Oggetto del Consiglio n. 662 del 22 maggio 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 662/XV - Approvazione di mozione: "Impegno della Giunta regionale ad attivarsi nei confronti del Governo nazionale per garantire il rinnovo della convenzione a Radio Radicale".
Rini (Presidente) - Punto 13 all'ordine del giorno, per l'illustrazione la parola alla collega Pulz.
Pulz (ADU VDA) - Radio Radicale, come tutti sappiamo, è un'impresa radiofonica che dal 1976 realizza un'insostituibile funzione di servizio pubblico, in quanto svolge un'attività d'informazione d'interesse generale in modo accurato e completo. Radio Radicale è stata la prima radio italiana a occuparsi esclusivamente di politica, a trasmettere le sedute del Parlamento, a pubblicare i processi, a seguire i congressi di tutti i partiti e ad oggi è l'emittente europea con il maggior numero di rubriche estere e transnazionali. 43 anni di attività hanno reso l'archivio di Radio Radicale un patrimonio storico, culturale, politico e sociale unico per il nostro paese, con registrazioni che sono fruibili da tutti i cittadini per un totale di 377.410 schede audio e video. Da 11 anni lo Stato rinnova annualmente la convenzione con Radio Radicale per trasmettere senza pubblicità le sedute del Parlamento. L'ammontare del finanziamento statale fino all'anno 2018 era di 10 milioni di euro. In base alla legge 230 del 1990 di cui cito di seguito il testo: "lo Stato finanzia imprese radiofoniche private che trasmettono quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le 07:00 e le 20:00".
Con l'approvazione della legge di bilancio 2019, il Ministero dello Sviluppo Economico è stato autorizzato a prorogare purtroppo di soli sei mesi la convenzione per una spesa complessiva di 5 milioni di euro per quest'anno 2019. Il contributo così dimezzato garantisce il servizio radiofonico ancora per pochissimo tempo. L'intera legge 230 del 90 verrà in seguito abrogata a decorrere dal gennaio 2020, chiaramente, se non si fa nulla per evitarlo, e, di conseguenza, Radio Radicale non beneficerà più di alcun finanziamento statale. Il motto bellissimo di Radio Radicale che è "Conoscere per deliberare" è stato adottato considerando la corretta informazione quale presupposto fondamentale per la vita stessa della democrazia. D'altronde noi ne sappiamo qualcosa perché anche in quest'aula constatiamo che la fruizione in diretta dei lavori del Consiglio regionale, grazie alle piattaforme di streaming e anche al canale televisivo 15 TV Vallée, è un elemento fondamentale per la vita democratica della nostra comunità, nell'ottica appunto della partecipazione e dell'informazione libere. La chiusura di Radio Radicale rappresenterebbe quindi non solo la perdita di una fonte d'informazione imparziale ma anche una grave restrizione del diritto alla conoscenza dei cittadini e pertanto delle prospettive di partecipazione attiva e consapevole alla vita democratica del Paese, cioè verrebbero ridotti gli spazi della dialettica politica nella già problematica democrazia italiana.
Mi permetto di aggiungere di aver attinto dalle trasmissioni di Radio Radicale a cui sono molto affezionata da anni, in particolare sono affezionata alla splendida rassegna stampa e la recente morte di Massimo Bordin, uno dei giornalisti migliori in Italia è una gravissima perdita; io vi ho attinto tanta parte della mia formazione di cittadina attiva e vorrei poter continuare a usufruire di quel patrimonio culturale e politico ma soprattutto vorrei che potessero attingervi i giovani perché è un'importantissima risorsa per formare quello spirito critico che pare stia venendo meno. Tanti sono i Consigli regionali e comunali che hanno approvato mozioni simili per chiedere al Governo nazionale di ripristinare questi finanziamenti, la stessa iniziativa è stata presentata per il Consiglio comunale di Aosta dalla nostra consigliera Carola Carpinello ed è stata approvata a larghissima maggioranza, ci tengo a dire con i voti favorevoli della Lega e di chi incredibilmente si situa ancora più a destra. Mentre i 5 Stelle valdostani hanno votato contro ma in altre realtà a favore, sapranno loro i motivi.
Comunque su tutti preferisco citare l'immensa Ilaria Cucchi che mi sarebbe tanto piaciuto presentare come proposta per l'iniziativa meravigliosa "La donna dell'anno", purtroppo non ha potuto perché stava seguendo in quel momento tutte le vicende giudiziarie, complicatissime, comunque Ilaria Cucchi ha dichiarato: "Se non ci fosse stata Radio Radicale non sarebbe stato possibile reperire altrove le registrazioni dei processi sulla morte di Stefano e ricostruire le vicende processuali. Radio Radicale è una radio libera che dà voce a tutti e il suo archivio è un tesoro, è uno strumento prezioso da tutelare". E poi mi piace citare il grande Don Ciotti di "Libera contro le mafie", molto noto in Valle d'Aosta dove è intervenuto tante volte, dice così: "Radio Radicale ci ha insegnato a essere più radicalmente cittadini, come cittadini non possiamo restare zitti e inerti di fronte a chi, per calcolo politico e di potere, vuole imbavagliarla. Ridiamo voce a Radio Radicale!". Vi è poi l'appello dei docenti di diritto penale che dichiarano: "Radio Radicale alimenta un dibattito democratico assolutamente indispensabile circa iniziative e discussioni parlamentari, processi penali di particolare rilievo pubblico, convegni giuridici su temi fondamentali di interesse penalistico tenendo non da ultimo viva l'attenzione della collettività sulle condizioni carcerarie dalle quali da sempre si misura il tasso di inciviltà in (civiltà) di un paese e c'è pure un comunicato della federazione nazionale della stampa che dichiara di rifiutare la logica dei tagli e dei bavagli, questa procedura va nella direzione opposta e contraria a quella della valorizzazione delle differenze e delle diversità che sono alla base dell'articolo 21 della Costituzione, lo stesso articolo che già citavamo questa stamattina sul diritto di espressione. Quindi la nostra mozione che cosa chiede? Chiede che il Consiglio regionale impegni la Giunta regionale a farsi parte attiva nei confronti del Governo nazionale e del Ministero dello Sviluppo Economico, anche attraverso il sollecito da parte dei parlamentari valdostani affinché vengano intraprese tutte le possibili iniziative per garantire il rinnovo della convenzione a Radio Radicale per la trasmissione, appunto, delle sedute parlamentari e anche per ripristinare la legge 230 del 90 e con essa il finanziamento previsto per le imprese radiofoniche, chiaramente quelle che ne rispecchino i requisiti evitando quindi la chiusura di questa emittente che rappresenta, lo diciamo ancora, un patrimonio storico, culturale, politico d'incommensurabile valore e universalmente fruibile.
Presidente - Apriamo la discussione generale, la parola al collega Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Esordisco in questo mio intervento citando un piccolo brano preso dall'Avvenire dell'11 ottobre 2011. Sembra quasi un paradosso leggere il dossier sul taglio ai fondi pubblici dell'editoria che pubblica il sito di Radio Radicale. Il documento spiega con tono trionfante che i radicali, fin dal loro ingresso in Parlamento, si sono opposti con ogni mezzo, incluso l'ostruzionismo parlamentare, all'introduzione della legge sui finanziamenti pubblici per l'editoria. Peccato però che ogni anno l'emittente del partito di Marco Pannella riceva soldi a iosa dallo Stato e addirittura che li veda crescere anche in tempo di spending review e di sforbiciate, mentre l'informazione italiana fa i conti con i tagli al fondo dell'editoria; potere di una lobby che riesce a scavalcare paletti e argini alla spesa. L'ultimo regalo giunge dalla nuova legge di stabilità che destina a Radio Radicale 10 milioni di euro all'anno per mandare in onda lavori delle due Camere, un'attività che già svolge la RAI con GR Parlamento ma che la rete di Pannella continua a presentare come un modello di servizio pubblico. Come si evince da questo articolo, vi risparmio poi tutto il resto, al di là che come sempre faccio un piccolo cappello introduttivo, come ho già avuto modo di dire anche nella mozione precedente, delle questioni nazionali tendenzialmente se ne devono occupare gli organi che sono nazionali e non locali ma visto che ha presentato il tema, mi sembra assolutamente doveroso presentare anche la nostra opinione. Conosco personalmente Radio Radicale perché l'ascolto - la sorprenderò collega Pulz -. tutti i giorni. La mia radio della macchina è sintonizzata su Radio Radicale ed è sintonizzata su Radio Radicale perché diciamo che faccio ping pong tra Radio Parlamento e Radio Radicale, quindi ho un buon metro di paragone. Ora lei sta chiedendo di dire che noi dovremmo dare 10 milioni di euro all'anno a Radio Radicale, che è una radio di partito, per fare propaganda di Radio Radicale e del Partito Radicale, perché se uno ascolta la radio, al di fuori della programmazione di quello che loro chiamano "in convenzione", quello che avviene è proprio la propaganda del Partito Radicale, punto e basta, e i contribuenti italiani pagano 10 milioni di euro per un partito che fa la sua propaganda tramite una radio finanziata da tutti. Questo perché? Perché effettivamente questa radio è nata per trasmettere quelle sedute, oltre a fare la propria propaganda, in tempi in cui GR Parlamento non esisteva. Poi è arrivato GR Parlamento e quindi la trasmissione delle sedute parlamentari, così come le presentazioni di libri o altro, convegni, lo fa GR Parlamento e ho trovato quello di Radio Radicale un inutile doppione.
Non parlo di lei collega Pulz perché giustamente ha la stessa velleità della sua collega Carpinello, ogni volta che c'era una battaglia nella quale mi vedevo proprio contrario, la vedevo cavalcare quindi le do atto che c'è una certa coerenza, quello che mi stupisce di più però è vedere che i radicali -ferventi promotori del mercato e dell'economia iperliberista, che ci spiegano tutti i giorni che bisogna lasciare fare il mercato, il mercato si autogestisce, quindi non bisogna intervenire - siano poi quelli che piangono miseria e che chiedono finanziamenti pubblici.
Giustamente un collega mi ha fatto notare che tutti i grandi promotori del mercato iperliberista sono professori universitari stipendiati dallo Stato, questo effettivamente è anche un simpatico connubio. Però io ascolto Radio Radicale e ho un metro di paragone e le posso assicurare che, al di fuori della rassegna stampa - peraltro chi le ha scritto la nota dovrebbe anche spiegarle che si chiama Bordìn e non Bordin - ma al di là di quella rassegna stampa dove si dà grande risalto a un giornale famosissimo a tiratura nazionale quale "Il Dubbio", che tutti conosceranno, che è l'organo del Partito Radicale, e quindi non è sicuramente una rassegna stampa terza ma dà ampio sfoggio di un giornale anch'esso di partito, sinceramente al di fuori della rassegna stampa e al di fuori delle trasmissioni delle cronache parlamentari, è una continua propaganda d'idee del Partito Radicale che possono essere giuste, sbagliate, condivisibili, non condivisibili ma sinceramente io mi chiedo perché queste idee radicali e queste idee di questo partito debbano essere propagandate con i soldi pubblici.
Questa domanda io l'ho fatta - e ho avuto modo di farla e per questo sono davvero felice - direttamente a un parlamentare di Più Europa, perché sapete che il Partito Radicale non partecipa alle elezioni ma ha la sua propaggine elettorale in Più Europa. Più Europa è venuto a fare una visita qui in Valle d'Aosta qualche tempo fa e mi sono trovato a cena quando i rappresentanti di Più Europa sono entrati e sono venuti a salutarmi - qualcuno gli ha detto probabilmente che ero un Consigliere regionale - e mi hanno detto: "Ma qui come è in Valle d'Aosta?" e io gli ho detto: "Guardate, io ascolto sempre la vostra radio". Mi fa: "Che piacere, e quindi sei d'accordo con noi?". "No, assolutamente no, l'ascolto perché trasmette il dibattito parlamentare. Mi auguro che finalmente con questo taglio dell'editoria voi finalmente andiate sul mercato privato e vi troviate degli sponsor perché fare propaganda elettorale con i soldi dei cittadini... sinceramente è arrivato anche il momento di smettere" e loro mi dicono: "Ma tu non sai, ma noi facciamo un servizio straordinario" e gli ho chiesto: "Ma qual è questo servizio straordinario?". "Abbiamo redazioni per esempio in Turchia, per esempio in Turkmenistan, abbiamo tutte queste redazioni che fanno dei servizi straordinari". Ora io ho sentito questi servizi straordinari che fanno queste redazioni estere ed è esattamente quella propaganda elettorale fatta per il Partito Radicale in Italia viene fatta per i partiti vicini al Partito Radicale nei paesi d'origine.
Ora io non credo che lei sarebbe d'accordo se una radio della Lega avesse una sua sede estera e la mantenessimo con i soldi pubblici, io credo che sarebbe assolutamente contraria. Quindi trovo che protestare perché si tolgono 10 milioni di euro dei cittadini a una radio di partito privata... peraltro non è neanche, come vuole presentare, una censura perché è stata presentata così: "Voi ci volete censurare". Nessuno censura nulla ma proprio i promotori dell'iperliberismo economico devono pensare di reperire le risorse per mantenere la loro radio sul mercato e se lei ascolta Radio Radicale lo saprà. Peraltro la tessera del Partito Radicale non costa mica poco. Voi sapete che c'è una battaglia per chi ascolta Radio Radicale, la battaglia dei tremila iscritti. In un congresso che hanno fatto al carcere di Rebibbia - a loro piace fare congressi nelle carceri, andare nelle carceri ovviamente solo per tutelare i detenuti, mai la Polizia penitenziaria, mai il personale amministrativo, solo i detenuti -hanno deciso che se ogni anno non arrivano a tremila iscritti ovviamente chiuderanno il partito. Io ogni anno mi auguro fervidamente che non riescano ad arrivarci ma riescono sempre ad arrivarci per il rotto della cuffia! Comunque questa tessera costa tra i 100 e i 200 euro, io credo che con questa cifra di iscrizione il Partito Radicale che non ha altre spese se non la radio, possa tranquillamente far sopravvivere un'emittente e credo che un confronto con qualsiasi radio, locale o nazionale, possa tranquillamente chiarire che 10 milioni di euro a una radio sono veramente un'enormità. Peraltro la convenzione è stata semplicemente dimezzata, neanche cancellata, quindi trovo incredibile che si arrivi addirittura a protestare perché si ricevono soltanto 5 milioni di euro di finanziamento pubblico.
Vedo la collega Minelli che si prenota e ovviamente ascolterò con intenzione il suo intervento più che altro per capire se la collega Minelli sia quella parte di Rete Civica che ha affisso i manifesti sotto il simbolo di Più Europa o per capire se invece la Minelli sia la parte di Rete Civica che ha affisso i suoi manifesti sotto il manifesto dei Verdi perché sareste l'unico partito con due rappresentanti che ha un doppio sostegno a due partiti differenti. Quindi sarò molto interessato al suo intervento. Ovviamente noi non siamo favorevoli a questa mozione.
Presidente - La parola alla collega Nasso.
Nasso (M5S) - Credo di dire cosa vera e condivisibile se affermo che tutti siamo affezionati a Radio Radicale. Raccontando due simpatici aneddoti personalmente questa radio mi ha tenuto compagnia tante volte quando facevo avanti e indietro da Pila per lavorare e quando avuto un fidanzato in alta montagna ci mettevo un'ora e un quarto per arrivare lassù e in tutte quelle ore in macchina ho imparato tanto e ho approfondito tante questioni grazie a questa radio. Radio Radicale svolge un'attività d'informazione e d'interesse generale in modo imparziale e completo, nessuno mette in discussione l'importanza e l'oggettività della suddetta emissione ed è importante ricordare che è stata la prima radio italiana a occuparsi esclusivamente di politica e a trasmettere le sedute del Parlamento, a pubblicare processi, a seguire congressi di tutti i partiti, a seguire i convegni di tutti i partiti e via dicendo.
Con l'approvazione dell'articolo 1 comma 88 della legge di bilancio dello Stato 2019, il Ministero dello Sviluppo Economico è stato autorizzato a prorogare di soli sei mesi la convenzione per una spesa complessiva di 5 milioni per l'anno 2019 ed è evidente che il contributo dimezzato, rispetto agli anni precedenti, garantisca il servizio radiofonico fino al 30 giugno, è matematico, anche se le notizie, proprio di queste ultime ore, dicono che addirittura la chiusura di Radio Radicale sia anticipata a brevissimo termine. Le notizie, voglio sottolinearlo, sono in continuo aggiornamento. Fino all'anno 2018 il finanziamento ammontava a 10 milioni di euro di soldi pubblici, in base alla legge 230/90, che anche la collega Pulz ha citato, lo Stato finanzia imprese radiofoniche private che trasmettono quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o elettorali per non meno di nove ore comprese tra le ore sette e le venti. La chiusura di Radio Radicale rappresenterebbe la perdita di una fonte d'informazione imparziale e importante, è vero, ma si potrebbe trovare la volontà di mantenere in vita questa emissione come si faceva prima dei fondi pubblici, perché Radio Radicale prima di 25 anni fa andava avanti da sola sulle sue gambe. Vi propongo un piccolo cenno storico e rivisito le parole dell'onorevole Mirella Liuzzi che ha approfondito la questione. La legge conosciuta come legge Mammì prevedeva come obbligo della RAI di realizzare il servizio di trasmissione delle sedute parlamentari per sopperire alla momentanea incapacità del servizio pubblico di fornire la trasmissione. Il Decreto legge 558/93 istituì la convenzione con un soggetto privato per il periodo di tre anni e comunque fino alla completa realizzazione della rete parlamentare della RAI, riconoscendo un corrispettivo di 10 milioni di euro, in cambio appunto del servizio reso. Dal 94 tale servizio è garantito da Radio Radicale, radio che è proprietà di un partito politico, il Partito Radicale, e che fin dall'inizio della convenzione a oggi ha percepito 204 milioni di euro di finanziamento pubblico, soldi pubblici dei cittadini da parte appunto del Ministero dello Sviluppo Economico il MISE. A questi 204 milioni si aggiungono 4 milioni di euro l'anno grazie a un fondo da destinare alle radio di interesse pubblico e Radio Radicale ha i requisiti necessari per accedere a questo fondo e quindi ha anche questi soldi come finanziamento. Nel 94 questo servizio è stato svolto da una radio privata, appunto Radio Radicale, e poteva avere senso in quella data, all'epoca non c'erano ancora i mezzi adeguati d'informazione per poter portare la voce del Parlamento fuori da quelle mura ed essere fruibili alla cittadinanza tutta. Siamo in evoluzione, siamo nel 2019, non siamo più nel '94 e quindi anche la comunicazione si è evoluta. Oggi ci sono molti altri modi per seguire le sedute parlamentari, le sedute sono in diretta web, sul satellite, anche quest'aula che è come fosse un piccolo Parlamento ha la piattaforma streaming, il canale televisivo TV Vallée, e tutto è fruibile facilmente con il clic da chi abbia voglia di seguire e d'informarsi. Osservare i lavori dell'assemblea è un elemento fondamentale per la vita democratica della collettività e su questo credo siamo tutti d'accordo. L'informazione si può fare con tantissimi mezzi, magari a Valpelline Internet prende un po' meno però comunque si può fare ed è veramente facile e fruibile per tutti. È dunque, a mio avviso, inappropriato, e mi permetto di dire anche un po' eccessivo e fuori luogo, definire lo stop al finanziamento pubblico un attacco alla libertà d'informazione alla democrazia. Mi pare veramente una esagerazione assurda. Come è stato detto, è da 43 anni che Radio Radicale trasmette le sedute del Parlamento ma è da solo 25 anni che ha il finanziamento pubblico e quindi prima dava un servizio in un modo del tutto gratuito per la cittadinanza e per le casse pubbliche. Perché non riprovare a riproporre quella metodologia di finanziamento? Il corrispettivo è solo ed esclusivamente da convenzione dato per i dibattiti parlamentari, non ci sono i processi, non ci sono convegni o assemblee di partito, solo per il dibattito parlamentare e sono 10 milioni, lo abbiamo detto due o tre volte. Dal 2020 sarà pienamente operativo il servizio RAI sul canale istituzionale del digitale terrestre come da piano industriale 19-21 e da contratto di servizio votato dalla scorsa legislatura in Commissione RAI. Con l'entrata in vigore dell'articolo 1 comma 810 della legge di bilancio 2019, l'intera legge 230/90 verrà abrogata a decorrere dal primo gennaio 2020 e da quella data Radio Radicale non beneficerà più di alcun finanziamento statale ma saranno attivi i servizi appena citati per fornire un buon servizio. La volontà non è quindi quella di chiudere tout court Radio Radicale e lasciare a piedi un centinaio di persone, per carità, ma sarebbe ingiustificabile e inspiegabile per lo Stato continuare a pagare due volte lo stesso corrispettivo per lo stesso identico servizio. Quando si passa da quella parte del banco, è ovvio che uno debba fare delle scelte e le scelte, anche dure, devono essere di buon senso perché se in questo particolare momento storico si dovesse pensare esclusivamente al consenso, allora diamo 100 milioni a un servizio che peraltro è già garantito con altri fondi e siamo tutti contenti, invece bisogna fare delle scelte, a volte dure ma comunque responsabili.
Come ho detto all'inizio del mio noiosissimo intervento, Radio Radicale è una radio importante e tutti, credo, vogliamo che continui a operare ma senza i soldi pubblici perché quando si tagliano soldi pubblici all'editoria, si tagliano a tutti. La ratio è un po' quella del "O tutti o nessuno" perché uno potrebbe dire: "perché Radio Radicale sì e Radio Maria no?" per fare un esempio un po' grossolano, peraltro prendeva i finanziamenti pubblici anche Radio Maria fino a due anni fa.
Quindi per tutte le questioni che ho spiegato, noi speriamo che Radio Radicale non chiuda e sopravviva senza 10 milioni di soldi pubblici all'anno, come faceva 25 anni fa, e ci asterremo dalla votazione di questa mozione.
Presidente - La parola alla collega Minelli.
Minelli (RC-AC) - Prendo a prestito le parole scritte alcuni giorni fa su La Stampa - che non è notoriamente un quotidiano estremista - dal direttore Maurizio Molinari. Molinari scrive: "L'esistenza di Radio Radicale, un'emittente di minoranza al servizio della collettività, è stata voluta da Marco Pannella e difesa da una moltitudine di cittadini di ogni origine, fede, residenza, lingua e cittadinanza come palestra di idee contro ogni nomenclatura. Radio Radicale è la radio dei diritti civili, della trasparenza della politica, della sfida ai dittatori e dell'amore per le libertà. Radio Radicale è stato il primo esempio di "City and Journalism" in Italia dove ogni ragazzo poteva portare un'intervista e andare in onda. La prima emittente antisistema dove ogni opinione ha avuto diritto di cittadinanza. Il primo laboratorio di idee che tutti potevano ascoltare e da cui tutti potevano partecipare, il primo esempio di un'idea di cronaca capace di riflettere il nostro paese, l'Italia, a tutto tondo senza finzioni, perifrasi, paludamenti, preferenze e privilegi. Ben prima di Internet, dei social network e degli smart phone, Radio Radicale ha obbligato il potere politico, le istituzioni rappresentative e i centri economici ad aprirsi ai cittadini senza rubare le notizie e senza insultare il prossimo, senza aver bisogno di fake news o di aggressioni cibernetiche, ma limitandosi a dare le notizie affermando a squarciagola il dovere di difendere i diritti degli altri, anche a rischio di dare voce alle posizioni più scomode, urticanti, divisive e impopolari. Ha anticipato la rivoluzione della comunicazione politica consentendo a milioni di Italiani di violare riti e tabù di ogni tipologia di potere. Se Radio Radicale dovesse terminare le trasmissioni a seguito della decisione del Governo di non rinnovarle la convenzione o per qualsiasi altro motivo, sarebbe l'Italia intera, ovvero i suoi cittadini, a pagare il prezzo più alto. Sono parole che condivido, perché credo che lo spirito che sta dietro a Radio Radicale sia soprattutto questo e ritengo anche che il ruolo che sia stato svolto in questi anni, sia stato un ruolo pubblico, a suo modo straordinario e insostituibile. In questi 40 anni è stata assicurata all'Italia un'informazione puntuale e pluralista. Qui si sono citate cifre eccetera eccetera, è vero, l'informazione ha un costo, ma l'informazione è un diritto che non può essere degradato a un semplice prodotto di mercato, è un dovere pubblico e quindi è anche nostro dovere, a mio avviso, sostenere un'informazione al servizio dei cittadini e della libera formazione di pensiero. Io credo che Radio Radicale non è soltanto la storia dei radicali ma è la storia delle istituzioni, dei dibattiti, è la storia dei congressi ed è la storia dei processi. Per questo motivo io credo che questa mozione abbia un senso e vada sostenuta. Collega Manfrin, non credo di doverle dare delle spiegazioni ma visto che sono una persona educata quando mi si rivolge una domanda cerco di rispondere: come lei sa non siamo un partito, ma una lista civica all'interno della quale convivono delle sensibilità diverse e delle opinioni diverse. Quello che ha dato adito a questa scelta è il fatto di avere chiare alcune cose che sono: il sostegno ai movimenti europeisti che portano avanti il tema dell'Europa, dei diritti, dell'ambiente e che sono un modo per opporsi o porsi in maniera decisa ai sovranismi e alle derive che vanno nella direzione di partiti molto vicini a valori della destra in cui non ci riconosciamo.
Per quello che mi riguarda personalmente non le tolgo la curiosità, le lascio immaginare che cosa possa scegliere io visto che se lei dall'inizio ha ascoltato - però so che non lo fa - i miei interventi in questo Consiglio, può facilmente immaginarlo.
Presidente - La parola alla collega Morelli.
Morelli (AV) - Ringraziamo la collega Pulz per la mozione che ha presentato a sostegno di Radio Radicale. Quanto diceva la collega Minelli in merito alle dichiarazioni di Maurizio Molinari, direttore de La Stampa, credo che un po' tutti i direttori di tutti gli organi di informazione di tutti i giornali quotidiani, dal Sole 24 Ore a Repubblica, abbiano speso parole importanti per sostenere Radio Radicale, perché Radio Radicale è un pezzo della storia dell'informazione politica in Italia e devo dire che la presa di posizione della Lega qui in Consiglio mi stupisce, perché io ho letto dichiarazioni di Matteo Salvini a sostegno di Radio Radicale. Salvini dice: "Preferirei venissero tagliati i mega stipendi in RAI piuttosto che chiudere altre voci che fanno informazione". Mi pare che sia un'affermazione chiara, a sostegno di Radio Radicale. Io non voglio riprendere quanto ha già ben illustrato la collega Pulz in merito all'attività di informazione svolta da Radio Radicale che è vero, nasce dal Partito Radicale ma non con l'intento di propagandare le idee di Radio Radicale, quanto piuttosto per rendere chiara qual è l'idea di informazione dei radicali, cioè fornire alla popolazione la maggiore informazione possibile senza filtri, senza interpretazioni ma diretta, in modo che i cittadini possano farsi un'opinione, un po' come avviene con coloro che seguono il Consiglio regionale in diretta, senza intermediazioni giornalistiche.
Quindi la nostra posizione è a favore della mozione della collega Pulz, proporremmo di modificare l'impegno per renderlo più efficace, forse un po' meno in politichese ma andando a modificare l'impegno in questo senso: "Il Consiglio regionale invita" quindi togliendo "l'impegna" ma "invita i parlamentari valdostani a sostenere tutte le possibili iniziative per garantire il rinnovo della convenzione a Radio Radicale".
Presidente - La parola alla collega Pulz.
Pulz (ADU VDA) - Ringrazio di cuore le colleghe Morelli, Nasso e Minelli per le giuste sottolineature e aggiunte, mi sembra che la proposta abbia buon senso. Per noi l'importante è che si mettano in atto iniziative per garantire il rinnovo della convenzione, quindi per ripristinare la legge 230 del '90. Quindi ci sembra assolutamente interessante la proposta e l'accettiamo e, anzi, ringraziamo. Vorrei però solo fare tre precisazioni, brevi, perché il dottor Manfrin questa sera sta perdendo alcuni colpi e allora mi sento di ritornare brevemente su tre punti.
Innanzitutto riguardo al carcere lei ha detto una cosa scorretta perché Pannella diceva sempre che bisogna tutelare sia i detenuti che i detenenti, questa è anche la nostra idea anche se chiaramente in tanti casi ci preoccupano più i detenuti in quanto soggetti deboli, ma non è sempre così, in ogni caso nell'interesse di chi si occupa del carcere ci sono gli uni e gli altri, anche quelli che vi lavorano in carcere.
Poi, come ha già detto la collega Morelli, anche per me è una stranezza la posizione della Lega di Salvini in Valle d'Aosta perché appunto in Parlamento oltretutto la Lega ha votato per ripristinare la convenzione. Ma dimentico sempre che voi siete della Lega autonomista e quindi forse siete diversi, però poi il dubbio mi ritorna perché la Lega autonomista nel Comune di Aosta ha votato per il sostegno a Radio Radicale. Quindi non capisco più a quale lega apparteniate.
In ultimo volevo ancora dire che il servizio della RAI ovviamente costa molto di più e comunque non garantisce tutta la copertura dei dibattiti, degli incontri pubblici e dei convegni che sono di tutti i partiti, non di alcuni partiti, non certo del Partito Radicale ma di tutti i partiti, compresa la sua amata CasaPound. Più di così non so cosa volete.
Presidente - Per dichiarazione di voto la parola al collega Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Ringrazio la collega Pulz per i prelibati spunti. È evidente che lei non ascolta sufficientemente o forse non ascolta proprio Radio Radicale, ma lei saprà che martedì c'è una trasmissione che si chiama "Radio carcere" nella quale si fa il punto della situazione sulle carceri e si parla sempre e soltanto di detenuti e mai del personale di Polizia penitenziaria, che è il Corpo di Polizia che subisce purtroppo il maggior numero di suicidi perché chiaramente vive una situazione di difficoltà.
Come ha sollevato, c'è una posizione del Governo che è quella di stoppare il finanziamento pubblico e noi siamo concordi con quanto afferma il Governo gialloverde, ma, soprattutto, visto che la collega Minelli - ho purtroppo poco tempo - ha evocato... e se lei ha fatto attenzione al dibattito, visto che evoca il voto del Comune di Aosta, saprà anche, ovviamente, quanto ho detto sul Comune di Aosta, che è stato votato con un distinguo che era quello del servizio pubblico. Se purtroppo non ha fatto attenzione, mi spiace.
Presidente - Altri? Possiamo mettere in votazione il testo emendato. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti: 30
Votanti: 18
Favorevoli: 18
Astenuti: 12 (Consiglieri Aggravi, Cognetta, Distort, Ferrero, Gerandin, Luboz, Lucianaz, Manfrin, Mossa, Nasso, Rini e Vesan).
Il Consiglio approva.
Presidente - Colleghi, sono le 20:05, sospendiamo ora i lavori, farei almeno un'ora e un quarto di sospensione in modo che tutti possano andare a casa, quindi indicativamente per le ore 21:20 riprendiamo i lavori.
La seduta è sospesa dalle ore 20:06 alle ore 21:30.