Oggetto del Consiglio n. 2049 del 30 novembre 2022 - Resoconto
OGGETTO N. 2049/XVI - Inizio della discussione generale in merito all'approvazione del Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) per il triennio 2023-2025.
Bertin (Presidente) - Possiamo riprendere dopo la sospensione. Chiedo ai Consiglieri di prendere posto. Siamo al punto n. 8 dell'ordine del giorno. Illustra il documento l'assessore Marzi a cui passo la parola.
Marzi (SA) - Fondamentalmente, come avrete capito, mentre i colleghi si siedono, è giusto essere presenti per permettere anche agli altri di essere presenti a loro volta e viceversa.
Presentiamo al Consiglio un documento dalla struttura parzialmente innovata, nell'ottica di rendere lo strumento del DEFR maggiormente coordinato al ciclo di programmazione e maggiormente rispondente all'assetto organizzativo suddiviso a livello amministrativo per Assessorati e Dipartimenti, pertanto questo documento di programmazione finanziaria risulta sintetico e per la prima volta quantifica, laddove previsti, gli oneri finanziari che discendono dagli obiettivi. Inoltre il documento vuole cogliere la sfida di identificare negli obiettivi strategici le priorità su cui dovrà concentrarsi l'attività di tutta l'Amministrazione. Un nuovo approccio inteso a orientare l'attività amministrativa per priorità e risultati coerente con i più moderni modelli organizzativi che vuole costituire una risposta a un'esigenza sentita sia dalla struttura amministrativa, sia dai cittadini. In questa nuova ottica il DEFR a decorrere già dal 2022, ma in maniera rafforzata dal 2023, sarà reso coerente con il PIAO (Piano Integrato di Attività e Organizzazione), con le finalità di assicurare maggiore efficienza e trasparenza dell'attività amministrativa, migliorare la qualità dei servizi a beneficio dei cittadini e delle imprese, procedere alla costante e progressiva razionalizzazione e rigenerazione dei processi.
La tendenza in atto nei documenti programmatori è orientata a renderli più snelli e chiari per far sì che gli obiettivi siano maggiormente quantificabili, raggiungibili e misurabili. Il DEFR 2023-2025 contiene, tra l'altro, un capitolo dedicato al PNRR, ricorderete che questo era stato uno degli oggetti di confronto nella discussione dell'ultimo DEFR laddove, di fatto, il PNRR - cito quasi testualmente - "era un ospite non presente al tavolo", di cui è stata, tra l'altro, definita la struttura di governance nella sua declinazione di tre assi strategici: la transizione digitale e innovazione, la transizione ecologica, l'inclusione sociale e il riequilibrio. Complessivamente le strutture territoriali, Regione più Comuni, hanno espresso un fabbisogno pari a 207 progetti per un costo complessivo stimato in 345.400.000 euro. La risposta dei Comuni valdostani rispetto alle opportunità del PNRR ha visto, tra l'altro, tutti i Comuni presentare almeno 1 progetto sulle 11 linee di finanziamento. La linea relativa agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica vede coinvolti e beneficiari tutti i Comuni valdostani peraltro.
Rispetto a tale impegno del territorio, la Giunta ha deciso di aderire alle richieste dell'Amministrazione attraverso il supporto alla gestione dell'assistenza tecnica, che non rientra tra i compiti degli esperti in quanto le relative spese non sono ammissibili al PNRR, argomento questo, tra l'altro, di un incontro dedicato con tutte le Pubbliche Amministrazioni comunali e anche con i Coordinatori regionali. A tal fine sono state coinvolte le società in house per l'assunzione a tempo determinato di personale per supportare gli investimenti prevedendo uno stanziamento dell'importo complessivo dal 2022 al 2026 pari a circa 4.500.000 euro.
Il DEFR - e questo, tra l'altro, è stato oggetto di specifica sia durante la sua presentazione da parte mia, sia durante la presentazione della definente legge finanziaria - prevede la ricognizione delle necessità di lavori pubblici in capo alle diverse strutture regionali. Nella tabella riepilogativa con l'elenco dei lavori pubblici individuati si definisce il soggetto attuatore, qualora sia diverso dal soggetto proponente, la stima dei costi con il cronoprogramma di attuazione e il tipo di fonte di finanziamento. Il bilancio di previsione tiene conto quindi degli interventi inseriti nel DEFR al fine di ottimizzare l'allocazione delle risorse in funzione della priorità di realizzazione dei servizi tecnici già finanziati, studi preliminari e progettazione e delle tempistiche di attuazione dell'intervento. L'inserimento di nuovi interventi della programmazione dei lavori pubblici è subordinato alla preventiva attribuzione di codifica nel DEFR e alla conseguente copertura finanziaria della spesa riscontrata da apposito capitolo di bilancio associato al codice DEFR dell'intervento medesimo.
Le fasi sopra descritte sono gestite mediante interfaccia tra il sistema informatico di gestione della programmazione finanziaria, cioè il SIVAB, e quello della programmazione dei lavori pubblici, cioè il SILP, con l'acquisizione automatizzata dei dati finanziari di copertura della spesa a seguito della quadratura del bilancio. Si garantisce l'allineamento tra il bilancio e il programma dei lavori pubblici per ogni nuovo lavoro attraverso la sequenza di associazione, codice DEFR, capitolo di spesa, codice SILP. Questo tipo di analisi, che è un'analisi che io ho rappresentato da un punto di vista auditivo e politico, potrebbe sembrare una strana rivisitazione credo della lingua cuneiforme, ma a tutti gli effetti, da un punto di vista politico-amministrativo, invece ha un significato per quello che riguarda la trasparenza e l'innovazione amministrativo-politica rilevantissima e, tra l'altro, è una traduzione importante di tutta una serie di richieste che nel corso del tempo sono arrivate da vari Consigli Valle, a partire da quelli che chiedevano che l'elenco dei lavori pubblici fosse inserito nei programmi di definizione programmatoria e finanziaria fino a quando poi a tutti gli effetti l'elenco dei lavori pubblici è stato allegato al DEFR ma, di fatto, poteva in una qualche maniera visto che non era direttamente collegato... a tutti gli effetti sembrava in alcuni casi un libro dei sogni. Quello che ho appena rappresentato che, ripeto, nell'espressione di sigle piuttosto che nella declinazione di un processo logico, razionale, amministrativo potrebbe non essere immediatamente appetibile da un punto di vista auditivo, invece in termini amministrativi e politici è quasi una rivoluzione copernicana a cui si è arrivati nel corso degli ultimi due anni facendo di fatto parlare soggetti che non si parlano spesso ma che ringrazio tantissimo, cioè gli uffici del bilancio e gli uffici della SUA all'interno del Dipartimento territorio.
Di seguito rappresenterò alcune sottolineature contenute nel DEFR a cui in ogni caso necessariamente abbiamo rimandato nel corso del tempo e sicuramente tutti quanti i colleghi hanno sicuramente approfondito in maniera più dettagliata.
Quanto alla sezione 1, dato atto della nota situazione di instabilità internazionale per l'economia regionale del 2021, seppure in un quadro di complessivo miglioramento, le conseguenze dell'emergenza sanitaria hanno ancora caratterizzato il quadro economico e sociale regionale, la recessione di carattere globale è stata particolarmente violenta per il sistema economico valdostano reso più vulnerabile di altri territori in quanto caratterizzato dagli aspetti dimensionali e dalle specializzazioni settoriali, a partire uno per tutti da quello turistico-ricettivo, come evidenziato al punto 1.3.4 del documento in discussione. Tuttavia, stante questi scenari, nel 2021 il prodotto regionale avrebbe recuperato gran parte della caduta registrata del 2020 e nel 2022 questo processo dovrebbe completarsi. Il PIL si dovrebbe pertanto riportare nell'anno in corso sui livelli pre-pandemia attestandosi in termini reali su di un valore pari a circa 4 miliardi e 750 milioni di euro.
Va peraltro ricordato, come già evocato in precedenti note - e questo lo dico anche perché qui ci sono tanti colleghi che giustamente hanno già avuto esperienze pregresse nel corso dei lustri delle Amministrazioni passate -, che l'economia regionale, oltre a recuperare la caduta generatasi in conseguenza della crisi pandemica, deve ancora colmare il gap di crescita che si è determinato a seguito della crisi finanziaria avviata del 2008. A questo proposito va rilevato che in termini reali il livello di prodotto regionale atteso per il 2022 risulterebbe inferiore di circa l'8,5 percento rispetto a quello del 2007. D'altro canto è utile ricordare che nel triennio immediatamente precedente all'insorgere dell'emergenza sanitaria l'economia valdostana procedeva con un lento recupero dopo aver attraversato sei anni consecutivi di contrazione. La pur debole ripresa è stata poi bruscamente interrotta dall'insorgere della pandemia, a partire dal 2021 sembrerebbe essere ripartito un nuovo percorso di crescita, che tuttavia non ha ancora portato il prodotto sui livelli massimi registrati appunto tra il 2007 e il 2008. Pur con delle differenze quantitative, questa situazione accomuna la Valle d'Aosta all'Italia. Contrariamente a quanto accaduto negli anni più recenti, per il 2021 e ancora di più per il 2022, assume particolare rilievo l'analisi della dinamica dei prezzi, la salita dell'inflazione ha accelerato infatti nei primi mesi di quest'anno, toccando in luglio il livello massimo dagli anni Ottanta... e questa è una frase che ho ripetuto tel quel all'interno del documento che stiamo analizzando, perché gli anni Ottanta sono famosi per antonomasia per gli aspetti legati a questo tipo di dinamiche, principalmente a causa dei forti rialzi delle quotazioni del gas del petrolio i cui effetti sono stati solo parzialmente attenuati dagli interventi varati dal Governo. Il settore industriale appare essere quello più esposto all'incremento dei costi energetici rispetto a quello dei servizi. Questo paragrafo è stato particolarmente approfondito nel DEFR anche se gli effetti dell'innalzamento dei prezzi sono percepiti di fatto da tutti e sugli effetti dell'inflazione di fatto si ritornerà. Ricorderete tutti che nell'assestamento approvato dal Consiglio regionale, a cui hanno lavorato le competenti Commissioni, si è affrontata la dinamica dei prezzi con il fondo triennale da 42 milioni di euro, di cui 15 milioni di euro a cui si è data immediata copertura nel 2022, per far fronte alle maggiori spese previste, che consente la prosecuzione delle opere pubbliche, di continuare a operare creando sviluppo sul territorio. Si è quindi previsto un finanziamento del fondo a copertura delle maggiori spese per l'anno 2022 nella misura di 13.600.000 euro e per l'anno 2024 nella misura di quasi 13.400.000 euro. Ho voluto ricordare questo passaggio anche per dare una declinazione contemporanea a quanto espresso nel DEFR rispetto a temi che stiamo via via affrontando, non ultimo poi le leggi che nel frattempo sono state poste in essere e finite. Dal punto di vista demografico, secondo le stime del DEFR, i residenti in Valle d'Aosta al 1° gennaio 2022 si riducono ulteriormente rispetto all'anno precedente, attestandosi a poco più di 123.300 unità, con una riduzione di circa 750 residenti, meno 0,6 percento rispetto a un anno prima. Per quanto riguarda questo tipo di tema, ho voluto sottolinearlo anche nella relazione perché è stato un tema, soprattutto per tutta una serie di aspetti legati soprattutto all'istruzione, che spesso viene richiamato dal collega Caveri in particolar modo. Per quanto riguarda il benessere sociale, l'indagine svolta dall'Osservatorio economico e sociale evidenzia come la pandemia abbia certamente cambiato in profondità molti aspetti della vita quotidiana degli individui e delle famiglie e più in generale della società e del mondo del lavoro, determinando quindi nuovi assetti e continui cambiamenti. Queste modifiche hanno avuto effetti naturalmente sul piano della salute, dell'istruzione, del lavoro, dell'ambiente, dei servizi e in ultima analisi naturalmente su tutto quanto il benessere degli individui.
Venendo al quadro tendenziale di finanza pubblica regionale illustrato nella sezione n. 2, esso evidenzia la sostanza di entrate nel bilancio regionale, pur a fronte delle ben note difficoltà verificatesi a livello micro e macro economico negli ultimi due anni presi in esame. È un elemento molto importante anche in prospettiva che merita di essere analizzato. In particolare è molto positivo il livello delle entrate correnti che permette strutturalmente alla Regione di coprire tutte le spese correnti e di poter destinare la parte restante delle risorse correnti al finanziamento di spese per investimento. Per una valutazione degli effetti della pandemia e della conseguente chiusura di molte attività economiche, in particolar modo nel corso del 2020, sul totale delle entrate regionali il confronto quindi deve essere effettuato rispetto al dato derivante dalla media delle entrate totali registrate nel triennio precedente, cioè quello 2017-2019, pari a 1.375 milioni di euro. Tale confronto quindi evidenzia come non vi sia stato un effetto di contrazione delle entrate regionali della Regione nel biennio caratterizzato dalla pandemia in quanto il calo delle entrate tributarie è stato compensato dai trasferimenti stradali disposti a favore delle Regioni, proprio con l'obiettivo appunto di contrastare gli effetti sui bilanci regionali delle minori entrate derivanti dal calo della compartecipazione ai tributi erariali e ai tributi propri. Il maggiore impatto della crisi economica dell'anno 2020, caratterizzato peraltro da alcuni mesi di vero e proprio lockdown, si è riflesso nel rendiconto del 2021 della Regione con riferimento alle entrate, tra l'altro, lo avevamo richiamato proprio in presentazione del bilancio di riferimento. Il significativo impatto negativo si è infatti verificato, come peraltro era già stato previsto appunto nei documenti del 2021, esercizio nel quale è stato registrato un calo delle entrate del Titolo I sull'esercizio di quasi 49 milioni di euro rispetto al precedente esercizio. La riduzione del Titolo 1 rispetto però alla media del triennio 2017-2019 è stata pari a circa 56 milioni di euro. La Regione ha sostanzialmente fronteggiato la riduzione delle entrate derivanti dalla compartecipazione ai tributi erariali, Titolo 1, facendo ricorso a entrate patrimoniali, Titolo 3, inizialmente in misura straordinaria ma che stanno entrando a regime, affermazione questa in piena coerenza con la discutenda legge di stabilità 2023-2025. Presentando il DEFR avevamo già dato un'anticipazione di quanto ho appena letto e, quando abbiamo analizzato l'attuale bilancio di previsione, tra l'altro, con un articolo dedicato - se non erro, l'articolo 3 della definenda legge di stabilità - si è voluto nuovamente sottolineare come questo tipo di entrate siano diventate di fatto strutturali per garantire l'equilibrio tra entrate e spese della finanziaria regionale. Ciò è accaduto sia nel periodo 2017/2018, sia nel periodo 2020/2021, anni durante i quali le entrate derivanti dal rientro di fondi della gestione speciale presso Finaosta S.p.A. sono stati iscritti in previsione anche in corso d'anno con legge di variazione al bilancio per finanziare interventi a sostegno del tessuto economico e sociale. Il livello delle entrate accertate nel corso del 2022, considerando il periodo gennaio-agosto per il quale sono disponibili i dati è più alto rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e permette pertanto di formulare una previsione di chiusura dell'esercizio in corso superiore rispetto al trend evidenziato nell'ultimo quinquennio. Tale andamento è determinato però anche da fattori che non si possono considerare positivi a livello regionale, anche questo abbiamo voluto richiamarlo nella presentazione del bilancio regionale, quale l'eccezionale incremento dei costi delle materie prime, del costo dell'energia e la ripresa dell'inflazione.
Le previsioni di entrata per il bilancio pluriennale 2023-2025 sono state formulate però secondo le seguenti direttrici fondamentali: per le entrate tributarie, quindi il Titolo 1, considerando i dati e gli andamenti macro economici nazionali e regionali e gli effetti delle norme statali e regionali sulla base del quadro tendenziale sopra analizzato e tenendo conto della verifica più aggiornata sull'andamento delle entrate complessive nel corso del 2022, con le dovute attenzioni come sopra evidenziato. Ci si attende quindi un andamento di tali entrate decrescente nel 2024 rispetto al 2023, esercizio nel quale la Regione percepirà l'ultima tranche di trasferimento per euro 45 milioni relativamente alle somme riconosciute dallo Stato per la mancata devoluzione della compartecipazione sui versamenti delle accise birra ed energia elettrica per il periodo 2011-2014. Per le entrate correnti da trasferimento, il Titolo 2, tenendo conto, come di consueto, della legislazione statale di settore e della programmazione dei fondi europei, ma anche delle norme tributarie che hanno ridotto la pressione fiscale e previsto dei fondi a compensazione delle minori entrate delle Regioni e delle autonomie speciali, in particolar modo occorre considerare che il trasferimento statale compensativo delle minori entrate Irpef per effetto della legge di stabilità per il 2022 è previsto solo fino all'esercizio 2024, mentre quello compensativo della manovra IRAP, disposta con la stessa legge di bilancio, è previsto a regime. Per le entrate extra-tributarie, quindi il Titolo 3 della situazione giuridico-amministrativa consolidata che genera le entrate derivanti da beni che costituiscono il patrimonio della Regione, nonché dalle risorse che si rendono disponibili sul fondo della gestione speciale della Finaosta S.p.A. per effetto della distribuzione degli utili da parte della società, della stessa partecipata in nome e per conto di Regione. Ultimo - mi avvio a concludere - per le entrate in conto capitale il Titolo 4 della programmazione dei fondi europei e dei fondi derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dal Piano nazionale complementare al PNRR, cioè il PNC.
Come richiamato nella parte iniziale dell'intervento, di fatto anche tutta la parte legata agli obiettivi divisi per Dipartimenti e Assessorati ha avuto una connotazione completamente diversa che viene evidenziata nella sezione n. 3 del DEFR stesso e che, per quanto riguarda l'Assessorato che pro-tempore ho l'onore di condurre, ha naturalmente una serie di obiettivi politici rilevanti, che vanno dalla stabilizzazione per l'esenzione dell'addizionale IRPEF nel primo scaglione, quindi quello da 0 a 15 mila euro, lo studio e le misure per gli effetti dei cambiamenti climatici VdA, che sono assolutamente à la page e che, tra l'altro, stanno connotando in particolar modo sia il 2022 per motivi legati alla crisi idrica che tutti gli aspetti legati ai cambiamenti climatici, le misure di mitigazione del rischio idrogeologico in Valle d'Aosta con tutto quello che questo comporta in maniera, ahimè, oggi frequente anche in altri territori nazionali e poi naturalmente tutto quello che riguarda la gestione dei piani attuativi al PNRR, le strade e i ponti soprattutto in termini di sicurezza e tutto ciò che ha a che fare con la cyber security, il progetto bandiera e il data center unico rispetto appunto a ciò che riguarda l'Agenda digitale.
Presidente - Con l'illustrazione dell'Assessore alle finanze, apriamo la discussione generale. Ha chiesto la parola al consigliere Aggravi, ne ha facoltà.
Aggravi (LEGA VDA) - Ringrazio anche l'Assessore per la sua presentazione del documento di economia e finanza. Il DEFR, al di là delle future prossime o meno prossime evoluzioni normative, rappresenta il principale atto di programmazione amministrativa e politica di un Governo regionale, spesso sottovalutato, ovvero ridotto a mero adempimento burocratico di un'Amministrazione, questo rappresenta invece che cosa si intenda fare nel prossimo triennio, e non soltanto, di programmazione alla luce dell'analisi di un quadro economico e sociale anch'esso parte integrante di questo documento.
Il documento di economia e finanza regionale per il triennio 2023-2025 arriva non soltanto nel mezzo di una stagione politica regionale sempre più influenzata non tanto dall'instabilità in sé, bensì dagli effetti dell'azione di una serie di singolarità - e lo dico nel senso scientifico del termine -, che ad oggi risultano anche di fatto in piena attività. Un quadro che, sommato alla globale incertezza sull'evolversi della congiuntura economica e sociale, non permette sicuramente di poter programmare nel dettaglio e con forte volontà politica quelle riforme piccole o grandi di cui la Valle d'Aosta ha bisogno, ma soprattutto rischia, come modestamente mi pare, di distrarre l'attenzione da talune scadenze che si stanno sempre di più tristemente avvicinando e su cui a vario grado mi soffermerò nel corso dell'intervento. In tanti sul finire dello scorso anno sorridevano agli allarmi che qualcuno lanciava rispetto al lento ma poi inesorabile aumento del tasso di inflazione, una costante corsa guidata dall'aumento dei prezzi e in alcuni casi anche per via della scarsità, ovvero dell'aumento di domanda di certe risorse rare, nell'ambito delle componenti relative al costo della logistica e per l'appunto dell'energia. Un fenomeno che l'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa nel febbraio scorso, perché quella guerra è iniziata ben prima nel 2014, anche se in tanti oggi se lo sono dimenticati, ha soltanto contribuito ad amplificare con i suoi effetti diretti e indiretti, ecco dunque che l'onda lunga della crisi finanziaria, poi economica e anche sociale del periodo 2008-2011, nonché gli effetti della pandemia da Covid-19 con le relative declinazioni, sommate per l'appunto alla crisi energetica e all'inflazione, pongono noi tutti di fronte a uno scenario sempre più complesso e complicato dal quale sembra sempre più difficile uscire. A ciò è bene aggiungere le giuste considerazioni fatte nella parte alta del DEFR, laddove si ricorda che il recupero in termini di prodotto regionale è oggi sicuramente più che positivo per effetto del rimbalzo dovuto alla ripartenza delle attività dopo la stagione dei lockdown, ma occorre ricordarsi che questo avviene proprio per effetto di tale rimbalzo e non per una nuova capacità produttiva espressa dal nostro sistema economico. Prima della pandemia si stava con tutta difficoltà recuperando gli effetti della già citata onda lunga della crisi della Lehman, per semplificare, è pertanto giusto riconoscere le doti taumaturgiche dell'attività del Governo guidato da Mario Draghi, ma bene sarebbe farlo con concreto realismo, leggendo i numeri e le percentuali per quelli che sono. In sintesi, possiamo dire che, con tutte le opinioni contrastanti di sorta, abbiamo soltanto evitato un baratro più grande di quello in cui potevamo cadere. I problemi ante pandemia restano per l'area Euro, per l'Italia e anche per la Valle d'Aosta, a cui va aggiunto l'amaro condimento fatto da inflazione, caro energia, caro materie prime e da tutto quello che chiamiamo bonus economy, perché costa e costerà. La prospettata crescita della domanda interna per consumi, che dovrebbe tenere per tutto il triennio 2023-2025, quel + 5,5 percento indicato nell'analisi del DEFR, altro non è che una sorta di effetto di uscita dalla forte contrazione registrata nel 2020 proprio per effetto della pandemia (lì si parlava quasi di un - 12 percento). Una tendenza tutt'altro che positiva se si considera l'andamento dell'inflazione, ovvero delle problematiche di approvvigionamento di molte materie prime o prodotti di consumo, si pensi all'ambito dei cereali, ovvero alla scarsità di semi-conduttori e microchip vari, che colpisce ogni sorta di settore.
A fronte di tutto questo, e delle considerazioni che poi farò sul lato delle dinamiche di entrata delle nostre finanze pubbliche, c'è da tenere in forte considerazione, e in particolare mi rivolgo agli amici che si definiscono keynesiani, quella che ormai da tempo risulta essere una criticità non di poco conto, ovvero la drastica riduzione degli investimenti fissi lordi di provenienza pubblica. Nel DEFR per l'appunto viene confermato il trend pesantemente negativo che porta la riduzione a circa il 60 percento nel periodo che va dal 2007 al 2019, numeri poi impietosi se rapportati ad altre realtà di confronto. Più rassicuranti sono i dati relativi alla popolazione delle aziende valdostane, con una quota stabile nel tempo di circa 11 mila imprese attive; vi è però da monitorare l'andamento delle forme giuridiche dove si registra l'espansione del numero di società di capitali, c'è un + 4 percento. nonché di ditte individuali. Senza dubbio, come da sempre, il numero delle nostre imprese resta indicativo sino a un certo punto, piuttosto occorre considerare il fatto che queste sono per lo più di micro dimensione e con un livello di capitalizzazione spesso prossimo al minimo legale, non una cosa di poco conto. Due dati emblematici rispetto alla resilienza - e qui volutamente utilizzo questo termine, non a sproposito - della popolazione delle aziende valdostane, che rimane sostanzialmente costante nel tempo. Altri soffermeranno sicuramente le proprie analisi sull'importante tema della crisi demografica, che, tra l'altro, è già stata oggetto più volte di discussione in Consiglio, così come di proposte concrete nella trattazione dello scorso bilancio da parte delle forze di opposizione.
Un ultimo dato su cui voglio concentrare la mia attenzione riguarda il tasso di disoccupazione, questo, a dati aggiornati, risulta in crescita rispetto agli anni precedenti, si parla di un + 7,3 percento e in particolare maggiore rispetto a quello registrato nella fase precedente allo scoppio della pandemia. Un dato su cui occorre lavorare, un dato che deve preoccuparci non tanto se preso a sé stante, bensì rispetto all'espandersi di fenomeni di dispersione della vita sociale, permettetemi questo termine, come quella dei neet, ovvero dell'aumento dell'abbandono prematuro dei percorsi di istruzione e formazione professionale (stiamo parlando nel 2021 del 14,1 percento). Che futuro di società ci attende di fronte a questi numeri? Non può esserci programmazione efficace a prescindere dall'analisi dell'andamento delle fonti di finanziamento. Sembrerà banale forse, ma è meglio ripeterlo, nello specifico questo DEFR considera per l'appunto l'andamento delle voci significative del quadro macro nazionale e regionale con particolare riferimento al quadro delle entrate accertate nei rispettivi rendiconti annuali che vanno dal 2017 al 2021. I dati analizzati confermano nel concreto come il totale delle entrate sia rimasto sostanzialmente costante nell'arco del periodo oggetto di analisi, come ha detto anche il collega Marzi, con la sola eccezione del 2019 in cui il dato risultava essere più alto; ricordiamo che quel livello era soprattutto per effetto di una tantum, che pesava 25 milioni, quella relativa alla tassa auto. Pertanto, al netto di questa situazione, la media delle entrate nel quinquennio considerato è pari a 1 miliardo e 375 milioni: ecco il dato da cui oggi si procede per far partire il processo di programmazione della spesa pubblica valdostana.
L'analisi fatta ci permette anche di saggiare il peso che la pandemia e i suoi effetti hanno generato sulla nostra comunità economica e sociale; se si considerano infatti le entrate regionali riferite al 2020 rispetto al dato precedentemente riportato, si nota come non vi sia stato un effetto dovuto alla contrazione delle entrate regionali nel biennio della pandemia, in quanto il calo delle entrate tributarie è stato di fatto compensato dai trasferimenti statali destinati per l'appunto a contrastare gli effetti negativi sui bilanci delle Regioni delle minori entrate derivanti dal blocco e dalle limitazioni dovute al contrasto dell'evento pandemico. Tali effetti si notano in particolare nel caso di due tipologie di imposte erariali compartecipate con lo Stato: l'IVA e le accise sui carburanti, parliamo di consumi e trasporti. È bene, tra l'altro, ricordare come queste siano quantificate, ai sensi delle norme di attuazione dello Statuto speciale, sulla base del gettito dell'anno precedente, che non è una cosa anche questa banale da considerare. Infatti nel 2021 il calo delle entrate al Titolo 1 ha portato sull'esercizio un effetto negativo di 49 milioni, come ci diceva l'Assessore. A fronte di questi andamenti occorre dire che, con riferimento alla materia fiscale, l'evento pandemico ha ulteriormente portato lo Stato centrale a intervenire a più riprese con proprie norme anche sui tributi regionali, in particolare parliamo di IRAP e addizionale IRPEF (magari potessimo manovrare l'IRPEF totalmente). Questo fatto rende oggi senza dubbio più complicato per le Regioni la definizione di eventuali manovre fiscali proprie su queste due tipologie di imposte. A tale modus operandi fanno gran parte seguito dedicati trasferimenti sostitutivi, che, tuttavia, non permettono di mantenere almeno nel medio periodo quel clima di serenità amministrativa che consentirebbe di facilitare lo sviluppo di politiche di ristrutturazione della spesa pubblica regionale di cui la nostra realtà ha sempre più bisogno, ma su questo punto tornerò.
Vi sono poi però due aspetti non di poco conto che occorre ben considerare, l'IRPEF è oggi compartecipata nella misura dei dieci decimi ed è quantificata sulla base dei versamenti effettuati nel territorio regionale e ai versamenti effettuati con riferimento ai soggetti passivi residenti nella nostra Regione. Tale imposta è stata oggetto di riforma e sinceramente la riforma è stata molto debole, se vogliamo dire, ma sappiamo come funziona in Italia, che avrebbe dovuto favorire gli scaglioni di reddito più bassi, prevedendo di fatto un gettito minore, con conseguente ristoro a favore delle autonomie speciali per il periodo 2022-2024. Tuttavia - e qui casca il naso dell'asino -, questo effetto negativo non si è registrato nei primi otto mesi di riferimento del 2022, in relazione ai versamenti effettuati dai soggetti passivi residenti, mostrando invece una costanza di gettito derivante dalle pensioni. Ciò conferma come tale gettito cresca costantemente per effetto dell'aumento del numero di soggetti che percepiscono una pensione. Un dato positivo per il signor Erario, in quanto è senza dubbio più agevole tassare un reddito certo di uno incerto, ma che tanto ci dice parimenti agli studi e ai dati demografici sulla nostra società.
Con riferimento all'IVA per l'anno 2022, questa risulta molto più alta, con un incremento a due cifre, non tanto per un'improvvisa smania di consumi da parte dei Valdostani, bensì per effetto dell'anomalo aumento dei costi energetici delle materie prime - per gli amici questa si chiama inflazione - relativamente all'analisi dell'andamento delle entrate regionali sempre in ottica di dichiarazione dei presupposti degli elementi utili alla costruzione della programmazione di questo DEFR del bilancio, occorre poi considerare due fattori di non poca importanza: il 2023 sarà l'ultimo anno nel quale la Regione percepirà l'ultima tranche di trasferimento pari a euro 45 milioni sulle somme riconosciute dallo Stato per la mancata devoluzione della compartecipazione sui versamenti delle accise di birra ed energia elettrica per il periodo 2011-2014; il 2025 sarà invece l'ultimo esercizio di riferimento che beneficerà degli effetti dell'accordo di finanza pubblica raggiunto con lo Stato il 16 novembre 2018, tra l'altro, quello che aveva fissato in 102 milioni circa il contributo annuo a decorrenza dal 2020, che ha previsto un trasferimento a favore della Regione di risorse destinate agli investimenti pari a euro 120 milioni. Tutti elementi che, sommati alle risorse iscritte al bilancio di provenienza europea e alle progettualità del Piano nazionale di ripresa e resilienza di cui beneficia la nostra Regione, devono portarci a una seria riflessione sul futuro della nostra finanza pubblica regionale. Sono infatti molti gli elementi di entrata certi solo per un determinato periodo di tempo, tra l'altro, in alcuni casi legati a un passato riparto fiscale che non c'è più, combinati ad altrettanti fattori di debolezza dell'attuale ciclo delle entrate fiscali che derivano fattualmente da una società sempre più anziana e meno dedita alla nascita di nuove realtà produttive che ne possano controbilanciare significativamente il peso in termini di gettito erariale, che rimane la fonte primaria di entrata fiscale. È il discorso che ho fatto sulle entrate derivanti dalla tassazione delle pensioni non è banale, pertanto dirsi oggi soddisfatti dell'andamento delle nostre finanze pubbliche, parlo principalmente delle entrate, così come dire in sede di bilancio di previsione, ma su questo avremo occasione di tornarci, che l'andamento è positivo per effetto anche soprattutto delle entrate di provenienza centrale europea significa essere miopi rispetto al futuro che ci attende.
Se gli elementi di incertezza finanziaria sul lato entrate possono dirsi chiari, sul lato spese c'è tanto da fare, soprattutto su ambiti di non poco peso per il bilancio regionale e cercherò di concentrarmi su alcune priorità. Nel documento in esame troviamo la seguente espressione: "il triennio 2023-2025 vede entrare nel dettaglio la riforma dell'Amministrazione prevista dal Governo". Non è certo la prima volta che troviamo un passaggio di questo tipo nei documenti di programmazione regionale, ne abbiamo più volte parlato; c'è anche chi nel recente passato ha elevato critiche e proposte forti sulla necessità di riformare la nostra macchina pubblica, anche dal lato della maggioranza, una macchina amministrativa che ha un costo oggi come domani, un numero dipendenti che, al netto delle statistiche di réclame che ci vedono primeggiare in rapporto ai cittadini residenti, resta comunque alto e soprattutto sembra non essere mai soddisfacente ai bisogni dell'Amministrazione. Un insieme di fattori che, se guardati dal lato della finanza pubblica, devono preoccupare non poco, perché se, da un lato, organizziamo procedure concorsuali, per potenziare il personale tecnico e specializzato, sempre più necessario all'Amministrazione, conduciamo processi di analisi della struttura organizzativa nel suo complesso, dall'altro, teniamo conto del livello di produttività di questa grande macchina? Consideriamo il costo attuale, quello di prospettiva, che, di fatto, è di natura corrente e non di investimento? Lo rapportiamo al peso del sistema delle società partecipate e degli enti strumentali (e qui considero anche l'Azienda USL)? Insomma, al di là dei proclami e delle possibili modifiche in termini regolamentari, nonché di pianta organica, abbiamo idea di quanto ci costerà tutto questo rispetto alle fonti di finanziamento, e dico nei prossimi anni? A ciò collego la questione riguardante la tanto agognata riforma della normativa in materia di Enti locali, così come alle varie problematiche che riguardano questi in materia di reclutamento del personale, dei Segretari comunali e il mantenimento dei servizi minimi ai cittadini. Sino ad oggi abbiamo visto rimandi, norme tampone, mai la volontà di definire una riforma concreta, concertata con le parti interessate, che risolvesse la situazione di crisi e di rischio, perché per la spesa pubblica vi è un rischio in potenza non di poco conto, sempre e solo un bel calcio al pallone e avanti. In egual modo troviamo quale prima scheda obiettivo di questo DEFR quella inerente la revisione del sistema della finanza locale. Ecco anche proprio in questo caso si ha idea di dove si vuole andare? In che termini si pensa di poter riformare il sistema della finanza locale a fronte della debolezza che sta esprimendo questa compagine di maggioranza? Debolezza che non permesso e non permette di poter valutare e condurre concrete e anche coraggiose scelte in termini di semplificazione, efficienza e direi anche risparmio della finanza locale da poter destinare ad altri scopi meno burocratici, sempre nell'alveo della finanza locale, per carità.
Farò una battuta che non mi attirerà certo simpatie ma semplifica il concetto e spero che mi sia concesso farla: qualcuno è stato e forse sarà ancora ostaggio di una seconda camera? Non me ne vogliano i Comuni, così come i loro rappresentanti, e non me ne voglia la Regione, così come tutti noi, ma non possiamo vivere di sola occupazione e burocrazia pubblica. Come possiamo riformare questo sistema se non cerchiamo prima di capire come poter costare meno sia ai cittadini, sia a noi stessi proprio per liberare utili risorse pubbliche da poter utilizzare per altri scopi di bilancio? Ha senso dire che si intende modificare la tanto famosa legge 48 senza considerare al contempo che il mondo è cambiato e che forse, prima che le logiche di riparto e trasferimento senza vincoli, è necessario capire dove e come vogliamo mantenere servizi e presidi del territorio, definendo un chiaro confine tra cosa fa il Comune e cosa fa la Regione o sua emanazione varia? Senza trovare una risposta a questa domanda, si finirà per partorire l'ennesima riforma o modifica rattoppata e a metà e questo nella migliore delle ipotesi.
C'è un altro aspetto su cui mi voglio soffermare prima di concludere il mio intervento, l'avevo anche promesso all'assessore Bertschy, da tempo le varie componenti del Consiglio politiche del lavoro stanno trattando la forma e anche in parte la sostanza del documento denominato "Alleanza per il lavoro di qualità", con proposte e suggerimenti di varia natura. Sino ad oggi ho cercato di comprendere quale potesse essere il fine ultimo di questa sorta di impegno per il futuro, ma soprattutto quali prospettive potesse dare al mercato del lavoro, in generale al nostro sistema produttivo e dei servizi. Al di là di tante parole e di certi contenuti proposti, che ritengo, per carità, rispettabili ma anche un po' fuori luogo forse dalle finalità di questo documento, credo che non si possa prescindere dal suo naturale collegamento al nuovo Piano politiche del lavoro e a un orizzonte temporale ben definito e tutt'altro che di medio e lungo periodo. Siamo noi oggi in grado di fare previsioni che vadano oltre l'anno, il triennio al massimo di riferimento? Io credo di no e, proprio per questo penso che, al di là degli impegni che si prenderanno, occorrerà per l'appunto prevedere adeguate risorse a supporto di misure concrete volte a sostenere l'occupazione in qualsiasi forma, purché di qualità, nonché definire nuovi meccanismi di collaborazione e incontro tra gli operatori dei vari settori economici e sociali, con un processo che ne consenta una periodica messa a punto e aggiornamento alla bisogna, perché temo che andare oltre l'anno sia molto complicato a livello di mercato del lavoro. Non possiamo più permetterci di prendere decisioni o definire documenti ingessati e statici nel tempo con il solo obiettivo di difendere posizioni di merito o mero principio, e non sto solo parlando della politica ma anche di altre componenti.
L'insieme di queste considerazioni, come ho già più volte detto, ha un unico filo conduttore, ovvero un cammino che in sintesi durerà sino al 2025. Rinnovo qui ogni preoccupazione e perplessità che ho già espresso nel corso del mio intervento e mi pongo infine una semplice e ovvia domanda che ormai si ripete da inizio legislatura: questa compagine di maggioranza ha la forza per fare tutto ciò o, meglio, ha la forza per individuare e sostenere alcuni punti programmatici cardine che devono necessariamente essere affrontati da qui al 2025? Questa compagine di maggioranza come potrà interloquire con lo Stato centrale per definire un rinnovato modello di ordinamento finanziario al termine di una serie di compartecipazioni che verranno meno e di un accordo finanziario che scadrà nel 2025? Questa compagine di maggioranza e le sue singoli componenti hanno la forza e la coesione per dare corso alla riforma tanto attesa dell'Amministrazione pubblica degli Enti locali? Insomma, qual è oggi la forza di chi ci presenta questo documento di programmazione economica e finanziaria, che al suo interno ha non poche debolezze e ombre sul futuro della nostra amata Valle d'Aosta?
Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Minelli, ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Iniziando quest'intervento devo ripetere un'osservazione già formulata negli anni passati che riguarda la tempistica di definizione e di approvazione del DEFR. Ho letto sui giornali che sabato scorso, al Congresso di Stella Alpina, la nuova Presidente del movimento, a cui faccio i miei più sinceri auguri, con un impulso di generosità verso la maggioranza regionale ha detto che DEFR e bilancio sono stati presentati nei tempi previsti. È vero per il bilancio, e ci mancherebbe fosse diversamente, ma non è così per il DEFR. Come del resto sanno alcuni Consiglieri che hanno lunga esperienza in quest'aula, il DEFR non è sempre esistito, è stato introdotto nel 2016 a seguito di una disposizione normativa statale. Ai sensi di legge il DEFR regionale dovrebbe essere approvato entro il mese di giugno, con largo anticipo rispetto alla definizione e alla predisposizione del bilancio, perché la manovra di bilancio dovrebbe basarsi proprio sugli orientamenti politici definiti dal DEFR ed è ciò che fa la maggioranza delle Regioni. Siamo quindi al settimo anno da quando è stato previsto questo documento e in Valle d'Aosta da sette anni la disposizione di legge che prevede l'approvazione in estate non viene rispettata. Quest'anno non coincide per onor del vero con il bilancio ma siamo comunque praticamente a dicembre, alla fine dell'anno, il che significa che fra la discussione e l'approvazione del DEFR e la successiva elaborazione del bilancio non c'è un nesso diretto. Il DEFR è semplicemente considerato, e mi riallaccio anche a quanto detto nell'intervento precedente dal collega Aggravi, uno dei documenti obbligatori della manovra di bilancio ma non il documento che precede e ispira il bilancio stesso. Ovviamente le giustificazioni non mancano, c'è anche tutta una terminologia giustificatoria per argomentare il mancato rispetto della tempistica. Il DEFR e il bilancio del 2019 discussi a dicembre 2018 - sono andata a rileggere i resoconti - vennero definiti "del ribaltone" visto che si era appena passati da una Giunta leghista con presidenza Spelgatti a una coalizione più variopinta con presidente Fosson. Nel 2020, con discussione a dicembre 2019 ma approvazione - ce lo ricordiamo - a fine gennaio 2020, a cavallo con febbraio, abbiamo avuto un DEFR e un bilancio definiti "di emergenza", nel mezzo di una grave crisi politica sfociata poi nello scioglimento anticipato del Consiglio. Per quello del 2021, discusso a dicembre 2020, la parola chiave fu "DEFR e bilancio tecnico" predisposto in assenza di un Governo pienamente operativo e arrivato in discussione subito dopo le elezioni regionali. Per il DEFR e bilancio 2022, discussi a dicembre 2021, si era parlato di transizione. Ora per il 2023 il DEFR viene discusso praticamente a dicembre 2022, considerato che oggi siamo al 30 di novembre, e come possiamo definirlo questo documento? Io propongo "DEFR e bilancio dell'incertezza" vista la situazione che stiamo vivendo. È pur vero che la scadenza di giugno non è tassativa, lo sappiamo, non ci sono delle sanzioni in questo senso, ma è un sollecito che viene dal legislatore per programmare, per fare bene e per non procedere a spanne. Il problema è che noi non abbiamo ancora assunto una cultura della programmazione e snobbiamo gli atti programmatori per concentrarci sulla gestione dell'immediato, del contingente, dell'urgenza, mi ricordo che l'anno scorso ci si è soffermati su questo, che è un modo, a mio avviso, di fare politica e amministrazione sbagliato. È sconsolante quindi il fatto che il DEFR da strumento fondamentale e centrale di programmazione sia ridotto a un adempimento burocratico di una legge dello Stato.
Fatta questa premessa di metodo, vorrei fare alcune considerazioni sulla struttura del DEFR 2023-2025. È stato detto in apertura dall'Assessore: "la struttura quest'anno è cambiata, soprattutto è cambiata la sezione terza, quella centrale, più importante, che contiene gli obiettivi strategici da perseguire nel triennio". A pagina 101 - ma poi l'ha detto anche l'Assessore poco fa - si afferma che il cambiamento è intervenuto per avere un documento di programmazione finanziaria più sintetico e che per la prima volta il DEFR quantifica gli oneri finanziari che difendono dagli obiettivi. Che sia più sintetico non lo direi, perché le pagine del DEFR, rispetto a quello dello scorso anno, sono quasi raddoppiate, ma è vero che ci sono delle schede per ogni obiettivo con le quantificazioni finanziarie e, oltre a queste schede sicuramente opportune, c'è anche un altro cambiamento strutturale. Gli ultimi due DEFR approvati dal Consiglio avevano come riferimento degli obiettivi l'attuazione del programma di Governo, ora questo concetto non c'è più, è scomparso e si è passati a identificare un paio di obiettivi per Dipartimento, secondo una divisione rigida per Assessorati e appunto Dipartimenti e in Commissione ci è anche stato spiegato che sono stati scelti due obiettivi per Dipartimento. Ma la cosa rilevante che noi notiamo è però un'altra, cioè che non c'è più in queste schede un ancoraggio al programma di governo, anche perché questo programma di governo c'era a ottobre 2020 ma poi, per varie ragioni, è stato accantonato. Riprenderò quest'argomento alla fine citando alcune affermazioni fatte dal Presidente in occasione della discussione del DEFR dello scorso anno. Questo però della scomparsa di un programma di maggioranza di governo è un dato politico importante, quindi non abbiamo più gli obiettivi prioritari del Governo regionale ma trentasei obiettivi strategici dei Dipartimenti.
Una prima osservazione che si può fare su questa struttura è la disomogeneità del documento, faccio un solo esempio: la Presidenza della Regione ha uno spazio minimo nel DEFR, è una parte scarna, c'è meno di una pagina, esattamente tre quarti di pagina di relazione e quattro obiettivi. Per contro l'Assessorato dei beni culturali e del turismo ha invece una relazione di ben sette pagine a cui seguono poi quattro obiettivi, quindi non vediamo una corrispondenza tra il peso reale delle due strutture. Ci sono poi delle sovrapposizioni di temi: ad esempio, c'è un obiettivo indicato dall'Assessorato delle finanze e opere pubbliche, che è lo studio dei cambiamenti climatici e gli effetti sul territorio, ma questo stesso tema è ampiamente presente anche nella parte dell'Assessorato dell'ambiente, com'è logico, dove sono previste quattro azioni programmatorie che riguardano la questione climatica, in particolare l'elaborazione della strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Si procede in modo parallelo ma l'argomento è lo stesso e a noi sembra che ci dovrebbe essere un'impostazione più strutturata, più globale.
Ci sono alcuni obiettivi che ci sembrano di scarsa consistenza, o perlomeno, così come sono descritti nelle schede, non hanno quello spessore e quella dignità di un'azione ben definita e finalizzata. A pagina 141, relativo alle schede dell'Assessorato che si occupa delle partecipate, c'è un obiettivo che prevede esclusivamente l'attivazione di un tavolo di confronto con le società partecipate autostradali ed è un obiettivo per cui non abbiamo visto previsioni di spesa e l'attivazione del tavolo è prevista per il 2024, segno che siamo lungi dall'aver individuato una linea di azione significativa. Mancano poi...
(voce dell'assessore Caveri, fuori microfono)
...assessore Caveri farà poi la sua replica, adesso se posso continuare... mancano degli obiettivi su temi molto rilevanti e su cui si sta operando, o perlomeno si dovrebbe operare. Non abbiamo visto nel DEFR un obiettivo rispetto alla strategia fossil fuel free, ci sono degli accenni sparsi, ma noi riteniamo che questo sia un tema di tale rilevanza e priorità che avrebbe meritato un punto a sé stante e anche una scheda forse precisa con delle tempistiche puntuale e delle risorse finanziarie. Non c'è un obiettivo ferrovia, nei prossimi quattro anni ci saranno in Valle d'Aosta degli investimenti dello Stato e di RFI di circa 146 milioni di euro e la Regione sta alla finestra. L'unico obiettivo strategico indicato nel DEFR è l'acquisto di tre treni, tra l'altro, quasi interamente con dei soldi dello Stato, secondo noi, questo è troppo poco.
Manca - non l'abbiamo visto - un obiettivo specifico sullo sviluppo delle comunità di energia rinnovabile, eppure ci sono delle risorse disponibili, come si può leggere a pagina 80 del DEFR dove si citano i 18 milioni di fondi del PNRR. C'è una normativa nazionale che promuove questa nuova realtà e abbiamo anche un disegno di legge regionale in esame. Noi crediamo che sia un tema importante, che diventerà ancora più importante nei prossimi anni, ma prendiamo atto che non è un obiettivo ritenuto strategico.
Anche rispetto al sociale evidenziamo delle carenze; c'è un solo accenno, laddove si parla del Piano per la salute e il benessere sociale al grande tema del contrasto alla povertà, si accenna infatti all'approvazione del piano regionale triennale per le misure a contrasto della povertà, a pagina 165, ma è solo un accenno e non c'è un obiettivo definito con delle risorse finanziarie indicate.
Un'altra mancanza, secondo noi, riguarda la questione delle due discariche di Pompiod e di Chalamy, non se ne parla, non c'è un obiettivo indicato, è un argomento dimenticato, eppure sappiamo che questo è un grande tema, che è fonte di preoccupazione diffusa, e non crediamo che basti la deliberazione recentemente approvata che chiede di valutare i vari scenari per la riqualificazione per non prendere in considerazione questo tema nel DEFR.
Sulla sanità e sull'istruzione in particolare si soffermerà la collega Guichardaz.
Un'ultima considerazione sull'impostazione che abbiamo definito disomogenea del DEFR, c'è una sproporzione evidente nella previsione di destinazione delle risorse finanziarie. L'obiettivo della valorizzazione dei beni archeologici, pagina 192, dell'Assessorato dei beni culturali evidenzia correttamente che c'è un patrimonio archeologico e monumentale in Valle d'Aosta di enorme valore, che è anche una potenziale grande ricchezza per l'attrazione turistica che esercita, ma poi, se andiamo a vedere le risorse finanziarie indicate, constatiamo che non c'è nulla, le caselle sono tutte vuote, sono bianche. Viceversa, se andiamo a vedere l'obiettivo sulle politiche di sviluppo delle stazioni sciistiche dell'Assessorato dello sviluppo economico, vediamo che per il prossimo triennio sono indicati ben 134 milioni, a pagina 126, e l'unica cosa che diciamo è che da una parte c'è 0 e dall'altra c'è 134. Allora quindi quello che si scrive nel DEFR circa la grande ricchezza e l'attrattività del patrimonio archeologico e monumentale o non conta nulla, oppure ci troviamo di fronte a dei contrasti che sono anche paradossali, aggiungo anche a delle scelte di fondo che noi riteniamo miopi, soprattutto considerando che il grande problema dei cambiamenti climatici ci impone di fare una programmazione lungimirante e di individuare dei settori, degli ambiti, delle azioni per una progressiva diversificazione dell'offerta turistica, ciò che richiede di ripensare in toto il sistema Valle d'Aosta, individuando fin d'ora, accanto a delle strade tradizionali, che devono essere comunque perseguite, anche delle nuove o strade già percorse ma su cui investire maggiormente, come quelle che riguardano la valorizzazione dei castelli, dei musei, il patrimonio culturale, artistico e paesaggistico in senso lato, gli sport non solo invernali e via di questo passo.
Entrando più nel dettaglio dei punti specifici, vogliamo fare alcune altre considerazioni: sul PNRR, in una tabella a pagina 80 sono indicati i 62 interventi del PNRR di cui il territorio regionale è beneficiario, per un ammontare complessivo di 224 milioni. Balza agli occhi da tale tabella che la metà dei finanziamenti riguarda l'elettrificazione della tratta Ivrea/Aosta, che cuba per ben 110 milioni. Secondo noi, è sorprendente che nelle 24 pagine del DEFR dedicate a questi fondi PNRR, al principale di quei fondi e a quell'opera sia dedicata una sola riga, quasi che quell'intervento fosse una sorta di corpo estraneo, digerito a fatica, forse neanche digerito. Non c'era, come ho dovuto purtroppo constatare, una vera volontà politica di andare in quella direzione e oggi non c'è la consapevolezza dell'importanza di questo intervento e di come dovrebbe essere accompagnato, cogliendo l'occasione per altri interventi paralleli e complementari all'elettrificazione, alcuni dei quali si possono fare anche con dei costi più contenuti ma per cui la Regione deve essere parte attiva. In molte stazioni ferroviarie bisogna approfittare dell'interruzione del servizio sulla linea per i lavori di elettrificazione per fare contemporaneamente degli interventi migliorativi. In particolare ad Aosta è l'occasione buona per mettere finalmente in atto un progetto a suo tempo commissionato dalla Regione e consegnato tanto tempo fa che prevede l'allargamento del sottopasso che collega Piazza Manzetti alla parte sud della città. È un intervento molto importante di cui però non ci si sta occupando come noi crediamo si dovrebbe.
Rimanendo sul capitolo dei trasporti, se andiamo a vedere gli obiettivi indicati, troviamo solo due voci: l'acquisto dei nuovi treni e l'introduzione dell'idrogeno quale vettore energetico nel settore della mobilità, alle pagine 178 e 179. Il massimo che si riesce ad indicare come obiettivo strategico è di acquistare tre nuovi treni con quasi totali finanziamenti statali, ma allora ci chiediamo se questo è l'unico obiettivo della Regione in materia di politica ferroviaria, cioè è un atto dovuto per non perdere i finanziamenti dello Stato, e questo ci sembra sconcertante. Tra l'altro, risulta anche dal testo che quando il DEFR è stato redatto, non si era nemmeno ancora ben deciso che tipo di treni si intendeva acquistare, perché si parla di treni elettrici o bimodali; forse andrebbe corretto perché nel frattempo il 21 novembre la Giunta ha deliberato l'acquisto di tre nuovi treni definendoli elettrici e anche l'articolo 85 del disegno di legge n. 82, che discuteremo tra quindici giorni parla di un ulteriore treno ma sempre elettrico. Noi quindi crediamo che, in realtà, si sia alla recita del de profundis al capezzale dei bimodali, ma comunque è ben poca cosa quest'obiettivo, molto meno di quello che crediamo si dovrebbe scrivere in un documento come il DEFR. C'è poi l'obiettivo dell'uso dell'idrogeno nel settore della mobilità; si è voluto fare una legge regionale, che noi abbiamo definito penosa per uno studio sull'applicazione dell'idrogeno nel trasporto ferroviario. Il documento che ne è derivato e che abbiamo visto ha detto che l'idea dell'idrogeno praticamente in ambito ferroviario non sta in piedi e che in una realtà come la Valle d'Aosta forse ha poco senso anche per il trasporto su gomma, però si insiste. Adesso si vogliono acquistare, sempre con dei finanziamenti statali, degli autobus a idrogeno, ma se poi andiamo a vedere la scheda del DEFR, ci accorgiamo che i lavori per la costruzione del sito di produzione e distribuzione dell'idrogeno in Valle d'Aosta dovrebbero partire nel 2025 e protrarsi negli anni successivi, "oltre" c'è scritto. Allora ha senso acquistare degli autobus a idrogeno ora senza che ci sia la sicurezza di poterli alimentare? Se non si realizza questo sito per la produzione dell'idrogeno, come li alimenteremo questi bus? Secondo noi, su queste due cose perlomeno c'è una sorta di décalage. Perché non investire invece in autobus elettrici noi ci chiediamo, che oltretutto è una raccomandazione che viene dall'Unione europea.
Per concludere in bellezza la parte dei trasporti, io non posso fare a meno di notare che c'è assenza fra gli obiettivi prioritari dell'approvazione del piano regionale dei trasporti, lo abbiamo già detto tante volte, siamo in ritardo di molto tempo ma l'approvazione del piano non è considerata un obiettivo strategico. Nel presentare il bilancio dello scorso anno, di fine 2021, in conferenza stampa, proprio alla fine di dicembre, il Presidente aveva annunciato come punto qualificante l'approvazione del piano regionale dei trasporti nei primi mesi del 2022, a febbraio 2022, siamo al 30 novembre e io credo che di questo passo forse non sarà approvato neppure nel 2023.
Sul capitolo energia, in campo energetico c'è un obiettivo del DEFR che recita: "dare attuazione al Piano energetico ambientale regionale". Per ora di dare attuazione non se ne può parlare perché il PEAR 2021-2030 non c'è ancora, ci è stato detto che siamo in dirittura di arrivo, però rileviamo che è scaduto nel 2020, quindi siamo in ritardo di due anni e non è che siamo proprio vicini all'approvazione, perché il PEAR dovrà fare comunque tutta la procedura di VAS, che richiede i suoi tempi e poi sarà un tema da discutere a fondo credo anche in Commissione e in Consiglio regionale. A nostro avviso - ed è cosa che abbiamo rilevato con due iniziative consiliari -, non c'è una chiarezza sull'obiettivo strategico che si vuole raggiungere e non si stanno facendo dei passi significativi nel processo di abbandono dei combustibili fossili, come pure è previsto da quel famoso ordine del giorno del 2018. Ho già detto che qua e là si parla nel DEFR di CER ma in modo generico, si dice che un ruolo significativo lo deve avere la CVA, e concordiamo, però nel disegno di legge licenziato dalla Giunta, più o meno nello stesso periodo in cui si stava scrivendo il DEFR, non c'è nessun accenno al ruolo di CVA, quindi non è ben chiaro quali siano le intenzioni.
Visto che ho accennato a CVA, anche su questa società, che è al 100 percento di proprietà della Regione, osservo che nel DEFR si dice poco, si riprendono alcune giuste affermazioni di principio che erano state formulate un paio d'anni fa, ma non ci sono dei passi avanti nell'analisi e non è un mistero che le nostre valutazioni sull'attenzione di CVA rispetto al legame con il territorio valdostano e la necessità di accompagnare la transizione energetica della Valle d'Aosta ci fanno evidenziare che ci vorrebbe una maggiore sinergia in questo senso. Anche in questa vicenda che abbiamo affrontato nelle settimane scorse del "caro bollette", a nostro avviso, non si è fatto tutto ciò che si poteva fare, però su questo c'è una specifica interpellanza e ne parleremo in quel momento, ma anche questo del ruolo della CVA è un tema che richiedeva più approfondimenti.
Nel complesso noi rileviamo che questo è un DEFR piuttosto deludente, ma forse la parola "deludente" non è appropriata perché non crediamo che ci fosse da aspettarsi molto visto che la maggioranza, dopo aver concordato un programma di legislatura, dopo pochi mesi lo ha ritenuto in qualche modo superabile, che può anche andar bene, ma senza sostituirlo con niente. In questo anno e mezzo di crisi strisciante e ora del tutto manifesta noi non abbiamo mai avuto il piacere di vedere quali sono le nuove idee programmatiche, dove si vuole andare a parare; avete discusso fino allo sfinimento, forse non il vostro sfinimento ma quello di chi guarda e ascolta con crescente sconcerto certamente sì, avete discusso sulle formule delle alleanze, sulla distribuzione dei posti di potere ma sui contenuti dell'azione di governo credo ben poco se non nulla, eppure ci sono delle scelte da fare, c'è un lungo elenco di piani e di programmi che attendono di essere discussi, modificati magari, ma infine approvati.
Io e la collega Guichardaz siamo uscite dalla maggioranza quando abbiamo constatato la mancanza di coerenza rispetto a un programma discusso a fondo e infine concordato, ma che dopo pochi mesi, per qualcuno, e non certo di secondo piano, non andava più bene. Può succedere di cambiare idea, ma la constatazione amara è che alla critica di quell'accordo programmatico non è seguito nulla, infatti oggi abbiamo in mano un DEFR mogio mogio, senza ancoraggio con un programma di governo, senza uno sguardo sul futuro, è un collage messo insieme dai vari Assessorati, che, per fortuna, fanno il loro lavoro che merita rispetto, ma che non ha un'anima politica.
Faccio un'ultima considerazione, che è ancora più di carattere politico: lo scorso anno, al momento della discussione del DEFR, il nostro gruppo consiliare ha presentato una serie di richieste di modifiche e di emendamenti per migliorare il testo in un'ottica costruttiva e lavorando, come siamo abituati a fare, sui contenuti entrando nel merito degli argomenti. Quest'anno, in considerazione della situazione di estrema incertezza che stiamo vivendo, non sapendo se questo DEFR sarà portato avanti da questa maggioranza, non maggioranza, o se sarà sconfessato dalla nuova, se e quando mai nascerà, ma soprattutto memori di quell'atteggiamento riservato alle nostre proposte durante la discussione del DEFR a dicembre 2021, abbiamo deciso di limitarci a interventi di valutazione politica e a non presentare emendamenti e ordini del giorno. Ricordiamo infatti il rifiuto non solo di votare gli emendamenti, e ci sta, ma addirittura il rifiuto di discuterli, di commentarli, di prenderli in considerazione. Il presidente Lavevaz un anno fa diceva: "chiaro è che il DEFR è il documento di indirizzo della maggioranza, quindi è giusto che l'opposizione abbia delle opinioni diverse, è giusto che proponga degli emendamenti, però io anticipo già che non interverrò sugli emendamenti in maniera puntuale ribattendo alle considerazioni fatte, che riguardano un documento di indirizzo che è della maggioranza". Tradotto: il DEFR è roba nostra, non li prendiamo nemmeno in considerazione, non ci interessa discutere con voi, che poi è più o meno ciò che è accaduto e che accade anche in altre situazioni: per esempio, quando abbiamo ripetutamente chiesto dei confronti politici, che sono sempre stati sdegnosamente rifiutati.
Il Presidente lo scorso anno, rifiutando di intervenire sulle nostre proposte, aveva poi concluso: "è vero che alcune cose erano inserite nel programma di maggioranza, ma il programma di legislatura è il programma di maggioranza. La maggioranza è cambiata e possono anche cambiare gli indirizzi, di questo bisogna prenderne atto". Anche alla luce di queste parole, ora noi ci chiediamo di chi sarà questo DEFR perché al momento non sappiamo se il Governo che ci sarà domani o dopodomani lo riterrà valido o meno. Ancora il Presidente in conclusione aveva detto: "il DEFR è il documento di indirizzo politico della maggioranza per il bilancio e la legge di stabilità", completamente d'accordo, ma io qui mi chiedo di quale maggioranza? Di quella che da mesi alternativamente ci dice che a 18 si governa benissimo per poi, in modo quasi schizofrenico, affermare il giorno dopo o la settimana successiva che a 18 non si può andare avanti? Di una maggioranza dell'improbabile Réunion autonomista? Di una futura maggioranza tutta nuova, spostata a destra, per cui qualcuno lavora da tanto tempo sotto traccia? Non è dato sapere, forse perché non lo sapete nemmeno voi. In questo contesto di estrema confusione e incertezza, anche volendo, diventa difficile, diventa quasi impossibile essere propositivi e costruttivi sul documento programmatorio per eccellenza, pertanto, come ho detto, non presentiamo emendamenti e ordini del giorno ma esprimiamo le nostre valutazioni sul documento.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Marquis, ne ha facoltà.
Marquis (FI) - Il tema all'ordine del giorno è sicuramente un tema importantissimo, per quanto mi riguarda, questo è il momento più importante dell'anno perché il documento di economia e finanza regionale dovrebbe contenere la strategia di attuazione programmatica, che verrà poi recepita nel bilancio regionale previsionale annuale e in quelli del prossimo biennio. Sicuramente ci sono tante cose da dire su questo progetto che è stato presentato dalla maggioranza regionale. Per quanto mi riguarda, parto sempre a dare importanza alla prima parte: quella della lettura del contesto, perché se questo è vero che è un documento programmatico e progettuale, bisogna partire dalla lettura del contesto dove vengono evidenziate le necessità per poi verificare le traduzioni nella seconda parte del documento per dare attuazione e soddisfazione alle esigenze della nostra comunità. Sicuramente un documento di questa natura avrebbe necessità di stabilità politica per poterlo affrontare, non bisogna nascondere che questa situazione, non so come definirla, se di crisi o di criticità, sicuramente condiziona la gestione e la gestazione anche di questo documento, perché non c'è stata la serenità necessaria sia da parte della maggioranza, ma neanche da parte dell'opposizione. Per quanto è il nostro ruolo, abbiamo cercato comunque di esprimere il nostro contributo e lo esprimeremo anche con la presentazione di ordini del giorno che vogliono analizzare delle proposte concrete.
Per quanto riguarda lo scenario regionale, lo scenario soprattutto economico, un dato vorrei evidenziare: sicuramente stiamo uscendo dalla pandemia, fortunatamente, e il bilancio 2021 risente fortemente ancora di questo momento di emergenza sanitaria. Sicuramente questo momento ha messo in luce tutte le difficoltà del sistema economico valdostano, che è caratterizzato da specializzazioni settoriali e dimensionali che lo hanno reso vulnerabile molto di più di quello di altre realtà.
Per quanto concerne i dati, a seguito del crollo profondo del PIL del 2020, del'8,3 percento, si è avuta una ripresa nel 2021, una ripresa del 6,9 percento, che è superiore alla media nazionale, ma inferiore rispetto a quella della Regione nord-ovest. Il 2022, come dato previsionale, porta una crescita del 2,9 percento, allineata alla media nazionale, ma sempre inferiore del 3,1 percento rispetto a quella del nord-ovest. Per quanto concerne il triennio di riferimento 2023-2025, si prevedono delle crescite inferiori rispetto alla media italiana e all'area del nord-ovest e questo, secondo me, è un dato molto preoccupante che va letto insieme ad altri indicatori che vengono evidenziati all'interno del documento, perché sostanzialmente pare che ci sia una tendenza a far crescere il gap che c'è tra la Valle d'Aosta e le altre Regioni del nord. Non stiamo a paragonarci alle Province di Trento e di Bolzano, che vivono delle situazioni ancora migliori rispetto a quelle del nord-ovest. Sotto questo profilo, siamo stati superati da diverse Regioni del nord-ovest ormai: dal Piemonte, dalla Lombardia, dal Veneto e anche dal Friuli-Venezia-Giulia, quindi anche dalle Regioni che non hanno delle autonomie ma sono a statuto ordinario.
Per quanto concerne altri indicatori, va detto che è cresciuta la domanda, come ha detto l'assessore Marzi, a seguito delle difficoltà che c'erano state nel 2020, è cresciuta la domanda estera per quello che concerne gli scambi commerciali, però con riferimento all'anno 2007, siamo ancora in situazioni di meno 18 percento, quindi se è vero che nel 2022 ci si avvicina al recupero della situazione pre-pandemica, è anche vero che se facciamo un raffronto dell'economia valdostana rispetto alla situazione del 2009, abbiamo ancora un delta significativamente negativo.
Se facciamo una considerazione anche sugli investimenti che sono cresciuti, com'è stato sottolineato dai colleghi che sono intervenuti, va detto che tra il 2007 e il 2019 sono diminuiti del 60 percento gli investimenti della Pubblica Amministrazione, contro una media nazionale del 32 percento, del 44 percento della Provincia di Trento e del 8,4 percento della Provincia di Bolzano. In Valle d'Aosta il peso della Pubblica Amministrazione sull'economia è molto elevato, tant'è che il 60 percento dei minori investimenti da parte della Regione ha un peso di circa il 40 percento sugli investimenti complessivi regionali. Per quanto concerne i prezzi, a seguito di diversi anni che non ci sono state sostanzialmente delle crescite, quest'anno è stato sottolineato dal collega Aggravi che c'è stata una crescita inflazionistica e quindi ci sono stati dei grossi incrementi, soprattutto derivati dall'aumento dei costi energetici, parliamo di aumenti a doppia cifra.
A livello di quadro economico c'è da dire che il tessuto produttivo è un tessuto produttivo che è sempre attestato al di sotto delle diecimila imprese operative, è sicuramente un tessuto che è piccolo, micro e che presenta delle difficoltà, anche se c'è la tendenza alla crescita delle società di capitale, questo è un dato positivo perché crescono delle attività che sono maggiormente strutturate sotto il profilo amministrativo.
Vengo adesso al discorso del quadro tendenziale di finanza regionale, ho apprezzato le considerazioni che sono state fatte dall'Assessore che sostanzialmente nei cinque anni che sono preceduti a questo c'è stata una stabilizzazione sostanzialmente delle disponibilità finanziarie della Regione circa mediamente 1.375 milioni all'anno. Questo è un dato importante e sicuramente farebbe pensare a una situazione costante, perché ci sono 1.375 milioni all'anno, però se andiamo a vedere come sono composti questi 1.375 milioni, emerge che il quadro non è così stabile e costante, perché, a fronte degli effetti della pandemia, dove c'è stato un calo pesante dei proventi tributari che derivano dalla finanza che si sviluppa in Valle d'Aosta, perché ricordiamo che noi godiamo del beneficio dei 10 decimi su tutta una serie di tributi, quindi, a fronte del calo, noi abbiamo avuto costanza del bilancio regionale, perché è stato compensato da trasferimenti speciali dello Stato volti a cercare di contenere la situazione di disagio. Questo, sotto un certo profilo, ha portato a una situazione di certezza alla Pubblica Amministrazione, come ha detto l'assessore Marzi, è importante avere la certezza delle risorse per poter pianificare il nostro futuro. A fronte della certezza della Pubblica Amministrazione, esiste però paradossalmente la totale incertezza dei cittadini valdostani, perché in questi anni c'è stato il Covid, la pandemia ha portato dei grossi cambiamenti nella vita di ciascuno che si sono riflessi sotto il profilo sociale, sotto il profilo economico e sono venute meno tante certezze alle famiglie e ai cittadini e così come l'Amministrazione ha bisogno di certezza per poter pianificare la propria attività, anche le famiglie e le imprese avrebbero bisogno di certezza, invece alle famiglie e alle imprese è cresciuta l'incertezza in tutti questi anni, perché hanno dovuto vivere delle situazioni di disagio pesantissime dalle quali tribolano a tirarsi fuori. Questa non è una cosa di poco conto, perché una famiglia che non sa quali sono i suoi proventi ha difficoltà a poter pianificare il suo percorso di vita e la gestione anche del quotidiano, un giovane che non ha un lavoro come fa a pensare di lasciare il nucleo familiare ospitante dei genitori e provare a disegnarsi un progetto di vita? Non ha la possibilità, è in estrema difficoltà. Ci sono tante situazioni sotto il profilo sociale che sono peggiorate in questi anni rispetto alla situazione antecedente alla pandemia, così come il settore delle imprese. Chi fa attività economica ha un sacco di problematiche in più rispetto a prima, in questi anni ha dovuto fare i conti con una situazione che è profondamente cambiata. A questo punto vorrei fare una considerazione sull'aspetto demografico perché credo che sia l'elemento di sintesi dell'attrattività di un territorio e la capacità del territorio di trattenere i suoi residenti. Quest'anno è stato commissionato un importante studio, che è stato richiamato anche prima, conoscitivo, demografico da parte dell'Assessorato dell'istruzione, uno studio che è ricco di spunti e che, se vogliamo analizzare, ci può fornire anche degli elementi utili per capire qual è la situazione della Valle d'Aosta. Viviamo in una realtà che sicuramente convive con le problematiche che ha tutto il Paese, perché anche l'Italia è interessata da problemi di denatalità, di invecchiamento, però, dai dati che emergono, credo che si possano fare delle riflessioni e sono delle riflessioni che destano preoccupazione a chi deve disegnare il futuro politico di una Regione. La Valle d'Aosta in questo studio, che fa delle comparazioni tra gli anni 2011 e 2020, ci evidenzia che al 1° gennaio 2020 c'erano 125 mila abitanti, abbiamo perso 2 mila abitanti rispetto al 2011, 2.200 abitanti. Ci sono le previsioni tendenziali, al 2026 si arriverà a 121 mila, al 2036 116 mila. Questi sono dei segnali pesantissimi, perché perdere 10 mila abitanti vuol dire come sparire una comunità di Saint-Vincent e Châtillon messa insieme, tanto per dare un ordine di grandezza di cosa stiamo parlando. Abbiamo un indice di vecchiaia che è molto alto: 188,4, per 100 ragazzi ci sono 188,4 anziani, e questo ben venga, grazie a Dio, che la vita si sia allungata, ma la corrispondenza dell'allungamento della vita dovrebbe essere quello di un aumento della natalità, perché bisogna avere un equilibrio tra generazioni. Parliamo di indice di dipendenza, l'indice di dipendenza è sostanzialmente il rapporto che c'è tra la popolazione che non è attiva e quella attiva, il rapporto tra chi ha meno di 14 anni è più di 65 e quelli che invece sono in piena attività. In Valle d'Aosta nel 2020 c'erano 59 su 100 che erano inattivi, nel 2011 ce n'erano 53, quindi c'è una tendenza a crescere. Passiamo al peso della fascia tra i 35 e i 44 anni, che dovrebbe essere quella del pieno della vita, nel 2020 pesava al 12,2 percento, nel 2011 il 16, ha perso il 4,3 percento. La popolazione tra 20 e 64 anni nel 2020 era di 72 mila persone, perse 4.500 persone in questa fascia di età. L'indice di natalità è molto basso, l'intensità riproduttiva è bassa, i figli per donna sono 1,23 rispetto a quello che dovrebbe essere 2, il rapporto di equilibrio generazionale, e sostanzialmente tutto questo cosa significa? Che viviamo una situazione di grande difficoltà, le famiglie non generano figli, i figli a loro volta crescono, ce ne sono meno rispetto a prima, donne che generano altri figli. Si crea un loop negativo dal quale c'è una grossa difficoltà a uscirne.
Quest'analisi dà conto dell'attrattività di un territorio. Se andiamo a vedere le Province di Trento e di Bolzano, non hanno questo fenomeno, negli ultimi 7-8 anni è sempre cresciuta la popolazione, solo nell'ultimo anno c'è stato un leggero calo. Cosa significa? Significa anche che ci sono delle risposte politiche, c'è della politica che è attenta ai problemi della gente, perché quello di cui la gente ha bisogno è certezza. Da questo DEFR io mi chiedo se un cittadino può avere certezza del futuro della Valle d'Aosta, così come un'impresa che legge il DEFR capisce dove si vuole andare con questo documento? Io credo di no, e questo lo dico con grande dispiacere, perché dovrebbe essere più che mai importante avere un documento che faccia capire cosa si vuol fare per lo sviluppo di una comunità, una comunità che sicuramente ha delle grosse difficoltà, ci sono delle grosse riforme da fare, ci sono nel documento di economia e finanza regionale dei grandi richiami in tutti i settori, vedo nell'agricoltura, l'Assessore dice: "bisogna arrivare a una riforma legislativa", l'Assessore al turismo dice: "bisogna fare delle riforme di sistema legislative, nello sviluppo economico bisogna fare l'adeguamento della legislazione alle nuove esigenze dell'industria e dell'artigianato".
Ci sono tutta una serie di riforme che stanno andando avanti, quelle direi in qualche modo che sono quelle imposte dallo Stato, perché lo Stato sta scaricando tutta una serie di riforme: dal Family Act, dall'assistenza sociale al collocamento mirato, alla disabilità, che obbligano le Amministrazioni regionali ad adempiere, così come i piani della programmazione europea, quelli vanno avanti perché si è obbligati, perché diversamente non si riescono a utilizzare le risorse che vengono messe a disposizione.
Se dobbiamo fare un ragionamento tendenziale, credo che, rispetto agli anni passati, quindi si siano accumulate le esigenze di riforma dei singoli settori, pertanto c'è un grande lavoro a cui sarà sottoposta la Pubblica Amministrazione.
Mi chiedo purtroppo se c'è la forza poi di mettere a terra tutta questa necessità, perché richiede un grande sforzo amministrativo e una macchina che sia in grado di poter recepire tutte queste istanze. Non è sicuramente un passaggio semplice questo, però l'accumulazione che c'è stata in questi anni di problematiche non favorisce poi, quando arriva il momento, di affrontarle tutte insieme, perché se uno potesse affrontarle un po' per volta, sarebbe molto più semplice rispetto che trovarsi un coacervo di iniziative da mettere insieme e da portare avanti per cercare di dargli una soluzione.
Per quanto ci riguarda, abbiamo provato in questo documento a fare tutta una serie di proposte, presentando degli ordini del giorno, sui quali entreremo poi nel dettaglio successivamente, su dei temi che riteniamo che siano importanti da affrontare, un po' in svariati settori, a partire dal discorso della medicina territoriale, anche questa è una questione che è esplosa in questi ultimi mesi ma non è sicuramente una cosa che è nata ieri; è una cosa che probabilmente ha avuto monitoraggio nel tempo non sufficientemente adeguato e non è stata presa in carico fino al momento che anche questa è arrivata sul tavolo, tra l'altro, con tutta una serie di difficoltà poi da cercare di risolvere. Così come tutto il discorso di cui ci siamo occupati anche sulla casa negli ultimi mesi, lo riproponiamo in quest'occasione perché ci sono sicuramente sulla povertà dei ragionamenti da fare. Leggiamo sul documento del DEFR che viene detto che nel 2021 c'è la povertà relativa, che è un quarto di quella italiana. Un quarto di quella italiana è un bel dato, però a vedere cosa c'è sul territorio, le esigenze e quello che evidenzia la gente, sembra che ci siano delle maggiori difficoltà rispetto a questo numero che noi leggiamo e proprio anche per questa ragione riteniamo che sia importante partire con fare delle analisi sui dati che siano conoscitivi ma certi, rilevati sul posto e purtroppo vediamo all'interno del DEFR che molto spesso siamo obbligati a ragionare su temi previsionali e anche su dati che arrivano da istituti, sia nazionali che europei, e che quindi non so poi fino a che punto sono stati capaci in questi anni di avere un rilevamento corretto della situazione reale che si vive sul territorio, anche per questa ragione sollecitiamo, suggeriamo la predisposizione di analoghe iniziative come sono state fatte sulla demografia, che possono essere molto utili sicuramente nel guidare l'azione politico-amministrativa e anche su altri temi per poter caratterizzare pienamente la situazione socio-economica che vive la nostra Valle. Sicuramente quindi possiamo apprezzare nel DEFR lo sforzo che è stato fatto e che ha sostanzialmente illustrato nell'illustrazione l'assessore Marzi di cercare di creare un documento che potesse essere inquadrato meglio nella programmazione generale e avere una leggibilità migliore, sia soprattutto per gli obiettivi che si individuano, la loro misurazione e anche la possibilità di raggiungimento. Sostanzialmente, in estrema sintesi, non riusciamo a cogliere nella seconda fase, che è quella che si prevedono gli obiettivi da raggiungere, la traduzione dei problemi che vengono evidenziati nella lettura di contesto a soluzione. Questo riteniamo che sia l'aspetto più delicato e più critico, perché le soluzioni non le vediamo individuate rispetto né al numero, né alla qualità che emergono nella lettura di contesto.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Mi si consenta innanzitutto di ringraziare i colleghi che mi hanno preceduto, in particolare il collega Aggravi per la completa relazione sul complesso del documento che ci apprestiamo a esaminare e a votare. A differenza del collega Aggravi, io mi concentrerò su un aspetto specifico di questo documento regionale di economia e finanza e l'aspetto su cui ho intenzione di concentrarmi è la parte dedicata alle politiche sociali, ovvero la parte che è riferita alle persone più deboli della nostra Regione.
Questo documento che è stato presentato, che consta di più di 220 pagine, parla di una serie di questioni, prospetta una serie di interventi, presenta una serie di proposte e previsioni. In tutto questo ho trovato - e di questo vi ringrazio - un elemento di chiarezza alle tabelle con le quali con una "X" avete indicato l'anno in cui verranno realizzati numerosi interventi. Lo dico perché questa pratica "X" ci permetterà di indicare quelli che non verranno puntualmente realizzati; questo non perché io sia pessimista, ma perché purtroppo è diventato un tragico appuntamento rituale: "faremo", "prevederemo", "programmeremo", "progetteremo" ma effettivamente, di fronte a una serie di azioni previste da questo documento, la debolezza attuale presentate, secondo me, già ben illustrata dal collega Aggravi, a livello politico rende difficilmente raggiungibili molti degli obiettivi che sono stati evidenziati.
Dicevo però, in un documento che consta di oltre 220 pagine, c'è una pagina dedicata alla parte della nostra Regione che è più debole, più sofferente, più in difficoltà o, meglio, in realtà c'è un titolo, ma sotto il titolo è: "sotto il vestito niente", sotto il titolo nulla, perché nel capitolo dedicato alla sanità, salute e politiche sociali, in realtà ci sono un paio di paragrafi e nulla più dedicati appunto alle problematiche di chi è in difficoltà. Partirò proprio da questi piccoli capitoli dedicati per allargare poi lo sguardo in una breve fotografia dell'attuale situazione. Innanzitutto si parla di una riorganizzazione della governance del sistema di welfare regionale con la quale sostanzialmente si demanda a un soggetto terzo la gestione dei servizi. C'è questo soggetto terzo che si intravede all'orizzonte ma c'è anche una fantomatica cabina di regia che viene tratteggiata, cabina di regia che è stata oggetto di plurime domande e richieste di informazioni durante i lavori di Commissione, che sostanzialmente tratteggiano un Assessorato che non gestisce più i servizi, se non in un tavolo collegiale in maniera molto annacquata, e che decide di coinvolgere per incapacità, per impossibilità, per mancanza di personale, di conoscenza, di voglia, di tempo, non ho idea di che cosa, perché ancora non si sono comprese le motivazioni per le quali si decide di demandare ad altri una gestione che dovrebbe essere chiaramente amministrativa politica di un settore così importante a fantomatici enti, soggetti, terze persone, tra cui anche - e questa credo che sia la cosa curiosa e questo lo lasciamo a testimonianza per il futuro -, semmai una tale (mi trattengo) scelta andrà in porto... si decide di coinvolgere all'interno di una cabina di regia (così c'è scritto) una cabina di regia che dovrà decidere quali e quanti servizi avrà bisogno la nostra Regione, esattamente quei soggetti che quei servizi dovranno ovviamente erogarli. È come se sostanzialmente noi entrassimo in un bar e chiedessimo a un barista: "barista, dammi un suggerimento: secondo te, questa sera quanta birra dovrei bere?", e tendenzialmente della sua risposta io sarei piuttosto sicuro, e questo sarà più o meno l'effetto che ovviamente otterremo coinvolgendo questi soggetti all'interno di organi che devono decidere quali e quanti servizi vanno erogati. Si cede, senza capire esattamente come verrà organizzata questa riorganizzazione, senza capire come verrà sanato questo conflitto di interessi, che è evidentemente importante, ed è un conflitto di interessi peraltro - lo dico a beneficio della Giunta che non era presente in audizione - che è stato sollevato dagli stessi vertici, per esempio, dell'USL, che dovranno essere presenti a questo soggetto esterno di gestione dei servizi ma anche a questa cabina di regia. Quando abbiamo posto la questione dicendo: "ma è opportuno che chi fornisce i servizi sia la stessa persona che programma questi servizi?", i vertici dell'USL ci hanno detto: "no, assolutamente no, ci pare assolutamente che non sia il caso". Prendiamo atto di quest'audizione, di quanto è stato detto e vedremo quello che seguirà.
Questo è quello che abbiamo trovato, perché altro non c'è. Non c'è, per esempio, nessun riferimento al problema della povertà e il problema della povertà è un problema importante, che purtroppo - come giustamente mi viene suggerito - sembrava dovesse essere abolita da un noto politico italiano che pare sia adesso diretto verso altri lidi, sempre che gli Stati verso cui è diretto lo accettino, perché anche questi non hanno manifestato un grosso interesse, ma la povertà è sempre più presente purtroppo all'interno della nostra società, credo che i dati che sono stati diffusi lo evidenzino, penso che i dati che sono stati anche registrati rispetto al famoso bonus social specifichino qual è il grave problema della nostra Regione, una povertà spesso sommersa, una povertà che spesso non si tocca con mano, non si vede ma c'è, esiste, è una povertà che in realtà è sostanzialmente istituzionalizzata e che, quando vede cadere alcuni bastioni, come, per esempio, il bando affitti, vede mancare questo sostegno, questo supporto fondamentale alle famiglie e si manifesta in tutta la sua gravità. A questo proposito, io inviterei chiunque all'interno di questa sala - immagini di poter scrivere un DEFR senza scrivere una riga sulla povertà - a fare un esperimento e presentarsi presso il proprio Comune dicendo: "guardi, io purtroppo ho perso la mia casa, non ho niente da mettere nel piatto, non so come fare ad andare avanti - ma non domani, tra una settimana o un mese, oggi, stasera - che soluzione mi date?". Io credo che l'alzata di spalle che ne seguirebbe da parte di qualsiasi amministratore accogliesse questa persona sarebbe da Guinness dei primati. Questo è il problema che va risolto prioritariamente, quali risposte si danno a una persona che arriva in queste condizioni, perché si ha un bel dire: "ah no, ma c'è la legge 23/2010, anzi, prima guarda, fai la fila perché c'è l'assistente sociale che deve prendere, deve fare una relazione - se trova il tempo - che poi viene mandata, poi c'è l'Assessorato che dice, che fa, che tratta, che briga, che molla...", tu aspetta un mesetto o due, stasera vedi tu, ci sono delle panchine qua fuori, se riesci a sistemarti, magari ti diamo anche una residenza in via della Casa comunale se si riesce, se sei nato in questo comune in maniera che così puoi anche avere accesso ai servizi sanitari, perché senza una residenza non si ha accesso nemmeno all'Ospedale e vi assicuro che tocchereste con mano davvero la risposta che oggi le Istituzioni danno a chi si trova in uno stato di necessità. Di questa situazione, di questo problema non è fatta menzione all'interno di questo documento, con peraltro un esempio che abbiamo sotto gli occhi, credo che sia opportuno e necessario dirlo, perché invece di casi di persone che si presentano di fronte alle Istituzioni dicendo: "non ho niente, accoglietemi" purtroppo ce lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, però queste persone una risposta la ricevono. Vediamo che quotidianamente c'è chi sbarca e che giustamente viene preso, portato in strutture, accolto, sfamato, vestito e tutto, ma, quando un cittadino presenta questa stessa necessità, purtroppo gli si dice: "no, aspetta, la relazione, l'assistente, l'Assessorato, il bollino, il documento, la cartina, la cartetta, la cartona", questo è quello che accade. Di questo e di una risoluzione pronta di questo problema non scorgiamo traccia.
Nessun riferimento - e mi collego a questo della povertà - al problema della casa; io credo ormai di aver provocato la nausea in tutti i colleghi che mi ascoltano parlare dei problemi della casa all'interno di quest'aula e tranne forse qualcuno che si è occupato di questo problema e che forse probabilmente recepisce in maniera migliore, credo che tutti gli altri non ne possano più. Io però mi sento di non interrompere una denuncia che faccio a ogni Consiglio perché credo che il problema della casa sia un problema primario, il problema di una persona che si trova a essere priva di un tetto sopra la testa credo sia una delle priorità che qualsiasi Amministrazione deve affrontare e affrontarlo pensando che, quando si dice a una persona: "ma io purtroppo non riesco a pagare un affitto perché sono in una condizione di necessità"... consideriamo che, per fare domanda per avere un alloggio di edilizia residenziale pubblica, ci va un ISEE che è al di sotto degli 8.500 euro, figuratevi voi di avere un ISEE di 8.500, un ISEE tendenzialmente molto basso, considerato che peraltro, quando proponemmo un aiuto per i redditi che erano inferiori ai 12.000 annui, i sindacati ci dissero: "così andiamo a colpire proprio solo i poverissimi, andiamo ad aiutare proprio solo i poverissimi". Se quelli che hanno meno di 12 mila sono poverissimi, figuratevi quelli di 8.500! Per le persone che possono fare domanda per un alloggio di edilizia residenziale pubblica e che hanno un ISEE di 8.500, oggi osservano sempre la stessa trafila di quelli che abbiamo detto prima, cioè vanno all'ARER, prendono il documento, lo compilano e non so ma penso che forse fra una decina d'anni la graduatoria delle case popolari non veda un'assegnazione, perché "l'appartamento è in ristrutturazione", "perché quello è occupato", "perché non ne abbiamo uno adatto", "perché stiamo vedendo, perché stiamo guardando, stiamo controllando, stiamo lavorando" e intanto da dieci anni persone che hanno un ISEE di 8.500 ma anche di 0 attendono una sistemazione. Di questo problema, che è un problema sicuramente annoso, non si fa riferimento. Non si fa riferimento, per esempio, al problema del bando affitti e a come affrontarlo, non si fa riferimento, per esempio, a un altro grosso problema: quello dell'emergenza abitativa, che oggi io vi inviterei anche qui - non fidatevi delle parole del sottoscritto - a provare a chiedere a qualcuno, che, per esempio, è da solo, cioè un nucleo familiare che è composto da una persona che si trova a essere senza casa, che rientra nei canoni dell'emergenza abitativa perché assomma la perdita del reddito, da una parte, e lo sfratto esecutivo con il mancato pagamento dell'affitto dall'altra, quindi con queste due caratteristiche rientra nell'emergenza abitativa. Va giustamente dalla struttura che dovrebbe riconoscergliela, il Comune che poi si appoggia sulla Regione e la Regione gli risponde: "noi tendenzialmente a quelli che sono da soli un alloggio non glielo diamo", perché non lo so, però è così. La risposta che viene data è: "se vuoi, c'è una struttura a Montjovet, ti diamo una stanza", che è tendenzialmente piuttosto promiscua, io davvero vorrei invitare qualcuno a visionare ogni tanto quella struttura e capire le condizioni nelle quali vivono lì quelle persone, tant'è vero che sostanzialmente la totalità delle persone rifiuta di essere inserita all'interno di quella struttura, quindi la persona singola senza un alloggio viene totalmente respinta. Di fronte a questo problema della casa nessun riferimento, né rispetto alla legge n. 3/2013, che ormai, dopo quasi dieci anni che è stata approvata, mostra le sue trame, è evidente, qualsiasi normativa deve essere aggiornata e questa non è ancora stata aggiornata ma non vi è un singolo riferimento.
Nessun riferimento, se non lontano e soltanto rispetto all'aspetto sanitario del problema viene dato al lato della disabilità, una disabilità che viene relegata a problema sanitario ma che, in realtà, è un mondo che richiede molta più attenzione, un'attenzione peraltro manifestata dal movimento a cui mi onoro di appartenere, che mi onoro di rappresentare all'interno di questa Assise, con la richiesta e l'istituzione di un Ministero dedicato. Il fatto di considerare la disabilità un problema banalmente sanitario e non un problema a tutto tondo credo sia una delle criticità, la disabilità ha diverse necessità: dal problema del lavoro alle sfide che pone quello della creazione di un inserimento all'interno della società come parte integrante di questa, non come un problema da risolvere e, trattandolo come un problema sanitario, è evidente che questo viene considerato così e non viene considerata invece anche un'opportunità e un'opportunità di crescita non soltanto per le persone affette da disabilità, ma anche per quelle che ovviamente vivono con loro e per le persone che hanno molto da imparare da quel mondo.
Ancora nessun riferimento rispetto alla famiglia e al suo sostegno, lo abbiamo detto e lo abbiamo replicato in più occasioni, abbiamo anche proposto con i colleghi di Forza Italia e con i colleghi di Pour l'Autonomie un intervento che andava proprio nel senso di favorire la tutela delle nascite, la tutela delle famiglie e dei figli, provvedimento che è stato purtroppo respinto senza grossi commenti, quindi all'interno di questo tema purtroppo nessun riferimento, nessun sostegno, nessuna progettualità, se non un riferimento futuro per l'asilo-nido ma che evidentemente non può essere sufficiente per integrare e tutelare in maniera completa la famiglia.
Illuminanti credo siano state però poi quelle che sono seguite, le audizioni, di approfondimento anche con le parti sociali, e qui credo che sia stato evidenziato un problema evidente e grosso, per esempio, banalmente con il teleriscaldamento e con l'aumento dei costi del teleriscaldamento sugli alloggi di edilizia residenziale pubblica, che è stato portato più volte all'interno di quest'aula e che è stato completamente ignorato: un aumento dei costi del 140 percento evidenziato dall'Associazione dei consumatori, condomini che annunciano di aver staccato il riscaldamento perché non possono pagare e sono principalmente condomini che sono di edilizia residenziale pubblica, con un taglieggiamento di queste persone che dicono: "se volete staccare tutto, sono 25-30 mila euro da lasciare e così vi potete ricollegare all'operatore che volete, che è anche più conveniente ma intanto 30 mila euro schiacciateli sul tavolo".
Un altro problema che è stato sollevato, e credo che questo sia di stretta attualità, probabilmente non era possibile inserirlo nel DEFR ma credo che una sua analisi andrebbe fatta, è quello, per esempio, delle numerose persone che non hanno potuto presentare la domanda per il bonus social perché non hanno potuto disporre di un ISEE nei tempi dovuti. Questo è stato sollevato dalle associazioni dei consumatori e un'associazione in particolare ci ha evidenziato che soltanto lui aveva circa quaranta prenotazioni di persone che sono andate da lui per chiedergli di fare l'ISEE per poter fare questa domanda ma non ha potuto evaderle. I calcoli che erano stati fatti parlavano di 11.400 nuclei che rientrano all'interno di quel range di reddito che voi avete previsto e se le domande sono state circa 9 mila o forse qualcosa di più da quello che abbiamo potuto capire, perché poi non abbiamo avuto dati in merito, però è evidente che ci sono molte famiglie che sono rimaste tagliate fuori, qualcuno perché probabilmente non lo sapeva, qualcuno perché molto più probabilmente e in maniera più preoccupante perché non ha potuto fisicamente presentare la domanda. Questo è un grosso problema perché ci troviamo ad avere i soldi, ci troviamo ad avere la misura e ci troviamo a non poter dare i fondi a queste famiglie.
Ancora una questione sollevata e rilevata anche dai sindacati rispetto, per esempio, al sostegno alle fasce di reddito superiori, cioè è stato evidenziato come il nostro ordine del giorno, quello che abbiamo presentato, che andava a chiedere in caso di, per esempio, risparmi effettuati sul bonus social di dedicare questi risparmi alle fasce superiori di reddito, perché anche la classe media - se si vuole considerare classe media quella inserita in quelle fasce che sono superiori ai 20-25 mila euro di ISEE - è stata esclusa, ma è stata profondamente colpita anche lei dalla crisi economica e delle bollette, quell'intervento è stato stigmatizzato dai sindacati senza sapere che noi avevamo presentato contestualmente invece proprio una proposta che ci è stata bocciata all'interno di quest'aula per chiedere di estendere questa misura.
Insomma, una fotografia che, secondo noi, non è esaltante, un lavoro che, secondo noi, non è esaustivo, una sfida lanciata verso problemi che sono principalmente sanitari, questa, purtroppo, è la pagina relativa alla sanità e politiche sociali, ma che non tiene conto della situazione di necessità del nostro tessuto sociale e dei nostri deboli: ecco perché su questo e per questo abbiamo deciso di presentare alcune iniziative che cercano di sanare, perlomeno in parte, con degli ordini del giorno alcuni impegni per provare a trovare delle soluzioni concrete rispetto alle necessità, ovviamente avremo modo poi di illustrarli in seguito all'interno di quest'aula: ecco perché però, secondo noi, questo DEFR, in questa parte, nella parte relativa alle politiche sociali mostra gravi carenze, carenze che sicuramente non possono dare risposte ai nostri deboli.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Carrel, ne ha facoltà.
Carrel (PA) - Trovarsi sicuramente a discutere del DEFR è difficile, in quanto trovare il perimetro sul quale discutere diventa sicuramente una questione complessa, si può dire tutto e il contrario di tutto, ma crediamo che quello che leggiamo nella sezione 1, cioè il contesto economico e finanziario, sia una situazione che ha già ben rappresentato anche il collega Aggravi e c'è già entrato nello specifico in tutte le ricadute, ma ciò che ci preme più, come gruppo, sottolineare è sicuramente il quadro della finanza pubblica regionale, senza entrare nei dati, ma sottolineando come sia necessario procedere a un riparto fiscale nuovo, procedere a un accordo con lo Stato che veda soprattutto dal lato entrate una certezza per questa Regione che vada oltre il 2025, perché in caso contrario è difficile parlare di tutti gli altri progetti ed è difficile dare contezza e dare gambe ai nostri progetti.
Per quanto riguarda invece la sezione 3, credo di poter partire da una considerazione di un membro della II Commissione di maggioranza, il quale ha detto: qual è l'obiettivo, qual è la visione - questo in merito all'audizione dell'assessore Guichardaz - relativamente all'aspetto del turismo? Ci siamo chiesti qual è il progetto che sta dietro a tutti questi obiettivi? Ci siamo detti, ce lo avete detto, ci avete spiegato che ci si è voluti concentrarci su due obiettivi per ogni Dipartimento, e questo può essere un metodo di lavoro che condividiamo, anche perché - lo abbiamo già detto anche come opposizioni - ci agevola nel nostro lavoro, agevola il capire quali sono i tempi per ogni obiettivo e quali sono i costi allegati e correlati ad ogni obiettivo, ma dev'esserci un filo rouge che unisce tutti questi obiettivi, e noi francamente, anche leggendoli uno a uno, non lo vediamo. Vediamo degli obiettivi, Assessorato per Assessorato, ma non vediamo un disegno, un progetto di Valle d'Aosta futuro: non lo vediamo nel turismo ma non lo vediamo anche in tanti altri settori. È questa la cosa che più ci dispiace e sulla quale vogliamo ribadire il nostro pensiero, perché crediamo che sicuramente il DEFR è - e lo ha ricordato la collega Minelli - un documento di programmazione regionale, un documento che dovrebbe essere approvato dalla Giunta il 30 di giugno, in modo da poter discuterne in Consiglio regionale prima o appena dopo la pausa estiva, così da poter dare poi gli elementi per formare il bilancio regionale, che invece è stato scaricato di fatto venti giorni dopo il DEFR e quindi non vi sono stati i tempi tecnici per poter arrivare alla discussione in Consiglio.
Manca una visione complessiva dell'evoluzione della società e dell'economia della Valle d'Aosta, abbiamo parlato più volte di famiglia, abbiamo parlato più volte di sostegno alle famiglie, eppure qui poco troviamo negli obiettivi, poco troviamo su delle misure concrete per quanto riguarda il "caro energia", poco troviamo sul commercio in montagna, sull'aspetto dell'abbandono delle terre di montagna, forse non in capo alle Valli dove il turismo comunque permette un certo tessuto sociale ed economico di mantenere una determinata ricchezza, ma almeno nelle valli di mezzo, nelle terre di mezza vallata sicuramente abbiamo questo problema, è un problema su cui abbiamo chiesto dei dati ma è difficile, dobbiamo sicuramente lavorarci e non lo vediamo in questi obiettivi che dovrebbero tracciare la linea secondo la quale questo Governo lavora nei prossimi cinque anni. Non vediamo, per quanto riguarda il turismo, un piano marketing, e qui riprendo lo stesso Commissario che chiedeva un piano marketing, perché possiamo parlare sicuramente di un modello di organizzazione turistica, ma se non sappiamo dove vogliamo andare, il modello rimane fine a sé stesso.
Per quanto riguarda il rafforzamento alla visibilità del patrimonio regionale aperto al pubblico, è sicuramente un obiettivo che condividiamo ma, d'altro canto, però, abbiamo un'attenzione alle nuove tecnologie ma non vediamo - e lo ripeto, Assessore, a costo di essere anche un po' ripetitivo - delle politiche di formazione del personale, di accoglimento, perché chi accoglie i turisti all'interno di un castello o di un sito culturale è l'immagine della Valle d'Aosta, non basta un tablet e non basta un sistema sicuramente innovativo e accogliente, non è quello che fa la differenza, è anche quello che fa la differenza, purtroppo l'obiettivo ancora una volta non lo vediamo. Poi sicuramente possiamo anche confrontarci sullo studio della Bocconi che dovrebbe terminare nel giugno del 2023 secondo l'obiettivo a esso dedicato, ma poi per l'esame del progetto e le attività conseguenti necessarie alla riorganizzazione abbiamo delle scadenze di dicembre in dicembre del 2023, 2024 e 2025. Se ci dobbiamo mettere tutta la legislatura - perché questo stiamo dicendo - per riorganizzare la macchina amministrativa, credo che gli effetti purtroppo li rivedremo forse nel 2030 e nel mentre abbiamo da gestire il PNRR, nel mentre abbiamo da gestire delle criticità su cui non ritorno, perché sono già intervenuti vari colleghi prima di me e dobbiamo trovare un sistema. Bene questo studio, bene la riorganizzazione, ma nel contempo dobbiamo trovare una soluzione a questi problemi.
Mi permettete poi di concludere in merito ai primi due obiettivi: il primo è la revisione di finanza locale e il secondo è la riforma dei Segretari comunali. Io ero rimasto in quest'aula con il collega Sammaritani a discutere di un testo unico degli Enti locali, un testo unico che racchiudesse tutte le riforme degli Enti locali, i Segretari, la 48, la legge 6. Quello era un grande obiettivo, dovevamo portarlo a termine attraverso un tavolo che si è costituito entro la fine di quest'anno, non ci siamo riusciti, ma adesso andare a dividere quel grande Testo unico degli Enti locali in due riforme credo che sia un abbassare l'asticella e accontentarsi di mettere delle pezze a due dei problemi degli Enti locali, ma sarebbe stato sicuramente più sfidante e avrebbe avuto sicuramente un respiro politico diverso rivedere l'intero Testo degli Enti locali e puntare - perché no? - a un Testo unico degli Enti locali. Per questo - e potrei sicuramente continuare andando a sviscerare obiettivo per obiettivo - credo che il messaggio che, come gruppo, vogliamo mettere agli atti e portare come contributo a questa discussione è che gli obiettivi sono sicuramente degli obiettivi che andrebbero valutati uno a uno, sui tunnel ci confronteremo con degli ordini del giorno e quindi non sto a entrare su questo tema della viabilità e del rischio di vedere la Valle d'Aosta chiusa sia con la Svizzera che con la Francia, ma quello che manca realmente è un filo conduttore, è un progetto che unisca tutti questi obiettivi e quello che traduce la situazione del contesto economico-finanziario generale, la situazione della finanza pubblica regionale, negli obiettivi e quindi nella pratica di questi tre anni del Governo regionale. Questo sembra un po' mancare. Non posso contestare, anzi a volte condivido alcuni obiettivi, ma senza un progetto macro e senza una linea diventa poi difficile confrontarsi e discutere in termini politici, perché senza questo poi il rischio è di cadere nei vari argomenti e poter portarne altre mille di argomenti, perché di problemi purtroppo ce ne sono tanti, possiamo portarne altri, ma se non abbiamo chiaro noi, leggendo questo documento, qual è il disegno, poi diventa difficile confrontarsi e portare il contributo in un'altra direzione.
Presidente - Consigliere Baccega a lei la parola.
Baccega (FI) - Io volevo ringraziare i colleghi di opposizione che mi hanno preceduto perché hanno posto all'attenzione del Consiglio una serie di dati importanti e significativi, dati che certamente non possiamo non riconoscere che siano dei dati poco confortanti per una Regione che guarda in prospettiva, che guarda a un futuro di sviluppo. È stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto che è nostra intenzione affrontare questo confronto sul DEFR non con un contro DEFR come avremmo potuto fare, bensì con tutta una serie di ordini del giorno, quindi azioni e riflessioni, che potrebbero e avrebbero potuto in qualche modo arricchire questo documento, che, scusate, ma è un documento che genera incertezze, che non pare abbia una strategia importante, quindi una serie di temi che poniamo alla vostra attenzione con un numero importante di ordini del giorno, che sono un po' la risultante di interventi e iniziative che in questi due anni di legislatura noi abbiamo sottolineato ed evidenziato in Consiglio che non hanno trovato un'adeguata risposta nel documento di economia e finanza regionale 2023-2025.
Si parla di un documento di sintesi, sintetico, alla faccia, 220 pagine sono già un bel documento devo dire. Credo che uno dei temi chiave che sono stati affrontati nel documento che riguarda l'analisi delle strutture organizzative era già stato affrontato fin dall'inizio della legislatura, che l'ipotesi delle strutture che avete messo in campo non fosse così performante lo avevamo sostenuto fin dall'inizio della legislatura, ovviamente adesso siamo in ritardo, c'è confusione, c'è una crisi politica in atto e tutto questo fa sì che le strutture stesse siano in difficoltà nel portare avanti tutta una serie di soluzioni e una serie di atti virtuosi che sicuramente farebbero bene alla nostra collettività.
Lo ha già detto il collega Manfrin: si parla di welfare, è uno dei temi salienti di questo momento tragico dell'Europa, del nostro Paese e soprattutto della nostra Regione, un DEFR che tratta in modo sintetico il tema del welfare dove si individua un altro piano strategico, la possibilità di una gestione e di una riorganizzazione dell'assistenza territoriale ma non si capisce come. Si fa riferimento anche qui al piano salute e benessere sociale: ecco perché, per quanto ci riguarda, noi sulla sanità abbiamo lasciato da parte, ci sarà un momento che sarà quello nell'affrontare il piano salute e benessere sociale... quello che è stato definito il famoso "Libro dei sogni", ma anche qui si parla di riorganizzazione dell'Assessorato, della struttura, della sanità, mancano una serie di questioni e poi ci sono i due elenchi: le azioni correlate e per la sanità e per i servizi sociali. Io credo che il fatto di aver dimenticato il fattore famiglia, ma so che ne discuteremo nell'affrontare l'ordine del giorno che è stato presentato dai colleghi, sarà sicuramente importante.
Un'altra situazione che non sarà affrontata nell'ambito degli ordini del giorno che abbiamo presentato riguarda l'ambiente. Ormai i cittadini valdostani e i turisti si chiedono... è vero che c'è un piano dei rifiuti che traguarda a più anni, quindi non riguarda il triennio, ma dovremo cominciare anche a pensare cosa sarà di quella discarica di Pollein, cosa sarà di quella discarica che continua a crescere e nei prossimi 10-20 anni che cosa sarà, un'enorme discarica puzzolente al centro della nostra regione, in bellavista per tutti i turisti che arrivano, che si fermano al casello, che arrivano nella città capoluogo, che vanno verso l'Alta Valle, verso le valli laterali da Aosta in su. Sì, è vero, è appena stato approvato nel 2021 il piano dei rifiuti, ma uno studio in quella direzione deve partire in questo triennio per capire dove vogliamo andare a parare, perché forse alcune cose saranno da rivedere ma dobbiamo cominciare a pensarci adesso.
Queste sono solo riflessioni che mi sentivo di fare a corredo dell'intervento corposo e significativo fatto dal collega Marquis ma che rimando poi alla presentazione degli ordini del giorno dove entreremo nel vivo rispetto a una serie di... chiamiamole dimenticanze che non sono state inserite in questo documento di economia e finanza regionale, che, come ho detto, pare non abbia strategie e vada a generare non poche incertezze.
Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Il documento di economia e finanza è sicuramente l'atto più importante di programmazione, e questo lo hanno già detto tutti i colleghi che mi hanno preceduto, uno strumento di programmazione generale che dovrebbe dare sostanza al programma di legislatura, consentendo di programmare, sulla scorta delle esigenze del territorio, delle disponibilità di risorse finanziarie, delle priorità e delle scelte politiche, gli obiettivi da perseguire nel prossimo triennio. È quindi evidente l'importanza di concepire questo documento e la sua approvazione non come un mero adempimento formale, necessario malgrado tutto perché lo prevede una norma, ma farlo avendo ben presente la sua importanza per un'Amministrazione efficiente che cerca di rispondere ai bisogni delle persone.
Oggi, vista l'assenza di una maggioranza stabile e del tanto annunciato allargamento dei 18, possiamo dire invece che questo sarà un mero adempimento formale, perché a meno di non essere dei personaggi in cerca d'autore, chiunque entrerà in questa maggioranza vorrà dire la sua e influire sulle scelte future, ecco quindi che gli annunci roboanti che continuano a susseguirsi per annunciare la votazione del DEFR non possono che far emergere l'incongruità fra quanto sta accadendo e quanto si vuole narrare. Questo documento non può e non dà risposte ai Valdostani, perché come si può pensare di programmare i prossimi tre anni di attività ed esplicitare con chiarezza l'azione di Governo se questo c'è, non c'è, si allarga, si revisiona, si rimpasta, cambia Presidente, ridefinisce le deleghe e chi più ne ha più ne metta. Non accetto nemmeno la continua narrazione che sia la minoranza a parlare di questo strano gioco della cavallina attorno alle poltrone, la narrazione di un teatrino; le pagine dei giornali sono riempite da voi stessi che state dando uno spettacolo molto poco edificante, mentre bisognerebbe lavorare. Quello che noi rappresentiamo è l'assenza di una visione di questa maggioranza, il poco lavoro e la mancanza di risposte. In Commissione abbiamo fermi da mesi, anni diversi piani strategici, come il piano della salute, il piano triennale contro la violenza sulle donne, il PRT, il PTA, due leggi elettorali, la revisione organica della disciplina regionale vigente in materia di esercizio associato di funzioni e servizi comunali e i segretari comunali. Eviterei quindi di continuare a parlare dell'approvazione del DEFR come di un grande risultato visto che non solo arriva in ritardo, ma ha contenuti poco convincenti e rassicuranti. Ancora una volta è un documento che non dà risposte, lo dicevo poc'anzi, che non affronta i gravi problemi che emergono dall'analisi dei dati di contesto che stanno nella prima sezione.
L'aumento dell'inflazione, l'aumento dei costi delle materie prime, dei prezzi alimentari energetici per famiglie e imprese, la lenta ripresa, la diminuzione dei turisti stranieri, il peggioramento del quadro demografico che rileva poche nascite e la crescita della popolazione anziana, la quota più elevata di persone con al massimo la licenza media, la più alta percentuale di abbandoni scolastici d'Italia con cinque punti percentuali in più rispetto alle Regioni del nord-ovest, il reddito medio disponibile pro-capite delle famiglie attestato a 21.200 euro sono alcune delle cose evidenziate in quella prima sezione del DEFR.
Questo DEFR a noi sembra una bruttissima copia di quello precedente, in cui vi sono anche incongruità fra le due diverse parti, un DEFR in cui la parte dell'analisi sembra scritta da un'altra mano rispetto a quella che individua gli obiettivi. Di fronte alla crisi economico-sociale e ai dati demografici, manca una programmazione coerente che vada oltre i soliti investimenti sulle funivie.
Manca una visione di futuro, come poteva essere quella, ad esempio, di immaginare e costruire un obiettivo come quello del trasporto pubblico locale gratuito; insomma, manca una visione, l'individuazione di priorità e di idee appare piuttosto scarna, e tutto questo in un momento di grave crisi economica e sociale.
La totale mancanza di riferimenti al programma di legislatura certifica in modo chiarissimo l'allontanamento dalla strada ambientalista e progressista che avevamo tracciato insieme.
Come ha detto in modo chiaro la mia collega, PCP ha deciso di non presentare emendamenti e ordini del giorno viste le dichiarazioni fatte l'anno scorso che non condividiamo ma che naturalmente accettiamo. Siamo due donne che continuano a portare avanti con coerenza e impegno le loro idee ma che evidentemente riescono a infastidire. Vogliamo però far emergere con i nostri due interventi i contenuti che non ci convincono e su cui abbiamo legittimamente, credo, posizioni diverse.
Per quanto riguarda il sistema degli Enti locali, il DEFR che stiamo analizzando delinea due obiettivi strategici: la revisione del sistema della finanza locale, l'armonizzazione del quadro normativo dei segretari degli Enti locali.
Prima di fare alcune considerazioni nel merito degli obiettivi, una domanda: forse ce ne stiamo dimenticando un terzo, importante, che ho già citato nelle premesse: uno studio e una riflessione sui modelli organizzativi degli Enti locali, la revisione della legge regionale 6/2014 sull'esercizio delle funzioni associate. A inizio legislatura si era iniziato a lavorare in questo senso, presi alcuni provvedimenti urgenti di riforma della legge regionale 6. Cito testualmente l'articolo 5 della legge 15/2020: "entro il 31 dicembre 2021 si provvede alla revisione organica della disciplina regionale vigente in materia di esercizio associato di funzioni e servizi comunali e di segretari degli Enti locali. A tal fine è costituito un gruppo di lavoro composto dal Presidente della I Commissione consiliare permanente, con funzione di coordinatore, da un rappresentante per ogni gruppo consiliare e da cinque rappresentanti del Consiglio del CPEL di cui almeno una rappresentanza dell'Agenzia regionale dei segretari". Siamo a dicembre 2022, cosa vogliamo fare? Dico questo perché è condivisibile lavorare sulla revisione del sistema di finanza locale, necessaria, perché ormai datato e soprattutto nel tempo fortemente snaturato o sul quadro normativo dei segretari, ma forse prima, o ancor meglio contemporaneamente, lavorare sui mezzi che consentono di far funzionare il modello organizzativo degli Enti locali è necessario pensare a quale modello questi strumenti devono funzionare.
Quanto alla revisione del sistema di finanza locale, è sicuramente necessaria, ricordo che la legge n. 48/1995 nasce in un quadro di leggi ordinamentali del sistema degli Enti locali, conseguenti all'attribuzione della competenza legislativa primaria alla Regione, operata dalla legge costituzionale n. 2/1993. La legge n. 48/1995 delineò un sistema di trasferimento finalizzata ad accrescere il livello di autonomia e di funzionalità delle Amministrazioni locali, con un'importante quota di trasferimenti senza vincoli, lasciando la scelta ai Governi locali: legare l'ammontare dei trasferimenti a uno dei principi indicatori della ricchezza prodotto in Valle: l'IRPEF, allo stesso tempo garantire forme di perequazione a vantaggio degli enti territoriali economicamente svantaggiati basati su due elementi fondamentali: i bisogni e le risorse; accrescere la responsabilizzazione degli amministratori locali nei confronti dei cittadini quali contribuenti e utenti dei servizi locali. Questo sistema, a partire dalla crisi finanziaria del 2008, ha iniziato a essere snaturato con una visione regione-centrica, un incremento dei trasferimenti con vincolo, a volte ponendo semplicemente in capo alla finanza locale delle spese del bilancio regionale. È opportuno quindi che si faccia una riflessione con il sistema degli Enti locali sui trasferimenti con vincolo, sulla compartecipazione degli Enti locali agli obiettivi di finanza locale, che consenta di liberare risorse a favore degli Enti locali che oggi contribuiscono ancora, in ragione dell'extra gettito IMU quando lo sforzo della Regione si è attenuato nel tempo. Ciò che non condividiamo è che questa riflessione non sia parallela e analoga sul modello organizzativo e i tempi previsti, credo sia da fare subito e una previsione di tre anni per giungere a qualche risultato è eccessiva, è necessario ridurre questi tempi.
Per quanto riguarda il quadro normativo sui segretari, credo sia necessario più che una semplificazione e coordinamento delle norme in vigore, un quadro definitivo che consenta di superare i vari provvedimenti tampone di questi anni, che consenta di mettere stabilmente a disposizione degli Enti locali una classe dirigente che possa operare serenamente per conseguire gli obiettivi dei nostri Enti. Non è forse arrivato il momento di parlare di un albo unico della dirigenza e di ragionare sulla possibile fusione dei Comuni?
I cambiamenti climatici: quest'anno abbiamo perso quattro volte la quantità di ghiaccio che perdevamo nel ventennio precedente, il surriscaldamento ha avuto un impatto molto forte, allo stesso tempo abbiamo incontrato molte difficoltà per ciò che riguarda l'alpinismo a causa della sua instabilità, del caldo e del fatto che non fosse abbastanza sicuro. Anche la produttività di prati e pascoli ha sofferto del surriscaldamento di quest'estate. La strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici riguarda diversi settori economici come l'agricoltura, il turismo, la salute, gli obiettivi di adattamento e le misure da realizzare in modo tale da fornire i mezzi a enti, professioni, imprese e operatori per gestire il problema. Peccato che tale strategia non venga presa assolutamente in considerazione da questo DEFR, che continua invece a sua programmazione a compartimenti stagni, senza una visione e una prospettiva. Non si parla da nessuna parte di diversificazione, di adattamento e di mitigazione. Circa un anno fa in Consiglio, a seguito di una mia interpellanza sul grande ristorante del Couis a Pila, zona ventosa e sprovvista d'acqua, diversi colleghi di maggioranza e minoranza avevano chiesto di conoscere le strategie nel settore di sviluppo delle stazioni sciistiche e, nonostante molte sollecitazioni fatte all'Assessore e al Presidente della IV Commissione, stiamo ancora aspettando. In questo DEFR troviamo solo la gestione unitaria delle stazioni, il sostegno alle piccole stazioni, un generico investimento ai cambiamenti climatici e la diffusione della conoscenza della montagna nei giovani. Dove sta la visione? Chissà che prima di imbarcarsi in importanti investimenti, non si attenda lo studio sulla valutazione dei cambiamenti climatici citata in altri obiettivi.
Rispetto all'istruzione, per due anni definiti nel DEFR si diceva, con una frase lapidaria e netta, che si sarebbe risolta la difficile situazione del precariato. Al terzo anno, in modo più cauto, si fa notare che praticamente nulla è cambiato e che la situazione oggi va risolta. Rispetto a questo, non si fa nessun accenno alla vera emergenza relativa agli insegnanti e operatori di sostegno, passo indietro anche sull'edilizia scolastica dove la visione di insieme non ci pare ancora chiara, come non si comprende se in tutta la programmazione si prende in considerazione anche il calo demografico, la dislocazione degli edifici. Nel DEFR 2021 si parlava della costruzione di quattro nuove palestre, del termine dei lavori del vecchio Bérard e di soluzioni per non avere sedi distaccate in tutta la città. Direi che non solo non sono stati fatti passi avanti, ma la situazione è ancora peggiorata. Scompare completamente la problematica delle segreterie scolastiche, la spesa per il funzionamento di alcuni enti strumentali strategici per la nostra comunità, come il Convitto, l'Institut agricole, l'IPRA e tutte le istituzioni scolastiche è prevista e immutata per il prossimo triennio. Sembra un dato positivo, in realtà è un taglio orizzontale determinato dall'inflazione. In una Regione caratterizzata da abbandono scolastico e crisi della formazione, si dovrebbe investire di più sui giovani e sull'istruzione. Si sarebbe dovuto prevedere un adeguamento di trasferimenti almeno del 10 percento in più. L'Università resta una scatola in via di completamento, l'incertezza non è solo rispetto alle risorse e ai tempi del completamento rinviati oltre al triennio, ma soprattutto resta non chiara la sua mission. Da notare il fatto che le risorse economiche sono previste, come anche in altri casi, solo per realizzare i lavori e non per costruire invece un vero centro di ricerca e di formazione.
La tutela della salute è sicuramente la voce più importante e, nonostante l'incremento di risorse messe nello scorso bilancio, non vediamo effettivi cambiamenti. Il declino della sanità è sotto gli occhi di tutti e troviamo l'obiettivo proposto un libro dei sogni più che un obiettivo concreto da portare a termine in questo triennio. Si riporta sostanzialmente gran parte del piano della salute e del benessere, fermo in Commissione e ancora una volta non vediamo la programmazione e la pianificazione dei vari interventi. Si evidenzia l'inadeguatezza dei modelli di organizzazione sanitaria ma non si capisce né la visione a breve, né quella a lungo termine rispetto ai nuovi modelli proposti. Manca un approccio trasversale, che metta al centro la persona e i suoi bisogni, approccio a persone integrate con il sociale, attento alle risorse umane. Con la pianificazione delle azioni da intraprendere, le priorità e un calendario della successione delle fasi attuative, identificando anche un periodo di transizione per la riforma del territorio, mentre nel DEFR apprendiamo della nascita di un ente strumentale della Regione per le attività di gestione di servizi degli interventi socio-assistenziali di cui parlava anche il collega Manfrin. Ci sembra manchi totalmente, anche in questo caso, la programmazione e questo ci preoccupa. È inutile pensare a indennità per non far scappare medici e infermieri quando il problema riguarda tutte le professioni operanti sul territorio sia sanitario che socio-sanitario e non solo legato alla retribuzione, ma soprattutto legato alla qualità del lavoro, oltre ai riconoscimenti economici, che, ripeto, devono essere previsti per tutti.
Bisogna prevedere contestualmente anche altre azioni a breve e lungo termine per rendere migliore il lavoro di chi già opera e attrarre anche professionisti dall'esterno. Diverse le strutture sanitarie finanziate attraverso il PNRR ma quale personale verrà utilizzato, quali servizi intendiamo porre, quanti posti verranno tolti al G.B. Festaz? Ci chiediamo inoltre se, rispetto all'Ospedale di comunità di Verrès, il Governo abbia programmato anche come reperire in quel caso l'adeguato personale, oltre che pensare, come al solito, alla sola spesa per costruire la scatola. Apprendiamo inoltre che l'avvio dei lavori dell'Ospedale Parini, di cui ancora oggi nemmeno conosciamo la variante e il costo delle opere, prenderà avvio nel 2023, intanto altri soldi vengono stanziati per tacconare il Parini, per l'adeguamento sismico del Beauregard e le promesse del presidio unico pian piano svaniscono. Per evitare di prendere ancora in giro i Valdostani, sarebbe meglio non dichiarare più l'inizio o la fine dei lavori di quest'opera monumentaria di cui nemmeno ancora abbiamo il parere definitivo della Soprintendenza. Per l'ennesimo anno si parla di rete regionale per l'epidemiologia e chissà che non sia la volta buona. In materia di disabilità si ricorda l'esigenza di addivenire a una legge quadro in materia, ma anche qui all'enunciazione non si ritrovano riscontri negli obiettivi e, purtroppo, la parte delle politiche sociali risulta una grande assente. Ritroviamo ripetuta per il terzo anno di fila la problematica relativa alle norme su vigili del fuoco e Corpo forestale, per cui nessun passo avanti è stato fatto, mentre sulla Motorizzazione evidentemente oggi le criticità non vengono più viste e le mozioni rimangono lettera morta. Questo documento presentato, e che voterà una maggioranza non maggioranza, non fa altro che dimostrare quanto poco si considerano questi documenti che per noi restano molto importanti.
Presidente - Per mozione d'ordine, la parola al collega Padovani.
Padovani (FP-PD) - Visto il numero di ordini del giorno pervenuti, chiederei una sospensione per una riunione dei gruppi di maggioranza per visionarli.
Presidente - Propongo di chiudere il Consiglio qui, se siete tutti d'accordo, anche perché il numero di ordini del giorno è piuttosto corposo e difficilmente può essere analizzato in meno di un'ora. Pertanto, se siete tutti d'accordo, i lavori consiliari terminano adesso. Ci aggiorniamo a domani alle ore 09:00.
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La seduta termina alle ore 19:01.