Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2050 del 1° dicembre 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 2050/XVI - Chiusura della discussione generale in merito all'approvazione del Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) per il triennio 2023-2025. (Reiezione di un ordine del giorno. Approvazione di due ordini del giorno).

Bertin (Presidente) - Alla presenza di 34 Consiglieri, riprendiamo l'ordine del giorno sospeso ieri sera. Siamo al punto n. 8 dell'ordine del giorno.

Consigliere Lavy, ne ha facoltà.

Lavy (LEGA VDA) - Riprendiamo la discussione generale sul DEFR. Sicuramente in diversi si ricorderanno negli anni 70 dell'uscita di un libro, un libro di fotografie dal titolo "Lassù gli ultimi".

In questo libro c'è tutta una serie di fotografie che ritraggono delle persone - che potrebbero anche essere, per esempio, i nostri nonni, i nostri padri per chi ha un'età un pochino più avanzata - mentre facevano certi mestieri in certi luoghi, in certi villaggi, e, per chi proviene da un certo tipo di contesto, come me, da un piccolo villaggio di montagna, ovviamente questo libro ha un certo effetto, proprio perché c'è una fotografia di un mondo che, purtroppo, oggi non c'è più, perché o certi mestieri non sono più attuali, o sono evoluti e anche perché certi luoghi ormai non sono più abitati, basti pensare a "Le traverse" di Arnad.

Ebbene se oggi scegliessimo un fotografo e gli dicessimo di andare a fare delle foto - non tanto nei nostri villaggi, ma anche per esempio qui ad Aosta - su chi lavora, sulle persone che comunque hanno un'attività, molto probabilmente, con strumenti diversi, lavori diversi, acconciature diverse, avrebbero lo stesso sguardo, gli stessi occhi di chi era stato ritratto 50 anni fa, perché, purtroppo, anche oggi in tanti sono consci del fatto che, dopo di loro, molto probabilmente nessuno porterà più avanti il loro lavoro, come 50 anni fa quelle persone erano consce che probabilmente, anzi, quasi sicuramente, dopo di loro nessuno avrebbe più portato avanti il loro mestiere, almeno nel modo in cui lo facevano loro; anche oggi, purtroppo, tante persone potrebbero esprimere quel genere di rassegnazione, ma è diverso rispetto a 50 anni fa, perché 50 anni fa si capiva che il mondo stava andando avanti, in qualche maniera, che stava cambiando. Oggi purtroppo, su tanti aspetti, si sta invece tornando indietro, ma la rassegnazione è la stessa.

Sappiamo tutti che la Valle d'Aosta si regge su una sorta di equilibrio molto precario: equilibri economici, sociali, politici, linguistici, culturali che, se vengono toccati un minimo, possono portare a delle grandi ripercussioni, anche in termini, appunto, di spostamento di popolazione.

Per chi legge il DEFR, e se lo legge tutto, nella parte iniziale c'è un quadro demografico e anche un quadro territoriale che mostra dei dati abbastanza significativi - non sono una novità per me, ma magari per altri sì - per cui ad oggi tre quarti della popolazione valdostana si concentra nel fondovalle.

Questo è un dato che poi viene in ripercussione anche sull'insediamento delle aziende: sono stati trasmessi ieri i dati della Chambre Valdôtaine riguardo al territorio in cui le aziende nuove si insediano; sono tutte verso il fondovalle, e questo ovviamente, a una lettura così generale, deve portare a una sorta di preoccupazione per capire che questa è un'emergenza, che non è di facile soluzione, è chiaro, ma è un'emergenza, e purtroppo in questo DEFR di quest'emergenza, di certe e possibili soluzioni, non è che ci sia scritto tanto, c'è qualche pennellata di colore, e non uso il termine "Pennellata" a caso, perché la concezione che c'è della montagna, dello spopolamento della montagna sul DEFR, è molto simile a un'altra cosa, diciamo a un'inaugurazione che è stata fatta qualche settimana fa, che mi ha proprio portato a pensare alla concezione che c'è della montagna nel DEFR.

É stata l'inaugurazione della cosiddetta "Classe natura" nella scuola Martinet di Aosta: io capisco le buone intenzioni, ma mettere uno stagno, due piante e disegnare sui muri altre due piante, non è natura, è la caricatura della natura, perché sappiamo tutti che chi è un poco pratico di certi ambienti, appunto di territori naturali e di territori montani, quello tutto ha a che fare... ma non è natura, perché mettere una pozzanghera in mezzo ai palazzi non significa avere natura.

Quella è un poco una caricatura del concetto di natura, del concetto di montagna, un po' come c'è purtroppo nel DEFR, perché questo tema non è affatto sviluppato, purtroppo.

Solamente in alcuni ambiti, in alcuni Assessorati, c'è qualche accenno al tema della montagna, ma, proprio per delle questioni fattuali, la questione della transumanza, per quanto riguarda l'Assessorato all'agricoltura, è un movimento verticale, quindi per forza ci si deve occupare di montagna, dei piccoli impianti, perché i piccoli cambiamenti ovviamente sono in montagna, non sono nel fondovalle, però non c'è un disegno complessivo per porre una sorta di rimedio allo spopolamento della montagna, e questo, purtroppo, è un grandissimo problema.

Ho parlato della natura, allora perché non dire due cose sulla scuola? Il fatto che si parli ovviamente della questione delle segreterie, della questione degli insegnanti, sono tutte emergenze contingenti, ma c'è un problema ancora peggiore a monte che è quello della cultura scolastica potremmo definirlo.

Se noi adesso andassimo qui sotto - adesso no perché comunque gli alunni sono a scuola - e chiedessimo loro "Ma ci sai dire dov'è Challand-Saint-Anselme, ci sai dire dov'è Rhemes-Saint-Georges?", molto probabilmente non lo saprebbero. Se invece gli chiedessimo: "Ma ci sai individuare dov'è l'Equador, dov'è il Vietnam?" lì probabilmente lo saprebbero invece.

Se gli chiedessimo: "Ma ci sai dire la storia di Garibaldi, la storia dei Mille?", tutto, sanno tutto; sul Conseil des Commis invece tabula rasa, perché purtroppo, e qui è un po' anche colpa degli insegnanti che non hanno a monte una cultura prettamente del territorio, che non sanno trasmettere certi valori del territorio.

Poi - altra questione - con l'assessore Caveri ci siamo più volte confrontati sull'opportunità d'invertire quel genere di processo di abbandono della montagna dal punto di vista scolastico, per cui ora, se c'è una scuola in alto che ha pochi bambini, bisogna per forza spostarli tutti giù verso il fondovalle, e nessuno... non c'è scritto in legge, che debba capitare così, perché può benissimo capitare anche il contrario, se si ritiene che la montagna sia un valore fondamentale, per tutta una serie di motivazioni.

È ovvio che poi questo genere di mentalità ha tutta una ripercussione anche sui bambini che crescono, sui ragazzi, che magari hanno voglia d'investire in qualche maniera, ma come possono investire i ragazzi in un territorio montano che 1) non conoscono e 2) che hanno dovuto abbandonare.

Allora non ci si deve stupire se poi i dati della Chambre individuano che solamente... la stragrande maggioranza delle nuove imprese si insedia nel fondovalle. Chi è lo scemo che decide d'investire nel proprio territorio montano, che appunto non conosce, da cui se n'è dovuto andare? È impossibile, solamente un pazzo farebbe una cosa del genere.

Ecco perché bisogna un poco invertire il concetto di centro e periferia, di centro e terre marginali, perché è la politica che decide cosa è il centro, è la politica che decide cosa sono la periferia o le terre marginali, e bisogna invertire, perché il fondovalle non può più essere il centro, il centro devono essere i territori montani.

Il problema poi - anche dal punto vista delle prospettive dei giovani - sul DEFR è anche evidente riguardo appunto al concentramento non dico delle risorse ma delle attenzioni, che sono quasi totalmente rivolte al settore pubblico.

Sappiamo benissimo che la Valle d'Aosta ha una tradizione ancorata nel passato, nei decenni di pubblica Amministrazione e sappiamo tutti che il mito del posto pubblico fa gola a tanti, ma ci rendiamo conto che l'aspirazione che può avere un giovane della mia età è quella di passare un concorso e di andarsi a mettere in un ufficio per tutta la vita? Ce ne rendiamo conto della gravità di questa cosa, quando un giovane dovrebbe spaccare il mondo, dovrebbe aver voglia d'inventare, di lanciarsi, di fare sfide. No, bisogna rinchiudersi in un ufficio per tutta la vita, in preda ai pettegolezzi.

Cosa stiamo facendo per i nostri giovani? E poi, qual è la cosa peggiore? Che quelli che invece scelgono un altro tipo di strada, che seguono i loro sogni, si sentono quasi in colpa di seguire i loro sogni perché vedono la vita di questi altri che è molto migliore rispetto alla loro e allora arrivano a pensare: "Ho sbagliato tutto nella mia vita", ed ecco che le motivazioni spariscono, ecco che i sogni crollano, quando invece sono queste persone che reggono in piedi il territorio, che reggono in piedi una società, non un dipendente pubblico!

Questo è un problema grave che dev'essere affrontato, è una questione di mentalità che, purtroppo, dura da troppo tempo.

Ovviamente se tutto è concentrato nel settore pubblico e in dove si va a vivere - perché ha delle ripercussioni anche sui luoghi di vita - se tutto è concentrato ad Aosta o nel Fondovalle, è ovvio che anche chi abita nelle vallate decide di spostarsi verso il basso, ed ecco che crescono, nascono e si ingigantiscono i cosiddetti "Comuni dormitorio" che, dal punto di vista urbanistico, sono un obbrobrio totale, che negano il concetto stesso che è stato la base delle comunità valdostane, che è appunto il senso di appartenenza a un certo territorio, il senso di comunità, e non è un caso che anche le crisi di associazioni, di Proloco, Alpini e di Vigili del Fuoco, siano molto più marcate nei territori più popolati, nei Comuni più popolati; questo significa che manca un senso di comunità, perché, se ognuno ha la propria villetta a schiera con il giardino e non si occupa di ciò che capita al vicino, è ovvio che nasce un senso d'individualismo, di menefreghismo, per cui il senso della comunità non esiste più.

Questo purtroppo non si intercetta, non si capisce, e sarebbe invece fondamentale lavorarci su, dare prospettive.

É positivo lavorare a una riforma del PTP, però deve essere in senso... anche in una certa maniera, per limitare o evitare la costruzione di nuove edificazioni nel fondovalle, perché non è più possibile che da Saint-Pierre fino a Quart ci sia un unico corpo fatto di case, casette, ville. Non è possibile. Se vogliamo dare un valore alla montagna, facilitiamo gli interventi di restauro sui territori montani, sui nostri villaggi, perché a oggi quello è un altro punto. Spesso anche nei nostri villaggi è molto più facile buttare giù una casa che ha dei secoli e rifarne un'altra, piuttosto che ristrutturarla.

Lì si perdono dei patrimoni architettonici secolari, che non si recuperano più.

Altra questione, è un esempio, sono i tetti in losa. Ormai si sta perdendo la cultura dei tetti in losa, perché al di là dei centri storici, ormai non conviene quasi più.

Ci sono sicuramente nuovi materiali e avanti così, però se vogliamo dare una caratteristica anche d'immagine alla Valle d'Aosta, quello dev'essere un atout da mantenere, anche perché poi di loseurs oggi non ce ne sono più, non ci sono più giovani loseurs che fanno quei lavori, si sta perdendo tutta una cultura secolare, non possiamo permettere questo, e questo, purtroppo, anche nel DEFR non c'è.

Tutta una questione legata alla mentalità, di volontà di fare certe azioni: dalla montagna 1) non si deve scappare 2) ci si deve ritornare.

È ovvio che bisogna mostrare tutti gli aspetti positivi del vivere in montagna, ecco perché servirebbe una sorta di azioni di marketing anche per il ritorno della montagna, perché sia la pandemia sia il riscaldamento globale stanno facendo vedere che la montagna può essere un'opportunità se, ovviamente, ci sono degli strumenti, come lo

smart working, è apprezzabile il fatto che si stia lavorando nel colmare il famoso ultimo miglio, purtroppo si è in ritardo, quindi non si può fare tutto subito, però è apprezzabile che ci sia quell'intenzione.

Poi il riscaldamento globale: è un dramma, ma ha un aspetto positivo, uno dei pochi aspetti positivi, quello appunto di rendere le città, soprattutto d'estate, dei grandi forni, per cui per forza la gente deve spostarsi al fresco, e quello è un movimento della popolazione da intercettare e da stabilizzare in certi territori.

Quindi, campagna di marketing fondamentale per portare la gente in montagna per far capire le potenzialità della montagna, connessione Internet, degli aiuti, è giusto avere degli aiuti ai piccoli impianti perché sappiamo benissimo che mantengono in vita certi paesi, è giusto avere degli aiuti anche per gli esercizi di vicinato, perché mantengono in vita dei territori, per cui la direzione bene o male è giusta, ma non basta, perché la grande sfida dei territori montani è la defiscalizzazione, perché, parliamoci chiaro, la gente se ne va dalla montagna o non ci va perché non conviene vivere in montagna, costa troppo, poi non parliamo dei trasporti, ma quella è una questione più che altro di abitudine, ma se convenisse vivere in montagna, allora la gente ci ritornerebbe perché la vita è molto migliore.

Ovvio, le aliquote non possono essere decise dalla Regione, lo sappiamo tutti, se non per alcune cose, addizionale IRPEF e tutto, ma non è possibile che non ci sia una volontà di approfondire questo tema della defiscalizzazione, di fare uno studio per capire cosa servirebbe a certi territori che sono in grande sofferenza, soprattutto quelli di media montagna e di alta montagna non turistica. Non c'è questa volontà di attualizzare in chiave moderna il concetto di zona franca, non c'è questa volontà purtroppo.

Abbiamo anche due Parlamentari che questa volta potrebbero veramente fare la differenza. La Regione si dia da fare per trovare delle soluzioni, per fare degli studi appunto per chiedere delle deroghe anche allo Stato per certe zone altimetriche, per certe zone montane, altrimenti da qui purtroppo non se ne esce e si continuerà sempre ad avere uno spostamento dall'alto verso il basso.

Finiamola allora con una certa ipocrisia del mantenimento del territorio montano, perché se non vogliamo mantenere, favorendo la defiscalizzazione per chi ci vive già in montagna e favorire chi ci ritorna, allora smettiamola di parlare di montagna, facciamo prima e concentriamo tutto verso il fondovalle.

Sappiamo tutti che sono temi molto complessi che non si possono risolvere nel giro neanche di cinque anni, serve una programmazione nel tempo, ma ciò che non si vede nel DEFR è appunto questa programmazione, non si capisce, non sembra che si capisca questo problema, quando oggi, purtroppo, è una grave emergenza.

Sappiamo benissimo dunque oggi chi sono gli ultimi, e sono gli stessi che c'erano 50 anni fa, con la differenza però che sono meno rispetto a 50 anni fa. Sta a noi scegliere, sta a voi in quanto Governo scegliere, a noi in quanto opposizione proporre certi tipi di soluzione, e lo stiamo facendo, per fare in modo che anche quegli ultimi che rimangono lassù, non diventino anche loro delle fotografie sbiadite di una Valle d'Aosta che non c'è più.

Presidente - Altri? Consigliere Planaz ne ha facoltà.

Planaz (LEGA VDA) - Continuiamo la discussione generale su questo Documento economico finanziario, "Libro dei sogni". Abbiamo sentito molte citazioni ieri: "Documento importantissimo per la nostra Regione per questo triennio 2023-2025" e quant'altro. Un po' critico, giustamente, dalla parte dell'opposizione, ma, visto che parliamo di libro dei sogni, forse anche l'opposizione, come tutto il resto dei Valdostani, si aspettava, leggendo questo Documento economico finanziario, una visione un po' più lungimirante nella risoluzione dei problemi, e faccio i complimenti al collega Lavy che ha ben specificato alcune delle problematiche, alcuni problemi fondamentali della nostra regione; e aggiungo anche i meriti e mi congratulo con il consigliere e collega Aggravi, che ieri ha illustrato nella relazione del nostro gruppo in un modo ben chiaro le difficoltà e in che modo bisognerebbe intervenire nella nostra regione, tanto per dare un'idea a quest'Aula, ma anche a tutti i Valdostani, che il nostro gruppo ha le idee chiare sulle tematiche più importanti della nostra regione.

Non entrerò nel discorso generale, perché ci sarebbero molte tematiche, problematiche di tutti i giorni, dalle lunghe file di attesa alla sanità al calo demografico a quant'altro, perché lo faranno o l'hanno già fatto dei nostri colleghi, ma entrerò più nel merito per quanto riguarda l'agricoltura, a volte ne ho anche una colpa perché non parlo di altro, ma mi sembra un argomento importantissimo per la nostra regione, come il turismo, come tutte le attività produttive, ma perché questo fosse importante bisogna incominciare a parlarne.

Parlandone, bisognerebbe intanto anche in questo caso avere una visione innanzitutto di tutte le problematiche legate a questo settore, ma una visione ben chiara, per cercare di definire tutti i tasselli importanti per riuscire a dare una svolta a questo settore che purtroppo, ahimè, oggi non c'è.

A pagina 16 di questo Documento c'è un dato che mi ha incuriosito non poco sul valore aggiunto in agricoltura della nostra regione che vede i dati del 2021 a -1,6 e poi i dati di previsione del 2022 a +2,6, magari se l'Assessore mi spiegherà il motivo di questo aumento del valore aggiunto in agricoltura che non riesco a capirlo.

Spiego anche il motivo del perché non riesco a capirlo: non sono un esperto di economia finanziaria, ma se parliamo di un'annata passata come il 2021 che non era delle migliori, ma neanche delle peggiori, arrivando a una previsione del +2,6 per l'anno 2022 dove l'inflazione corre in agricoltura, e, me lo permetta, a più del 10%, e dove ci sono stati dei cali di produzione al 30-40%... se me lo potrà spiegare tanto per capire e far capire che questi dati, secondo me, non portano da nessuna parte.

Ma parliamo in generale, ho visto un paio di punti, comincio dalla zootecnia, dove c'è un'attenzione al sostegno di questo settore ma, secondo me, non ben chiara e spiego anche il motivo.

Intanto io penso che, di qualsiasi attività si parli, la cosa più importante per riuscir bene è che si abbia un minimo di reddito. Questo, e non me ne voglia, Assessore, parlo con lei perché è lei che dovrà poi rispondere a questo mio intervento, se lo vorrà e se lo riterrà opportuno, se noi vogliamo arrivare veramente a un valore aggiunto di previsione di questo tipo, bisogna fare in modo che tutte le attività connesse a questo settore abbiano un minimo di crescita e di visione futura.

Questo è da molti anni, e ripeto, non è tutta colpa del Governo attuale e neanche solo del Governo, ci sono molte cause: se partiamo dalla valorizzazione del prodotto più importante della nostra regione che è il latte, solo ieri sono state premiate le dieci migliori fontine - e faccio i complimenti ai vincitori, ma non solo, anche a quelli che si sono impegnati ad arrivare con un prodotto finale anche se non è nelle migliori dieci selezionate - se vogliamo arrivare a dei prodotti di questo tipo, bisogna avere una visione chiara dalla nascita, dalla produzione principale del prodotto fino alla filiera finale, fino alla vendita.

Qui vedo poche righe al riguardo, in tutti questi anni - pochi anni - che sono presente in Consiglio regionale ma già da prima... vediamo che ci sono delle azioni mirate, ma riguardano solo una parte del problema, bisognerebbe che l'intervento fosse più allargato. Se noi vogliamo risolvere il problema, non possiamo puntare solo sul latte. Perché oggi non riusciamo a valorizzare questo latte?

È un problema di qualità del prodotto? É un problema di mercato? Sono tutti questi fattori che vanno a indicare il prezzo del prodotto finale e a dare un valore aggiunto - così vogliamo chiamarlo - alle aziende che poi lavoreranno meglio, avranno delle risorse da investire sul territorio.

Torniamo un attimo a quello che ha accennato adesso il collega Lavy: se vogliamo dare un'importanza al nostro territorio e alle attività del nostro territorio, dobbiamo dare la massima attenzione a tutte le piccole parti di questo territorio, perché sennò poi ci troviamo con tutti i problemi che ci troviamo ad affrontare oggi e non li risolviamo, perché non possiamo pensare che con questo documento - o con un Governo magari con meno o con diverse visioni - si possa cambiare problematiche che stanno andando nella direzione sbagliata, che non danno una stabilità come territorio, sul come vivere il territorio, anche perché se pensiamo - come ha citato prima il collega Lavy - al nostro passato, in quel tempo avevamo una regione con una figura completamente diversa rispetto a oggi.

Prima avevamo dei terrazzamenti tutti curati, oggi questi terrazzamenti danno molto lavoro e oggi molta manodopera non c'è, oggi manca tutta una serie di categorie di lavoratori, a partire dall'agricoltore, tutti i lavori manuali stanno perdendo numeri, e qui bisognerebbe già, a livello di formazione, di scuola già dai primi anni, cercare d'indirizzare, perché sennò ci troveremo tra qualche anno a essere tutti dei burocrati e non saremo più capaci, non avremo più l'abilità di portare avanti certi mestieri che sono importantissimi, perché non potremo mai pensare a una regione di montagna meccanizzata.

L'altro giorno ho partecipato, come socio, all'assemblea dell'Associazione Nazionale Allevatori dell'Anaborava dove è stato chiesto agli allevatori presenti cos'è che avrebbero voluto della nostra razza, lì si parla di selezione, come citato qua nel DEFR, della selezione della nostra razza, per garantire un maggiore reddito agli allevamenti, benessere animale e quant'altro; alla fine, anche se con idee molto diverse, la cosa più importante, emerge che manca una garanzia del reddito che non deve essere scaricata sul nostro animale o sul prodotto, sulla qualità del prodotto o anche sulla politica stessa, ma bisognerebbe fare un cerchio di lungo spettro per cercare di avere più collaborazione.

Io nel DEFR vedo molte associazioni, molti enti citati, anche finanziati dalla pubblica Amministrazione, e fortunatamente io penso che questa sia la direzione giusta su cui lavorare, ma non li vedo a lavorare assieme. Bisogna cercare di far lavorare più assieme tutte queste piccole associazioni - che ognuna fa un pezzo importantissimo, in questo caso dell'agricoltura - per riuscire a dare una risposta finale, perché se tutti fanno la loro strada ma percorrono strade diverse, anche se non sono sbagliate, però si rischia di avere un risultato finale che non va nella direzione aspettata.

Non voglio dare tutte le responsabilità, però è una cosa che portiamo avanti da tempo, sono cambiati molti Assessori, però la linea su quel lato resta un po' sempre la stessa, ognuno guarda un po' il suo piccolo feudo senza andare a vedere la generalità delle problematiche e tende a scaricare le problematiche su un settore, su un'associazione a seconda di come gli conviene.

Questa è una cosa che le suggerisco, Assessore, per riuscire a dare delle risposte che forse, con tutti gli sforzi e anche gli impegni economici che si investono in questo settore, potrebbe dare una svolta, anche se non del tutto immediata, ma a lungo termine, con dei risultati.

Cosa dire d'altro? Ho visto anche l'articolo sulla filiera legno, e qui come posso non dire due parole?

In questi due anni di attività consiliare abbiamo presentato iniziative e anche degli impegni per attivare una filiera del legno, qui siamo di nuovo in un settore importantissimo per il mantenimento del territorio.

La filiera legno è passata per anni che forse non era sostenibile per un'economia di montagna, dovuta alla difficoltà di lavorare nel territorio per accumulare certe quantità di legna in zone montane diversamente della pianura, dove le attrezzature a disposizione al giorno d'oggi consentono delle produzioni molto più alte di quelle della montagna, però oggi ci troviamo in una condizione dove con questa crisi energetica non si ha... io sento tutte le attività che lavorano nel settore del legno, sia per lavorazione sia per riscaldamento e quant'altro, che hanno la difficoltà di reperire del legname perché forse più abituati a recuperare legname nelle regioni vicine piuttosto che dalla Francia e quant'altro; oggi gli stati e le regioni vicine hanno bisogno loro di queste materie per l'aumento della richiesta che c'è stata e noi, dall'altra parte, non siamo riusciti, non riusciamo ad attivare una filiera del legno che, lo so anch'io, non andrà a dare le risposte economiche a chi lavora in quel settore, però potrebbe dare delle risorse aggiunte che potremmo reinvestire nel nostro territorio e fare in modo di non trovarci nella situazione attuale dove troviamo boschi, non dico tutti, ma molti boschi... e purtroppo, se si fa un giro per la nostra regione, si trovano completamente abbandonati, e avrebbero bisogno di un intervento intanto per recuperare il legname che è lì che marcisce e crea, anche dal punto di vista visivo al turista, un segno di abbandono totale, ma poi anche dal punto di vista della sicurezza.

Abbiamo visto gli incendi, abbiamo visto una stagione, un anno come quello che abbiamo passato dove la crisi climatica non solo ha fatto dei danni per la carenza di piogge, ma ha anche innescato degli incendi che abbiamo fatto fatica a contenere e che potevano arrecare dei danni irreparabili. Se si fa prevenzione nel mantenimento del territorio e nella cura, risparmiamo dei soldi che dovremmo poi andare a mettere per le emergenze, perché le emergenze, come ci insegnano questi due-tre anni, non costano poco, costano care alla collettività.

Per questo motivo noi dobbiamo lavorare costantemente, soprattutto per una regione come la nostra, ma non solo, però ci concentriamo oggi su questa, per evitare e diminuire questi rischi.

In un'iniziativa che avevamo esposto un po' di tempo fa, l'assessore Marzi aveva detto che non si possono escludere tutti i danni causati da eventi meteorologici o quant'altro. Escluderli lo sappiamo tutti che non si può, ma possiamo limitarli, e l'unico modo per limitarli è essere costantemente presenti sul territorio, facendo attenzione a tutte le attività riferite al territorio che potrebbero in questo momento storico dare un valore aggiunto alla nostra regione e in più abbiamo un territorio curato da presentare ai turisti che vengono a visitare la nostra regione e dall'altro canto un po' più di sicurezza per quanto riguarda incendi, alluvioni.

Anche la problematica in atto in questo momento - presente anche a livello nazionale, dove si sta spingendo molto sulle scorte di acqua - aumentare le scorte di acqua, di trattenimento dell'acqua piovana... e ringrazio della mozione recepita anche dal Governo che andava in quella direzione, però io mi auguro anche in questo caso che il meteo cambi la sua direzione e che non passiamo un'altra estate come quella scorsa, mi auguro che quest'inverno andremo incontro ad abbondanti nevicate e ah piogge nel periodo primaverile, sennò ci troveremo in una situazione veramente di disagio.

Io qui non parlo per fare una critica, a nessuno, però per dare un motivo e capire che in certe fasi emergenziali, come quelle che stiamo vivendo, bisognerebbe che un Documento economico finanziario come questo fosse più incisivo sulle problematiche.

Poi io capisco che forse dovremo imparare a vivere con queste emergenze, perché siamo partiti dal 2020 con la pandemia, poi siamo arrivati alla crisi climatica e alla guerra... lo capisco anche io che se ogni 2-3 anni, ogni anno, abbiamo una crisi in atto e dobbiamo andare incontro a quella crisi, forse dovremmo anche cambiare il modo di preparare questi documenti, perché ci troviamo sempre in fase emergenziale con un documento che aveva altre prospettive, giustamente sugli investimenti e quant'altro.

È per questo che poi alla fine anche dalla parte dell'opposizione resta un po' critica l'illustrazione di questo Documento e come viene presentato. Forse viene presentato non sottolineando abbastanza le problematiche in atto e con una carenza di visione sul futuro.

Cosa aggiungere d'altro? A volte sembra che quando sei all'opposizione ti si dica: "È facile, tanto lo dicono e poi noi dobbiamo fare"; qualcuno ha anche osato dire "Se ci fosse stata la Lega al Governo, come avrebbe affrontato questa crisi?".

Non sappiamo. Sicuramente ogni Governo, lo stiamo vedendo adesso anche al Governo nazionale... giusto o sbagliato che sia, ogni Governo e ogni gruppo politico fa le scelte nel modo che pensa migliore e poi purtroppo i risultati si vedono sempre dopo e qui non se ne fa una colpa, però un po' più di lungimiranza su questo Documento economico finanziario in una fase delicata come questa forse non andava male.

Presidente - Altri interventi? Chi vuole intervenire in discussione generale, è invitato a prenotarsi. Se non vi sono richieste, chiudiamo la discussione... Consigliere Sammaritani, ne ha facoltà.

Sammaritani (LEGA VDA) - Tolgo dall'imbarazzo il Consiglio. Per quanto riguarda questo DEFR, mi piacerebbe fare un intervento che si ricollega a quello dello scorso anno, perché proprio lo scorso anno, quando nel mese di dicembre abbiamo discusso del DEFR precedente, avevo fatto delle osservazioni in ordine proprio a come era costruito, nel senso che il DEFR, è già stato detto da molti colleghi, è un documento importante, è fondamentale, di programmazione, è un documento che sposa un poco l'aspetto politico a quello amministrativo e quindi è importante redigerlo, secondo me, in un certo modo.

Dicevo appunto l'anno scorso che era invece quel DEFR costruito in modo troppo discorsivo, tanto che poi diventava difficile, se non impossibile addirittura, fare dei raffronti in prospettiva, nel senso che avevo detto: "Come si fa poi, se un DEFR è costruito o è scritto così come un programma elettorale, negli anni successivi a stabilire se i risultati sono stati ottenuti, con quali modalità, con quali numeri, con quali somme investite eccetera?".

Avevo detto appunto quindi che sarebbe stato opportuno fare come fanno poi peraltro - non è che fosse un colpo di genio mio particolare - tante altre Regioni che prevedevano già all'epoca, già in passato, delle singole schede per ogni materia, delle tabelle vere e proprie in cui si diceva: "Questo è il risultato che vogliamo ottenere, questi sono i soggetti che vogliamo coinvolgere nell'azione, queste sono le norme che dobbiamo andare a modificare, queste sono le somme che immaginiamo di andare a spendere", questo detto in termini molto grossolani, generici.

Devo dire che finalmente quest'anno in effetti abbiamo visto un cambiamento, perché - già come è stato detto in sede di presentazione da parte dell'assessore Marzi, ma così come è stato rilevato inevitabilmente e correttamente da altri colleghi - effettivamente questo DEFR ha un aspetto non solo grafico ma anche di contenuti diverso da quelli precedenti, perché effettivamente abbiamo, non solo, come ha detto l'assessore Marzi, anche l'indicazione degli oneri finanziari che il DEFR appunto indica nelle varie materie e nelle varie azioni amministrative, ma anche qualcosa di più, cioè abbiamo delle schede obiettivo che ci dicono quali sono i soggetti responsabili dell'attuazione, i destinatari, il collegamento con altri documenti di programmazione strategica, le risorse finanziarie e soprattutto, direi, anche molto importo importante, i tempi di realizzazione dei vari obiettivi.

Questo sicuramente è un miglioramento. È un miglioramento però che ci fa dire: bene, forse benino, perché effettivamente poi andiamo a vedere i singoli settori, i singoli campi, non li ho presi in esame tutti, naturalmente, perché in parte non sono prettamente di mia competenza e peraltro, come è già stato detto, sono parecchie pagine, quindi diventa un po' difficile fare delle comparazioni complessive, in ogni caso ho preso semplicemente - e qui spero non se ne avrà l'assessore Caveri perché faccio riferimento alla scuola e all'istruzione ma è solo per esemplificare - delle schede obiettivo, io sono andato a vedermi i DEFR del 21-23, del 22-24 e 23-25 per fare questa sorta di comparazione, e, per esempio, a proposito della scuola, abbiamo uno degli obiettivi che si diceva già nel 21-23: "La risoluzione delle questioni del precariato, per esempio, la questione di una scuola realmente bilingue aperta al pluri bilinguismo, affrontare la questione della dispersione e abbandono scolastico, mettere mano a istruzione tecnico-professionale" e c'erano circa sette punti, quelle erano le priorità del 21-23.

Se andiamo a prendere le priorità del 22-24, sono esattamente le stesse, scritte nello stesso modo, con la stessa punteggiatura, non cambia una virgola.

Nel 23-25 ecco che qualcosa cambia, perché effettivamente abbiamo visto strutturalmente c'è la scheda obiettivo e quindi si parte dal discorso del successo formativo, un'espressione che peraltro non mi piace per nulla ma comunque tant'è, è fin troppo abusata, quindi partendo dal successo formativo e la prevenzione della dispersione scolastica, praticamente nella scheda poi ritroviamo esattamente le stesse priorità di prima, quelle della scuola professionale, del precariato e via dicendo.

Se la costruzione dev'essere questa, forse - per questo ho detto benino ma non bene o benissimo, nel senso che è un'evoluzione, siamo in evoluzione, spererei che ci fosse un qualcosa di più, per esempio, al di là della scuola o di altri enti strumentali per esempio come la SFOM e il Conservatorio dove abbiamo anche lì razionalizzazione dei costi, ricerca di finanziamenti alternativi, questi erano praticamente gli obiettivi del 21-23, del 22-24, adesso ne sono stati aggiunti anche altri ma ci sono sempre anche questi, quindi non è che è cambiato molto e non cambiare molto vuol dire anche che non sono stati risolti i problemi evidentemente, perché se gli obiettivi sono sempre gli stessi...

È stato già detto da altri, dai colleghi che mi hanno preceduto, ricordo particolarmente il collega Carrel che ha parlato del Testo unico sugli Enti locali; qui purtroppo siamo fermi da tempo, c'era una disposizione normativa, è stata richiamata anche dalla collega Guichardaz, che prevedeva che per il dicembre del 2021 il lavoro fosse fatto, in realtà il lavoro non è stato fatto, è stato solo abbozzato nel suo inizio ma, in realtà, non è più andato avanti.

Questo è uno dei temi fondamentali, bisogna fare le riforme, perché fare le leggi... come anche peraltro sbandierato, correttamente dal suo punto di vista ma io non condivido, dal presidente Lavevaz nel passato dicendo: "Non ci sono crisi, non c'è niente, tanto le leggi le stiamo facendo"; le leggi si fanno, non è un problema, anzi, in Italia e anche qui se ne fanno fin troppe di leggi, il problema forse sarebbe quello di toglierne alcune, fare dei Testi unici, semplificare, è uno dei temi del Testo unico sugli enti locali.

Abbiamo una normativa che... è confessato nello stesso DEFR, c'è un passaggio che dice testualmente "È fondamentale operare una semplificazione, un coordinamento delle norme attualmente in vigore, la cui lettura e interpretazione risultano estremamente difficoltose, anche per gli esperti della materia, in quanto le stesse, per la disposizione di carattere generale e disposizioni specifiche inserite in leggi diverse, sono circa una decina".

Allora laddove ci dovrebbe essere un'unica legge, ce ne sono dieci solo per quel settore lì, "Segretari comunali ed esercizi associati degli enti locali" eccetera; figuriamoci, visto che è difficile persino per gli esperti in materia capire cosa c'è scritto e come si coordinano le norme, figuriamoci per un profano o quasi profano, per uno che si avvicina alla materia o comunque anche semplicemente per uno che la materia la deve applicare e magari, come capita a qualche Segretario comunale, non è nemmeno tanto esperto in diritto, stranamente, ma questa è una nostra particolarità valdostana.

Quindi è chiaro che le leggi non sono da fare, perché spesso poi le fanno gli uffici, quindi non è che siano dei grossi meriti di noi, amministratori o politici, le leggi vanno forse più tolte che fatte.

Va semplificato il sistema, il quadro normativo, vanno fatte le riforme. Queste riforme per adesso non le avete fatte, non ne avete fatta neanche una, vi voglio solo ricordare che fra qualche mese siete al giro di boa, siamo a metà legislatura, e se non vi sbrigate, non le farete mai più.

Presidente - Ci sono altri interventi in discussione generale del Documento di economia e finanza? Consigliere Rollandin ne ha facoltà.

Rollandin (PA) - Le analisi che sono state fatte del DEFR sicuramente hanno messo in evidenza tutta una serie di specifiche che vanno nella direzione in parte di modificare quanto fatto nell'anno precedente e soprattutto per tenere conto delle analisi di quello che si è fatto rispetto a quello che si è detto; altri colleghi hanno già fatto presente che non è così facile mantenere quanto viene stabilito con il DEFR ...che si sono succeduti le proprie preoccupazioni.

C'è un aspetto che è sicuramente importante: capire quali sono i finanziamenti che possono essere utilizzati durante l'anno.

Nel DEFR di quest'anno noi abbiamo i programmi e i cofinanziamenti europei, statali e regionali, in quel capitolo noi abbiamo la possibilità di verificare se e come ci sono delle modifiche che vanno nella direzione giusta, cioè di avere, soprattutto nell'ambito della disponibilità dei fondi, quanto era stato chiesto nell'anno precedente e che continuiamo a chiedere, giustamente, anche quest'anno.

Dobbiamo però notare che gran parte di quello che era stato scritto l'anno scorso non è stato realizzato e la paura è che quello che si dice e che è scritto nel DEFR di quest'anno faccia la stessa fine, ma non per non poter o non voler utilizzare al meglio queste disponibilità, ma perché nella gran parte durante l'anno ci sono delle modifiche, alcune necessarie, ma per lo più legate a interventi che vanno a modificare quello che nel DEFR è scritto.

Questa è un po' la valutazione che negli anni si è ripetuta, quindi non è la questione di uno che è più valido dell'altro, piuttosto è il fatto che gradualmente, nell'ambito di quello che avviene nella prosecuzione dell'attivazione dei programmi, ci sono regolarmente delle modifiche che portano a cambiamenti anche sostanziali.

Questo è un po' un punto delicato del DEFR, anche l'esposizione che è stata fatta da parte dell'Assessore di questo programma va nella direzione di salvaguardia, di poter tener conto che comunque ci sono dei fondi importanti sicuramente, ma mancano tutta una serie d'interventi che noi avevamo suggerito e chiesto, anche a livello nazionale, che non ci sono.

Soprattutto su questo punto credo che sia a breve necessario reintervenire perché sennò credo che ci saranno dei movimenti molto...

Vado in particolare a sottolineare il discorso che ha preso in considerazione molti interventi durante l'anno, parlo del discorso della possibilità di avere attraverso le note preoccupazioni a livello di collegamento con il Parlamento e che purtroppo noi non abbiamo ottenuto... parlo delle acque, parlo della difficoltà che abbiamo e che non solo non si è risolto, ma si è aggravato nel momento in cui c'era la Commissione paritetica, c'erano degli interventi che dovevano essere conclusi nell'anno in corso e che ancora oggi sono ad aspettare e portano a dei disavanzi molto alti, che rischiano di togliere uno dei punti capitali della nostra regione, la ricchezza dell'acqua. Se non siamo in grado di gestire le acque, è chiaro, è importante.

Allora che cosa possiamo fare? Anche con questo DEFR non c'è soluzione che possa essere presa se non c'è la possibilità di attivare i servizi che possano essere in qualche modo collegabili a una volontà globale, non solo della Regione ma anche dello Stato, di mantenere le legittime possibilità di attivazione da parte della Regione.

Sul resto molti dei colleghi hanno già detto, quindi non sto a ripetere quanto ormai conosciamo.

Credo che sia molto importante concentrarsi sulle disponibilità finanziarie e che purtroppo dobbiamo registrare deficit molto alti.

Io spero che ci sia la possibilità e la volontà di arrivare su questi punti a dei fornimenti tali che possano dare la possibilità, a chiunque governi, di portare avanti delle proposte che giacciono ormai da anni.

Presidente - Vi sono altri interventi in discussione generale? Consigliere Lucianaz, ne ha facoltà.

Lucianaz (LEGA VDA) - Io, come al solito, darò un taglio un po' diverso, spero di non suscitare troppa acredine.

Intervengo in italiano, così tanto per capirmi con la maggioranza, memore della plateale scorrettezza orchestrata durante lo scorso Consiglio nei miei confronti da parte di chi ha riportato, comunque sottoscritto, affermazioni erroneamente tradotte dal francese, e poi ha permesso di giustificare una risoluzione di condanna, consentendo quindi a qualcuno di ricamarci la propria narrazione, ma tant'è questa è la correttezza dimostrata e anche su questo i Valdostani sapranno giudicare.

Premesso ciò, vorrei anzitutto complimentarmi con chi ha concretamente redatto il Documento economico finanziario regionale oggi in discussione: lo ritengo un lavoro molto utile e di buona fattura, tanto che proporrei di lasciarne addirittura qualche copia in distribuzione nelle scuole superiori o anche solo qui in basso nella hall del Palazzo a disposizione di tutti i Valdostani che ne facciano richiesta; sarebbe una valida occasione per i cittadini che ne sono interessati per capire le dinamiche della macchina amministrativa e le scelte del Governo regionale.

Eccoci dunque a parlare di questo Documento d'indirizzo; nel giudicarlo, nel complesso, io individuo due sensibilità particolari, due attenzioni determinanti: l'attenzione per gli Enti locali e il funzionamento della macchina amministrativa regionale; denota molta meno sensibilità, al contrario, per la difficilissima situazione economica che ha sconvolto le tasche di tanti Valdostani e soprattutto di piccole e micro piccole imprese - un mondo che conosco meglio - che non riescono più materialmente a sostenere le spese energetiche impazzite e poi poca, pochissima attenzione per l'aspetto culturale valdostano, ma ci ritornerò.

L'attenzione all'universo informatico, le impressionanti cifre riservate al processo di digitalizzazione dell'Amministrazione pubblica sono un segnale chiaro di quali siano le priorità di questo Governo, ma il Governo dovrebbe anche tenere in considerazione che oltre tre famiglie su dieci, dati aggiornati al 2021, ripeto, oltre tre famiglie su dieci, cioè tremila famiglie su diecimila, non hanno ancora la disponibilità di un PC e di una connessione da casa, come indicato a pagina 55.

Quello che mi preoccupa, vedete, è che nel concreto si sta creando una palese discriminazione tra chi ha accesso direttamente da casa sua alla rete e chi, invece, deve seguire un percorso decisamente più tortuoso, vedi quanti hanno potuto o voluto accedere alla misura del Bonus Social Valle d'Aosta 2022. Durante l'udienza in Commissione consiliare sono state le Organizzazioni sindacali - e soprattutto le Associazioni di consumatori, venerdì scorso - ad aver evidenziato il problema che, per tanti nuclei familiari che avevano diritto al bonus, il fatto di non avere un agevole accesso alla piattaforma è stato, probabilmente, una delle cause della mancata richiesta.

La manovra di 8 milioni di euro, volta all'aiuto di contenimento all'incremento dei costi energetici, oltre che a misure statali - dare un piccolo contributo ai nuclei familiari meno abbienti - purtroppo non è stato per tutti, quindi ok la digitalizzazione, ma, come abbiamo sentito negli anni scorsi, "che nessuno rimanga indietro".

La situazione economica in Valle non è florida. Leggo sempre a pagina 55 ai dati del 2020: "La percentuale delle famiglie che dichiarano di non poter sostenere una spesa imprevista dal valore di 800 euro è pari al 32%, in aumento rispetto all'anno precedente. Infatti è confermato che circa un terzo delle famiglie valdostane non riesce a risparmiare. Quel che è peggio, se possibile, è che circa un terzo delle famiglie valdostane ritiene che la propria situazione economica si sia deteriorata rispetto all'anno precedente mentre, peggio ancora, un terzo delle famiglie ritiene che la sua situazione personale non migliorerà nei prossimi cinque anni.

Ma - lo dico a chi non ha l'informazione - la notizia fresca di questa settimana: avremo un nuovo idroscivolo con partenza e arrivo nella vasca dedicata all'esterno della piscina di Pré-Saint-Didier dal costo di 1 milione e 400, che andrà a sommarsi ad altri lavori per complessivi 6 milioni e 700 e avremo 4 milioni dedicati all'Area Caravex per custodire i beni della Sovrintendenza, 14 milioni per rifare le scuole Manzetti, con una palestra che è un attico, non ho capito bene, comunque è al quarto piano e avanti di questo passo.

Anche io mi sono concentrato su due punti del DEFR, magari un po' populisti per qualcuno però ritengo di muovere le mie critiche che vogliono essere utili a migliorare le condizioni socio-economiche dei Valdostani, parlo dei musei valdostani, tanti musei, tantissimo denaro pubblico investito in queste strutture. Ho apprezzato il riferimento del Presidente ieri al Museo di Scienze Naturali di Saint-Pierre dedicato a Efisio Noussan, perché, effettivamente, ne vale la pena, ma quante altre strutture poco utilizzate, saltuariamente o per nulla utilizzate, abbiamo nella regione?

Senza citare la medaglia d'oro, che è l'interminabile attività cantieristica dell'area megalitica di Saint-Martin-De-Corléans, di cui leggo ancora "Un ampliamento della parte museale, creazione di sala civica, spazio per le esposizioni temporanee". Forse non se ne sentiva il bisogno, comunque direi che in quel museo una nuova sezione dell'area romana mi pare aver capito... abbiamo già sentito di tutto, dalle attività commerciali a quant'altro. Magari si poteva in quegli spazi sistemare appunto i beni della Sovrintendenza, senza spendere altri 4 milioni in quell'area di Gignod.

Ma va bene, per rimanere nel tema delle mostre, abbiamo la pretesa di realizzare, cito ancora dal DEFR: "Il rilievo nazionale ed internazionale nonché legate al territorio, presso il Centro di Saint-Benin", quindi altri spazi espositivi. Il centro di Saint-Benin, il Museo archeologico regionale, la chiesa di San Lorenzo, l'Hôtel des Etats, poi il Castello Gamba, il Forte di Bard, i Castelli di Saint-Pierre, il Castello di Quart e la Maison Caravex che ancora, come dicevo, è in attesa dell'ormai citatissima collezione Cerise che invece giace ancora con tutti questi spazi ancora negli scantinati - credo attualmente ancora a Saint-Benin ma mi pare che venga spostata in qualche magazzino di Quart - e speriamo ancora completa e in buone condizioni.

Quindi enormi spazi, tantissimi spazi, e poi ci ritroviamo con delle opere d'arte relegate nei cartoni o chissà dove, ma ne dimentico sicuramente anche altri.

Secondo me questa non è una gestione razionale di questo immenso patrimonio.

C'è un coordinamento in tutto questo? Ci sono investimenti formidabili, poderosi finanziariamente, ma credo che si possa gestire sicuramente meglio tutto questo tesoro che ci appartiene.

Il secondo punto che ho scelto è il treno, Iniziamo con l'idrogeno. Ci sarebbe da chiedere se questo Governo crede nell'idrogeno, io, da come ho capito, direi "Ni". Si prevede l'acquisto di un mezzo a idrogeno per il trasporto pubblico per Aosta ma non mi pare che ci siano segnali chiari d'investire in quella direzione, eppure alla Regione non mancano gli elementi fondamentali per la separazione dell'idrogeno.

Leggo infatti a pagina 179 che, per quanto riguarda soluzioni energetiche a minor impatto ambientale, oltre alla scelta dell'elettrico, si sta valutando la scelta dell'idrogeno mediante la ricerca, cito, "Di un'adeguata strategia in modo da definire gli step necessari per disporre delle infrastrutture di produzione, punti di distribuzione eccetera eccetera", quindi morbidi, come diciamo a Charvensod, molto morbidi.

Parliamo del treno, allora: 130 milioni previsti dal PNRR sulla linea elettrificata, ma che siano disponibili, perché sapete bene anche voi che in questi giorni, è notizia di ieri: si paventano delle manovre sul piano PNRR a Roma, a causa dei cresciuti costi delle materie prime probabilmente tanti progetti verranno accantonati.

La realizzazione della linea elettrica, dovessero mai partire i lavori, comporterà disagi gravissimi per diversi anni, più o meno quanti ne comporterebbe più o meno nello stesso periodo la chiusura totale del tunnel del Monte Bianco.

Dunque anni di linee alternative su gomma, per poi avere che cosa? Avere una linea, d'accordo, completamente elettrificata fino ad Aosta ma nella situazione di due secoli fa, del 1886, sempre con un solo binario, con tutti i pericoli e la problematicità di una sola rotaia, percorsa più volte e più volte al giorno. Lavori per corrispondenti 260 miliardi delle mie vecchie lire, di quei tempi, che corrispondevano a circa la metà delle entrate annuali derivanti dall'Iva su importazione percepita in Valle negli anni d'oro.

Dicevo centinaia di milioni di euro per avere, immagino, un treno che viaggia sempre alla stessa velocità, e quindi con i tempi di percorrenza anacronistici, magari elettrificati ma viaggiamo alla velocità del 1800.

Senza parlare poi dei treni bimodali, cari a qualcuno qui in quest'aula. Io ho due figli che viaggiano sui treni e a tavola se ne parla spesso. Vi faccio un esempio: solo martedì mattina, ieri l'altro, un guasto elettrico ha bloccato per oltre 20 minuti il treno nelle vicinanze di Nus, sempre quei treni rosso e neri a cui siamo tanto cari. Il treno, partito da Aosta alle ore 06:40, è arrivato a Torino Porta Susa alle ore 09:20, oltre due ore e mezza, più altre dieci per arrivare a Porta Nuova.

Immaginate chi aveva appuntamenti, lezioni all'Università eccetera eccetera.

Ma non è finita, al ritorno: rebelote, il treno partito da Torino alle ore 16:25 è arrivato ad Aosta con oltre 20 minuti di ritardo. Verificate.

Qui non si tratta di acquistare treni nuovi o super digitalizzati, qui il problema è farli funzionare e che arrivino in orario, magari che si controllassero i biglietti, come mi raccontano i figli che, soprattutto sulla tratta Torino-Milano, c'è una calca terribile ma nessuno sale più a controllare i biglietti, quindi più gente si ammazza, meno gente paga, giustamente hanno trovato una soluzione.

Sempre martedì mattina però, l'ho verificato io stesso, uscito dall'incontro qui in Commissione, al passaggio a livello appena dopo la stazione sono arrivato alle ore 12:36 con le sbarre già abbassate e sono state rialzate alle ore 12:43, sette minuti fermi lì di attesa e in Via Carrel con il traffico bloccato, la rotonda bloccata, i pullman che facevano fatica a passare.

Ma qua siamo a due secoli fa, qua altro che digitalizzati. In Svizzera tu vedi passare un treno, anche in aperta campagna, e dopo 5 secondi le barre si rialzano, qui 7 minuti.

È passato un treno alle ore 12:40, poi ne è ripassato un altro alle ore 12:43 però dico, c'è modo e modo per far funzionare i treni. Se non siamo capaci a far funzionare i treni, che siano elettrici, bimodali o a idrogeno, andiamo a imparare dai nostri vicini Svizzeri, loro li sanno far funzionare i treni, non ci vuole tanto.

Se si crede nel treno, si investa nel treno, si faccia uno studio approfondito sulle possibilità di avere una linea come si deve, doppia via, con gallerie diritte, no a 90 gradi come quelle attuali quasi, si valuti la volontà dei nostri vicini della Vallée de l'Arve che non vogliono sentire di raddoppio stradale ma che però vorrebbero allungare la linea da Le Fayet fino all'Italia.

Stessa cosa in Tarantaise che sono un cul de sac, sapete che ci sono milioni di sciatori nella Tarantaise che è sufficiente un'auto di traverso sulla statale e sono bloccati, non hanno altre vie d'uscita per tutti i mesi invernali.

Qui invece si va avanti a rattoppi, un peu comme ci un peu comme ça. Va bene, allora si crede nel treno ma si crede fino a un certo punto.

Di zona franca non se ne parla, eppure sulla zona franca ci sarebbe da discutere parecchio sugli aspetti fiscali, un esempio sono gli oneri di sistema, su certe accise si potrebbe lavorare ci fosse lavoro, non possiamo approfondire oltre.

Ora mi rivolgo alla sensibilità degli Autonomistes, io li definirei Autonomistes 4.0.

Questo corposo DEFR è composto da 222 pagine, sapete quante in francese? Due. Due pagine in francese di introduzione al DEFR oltre a qualche sparuta intitolazione di capitoli.

Quindi 2 pagine su 222 fa lo 0,90%. Questo è uno degli innumerevoli esempi di quale sia la reale dimensione della lingua francese in Valle d'Aosta, nella realtà valdostana, anche qui lo 0,90%.

La situazione del francese in Valle d'Aosta è preoccupante, quasi disastrosa direi; sebbene la nostra Regione possa vantare la presenza di un ottimo office de la langue française, l'attività dell'Alliance française, la Saison Culturelle con partecipazioni prestigiose, qual è la realtà nelle vie di Aosta, nei nostri Comuni? I nostri giovani, lo sport, la radio, i giornali, le letture... di quale francese si parla ancora? E poi di quale livello?

Sappiamo bene che les Autonomistes lo sanno meglio di me che la lingua francese è uno dei pilastri dell'autonomia valdostana; il francese rientra prepotentemente negli accordi di pace del 45 e mai potrà essere messo in discussione dallo Stato italiano, ma il vero problema non è quello, è che cosa vuol fare il Governo, cosa vuol fare la politica del francese in Valle d'Aosta.

La missione 1 C3 del PNRR ne parla del francese? Assolutamente no. Il patois lasciamo perdere il franco-provenzale, ci ritornerò, ma in un'altra occasione.

La missione N1 C1 si occupa di attrattività dei borghi nel capitolo della cultura, ci si occupa di riqualificazione dell'edilizia scolastica. E poi? Niente di più.

La cultura immateriale, quella vera, quella nostra, quella che per secoli si è trasmessa da padre in figlio che ha permesso a noi Valdostani, fieri fino ai nostri giorni di sentire uno spirito valdostano, di sentirci gruppo, etnia, questo è finito? Non c'è più nulla che si programmi per il futuro?

Musei, bene, abbiamo archivi, registrazioni di testimonianze d'antan, folklore, tutto bello. E il futuro?

Nelle scuole valdostane dell'infanzia ed elementari registro che piuttosto ci si preoccupa di lavorare su prospettive egualitarie, rispetto reciproco, valorizzazione delle differenze, coinvolgendo gli alunni sul tema del corpo, e non vado oltre.

Altro che chez-nous sotto il banco che avevamo noi, altro che la civilisation valdôtaine.

Ma io mi chiedo, Autonomistes 4.0, ma dove state portando le generazioni dei Valdostani? Che cosa rimane del particolarismo valdostano? Les revendications ethniques con cui siamo cresciuti? Vedo qualcuno qui nell'aula che sicuramente ha partecipato con spirito a queste iniziative.

Non volete più Valdostani? In cosa consiste allora l'autonomia? Scusate... Che senso avrebbe ancora l'autonomia se non serve più avere dei Valdostani?

Cosa fa di concreto la scuola di questo Governo? A pagina 129, nel capitolo Sovrintendenza agli studi, leggo: "Per quanto attiene al settore istruzione, il ruolo della scuola, che è un fattore determinante per il futuro del Paese", e quindi penso che si guardi all'Italia, ci si rivolge all'Italia, non certo più alla Valle d'Aosta, "É che deve tenere conto (la scuola) dei cambiamenti di questi ultimi anni caratterizzati dall'emergenza sanitaria, offrendo nuove prospettive e consentendo ai giovani di vincere paure e insicurezze". Questo è il futuro della scuola valdostana.

E della cultura valdostana... io ho apprezzato enormemente l'intervento del collega Lavy, perché lì si sente ancora uno spirito, si guarda al futuro, si vuole vivere e l'ho veramente apprezzato.

Ma l'ethnie valdôtaine di cui andavamo fieri, si può ancora nominare o è scorretto parlare di ethnie oggigiorno? Ditemelo voi.

L'Union Valdôtaine batte un colpo? Esiste ancora l'Union Valdôtaine che abbiamo conosciuto ai nostri tempi che lottava per l'affermazione dei diritti linguistici e culturali?

A me sembra adesso una parodia dell'Union Valdôtaine quella attuale, scusatemi, ma io li ho vissuti quei tempi e ho discusso decisamente tanto con quel mondo.

Prioritario per questo Governo è implementare la formazione dei docenti, leggo a pagina 129, in particolare nell'ambito del digitale, dell'inclusione del plurilinguismo e dell'educazione civica, con particolare riguardo alla conoscenza della Costituzione e alla cultura della sostenibilità, e ancora lì la scuola si ferma.

L'unica volta che trovo il termine francofono su tutto il DEFR è quando si parla di Università, perché c'è un riferimento ad Aosta, dalla spiccata vocazione internazionale ed europea, promuovendo reti con le Università francofone, E non c'è altro.

Quindi, ripeto, del francoprovenzale non ne voglio parlare, perché poi vado su critiche che paiono inopportune, in quest'aula non è permesso utilizzarlo nonostante la legge italiana, la 482, lo cito ancora, lo preveda, ma speriamo in bene, magari prima della fine della legislatura riuscirò ad avere questa soddisfazione.

Io non so se andare oltre, probabilmente ho disturbato le sensibilità di parecchi di voi, però su tutta la cultura valdostana nel DEFR trovo tre righe e mezzo, dove si parla di sports populaires, dove si parla di francoprovenzale, dove si parla di tutto il nostro mondo valdostano, mentre, ad esempio, sugli accompagnatori di mezza montagna si dedica il doppio dello spazio, oppure sul marchio "Ombrello", molto più spazio sul DEFR che la cultura valdostana.

Io non so, Autonomisti 4.0, dove volete portarci?

Presidente - Siamo sempre in discussione generale. Altri si prenotano per intervenire? Ci sono altre richieste? Se non ci sono richieste, chiudo la discussione generale. Non vedo richieste, la discussione generale è chiusa.

Sono pervenuti nel frattempo 34 ordini del giorno. Come dicevo, la discussione generale è chiusa. Per il Governo, l'assessore Sapinet, ne ha facoltà.

Sapinet (UV) - Alcune brevi considerazioni. Un documento immediato che, per quel che riguarda l'Assessorato all'agricoltura, certifica come le attività dei Dipartimenti siano consolidate. Nello specifico, sull'agricoltura il sostegno alla zootecnia, che ha citato il collega Planaz, confermato dalle importanti risorse su monticazione e rassegne, con la collaborazione di enti e associazioni, enti e associazioni che ovviamente sono di casa per quel che riguarda l'Assessorato, che si è voluto assolutamente creare un dialogo continuo, un dialogo che dura ormai da due anni e nell'ambito del quale è stato creato uno dei tanti supporti come il tavolo tecnico legato al settore zootecnico e lattiero caseario.

Un lavoro centrato su quelle che saranno le nuove misure della programmazione 2023-2027 con correttamente una visione che non deve essere per domani ma per i prossimi anni.

Domani, lo citava, ci sarà la premiazione del Modon d'Or, una premiazione delle migliori 10, ma una testimonianza di una grande qualità in un anno difficile, per cui un lavoro continuo che sarà sul disciplinare, sul sostegno ai caseifici e con la grande sfida del prezzo del latte.

Il Consorzio di miglioramento fondiario e il settore irriguo ma anche un ragionamento sull'accessibilità, e su un ordine del giorno avremo l'opportunità di parlarne.

Una particolare attenzione dovuta alla fragilità legata ai cambiamenti climatici.

La sfida sulla promozione dove avremo un 2023, comunque si spera di un ritorno alla normalità, senza troppe emergenze, questa è la speranza, lasciandoci alle spalle il Covid, la guerra e la siccità, con una collaborazione continua, per quel che sarà con l'Assessorato al turismo.

Sulle risorse naturali, e lo citava il collega Planaz, il discorso della filiera legno: qui si prosegue, si va avanti con un'azione di rilancio dei cantieri forestali, dove non sono solo i numeri degli operai, 400, ma le grandi opportunità che vengono anche riposte sul territorio per le nostre imprese, e da qui, con la nascita dell'albo imprese, il percorso formativo e il lavoro con il collega Bertschy per quel che riguarda alcune nuove opportunità d'insediamento.

Sul Corpo Forestale, la necessità e la priorità assoluta della copertura della pianta organica ed un'azione fondamentale delle quattordici stazioni dislocate sul territorio, un territorio che è monitorato e un territorio che, grazie alle stazioni forestali, è riuscito a superare eventi difficili, come quello dell'incendio di Fontainemore, e la gestione dell'emergenza che avrà nella struttura Sistemazioni Montane un'importanza strategica.

In questo contesto quindi abbiamo voluto sottolineare le nuove sfide, e ringrazio anche il collega Marzi per il lavoro svolto, per questi quattro obiettivi che permettono sicuramente una migliore lettura, una miglior comprensione e anche un maggiore impegno da parte nostra, quindi per le risorse naturali l'implementazione della fruibilità della rete sentieristica, con un impatto finanziario di 100 mila euro sul 2023, 250 mila sul 2024; l'approvazione del programma forestale regionale, quindi con un impatto finanziario di 150 mila euro sul 2023, 75 mila sul 2024.

Il passaggio, per quel che riguarda l'agricoltura quindi, alla nuova programmazione con 3.500.000 euro per le prossime annualità e poi complementare il sostegno al settore con misure regionali, in particolar modo con un'attenzione per quello che sarà anche il discorso sulla zootecnia.

Non ritorno sul particolare momento dell'agricoltura, sulle grandi difficoltà di quest'anno, si è cercato di non subire una crisi, ma affrontarla di petto, e credo che il Bonus Entreprise ed altre iniziative siano una prima risposta e che hanno avuto un buon successo sul territorio.

Il problema della montagna, che citava il collega Lavy che non vedo in sala e mi dispiace sicuramente per chi vive in montagna è un momento difficile, ma abbiamo anche una speranza o qualche aspetto positivo che ci lascia il Covid, penso al lavoro agile che permetterà un nuovo insediamento, che sta permettendo un nuovo insediamento sui nostri territori, perché ci sono anche dei Comuni di media montagna o di montagna che stanno contrassegnando un aumento demografico, piccolo ma comunque significativo. Io sono un esempio di qualcuno che ha fatto un percorso inverso.

Siamo qui sicuramente ad affrontare i problemi, a cercare di risolverli; citava sempre il collega Lavy quello della scuola, io vivo in una realtà dove una scuola è ancora aperta grazie alle collaborazioni con le scuole vicino, così come sui nostri villaggi.

Chiudo brevemente, rispondendo anche al collega Lucianaz, ricordando che l'Union Valdôtaine esiste ancora, sempre con il medesimo simbolo e anche con lo stesso nome che, a differenza di altri, non abbiamo voluto modificare.

Presidente - Sempre in fase di replica, si è prenotato l'assessore Caveri, a cui passo la parola.

Caveri (AV-VdA Unie) - Qualche valutazione, prima di entrare nel merito delle questioni, più politiche. Io direi: "Il catastrofismo non abita qui", ho trovato suggestivo chi vede solamente nero con una logica che, talvolta, presenta anche un po' l'autolesionismo.

Qualcuno l'ha fatto anche sul filo dell'ironia che, talvolta, è suonata come scarsamente utile per la discussione, a meno che alla fine non si sia nelle discussioni qui abbacinati da una sola luce, cioè non parlare tanto qui nel rapporto con i colleghi, ma parlare prevalentemente ai propri elettori.

Ringrazio invece chi ha segnalato necessità e opportunità, nessuno ha la verità in tasca, e questo vale per gli uni e per gli altri, ma alcuni scelgono invece il detto di Bartali: "Tutto è sbagliato, è tutto da rifare".

Ho ascoltato da questo punto di vista alcuni imbarazzanti zibaldoni da chi si sente in cattedra su qualunque argomento, mi felicito con certi generalisti di cui sarebbe interessante leggere successi o insuccessi della loro vita, e certa sicumera talvolta anche offensiva credo che non dovrebbe far parte di una dialettica politica su dei documenti così importanti.

Trovo anche singolare chi parla d'autonomia e aderisce a partiti nazionali come se nulla fosse.

Per quel che riguarda i temi del DEFR che riguardano l'Assessorato che ho l'onore pro tempore di occupare, da una parte esiste un quadro istituzionale molto interessante che, peraltro, abbiamo già affrontato in maniera ancora più dettagliata all'inizio di questo Consiglio Valle, che riguarda il destino delle società partecipate e l'insieme, ricco di istituzioni che dipendono dalla nostra Regione, che non sono solamente, lo vedete a pagina 36-37 del DEFR, le società di cui parliamo tradizionalmente, le società in house come può essere Inva, come può essere il Casinò, ma anche le società che in qualche maniera rendono ricco il nostro sistema valdostano, che copre quest'insieme di enti, associazioni e fondazioni, che copre tutta una serie di settori che talvolta ho sentito evocati anche nelle discussioni, dice: "Ma voi fate poco per la cultura". Basta scorrere appunto a pagina 37: Forte di Bard, La Fondazione Courmayeur, la Film Commission, la SFOM, le fondazioni Natalino Sapegno, Clement Fillietroz ed Emile Chanoux, per dire che esiste un reticolo culturale assai interessante.

La Fondazione Abbé Trèves a Emarèse, c'è un mondo che vive, che si sviluppa e che smentisce certi pessimismi di maniera.

È del tutto evidente però - e questo è nella seconda parte della materia che riguarda le partecipate - come spetti sempre di più alla Regione, nel rispetto delle autonomie delle società, avere anche una capacità d'indirizzo e anche di governance che migliori sempre di più il sistema delle partecipate, anche se, come è stato detto più volte, fortemente ingabbiato in alcuni settori; noi siamo riusciti a far uscire CVA dalla Madia, l'auspicio vale anche per gli impianti a fune che, ovviamente, si trovano nelle condizioni di non essere considerate dalla legge Madia, società che devono avere un occhio particolare per il ruolo moltiplicatore che hanno nel mondo del turismo.

Vorrei tranquillizzare chi ha parlato di fondi europei, vorrei tranquillizzarli sul fatto che la Regione Valle d'Aosta, il Dipartimento Affari Europei segue in maniera molto minuziosa questo settore, anche se va riconosciuto il fatto che molto spesso con delle norme di legge abbiamo cercato di contrastare il fatto che ci siano ancora carenze di organico, questo è un male che oggi l'Amministrazione regionale ha, cioè non abbiamo in alcuni settori strategici personale sufficiente, esiste un problema di partecipazione ai concorsi da parte dei giovani Valdostani, molti dei quali scelgono oramai di andare altrove, esiste oggettivamente una fuga di cervelli su cui dobbiamo riflettere, e dall'altra esiste, per fortuna, un rapporto solido con le istituzioni comunitarie e anche con i nostri partner. Io sono reduce da incontri sul lancio di Alcotra che è questa storica nostra partecipazione, assieme alle Regioni e Département francesi di confine e assieme alle Regioni Piemonte e Liguria, è qualcosa di solido, è solida la nostra presenza nella strategia alpina di Eusalp.

Abbiamo moltissime cose che potremmo fare con il FESR e con l'FSE Plus, è stato di recente approvato dalla Commissione Europea.

Posso dire che lo sforzo, nel periodo di programmazione passato, è stato ingente, e ringrazio tutto il personale del Dipartimento Affari Europei, così come è importante che si veda in prospettiva quell'insieme di menu dei fondi comunitari che devono poi sposarsi in parte con le progettualità derivanti dal PNRR di cui, fin dall'inizio, con molta chiarezza, abbiamo criticato gli aspetti fortemente centralistici.

Qualcuno ha detto che mancano delle cose rispetto ai DEFR del passato, ma questa volta, anche se dal punto di vista della numerosità delle pagine il DEFR è rimasto cospicuo, è rimasto grande, va detto che il tentativo che ci è stato proposto dal collega Marzi in quest'analisi del DEFR è quello di fissare degli elementi più chiari, più puntuali, rispetto alle emergenze che noi riteniamo tali.

Non è un caso che nel capitolo che riguarda società ed enti partecipati abbiamo acceso un focus specifico sulla questione di CVA: la scadenza delle concessioni nel 2029, una certa confusione del Governo, allora ogni tanto si dice che noi siamo brutti e cattivi, ricordiamo che alcune norme in materia idroelettrica dovrebbero essere non solo in mano a noi attraverso delle norme di attuazione da fare in fretta, ma anche rispetto allo Stato, che sembra non capire quello che hanno capito alcuni Paesi vicino a noi, come i Francesi, e cioè che l'energia è, specie in queste vicende drammatiche derivanti dalla guerra, un asset fondamentale per un Governo e per uno Stato, quindi quando noi diciamo che i Francesi hanno deciso di prorogare le concessioni per 40 anni senza fare delle gare, non diciamo una follia, diciamo quello che hanno fatto i Danesi piuttosto che i Tedeschi...

Ci si rende conto che oggi l'energia è un elemento fondamentale di autonomia e di sovranità di uno stato, quindi c'è da sperare che anche nel settore idroelettrico ci si renda conto di questo, sapendo che in più questa è una delle poche ricchezze che hanno i Valdostani.

Quando andiamo a vedere le discussioni alla costituente e gli interventi che fecero i padri fondatori sulla questione dell'idroelettrico, è perché avevano pienamente in testa che questa era, tenuto conto della nostra economia, uno dei punti fondamentali, e su questo non si può derogare a mio avviso, su questo non si può derogare.

Altrettanto importante è - e lo sottolineiamo negli elementi - la questione della Casa da gioco, perché la Casa da gioco, al di là del fatto che ognuno può poi, giustamente, sulla gestione, su che cosa fare, avere le proprie idee, ma credo che almeno un'unanimità c'è sul fatto, dopo aver vissuto anche vicende umane e politiche in cui fumus persecutionis nei confronti di una parte di classe politica valdostana si vede con estrema chiarezza; io ho vissuto come cronista le vicende del primo scandalo Casinò negli anni 80 che vide vittima l'allora presidente Mario Andrione e oggi, con il senno di poi, possiamo dire che c'è stato un percorso, cioè la classe politica valdostana non è simpatica.

Il Casinò resta un elemento centrale, ma noi dobbiamo capire, e di questo diamo conto, che cosa fare alla fine di questo periodo tormentato che si concluderà nel 2024, sapendo che per adesso abbiamo la possibilità di anticipare anche la scadenza di pagamenti che sembravano essere difficili.

Quindi senza farsi illusioni e tenendo conto delle difficoltà che abbiamo vissuto nel periodo pandemico con delle lunghe chiusure e dando atto anche dei sacrifici che hanno fatto i dipendenti che vanno ricordati, i dipendenti del Casinò, la vulgata era "Sono privilegiati", ebbene, in questi anni hanno dato una dimostrazione di estrema serietà.

Aggiungerei invece, per quello che riguarda la scuola, il fatto che la scuola è sicuramente uno dei temi più delicati, non solo perché è un settore estremamente costoso - credo che sia il 12% del bilancio regionale, quindi è una cosa estremamente cospicua - con le difficoltà che abbiamo, non avendo un comparto scuola nostro, perché noi dipendiamo da un contratto nazionale, per cui nelle settimane scorse noi abbiamo dovuto far fronte a un aumento contrattuale che non decidiamo noi e per fortuna avevamo accantonato dei fondi e pagheremo l'aumento di stipendio dei nostri insegnanti prima ancora di quanto lo farà lo Stato, a dimostrazione che non siamo così inefficienti come ci vogliono far passare.

È chiaro che la diminuzione del numero degli studenti negli anni a venire creerà comunque dei problemi, inizieremo a riflettere sul numero degli insegnanti nelle scuole dell'infanzia, abbiamo avuto un po' dappertutto delle lamentazioni del fatto che gli attuali parametri non sono sufficienti e vedremo, a scalare, che cosa si può fare, lavorando sull'orientamento, come elemento fondamentale per non sprecare le risorse, noi abbiamo dei fondi del PNRR importanti di cui diamo conto e che dovrebbero servire a evitare quell'abbandono scolastico. C'è chi ha drammatizzato i dati, se uno poi va a vedere i dati non sono così terrificanti, perché poi i dati si possono vedere alla luce o all'ombra, è chiaro che ognuno tende a tirare la coperta a seconda delle proprie convenienze.

Io quello che voglio dire è che il sistema scolastico valdostano, laddove viene giudicato da elementi oggettivi come gli Invalsi, è una scuola buona, è una scuola di qualità, con un corpo insegnante che si sforza, dalle materne fino a quell'altro tema che affrontiamo nel DEFR, cioè questo studio che abbiamo affidato in maniera indipendente e che ci dirà dove potrebbe andare, pur nel rispetto dell'autonomia dell'Università, il nostro Ateneo. Credo che questo varrà anche in prospettiva per cosa fare dell'altra Università che noi abbiamo, che è il Conservatorio.

Un tema sfiorato dal DEFR è anche quello delle politiche giovanili, che sono questioni non indifferenti.

Rispetto alle partecipate non torno sulla questione, perché ne parleremo successivamente, della situazione dei due trafori perché ci sono degli ordini del giorno specifici e sicuro che questo è un tema capitale per il nostro futuro, perché sono infrastrutture, i due trafori, quello verso la Svizzera e quello verso la Francia, che sentono grandemente il peso degli anni e ci auguriamo, di recente ho avuto la possibilità di incontrare i due parlamentari per parlare loro in particolare di un'emergenza del traforo del Gran San Bernardo, ma ci siamo permessi di consegnare alla senatrice Spelgatti e all'onorevole Manes un documento un po' più vasto che riguarda anche le prospettive del sistema autostradale, che vengono indicate come un'enorme priorità.

Non si può pensare che i costi mostruosi della RAV per i lavori che devono essere fatti e le continue manutenzioni sulla SAV continuino, come è capitato fino ad oggi, a scaricarsi sulle tariffe autostradali, perché ci sarà un giorno in cui uno si presenterà al casello e darà la carta di credito in maniera indeterminata, perché oramai i costi sono folli e devo dire che per la prima volta, già con la scorsa legislatura, il Ministero delle Infrastrutture aveva cominciato a fare qualche ragionamento sul fatto che non si può pensare che a pagare sia Pantalone, cioè bisogna che lo Stato, laddove gli investimenti saranno enormi, come per la messa in sicurezza delle gallerie della RAV, ci deve essere un intervento finanziario dello Stato, altrimenti le cose non potrebbero evidentemente andare avanti.

Vorrei concludere con un tema che io ritengo particolarmente significativo - e che è stato in parte evocato - ed è la questione della montagna, avendo l'onore di essere il punto di riferimento nella Conferenza delle Regioni che riguarda la montagna.

In questo momento noi ci apprestiamo, con l'Università della Valle d'Aosta, a tornare sopra uno studio che avevamo fatto tanti anni fa sui sovraccosti della montagna perché ci sono elementi nuovi, in qualche maniera persino peggiorativi, una parte dei quali derivano naturalmente anche dalla crisi demografica che renderà sempre più difficile la presenza umana in montagna, a questo bisogna reagire, poi ognuno ha le proprie ricette, io ascolto volentieri e credo che si potrà trasformare anche in qualche ragionamento futuro, però il fatto certo è che abbiamo bisogno di chiarire a livello nazionale una volta per tutti che cosa si intenda per montagna, perché quando il professor Barca nei fondi comunitari ha cominciato a togliere il tema montagna e ci ha infilato aree interne, ha in qualche maniera annacquato le politiche che invece dobbiamo fare sulla montagna, e l'aggiornamento di sovraccosti è importante perché noi oggi abbiamo dei sovraccosti che dieci anni fa non immaginavamo, per esempio sotto il profilo energetico, questa è diventata un'emergenza vera, ma anche sotto il profilo del cambiamento climatico e dell'impatto sul territorio, perché la cosa che è importante... io nei giorni scorsi ho avuto un sussulto nei confronti di un'istituzione che abbiamo difeso in Parlamento per anni, anche dando dei finanziamenti cospicui, e mi riferisco al Club Alpino Italiano; quando scopro che il Club Alpino Italiano è diventata un'associazione ambientalista al 100% che partecipa alle conferenze stampa con politici valdostani, mi domando questo sodalizio dove stia andando. Una volta era solidale nei confronti di una presenza umana in montagna, io penso a Presidenti illuminati come il membro del Consiglio dell'Università Annibale Salsa, che ha scritto delle cose meravigliose sulla presenza umana in montagna.

La presenza umana in montagna vuol dire che si possono fare delle attività economiche, perché se non si possono fare attività economiche, entriamo in una logica pauperistica, cioè torniamo a un mondo rurale, a un mondo un po' di sogni, utopistico, il buon selvaggio di Rousseau che vive con il suo gozzo, ottocentesco.

Questo è qualche cosa di inconcepibile nella politica della montagna. La politica della montagna vuol dire modernità, vuol dire infrastrutture, vuol dire idee e vuol dire soprattutto pensare che le Alpi non sono un posto selvaggio.

Io mille volte nei dibattiti mi sono trovato con l'ambientalista che mi diceva: "Ma guarda i parchi nazionali americani, non c'è anima viva!". Poi studi, scavi e scopri che prima c'erano le anime vive, erano gli indiani, che poi hanno preso a calci nel sedere e hanno messo nei ghetti e nelle riserve.

Quindi la filosofia della montagna in cui noi ci riconosciamo è quella di una montagna abitata, di una montagna viva, dove ci sono i bambini e non solo i vecchi, dove magari persone dal di fuori abbiano voglia di ritornarci per la qualità della vita e per la possibilità, oramai offerta ampiamente, dalle nuove tecnologie.

Credo che su questo sarebbe bello un giorno fare un dibattito esteso in Consiglio Valle perché dobbiamo essere fieri, qualcuno ha evocato la valdostanità, ma uno dei tratti distintivi della valdostanità è questa posizione geografica segnalata da monsignor Bailly, cioè questa particolarità di essere fra i monti, montanari che vivono fra i monti.

Presidente -Assessore Marzi, ne ha facoltà.

Marzi (SA) - Brevemente, più che altro perché dopo aver fatto da relatore alla presentazione del Documento di programmazione finanziaria regionale, giustamente rimangono tutta una serie di aspetti che cercherò di trattare rapidamente rispetto a temi più specifici che naturalmente hanno a che fare con le deleghe di riferimento e che ieri ho individuato e tracciato anche per non intervenire e di fatto coprire l'aspetto più di ordine istituzionale rispetto al documento che riguarda praticamente tutte quante le azioni di Governo e il Consiglio.

È giustissimo, io ritengo, che da un punto di vista politico, nella divisione tra maggioranza e minoranza, si rappresenti da una parte il Documento di economia e finanza regionale come un documento programmatorio, con tutta una serie di azioni che vengono dal passato, si radicano nel presente e guardano al futuro - come tra l'altro richiamato anche in piena onestà intellettuale dal collega Planaz - e dall'altra parte invece ci siano delle azioni di minoranza che dicono "Manca la programmazione, è un libro dei sogni" eccetera eccetera eccetera.

Tutto quanto questo attiene a quello che naturalmente riguarda una fase specifica della presentazione di un atto di programmazione così importante come il DEFR, e cioè il dibattito generale, dove giustamente ognuno dà una lettura politica di un atto di riferimento.

Quello che, secondo me, ognuno di noi poi deve cercare di fare, nel momento in cui si risponde ad un dibattito generale e poi dopo si motiva anche un voto, è, sinteticamente, rappresentare che nel momento in cui sono state dichiarate alcune cose - almeno nel caso di chi poi concretamente, come richiamato, deve cercare di portarle avanti - in realtà delle idee ci sono, delle analisi vengono fatte e giustamente vengono poste in essere anche una serie di azioni di modifica e di miglioramento dell'azione amministrativa.

Faccio un esempio per tutti, e lo faccio per la quarta volta nel giro dell'ultimo mese - mettiamola così - che parte - tra l'altro, come richiamato anche da uno dei primi interventi del collega Manfrin - dalla tabella per quanto riguarda, ad esempio, i lavori pubblici e i servizi di forniture che vengono individuati nel documento che stiamo analizzando.

Richiamo soprattutto, per restare sempre molto concreti, per applicare un principio d'incarnazione, e quindi fondamentalmente è verissimo che in politica si può dire tutto, ma poi quando si fa amministrazione, quindi si traduce nel caso specifico una volontà di programmazione politica in un atto concreto, perché questo è il DEFR, in una qualche maniera si scrivono anche delle cose; alcune di queste assumono un rilievo che io ho più volte voluto richiamare, primo tra tutti la traduzione di lingue che apparentemente possono sembrare noiose e morte, come quelle dell'amministrazione, ma che poi si trasformano in una cosa che è praticamente il contrario del libro dei sogni

Nel momento in cui nelle tabelle che chiudono il DEFR vengono inserite - e tra l'altro poi scritte tra pagina 225 e 226 - tutta una serie di specifiche rispetto alla favola, chiamiamola così, dei lavori pubblici, servizi e forniture che vengono inseriti nel DEFR, si sta in una qualche maniera cercando di porre assoluto ordine.

Questo non vuol dire che ci si riuscirà sicuramente, ma vuol dire che - e qui rispondo anche al collega Sammaritani rispetto a un principio, a una scintilla di programmazione e di modifica politico normativa - in realtà ci si sta provando.

È giusto però che nel dibattito di riferimento si abbiano posizioni diverse e sicuramente ci sono tutta una serie di cose che possono essere migliorate, però è assolutamente non corretto non quanto è stato detto ma il fatto che in una qualche maniera non si possa provare chiaramente e con forza dire che si sta operando - e come! - con i piedi per terra e cercando non soltanto di avere delle idee, ma anche di fare in modo che queste idee possano camminare con le proprie gambe.

Ripeto, basta leggere una brevissima parte del Documento che stiamo votando, e cioè: Gli interventi sono stati inseriti con le seguenti informazioni di dettaglio, in particolare:

Soggetto proponente, che corrisponde alla struttura organizzativa responsabile della programmazione di settore;

Soggetto attuatore, che corrisponde alla struttura organizzativa responsabile dell'inserimento dell'intervento;

Ordine di priorità: definito in funzione dell'urgenza di realizzazione dell'intervento;

Stima dei costi, articolati nelle spese relative ai servizi tecnici e alla realizzazione dei lavori;

Cronoprogramma di attuazione nel triennio di riferimento;

Tipo di fonte di copertura articolata in bilancio, Fondi Stati UE e Fondi PNRR e PNC; Eventuali servizi tecnici già finanziari.

A seguito dei riscontri pervenuti sottoscritti dai dirigenti competenti e dai rispettivi Assessori di riferimento, si è provveduto all'identificazione degli interventi con apposita codifica, anno e numero progressivo, al fine di tracciare la continuità di previsione dell'atto nel loro eventuale inserimento nei rispettivi documenti di programmazione in funzione dell'entità della copertura finanziaria riferita in particolare nel programma triennale dei lavori pubblici e nel programma biennale dei servizi e delle forniture.

Non ho letto naturalmente tutta la pagina ma ho voluto brevissimamente rappresentare in maniera molto concreta che, quando si firma un atto come questo, si firmano anche le parole che ivi sono scritte.

Naturalmente il DEFR ha tutta una fase di programmazione che evidenzia tra l'altro l'incrocio di dati economici e statistici che fanno una fotografia al recente passato, al presente e guardano al futuro, ma poi - e lo abbiamo voluto più volte richiamare - è sicuramente la fotografia di una maggioranza che opera e che, nel caso specifico, mai come quest'anno, certo è migliorabile, certo chi verrà dopo di noi proverà a fare ancora meglio, ma possiamo assolutamente dire che lo sforzo su questo DEFR in termini d'incarnazione, concretizzazione e visione del futuro, da parte di questo governo e di questa maggioranza, c'è stato.

Dove si evidenzia? Si evidenzia: 1) nell'esplicitazione di obiettivi precisi che hanno una loro fotografia all'interno del bilancio regionale e in altri casi guardano già al prossimo bilancio di previsione.

La seconda è appunto una traduzione immediata tra due applicativi che prima non si parlavano. Quali erano questi applicativi? Erano gli applicativi del bilancio e gli applicativi delle opere pubbliche.

Il fatto che in una maniera molto chiara - come dichiarato quando abbiamo analizzato il DEFR la prima volta in Commissione, quando abbiamo analizzato il bilancio che nel frattempo è arrivato in Commissioni, ieri nella presentazione dell'atto e oggi lo sto ripetendo - nel momento in cui un lavoro pubblico, un servizio, ha un suo codice DEFR, ha vicino una sua indicazione di priorità e, di fatto, si evidenzia la necessità di reperire le risorse che poi sono inserite a bilancio può essere visto come una maniera "politichese" di rappresentare le cose ma in assoluto è l'assoluto contrario.

Lo stesso vale per gli obiettivi che ogni singolo collega ha in una qualche maniera individuato.

Io non voglio dire che nel momento in cui si esplicitano degli obiettivi primari all'interno di questo Documento di programmazione finanziario regionale tutto quanto il resto assuma un punto di secondo piano o di terzo piano, ma sicuramente il fatto che questi obiettivi siano inseriti e che questi obiettivi poi dopo siano declinati all'interno di programmazione anche finanziaria non è un aspetto secondario.

Ho naturalmente sentito rappresentare tutta una serie di critiche ad alcune delle cose che sono state inserite.

L'ha richiamato, ad esempio, parto dall'ultimo, il collega Caveri, tutto quello che è il mondo dell'edilizia scolastica; nel frattempo questo 12% che lui ha ricavato sulla prossima individuazione del bilancio regionale, si trasforma in 37 milioni e mezzo di euro di opere.

La palestra che verrà fatta poco lontano da qui non è una palestra che di punto in bianco si è voluta rappresentare con quella forma tecnica, perché si è voluto dare - cito testualmente senza esprimere giudizi - "Una palestra-attico a una scuola che verrà costruita qua di fronte".

È stato un duro lavoro d'incastro legato alle necessità che possono essere poste nel momento in cui, su una scuola che già andava abbattuta e ricostruita, si è fatta una serie di valutazioni tecniche sull'opportunità, visto che altrimenti gli scavi comporterebbero, è possibile, degli allungamenti di progetto perché magari sotto quel terreno si sa già che ci sono tutta una serie di opere che poi dopo non potrebbero essere in una qualche maniera abbattute e quindi, di conseguenza, restando l'obbligo di fare una palestra, perché di questo abbiamo parlato più volte negli ultimi due DEFR che abbiamo rappresentato... nella programmazione politico-amministrativa resta la necessità di fare una palestra? Si trova una soluzione di riferimento.

Questa soluzione di riferimento rimane un'idea? No, perché nella programmazione del bilancio prossimo il totale dell'edilizia scolastica ammonta a 37 milioni e mezzo di euro.

Le declarata rispetto all'individuazione come una priorità della partenza con il primo stralcio del secondo lotto dell'Università, rimangono un'idea semplicemente individuata all'interno del documento che stiamo analizzando? No, perché in una qualche maniera, per 16 milioni di euro, si individuano già nel prossimo bilancio di previsione.

Tutta l'azione che si sta ponendo in essere, ad esempio, rispetto alla difficoltà che stiamo vivendo sui cambiamenti climatici e alla necessità assoluta d'intervenire nella manutenzione di un territorio forte ma delicato come quello della montagna resta un'idea campata per aria?

Assolutamente no, è frutto sicuramente di un'azione amministrativa che parte da lontano ma, allo stesso tempo, si evidenzia in 16 milioni di euro d'interventi che vengono chiaramente individuati nel DEFR e che poi avranno risultanza nel prossimo bilancio di previsione.

Chiudo con una valutazione politico-amministrativa che, secondo me, risulta essere assolutamente rilevante e che riguarda tutto ciò che naturalmente ha a che fare con il mondo della montagna e della viabilità in senso lato e, uno per tutti, l'aspetto che, tra l'altro, verrà anche richiamato negli ordini del giorno che successivamente analizzeremo rispetto al tema acqua, che è stato più volte richiamato anche nelle iniziative consiliari degli ultimi mesi.

Il tema acqua, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati al territorio, all'agricoltura e alla siccità, è un tema che può essere analizzato - permettetemi la battuta - in termini dimensionali, nel senso che, se si parla d'interventi di piccolo cabotaggio che devono creare una soluzione immediata e quotidiana, è un tema che può essere in una qualche maniera individuato come una priorità assoluta ma che richiede, sia in termini di progettazione, che in termini finanziari, poche risorse.

Se invece stiamo parlando di far fronte a un cambiamento complessivo del tema acqua per quello che riguarda la crisi di siccità che stiamo vivendo, allora le richieste, e vengono inserite tra i principali obiettivi primari del Dipartimento al territorio, richiedono degli studi che riguardano:

1) l'individuazione del territorio nel quale questi bacini devono essere costruiti;

2) l'individuazione della normativa di riferimento a cui ci si deve rifare, perché di fatto si sta raccontando sul territorio che un bacino, un invaso, può essere fatto in maniera automatica, ma purtroppo dipende dalle sue dimensioni. Superate alcune dimensioni, addirittura tutti gli aspetti di natura amministrativa-concessoria non riguardano neanche la normativa regionale ma vengono di fatto rimandati a quella nazionale.

Per cui probabilmente un territorio come il nostro, abituato a gestire l'acqua con 170 Consorzi di miglioramento fondiario presenti sul territorio dalla notte dei tempi - ma che aveva acqua - in una qualche maniera deve far fronte a tutti gli aspetti che si stanno rappresentando per il prossimo futuro non soltanto e semplicemente ponendo delle risorse a bilancio, ma anche partendo da un documento di programmazione che invece prevede degli studi, perché a tutti gli effetti noi abbiamo un territorio che evidenza circa 21.000-22.000 ettari di coltivazione, questi 21.000-22.000 ettari di coltivazione devono essere analizzati per tipologie di cultura - e su questo l'agricoltura è assolutamente sul pezzo - devono essere analizzati per priorità, devono essere analizzati per il tempo che concedono in termini di giornate in più di acqua nel momento in cui si vanno a costruire gli invasi, devono essere analizzati per le carenze o l'assoluta contemporaneità delle norme di riferimento che noi applichiamo per le concessioni.

Per cui dove, se non in un documento come questo - e infatti è stato fatto - inserire un'attenzione particolare rispetto a questo tema? Perché questo tema non va soltanto applicato, perché, di fronte a un mondo che cambia, anche la programmazione deve cambiare.

Chiudo dicendo che apparentemente, ma non soltanto apparentemente, tutto questo è stato fatto con piena cognizione di causa e cercando di rispondere nella maniera migliore possibile a un mondo che cambia velocemente ma soprattutto a un mondo che richiede idee e tanto lavoro.

Questo lavoro dev'essere fatto da tutti quanti noi. Noi abbiamo iniziato, sicuramente voi sarete nella condizione di poterci dare una mano con l'onestà intellettuale che avete rappresentato nel dibattito poc'anzi.

Presidente - Sospendiamo per arieggiare i locali. Il Consiglio è sospeso.

La seduta è sospesa dalle ore 11:06 alle ore 11:21; alla ripresa dei lavori assume la Presidenza il vicepresidente Marguerettaz.

Marguerettaz (Presidente) - Possiamo iniziare. Colleghi, ancora in replica da parte del Governo, ha chiesto la parola l'assessore Barmasse, ne ha facoltà.

Barmasse (UV) - Questo mio intervento, che spero sia abbastanza breve, non è un intervento in cui io voglio rispondere punto per punto alle critiche che sono state fatte al DEFR, critiche che mi sembrano corrette, nell'ottica del dibattito consiliare, del dibattito tra opposizione e maggioranza: Condivido quanto aveva affermato all'inizio del dibattito la consigliera Minelli: il DEFR è un documento del Governo, giustamente criticabile da parte delle opposizioni, ma penso che le risposte che dobbiamo dare non siano tanto risposte in aula, ma, essendo un documento esplicativo di quello che il Governo vuole fare, le risposte sono proprio di verificare - e questo lo faranno i Valdostani - se quanto abbiamo scritto nel DEFR verrà effettivamente portato avanti nei prossimi anni, ma soprattutto nel 2023.

Mi vorrei soffermare soprattutto sul metodo con il quale abbiamo condotto il lavoro all'Assessorato in questi mesi; questo perché noi siamo profondamente convinti che la competenza principale in capo al nostro Assessorato sia quella di programmazione, di indirizzo e successivamente di pianificazione delle risorse finanziarie, coerentemente con quanto elaborato dal Dipartimento sanità e salute e dal Dipartimento politiche sociali - che è scritto nel Piano per la salute e il benessere sociale 2022-2025, licenziato dalla Giunta regionale ad aprile del 2022 - abbiamo individuato gli obiettivi prioritari secondo tale programmazione e strategici rispetto alla sua attuazione.

Proprio pensando a questi obiettivi, abbiamo quantificato poi le risorse economiche necessarie su ciascuna annualità.

Alcuni di questi obiettivi - che conseguono anche all'applicazione in ambito regionale delle indicazioni che sono state approvate collateralmente allo sviluppo del PNRR a livello nazionale, attraverso l'approvazione del DM77 - li ritrovate, ovviamente, come è stato anche già evidenziato, elencati nel testo del DEFR come infrastruttura: ospedali di comunità, case di comunità, centrali operative territoriali eccetera, ma anche una revisione organizzativa dell'assistenza territoriale, adeguata al contesto regionale il cui atto programmatorio, cioè il Piano per la salute e il benessere sociale, detta le linee.

Un altro aspetto a me particolarmente caro è quello delle risorse umane che lavorano nella sanità a vario titolo; non mi stancherò mai di ribadire questo concetto.

Il mio ruolo ovviamente è quello di cercare di disegnare dei servizi sanitari ospedalieri territoriali il più possibile aderenti alle esigenze del nostro territorio e della nostra comunità, oltre che compatibili con le risorse finanziarie con le quali dobbiamo sempre fare i conti, come giustamente ci ricorda sempre il Consigliere Aggravi, compatibili con le risorse finanziarie che abbiamo a disposizione, e questo DEFR ne è la testimonianza.

Pur comprendendo e accogliendo qualunque iniziativa popolare e qualunque segnalazione proveniente dagli Enti locali rispetto alla carenza dei medici di medicina generale, vorrei che fosse chiaro il fatto che questo tema è quello maggiormente attenzionato dalle nostre strutture e sia l'Assessorato che l'Azienda USL hanno messo in atto tutte le procedure che le norme, gli accordi collettivi nazionali e gli accordi integrativi regionali consentono, al fine di dare copertura a tutti i fabbisogni relativi ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, così come con riferimento al personale sanitario ospedaliero.

Nessuna inerzia può essere attribuita all'Assessorato e alle strutture aziendali, perché stiamo agendo con tutti gli strumenti disponibili, anche assumendoci responsabilità amministrative che intendono percorrere soluzioni mai perseguite prima da questo Assessorato - ovviamente questa situazione è una situazione straordinaria - e al limite delle nostre competenze regionali oppure dalle strutture aziendali.

Vorrei che quest'argomento fosse affrontato, sia dagli operatori che dai mezzi di comunicazione, tenendo conto della complessità dell'argomento e degli spazi d'intervento che sono posti in capo all'Assessorato.

In tutta Italia, ma anche in Europa, la mancanza di professionisti sanitari è all'ordine delle cronache di ogni giorno.

Il lavoro che stiamo facendo è finalizzato a ottimizzare le risorse disponibili anche attraverso riorganizzazione di alcuni servizi e l'individuazione di leve motivazionali per far scegliere la Valle d'Aosta quale luogo di lavoro in un momento in cui il lavoro in sé e per sé non è più il movente determinante della vita di ognuno, come molte ricerche specializzate sul tema riportano, arrivando addirittura a coniare un termine specifico per il fenomeno del gran numero di dimissioni intervenute post-Covid, la great resignation, che vede al primo posto le giovani generazioni.

Sicuramente, come è scritto nel DEFR, paghiamo oggi gli effetti della spending review e di scelte nazionali che non hanno agevolato gli operatori sanitari dal punto di vista delle leve motivazionali e della retribuzione, come anche scontiamo ancora oggi una programmazione- che gli scorsi anni è stata assolutamente inadeguata - dell'offerta formativa sanitaria a livello nazionale.

Penso al numero chiuso nella facoltà di medicina e delle borse di specializzazione, ad esempio, che solo negli ultimi due anni sono state potenziate in maniera consistente, e purtroppo anche le indicazioni che ci arrivano dalla prossima Finanziaria dello Stato non sembrano rivelare un serio investimento sulla sanità.

L'Assessorato si è inoltre preso l'impegno di rivedere alcune disposizioni normative in materia di assistenza economica, di disabilità e di enti del terzo settore, al fine di renderle maggiormente aderenti ai cambiamenti sociali dei nuovi bisogni emergenti, ricordando che la persona deve essere presa in cura nella sua complessità, realizzando dei servizi realmente integrati tra di loro, con particolare riferimento alle nuove povertà, che non sono solo tali in termini economici, ma che la pandemia ha determinato.

Uno dei principali obiettivi del settore delle politiche sociali, nell'ottica sopra richiamata di concentrare l'attività dell'Assessorato sulla programmazione, è quello di separare le funzioni programmatorie da quelle di gestione, attualmente esercitate in gran parte dal Dipartimento politiche sociali.

So che su questo punto il consigliere Manfrin ha posto i suoi dubbi, ovviamente sono delle visioni diverse. Io penso che concentrare nel Dipartimento e nell'Assessorato la funzione amministrativa, cioè pagare dei dirigenti affinché paghino delle fatture -questo è quello che fanno nell'80% del loro tempo - secondo me è sbagliato, ma ovviamente è una questione di vedute diverse.

Nel 2023 abbiamo previsto di lavorare per l'individuazione quindi di una nuova modalità di gestione dei servizi sociali, più efficace ed efficiente, attraverso la costituzione di una cabina di regia che avrà il compito di definire il nuovo modello di gestione dei servizi.

Con l'introduzione da parte del Piano sociale nazionale 2021-2023 dei livelli essenziali delle prestazioni - cioè i cosiddetti LEPS, ripresi anche nel documento di piano della salute e del benessere che abbiamo predisposto a oltre 20 anni di distanza dalla loro previsione normativa, la legge era la n. 328/2000 - uno dei temi su cui lavorare è quello dell'implementazione dei livelli essenziali ancora non pienamente garantiti sul territorio regionale.

Grazie alla progettualità a valere sulla missione 5, componente 2 del PNRR, sarà possibile sperimentare nuovi servizi che consentiranno di garantire il raggiungimento di tali livelli essenziali.

Un altro importante risultato è quello di aver garantito, nell'arco del prossimo triennio di programmazione, la stabilizzazione delle maggiori risorse finanziarie da destinare agli enti locali per la gestione dei servizi a favore delle persone anziane e alla prima infanzia, al fine di migliorare la qualità del servizio di assistenza a favore delle persone anziane e, per quanto riguarda i servizi di prima infanzia, di ampliare l'offerta dei servizi presenti sul territorio per contribuire all'inversione del processo di denatalità in corso.

Ricordo che siamo arrivati in alcune zone alla copertura del 40% e anche di più dei posti di asili nidi necessari ed è la percentuale più alta in Italia.

A chi afferma che questo Governo stia trascurando il tema delle politiche abitative, vorrei comunque ricordare lo stanziamento di quasi 70 milioni di euro appena destinati all'intervento di riqualificazione del patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica, a cui sarà dato seguito con la realizzazione dei lavori anche nella logica di abbattimento di circa il 50% delle spese energetiche.

In materia di contributo alla locazione, si realizzerà finalmente una piattaforma informatica che consentirà di velocizzare le procedure di presentazione delle domande e nei primi mesi del 2023 saranno disponibili gli esiti dello studio sulla povertà - che è stato affidato - e da questi discenderà una programmazione coerente sui prossimi interventi necessari per rispondere ai bisogni emergenti.

Presidente - Grazie all'assessore Barmasse. Ha chiesto la parola l'assessore Jean-Pierre Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz J. (FP-PD) - Credo che le critiche di oggi e di ieri, quelle intervenute in audizione, siano utili per chi governa, ma non solo, credo anche per chi ci ascolta, per coloro che sono deputati anche a informare coloro che non seguono puntualmente i nostri lavori.

Le persone che ascoltano e che si interessano si faranno un'idea al netto della vis polemica e della critica di parte, gli altri possono valutare l'operato del Governo e della pubblica Amministrazione attraverso gli atti, le leggi, le delibere, le determine, ma anche attraverso le azioni concrete e quotidiane.

Io ho una percezione, lo voglio dire, da amministratore di una macchina - sicuramente ha delle debolezze, lo studio Bocconi va proprio nella direzione di individuarle e di contrastarle - ma che lavora con dedizione, passione e onestà, e credo che non sia poco.

Demonizzare alle volte la pubblica amministrazione - facendo differenze, ogni tanto mi è parso di coglierle, tra un privato buono e un pubblico fannullone cattivo - non porta giovamento, non credo che aiuti il dibattito pubblico, e lo dico anche in risposta a certe semplificazioni che ho sentito, soprattutto nell'ultimo intervento del collega Lucianaz che ha fornito le sue ricette, legittime per carità, contro il malfunzionamento della nostra Regione che, vorrei ricordargli, è il frutto di scelte pluridecennali in cui tutti noi siamo, sia come cittadini sia come lavoratori sia come amministratori, a vario titolo coinvolti, anche come imprenditori peraltro.

Mi spiace che lei non abbia seguito il dibattito, forse era impegnato nella sua attività professionale di questi due anni proprio sulla cultura, l'offerta erogata dalla Regione, sul lavoro, sempre migliorabile, non lo discuto, delle nostre strutture a beneficio della cultura che è elemento di traino anche del nostro turismo, che è elemento reputazionale di una Regione che, da ben prima che prendessi io la responsabilità della delega, lavora per conservare, tutelare e valorizzare il nostro patrimonio culturale.

Con i colleghi proprio del suo gruppo, con i colleghi Distort, Lavy, Perron, con la collega Foudraz, con il collega Carrel, spesso ci siamo confrontati in questi due anni sul nostro patrimonio culturale, sul destino e sui tempi di realizzazione degli interventi sui nostri beni culturali, sia su quelli materiali e immateriali, e anche il collega Sammaritani spesso è intervenuto sul tema, per esempio, della musica, ognuno di noi e ognuno di voi ha a cuore degli argomenti che poi dopo mette a fattor comune.

Al di là delle normali critiche della dialettica politica, mi pare di aver colto una complessiva soddisfazione, tutto sommato, per ciò che è stato fatto negli anni, e parlo di anni, non parlo degli ultimi due anni, ma la politica spesso si prende in carico ciò che è stato fatto anche dai predecessori.

Dicevo che mi pare di aver colto una complessiva soddisfazione, sia valorizzazione dei beni materiali sia immateriali, solo quest'anno - per dire - abbiamo aperto due castelli sui quali si stava lavorando da decenni e sui quali molti di noi e amministratori passati hanno messo testa, energie e risorse; si sta lavorando anche per rendere moderni e fruibili il Castello Sarriod de La Tour, il Castello di Quart.

Insomma, abbiamo ragionato, anche animatamente, lei non era in questa sala, sull'acquisto per esempio del Castello di Introd, proprio con la perorazione da parte di alcuni sui colleghi di gruppo, a testimonianza del fatto che il nostro patrimonio culturale è un patrimonio vivo sul quale tutti noi abbiamo sempre avuto un'idea di investimento e di valorizzazione.

Che dire anche del Forte di Bard, che ricordo è volano del turismo proprio della bassa Valle, ce l'ha all'interno dello statuto e al quale abbiamo assegnato finanziamenti certi e considerevoli, come peraltro ad altre entità, parlo di Film Commission, per esempio, alla quale abbiamo assegnato delle risorse e che sta facendo anche un grosso lavoro di conoscenza del nostro territorio, sia ai fini di "Location" per delle produzioni cinematografiche televisive, ma anche come modo per comunicare e per raccontare il nostro territorio attraverso queste produzioni.

Lei ha citato la cultura immateriale ha parlato della Saison e sulla dimenticanza, secondo lei, delle altre lingue valdostane, il titsch e il töitschu, il francese - con il collega Lavy ne abbiamo parlato in un sacco di occasioni, sia con me sia con il collega Caveri - criticando indirettamente gli investimenti notevoli che sono stati fatti nei decenni nel guichet linguistique, sul BREL, sulle iniziative di salvaguardia e di conservazione del nostro patrimonio linguistico, e lo dico perché, quando mi capita di confrontarmi con amministratori che hanno la delega sulla cultura e sull'istruzione, molti rilevano questo grandissimo lavoro che nei decenni è stato fatto a valorizzazione della lingua e che non è un lavoro che in questi ultimi due anni è stato interrotto o è stato bloccato, ma si continua a lavorare, si continua a lavorare fortemente nella valorizzazione delle nostre lingue.

Sull'area megalitica mi sono preso alcuni appunti e risponderò nel dettaglio al collega Carrel che ha presentato un'interpellanza, ma anche lì la semplificazione degli investimenti a perdere, della musealizzazione... lei sa bene che l'area megalitica è stata rinvenuta negli anni 60, si sono fatti dei lavori, c'è una progettualità che tende a valorizzare l'area megalitica.

Il fatto di aver messo un museo... non l'abbiamo mica fatto noi, è un progetto che credo abbia passato questo Consiglio regionale nei decenni e che va nella direzione proprio di rendere e di valorizzare l'area megalitica attraverso la creazione di un museo che ospiterà dei reperti importanti del periodo romano, oltre che, ovviamente, valorizzerà anche il patrimonio e la parte museale che richiede continuamente un aggiornamento e un rinnovamento anche da un punto di vista proprio museografico.

Credo che - e questo lo dico a mio modesto parere - criticare alle volte con l'obiettivo magari di andare alla pancia delle persone, parlando d'investimenti fatti così, alla bell'è meglio, senza un'idea e una programmazione, bisognerebbe approfondire e magari bisognerebbe anche guardare i dibattiti che si sono fatti in questi anni.

Non neghiamo i ritardi, non neghiamo i problemi, la tutela dei beni culturali sapete benissimo essere spesso anche legata a delle variabili indipendenti, ma che si siano fatti dei lavori... anche Maison Caravex, la scelta di cercare di valorizzare un sito che altrimenti rimane un tumulo è qualcosa che credo sia stato oggetto di discussione da parte di tutti gli amministratori che si sono succeduti nel passato e una soluzione va trovata, perché altrimenti quel luogo rimarrà per sempre una cattedrale nel deserto, un'opera incompiuta.

Allora se la necessità è di salvaguardare, di rendere fruibile, di rendere utilizzabile e di valorizzare delle collezioni che sono le collezioni che raccontano anche la nostra cultura e la nostra storia, io non vedo nulla di male.

Poi è vero, lo possiamo mettere sulla piazza che troviamo sopra l'area megalitica, ma io la invito a visitare quell'enorme superficie che è una superficie che è stata immaginata in un modo e che poi, anche per una questione di risorse, perché poi dopo, lei sa, abbiamo speso decine di milioni di euro negli anni sull'area megalitica: sono stati fatti dei progetti, qualcuno ha immaginato di riconvertirla a titolo commerciale, di farci delle spa, di farci dei musei, si può immaginare tutto ma per poter riconvertire un'area di quel genere per poterla valorizzare, ci vogliono le idee, ma soprattutto ci vogliono le risorse, e ogni giorno qua parliamo degli investimenti fatti.

Sul turismo e sul commercio avrò modo di tornare con alcuni ordini del giorno presentati, voglio solo dire che si lavora a incrementare la reputazione della nostra regione e la conoscibilità proprio nella direzione che lei indicava, che è quella di differenziare la destinazione Valle d'Aosta rispetto al resto del mondo, sforzandoci proprio di mettere al primo posto le nostre peculiarità, ciò che ci rende diversi ma interessanti da un punto di vista turistico e non solo.

Un accenno agli accompagnatori di media montagna: lei dice che si fanno cinque-sei righe sugli accompagnatori di media montagna. È una questione sulla quale parliamo ormai da anni, gli accompagnatori di media montagna sono tra le professioni turistiche, qualcosa sulla quale ci stiamo proiettando - credo che i primi dibattiti sono stati fatti nel 2011-2012- e potrebbero diventare questi sì dei testimonial, una figura professionale ad ampia competenza e ad ampia trasversalità che, oltre la performance fisica, l'accompagnamento di gruppi e di persone attraverso le nostre montagne, in modo tale da far apprezzare anche la bellezza dei nostri luoghi, la nostra biodiversità, nelle intenzioni questa figura è una figura trasversale che sappia raccontare la Valle d'Aosta a 360 gradi, sotto il profilo culturale, dell'enogastronomia, linguistico, sotto il profilo della sicurezza in montagna eccetera, tant'è che nelle intenzioni questa dovrebbe anche fare da raccordo tra le attività commerciali e ricettive e, per esempio, il lavoro proprio di accompagnamento.

Insomma, tutto è migliorabile, così come anche il DEFR, e qua, avendo sentito varie critiche, entro sulla struttura del DEFR: qualcuno dice che è troppo sintetico, qualcun altro ne ha parlato come di qualcosa di eccessivamente articolato e tecnico, l'abbiamo detto in audizione: abbiamo fatto una scelta programmatica e di rappresentazione che non può non essere letta senza tener conto del bilancio, degli investimenti fatti e degli atti amministrativi, che dicono comunque di una politica che cerca di essere attenta alle risorse, al loro utilizzo, ma non con le mani in mano.

Qualcuno ha parlato per esempio di risorse zero, non mi ricordo neanche più chi, sul patrimonio culturale, e dice "Ma non si vede nulla sul DEFR". Ma è di tutta evidenza di come queste risorse siano contenute nei capitoli ad hoc, altrimenti come si potrebbe mantenere attivo e funzionante un patrimonio così immenso, così importante, quale quello che abbiamo il dovere di tutelare e valorizzare?

Il DEFR è importante ma non è esaustivo, delinea delle tracce ed è un po', io lo dico sempre, il libretto d'istruzione del bilancio e del lavoro amministrativo di dettaglio, così dev'essere letto e così dev'essere interpretato.

Chiudo dicendo che non è indifferente il periodo storico in cui stiamo vivendo, la nostra programmazione e i nostri obiettivi sono di visione, ma non siamo dei Naif che scrivono dei libri dei sogni, qualcuno ha parlato di un libro dei sogni, era un qualcosa che si diceva già quando sono usciti i primi DEFR due legislature fa, quando eravamo qua e si parlava del libro dei sogni. Questo io non penso che sia un libro dei sogni, ma è una visione programmatica di argomenti e di questioni che sappiamo in qualche modo di poter realizzare. Ciò che non è scritto, non è perché non esiste, ma perché, quando si fanno delle sintesi, non è possibile scrivere tutto e, alle volte, ciò che non è scritto è perché siamo consapevoli che è inutile ra

Presidente - Ha chiesto la parola l'assessore Bertschy, ne ha facoltà.

Bertschy (AV-VdA Unie) - Fra i dibattiti importanti che avvengono in quest'aula, ci sono i dibattiti e il confronto politico sui documenti di programmazione.

Il DEFR è uno di questi, ci sarà di qui a pochi giorni il bilancio, e sono i dibattiti che credo arricchiscano di più la conoscenza personale di chi interviene in termini di sensibilità politica, anche di temi, di capacità di visione e di sviluppo della progettazione politica, che deve far parte del nostro agire da eletti, e sono dibattiti anche che mettono in condizione l'opinione pubblica di farsi un'idea di quello che nel Consiglio regionale si tratta, si argomenta e si spiega.

Quindi credo che sia il momento più interessante a livello politico, perché poi, quando si va sui singoli temi, si tratta l'azione specifica, l'obiettivo specifico e si rischia di perdere di vista un po' il punto generale ed il contesto.

Gli interventi che abbiamo sentito sono interventi da opposizione, a volte da minoranza e a volte da opposizione, sono interventi che io definirei in maniera diversa, interventi di contesto con una visione del futuro, interventi di settore e invece interventi completamente decontestualizzati, con il solo obiettivo di buttare qualche parola al vento per gonfiare un po' i muscoli nei confronti di qualche elettore, e sono cose che negli ultimi dieci anni in questo Consiglio sono successe molte volte.

Io, personalmente, anche per il mio modo di affrontare la politica, ormai da qualche anno - le persone fuori dal Consiglio, più che quelle del Consiglio mi conoscono - amo molto ascoltare le persone che guardano, intanto approfondiscono i temi, guardano il futuro e magari dicono cose completamente diverse da quelle che io penso, ma le apprezzo proprio perché sono in grado di argomentarle e guardare avanti, ma sanno partire da un contesto!

Se si decontestualizza questo dibattito da quello che sta avvenendo ormai da qualche anno e in questi ultimi mesi, si perde di vista la nostra responsabilità politica.

Abbiamo vissuto una crisi lunghissima, come tutti gli altri Paesi europei e anche mondiali, a noi a questa crisi abbiamo aggiunto, come Regione Valle d'Aosta e come Consiglio regionale, una crisi politica nel 2020 che ci ha portato in ordinaria amministrazione e poi a delle elezioni, elezioni che avrebbero dovuto chiarire il quadro politico che, purtroppo, invece non l'hanno ancora chiarito completamente, perché si sono affermate delle forze politiche, in particolare la Lega con un grande risultato, ma queste forze politiche non hanno poi avuto la possibilità di organizzare delle maggioranze politiche, perché oggi viviamo ancora in una condizione elettorale differente.

Quindi abbiamo dovuto ripartire a fare politica nella maniera migliore possibile, cercando di mettere insieme sensibilità, progetti e programmi, e a due anni e più ormai di questo lavoro, bisogna cominciare a tracciare qualche linea e soprattutto a fare qualche prima verifica.

Io personalmente ritengo che questa maggioranza e questo Governo in particolare - e ringrazio il Presidente per aver saputo fare tutto quello che era possibile fare in una situazione così difficile - abbia fatto il massimo in una condizione politica sfiancante, difficile da gestire, in una condizione politica che avrei voluto vedere a parti invertite cosa avrebbe potuto permettere di fare ad altre persone sedute qua al Governo.

Io credo che a oggi personalmente non posso che dirmi soddisfatto del lavoro fatto in una condizione politica estremamente difficile, in una condizione economica critica, in una condizione finanziaria che dimostra quanto vorremmo fare di più ma quanti limiti ci sono nell'affrontare qualsiasi argomento. Quindi bisogna darsi delle priorità, bisogna costruire delle strategie e dei progetti. Il DEFR fa questo.

Può piacere o non piacere, il tentativo che abbiamo fatto è di scrivere in queste pagine un po' la visione politica dei settori e un po' la visione politica di insieme, sapendo che c'è una difficoltà di base che è quella di una maggioranza che sta governando a 18, perché dopo uno sfiancante confronto politico estivo non si è riusciti a organizzare una maggioranza diversa. È responsabilità di tutti, responsabilità di nessuno, e si è continuato a governare cercando di fare il massimo in una situazione, ripeto, molto, molto particolare.

Siamo di nuovo in una fase politica di confronto, abbiamo letto sui giornali, ma in particolare noi della maggioranza sappiamo cosa stiamo facendo, perché tutti ci si rende conto che in una situazione come questa lavorare a 18 è difficile ed è difficile organizzare una progettualità.

Allo stesso tempo ci si rende conto di quanto sia difficile organizzare una maggioranza diversa, perché la maggioranza, rispetto al passato - e questa è un'esperienza che questa assemblea si è costruita nel tempo - non si può più organizzare semplicemente a numeri, perché poi succede quello che è successo tante volte. I Governi non tengono in maniera sufficiente, perché le maggioranze non sono coese rispetto agli obiettivi da raggiungere.

Allora il tema aperto è quello del confronto politico per capire se qui si potranno organizzare maggioranze più coese e non solo più forti in termini di numeri, e quello credo che sarà un lavoro da fare in maniera approfondita insieme ai movimenti.

Credo che ci sia da sottolineare l'importanza di quanto ci sarà bisogno in futuro di movimenti, lo ha ben argomentato Giuseppe De Rita in un articolo comparso qualche giorno fa: cresce, oltre ai personalismi, una domanda di partito, perché la società si sta ritrovando sempre di più in assenza di visioni politiche rappresentate da forze politiche che non rappresentino semplicemente le leadership del momento. È in questo senso che si inserisce il percorso anche delle forze politiche autonomiste, che credono nell'importanza di ritrovare una forza politica autonomista più coesa, più rappresentativa, più capace di dare spazio alla pluralità e allo stesso tempo alla progettualità per la propria comunità, ovviamente in un contesto in cui esistono le altre forze politiche che speriamo sempre più organizzate.

Perché dico queste cose? Perché per arrivare al DEFR e comporre un DEFR in una situazione come questa, le difficoltà aumentano e si è fatto tutto quanto possibile per cercare di fare il meglio possibile, ricordando che nel corso dell'estate questa maggioranza ha perso un'ulteriore componente che ha fatto una sua scelta politica, il collega Marquis, che ha deciso, nella sua visione del futuro, di dare il suo contributo a una forza politica differente da quella che lo ha eletto in Consiglio regionale.

La progettualità passa per la visione politica, per il sostegno finanziario e per le azioni che si vogliono mettere in campo. Noi abbiamo, nei vari settori, provato a fare il massimo di quello che sono le nostre capacità ma cercando di recuperare anche gli errori del passato e la mancanza di continuità di programmazione del passato, perché questo Governo che è in carica dall'ottobre 2020 - e siamo al primo dicembre 2022 - ha avuto due anni per recuperare tutta una serie di mancata programmazione che è avvenuta e che ha coinvolto, à tour de rôle, tutti.

La Lega nel 2018 ci ha provato a governare, purtroppo è stata messa in difficoltà da questa modalità, dopo sei mesi la Lega ha dovuto abdicare e anche la Lega si è trovata in una condizione di mancanza di governabilità in quel contesto.

Quindi ci sono stati più governi che si sono trovati a mettere insieme dei programmi e a non poterli portare avanti. Questo Governo per due anni ha provato a recuperare un po' della programmazione del passato. Chi lo sa se rimarrà in carica tutta la legislatura, cosa riuscirà a fare? Se ne arriverà un altro, dovrà dare continuità a qualche cosa di quello che funziona e mettere in campo evidentemente, per le sensibilità politiche che ha, della nuova programmazione.

Noi, nel settore del lavoro, del Dipartimento sviluppo economico e degli impianti a fune, abbiamo provato a scrivere nel DEFR quello che ci sembra importante fare nei prossimi tre anni, un nuovo Piano politiche del lavoro che, per la seconda volta - se riusciremo ad approvare - sarà il secondo documento triennale di progettazione, dopo che per anni non abbiamo avuto un Piano politiche del lavoro, l'alleanza per il lavoro.

Perché io insisto su questo documento su cui poi avremo modo di confrontarci? Perché ci lamentiamo di tutta una serie di problemi sui giovani, della crescita demografica, di tante cose; l'alleanza per il lavoro per me, quello che deve esprimere, è una progettualità nel campo del lavoro ma anche un sostegno rispetto alla qualità del lavoro restituito ai lavoratori, ma in particolare ai giovani. Senza un lavoro sicuro, senza aziende solide, senza una possibilità di progettare la vita, non si creano le condizioni di sviluppo sociale ed economico per la nostra comunità, ma in particolare non si potranno garantire ai nostri giovani i progetti di vita che noi ci aspettiamo che possano avere. Quindi è il documento giusto? Non lo so, io insisto perché intorno al lavoro si possano mettere le aziende, le forze sociali, l'Amministrazione e i vari attori economici per dire che abbiamo bisogno di garantire contratti solidi, imprese che possano avere una programmazione per il futuro, ma soprattutto delle possibilità per i giovani d'investire nuovamente sulla propria vita, come capitava alle generazioni di anni fa.

Serve un documento? Non lo so. A noi, parlandone in Consiglio politiche del lavoro, viene sempre da raccontarci cosa può fare ognuno di noi invece che dire cosa deve fare l'altro, ed è questo che proviamo a fare. Questo documento dovrà cercare di fare questo.

Ho sottolineato negli scorsi giorni in un'intervista l'importanza di una delle prime scelte che il Governo nazionale Meloni ha fatto: la costituzione di un fondo per gli investimenti degli impianti a fune, un fondo che probabilmente avrà bisogno sicuramente di maggiori risorse ma un segnale importante e questo Governo ha dato però altre azioni sulle quali dovremmo andare a verificare la capacità di dare delle risposte.

Si reintroducono i voucher, il sistema dei voucher, e si amplia il riferimento fiscale a 10 mila euro.

Sicuramente è uno strumento che rende più dinamico, elastico e rispondente a certi settori il sistema del lavoro, sappiamo che quel modello di lavoro è il modello che per tanti anni ha creato dei problemi ai contratti, a delle persone che non hanno un contratto di lavoro stabile, quindi andrà verificata l'introduzione di questa proposta legislativa e lo faremo nell'ambito delle nostre politiche, perché sappiamo quanto ce n'è bisogno di risposte dinamiche flessibili, che però non si devono tradurre nell'impossibilità per le persone di avere una stabilità nel tempo.

Si parlava degli aspetti sociali, la Lega, Forza Italia, oggi al Governo, giustamente qui in quest'aula ha sostenuto l'esigenza di portare a 25-30 mila euro il Bonus Social, cosa che condividiamo, cercheremo delle risorse in futuro; oggi la prima azione del Governo Meloni è di fissare l'intervento sociale a 15 mila euro, non a 20 mila come siamo in Valle d'Aosta.

Quindi credo che sul doppio livello regionale-nazionale dovremmo leggere insieme le fasi politiche, probabilmente anche il Governo Meloni si trova di fronte a una difficoltà ad alzare quel tetto perché bisogna avere delle risorse, ma questa è la politica quando si governa e quando si è dall'altra parte.

Certo che anche a noi piacerebbe portare più in alto quest'asticella, perché ci rendiamo conto che i 20 mila euro oggi non sono una condizione di risposta assoluta, però, evidentemente, come vorremmo farlo noi, lo vorranno fare a livello nazionale e tutti noi cercheremo di dare, cercando le risorse, la risposta la migliore possibile.

Nei documenti dell'Assessorato si parla di Piano energetico ambientale, finalmente ve lo presenteremo, più strategia di quello io non so cosa dobbiamo mettere in campo.

Sotto poi c'è tutta l'azione sull'idrogeno, le comunità energetiche, ma l'idrogeno, sparato ai quattro venti su ogni media... oggi ci sono due bandi aperti, abbiamo gli uffici che telefonano sette volte al giorno per avere le risposte per costruire questi bandi. Quindi, attenzione che poi, dopo il titolo, c'è l'Amministrazione. L'Amministrazione funziona cercando di mettere insieme tutto quello che deve funzionare per arrivare a costruire la risposta, e oggi i Ministeri su certe azioni non ci danno le risposte.

Noi le azioni sull'idrogeno ce le abbiamo bene in mente, sappiamo dove andarlo a produrre, sappiamo dove andarlo a distribuire, stiamo cominciando a pensare a chi lo utilizza, al trasporto su gomma con dei progetti sperimentali, ma poi bisogna mettere insieme tutto questo con dei progetti amministrativi e tecnici, e non è "detto fatto", perché ci sono delle condizioni che, ripeto, non un Assessore, gli uffici non riescono a - usiamo il termine maggiormente usato nell'anno 2022 - portare a terra, e ci sono due bandi, uno per la costruzione di un distributore e uno per l'utilizzo della misura sul recupero degli immobili industriali dismessi, e su quelli si sta lavorando come stanno lavorando tutte le altre Regioni.

Quindi lanciare delle politiche, non vuol dire realizzarle, avere delle visioni non vuol dire scrivere che domani mattina sono fatte. C'è tutto un lavoro di tipo politico-amministrativo che è molto più difficile da realizzare di quello che a volte ci raccontiamo e tradurlo e semplificarlo, a mio avviso non fa del bene né alla nostra Amministrazione regionale né alla comunità.

Abbiamo parlato della strategia sulla specializzazione intelligente, la Valle d'Aosta, a nostro avviso, ma sono convinto e l'ho sentito dire anche dalle forze di opposizione più volte, deve puntare sulla ricerca, sull'innovazione, sulla qualità, sulla specializzazione delle proprie aziende e sulle competenze dei propri lavoratori; non potremo mai, e abbiamo sbagliato in passato a confrontarci sui grandi modelli di produzione, siamo piccola comunità e dobbiamo fare qualità.

Attraverso quel documento proviamo a investire sulle nostre imprese per alzare il livello delle nostre imprese e cercare, allo stesso tempo, e anche qui è un lavoro lungo, nel campo dell'istruzione, nell'Università, nel sostenere i nostri ragazzi, per la prima volta sosteniamo i ragazzi che vanno a fare l'ITS fuori, con dei voucher. Sono scelte del Consiglio politiche del lavoro, non me le voglio intestare perché ci siamo tutti lì dentro e lo stiamo facendo, però in due anni abbiamo fatto dei passaggi e stiamo cercando di fare dei passaggi che vanno in una certa direzione perché, ripeto, noi non abbiamo bisogno di grandi aziende che occupino numerosi lavoratori, abbiamo bisogno di piccole aziende che stiano in campo, che sappiano essere competitive nel limite del possibile, che guardino all'export e che possano dare una risposta qualitativa in termini di competitività al nostro sistema.

Infine il tema degli impianti a fune: io non so, credo che poi con la consigliera Guichardaz avremo modo di parlarne meglio, non so cosa si intende per piano strategico, obiettivamente.

Noi abbiamo di scrivere nei vari DEFR le azioni che avevamo in mente di portare avanti e tante di queste azioni le abbiamo già raggiunte, anche qui grazie alla collaborazione del Consiglio regionale su tante leggi, però il settore strategico degli impianti a fune in Valle d'Aosta sta in piedi con un modello che è differente da quello degli altri territori, giusto o sbagliato.

Il Consigliere Aggravi lo dice sempre, facciamo attenzione, in un'ottica futura, a dove prenderemo le risorse per investire. É un tema aperto, come il tema della gestione delle società.

È chiaro che siamo in una condizione di costruire delle strategie nuove.

Nel frattempo abbiamo fatto delle azioni, abbiamo fatto degli investimenti, abbiamo cercato di portare a casa i risultati e stiamo guardando, "sbagliato o giusto".

Per noi, il progetto sul collegamento intervallivo è un progetto che guarda al futuro perché cerca di collegare alcune vallate a un punto in cui in un futuro si potrà ancora sciare, cercando di dare a quel progetto quel tipo di progettualità.

Massimo rispetto per chi non lo condivide e fa delle altre proposte, ma, personalmente, la mia forza politica e le forze politiche che sostengono questa maggioranza si sono presentati agli elettori con quel tipo di progettualità lì e non la difendono per fare qualcosa contro gli altri, ma hanno presentato un progetto agli elettori e cercano di portarlo avanti.

Ci sarà una discussione, lo vedremo, ma dire che non c'è una progettualità è sbagliato.

L'altro giorno, nell'assemblea degli impianti a fune, abbiamo parlato di tanti temi che riguardano quel settore lì, ma perché ne parliamo? Perché è un settore che rappresenta tanti posti di lavoro, un indotto importante, 100 milioni di fatturato e una visione competitiva che mette la nostra regione su un panorama internazionale sempre a un certo livello.

Questi sono i temi, scriviamoli meglio, scriviamoli peggio, ma dire che non esiste progettualità, a nostro avviso, è sbagliato.

Quindi con la speranza che, finito il mese di dicembre, il Consiglio possa ricominciare l'anno in una situazione politica più chiara, io credo che sia giusto sottolineare la grande azione che è stata fatta con le forze che si avevano in questo periodo.

Presidente - La parola al presidente della Regione Lavevaz.

Lavevaz (UV) - Qualche breve considerazione anche da parte mia, in chiusura di queste repliche e di questo dibattito che si è svolto tra ieri e oggi. Ho ascoltato con molta attenzione e con interesse tutti gli interventi e ringrazio tutti per gli spunti che sono arrivati.

Credo che, come ha detto l'assessore Guichardaz, questo documento, più che essere un documento finanziario, parrebbe essere un ossimoro dalla descrizione che è stata fatta, perché da un lato si dice che è sintetico ma è troppo lungo, dall'altro si dice che è troppo lungo ma senza contenuti dettagliati, si dice che è un libro dei sogni ma che non ci sono visioni per il futuro, quindi è un documento un po' particolare, difficile da leggere evidentemente.

Sintetizzerei e semplificherei la replica in due aspetti che ripercorrono i due approcci diversi che ho letto negli interventi che sono stati fatti e che sono solo in parte sovrapponibili: da un lato si è data una lettura di questo documento che sembra essere la descrizione di una realtà parallela, non quella della Valle d'Aosta di oggi; ho sentito veramente una descrizione di una situazione e di una realtà sia politico-amministrativa, ma anche socio-economica, della nostra regione che sembrerebbe o dovrebbe in qualche modo far impallidire il Burundi, se lo paragoniamo. Conosciamo le dinamiche della discussione politica, le distorsioni funzionali al dibattito politico, fanno parte del gioco della politica, quindi questo lo capiamo, ma credo che ci siano dei limiti anche a questo tipo di narrazione. Per fortuna ci sono dei limiti anche a questa soggettività della narrazione e quindi anche a queste distorsioni; sono dei limiti che sono solidamente oggettivi, si chiamano fatti, sono stati già enucleati in parte dai miei colleghi.

Si è continuato in questi mesi, negli ultimi in particolare, a mescolare l'attività politica extra consiliare con l'attività consiliare e amministrativa. Capisco che per qualcuno e per qualche forza politica sia difficile immaginare che ci sia un dibattito politico all'esterno del Consiglio regionale, per fortuna è così, e ne sono ben contento. È chiaro che, come ha ricordato il Vicepresidente, l'una influisce sul lavoro dell'altro, questo non lo nascondiamo, è di tutta evidenza che un dibattito politico all'esterno non facilita il lavoro all'interno dell'Aula consiliare o comunque il lavoro amministrativo, ma di certo non lo ferma.

C'è stata una descrizione di una situazione, e cito testualmente: "C'è stato poco lavoro, bisognerebbe lavorare, le strutture sono in difficoltà per la crisi politica".

Io credo che la realtà dei fatti descriva una situazione diversa.

Faccio solo alcuni esempi a titolo esemplificativo di questi ultimi mesi di lavoro: ad esempio, sul tema del nuovo Ospedale, dopo tanti anni di svariegato empasse, l'anno prossimo metteremo la prima pietra per la costruzione del nuovo Ospedale.

Abbiamo sbloccato finalmente delle opere che risultavano elencate tra le opere incompiute, parlo dell'aeroporto, questi sono fatti.

Maison Caravex, è stata citata, è un altro esempio di un'opera cosiddetta incompiuta che finalmente vedrà un futuro definitivo.

Abbiamo risposto alla situazione economica legata in ultimo alla crisi ucraina ma anche l'anno scorso alla crisi post-pandemica, o comunque pandemica - parlo della crisi economica - con degli aiuti che sono stati, e lo sono ancora oggi, fra i più importanti in termini assoluti, se paragonati alla popolazione residente nella nostra regione. Questi sono fatti.

Abbiamo sbloccato le pianificazioni, al di là di quello che è stato detto, e avviato le riforme strutturali che in alcuni settori definirei epocali, parlo, ad esempio, di tutta l'organizzazione del servizio idrico integrato ma anche di altre riforme che erano nei cassetti da anni che in questi due anni, dove pareva esserci un immobilismo totale, abbiamo portato avanti e in qualche modo sbloccato. Questi sono fatti.

Abbiamo aumentato le risorse agli enti locali in maniera ancora importante. Questi sono altri fatti.

Poi l'Amministrazione, come dice qualcuno, parla con gli atti, un Consiglio regionale parla con gli atti amministrativi e con le leggi che promulga la promulgazione del Presidente della Regione, il Consiglio regionale approva le leggi.

Negli ultimi due anni - ricordo due anni in cui nella narrazione fatta eravamo nell'impasse totale, nell'immobilismo più generale, più generalizzato - con le norme che abbiamo approvato ieri, contando le ultime due norme che approveremo nell'ultimo Consiglio, abbiamo approvato una media di 35-36 leggi all'anno, questo nel 2021 e nel 2022.

Voi sapete qual è la media degli atti legislativi dei dieci anni precedenti? È di 19 atti, quindi poco più della metà.

Io sono convinto che il numero degli atti non sia un dato in assoluto significativo, ma è comunque importante per definire il lavoro che viene fatto.

Credo che non sia banale questo, è un elemento che va analizzato.

Dall'altra parte invece, della narrazione, le cose sono state descritte in parte così, ma in parte in una maniera ancora diversa che, confesso, fa riflettere perché sono elementi nuovi nel dibattito della politica regionale, nuovi non di oggi ma nuovi degli ultimi anni, ma sono una novità importante rispetto alla storia di questo Consiglio Valle.

Parlo dei continui riferimenti ad altre regioni, a regioni diverse dalla nostra. Passi da un lato il continuo benchmarking, cioè il paragone con la Lombardia, con il Piemonte, questo ci può stare, probabilmente lo farei anch'io se avessi nel simbolo del mio movimento un politico lombardo o un politico piemontese, e anche se le scelte strategiche venissero dettate da Via Monte Napoleone o a Gallarate, per citare due casi chic rispetto a vie meno conosciute. Invece nel mio simbolo c'è un solo leone che è senza nome, magari si chiamava Brambilla di cognome ma non lo so, questo non ci è dato sapere.

Credo che questi riferimenti vadano anche presi quando sono positivi, credo che la nostra regione nelle ultime settimane e negli ultimi mesi sia rientrata a giusto titolo nelle statistiche nazionali annuali che sempre vengono fatte su tanti indici di qualità della vita, di qualità dei servizi, figurando spesso ai primissimi posti.

Si è fatta poi nell'ultima settimana ancora una polemica sulla percentuale dei dipendenti pubblici rispetto alla popolazione; io credo che soltanto chi non ha proprio un'idea di numeri di statistica possa essere stato stupito da questa percentuale.

È chiaro che la statistica, per quanto riguarda la Valle d'Aosta, è sempre più complicata perché è distorta dai piccoli numeri, però, detto questo, non è tanto questo che mi fa riflettere nell'ambito della nostra discussione politica, ma è più la questione che è stata sollevata anche in maniera piuttosto accesa e veemente da diversi interventi in quest'Aula che è quella del dire: come potrà questa maggioranza dialogare con Roma? Come potrà questa maggioranza, con i suoi numeri, essere abbastanza forte per fare scelte coraggiose senza avere un contatto a Roma? Ce ne sono stati diversi di questo tenore.

Permettetemi di rivendicare in qualche modo l'autonomia di questo Consiglio Valle rispetto alla politica nazionale, questo credo che vada rivendicato ma soprattutto il sacrosanto diritto di avere delle idee che non siano per forza allineate e appiattite su una politica nazionale o su una maggioranza di turno che possa essere al momento al Governo a Roma.

Veramente vogliamo rifarci alla politica dei rubinetti della prima Repubblica nei ragionamenti della politica di questa Regione? Io non credo, io credo che la politica valdostana e il Consiglio Valle abbiano una dignità che non ha bisogno di padroni esogeni, e questo è in contraddizione con altri interventi fatti all'interno dello stesso gruppo, che vedo difficile da conciliare con questi interventi, ma su questo non voglio entrare perché non voglio entrare nel dettaglio e nelle repliche puntuali di quello che è stato detto.

Questo lo dico e lo voglio ribadire, ma credo che sia ultroneo, non significa che il Governo regionale non debba costruire, non debba coltivare dei rapporti, delle azioni sinergiche con il Governo centrale, tutt'altro, è esattamente il contrario. Dico solo che dobbiamo difendere una dignità politica che voglio rivendicare con forza.

Visto che molti colleghi hanno concluso con una domanda, ed in particolare, credo il collega Aggravi ha chiuso proprio con la domanda "Chissà se questa maggioranza avrà la forza di confrontarsi con il Governo romano", io concludo questo mio breve intervento e vi chiedo invece "se questo Consiglio Valle avrà ancora la dignità di stare sotto la scritta che abbiamo alle nostre spalle oppure dovremo in qualche modo aggiornare la scritta, magari con le gesta di qualche figura leggendaria di battaglie lombarde del XII secolo".

Ai posteri l'ardua sentenza, come diceva Manzoni, se non sbaglio.

Alle ore 12:15 assume la Presidenza il presidente Bertin.

Bertin (Presidente) - Sono finite le repliche del Governo, possiamo passare agli ordini del giorno. Gli ordini del giorno vengono analizzati in ordine di presentazione, pertanto partiamo con il primo ordine del giorno, presentato dalla Lega. Si è prenotata la consigliera Foudraz per l'illustrazione, ne ha facoltà.

Foudraz (LEGA VDA) - Quest'ordine del giorno viene presentato stante l'assoluta importanza che riveste e che rivestirà nel prossimo futuro il servizio di telemedicina per l'assistenza sanitaria ai cittadini valdostani.

In cosa consiste la telemedicina? Ovviamente farò una piccola descrizione, una descrizione sommaria, solo per far capire all'esterno di quest'aula, per chi ci segue e ci ascolta, di cosa stiamo parlando.

Con la telemedicina è possibile ottenere un consulto medico online, usufruire della teleassistenza, del monitoraggio in remoto dei parametri vitali dei pazienti e degli esami medici direttamente in farmacia; numerosi sono gli ambiti di applicazione della telemedicina.

Le linee guida ministeriali intendono per telemedicina una modalità di erogazione di servizi sanitari tramite il ricorso a tecnologie innovative in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente non si trovano nella stessa località.

La telemedicina consiste quindi nel fornire quel servizio medico a distanza senza la necessità che il paziente si rechi nelle strutture sanitarie. La possibilità di visite a distanza o televisite, dove il medico visita appunto il paziente a distanza servendosi di applicazioni web.

Il teleconsulto, ovvero quell'attività di consulenza a distanza fra medici, che permette a un medico di dialogare e di chiedere il consiglio a uno o più medici sulle diagnosi, sulle prescrizioni e sulla cura di un determinato paziente.

Il telemonitoraggio e la telerefertazione, che permettono di monitorare e acquisire alcuni parametri vitali del paziente direttamente da casa, grazie all'uso di innovativi dispositivi tecnologici che vengono impostati e predisposti preventivamente dal medico oppure dal farmacista, come, ad esempio, potrebbe essere l'holter pressorio per il monitoraggio della pressione arteriosa nelle 24 ore.

I parametri rilevati vengono quindi trasmessi in automatico a una centrale operativa e condivisi con medici specialisti. Questi ultimi, una volta analizzati i vari parametri, redigono un referto e lo inviano direttamente al paziente o al farmacista, rispettivamente per esami medici effettuati da casa, oppure in farmacia, andando quindi a ridurre il sovraffollamento dell'ospedale ma anche i tempi di attesa per la prenotazione e la refertazione di un esame.

Tutto questo quindi assicura equità nell'accesso alle cure, migliora la comunicazione tra i membri di un team sanitario, supporta il paziente nella gestione delle terapie e fornisce un sostegno nei servizi di urgenza.

Sono quindi innumerevoli i vantaggi della telemedicina. Permette di diffondere maggiormente la cultura della prevenzione, dà equità di accesso alle cure, soprattutto nella nostra regione la telemedicina faciliterebbe l'accesso all'assistenza sanitaria in tutte quelle aree remote e rurali, migliora la qualità dell'assistenza, garantendo quindi quella continuità nelle cure e potenzia di conseguenza la medicina territoriale.

Leggendo il Piano della salute e del benessere sociale, attualmente ancora all'esame delle Commissioni consiliari, ho preso atto che è stato dedicato un ampio e approfondito spazio a questo servizio di assistenza sanitaria, un servizio che andrà sviluppandosi sempre più nel corso di questi anni, un servizio di assistenza sanitaria che, per una regione come la nostra, come ho detto prima, dal punto di vista della sua conformazione territoriale, risulta essere ancora più necessario e urgente e diventerà sempre più una prassi abituale.

Con la pandemia poi abbiamo riscontrato quindi che il valore che la tecnologia ha nel poter monitorare, supportare e curare i pazienti a distanza è un valore che ha delle dimensioni immense.

Curare particolari categorie di pazienti, con patologie croniche o con fragilità, attuando quindi telemonitoraggio e teleassistenza, diventa dunque fondamentale per assicurare degli interventi capillari e tempestivi. Il tutto senza stressare ulteriormente il paziente che già vive una situazione di sofferenza. Poter quindi essere seguiti, monitorati, curati direttamente, stando al proprio domicilio, è dunque una conquista, una grande conquista.

Un'ottimizzazione nell'erogazione dei servizi sanitari che si offrono ai pazienti, non sostituendosi alla medicina tradizionale ma affiancandola e integrandola, per permettere quindi quel miglioramento dell'assistenza che si può dare ai cittadini. Un'innovazione tecnologica che cambierà quindi il futuro dell'assistenza territoriale.

Entrando nello specifico di quanto è stato previsto in questo DEFR che abbiamo discusso tra ieri e oggi, al punto 1.6, alla voce "Assessorato, sanità, salute e politiche sociali", si cita testualmente: "La riorganizzazione dell'assistenza territoriale richiederà, inoltre, di potenziare le attività di telemedicina che, seppure già avviate in alcuni settori, necessitano di essere ulteriormente implementate per una sempre maggiore efficace e tempestiva presa in carico degli assistiti, erogazione delle prestazioni e monitoraggio delle cure".

Considerato, come dicevo prima, che si andrà sempre di più in quella direzione, quindi con l'utilizzo massiccio della telemedicina, ed evidenziato che per poter attuare tale modalità di cura dei pazienti affetti dalle più diverse patologie occorre, affinché sia esplicata al massimo la sua efficacia, che vi sia quest'organizzazione efficiente e capillare sul territorio, ritenuto quindi opportuno, al fine di ottenere i massimi risultati relativi all'organizzazione del servizio di telemedicina territoriale, promuovere le adeguate azioni in campo tecnologico presso società che abbiamo, società in house che già operano per l'Amministrazione regionale nel settore della tecnologia e della digitalizzazione... ma perché dico questo? Perché alcune settimane fa, durante delle audizioni in Commissione consiliare, quando si analizzava quest'importante documento di economia e finanza regionale, è emerso che non vi è mai stata nessuna interlocuzione su quest'importantissimo tema fra l'Amministrazione regionale e la società in house che è nata da una legge regionale, una legge del 1987, più precisamente la legge regionale 81, che si occupa proprio di innovazioni tecnologiche, e io, sinceramente, sono rimasta stupita perché mi dico: ma come è possibile non avvalersi di una consulenza così preziosa, che peraltro possiamo dire di avere in casa, perché, appunto vorrei sottolineare il fatto - l'aveva già sottolineato anche ieri l'assessore Caveri - che praticamente la Regione è azionista per oltre il 75% di questa società.

Per le motivazioni che ho appena citato, con quest'ordine del giorno vorrei che il Consiglio regionale impegnasse il Governo regionale a interagire ai fini della massima efficienza nell'organizzazione dell'attuazione del servizio di telemedicina territoriale regionale con la società in house appositamente costituita con legge regionale.

Presidente - Per il Governo, l'assessore Barmasse.

Barmasse (UV) - Con l'occasione informo i Consiglieri che nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, missione 6 componente 1, "Reti di prossimità, struttura e telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale", è previsto un sub-investimento 1.2.3.2 denominato "Telemedicina", che riconoscerà alle Regioni dei finanziamenti sulla base di un piano operativo regionale, che è in fase di redazione, da presentare ad Agenas entro fine anno.

Tale investimento prevede due possibilità di realizzazione: la prima attraverso il mantenimento di una piattaforma regionale già esistente da implementare e integrare con la piattaforma nazionale, la seconda attraverso la completa sussidiarietà a livello nazionale. Non rimane quindi spazio per una terza soluzione, cioè il ricorso a una società in house regionale.

Il progetto regionale in questo momento è in fase di elaborazione, il gruppo regionale di telemedicina, istituito con DGR 1519/2022, si è già più volte riunito per le valutazioni relative ai fabbisogni totali per i servizi di telemedicina, come definito nelle linee guida adottate in materia ai sensi del comma 15 lettera A dell'articolo 12 del Decreto Legge 18 ottobre 2012 n. 169 e il rispetto di milestone e target nonché il cronoprogramma dello specifico sub-investimento, quali componenti del fabbisogno si intende coprire con soluzioni di telemedicina già esistenti sul territorio regionale, quali componenti del fabbisogno totale si intenda acquisire nel sub-investimento 1.2.3.2, e le modalità di implementazione al fine di raggiungere almeno il 70% degli enti e dei professionisti sanitari del Servizio Sanitario Regionale.

Per le motivazioni che ho illustrato, l'ordine del giorno non può essere accolto.

Presidente - Si è prenotata la consigliera Foudraz a cui passo la parola.

Foudraz (LEGA VDA) - Grazie, assessore Barmasse, per la spiegazione che ha dato, io comunque rimango stupita che siamo azionisti per una quota del 75% di una società in house che si occupa di tecnologia e di innovazione e non si possa sfruttare per far partire in maniera capillare questo servizio.

Presidente - Mettiamo in votazione l'ordine del giorno. La votazione è aperta... Non è una dichiarazione di voto ma è un intervento, uno per gruppo. In sostanza nell'ordine del giorno vi è la presentazione, la replica del Governo e uno per gruppo. Consigliere Baccega ne ha facoltà.

Baccega (FI) - Molto brevemente perché non voglio togliere spazio a un corposo ordine del giorno che dovremo affrontare in questa giornata.

Entrando nel tema che è la telemedicina, poco fa negli interventi della Giunta si è parlato di autonomia del Consiglio Valle rispetto alla maggioranza, io ho la sensazione che certi percorsi siano esageratamente condizionati da pratiche intraprese rispetto al Ministero, che era il Ministero gestito da Speranza.

In realtà sulla telemedicina i progetti si sono avviati e non poco, e, fin da subito - credo che la collega Foudraz parlasse ovviamente di In.Va dove In.Va sì, è vero, è partecipata dalla Regione ma è anche partecipata dalla USL che non dialoga con In.Va; questo è il dramma di questo percorso, tant'è che, a livello di telemedicina e a livello di sanità, ci sono delle incomprensioni, ma ne parleremo anche quando andremo ad affrontare il tema delle liste d'attesa. Anche lì ci sono dei percorsi che in qualche modo sono stati... ostacolati? Potrebbe essere.

Io invito chi continuerà a gestire la delega della sanità in futuro a fare un'attenta valutazione rispetto a quello che sta succedendo sul quadro della telemedicina da una parte e sul quadro dei rapporti dell'ICT, all'informatica tra Regione, USL e la nostra partecipata, perché lì c'è una specie di incagliamento, e questo non fa bene sicuramente ai progetti futuri che sono dei progetti sicuramente di buon livello che vanno nella direzione di dare delle risposte alla gente.

Avremmo dovuto già nel 2021 collegare tutte le strutture sul territorio con la telemedicina, ancora non è stato fatto, siamo un po' in ritardo, pesantemente in ritardo, quindi l'invito è semplicemente a cercare di spronare chi deve fare queste cose in modo che si raggiungano poi dei risultati.

Comunque noi voteremo a favore.

Presidente - Ci sono altri interventi? Altrimenti mettiamo in votazione. Non vedo altre richieste, mettiamo in votazione l'ordine del giorno n. 1. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 35

Votanti: 15

Favorevoli: 15

Astenuti: 20 (Barmasse, Bertin, Bertschy, Caveri, Chatrian, Cretier, Grosjacques, Guichardaz Erika, Guichardaz Jean-Pierre, Jordan, Lavevaz, Malacrinò, Marguerettaz, Marzi, Minelli, Padovani, Restano, Rosaire, Sapinet e Testolin).

L'ordine del giorno non è approvato.

Passiamo all'ordine del giorno n. 2, sempre della Lega. Consigliere Manfrin per la presentazione dell'ordine del giorno, a lei la parola.

Manfrin (LEGA VDA) - Le adozioni lavorative promosse dal 2005 sono uno strumento che consente alle persone disabili, portatrici di gravi disabilità, di poter accedere al mondo del lavoro. L'idea delle adozioni lavorative è nata da una semplice e duplice riflessione che riguardava in particolare le aziende soggette agli obblighi di assunzione di lavoratori disabili e le persone portatrici di gravi problematicità iscritte al collocamento mirato.

Da una parte c'erano le aziende in difficoltà a individuare il lavoratore idoneo da inserire nel proprio organico, in quanto il contesto produttivo era pericoloso, oppure faticoso, oppure portava altre criticità, dall'altra una quota considerevole di disabili iscritti negli elenchi del servizio, circa il 40%, portatori di problematicità tali da escluderli di fatto dal mercato del lavoro.

La legge, però, non dice che il servizio di collocamento disabili deve occuparsi solo dei cosiddetti invalidi validi, una brutta espressione ma che ci spiega qual è la criticità, ovverosia coloro che sono in grado di lavorare e di essere collocati nel mondo del lavoro, escludendo di fatto i soggetti più deboli.

Il disabile cosiddetto "Forte", spesso riesce anche da solo a orientarsi nel mondo del lavoro, mentre il disabile cosiddetto "Debole" - ossia che ha invalidità mentali, intellettive, funzionali gravi eccetera, che non gli consentono di attivarsi autonomamente - non viene sostenuto in alcun modo dal collocamento disabili.

Da queste riflessioni, sull'applicazione della legge 68/99, sono emerse due contraddizioni: le aziende in difficoltà a reperire il lavoratore idoneo da inserire sono esonerate da qualsiasi obbligo di legge e onere sociale. L'integrazione socio-lavorativa dei soggetti gravi è rimandata alle famiglie e ai servizi sociali e socio-sanitari del territorio.

Il servizio collocamento disabili di Lecco ha cercato di superare queste contraddizioni attraverso uno strumento definito "Adozione lavorativa", questa è una delle best practice che si prendono non perché si è esterofili - non mi rivolgo a lei, collega Bertschy - ma perché appunto sono pratiche che si dimostrano funzionanti, semplicemente per questo.

Attraverso l'adozione lavorativa gli oneri sociali derivanti dall'inserimento occupazionale delle persone disabili vengono ripartiti tra tutte le aziende, nessuna esclusa. Chi assume, chi chiede l'esonero e chi adotta una persona disabile.

La procedura dell'adozione lavorativa prevede che l'impresa stipuli una convenzione ai sensi dell'articolo 11, sempre della legge 68/99, e sottoscriva un patto di adozione lavorativa in cui s'impegna a sostenere l'integrazione di uno o anche, spesso, due lavoratori disabili.

A questo punto, dopo che l'azienda ha messo a disposizione del servizio un contributo economico annuo di 6.500 euro, si attiva la ricerca di un contesto di inserimento preferibilmente nel Comune di residenza e coerente alle aspirazioni e alle capacità lavorative della persona.

Successivamente il servizio si fa carico di tutti gli adempimenti burocratico-amministrativi e delle azioni di tutoraggio.

Il soggetto ospitante, a cui è chiesto di accogliere e impegnare il lavoratore disabile, beneficia di un contributo annuo di 500 euro per il tempo dedicato alla persona disabile inserita.

Le aziende ospitanti solitamente sono scelte fra quelle non soggette agli obblighi della legge 68/99, o sono enti pubblici, associazioni cooperative sociali.

Ad esempio - credo che sia illuminante - a una signora disabile appassionata di cultura - questi sono esempi veri che sono stati realizzati - è stato offerto un inserimento nella biblioteca del Comune, a un uomo che trascorreva il suo tempo libero in parrocchia si è data l'opportunità di seguire i ragazzi dell'oratorio e la pubblicazione del giornalino e a un giovane appassionato di calcio è stata offerta la possibilità di lavorare per la squadra cittadina.

Decine e decine di esempi, uno diverso dall'altro, ma tutti con un risultato comune: l'integrazione sociale e il benessere personale.

L'inserimento prevede l'erogazione di una borsa lavoro che nella quasi totalità dei casi è un'integrazione all'assegno di assistenza, alla pensione d'invalidità e quant'altro già percepito dalle persone disabili coinvolte ...l'azienda soggetta agli obblighi della legge 68/99, il servizio di collocamento disabili, l'azienda ospitante i disabili interagiscono tra loro per raggiungere insieme un risultato sociale positivo con un costo sociale estremamente limitato.

A tutto questo si aggiunge la soddisfazione dell'imprenditore che, ottemperando alle prescrizioni della legge 68/99, si sente gratificato per aver aiutato una persona disabile di cui conosce il nome, il luogo dove lavora e sa che quella persona sta meglio grazie al suo contributo.

Questo strumento non ha una valenza territoriale, è un modello che può essere utilizzato ovunque, proprio per il ragionamento delle best practice che facevo poco fa.

Certo, implica uno sforzo aggiuntivo per il collocamento disabili che però potrà avvalersi della collaborazione dei servizi e degli operatori presenti sul territorio - enti accreditati, servizi socio-sanitari, Comuni, Consorzi e quant'altro, e sarà anche occasione per costruire una vera ed efficace rete di collaborazioni.

Anche le adozioni lavorative fanno parte del collocamento mirato, sono frutto dell'attenzione alla persona disabile e alla sua complessità esistenziale.

Bisogna ripartire dalla persona, dai suoi bisogni, dalla presa in carico, se si vuole individuare un contesto d'inserimento adatto e migliorare la sua qualità di vita.

In questi anni il servizio di Lecco si è attivato a favore di 396 persone, offrendo loro un'opportunità di integrazione socio-lavorativa; successivamente, nonostante le complessità delle singole situazioni, parliamo - come abbiamo detto prima - di persone particolarmente e gravemente disabili, grazie a una serie di circostanze positive, per 80 di esse è stato possibile accedere a un regolare rapporto di lavoro.

La prassi dell'adozione lavorativa è stata apprezzata da tutte le persone coinvolte, perché ora sono integrate nella loro realtà sociale, sono gratificate dal lavoro e contribuiscono all'economia familiare. Le famiglie sono liete di vedere il proprio congiunto impegnato e soddisfatto del proprio lavoro, i servizi sanitari e il medico curante sono gratificati nel vedere i miglioramenti dei loro assistiti e i servizi sociali sono soddisfatti nel vedersi alleviati del loro lavoro e degli oneri economici conseguenti. Tutta la comunità trae beneficio dallo strumento dell'adozione lavorativa e non dimentichiamo che l'emarginazione spesso costa più dell'integrazione.

Proprio per questi motivi e per questo modello che riteniamo sia un modello vincente che è stato adottato a livello provinciale - credo con un'iniziativa sicuramente positiva e di studio - da parte della Provincia di Lecco, riteniamo che questo modello dell'adozione lavorativa, che è una specifica previsione all'articolo 11 della legge 68/99, possa essere integrato anche nella nostra regione e con quest'ordine giorno chiediamo appunto che si arrivi a studiare un modello che possa essere applicato anche alla nostra regione.

Presidente - Per il Governo, l'assessore Bertschy.

Bertschy (AV-VdA Unie) - Grazie, collega Manfrin, sempre attento a questo tema.

Noi siamo d'accordo sull'andare a studiare e ad approfondire quanto proponete con l'ordine del giorno. Alcuni giorni fa credo che un po' tutti abbiamo appreso di questa novità anche attraverso un servizio televisivo, quello delle Iene, che tra l'altro dimostrava come molte volte la differenza la fanno le persone più che l'appartenenza, perché i due precedenti Ministri bipartisan, uno da una parte, uno dall'altra, non avevano voluto ricevere l'informazione, mentre il nuovo Ministro prontamente si è detto attento, e questo fa piacere.

Noi vi chiederemmo di emendare, se possibile, l'ordine giorno cancellando una premessa, dove si dice "Preso atto inoltre che anche nella nostra regione sono numerose le aziende che incorrono in sanzioni", perché, come le ho detto informalmente, l'aggiornerò sui dati così che abbia piena conoscenza del lavoro che si sta svolgendo con gli uffici.

Chiederemmo di emendare l'impegno così modificandolo: "Impegna l'Assessore competente ad approfondire il funzionamento del modello utilizzato in provincia di Lecco: "Adozione lavorativa a distanza", per incrementare le politiche e gli strumenti a favore dell'inclusione lavorativa delle persone disabili".

Perché glielo chiedo? Perché stiamo sviluppando le nostre politiche, abbiamo messo in campo tutta una serie di azioni, c'è un vecchio accordo che è alla base anche dello strumento della convenzione e vogliamo solo verificare quanto sia adattabile al nostro modello.

Abbiamo preso contatto in questi giorni con la provincia di Lecco e stiamo in attesa di un appuntamento per cominciare ad interloquire.

Quindi assolutamente d'accordo ad andare a studiare anche questo modello che fa parte di una sensibilità ma anche di un'azione politica che condividiamo, perché abbiamo necessità di costruire benessere per tutte le famiglie e coesione sociale e di dare delle risposte, in particolare ai soggetti più fragili.

Quindi se siete d'accordo, noi emenderemmo in questo modo l'ordine del giorno.

Presidente - Consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Noi abbiamo letto con interesse quest'ordine del giorno e condividiamo le parole dell'Assessore, perché l'impegno che era stato proposto, cioè andare ad attivarsi per realizzare fin da subito una convenzione simile a quella proposta dal Comune di Lecco, ci lasciava qualche perplessità, nel senso che è un modello che non si conosce in maniera approfondita; abbiamo visto anche noi queste cose, ma è il caso, a nostro avviso, di essere un pochino più cauti.

C'era una perplessità da parte nostra e che era questa, la esterno perché comunque può essere utile, a beneficio poi della riflessione che si farà: qui si parla di un modello che, in qualche modo, introducendo l'istituto dell'adozione, bypassa o comunque va oltre, in qualche maniera, a quello delle assunzioni, assunzioni che sono previste anche dalle leggi sul collocamento e che sono comunque delle leggi abbastanza buone in questo senso.

La preoccupazione è questa: che, paradossalmente - e per questo dico che capito a fagiolo l'approfondimento - potrebbe esserci il rischio di andare in una direzione di una non così completa inclusività, perché andare a inserire queste persone in un contesto che non è quello pieno del mondo del lavoro potrebbe in qualche maniera relegare a una situazione, ma è appunto una cosa che dev'essere studiata.

Noi crediamo che bisognerebbe privilegiare le assunzioni vere e proprie e dare alle aziende, questo sì, degli strumenti diversi anche alle aziende più piccole legate alla sburocratizzazione per poter realizzare le assunzioni tout court, verificare e mettere in pratica quell'inclusività che ci dovrebbe essere.

Ben venga l'approfondimento perché crediamo che sia comunque un tema da affrontare e vale la pena di farlo anche nella nostra regione.

Presidente - Consigliere Manfrin ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Replico brevemente, annunciando già che siamo favorevoli - mi sono confrontato anche con i colleghi - al recepimento di quest'emendamento.

Ringrazio la collega Minelli per una sollecitazione alla quale intendo rispondere molto volentieri: no, non è uno strumento che disincentiva le assunzioni, e peraltro anche l'intervento che ho testé effettuato precisa come, a fronte di 396 adozioni, si sia poi arrivati all'assunzione definitiva di 80 unità di personale.

In realtà questa convenzione va nella direzione opposta, ovvero nel cercare d'integrare da una parte i cosiddetti - come ho detto prima - disabili "Deboli", che tendenzialmente vengono esclusi tout court dal mondo del lavoro e dall'altra per cercare di contrastare quella che purtroppo è una criticità che chi si occupa di mondo del lavoro e di disabilità conosce bene, cioè il fatto che - è bruttissimo dirlo ma è giusto dircelo in maniera sincera - a un'azienda conviene molto di più pagare le sanzioni, che sono inferiori allo stipendio che dà ad un disabile, piuttosto che assumerlo.

Questo lo sappiamo bene e ci sono delle aziende che purtroppo mettono in pratica questi comportamenti dicendo: "Non voglio un disabile nella mia azienda perché non riesco a trovargli un'occupazione" o banalmente "Perché non ho voglia di occuparmi di questo disabile, preferisco pagare le sanzioni che mi costano di meno piuttosto che pagargli uno stipendio e affiancarlo ad una persona".

Questa è purtroppo una realtà che conosciamo, anche se non viene quasi mai detto.

Questo permette di superare questo gap perché evidentemente quella quota di sanzioni viene utilizzata direttamente per inserire il disabile all'interno dell'azienda; l'azienda nei riceve un beneficio e la persona che viene inserita ne riceve un beneficio ed evidentemente le persone che vengono inserite spesso risultano poi, in realtà, maggiormente idonee di quello che il titolare dell'azienda credeva. Oltre che avere la possibilità di inserire queste figure all'interno di aziende che non hanno l'obbligo, e credo che sia questa anche una delle innovazioni che vengono introdotte, il percorso dipende anche dal tipo di convenzione e da quello che è scritto all'interno della convenzione.

In realtà, l'approfondimento non nasce dall'ultimo servizio di Le Iene - anche se effettivamente se ne è parlato e mi ha fatto molto piacere che il ministro Locatelli in quell'occasione abbia poi preso in carico la questione, peraltro ci siamo poi sentiti quella sera stessa e gli ho fatto i complimenti per l'intervento che aveva fatto e per la pronta risposta fornita alla sollecitazione - ma questo è un tema che va avanti da diversi anni, questo delle adozioni della Provincia di Lecco, e io credo che la visione di quel servizio, anzi dei tre-quattro servizi che sono stati fatti su quel tema, sia illuminante per capire come, in realtà, molte aziende che si sono avvicinate in maniera diffidente, forse perché obbligate a quel tipo di assunzioni da parte della legge, poi in realtà sì siano ricredute perché hanno trovato effettivamente una collocazione: la persona impiegata, che dice: "Io a lavorare sto benissimo, io non vorrei fare ferie e vorrei lavorare anche la domenica, vorrei lavorare anche a Natale perché lavorare mi piace un sacco" ed è una cosa, secondo me, meravigliosa, che commuove e commuove, vedere anche i datori di lavoro che dicono: "Questa persona è il mio miglior dipendente", non perché ovviamente voglia lavorare anche la domenica o a Natale, ma perché è una persona che si concentra su quello che fa, perché le piace, l'appassiona; da una parte rende un servizio all'azienda, dall'altra parte rende questa persona autonoma, libera e la rende anche partecipe di essere una parte di questa società.

Credo che questa convenzione possa andare in quella direzione, credo che però sia abbastanza stupefacente il fatto che questa previsione sia inserita in norma fin dal 1999 e fino a pochi anni fa nessuno abbia mai avuto l'idea di poterla utilizzare.

Credo che sia questa la cosa su cui riflettere, quindi, accogliendo l'emendamento, riteniamo che questo sia un ottimo passo avanti di cui ringraziamo il Governo.

Presidente - Se non vi sono altri interventi, mettiamo in votazione l'ordine del giorno così come emendato. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti, votanti e favorevoli: 35

L'ordine del giorno è approvato all'unanimità.

Ordine del giorno n. 3 della Lega. Consigliere Distort ne ha facoltà.

Distort (LEGA VDA) - Accompagno al pranzo l'Aula con l'esposizione di quest'ordine del giorno, quindi richiamo semplicemente le premesse principali dello stesso ordine del giorno sulla disciplina dei bacini di stoccaggio.

In riferimento a quanto accennato, nell'obiettivo "Realizzazione di misure per lo studio e la riduzione degli effetti dei cambiamenti climatici sul territorio regionale" contenuto nel Documento di economia e finanza regionale, osservato che l'andamento meteorologico dell'anno in fase di conclusione ha registrato precipitazioni particolarmente scarse, rafforzando il rischio sia di desertificazioni che di incendi, rilevato che, come riferito dal Presidente AMBI, il fenomeno della siccità pone l'urgenza dell'avvio di un piano di invasi medio piccoli, ad iniziare dalle zone montane, capaci di trattenere le acque meteoriche e gli esuberi di portata dei vari corpi idrici, ribadisco il fatto che il tema dei bacini di stoccaggio dell'acqua e dei sistemi di irrigazione, in virtù del segnale eloquente che ha dato la situazione meteorologica di quest'anno, sia di primaria importanza.

A questo punto, solo a chiarimento, vorrei semplicemente, attraverso la risposta ad alcuni quesiti che autopongo, inquadrare correttamente la visione di quest'ordine del giorno. A chi spetta l'esecuzione di bacini? Sicuramente il ruolo principale svolto dalla pubblica amministrazione ma se riconosciamo l'azione virtuosa della realizzazione di opere di stoccaggio dell'acqua, non possiamo non pensare all'incentivazione a opera di altri attori: enti, consorzi, imprese, privati.

Ricordo, tra l'altro, che la storia del nostro territorio racconta esattamente questa dinamica.

Noi abbiamo purtroppo messo in disuso tutta una serie di bacini di raccolta di stoccaggio dell'acqua che, nel corso dei secoli, anche i semplici privati avevano messo in atto per garantire l'irrigazione dei propri spazi di coltivazione. Questo è stato un segnale importante, un insegnamento importante che è bene saper rivalutare.

Altra domanda: di quale acqua si parla? Si esclude l'incremento della pressione di prelievo sui corpi idrici, ma si riconosce che gli stessi corpi idrici hanno, in occasione di fenomeni di precipitazione meteorologica particolarmente intensa, anche medio intensa, e in periodi dell'anno, in certi periodi dell'anno, esuberi di acqua rispetto al rispettivo deflusso minimo vitale.

Abbiamo quindi inquadrato l'importanza di coinvolgere attori a vario livello nella realizzazione dei bacini di stoccaggio, abbiamo chiarito che si tratta di trattenere acqua meteorica e di esubero dei corpi idrici e, a questo punto, si tratta di sviluppare azioni incentivanti.

Quali sono le azioni incentivanti che si possono mettere in moto? É del tutto evidente che possono essere o le leve economiche, quindi con contributi, finanziamenti, sgravi fiscali, oppure la semplificazione dei processi autorizzativi. L'optimum sarebbe entrambi i casi, ma noi ci soffermiamo sul secondo: non andiamo a impegnare risorse, non andiamo a complicare le azioni di definizione del bilancio, ma vogliamo comunque avere una visione chiara e spronare una visione chiara da parte del Governo sulla definizione e sull'approfondimento dei meccanismi di autorizzazione.

Questo, chiaramente, non presuppone un'anarchia normativa, un "libera tutti", sicuramente siamo perfettamente coscienti che la delicatezza degli aspetti ambientali, geotecnici e paesaggistici sia di fondamentale importanza e per questo, in questo particolare momento, noi presupponiamo l'avvio di un lavoro di approfondimento per la revisione della disciplina urbanistica ed edilizia che definisca non solo i percorsi normativi semplificati, ma che abbia anche la capacità d'indirizzare linee guida assolutamente importanti che diventino quindi un po' il canovaccio su cui costruire modelli di progettazione in modo che le opere in progetto siano a priori sostenibili a livello ambientale, geotecnico e paesaggistico.

I modi saranno definiti proprio nel corso della revisione normativa invocata, noi sottolineiamo, sosteniamo e chiediamo l'avvio di questo approfondimento.

Altro elemento che teniamo in considerazione, non ultimo, è il tema ipotizzato di definire categorie dimensionali e che quindi questi approfondimenti normativi vadano a incidere su bacini di stoccaggio di determinate dimensioni,

Noi non siamo entrati in merito all'elencare livelli quantitativi dei bacini, è del tutto evidente che, nel momento in cui noi nel nostro ordine del giorno parliamo di bacini di stoccaggio di piccole dimensioni, noi ci riferiamo a quantitativi che possono essere sicuramente al di sotto dei 100 metri cubi di accumulo.

Ciò premesso, con quest'ordine del giorno impegniamo il Governo della Regione a... leggo l'impegnativa che tra l'altro, attraverso interlocuzioni già avviate con il Governo, sarà cura dell'Assessore di competenza esprimere una modifica, un aggiornamento per trovare una visione comune, comunque l'impegnativa in origine è: "Avviare una revisione della disciplina urbanistica vigente nell'ottica di garantire una maggior semplificazione normativa nel caso di realizzazione delle opere competenti alla costruzione di invasi di piccole dimensioni per l'intercettazione delle acque meteoriche, degli esuberi di portata di corpi idrici da parte di enti, di consorzi, di privati, compresa la redazione di linee guida capaci di indirizzare con immediatezza una corretta progettazione agli effetti tecnici, ambientali e paesaggistici, il tutto finalizzato a favorire l'innesco di dinamiche capaci di contrastare l'inaridimento del suolo e per dotare altresì la nostra Regione di idonei bacini opportunamente distribuiti sul territorio per una più efficace attività antincendio".

È del tutto evidente che l'obiettivo principale è dedicare acqua all'attività agricola, a corollario anche la possibilità di poter avere una presenza di bacini per le attività antincendio.

È chiaro che su questo si parlerà di dimensioni diverse per ovvie motivazioni tecniche, comunque fondamentalmente l'obiettivo è quello di realizzare bacini di stoccaggio, fondamentalmente per il mondo agricolo.

In sintesi, vorrei concludere, la disciplina urbanistica ed edilizia dev'essere uno strumento, e la bontà di uno strumento la si misura nella sua capacità di saper rispondere alle esigenze di chi lo usa.

In questo caso l'utente è la collettività intera che mai come ora ha bisogno di strumenti idonei per garantire l'economia e la resilienza del proprio territorio. Grazie per l'attenzione.

Presidente - Per il Governo, l'assessore Marzi.

Marzi (SA) - Le premesse, come richiamato dal collega Distort, fanno riferimento ad almeno due diverse realtà: i microbacini realizzati da aziende, ovviamente agricole, e i privati per stoccare l'acqua, in genere meteorica oppure prelevandola dai normali sistemi irrigui per avere una piccola riserva, le dimensioni minime di qualche metro cubo a qualche decina di metri cubi e gli invasi medio-grandi, di cui la normativa distingue tra le piccole dighe, se creano un invaso inferiore a un milione di metri cubi e presentano un muro di altezza inferiore a 15 metri, e le grandi dighe di competenza statale.

Per i nostri ragionamenti parliamo di bacini di qualche decina di metri cubi e, come richiamato dal collega Distort, noi saremmo a proporre i seguenti emendamenti: manteniamo le prime tre premesse, quindi il riferimento all'"Osservato" e il "Considerato", eliminiamo il "Rilevato e reso noto", lasciamo l'"Evidenziato" e aggiungiamo "Rilevato che un'efficace riduzione degli effetti della siccità sulle produzioni agricole richiede una pianificazione a livello almeno di bacino per individuare le risorse idriche, e quindi quelle finanziarie disponibili, l'ubicazione dei bacini di raccolta e stoccaggio delle acque, la verifica delle idroesigenze e le modalità di distribuzione di utilizzo delle acque". Aggiungiamo anche il seguente "Evidenziato che la regolamentazione dei procedimenti autorizzativi per la realizzazione di piccoli bacini compete alla Regione e per i grandi invasi allo Stato", aggiungiamo l'ultimo "Considerato che il processo autorizzativo dei bacini comporta la necessità d'integrare valutazioni di ordine idraulico, urbanistico e ambientale, per la gestione in sicurezza degli invasi" e "Impegna" diventa "Il Governo della Regione ad avviare un processo di definizione di una procedura semplificata dal punto di vista urbanistico e ambientale nel caso di realizzazione di piccoli invasi non rientranti nella normativa regionale in materia di dighe di volumi inferiori a 100 metri cubi, da destinare a usi agricoli per l'intercettazione delle acque meteoriche e degli esuberi di portata dei corpi idrici da parte di enti, di consorzi e di privati, compresa la realizzazione di linee guida capaci d'indirizzare con immediatezza una corretta progettazione degli effetti tecnici ambientali e paesaggistici, il tutto finalizzato a favorire l'innesco di dinamiche capaci di contrastare l'inaridimento del suolo".

Presidente - Consigliere Distort ne ha facoltà.

Distort (LEGA VDA) - Volevo dare voce alla collega Minelli, per cavalleria, ma non riesco a disattivare la mia prenotazione.

Presidente - Consigliera Minelli, a lei.

Minelli (PCP) - Lasciavo volentieri parlare il collega Distort, comunque una breve osservazione, intanto, devo essere sincera, non siamo riusciti a cogliere tutti gli aspetti delle modifiche proposte dall'assessore Marzi che comunque mi sembrano, in qualche modo, positive e migliorative, nel senso che vanno soprattutto a eliminare un paio di punti che non erano per noi del tutto condivisibili, però resta una perplessità sulla parte dell'impegno che, se ho capito bene, mantiene la frase che riguarda la redazione di linee guida capaci d'indirizzare eccetera eccetera.

È vero che tutto questo argomento si inserisce in un contesto più ampio ed effettivamente l'assessore Marzi ha parlato di una valutazione delle possibilità di realizzazione dei bacini che ci sta, noi però crediamo che anche in un'ottica di semplificazione, parlare di linee guida non sia corretto, perché crediamo che ci voglia una normativa precisa.

Bene lo studio, bene cercare di capire che cosa si può fare, però poi non ci si può limitare a delle linee guida ma al termine di questa cosa bisognerebbe avere una normativa più precisa, più utile per chi poi deve effettivamente utilizzarla e realizzare ciò che intende realizzare.

Quindi su questa questione ci asterremo.

Presidente - Consigliere Distort.

Distort (LEGA VDA) - Solo in risposta alla collega Minelli. Vede, la vostra visione è una visione pessimistica, mi permetta di chiarirlo, della libera zione dei progettisti e degli imprenditori. Voi avete la tendenza a indicare una serie di regole estremamente strette ma questo, veramente, mi permetta di ricordarglielo anche dal punto di vista della mia professionalità: cercate di credere un po' di più nella capacità dei progettisti, dei vari attori che agiscono! non sempre, anzi, le posso assicurare il più delle volte si agisce con la volontà di fare bella figura, questo sia a livello progettuale sia a livello di esecuzione sia a livello imprenditoriale, e questa è una caratteristica e un moto che si attua e si accende all'interno di ogni iniziativa che comporta una progettazione e comporta la possibilità di visibilità di un'opera.

Può essere anche solo pavoneggiamento, ma questo va a vantaggio della collettività.

Detto questo mi sono confrontato velocemente con il gruppo e questa proposta dell'assessore Marzi, che potremmo in qualche modo inquadrare in una sorta di compromesso storico Marzi-Distort, o addirittura un compromesso storico Lega-Stella Alpina - ci piace - per cui alla luce di quanto ho esposto, noi accettiamo la versione di ordine del giorno emendato.

Presidente - Se non ci sono altri interventi, mettiamo in votazione l'ordine del giorno. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 34

Votanti: 32

Favorevoli: 32

Astenuti: 2 (Guichardaz Erika e Minelli).

Con l'approvazione di quest'ordine del giorno, si chiudono i lavori di questa mattinata del Consiglio che riprenderanno alle ore 15:00.

---

La seduta termina alle ore 13:08.