuto, che conosciamo fino a oggi, nell'attuare programmi di questo tipo?

Forse, parlando proprio di sviluppo sostenibile, non bisogna dire che la sostenibilità più oltranzista, quella del tutto e subito, ha e avrà dei costi sociali ed economici enormi.

Facciamo un esempio già fatto in questo Consiglio, quello del settore auto in Italia che, con la fine della produzione di auto a motori endotermici nel 2035, subirà dei grandissimi danni, perché la filiera in senso stretto, quindi case auto, fornitori, componenti e allestitori, dà lavoro diretto e indiretto in Italia a 268 mila persone in 5135 imprese che pesano per il 5,2 percento del PIL. Quindi, avremo dei problemi con il concetto di sostenibilità applicata schiacciando l'acceleratore su questo.

Forse è meglio non dire che anche le auto a batteria, questo è un altro grande tema, hanno costi ambientali pesanti, non di emissioni di CO2, sicuramente quelle sono minori, ma ci sono altri temi: non potremo sostenere la ricarica di batterie per tutte quelle previste e corriamo il rischio poi di avere auto elettriche per poi alimentarle con elettricità da fossili.

Entriamo in campi che sono comunque piuttosto minati. Ad esempio, c'è la questione della manipolazione del linguaggio. Io leggevo sui giornali che ormai il termine "crisi climatica" viene sostituito con "cambiamento climatico", perché crisi climatica è molto più duro, molto d'impatto, mentre cambiamento sembra più neutro, tutto cambia. È un po' il modo per andare dietro alle parole di Greta Thunberg, ad esempio, che dice "I want you to panic", io voglio il vostro panico; non dice "voglio che l'umanità ragioni", dice: "voglio il vostro panico". Do l'impressione che una certa idea del mondo vada in quella direzione: schiaccia l'acceleratore sul panico così le cose si fanno. È in ossequio anche a questo tipo di pensiero che noi applichiamo delle agende sovranazionali.

Sempre riguardo a questi temi, notizia di ieri: nuova direttiva sull'efficientamento energetico entro il 2030, l'Italia sarà fortemente penalizzata. Questo è un altro esempio, tra l'altro lì è un discorso intelligente: anche in Valle d'Aosta il 30 percento delle emissioni - vado un po' a memoria - era poi legata alle dispersioni, quindi se si facesse degli investimenti molto forti su quello a livello di CO2 si risparmierebbe molto di più che sull'elettrificazione, ad esempio; l'ho già detto varie volte.

Io ho l'impressione che stiamo andando nella direzione di mettere in moto una macchina gigantesca che veramente nessuno in grado di fermare, stiamo prendendo delle direzioni che hanno anche dei lati negativi e che si prestano a delle critiche. Dalla nostra parte, quindi di chi si definisce conservatore, oltre che liberale, quest'approccio è criticabile, perché tra l'altro ridurrà gli organi delle democrazie liberali, come le abbiamo conosciute, a organi svuotati di potere, di competenze e di sovranità, dall'alto. Apro una parentesi: oggi probabilmente abbiamo visto un altro tipo di "attacco" alle prerogative, che però si può tranquillamente gestire perché c'è un vuoto e si decide, ma quando arriva dall'alto la direttiva, non si gestisce più. Anche chi è il grande fautore di ogni forma di comitato, poi non ha nulla da ridire quando le agende vengono dall'alto, come in questo caso.

Ancora, io ho l'impressione che i politici eletti si trasformino anche loro in burocrati amministratori, perché le vere scelte politiche vengono prese altrove, spesso da persone non elette dai cittadini, ma al più elette o nominate da persone elette, che non è la stessa cosa. Anche sul principio democratico di ciò che sta avvenendo probabilmente ci sono molte riflessioni da fare.

Ancora dico che queste agende gonfiano a dismisura l'apparato burocratico che costa ai contribuenti, che costa soprattutto alle classi produttive, perché ricordo che le burocrazie non producono ricchezza, la possono gestire, la possono drenare, la dovrebbero favorire, ma non è la burocrazia che crea ricchezza, quello che crea ricchezza sono le classi produttive dell'imprenditoria, privata, pubblica, un mix delle due come accade in tutti i paesi occidentali. Quindi abbiamo un apparato enorme, burocratico, diretto dall'alto.

Io non posso che esprimere queste mie considerazioni, che sono quelle che un conservatore liberale non può che fare. E i risultati, a mio avviso, sono poi tutti da dimostrare, perché la storia dice chiaramente che questi approcci si rivelano nel lungo tempo fallimentari, funzionano molto di più quelli più snelli, con meno burocrazia e più libertà individuale nell'azione. Comunque, ai posteri l'ardua sentenza, come diceva qualcuno, per intanto noi esprimiamo il nostro voto di astensione.

Presidente - Consigliera Minelli ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Anzitutto, analizzando questo documento sulla Strategia regionale, ho cercato di capire da quali indicazioni amministrative o normative nasce il testo, anche perché in campo ambientale ed energetico abbiamo un sovraffollamento di documenti strategici, o per lo meno che dovrebbero essere tali. Mi pare in sostanza che questa strategia regionale di sviluppo sostenibile sia un atto dovuto, anche se non so quanto veramente sollecitato a livello nazionale, che deriva appunto dalla strategia nazionale per lo sviluppo, approvata con una deliberazione del comitato interministeriale per la programmazione e lo sviluppo nel 2017 e, a sua volta, la strategia nazionale è una doverosa emanazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile approvata dall'ONU, come diceva il collega Perron, nel 2015. L'elaborazione della strategia regionale, come evidenzia il documento stesso e la deliberazione che viene proposta oggi al Consiglio, è stata avviata nel 2019 con una delibera di Giunta, quindi le tappe sono tre: 2015 l'ONU, 2017 la strategia nazionale e il 2019 l'avvio della strategia regionale.

I tempi dell'elaborazione della nostra strategia dovevano essere brevi, ma poi si sono dilatati e d'altro canto è stato necessario anche procedere a dotarsi di una cornice strategica unitaria entro cui indirizzare l'insieme dei fondi della programmazione europea 2021-2027. Quindi, è stato elaborato prima il documento denominato "Quadro strategico regionale di sviluppo sostenibile", con quella orribile sigla QSRSVS 2030, che è stato approvato dal Consiglio regionale il 6 ottobre 2021, è stato poi oggetto di un aggiornamento a novembre 2022 e ora fa parte integrante della deliberazione che siamo chiamati ad approvare.

Ci troviamo in presenza di una programmazione strategica per definire lo sviluppo sostenibile della Valle d'Aosta, in cui ci si può avvalere di indicazioni provenienti dal livello internazionale, dal livello europeo e dal livello nazionale, il che è positivo per non cadere in un'ottica che sia puramente localistica, però bisogna trovare una sintesi convincente fra le varie sollecitazioni.

Venendo specificamente e in particolare al documento della strategia in esame, devo anzitutto osservare che in pratica il nuovo documento segue l'impostazione del quadro strategico 2030 approvato nel 2021 e si articola sulla base degli stessi cinque obiettivi prioritari. L'impostazione dei due documenti, anche prendendo come base di confronto i due testi di novembre 2022, è la stessa, ma poi nell'analisi della situazione valdostana ci sono delle valutazioni in parte diverse, con differenze secondo noi non di poco conto e di cui parlerò più avanti.

Lo scopo della strategia è, o sarebbe, quello di orientare e coordinare la programmazione regionale e i piani di settore, cioè il PEAR, il PRT, il piano rifiuti, l'agenda digitale, il piano politiche del lavoro, il piano salute e benessere e la loro attuazione.

La strategia individua cinque obiettivi primari tematici, questi OP. In realtà, anche qui come già nel quadro strategico, si tratta di obiettivi indicati dall'Unione europea, poi declinati in italiano: Valle d'Aosta più intelligente, Valle d'Aosta più verde, Valle d'Aosta più connessa, Valle d'Aosta più sociale, Valle d'Aosta più vicina ai cittadini. Per ognuno di questi temi vengono individuati, da pagina 42 a pagina 107 del documento, degli ambiti di intervento, degli indicatori e degli obiettivi o target da raggiungere.

Prima di esprimere una valutazione sul complesso del documento, intendo fare alcuni rilievi puntuali, e mi soffermo su tre di questi obiettivi prioritari, sugli altri interverrà brevemente la collega Guichardaz. Il primo è l'obiettivo sulla Valle d'Aosta più verde, che è anche la parte più ampia della strategia. È articolata in ventidue indicatori raggruppati in sei settori di attività, di cui cinque mi sembrano particolarmente interessanti. Sono: l'energia, il cambiamento climatico, la biodiversità, il territorio e i rifiuti, e poi ce n'è uno, diffusione delle conoscenze, che è più marginale.

Entro nel merito solo di alcuni di questi settori.

L'energia. La strategia in campo energetico si basa sull'efficientamento energetico e sull'abbattimento dei consumi da fonte fossile. Però, a nostro avviso, non è per nulla convincente e contiene anche una tabella che porta fuori strada, perché a pagina 62 il primo indicatore evidenziato riguarda "La quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia".

Allora una persona guarda il dato che è riportato, che è un dato altissimo, addirittura il 92 percento, contro un valore della media italiana del 18 percento, ma in realtà le cose non stanno così, perché la quota dei consumi in Valle d'Aosta che utilizza combustibili fossili è, come mi è stato confermato in aula in risposta a un'iniziativa, il 66 percento, quindi solo il 34 percento è da fonti rinnovabili e non il 92.

Fornire dei dati sbagliati non è solo un errore che può capitare, un errore puntuale, ma evidenzia anche una scarsa attenzione all'enorme lavoro che c'è da fare anche in Valle d'Aosta per arrivare all'obiettivo che ci siamo dati, cioè l'obiettivo della Valle d'Aosta Fossil Fuel Free entro il 2040. E il grande percorso che c'è da fare anche rispetto ai parametri europei per il 2030, che è dietro l'angolo. Quello dell'energia è un capitolo fondamentale per una strategia di sviluppo sostenibile, ma il documento che esaminiamo non è all'altezza della sfida che abbiamo di fronte e non aiuta la comunità valdostana a fare un deciso e robusto passo in avanti.

C'è poi il punto sulla biodiversità. Per quanto riguarda questa parte, sullo sviluppo delle aree naturali protette, il dato che si fornisce è che l'estensione dei parchi naturali in Valle d'Aosta riguarda solo il 13 percento del territorio regionale, questo nonostante la presenza di un grande storico parco nazionale come quello del Gran Paradiso di cui abbiamo festeggiato proprio da poco il centenario, e poi di un più piccolo ma importante parco regionale che è quello del Monte Avic. La percentuale è complessivamente bassa, migliora poi però in modo significativo se includiamo nelle aree protette anche la Rete Natura 2000 con le ZPS e le ZSC, eccetera, arrivando, come dice la tabella di pagina 69, al 30 percento del territorio regionale. Ma qui bisogna essere coerenti e considerare veramente le aree Natura 2000 come delle zone di produzione, e non possiamo non tirare in ballo, facendo questo commento, la ZPS delle aree glaciali del Monte Rosa, che comprende il Vallone delle Cime Bianche in cui si insiste con progetti di impianti di risalita che sono incompatibili con una ZPS! Su quest'aspetto il documento, che è un documento strategico, nulla dice: qual è l'intenzione della Regione sulle aree Natura 2000? É mantenere e ampliare queste aree di protezione? A leggere la tabella di pagina 69 sembrerebbe di sì, perché si propone di salire, seppure di poco, e di arrivare al 31 percento del territorio protetto, però allora bisogna abbandonare progetti che sono incompatibili, ma naturalmente questo non viene detto.

Il punto sui rifiuti. Nella parte sui rifiuti e sullo sviluppo di un'economia circolare, si conferma la volontà di arrivare nel 2026 all'80 percento di raccolta differenziata e al 60 percento del riciclo di materia. Si prevede anche una riduzione dei quantitativi dei rifiuti prodotti. Il problema è che gli obiettivi su questi temi presenti nel piano di gestione dei rifiuti precedente, quello per il periodo 2015-2020, non erano stati raggiunti e quindi si procede già in partenza con un grave handicap. E di certo non aiuta il fatto che si sia scelto, con il piano 2022-2026, di collocare degli importanti provvedimenti, come quello dell'ATO unico e della tariffa puntuale, al termine del piano ora in vigore, cioè al 2026; li abbiamo messi proprio in coda, e su questo abbiamo discusso ampiamente quando si è parlato di piano rifiuti.

Per quanto riguarda poi il settore dei rifiuti speciali, le considerazioni della strategia sono molto generiche e non affrontano in modo convincente la questione delle due aree di Pompiod e di Chalamy, su cui permangono molte preoccupazioni nonostante quella delibera di Giunta di cui abbiamo già parlato.

Sull'obiettivo prioritario "Valle d'Aosta più connessa", la strategia si riduce a quattro pagine che di strategico hanno poco. Il tema affrontato è quello molto rilevante della mobilità e dei trasporti, ma in sostanza si dice solo che bisogna incrementare il trasporto pubblico locale e migliorare l'intermodalità fatta; è troppo poco e troppo generico. Temi che sono di grande rilevanza anche dal punto di vista della sostenibilità, come l'elettrificazione e il potenziamento della ferrovia Ivrea-Aosta e della riapertura della Aosta-Pré-Saint-Didier, non vengono nemmeno affrontati: ed è un piano strategico questo, la strategia dei prossimi anni!

Allo stesso modo l'unica osservazione sul traffico legato al trasporto merci, che non è un argomento di poco conto, riguarda il carico e lo scarico delle merci ad Aosta; questo c'è scritto! Il ben più grande problema delle migliaia di TIR che attraversano la nostra regione, con origine e destinazione esterna alla regione, non viene preso in considerazione, non se ne parla, di conseguenza non si dice nulla su un tema come quello del Tunnel del Monte Bianco. Si vuole rilanciare e potenziare quel Tunnel a beneficio del traffico pesante internazionale o si vuole concepirlo, peraltro come era stato concepito inizialmente, come un'utile infrastruttura di collegamento tra due vallate alpine per il traffico automobilistico, gli scambi transfrontalieri, l'attività turistica e anche per lo scambio delle merci, ma quelle di carattere più locale? Non lo sappiamo.

C'è un altro obiettivo prioritario che è quello della "Valle d'Aosta più vicina ai cittadini". Qui si parla solo di dare più rilevanza al ruolo dei Comuni e sicuramente è un aspetto molto importante e condivisibile, ma nulla si dice su una riforma del sistema delle autonomie comunali, non emergono delle proposte innovative ma neanche delle proposte correttive, significative di un sistema che comunque credo tutti abbiano considerato insoddisfacente. In una strategia che ha un orizzonte decennale, forse qualcosa in più bisognerebbe dire, ma evidentemente non si è seguito, non si sa bene che cosa proporre.

C'è anche altro. Volendo parlare davvero di una Regione più vicina ai cittadini, non possiamo ignorare - l'ho già detto oggi intervenendo in aula - il tema della partecipazione popolare alle principali scelte politiche e amministrative, e lo avevo già evidenziato quando ero intervenuta in sede di discussione sul DEFR. Noi confiniamo e abbiamo degli scambi importanti economici e culturali con i cantoni svizzeri, ma non seguiamo assolutamente il loro esempio per quello che riguarda la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e amministrative, e oggi, poco fa, ne abbiamo avuto un ben triste esempio. Nei cantoni svizzeri l'iniziativa legislativa popolare e il referendum sono il pane quotidiano, sono l'essenza stessa della democrazia svizzera, invece in questa regione, in Valle d'Aosta, maggioranza e buona parte dell'opposizione insieme state conducendo un'azione per mortificare la partecipazione popolare, e lo vedremo anche più avanti nei lavori di questo Consiglio.

Nelle petizioni popolari da rivolgere al Consiglio regionale è stato deciso tempo fa un aggravio di formalità, di burocrazia, che rende difficile presentare una petizione popolare. E per quanto riguarda l'iniziativa legislativa popolare e i referendum, siamo arrivati a pagare profumatamente dei costituzionalisti per avere tutta una serie di appigli e impedire le consultazioni popolari. Noi pensiamo invece che le prerogative statutarie e la legge regionale che abbiamo dovrebbero essere utilizzati in modo espansivo, non restrittivo.

Comunque, di tutta quest'importante tematica, la strategia per lo sviluppo sostenibile della Valle d'Aosta con orizzonte decennale nulla dice, pur evidenziando, nelle sue premesse e nella parte generale, la necessità di una Valle d'Aosta più vicina ai cittadini, e vedremo come.

Poi c'è il quadro strategico regionale. A noi lascia perplessi che ci siano due documenti strategici sullo stesso tema, cioè sullo sviluppo sostenibile della Valle d'Aosta: da una parte il quadro strategico, dall'altra la strategia, appunto con delle sigle che sono un rompicapo, QSRSVS 2030 e FRSVSVDA 2030; non riesco neanche a leggerle!

Ho cercato di districarmi anche nella chilometrica premessa della deliberazione che è oggi in discussione, dove a un certo punto si afferma: "Preso atto che nel mese di novembre 2022 i dipartimenti ambiente e politiche strutturali e affari europei hanno congiuntamente predisposto il documento unitario 'Strategia regionale di sviluppo sostenibile della Valle d'Aosta' integrata con il 'Quadro strategico regionale', con l'obiettivo di garantire la coerenza e l'integrazione tra i contenuti della strategia regionale di sviluppo sostenibile e quelli del quadro strategico, apportando le necessarie integrazioni ai singoli documenti, nonché gli eventuali adeguamenti e correttivi che si siano resi necessari". In sostanza, in presenza di due documenti diversi, seppure sullo stesso tema, elaborati da due diversi dipartimenti, alla fine la scelta che è stata fatta non è quella di condensare tutto in un documento unico, ma di mantenere distinti i due documenti, cercando di allinearli il più possibile. A nostro avviso sarebbe stato meglio arrivare a un testo unico, ma certo il quadro che era stato approvato prima era legato alla questione dei fondi europei.

L'impostazione dei due documenti è analoga, ci sono gli stessi cinque obiettivi prioritari, però ci sono delle differenze strutturali. Ad esempio, nel quadro non ci sono le schede con gli indicatori che invece compaiono alla fine di ogni sezione della strategia, ma questo sarebbe una cosa tecnica. Ci sono però delle differenze di contenuto strategico che sono piuttosto macroscopiche, e faccio due esempi che, a nostro avviso, sono significativi: nel quadro strategico, all'obiettivo "Valle d'Aosta più vicina ai cittadini", c'è un punto specifico sull'economia valdostana e c'è l'espressione di un giudizio preoccupato sulla sua fragilità e soprattutto una riflessione sulla politica turistica. A pagina 42 del quadro c'è scritto che "La vocazione turistica di molti territori è indebolita fino a essere messa in discussione dai cambiamenti climatici"; si svolgono poi alcune considerazioni e si conclude: "Emerge quindi la richiesta di ripensare l'offerta turistica, mettendo in rete beni culturali e valorizzando tutti i siti naturali regionali, parchi e aree protette, in un circuito di turismo sostenibile". Sembra un'impostazione strategica chiara, ma che delinea una politica turistica, a nostro avviso, opposta a quella che ci sta facendo, come avevamo già sottolineato discutendo il DEFR ed evidenziando una sproporzione fra investimenti che sono sontuosi per quello che riguarda gli impianti di risalita e i comprensori sciistici e una carenza di fondi invece per il settore dei beni culturali, che qui sono identificati come strategici. Ebbene, questa parte sull'economia e sulla politica turistica, che è presente nel quadro, c'è da una parte ma poi non è presente nella strategia, dove nulla si dice su questa strategia di politica turistica! Quindi, qual è la strategia della Regione in questo settore economico? Non lo abbiamo capito.

L'altro esempio riguarda l'obiettivo "Valle d'Aosta connessa". Nel Quadro strategico, a pagina 41, c'è un'intera pagina con delle considerazioni sulla ferrovia, sia per quanto riguarda il tratto Aosta-Ivrea con l'elettrificazione e tutte le altre prospettive di miglioramento dell'infrastruttura, sia per la tratta Aosta-Pré-Saint-Didier con la previsione della riapertura e uno sguardo sulla prosecuzione fino a Courmayeur. Questo è nel Quadro, però tutto questo nella Strategia non c'è, pur essendoci uno specifico capitolo sui trasporti e la mobilità sostenibile. Allora anche qui, qual è la reale strategia nel campo della mobilità? Sono degli scostamenti molto significativi su due questioni di estrema rilevanza.

Faccio delle considerazioni conclusive. Noi riteniamo che il modo con cui si è arrivati alla discussione di questo documento in Consiglio non è positivo, perché non c'è stato un approfondimento in Commissione. Il Presidente è venuto, ha illustrato la strategia ed è stata subito messa ai voti, immediatamente, senza dibattito. E devo dire che la cosa ci ha colti di sorpresa, perché noi non pensavamo assolutamente che la strategia venisse messa ai voti il giorno stesso in cui è stata illustrata e, devo essere sincera, io non ero nemmeno riuscita a leggerla tutta, quindi io non sono nemmeno intervenuta, perché non avrei detto delle cose supportate da un'analisi vera, avrei leggiucchiato qualche cosa lì al momento e avrei argomentato su delle cose che non sapevo bene che cosa fossero.

Ma anche oggi non è che ci sia stata un'illustrazione così dettagliata su un documento che è importante, e neanche sulla contemporaneità di questi due documenti sullo stesso argomento, il Quadro e la Strategia, non è stata fatta nessuna valutazione di opportunità, eppure sono dei documenti importanti! Sono passati tre anni da quando la Giunta, con una sua deliberazione, ha avviato l'elaborazione della strategia che viene liquidata in un battibaleno. C'è stato un lavoro importante degli uffici, hanno lavorato tanto, e c'è stato anche uno sforzo per coinvolgere cittadini e associazioni con degli incontri, poi però - e lo avevo sottolineato con un'iniziativa - non c'è stato un riscontro a queste persone di tutta l'elaborazione che avevano fatto, dei lavori che avevano consegnato, quindi anche lì era un atto dovuto e basta, però poi alla fine quello che viene fuori in buona sostanza è che la Strategia sia un mero adempimento burocratico da liquidare con il minimo di discussione. In questo caso, a nostro avviso, si evidenzia un deficit politico.

Nella premessa della Strategia, a pagina 18, si afferma che gli obiettivi dell'Agenda 2020-2030 e la strategia dello sviluppo sostenibile devono essere ben presenti nei documenti operativi della Regione, come il programma di governo e il DEFR; c'è scritto questo a pagina 18, ed è una sottolineatura giusta. Ma il programma di governo qual è? È esistito come programma di governo di quella maggioranza solo per due mesi, poi è stato colpito immediatamente da siluri di vari esponenti di maggioranza e adesso siamo da due anni senza un effettivo programma di governo, anche perché le cose che erano scritte sono state disattese, quindi la cosa non è più quella, però pare non preoccupare. Quanto al DEFR, lo abbiamo già detto e lo ripetiamo, non svolge una funzione di programmazione, viene redatto per dovere burocratico a ridosso del bilancio di previsione e da quando è stato introdotto non è mai stato utilizzato per la sua funzione reale di programmazione e di indirizzo economico e finanziario.

La conclusione è che questi due documenti strategici su cui oggi siamo chiamati a pronunciarci, sono anche questi purtroppo un'occasione mancata. Avevamo a disposizione un quadro di sollecitazioni importanti provenienti dall'Agenda ONU, dal Green Deal europeo, dalla strategia di sviluppo sostenibile nazionale, c'è stato un forte impegno degli uffici, anche la società civile aveva prodotto già nel 2017 un documento importante, un'Agenda 2020-2030 corposa, però poi è mancata la parte politica di indirizzo e di scelta. Si sarebbe potuto fare un valido strumento di indirizzo programmatico, ma ci voleva un input politico robusto che non c'è. Quindi non possiamo esprimere una valutazione e un voto positivo su questi documenti.

Presidente - Consigliere Padovani ne ha facoltà.

Padovani (FP-PD) - Per parlare della strategia regionale di sviluppo sostenibile, credo sia necessario partire da un concetto fondamentale, che è quello dell'interdipendenza,

sia nell'accezione data dall'allora segretario dell'ONU Ban Ki-moon durante l'approvazione dell'Agenda 2020-2030, sia nel senso di interdipendenza tra i vari livelli delle istituzioni e la comunità valdostana, ma anche di interdipendenza come patto tra generazioni. Ban Ki-moon definì l'Agenda la più grande dichiarazione di interdipendenza di tutti i tempi, proprio perché l'Agenda porta con sé questa grandissima innovazione di legare obiettivi diversi tra loro, ma fondamentali per il futuro non solo della nostra Valle, ma dell'intero sistema economico e sociale dell'intero pianeta. I diciassette obiettivi dell'Agenda infatti tengono insieme sfide inscindibili e profondamente intrecciate sulla giustizia sociale e sulla giustizia climatica, attraverso un approccio che tiene insieme gli obiettivi di lotta alla fame, alla povertà e alle malattie, quelli che riguardano la riduzione delle disuguaglianze e la parità di genere con quelli che riguardano la tutela della biodiversità, la lotta ai cambiamenti climatici, la capacità di preservare le risorse naturali e la capacità degli ecosistemi di potersi rigenerare.

L'Agenda è quindi uno strumento innovativo, perché non solo realizza quest'approccio trasversale di interconnessione, ma anche perché è uno strumento universale. Questi obiettivi sono universali poiché tutti i governi e tutti i livelli di governo sono tenuti ad adoperarsi per il raggiungimento di questi obiettivi e quindi, se la guardiamo da questo punto di vista, è un formidabile strumento nelle mani delle persone che vivono le nostre comunità per pretendere di più anzitutto da noi.

E qui veniamo al secondo significato di interdipendenza. Quando si elabora una strategia con l'obiettivo dichiarato che questa funzioni e possa dare i suoi frutti, bisogna partire da una presa di consapevolezza di fondo: quando si tratta di intrecciare obiettivi come riuscire a generare il lavoro di qualità, contrastare ogni forma di diseguaglianza come quelle sociali, territoriali, di genere e generazionali, tutte peraltro aumentate con la pandemia, nessuno strumento sarà efficace se calato dall'alto, ma può essere realizzata soltanto se ciascuna componente della società la sente sua e si mette a fare la propria parte.

E poi ancora, la necessità di pensare a ciò che vogliamo lasciare alle prossime generazioni. Dal punto di vista socioeconomico parliamo della necessità di ristabilire la pace ambientale, perché il pianeta è solo uno, non ce l'abbiamo in proprietà, ce l'abbiamo semmai in prestito e dobbiamo restituirlo alle future generazioni di cui non possiamo permetterci di consumare le risorse in modo insostenibile, individuando ed indicando una volta di più i fattori di fragilità su cui si poggia la nostra capacità di creare ricchezza, di ridistribuirla in modo razionale ed equo, di preservare e rinnovare le risorse a cui attingiamo per vivere.

Ma il grande punto di questo strumento che ci aiuta a ricostruire insieme, per noi Regione, ente di governo territoriale, qual è? Che cosa vogliamo dire? Che cosa vogliono dire quegli obiettivi per noi? Come facciamo a darci insieme degli strumenti per monitorare i progressi che, attraverso le politiche che scegliamo di fare, realizziamo nella direzione di realizzare questi obiettivi? Se fondere questi obiettivi con quelli di accompagnamento della nostra Regione sulle trasformazioni, cioè su una riconversione ecologica che è ormai opera irrimediabile, e se quello che abbiamo detto fin qui vale per tutti, Valle d'Aosta compresa, la parte forte è certamente il partenariato. Il percorso per arrivare sino a oggi è stato lungo, in particolare ci sono stati undici momenti di confronto articolati in tre cafés citoyens sul territorio, otto workshop di settore on-line e l'organizzazione di un forum finale di presentazione dei risultati del percorso partecipato, con l'obiettivo di informare e confrontarsi sugli obiettivi prioritari per una Regione più intelligente, più verde, più connessa, più sociale, più vicina alle cittadini e ai cittadini, in coerenza con i diciassette obiettivi di sostenibilità dell'Agenda ONU 2020-2030 e con le direttive europee a sostegno delle politiche di sostenibilità ambientale e sociale.

I workshop istituzionali di settore hanno visto la partecipazione di sindaci, di dirigenti regionali, dei referenti del settore ambiente e agricoltura, del mondo della scuola e delle imprese, dei referenti del settore della salute e del mondo no profit, nonché dei cittadini valdostani nei café citoyens, per raccogliere valutazioni, idee e proposte dei diversi stakeholder per la strategia regionale. I contributi emersi sono tanti e vanno dall'istruzione alla conservazione e tutela ambientale, l'energia, la tutela delle acque e del paesaggio e molti altri.

Il percorso di costruzione della strategia regionale ha previsto una prima valutazione allo stato di avanzamento, che possiamo vedere nel documento, rispetto al raggiungimento dei diciassette GOL dell'Agenda, con un'apposita attività di posizionamento che descrive i trend regionali grazie a un set di indicatori compositi e analitici sulle varie dimensioni di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. E lì vediamo che ci sono molti obiettivi sui quali la nostra Regione può vantare di essere avanti, ma ce ne sono altri su cui siamo più indietro e sui quali dobbiamo concentrare i nostri sforzi per migliorare, attuando politiche più efficaci, per una Valle d'Aosta più intelligente, più verde, più sociale, più vicina alle cittadine e ai cittadini.

In chiusura vorrei ringraziare infine chi ha fatto un enorme sforzo condiviso di costruzione di un documento che dovrà rappresentare la bussola in grado di condurci verso un futuro che vogliamo migliore. In questo senso, ogni contributo ha una funzione fondamentale, che è quella di aiutare a far camminare sempre meglio questo strumento.

Presidente - Altri vogliono intervenire in discussione generale? Consigliera Erika Guichardaz ne ha facoltà.

Guichardaz E. (PCP) - Non mi dilungherò, perché la consigliera Minelli ha fatto una relazione lunga e dettagliata. Mi soffermerò solo su alcuni passaggi interessanti. Nel documento si parla dello sviluppo sostenibile inteso nelle sue diverse accezioni, ambientale, sociale ed economica, e dopo un'analisi di contesto si punta molto sui meccanismi di governance che dovrebbero accompagnare l'attuazione degli indirizzi emersi, al fine di migliorare l'utilizzo e il coordinamento delle politiche. Per questo, assume grande rilievo il potenziamento delle capacità amministrative della Regione e delle amministrazioni comunali; lo ritroviamo anche nella parte legata al rapporto tra locale e regionale, come per ridare dignità, per dare continuità, costituendo presidi stabili di professionalità e competenze ed evitando le eccessive esternalizzazioni che non aiutano a qualificare le strutture dell'ente.

I buoni propositi che appaiono in questo documento. Sicuramente, come ha sottolineato sia la collega Minelli sia il consigliere Padovani, è un documento su cui si apprezza un grande lavoro. Sicuramente c'è stato un grande lavoro sia rispetto all'analisi di contesto, sia rispetto alle questioni legate alle varie possibili strategie, ma su cui rileviamo purtroppo che proprio queste strategie spesso appaiono general generiche, un po' lacunose, e forse su queste ci si sarebbe dovuti concentrare con maggior attenzione.

Le varie tabelle che ritroviamo all'interno della strategia certo non ci consegnano una bella fotografia della Valle d'Aosta. La speranza di vita alla nascita risulta essere minore rispetto al dato nazionale, abbiamo uno dei più bassi tassi di copertura vaccinale antinfluenzale sugli over 65, e ne stiamo vedendo i risultati, un tasso molto elevato di ospedalizzazioni e di accessi al pronto soccorso, un'elevata emigrazione ospedaliera, una percentuale più alta che altrove di abbandono scolastico, una minore competenza alfabetica, una quota più elevata di persone con al massimo la licenza media, una consistente riduzione della rappresentanza politica delle donne, e un divario occupazionale di genere fra i più elevati.

Quello che noi sottolineiamo è che, nonostante questi dati, poi se andiamo a ricercare le strategie, vediamo che questi punti ci si aspettava fossero presi in considerazione maggiormente, proprio perché saltano agli occhi, perché è vero che invece in molti altri settori siamo messi bene; basta guardare, analizzare le tabelle e comprendere che forse bisognava concentrarsi proprio in quei punti dove sappiamo esserci delle grandi criticità.

Proprio su quei punti, anche i documenti di pianificazione sono in fase di definizione. Uno fra tutti, il piano della salute e del benessere ormai giace da tempo all'interno della Commissione e nel mentre sono già state fatte anche azioni che hanno forse spostato in alcuni casi dei principi che sono contenuti in quel piano. Ci aspettavamo che nella strategia ci potesse essere una maggiore attenzione rispetto proprio a quei punti che risultano essere critici per la nostra realtà.

Ci sembra, ancora una volta, che sia stato fatto un grosso lavoro di raccolta di dati che ci consegna un quadro molto dettagliato della Valle d'Aosta, a seguire però non c'è stata invece un'analisi e la visione politica che da tempo lamentiamo. Come ha già sottolineato la consigliera Minelli, noi naturalmente non voteremo questo documento, con rammarico.

Presidente - Consigliere Lucianaz.

Lucianaz (LEGA VDA) - Direi che abbiamo già sentito parecchie critiche. Io non voglio addentrarmi negli aspetti tecnici del documento e parlerò piuttosto dal punto di vista politico, perché noi oggi siamo chiamati ad approvare la strategia di sviluppo sostenibile della Valle d'Aosta 2030, integrata con il quadro strategico regionale allegato alla presente.

Stasera si farà probabilmente un gran parlare del fatto che il cittadino forse non ha potuto esprimersi direttamente sulla futura forma di governo, però penso che nessuno prenda in considerazione il fatto che questo piano condizioni fortemente il futuro del Governo a medio e forse anche a lungo termine, e bisognerebbe prestare, a mio avviso, molta più attenzione a cosa è scritto in queste 112 pagine. É uno sforzo enorme che comporta l'impegno, come ci è stato confermato dal dirigente in Commissione, di oltre trenta, quaranta, forse cinquanta persone, per tutta una serie di rilevazioni, di monitoraggi e di step diversi. Tutto questo in concreto per cosa?

L'ispirazione del documento la leggiamo già a pagina 11, al primo capoverso: "L'Agenda 2030 rappresenta il nuovo quadro di riferimento globale per l'impegno nazionale e internazionale, teso a trovare soluzioni comuni alle grandi sfide del pianeta, quali l'estrema povertà, i cambiamenti climatici, il degrado dell'ambiente, le crisi sanitarie". Non per nulla i diciassette punti che sono integrati ai cinque che sono stati già ricordati più di una volta - voi lo sapete bene, ma forse chi ci segue non lo sa - sono dei punti che io definirei forse esagerati? Il primo punto parla di porre fine alla povertà nel mondo, il secondo porre fine alla fame nel mondo, assicurare la salute e il benessere a tutte le età, fornire l'educazione di qualità e avanti di questo passo, combattere l'ineguaglianza all'interno delle nazioni, rendere le città più inclusive, addirittura utilizzare in modo sostenibile gli oceani! Insomma, per carità, tutti bei concetti, ma noi dobbiamo concentrarci su questi punti, far lavorare le nostre strutture, che a quanto pare hanno già un sacco di lavoro da seguire, per concentrarci su questi parametri?

Nella pagina successiva, al capitolo "Genesi del documento", dopo l'introduzione interessante del presidente Lavevaz, che se vogliamo parla di un confronto tra specificità differenti ma confrontate con sfide comuni, in un territorio maestoso e affascinante e nello stesso tempo fragile, sviluppo e sostenibilità locale e globale. Insomma, ha avuto la capacità, in questo suo incipit, di fare il PRA di pianificazione, di programmazione, invitando tutti gli stakeholder a prenderne parte. Il problema è che nella genesi del documento si è molto più schietti, il documento dice: "Risponde all'esigenza di disporre di un testo organico che definisca una strategia unitaria che costituisca il quadro di coerenza delle politiche regionali, nonché il quadro di riferimento per l'aggiornamento, la pianificazione e programmazione regionale".

Qui si delinea lo spirito di questo afflato decisamente di sinistra. Non per nulla lo studio è stato seguito da strutture decisamente orientate su queste finalità, e poi semmai ci ritorno, ma che in poche parole sostiene una direzione a cascata, cioè a partire - come è stato precedentemente detto dal mio collega Perron - dall'Agenda ONU, si è passati alle strutture europee e a cascata fino a quelle regionali. Il mio cruccio è questo: non era questo l'insegnamento che la cultura autonomista ci aveva trasmesso. Qui le dinamiche sono completamente ribaltate, qui dal pensiero federalista si sta passando a un concetto di derivazione degli obiettivi. Qui si parte al contrario rispetto a quello che ci è stato insegnato da un maestro del federalismo come Émile Chanoux, si sta viaggiando tranquillamente al contrario.

Si ricevono tutta una serie di obiettivi che, a mio parere, sono esageratamente ambiziosi, per poi concentrarsi sull'attività locale, con l'obiettivo - attenzione! - di federare in una visione unitaria regionale l'attuazione della politica di coesione dell'Unione e la declinazione della strategia nazionale di sviluppo sostenibile, valorizzando il ruolo strategico dell'Agenda 2030. Già il termine "federale": io ho sempre sentito parlare di federare popoli o stati, mai di federare dei piani. Probabilmente la parola "federalismo" comincia a dare del prurito al politically correct, tanto che si tende a banalizzarla, poi verrà declassificata, magari verrà anche estromessa, come è successo per altri lemmi da glossario politico. Attenzione, il federalismo è una scuola di pensiero, il federalismo è una pratica istituzionale. Qui con questo piano, e poi non vado tanto oltre perché continuerei a dire cose già trite e ritrite, stiamo andando esattamente nella direzione opposta.

Per terminare, io vi dico solo che non sosterremo questo piano, non ci piace, è uno sforzo immenso per la struttura della pubblica amministrazione, non tiene conto di tutta una serie di problematiche locali, di esigenze che sono preoccupanti e sono in questo momento ben presenti nel territorio di questa regione, la quale non ha bisogno, a mio avviso, di indirizzi dell'ONU o indirizzi europei per trovare soluzioni ma che, invece, dovrebbe avere la sua voce un po' più ascoltata. Quindi sinceramente, come è successo in Commissione, noi non sosterremo questo piano strategico.

Presidente - Vi sono altri interventi in discussione generale? Non vedo altre prenotazioni, chiudiamo la discussione generale. Il Presidente della Regione ha detto che non ha intenzione di replicare, pertanto passeremo direttamente, se non ci sono dichiarazioni di voto, che direi sono già state fatte, alla votazione dell'atto. La votazione è aperta.

Esito della votazione:

Presenti: 35

Votanti: 18

Favorevoli: 18

Astenuti: 17 (Aggravi, Baccega, Brunod, Carrel, Distort, Foudraz, Ganis, Guichardaz Erika, Lavy, Lucianaz, Manfrin, Marquis, Minelli, Perron, Planaz, Rollandin, Sammaritani)

L'atto è approvato.