Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 841 del 11 luglio 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 841/XV - Approvazione di risoluzione: "Impegno del Governo regionale ad attivarsi per garantire ai pazienti minori affetti da diabete mellito la fornitura degli adeguati sistemi di monitoraggio per migliorarne la qualità della vita".

Rini (Presidente) ? Passiamo al punto 31.03. Per l'illustrazione, la parola al collega Luboz.

Luboz (LEGA VDA) ? Dopo alcuni mesi riusciamo finalmente a discutere questa risoluzione. Prima di entrare nel merito dell'iniziativa, occorre a mio giudizio spendere due parole per mettere bene a fuoco le principali differenze tra diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2. Le differenze sono tante e le principali possono essere ricondotte soprattutto agli effetti della manifestazione, all'età dell'insorgenza e al trattamento della patologia. Molte persone confondono ancora diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2. Sono contento di poter parlare...

Presidente ? Colleghi, per favore, vi chiedo soltanto un po' di attenzione e di silenzio per cortesia.

Luboz (LEGA VDA) ? Il diabete di tipo 1, malattia autoimmune, può colpire a ogni età ma si verifica prevalentemente in bambini e adolescenti, con picchi in particolare tra l'età prescolare e quella della pubertà. In genere il suo esordio è rapido e molto intenso e i fattori di rischio non sono ancora conosciuti con certezza. Questo è fondamentale ribadirlo. C'è ancora, spesso, chi associa il diabete di tipo 1 con cattivi stili di vita o di alimentazione. Purtroppo non è così, e vedo che il dottor Peinetti me lo conferma.

Il diabete di tipo 2, per cui invece è importantissimo uno screening delle persone a rischio, risulta attualmente la forma più frequente di diabete. Generalmente insorge in età adulta e il rischio di comparsa aumenta con l'età. Con un esordio più lento e progressivo rispetto a quello di tipo 1, tra i fattori di rischio accertati sono stati individuati il sovrappeso, una dieta sbilanciata, la vita sedentaria, l'ipertensione, valori altri di colesterolo e/o trigliceridi nel sangue e una certa familiarità.

Mentre il diabete di tipo 2 legato all'obesità e a uno stile di vita scorretto può essere gestito anche grazie a un'attività fisica e a una dieta correttamente bilanciata in funzione del disturbo, senza dover necessariamente arrivare all'assunzione costante di insulina, il diabete di tipo 1 è quello cosiddetto "insulino-dipendente", cioè l'insulina va somministrata obbligatoriamente con più iniezioni giornaliere o tramite macchinetta per l'infusione, per poter gestire in modo corretto i picchi di glucosio nel sangue. Questo tipo di diabete richiede quindi un trattamento più intensivo e aggressivo per tenere adeguatamente sotto controllo la glicemia.

Nei diabetici di tipo 1 è spesso frequente sentir affermare "chi non prova non sa", ed è proprio così: non c'è nulla che possa essere trascurato, ogni alimento ingerito, ogni attività fisica, ogni turbamento di umore o sbalzo ormonale, soprattutto per le ragazzine, sono fattori che determinano variazioni glicemiche importanti e devono continuamente essere gestite più e più volte al giorno. Il corpo e la mente non possono staccarsi da questa preoccupazione.

È importante leggere alcune premesse di legge: "la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività", articolo 32 della Costituzione; oppure la legge 115 dell'87 "Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito", che prevede che tutte le Regioni predispongano, nell'ambito dei rispettivi piani sanitari e dei limiti finanziari indicati, progetti, obiettivi e azioni programmate o altre idonee iniziative dirette a fronteggiare la malattia; utile alla discussione è pure il decreto ministeriale 28 maggio 1999, numero 329, attraverso il quale si riconosce: "il diabete mellito quale patologia che dà diritto all'esenzione della partecipazione al costo per le correlate prestazioni sanitarie incluse nei livelli essenziali di assistenza".

Queste premesse sono importanti perché vi inviterei, quando avrete tempo, a guardare il sito diabete.net alla scheda "Il diabete in Italia". Vedrete quante e quali circolari, direttive, norme di attuazione o piani sanitari sono stati emessi dalle varie Regioni. Faccio riferimento a una delibera della Regione Toscana scaricata poc'anzi, del 2016, oppure alla circolare del 9 ottobre 2015 della Regione Emilia-Romagna attraverso la quale sono state emanate le linee di indirizzo regionali per un uso appropriato di dispositivi medici per l'autocontrollo e l'autogestione del diabete mellito, prevedendo, prima Regione in Italia, la prescrizione e la rimborsabilità di dispositivi per il monitoraggio continuo del glucosio addirittura tramite sensori inseriti nel sottocute. Tutte le Regioni hanno prodotto atti normativi a disposizione tranne una, e lascio a voi individuare quale.

Detto ciò, penso che la nostra attenzione su questa patologia, soprattutto il diabete di tipo 1 che colpisce in valle circa 550 persone, di cui 32-35 minorenni, debba essere massima e a tal fine è utile richiamare la seduta del 6 marzo e l'interrogazione in cui erano stati richiesti precisi dati all'Assessore competente. Vorrei ricordare, rispetto alla spesa per la cura del diabete, che la voce principale di spesa è rappresentata non dai costi dipendenti dalla gestione delle glicemie ma dalle complicanze della malattia e dai ricoveri ospedalieri che queste generano. I dati esistenti indicano chiaramente che circa il 60-70% dei costi sanitari per il diabete, che ammontano complessivamente a circa 10 miliardi di euro all'anno, è determinato dalle ospedalizzazioni, mentre la spesa dei farmaci per la cura o gestione del diabete grava soltanto per il 7% e quella per i presidi medici, quelli forniti dalla tecnologia per intenderci, del 4-5%.

La sostenibilità economica di una patologia in rapida crescita come il diabete - del quale soffrono in Italia circa 4 milioni di persone, di cui il 10% sono quelli affetti da diabete di tipo 1 - passa quindi per la prevenzione, per una più tempestiva diagnosi della malattia e soprattutto - per i diabetici di tipo 1 appunto - per un uso appropriato delle terapie esistenti. Tutto questo al fine di ottenere quanto prima possibile un buon controllo metabolico e mantenerlo nel tempo, strategie indispensabili per evitare o ritardare la comparsa delle complicanze.

Da varie testimonianze di chi vive a vario titolo questo problema, si percepisce che la sanità pubblica relativamente a questa patologia, ma anche rispetto ai Lea come abbiamo visto in una scorsa adunanza per mezzo di un'iniziativa del collega Manfrin, la sanità pubblica valdostana lascia alquanto a desiderare. Da Regione in cui l'attenzione era particolarmente puntuale e scrupolosa, stiamo scivolando pericolosamente indietro. L'attenzione al progresso tecnologico, che è in continua evoluzione ma che pare generi poca consapevolezza in valle, è particolarmente seguito in gran parte delle Regioni italiane e ciò permette ai diabetici di controllare in automatico il livello della glicemia e condurre quindi una migliore qualità della vita. Un diabetico curato di meno, trattato con le tecnologie meno efficaci e poco aderenti alle terapie, finisce sicuramente per costare di più al sistema e alla società. Un diabetico trattato bene costa relativamente poco, ma un malato di diabete trattato male costa tanto, tantissimo, non solo per le finanze pubbliche ma anche per la sofferenza e i problemi generati all'interno del proprio nucleo familiare.

Eviterei di trattare dei costi, perché i costi sono elevatissimi per la cura del diabete trattato male, però, se la cura del diabete passa attraverso questi dispositivi, si può anche nel lungo termine risparmiare considerevolmente. Quindi direi che, considerato che i pazienti che praticano la terapia insulinica hanno necessità di rilevare i livelli di glicemia più volte nell'arco della giornata, e che grazie al continuo progresso e perfezionamento della tecnologia sono attualmente disponibili dispositivi che consentono di misurare costantemente le variazioni della glicemia a livello sottocutaneo, eventualmente associabili anche ai microinfusori e in grado di migliorare efficacemente il compenso glicemico, è nostra intenzione invitare il Governo regionale a fare il possibile affinché... nella mozione originaria era indicato soltanto i minori però sarebbe nostra intenzione, come abbiamo in qualche modo concordato con l'Assessore, soprassedere alla parola "minore" ma inserire "tutti quanti i diabetici". Stavo controllando poc'anzi e l'unica Regione davvero che non fornisca ai pazienti diabetici la possibilità di dotarsi di un sensore che possa rilevare in automatico la glicemia senza doversi pungere diverse volte al giorno per rilevare la glicemia è la Valle d'Aosta.

Ho dimenticato di dire che poc'anzi volevamo distribuire, ma ci siamo dimenticati, questa semplice fotografia che indica un bambino diabetico. Un bambino diabetico di tipo 1 deve somministrarsi dalle cinque alle sette, alle otto volte l'insulina al giorno. Qui è raffigurata sostanzialmente la quantità di insulina che deve somministrarsi in un mese: "Voici en image le nombre d'injections en un seul mois pour une personne diabétique. Pour ceux qui disent: bah, c'est juste le diabète".

A mio giudizio dobbiamo davvero darci una mossa, Assessore, perché non possiamo come Regione Valle d'Aosta, in cui la sanità, ma non soltanto, era il fiore all'occhiello... dobbiamo rincorrere il tempo in qualche modo perso e tornare alla qualità di vita che ci aveva contraddistinto in passato.

Presidente ? Siamo in discussione generale, la parola alla collega Russo.

Russo (M5S) ? Aggiungo solo qualche altro dato al decisamente molto molto completo approfondimento del collega. Vorrei fare un approfondimento sul diabete 1, forse con alcune informazioni che non ha dato il collega, e poi un altro sul diabete 2.

Abbiamo detto che in Italia le persone con il diabete di tipo 1 sono 300.000 e in Valle d'Aosta sono circa 550 più 35 minori, quindi non stiamo parlando di cifre irrisorie. Un diabetico di tipo 1 si buca dalle 10 alle 15 volte al giorno e può iniettarsi fino a sei-otto insuline al giorno. Questo presuppone una gestione della vita basata sul controllo continuo del livello di zucchero nel sangue. Non è vita sostanzialmente ma è controllo e il pensiero è interamente occupato da questa preoccupazione e i continui gesti per monitorarlo. Un problema importante è la notte: il sonno non è libero da questa vera e propria ansia di controllo della malattia, sia da parte del minore, che molte volte per fortuna non ha coscienza esattamente della malattia, ma sicuramente sì per la famiglia. Per cui questi atti, gli atti di controllo del livello del sangue anche notturni, vanno nella direzione della salvaguardia della vita del bambino.

Volevo fare un accenno poi all'importanza della presa in carico del diabete da parte della famiglia, ma anche della risposta che dà l'équipe che si occupa di questo. Il diabete di tipo 1 rappresenta una condizione predisponente, come ha detto il collega, nei confronti di una quantità di complicanze che possono seriamente compromettere la funzione di alcuni organi vitali e la complessiva qualità del paziente. Si è tuttavia ampiamente dimostrato che le complicanze si possono prevenire mediante un buon controllo della glicemia che deve rappresentare l'obiettivo costante di qualsiasi condotta terapeutica del diabete e in questo processo un ruolo determinante è svolto anche dalla famiglia, oltre che dal preziosissimo contributo del team di professionisti che segue il paziente. Condizione essenziale per un buon controllo glicemico è anche l'aderenza del giovane alla terapia e soprattutto all'autocontrollo domiciliare della glicemia, autocontrollo che per il giovane con il diabete rappresenta un impegno quotidiano.

Rispetto invece al diabete di tipo 2, devo dire che ho raccolto un dato, sempre dal sito del Ministero della salute, che non avevo assolutamente in mente. Il dato preoccupante è che il diabete 2 è una patologia fortemente associata allo svantaggio socio-economico. Tra le donne le diseguaglianze sono maggiori in tutte le classi d'età, le donne diabetiche tra i 60 e i 74 anni con laurea e diploma sono il 6,8%, le coetanee con al massimo la licenza media il 13,8%. Lo svantaggio socio-economico si conferma anche nella mortalità ed è più evidente nelle donne, al contrario di quanto si osserva per le altre cause di morte. Come ha detto poi il mio collega, chiaramente l'obesità e la sedentarietà sono fattori rilevanti di rischio per la salute in generale ma ancora di più per questa patologia.

Ovviamente, anticipo la nostra dichiarazione di voto, voteremo convintamente a favore di questa risoluzione che intende garantire ai pazienti di tipo 1 e 2 i presidi medici previsti e già forniti in altre regioni, anche da tanto tempo, dal Sistema sanitario regionale, con cui è possibile un controllo continuo del livello di zucchero nel sangue senza doversi bucare in continuazione, e migliorare la qualità della vita dal punto di vista concreto, organizzativo, ma anche e soprattutto dal punto di vista psicologico, per il paziente e per la famiglia.

Presidente ? La parola al collega Peinetti.

Peinetti (UV) ? Innanzitutto voglio fare i complimenti al collega Luboz che è stato veramente, anche tecnicamente, impeccabile. È indubbio che una patologia di questo tipo sia una delle più diffuse nei paesi occidentali, tant'è che ha meritato il soprannome di "silent killer" (killer silenzioso), perché la malattia diabetica è un problema sociale ed è un problema sociale di grande rilevanza soprattutto perché è uno dei cinque fattori maggiori di rischio delle malattie cardiovascolari, che sono la prima causa di morte e d'invalidità nei paesi occidentali. Quindi il diabete insieme all'ipertensione, all'ipercolesterolemia, insieme alla familiarità, com'è stato ricordato, insieme al fumo di tabacco, è uno dei cinque fattori maggiori delle malattie cardiovascolari, dell'infarto, degli aneurismi dell'aorta, eccetera. Quindi è indubbio che una patologia di questo tipo abbia un interesse sia sociale sia epidemiologico di grande rilevanza.

La nostra regione non fa eccezione in questo, però io vorrei un po' dissociarmi invece dalla visione più pessimistica che ho sentito in parte nell'intervento, anche perché i dati di Agenas che sono dati oggettivi, che sono il Programma nazionale esiti del 2016 ? quindi dati molto recenti, i più recenti che abbiamo quantomeno, perché arrivano in genere un anno e mezzo o due anni dopo che sono stati elaborati ? Quindi dal programma nazionale esiti dell'Agenas, che è l'Agenzia generale dei servizi sanitari a livello nazionale, la Valle d'Aosta ne esce direi molto bene per quanto attiene al trattamento delle complicanze della malattia diabetica.

In particolar modo, sia per quanto riguarda i pazienti che hanno un diabete non controllato senza complicazioni, il dato è inferiore alla media nazionale anche per quanto riguarda i valori minimi. Per quanto riguarda ad esempio le amputazioni, che sono una delle complicanze più gravi soprattutto nei diabeti di tipo 2, nell'adulto e nell'anziano, noi siamo a un livello inferiore alla linea mediana di questo tipo di complicanza molto grave e invalidante, che poi coinvolge anche in maniera molto importante le famiglie. Per quanto riguarda le complicanze a breve o lungo termine, anche qui noi siamo a un livello inferiore, siamo ai livelli minimi nazionali.

L'altro dato che secondo me è molto interessante è il tasso di ricoveri di ospedalizzazione per le complicanze legate al diabete. Giustamente faceva rilevare il Consigliere Luboz che è uno dei problemi che causa questa malattia, perché questi pazienti spesso devono ricorrere alle cure ospedaliere, essere ricoverati per periodi anche lunghi proprio a causa delle complicanze del diabete, non tanto per il diabete in sé ma per le complicanze. La Valle d'Aosta in questo è la regione, insieme alla Provincia autonoma di Bolzano, con il minor indice di ospedalizzazioni, ciò significa che i pazienti vengono presi in carico anche a livello territoriale e a livello domiciliare in una maniera abbastanza, direi, buona.

È chiaro che si può fare e si deve fare sicuramente molto meglio perché le due malattie - che sono due malattie completamente diverse, il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2 non hanno nulla a che vedere se non perché tutt'e due hanno degli elevati indici di glicemia nel sangue, ma sono due malattie completamente diverse che riconoscono anche genesi diverse - hanno un impatto che è un impatto veramente drammatico. È chiaro che il diabete di tipo 1 è un problema che coinvolge la famiglia in maniera pesantissima perché questi bambini hanno una necessità continua di assistenza 24 ore su 24. Però, e questo è un dato che va sottolineato, hanno diritto ad avere una vita assolutamente normale rispetto a tutti gli altri; quando vengono controllati oggi con le terapie più avanzate, quelle con i microinfusori, eccetera, possono svolgere un'attività fisica normale, possono fare la loro vita di tutti i giorni. Chiaro che è un problema sociale non indifferente, come è un problema sociale non indifferente il diabete di tipo 2 che indubbiamente è un po' una malattia del benessere perché, se noi andiamo a cercare il diabete di tipo 2 nelle fasce di popolazione dei paesi del terzo mondo non lo troveremo, perché è una malattia del benessere, una malattia che colpisce le persone soprattutto nei paesi occidentali.

Ora, è chiaro che i costi sociali di queste malattie sono drammatici e concordo pienamente con il collega Luboz quando si dice che probabilmente in questo caso cercare di prevenire i danni da diabete forse è la cosa migliore. Ebbene, anche in questo caso sono stati fatti grandi progressi a livello internazionale ma anche a livello locale, perché i nostri Servizi che si occupano di diabetologia, sia per quanto attiene la parte più medica, sia per quanto attiene la parte più chirurgica, sia i servizi territoriali eccetera, sono dei servizi direi di ottima qualità e sono oggi al passo con i tempi. Certo, probabilmente si può fare meglio di quello che si sta facendo però i dati sembrano confortarci sul percorso.

Ora, credo che alcuni dati siano importanti. Innanzitutto è evidente che il monitoraggio di questi pazienti deve essere un monitoraggio continuo, per gli adulti è molto più facile perché possono autocontrollarsi. Oggi con i sistemi di controllo, banalmente con gli stick e con le strisce, si riesce ad avere un controllo molto puntuale, anche perché spesso questa malattia viene stabilizzata su valori accettabili, parlo dell'adulto. Ovviamente ci sono però, sia nel diabete di tipo 2 ma soprattutto nel diabete di tipo 1, dei casi in cui invece la glicemia è fuori controllo. Allora in questi casi bisogna adottare dei sistemi più avanzati di monitoraggio, sistemi che consentono di avere una possibilità più puntuale di controllare in maniera molto attenta la glicemia, anche perché in molti pazienti questo non è avvertito come sintomo, quindi il grave problema è che spesso questi pazienti vanno in ipo o iperglicemia in maniera del tutto inavvertita, quindi bisogna essere in grado di prevenire qualche secondo, qualche minuto prima il tipo di...

Bene, io credo - poi penso che vi sarete parlati con l'Assessore per valutare il tipo di emendamento - che sia importante selezionare i pazienti perché non tutti i diabetici sono uguali. Non tutti i diabetici sono uguali! Non tutti i diabetici hanno le stesse complicanze, fortunatamente, non tutti i diabetici sono gravi ma sono in alcuni casi ben gestiti e ben controllati con le normali terapie; oggi ci sono poi terapie mediche particolarmente avanzate, e non parlo dell'insulina ma di sostituti dell'insulina che consentono di avere una vita praticamente normale. Quindi bisogna cercare di finalizzare le risorse verso quei pazienti che ne abbiano veramente necessità. Io penso che in questo stia la vera scommessa perché, se noi riusciamo a dare la risposta corretta a quelli che ne hanno bisogno, abbiamo fatto probabilmente il servizio migliore. Poi è evidente che dire "lo facciamo per tutti, a tutti i livelli e sempre" sarebbe la cosa ottimale. Non so se siamo in grado di farlo, perché credo che i costi sarebbero veramente molto alti, però è indubbio che se noi concentriamo i sistemi di monitoraggio più avanzati sui pazienti che ne hanno veramente bisogno, ovviamente quelli di tipo 1 ma anche di tipo 2 instabili... Faccio l'esempio del muratore, che fa un lavoro anche rischioso, che è con una glicemia fortemente instabile: questo è uno che fa la sua vita e non puoi pensare che mentre è su a 5 metri gli va su la glicemia, cade e muore. Allora gli devi poter dare il microinfusore in maniera tale che sia in grado di regolamentarsi anche durante lo sforzo, anche perché durante lo sforzo la glicemia ha delle variazioni molto elevate.

Detto questo, penso che concentrare gli sforzi sulla popolazione che ne ha veramente bisogno e necessità sia forse la cosa migliore. Credo che in questo ci sia la disponibilità, anche qui è un po' un discorso trasversale, non è un discorso politico, è un discorso di buonsenso dove bisogna trovare la soluzione migliore con le risorse che si hanno.

Presidente ? La parola alla collega Minelli.

Minelli (RC-AC) ? Non ho molto da aggiungere alle cose che sono state dette in maniera molto corretta ed esaustiva. Voglio soltanto fare un'aggiunta che riguarda la vita dei pazienti affetti da diabete di tipo 1 e il loro rapporto con la scuola, perché ho avuto nella mia carriera scolastica tre alunni affetti da questa tipologia. Devo dire che i ragazzi è vero che forse sono più a rischio degli adulti, ma sono anche molto capaci di badare a loro stessi perché imparano fin dalla tenera età a dover fare i conti con la loro malattia e con le terapie che devono assumere; però diventa estremamente complesso quando questi ragazzi devono svolgere delle attività che non siano semplicemente le lezioni a scuola e l'ordinaria quotidianità. Penso per esempio a tutte le volte che mi è capitato di accompagnare questi ragazzi a manifestazioni sportive, ma soprattutto alle visite di istruzione e ai soggiorni che prevedevano anche una permanenza notturna. Vi assicuro che ho insistito, come fanno tutti gli insegnanti in questa situazione, affinché questi ragazzi partecipassero a tutte le attività, perché è giusto che sia così e perché loro devono avere una vita assolutamente come quella degli altri, ma ? e lo dico veramente con forza ? è estremamente difficile riuscire a garantire che tutto vada per il meglio. Non dormiamo mai quando accompagniamo questi ragazzi, perché il fatto di avere la necessità di svegliarsi anche di notte e di dover fare le terapie è estremamente difficile per loro ed è una responsabilità per gli adulti che li accompagnano. Quindi qualsiasi tipo di dispositivo che può essere utilizzato e che migliori le condizioni di vita e la sicurezza di questi ragazzi, e anche le responsabilità di chi li accompagna, deve essere in tutti i modi sostenuto.

Poi è ovvio, come ha sottolineato un momento fa il dottor Peinetti, c'è necessità di capire quali siano le reali esigenze. Però io credo che il fatto di arrivare nella nostra regione a uniformarci alle situazioni di altre realtà sia prima di tutto una manifestazione di responsabilità e, permettetemi, anche di civiltà, perché è di questo che abbiamo bisogno.

Dalle ore 18:51 assume la presidenza il vicepresidente Distort.

Distort (Presidente) ? Ha chiesto la parola la collega Pulz.

Pulz (ADU VDA) ? Mi permetto d'intervenire molto velocemente, pur avendo conoscenza del problema anch'io solo attraverso alcuni alunni adolescenti diabetici che ho avuto nelle classi nei miei anni d'insegnamento. Intervengo in realtà per segnalare che, nell'ambito della campagna nazionale di promozione della cultura di protezione civile dal titolo "Anch'io sono la Protezione civile", l'anno scorso nel paesino di Ollomont è stato realizzato un originale campo scuola di protezione civile al quale hanno preso parte ragazzi diabetici dagli 8 ai 16 anni. Ciascuno era accompagnato dal suo migliore amico.

Mi è sembrata un'iniziativa lodevole. Il campo è stato organizzato in collaborazione con l'Associazione valdostana diabetici di tipo 1 e la Federazione diabete giovanile. L'obiettivo del campo scuola è stato quello di far acquisire autonomia a questi ragazzi nella gestione della loro patologia in un ambiente comunque protetto, assistito, e allo stesso tempo l'obiettivo era di responsabilizzare i coetanei amici, magari anche compagni di classe. Oltre ai volontari della Protezione civile che hanno gestito il campo, vi è stata la bella collaborazione del 118, del Corpo forestale, dei Carabinieri, del Soccorso alpino e della Guardia di Finanza. Ci risulta purtroppo che quest'anno questo ricco progetto non è stato riproposto, o almeno non con queste caratteristiche, ed è un vero peccato che le iniziative che funzionano poi a un certo punto s'interrompano velocemente.

Ovviamente noi diamo il nostro convinto appoggio alla risoluzione con un voto super favorevole, ringraziando il collega Luboz.

Presidente ? Siamo ancora in discussione generale. Ha chiesto la parola l'assessore Baccega.

Dalle ore 18:55 riassume la presidenza la presidente Rini.

Baccega (UV) ? Intervengo in discussione generale in quanto è opportuno farlo perché il regolamento ci dice che, quando si vuole modificare l'impegno, lo si deve fare in questo contesto. Siccome questa risoluzione è qui da parecchi mesi e avremmo avuto piacere di discuterla prima, nel frattempo ci siamo mossi con l'Azienda, abbiamo avuto modo di confrontarci e abbiamo anche condiviso il percorso che ci porterà poi ad approvare quest'impegno che richiamerò.

Dicendo proprio che quando si parla di salute non ci possono essere differenze e preconcetti tra maggioranza e minoranza, vado a sottolineare intanto l'approvazione della sua presentazione, collega Luboz, una presentazione chiara, corretta, seria, lucida e sostenuta dall'autorevole intervento del collega dottor Peinetti e dagli altri colleghi intervenuti. È vero, anch'io dico che in realtà il sistema di governo del diabete in Valle d'Aosta è mediamente molto buono, anch'io avevo letto i dati Agenas del 2016 che attestavano che in Valle d'Aosta si distribuiscono un numero di presidi decisamente al di sopra della media nazionale; i pazienti valdostani ricevono presidi in numero più che adeguato e la patologia viene gestita a livello prevalentemente ambulatoriale. In questo lungo percorso in cui questa risoluzione è rimasta nel limbo, io ho avuto modo d'incontrare più volte l'Associazione diabetici valdostani e i medici che sono poi anche venuti in Commissione a comunicare le loro suggestioni rispetto a questa malattia.

Quindi diciamo che, a seguito di una mia richiesta e sulla base della risoluzione presentata, ho fatto una attenta analisi con l'Usl sulla possibilità d'implementare e migliorare questo sistema. Siamo sicuramente favorevoli a una più ampia introduzione dei sistemi di monitoraggio indicati nella risoluzione, ma, tenuto conto delle analisi svolte dall'Azienda, risulta ragionevole la loro introduzione nei pazienti in modo ben individuato. Quindi, giustamente, che sia la parte medica a stabilire come, dove e in che modo intervenire.

Per questo, appunto, negli approfondimenti della Commissione abbiamo anche avuto modo di fare una valutazione rispetto al diabete di tipo 2; ci sono nuovi farmaci sul mercato che sono in continua evoluzione e che stanno dando risposte sicuramente importanti. Io credo che sia opportuno dal punto di vista clinico governare e dare ai medici specialisti il ruolo che compete loro, per questo abbiamo condiviso il percorso d'impegno che, se è d'accordo, mi appresto a leggere: "La risoluzione impegna il Governo regionale ad attivarsi per garantire, in accordo con il personale medico preposto:

- ai pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1 la fornitura dei sistemi di monitoraggio continuo del glucosio ECGM al fine di migliorare la qualità della vita e consentire loro una più oculata e attenta gestione della glicemia, unica garanzia, oltre a un corretto stile di vita, per evitare l'insorgenza di gravi e anche fatali complicanze;

- ai pazienti diabetici di tipo 2 insulino-dipendenti con almeno una delle seguenti condizioni aggiuntive alla fornitura di sistemi di automonitoraggio: persistente scompenso glicometabolico e pazienti con ipoglicemie ripetute e documentate".

Questo è quanto, poi lo presenteremo alla Presidenza. È importante parlare di stili di vita, noi ovviamente stiamo lavorando in ogni contesto anche pubblico e stiamo comunicando che buoni e sani stili di vita fanno sicuramente ridurre le malattie. Stiamo andando nella direzione di adottare il piano della cronicità e in quel piano la situazione dei diabetici troverà lo spazio necessario anche per entrare nel vivo ed essere protagonista in quel percorso. Quindi noi votiamo volentieri, come maggioranza ma credo che mi sembra di capire che maggioranza e minoranza in questo caso hanno lo stesso interesse, quindi credo che alla fine si sia fatto un buon lavoro in tutto questo percorso.

Rini (Presidente) ? La parola al collega Luboz, poi vi invito solo a depositare l'emendamento.

Luboz (LEGA VDA) ? Grazie, Assessore, e grazie a tutti quanti coloro che hanno voluto intervenire per testimoniare la loro sensibilità verso questa patologia. Grazie al parere espresso dal collega dottor Peinetti. Sono davvero soddisfatto che l'Aula abbia accolto con favore questa risoluzione perché sicuramente i pazienti diabetici hanno bisogno del conforto, del sostegno e della vicinanza delle istituzioni. Quindi, ringrazio ancora.

Presidente ? Credo che possiamo porre in votazione l'atto emendato.

Presenti, votanti e favorevoli: 33

Il Consiglio approva all'unanimità.