Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1620 del 2 dicembre 2015 - Resoconto

OGGETTO N. 1620/XIV - Trattazione congiunta della Relazione della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti e dei disegni di legge n. 63 (Legge finanziaria per gli anni 2016/2018) e n. 64 (Bilancio di previsione per il triennio 2016/2018). (Approvazione di un ordine del giorno. Reiezione di cinque ordini del giorno. Ritiro di un ordine del giorno)

Presidente - Riprendiamo i lavori di ieri. Come concordato discuteremo il punto 12 congiuntamente con il 13 e il 25, così come il punto 9 con il 26 e il punto 7 con il 31. Pertanto passiamo all'ordine del giorno numero 14. Chi chiede la parola? La parola al collega Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente e buongiorno a tutti.

L'argomento proposto all'interno di questo ordine del giorno è abbastanza mirato e cerco di illustrare le motivazioni che ci hanno portato a presentarlo. Ieri abbiamo affrontato il tema sull'agricoltura in generale, cercando di mettere in evidenza i punti di forza e anche le relative criticità o zone d'ombra. È un settore che ha avuto una drastica riduzione dal punto di vista finanziario all'interno del bilancio regionale. Probabilmente è il settore che ha avuto più decurtazioni dal 2010, in tantissimi ambiti: quello dei consorzi, dei riordini fondiari, della zootecnia e anche degli investimenti. La scelta di questa maggioranza è stata di allocare per il prossimo settennio quasi tutta la partita sul Piano di sviluppo rurale, quindi nel cofinanziamento europeo e statale ci sono praticamente tutti gli aiuti e tutte le misure che prima venivano direttamente allocate all'interno del bilancio regionale.

Cerco di spiegarmi meglio. Nel settennio 2007-2014 erano circa 140 i milioni di euro di aiuti al settore e poi c'erano altre due leggi importanti, la n. 21 e la n. 32, che erogavano tutta una serie di finanziamenti diretti, oltre al Piano di sviluppo rurale, quindi le disponibilità erano nettamente superiori. Noi non abbiamo condiviso la scelta che è stata fatta, perché riteniamo utile lo strumento del Piano di sviluppo rurale, quindi del cofinanziamento europeo e statale, ma non sufficiente.

Con questo ordine del giorno noi volevamo innanzitutto sollevare la questione in questa aula e poi impegnare il governo regionale a predisporre nei primi mesi del 2016 strumenti legislativi, - leggi nostre, che oltretutto la Comunità Europea ci permette di fare - per poter finanziare ad hoc certi settori più in difficoltà, o comunque incentivare interventi di recupero conservativo e di sistemazione, legati soprattutto agli ultimi alpeggi che non sono ancora stati ristrutturati. Nel bilancio del Piano di sviluppo rurale questa parte è minimale. Mi spiego meglio: minimale vuol dire che sono poche le centinaia di migliaia di euro disponibili nel settennio e oltretutto l'aiuto è tendenzialmente vicino allo zero, cioè con delle percentuali veramente minime.

Non so se condividete il principio, ma ci sono dei momenti in cui forse è meglio non mettere nulla e non illudere. Sappiamo perfettamente che la redditività degli alpeggi, soprattutto dei tramaill [traduzione dal patois: stazione di alpeggio] (l'ultimo alpeggio dove il bestiame rimane non più di venti o trenta giorni nel mese di agosto), non potrà mai sopperire il delta redditività, perché un investimento per mantenere il territorio e ristrutturare l'azienda, non starebbe in piedi dal punto di vista economico. Ecco allora, dal nostro punto di vista, che le scelte devono essere fatte in maniera mirata, sapendo perfettamente che per ristrutturare gli ultimi alpeggi e per mantenere il nostro territorio coltivato, con un interesse che potrebbe essere altresì di prevenzione dal punto di vista ambientale, ci deve essere anche l'aiuto pubblico. La nostra proposta è che bisogna non solo legiferare, creando una nuova normativa mirata, ma stabilire gli idonei criteri selettivi. Cosa vuol dire? Il 2010 non esiste più, il 2009 neanche e quelle grandi disponibilità non ci sono più, per cui bisogna cibler e trovare la volontà dal punto di vista politico per aiutare maggiormente chi ancora vuole investire e ristrutturare l'alpeggio o il bâtiment in questione. Come farlo? Uscendo dal Piano di sviluppo rurale, perché al suo interno si parla solo di aiuti bassissimi, come dicevo prima, che rasentano lo zero, oppure di sostegni tramite mutui, ma sappiamo tutti perfettamente che è come scrivere già nero su bianco che non si farà nulla.

In questi anni certi investimenti sono stati fatti e certe risorse sono state allocate, proprio per mantenere il sistema legato alla trasformazione del nostro prodotto principale, che è la fontina. Non vorremmo non terminare il grosso sforzo che è stato fatto anche dal pubblico, ma in questo momento di grosse difficoltà si tratta di cibler, di selezionare se ne vale veramente la pena e se ha proprio senso. Anche dal punto di vista degli obblighi che l'Amministrazione richiede a chi investe, bisogna che siano minimali, per poter da una parte dare gambe a quello che vi sto dicendo, ma dall'altra per utilizzare bene sia le risorse pubbliche che quelle private, perché si tratta di stabili che vengono utilizzati magari solo per trenta giorni all'anno.

Questo è l'obiettivo del nostro ordine del giorno che, come vi dico, è mirato. Ne abbiamo fatto un altro sulla filiera corta, dalla trasformazione del prodotto fino alla sua commercializzazione, che nulla c'entra con questo. Ma è per dire - ieri il settore è stato toccato da diversi colleghi - che avendo la possibilità legislativa e di derogare alle direttive europee, noi riteniamo che sia necessario predisporre in pochi mesi strumenti legislativi che vadano in quella direzione. Sappiamo che da parte del governo e dell'Assessore competente c'è la volontà di ridisegnare la ex legge n. 32 e la ex legge n. 21, per cui questo è un tassello in più, è uno stimolo ulteriore che noi diamo all'Assessore, al governo regionale e alla maggioranza tutta, proprio per andare a cibler gli interventi che finora non sono ancora stati messi in campo, per fabbricati che ad oggi non sono ancora stati ristrutturati. Lo ripeto: così come è stato incasellato, il Piano di sviluppo rurale 2014-2020 sappiamo che sarà lettera morta e non ci saranno le condizioni per ristrutturare. Aspettiamo con un certo interesse il posizionamento dell'Assessore e del governo regionale. Se altri colleghi vorranno intervenire per mettere ulteriori elementi su questo nostro ordine del giorno, saranno i benvenuti. Grazie.

Presidente - Grazie collega Chatrian. Chi intende prendere la parola? La parola al collega Grosjean

Grosjean (UVP) - Sì, buongiorno a tutti.

Solo per sostenere l'ordine del giorno del collega, perché effettivamente il settore è stato completamente dimenticato. Io vorrei aggiungere un piccolo passaggio: oltre al finanziamento, ci sono da rivedere le regole di costruzione, perché se una volta c'erano i contributi e si imponevano la pietra a vista e i tetti in losa, forse bisognerebbe cominciare a immaginare di autorizzare anche le costruzioni di strutture molto più semplici e funzionali. Effettivamente l'utilizzo è relativo a pochi giorni durante i mesi estivi, ma sono i giorni in cui si fa il massimo della qualità, quindi sicuramente il risvolto è importante. Se noi vogliamo effettivamente rilanciare il settore della produzione di fontina, dobbiamo tener conto che le migliori forme si fanno durante i mesi di luglio e agosto, soprattutto nelle parti alte dove la qualità dell'erba permette di fare delle produzioni molto particolari. Quindi sicuramente un'attenzione a queste poche situazioni, perché la gran parte delle altre sono state già messe a posto, però ne rimangono alcune che veramente meriterebbero attenzione. Il mio intervento era semplicemente per rafforzare la posizione dei colleghi dell'ALPE.

Presidente - Altri chiedono la parola? Non ci sono altre richieste. Per la replica la parola all'Assessore Testolin.

Testolin (UV) - Grazie Presidente.

Prendiamo atto di questo ordine del giorno molto puntuale, relativo a interventi specifici che sono stati oggetto nel tempo di una attenzione del tutto particolare da parte dell'Amministrazione regionale, con interventi importanti che hanno permesso il recupero di un numero elevato di strutture di alpeggio, che ospitano un numero di bovini intorno alle 30 mila unità nel periodo estivo. Un investimento che, al pari degli altri, vede evidentemente una criticità nella situazione finanziaria attuale, che è stata presa in considerazione all'interno del Programma di sviluppo rurale con le risorse che lo stesso ha a disposizione. Sono risorse che potranno permettere il finanziamento di interventi anche in alpeggio su più misure, non esclusivamente sugli investimenti di restauro e di riqualificazione. Per chiarezza di informazione, dico che è una misura adottata relativamente all'opportunità e alla possibilità da parte dei proprietari non conduttori di poter intervenire sui propri stabili, cosa che non sarebbe prevista da altre misure, cioè quelle degli investimenti aziendali, che sono esclusivamente dedicate agli agricoltori.

Scindiamo in due l'opportunità di intervento su questo tipo di infrastrutture. C'è la possibilità di intervenire da parte dei detentori o dei conduttori, sia sulle misure di investimento aziendali con delle percentuali stabilite e con delle priorità che verranno evidenziate nei bandi, sia per quanto riguarda i giovani agricoltori in possesso di un titolo d'uso dell'alpeggio e ammesso che venga previsto all'interno del proprio piano aziendale. Invece, per i proprietari non conduttori è previsto un importo più limitato, con la possibilità di un finanziamento al 50 per cento.

Al momento è in fase di revisione la legge n. 32, che sarà presentata nei prossimi mesi alla Commissione consiliare competente, all'interno della quale, al pari delle altre tipologie di investimento e di sostegno, è stato previsto a favore del recupero degli alpeggi un intervento a mutuo, che possa essere complementare alle risorse in questo momento messe a disposizione dal Piano di sviluppo rurale. È un progetto di legge che verrà presentato, che potrà essere discusso e sul quale al momento, al pari di altri interventi infrastrutturali, non è stato più previsto un investimento in conto capitale.

Per quanto riguarda l'evoluzione delle situazioni che al momento sono concepibili a livello di supporto a fondo perso, si può anche pensare che lo sviluppo del PSR, nel prosieguo della propria attività, possa prevedere delle rimodulazioni anche in funzione di quelle che saranno le necessità specifiche. Pensare di potersi prendere carico di finanziamenti in conto capitale relativamente a questo tipo specifico di interventi, con la situazione finanziaria che ci troviamo ad affrontare, non è al momento sostenibile. Per cui ci troviamo ad astenerci su questo tipo di proposta, ben consci che le risorse messe a disposizione dal Programma di sviluppo rurale sono limitate, ma che possono comunque dare un primo importante sostegno, almeno nelle prime annualità del piano.

Presidente - Grazie Assessore, la parola al collega Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Grazie Assessore per le delucidazioni che ci ha dato sul Piano di sviluppo rurale. In parte le avevamo discusse anche in Commissione e in quest'aula, quindi le conoscevamo. Ci spiace molto che la sua rassegnazione alla guida di questo importante dicastero sia totale e ampia, nel senso che lei termina il suo intervento dicendo che l'idea potrebbe anche essere buona, ma la proposta non è sostenibile.

Noi riteniamo che l'ordine del giorno che abbiamo presentato dia al Governo la possibilità di mettere un po' di benzina, ma anche di dare un po' di speranza a un settore che si sente sempre più abbandonato. Dato che lei ha delle informazioni in più rispetto a noi, perché guida questo dicastero ormai da due anni e mezzo, lei sa che ci sono ancora numerose situazioni che avrebbero potuto essere affrontate, con le dovute modifiche. Tanto è vero che la proposta che abbiamo fatto e che ha ripreso anche il collega dell'UVP, è legata al fatto di cercare di rivedere le regole di costruzione, semplificandole e rendendole minimaliste. Lei sa quanto noi che con la proposta che ci ha dato - stiamo rivedendo la legge n. 32 - eventualmente l'altra parte sarà coperta con mutuo, ma questo vuol dire praticamente affossare quella che è l'idea e la necessità; vuol dire che praticamente non si farà più nulla.

Noi respingiamo e non accettiamo questa rassegnazione che fa male al comparto, ma anche all'ambiente e al nostro territorio, perché la sua rassegnazione è totale, è a 360 gradi. Lei sa quante risorse ci sono sul PSR per questi interventi e ha detto molto bene che una parte è blindata sui giovani agricoltori - evviva! - ma l'altra è completamente scoperta finanziariamente. Questa proposta dava la possibilità di predisporre e reperire quello che è un tassello mancante, a seguito di anni e anni di investimenti, senza dimenticarci proprio della qualità del prodotto. Diceva molto bene prima il collega Grosjean, che duplice è la sensibilità: sia la valorizzazione del territorio, sia del miglior prodotto che abbiamo, che è legato soprattutto al mese di agosto.

La rassegnazione è talmente alta che è difficile persino intervenire nella replica. Noi manterremo questo ordine del giorno, ma fa male la sua risposta, fa male al settore. Lei dice che oggi non è sostenibile e vedremo tra qualche anno, ma se continuiamo a rinviare i problemi e le criticità, noi riteniamo invece che non si possa più rimandare, anzi siamo già in ritardo. Non so se altri colleghi di maggioranza sono interessati a questo settore e se conoscono la situazione, ma mi sembra che l'intenzione sia quella di non muovere minimamente quello che è lo stato dell'arte, che è di una rassegnazione totale e di una non volontà di modificare l'esistente. Grazie.

Presidente - Grazie collega. Non ci sono altre richieste. Poniamo in votazione il punto 14. La votazione aperta.

La votazione è conclusa.

Esito della votazione:

Presenti: 33

Votanti: 14

Favorevoli: 14

Astenuti: 19 (Baccega, Bianchi, Borrello, Donzel, Farcoz, Follien, Fontana, Fosson, Guichardaz, Isabellon, Lanièce, Marguerettaz, Marquis, Péaquin, Perron, Restano, Rollandin, Testolin e Marco Viérin)

Il Consiglio non approva.

Passiamo all'ordine del giorno numero 15, presentato dal Movimento dell'ALPE. Chi chiede la parola? La parola alla collega Certan.

Certan (ALPE) - Buongiorno a tutti.

Questa nostra iniziativa va nel senso di valorizzare ulteriormente i nostri prodotti di ottima qualità, che abbiamo in Valle d'Aosta e che vengono realizzati dalle aziende agricole. Rimango nel generale, perché credo che non sia necessario scendere nei dettagli, ma ritengo che una delle caratteristiche che la Valle d'Aosta può exploiter ulteriormente siano le filiere dei prodotti tradizionali.

Abbiamo provato a dare un taglio un po' diverso a questa nostra iniziativa, perché pensiamo che possano dare anche uno sbocco maggiore alle aziende stesse. Se ci fosse una coordinazione ulteriore e una rete, se fosse possibile essere organizzati ancora meglio per quanto riguarda la vendita e soprattutto la pubblicità, cioè l'organizzazione e la promozione di questi prodotti, ci potrebbero essere prodotti che renderebbero una maggiore redditività alle aziende. Sappiamo che in questo momento, per tutta una serie di motivi che non vado a sviluppare adesso, le aziende agricole soffrono di tutta una serie di problemi che limitano la loro redditività. Questa nostra iniziativa vuole proprio potenziare e dare maggiore importanza a tutto quello che potrebbe essere lo sviluppo di filiere, che noi abbiamo definito tradizionali, perché è quello che già in parte abbiamo, ma ci sono anche l'e-commerce, le nuove tecnologie e i nuovi sbocchi che sta dando l'economia, per mettere ancora di più in valore i prodotti. Non l'abbiamo scritto, ma ci sono prodotti di ottima qualità a chilometro zero, che le nostre aziende producono. Crediamo che se ci fosse una maggiore coordinazione nella promozione, sicuramente queste aziende avrebbero una redditività maggiore.

Teniamo anche conto di quanto ha detto il ministro Martina quando è venuto in Valle e ha parlato del grande valore di una regione di montagna come la nostra, di una agricoltura sicuramente particolare, non intensiva, che lui ha definito eroica, e di quanto essa può ancora svilupparsi. La nostra iniziativa va in questo senso, per valorizzare ulteriormente i nostri prodotti. Tutti noi visitiamo le altre regioni e ce ne sono alcune che hanno queste filiere organizzate molto bene: i loro prodotti hanno sicuramente una maggiore visibilità e soprattutto una redditività più elevata per le aziende. Grazie.

Presidente - Grazie. La parola al collega Grosjean.

Grosjean (UVP) - Sì, grazie Presidente.

L'impegno in questa direzione dovrebbe essere rivolto non solo all'Assessore all'agricoltura, ma anche al suo collega del turismo, perché se vogliamo essere effettivamente più attrattivi verso i nostri ospiti, dobbiamo proprio integrare il territorio con la tavola. Si tratta di mettere in atto tutta una serie di iniziative, come quelle a chilometro zero, ma soprattutto trovare dei sistemi di integrazione e degli accordi, in modo che il produttore abbia già un obiettivo finale quando produce e sappia già prima di iniziare quali sono le esigenze e le richieste del territorio. Io l'ho sempre ritenuto che abbiamo una potenzialità di territorio nel settore ortofrutticolo, nei piccoli frutti, di grandissima qualità. Non essendo però organizzati come per la grande distribuzione, perché sono tutte piccole realtà, è ovviamente importante arrivare direttamente al consumatore finale, che in questo caso potrebbe essere il settore della ristorazione, il quale andrebbe a dare un ulteriore valore aggiunto per quello che è l'offerta promozionale. Chiaramente sono tutte iniziative che non possono essere fatte singolarmente da un assessorato, ma devono essere coordinate in tutti i settori.

Presidente - Grazie collega. Non vedo altre richieste. Chiudiamo la discussione. Per la replica, la parola all'Assessore Testolin.

Testolin (UV) - Grazie Presidente.

Mi fa particolarmente piacere questo tipo di ordine del giorno, anche perché mette in luce la necessità di valorizzare tutta una serie di prodotti di eccellenza che il nostro territorio è in grado di mettere sul mercato e va esattamente nell'ottica di quello che l'assessorato sta cercando di fare con tutta una serie di iniziative, tanto da essere un po' tacciati, come accaduto ieri da parte del collega Grosjean, di sostituirci nella promozione alla Camera di commercio. L'obiettivo non è di sostituirci a nessuno, ma è esattamente quello di andare nel filone di far conoscere, di promuovere, di creare delle occasioni per valorizzare le nostre produzioni. In questi anni si è cercato di farlo attraverso delle iniziative concrete, che mettano in contatto chi produce con chi deve andare a commercializzare sul territorio, in primis le aziende commerciali, alberghiere e della ristorazione, cercando di trovare dei punti di incontro, creare dei patti e delle opportunità di commercializzazione da parte degli agricoltori.

Per esempio, le Pro Loco sono uno degli interlocutori importanti sul territorio, perché con il numero di sagre che vengono organizzate sul territorio rappresentano un ottimo motivo di valorizzazione dei nostri prodotti. Questo si è fatto firmando degli accordi di programma, delle manifestazioni come "De la terre à la table" o sostenendo il progetto "Io mangio valdostano", lanciato a suo tempo dal Celva e coinvolgendolo comunque all'interno di attività. Anche per quanto riguarda l'e-commerce ci si è mossi attraverso delle iniziative, che sono state puntualmente proposte e sostenute insieme all'assessorato al turismo e commercio, per quanto riguarda ad esempio i GAL Media valle e Alta valle, che hanno valorizzato questo tipo di collaborazione tra chi si rende disponibile a vendere sul mercato on line produzioni di piccoli produttori. Ci sono anche scelte diverse, come gruppi di acquisto solidale che si sono resi disponibili a ospitare nei loro siti e a proporre produzioni più importanti per produttori che ne abbiano i numeri e le capacità, piuttosto che siti i quali si sono rivolti a produzioni più limitate, più piccole proprio perché fanno di questa caratteristica il loro punto di forza.

Per quanto riguarda le iniziative che il governo regionale sta cercando di mettere in atto, in modo più ampio è nel senso di una collaborazione tra tutti gli assessorati, si sta lavorando sulla possibilità di proporsi in maniera collegiale e univoca nei vari settori, promuovendo in questo senso tutte le caratteristiche del nostro territorio, ivi compresa la valorizzazione di prodotti enogastronomici, che è uno degli obiettivi per i quali si andrà a lavorare nel prossimo futuro.

Questa è la direzione che è stata intrapresa negli ultimi anni. Sicuramente saranno valorizzate le opportunità di cooperazione tra i vari produttori, già in parte attivate grazie anche a iniziative che sono già state messe sul tavolo, che hanno permesso di programmare la produzione in funzione delle esigenze della media o grande distribuzione, per attivare la possibilità di fornire con una certa regolarità queste strutture; potranno essere supportate con programmi di cooperazione che potranno essere attivati anche tramite il PSR. L'obiettivo non è tanto quello di incidere finanziariamente su delle iniziative, che peraltro possono rientrare benissimo in un finanziamento per la diversificazione aziendale, perché credo che servano di più dei momenti che possano stimolare questo tipo di attività e di approccio da parte delle nostre imprese. Un esempio per tutti, citiamo con soddisfazione l'accordo di filiera, che c'è stato in merito alla produzione di génépy tra i produttori e distillatori. Iniziative come questa permettono di sviluppare dei settori anche minimali o di nicchia, per creare quei presupposti per una fattiva prosecuzione degli obiettivi di massimizzazione delle possibilità di vendita da parte di chi produce, creando i presupposti per sapere quanto bisogna produrre e a chi si può vendere. Questo è un po' l'obiettivo che si sta cercando di portare avanti e credo che il lavoro continuerà in questa direzione, senza andare a identificare in questo tipo di soluzione la possibilità di finanziamento, che peraltro potrà essere sopperita con altre tipologie di aiuto già previste.

Chiediamo se volete ritirare l'ordine del giorno, altrimenti noi ci asterremo su questo tipo di percorso. Grazie.

Presidente - La parola alla collega Certan.

Certan (ALPE) - Grazie Assessore.

Sono un po' stupita dall'ultimo passaggio in cui ha annunciato astensione, perché credo che tutto il suo intervento andasse in una totale sintonia con quanto abbiamo chiesto. Penso che non fosse un ordine del giorno così impegnativo, anzi poteva essere rafforzativo di quello che già c'è. Non possiamo però negare che, se ci sono già diversi tipi di iniziative, non c'è una coordinazione e soprattutto, a mio avviso, non c'è ancora un aspetto che non è secondario. Non si tratta solo di creare dei momenti dove poter vendere i prodotti, ma anche di riuscire a dare una qualità e un rapporto qualità/prezzo ai nostri prodotti, che sono sicuramente diversi da quanto possiamo trovare su qualsiasi altro mercato, proprio perché sono, come diceva lei, quasi produzioni rare e di nicchia, limitate nei numeri ma di ottima qualità. Con questa iniziativa volevamo proprio sollecitare la valorizzazione di questa caratteristica, per riuscire a dare maggiore redditività e perché comunque un'azienda che riesce a sviluppare maggiormente questo tipo di attività sui prodotti, credo che possa poi anche produrre lavoro per i giovani e un beneficio per tutta la comunità.

Siamo quindi un po' stupiti. L'iniziativa ci sembra valida e la manteniamo, ma mi stupisce un po' la vostra astensione. Non abbiamo scritto che non ci sono iniziative, ma abbiamo detto di provare ad andare nella direzione di un maggiore sostegno. Non abbiamo neanche indicato dei tempi, ma abbiamo chiesto di provare tutti insieme a spingere, affinché tutti questi ragazzi, che stanno facendo formazione di tutti i tipi nelle aziende, possano poi avere un maggiore riconoscimento da un punto di vista di redditività.

Certo, lo ricordava bene il collega Grosjean, la coordinazione tra i vari assessorati potrebbe essere ancora migliorata. Capiamo che non possiamo pretendere tutto e subito, ma proprio per questo sollecitavamo in sede di bilancio un'attenzione particolare a questo settore che, a mio avviso, potrebbe davvero dare un aiuto a tutti i nostri giovani che si stanno formando. Sappiamo il valore e quanta importanza possono avere anche oggi lo tzaven o lo marché agricole e lei ha parlato anche dei gruppi di acquisto solidale, che sicuramente sono importantissimi, però a nostro avviso potrebbero essere maggiormente sviluppati. Noi manteniamo la nostra iniziativa.

Presidente - La parola al collega Grosjean.

Grosjean (UVP) - Oui, merci Président.

Lo stupore è lo stesso, perché pensavo che ci fosse la volontà di accettare questo ordine del giorno. Dopo la sua delucidazione e il suo discorso mi sono detto: qui ci siamo. Invece non riesco veramente a capire questi passaggi che vi impediscono di accettare un ordine del giorno così normale, semplice, non impegnativo, ma importante.

Approfitterei anche per aggiungere un'altra cosa che nel frattempo pensavo. Probabilmente oltre alla vendita, probabilmente queste aziende e questi giovani avrebbero anche bisogno di un coordinamento, magari di un sistema di assistenza tecnica che sicuramente l'assessorato potrebbe riprendere a dare. Esisteva una volta un servizio di assistenza tecnica nel suo assessorato e per queste piccole aziende credo che sarebbe veramente importante avere un punto di coordinamento. Non tanto di assistenza tecnica diretta, perché questi ragazzi in gran parte escono già da scuole professionali, quindi hanno già un'esperienza di base, però di avere un qualcuno che li raccorda su tutto quello che succede nel mondo di queste produzioni anche dal punto di vista legislativo, perché teniamo conto che sovente queste piccole aziende sono anche tartassate, per quel che riguarda tutta la parte di filiera produttiva, da norme e non norme per poter produrre.

Mi sembrava ci fosse una sua apertura al discorso e che lei dicesse: parliamone e portiamo avanti questa idea. Poi invece improvvisamente ci dice che vi astenete. Non condivido e non riesco a capirne il motivo, ma noi sosterremo comunque l'ordine del giorno.

Presidente - La parola al collega Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Sì, grazie Presidente.

Stupiti è dir poco, Assessore Testolin. Durante il dibattito avvenuto sul PSR e sulle piccole e medie aziende, che in questo momento in Valle d'Aosta si sono anche strutturate, è emerso che ci sono delle criticità. Noi riteniamo che queste criticità dobbiamo provare ad azzerarle e a toglierle, inserendoci per poter dare qualche soluzione.

Diceva bene la collega Certan prima, che l'obiettivo e la sfida di questo ordine del giorno andavano in un'unica direzione. Lei sa che non basta produrre dei prodotti di qualità, non basta produrre bene, non basta avere dei prodotti unici, ma bisogna anche saperli valorizzare molto bene per venderli, perché poi la sintesi è la differenza fra i costi e i ricavi delle nostre piccole aziende, che deve avere un segno più e il delta deve essere positivo. Sicuramente non abbiamo scoperto l'acqua calda, ma riteniamo che in questo momento anche chi trasforma o produce dei prodotti di altissima qualità sovente non ha né il tempo, né la capacità e nemmeno la possibilità di avere filiere diverse, che possano alienare, vendere e commercializzare un prodotto di alta gamma, avendone di conseguenza un ricavo e una redditività. Questo è quello che noi abbiamo scritto all'interno dell'ordine del giorno, per stimolare lei, il governo e la maggioranza non solo reperire gli aiuti, ma a sviluppare filiere.

Qualcosa è già stato fatto - lo ha detto molto bene lei - ma dal nostro punto di vista non basta ancora. Avrà avuto modo anche lei di confrontarsi con i piccoli e medi produttori, e avrà compreso che non è più sufficiente produrre bene, buono, ottimo o in maniera autentica. Il prodotto non deve essere poi essere svenduto, anche perché altrimenti alla fine dell'anno il delta è negativo, cioè il conto economico dell'azienda piccola, grande o media che sia è negativo. Il percorso che abbiamo tracciato all'interno di questo ordine del giorno è di chiedere al governo regionale un impegno a sviluppare filiere tradizionali, per valorizzare meglio la vendita e la rendita dei nostri prodotti, cercando di creare le condizioni per tutti i produttori locali piccoli e medi, affinché possano aumentare il loro margine, avendo soprattutto una certa redditività e rendita.

Questa era la sfida e la proposta. Ci stupisce veramente il fatto che lei da una parte dica: sì, qualcosa stiamo facendo, abbiamo già fatto questo e quest'altro, ma riteniamo che forse come sistema, come assessorato e come organizzazione potremmo probabilmente non solo fare meglio, ma cercare di dare gambe e corso a una criticità che è ancora forte. Voi ci insegnate che non basta produrre bene, ma bisogna sapere anche vendere altrettanto bene, in modo da avere dei ricavi e una redditività.

Come è stato detto dalla collega Certan, noi manteniamo questo ordine del giorno e torneremo sicuramente in maniera puntuale nei prossimi mesi su questo argomento, perché lo riteniamo indispensabile e importante per i nostri piccoli numeri e per i nostri prodotti. Grazie.

Presidente - Grazie collega. La parola all'Assessore Testolin.

Testolin (UV) - Grazie Presidente.

Solo per fare chiarezza sulle richieste dell'ordine del giorno, che invitano il governo a reperire aiuti in sede di assestamento di bilancio 2016. Il discorso, che è condiviso, condivisibile e nel quale ci ritroviamo perfettamente, è quello di una valorizzazione dei prodotti, attraverso tutta una serie di iniziative che ne valorizzino il valore aggiunto. È una cosa che si cerca di fare sia in ambito lattiero-caseario, sia in ambito vitivinicolo, sia nell'ambito dell'ortofrutta, dove tutta una serie di iniziative, di attenzioni, di momenti di informazione, di divulgazione e di promozione dei nostri prodotti ci hanno portati nel solco della valorizzazione di questo tipo di peculiarità. L'abbiamo fatto e si cerca di farlo, dando degli input attraverso, ad esempio, il concorso Fontina d'alpage, che non è un evento soltanto per vedere chi sono i più bravi in Valle d'Aosta, ma per valorizzare un prodotto che deve essere concepito come qualche cosa di estremamente particolare, per il quale deve esserci un ritorno da un punto di vista economico dell'impegno che durante i mesi estivi viene svolto con sacrificio nei nostri alpeggi. Oppure la valorizzazione dei vini di montagna, che richiedono per essere prodotti cinque, sei o dieci volte le ore di lavoro, rispetto a un vino di altre zone più agevoli dal punto di vista lavorativo. Si cerca di trasferire, su queste bottiglie e su queste etichette, degli investimenti che possano rappresentare l'unicità dei nostri prodotti. O anche, come si è fatto durante il periodo estivo in collaborazione con l'Assessorato al turismo, per valorizzare nelle località turistiche le nostre produzioni ortofrutticole, presentate in occasione di manifestazioni dove si va a spiegare direttamente all'ospite il valore aggiunto di questi prodotti, con un percorso che è tutt'altro che banale e con il quale si cerca anche di insistere sulle nuove generazioni, per cercare di trasmettere questi valori e cercare di fare crescere la consapevolezza che queste cose vanno portate avanti.

Per quanto riguarda gli aiuti, evidentemente ci sono delle risorse che vengono messe a disposizione. Ci saranno le opportunità per valorizzare certi tipi di iniziative o per dare spazio all'imprenditoria agricola che abbia voglia di prendersi carico di questi aspetti, anche tramite dei progetti di cooperazione. Peraltro questo tipo di iniziative di valorizzazione del prodotto sono già state messe in piedi sul territorio, durante gli ultimi due o tre anni, per iniziativa dei GAL, per cercare di mettere soprattutto le piccole aziende nelle condizioni di saper valorizzare il loro prodotto, di commercializzarlo in un certo modo, di approcciarsi a delle tecniche di vendita che possono essere più redditizie, rispetto a quella del supermercato o quant'altro.

Questo tipo di iniziative vengono effettuate e le opportunità dal punto di vista della cooperazione e della crescita sono previste anche nel Programma di sviluppo rurale, nonché con le risorse già destinate a questo tipo di interventi da parte dell'assessorato. Quindi l'astensione è sul reperimento di fondi non ben meglio identificati in sede di assestamento di bilancio. Si tratta di questo, poi per il resto l'impegno è evidentemente totale su questo tipo di attività.

Presidente - La parola al collega Chatrian. Breve, per cortesia.

Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.

Abbiamo ascoltato attentamente. Ma a maggior ragione: questo è un impegno di natura politica, altrimenti avremmo fatto un emendamento alla finanziaria. La sua seconda risposta, Assessore, va completamente nella nostra direzione. Noi riteniamo che qualcosa è stato fatto, ma dobbiamo cercare di fare di più, per le motivazioni che vi dicevamo in premessa. À plus forte raison, manca un discorso di coordinamento, al di là delle singole promozioni che state cercando di fare.

Non capiamo la vostra astensione. Questo ordine del giorno, più che un posizionamento, è un impegno di natura politica. Noi chiediamo ulteriormente al governo di ripensarci e di sostenerlo. Se poi invece votare positivamente questo ordine del giorno impegna troppo, perché probabilmente non ci sarà un soldo in più e nessuna idea nuova, allora ci dispiace e ci stupisce maggiormente.

Presidente - Grazie. Non vedo richieste di interventi. Apriamo la votazione. Votazione aperta.

Votazione chiusa.

Esito della votazione:

Presenti: 34

Votanti: 13

Favorevoli: 13

Astenuti: 21 (Baccega, Bianchi, Borello, Donzel, Farcoz, Follien, Fontana, Fosson, Guichardaz, Isabellon, La Torre, Lanièce, Marguerettaz, Marquis, Péaquin, Perron, Restano, Rini, Rollandin, Testolin e Marco Viérin)

Il Consiglio non approva.

Siamo ora ad esaminare l'ordine del giorno numero 16, presentato dal movimento dell'ALPE. Chi chiede la parola? La parola al collega Roscio.

Roscio (ALPE) - Sì, grazie Presidente.

Torniamo ancora una volta a parlare del problema delle autostrade, che abbiamo già affrontato in più modi, a più riprese e considerato nella sua totalità, del quale sono stati analizzati i problemi, la complessità e le difficoltà. C'è stato anche un Consiglio tematico dedicato ai trasporti, in cui si è affrontata la questione e i rappresentanti delle due società sono stati auditi nelle Commissioni. Insomma, è un problema che è stato sviscerato. Il problema però rimane: che la nostra autostrada sia carissima e che da questo ne conseguano delle problematiche per tutti i settori, specie quelli produttivi e in primis quello del turismo, è un dato ancora oggi assodato.

L'Assessore Marguerettaz ci ha più volte spiegato che, siccome sul numero complessivo dei passaggi di coloro che viaggiano sulle nostre autostrade, quelli internazionali sono preponderanti, a fronte invece di quelli locali che sono in numero inferiore, le società non vogliono mettere mano a piani complessivi di revisione delle tariffe. Tuttavia, forse si può fare un ulteriore ragionamento, prendendo spunto proprio da questo. Siccome il traffico locale è numericamente inferiore a quello internazionale, forse si può fare un passaggio. Tant'è vero che anche il governo, con la delibera n. 369 del 2015, sul tratto della circonvallazione di Aosta, ha approvato un protocollo di intesa che consente di agevolare i passaggi e di avere maggiore fluidità del traffico, con anche delle ricadute ambientali. Ultimamente questo protocollo è stato aggiornato, facendo passare gli oneri a carico della Regione da un terzo a un quinto, quindi con un po' di risparmio.

Vorremmo soffermarci sul fatto che i conti vengono fatti sui passaggi totali - giusto Presidente? - quindi la Regione mette una parte, che prima era un terzo e adesso è diventato un quinto con un po' di risparmio, mentre il resto se lo accollano le due società in maniera proporzionale. Una proposta che noi portiamo avanti e che potrebbe essere analizzata è questa: cambiamo il punto di vista e anziché considerare i passaggi effettivi, facciamo una cosa forfettaria. Noi diciamo che quel tratto va liberalizzato: i passaggi siano quelli che sono, le due società continueranno a mettere quello che bisogna mettere e la Regione continuerà a mettere lo stesso contributo. Basta solo cambiare il punto di vista e trovare un accordo. È stato fatto un protocollo di intesa che può essere rivisto e si può andare in un'altra direzione; se c'è la volontà politica, si può studiare tutto. Tanto più che questo andrebbe a incentivare solo il traffico leggero e il traffico prevalentemente locale, lasciando inalterati i grandi flussi internazionali, quelli che comunque il Presidente ha detto saranno destinati nel tempo a scendere, quindi a peggiorare le condizioni, perché con l'altra canna del tunnel del Fréjus ovviamente questo traffico preponderante diminuirà.

Il secondo passaggio, che però riguarderebbe tutta la tratta e non solo quel piccolo tragitto, è quello di andare a fare dei ragionamenti, come d'altronde è già previsto anche nella delibera, perché si dice che, in vista di una valutazione complessiva sulla agevolazione tariffaria a favore degli utenti valdostani, si mette in piedi questo protocollo. Siccome dal punto di vista politico c'è già la volontà di andare in una certa direzione, la nostra proposta di andare a studiare dei meccanismi di pagamento che non siano più legati al numero delle corse, ma che siano forfettari, che siano fatti per i residenti su tutta la tratta sul modello della vignette svizzera, dove c'è un una tantum annuale che liberalizza a tutti i residenti.

A noi del gruppo Alpe sembrava che queste due proposte fossero di buon senso e realizzabili, senza maggiori oneri a carico della Regione, quindi siamo disponibili a una valutazione e speriamo che anche il governo voglia andare in questa direzione. Grazie.

Presidente - Altri che chiedono la parola? Non vedo altre richieste. Chiudiamo la discussione. Per la replica, la parola al Presidente della Regione.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Sul primo punto illustrato dal collega, per quanto riguarda l'utenza non ci sarebbero cambiamenti; questa la prima nota. Già oggi l'utente con il pass ha la disponibilità di transitare quando e come vuole. Questo lo dico, perché per noi l'obiettivo su cui discutere è quello di agevolare al massimo l'utenza. Ora, per l'utenza già oggi questo esiste.

C'è un accordo a tre che è stato migliorato ultimamente e che ha permesso di ridurre la partecipazione regionale in questo contesto. Nella nota si dice "a saldo invariato", quindi il totale rimane quello che è, per cui evidentemente noi ad oggi abbiamo già ridotto quasi al minimo la nostra partecipazione, perché c'è il discorso dei due soggetti. Quindi io francamente su questo non capisco cosa si possa ottenere di più, perché uno strumento per indicare i passaggi lo devi avere ed è il telepass. C'è bisogno di un misuratore di quello che succede e con il telepass si passa gratuitamente, quindi più di così non si può fare.

Sul secondo punto mi sembra che l'indirizzo sia di andare verso un miglioramento delle condizioni attuali dei passaggi, andando su un sistema tipo vignette. Ora, la vignette è un meccanismo che in Svizzera funziona abbastanza bene, però è da tarare e da studiare. Personalmente io non sono contrario a studiare dei sistemi che migliorino questa situazione, ma per quanto riguarda il secondo punto io oggi non ho la soluzione. Si è cercato tante volte ma diventa difficile trovare un meccanismo che ci permetta di dire che per i residenti le cose avvengono in un certo modo. Però si può studiare e noi siamo disponibili a fare una verifica in questi termini, quindi io credo che se togliamo il primo punto, che non so come inquadrare e non capisco nemmeno dove vuole portare, rimane il secondo punto che noi accettiamo, però tenendo conto di quanto le ho appena detto. Non so come potranno svilupparsi queste ulteriori verifiche per arrivare all'uso di una simil-vignette, cioè di qualcosa che possa essere utilizzato come una forma di abbonamento. Noi proponiamo di accantonare per il momento il primo punto per le ragioni che ho appena detto, perché l'interesse primo, che è quello dell'utenza, è già garantito. Per il secondo punto, mentre studiamo, possiamo anche ragionare su altre cose: questa è un po' la sostanza. Però sul secondo punto c'è una finalizzazione che è quella che abbiamo ricordato e che possiamo condividere. Quindi se questa è l'opzione, noi siamo d'accordo di votare la parte relativa a questo secondo impegno.

Presidente - La parola al collega Roscio.

Roscio (ALPE) - Sì, grazie Presidente,

Sul secondo punto non possiamo che dire di essere soddisfatti parzialmente, nel senso che accettare di andare a vedere se c'è qualche possibilità è un punto di partenza. Ovviamente saremo soddisfatti se si riuscirà ad arrivare al risultato.

Per quanto riguarda il primo punto, la proposta potrebbe essere un'altra ancora. Lei dice che l'utenza è già soddisfatta così e che quindi non c'è più nulla da vedere. C'è un pezzo che non viene tenuto in considerazione: chi non ha il telepass? È appunto quello il problema nostro. Bisognerebbe andare a valutare sul totale dell'utenza quanti ce l'hanno e quanti no. Quello che vorrei arrivare a dire è che, visto che andiamo a studiare per il secondo punto, come lei ha anche detto Presidente, possiamo emendare il secondo punto inserendo il primo, per cui andiamo a studiare anche la prima cosa; mi sembra una proposta di buon senso.

Presidente - La parola al Presidente della Regione.

Rollandin (UV) - No, mi dispiace molto. Ho appena detto che se non hai un sistema che ti permetta di entrare, come il telepass, che ti fa riconoscere e rileva il percorso dovuto, non puoi farlo, ma da nessuna parte! Quello è il sistema: un euro! Insomma, credo che il discorso lo abbiamo fatto tenendo conto di quello che oggi è l'interesse dell'utente e nessuno credo possa dire che non sia tutelato. Sul resto abbiamo accettato e se non volete noi ci asterremo su tutto.

Presidente - Altri per dichiarazione di voto? La parola al collega Laurent Viérin.

Viérin L. (UVP) - Merci Président.

Semplicemente per esprimere il nostro punto di vista e la soddisfazione sulla questione, come ricordato dai colleghi, dell'accoglimento parziale, almeno sulla questione della vignette. Abbiamo già discusso in quest'aula e noi eravamo stati portatori di una idea che avevamo visto in Austria, la quale ha un sistema di vignette ancora più evoluto rispetto alla Svizzera, perché non si è obbligati ad acquistarla per tutto l'anno, ma si può prenderla giornaliera, settimanale e insomma c'è una modulazione; si acquista negli autogrill o nei punti autostradali e ci era sembrata interessante la questione di verificare questa possibilità. È chiaro che la questione del transito deve essere distinta tra residenti e non residenti, perché quella è una vignette che uno compra da turista, mente i residenti probabilmente hanno altre questioni.

Sarebbe interessante approfondire sia la questione dei pedaggi che quella dell'inquinamento: è già stato forse studiato nel tempo, anzi era già stato oggetto di discussione e di negoziazione non solo con la parte autostrade, ma anche sul lato della normativa. Si parlava all'epoca de la taxe de pollution: più inquini più paghi, come succede in certi paesi. È chiaro che i mezzi pesanti pagano di più, perché inquinano di più. Era stata all'epoca, mi pare, addirittura impugnata dal governo e cassata. Questo per dire che sarebbe importante studiare per valutare l'applicabilità, come è stato ricordato, di nuove formule che potrebbero essere interessanti e che potrebbero essere convenienti per gli utenti.

Per quanto ci riguarda, aderiamo a questo ordine del giorno e prendiamo atto di questa possibilità al suivi che potrebbe esserci, su una effettiva disponibilità a verificare lo studio di una vignette valdostana, che potrebbe effettivamente, iniziando dai residenti per poi verificare il resto, dare una agevolazione a chi utilizza questo o altri tratti di autostrada per recarsi al lavoro - per il pendolarismo, chiamiamolo così - togliendo il traffico dalle strade regionali che effettivamente stanno diventando abbastanza intasate. Grazie.

Président - Merci collègue, la parole au collègue Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Sì, grazie Presidente.

Collega Presidente, noi il buon senso lo utilizziamo sempre, altrimenti non avremmo cercato di presentare 17 ordini del giorno su temi di rilievo, come quello dell'Irap e dell'Irpef, o su altri temi sui quali ieri ci siamo confrontati in maniera serrata, vedi i 25 milioni di euro per la nuova scuola polmone.

Siamo molto soddisfatti che lei e il Governo regionale accettiate il secondo punto. È la prima volta, quindi come possiamo non essere soddisfatti: si impegna il governo ad operare per introdurre meccanismi di pagamento forfettario agevolati per i residenti valdostani su tutta la tratta, sul modello della vignette svizzera, che tutti ben conosciamo.

Faccio un passo indietro, brevemente, sul punto uno. Il buon senso lo utilizziamo - ci mancherebbe - e l'obiettivo nostro è di trovare delle soluzioni che vadano nella direzione di agevolare i residenti e non solo. Quindi noi manteniamo il nostro ordine del giorno, lo emendiamo togliendo il punto uno. L'esempio che il collega Roscio faceva poc'anzi è a settanta chilometri ed è il tratto della tangenziale di Torino. Non è che abbiamo fatto degli esempi che sono fuori dal mondo, ma non ci interessa la polemica. Visto che lei lo ha detto al microfono, ce lo faccia dire anche noi, in modo che la gente capisca di cosa stiamo parlando, perché altrimenti! Il buon senso lo utilizziamo, ottimo il fatto che ci accettiate il punto due, troviamo delle soluzioni e andiamo avanti. Grazie.

Presidente - La parola al collega Marquis.

Marquis (SA) - Grazie Presidente.

Volevo anch'io unirmi alla condivisione della proposta di questo secondo punto. La nostra sarà una condivisione piena, anche perché questa è una proposta che faceva parte del nostro programma elettorale e quindi esprimo soddisfazione per quanto in questa sede ALPE ha proposto.

Presidente - Procediamo alla votazione, sopprimendo il punto uno del dispositivo. Il Consiglio è pregato di esprimersi.

Votazione chiusa.

Esito della votazione:

Presenti, votanti e favorevoli: 34

Il Consiglio approva all'unanimità

Passiamo adesso colleghi all'ordine del giorno numero 17, presentato dal movimento dell'ALPE. Chi chiede la parola? La parola alla collega Morelli.

Morelli (ALPE) - Merci Président.

Con questo ordine del giorno torniamo sull'argomento del trasporto ferroviario, che ha occupato molto tempo nell'aula del Consiglio regionale e che continua a coinvolgere noi e la cittadinanza. Sul trasporto ferroviario ricordiamo che è stata fatta una seduta straordinaria del Consiglio regionale, che si è occupato di tutto il sistema dei trasporti e in particolare di quello ferroviario, al termine della quale è stata votata una risoluzione ampiamente condivisa, proprio per rappresentare alla cittadinanza valdostana quanto questo tema stia a cuore di tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale e di quanto non si voglia creare intorno a questo tema posizionamenti dogmatici o ideologici, ma ci si voglia porre nel modo assolutamente più laico e il più possibile tendente a raggiungere obiettivi che vadano a favore della cittadinanza stessa.

In particolare, per la ferrovia il Consiglio aveva votato una risoluzione nella quale venivano indicati alcuni punti importanti e prioritari. Voglio ricordarvi brevemente il primo: istituire un tavolo di concertazione con i principali portatori di interesse del settore, riunito a cadenza regolare, che permetta la verifica degli impegni assunti nella risoluzione. Era stato preso anche un impegno temporale, che non è stato rispettato, ma cercheremo di capire quali sono le ragioni.

"Individuare entro il 30 settembre": era stata indicata questa data e ricordo che il Consiglio straordinario sui trasporti si è svolto al mese di aprile, quindi presumibilmente si riteneva che fosse un tempo congruo a portare all'attenzione del Consiglio l'elaborazione di un nuovo studio di fattibilità fondato sulla situazione attuale. Ricordo che le valutazioni che erano state fatte erano riferite a studi, che avevano avuto a oggetto la riqualificazione e l'ammodernamento della tratta ferroviaria che incide su tutto il territorio valdostano, ritenuti superati, vuoi per le mutate condizioni finanziarie, ma anche perché oggettivamente erano passati diversi anni.

Terzo punto: garantire l'affidabilità, la puntualità e il decoro del servizio. Questo la nostra Regione può attualmente richiederlo al fornitore del servizio, attraverso il contratto di servizio che la Regione ora può stipulare, subentrando al Ministero nei rapporti con il gestore.

Quarto punto: agire di concerto con la Regione Piemonte per ottenere dallo Stato adeguati finanziamenti per un efficiente collegamento ferroviario Aosta-Torino di valenza nazionale. Infine: conseguire entro le scadenze di legge il trasferimento delle competenze, in modo da poter incidere maggiormente sulla qualità del servizio, che è quanto ho appena ricordato.

Il nostro ordine del giorno va nel senso di richiamare il Consiglio regionale al rispetto di questi impegni presi, impegnando il governo regionale a dare corso agli impegni assunti per tutta la tratta ferroviaria e a informare puntualmente la Commissione competente, rispetto alle evoluzioni e alle azioni intraprese in questo lasso di tempo, che ormai è di sei mesi.

Il secondo punto riguarda invece in particolare il servizio ferroviario sulla tratta Aosta-Pré-Saint-Didier, su cui è noto quale sia la posizione di ALPE, ma che noi abbiamo inteso ribadire, proponendo al Consiglio regionale un impegno da sottoporre al governo regionale, affinché non si giunga in modo affrettato a conclusioni drastiche, che potrebbero compromettere definitivamente sviluppi futuri. Come tutti sapete, RFI ha inviato una lettera all'Assessorato ai trasporti, nella quale si propone la chiusura della ferrovia della tratta Aosta-Pré-Saint-Didier a partire dal 13 dicembre, perché i semplici lavori di manutenzione straordinaria della linea sono ritenuti troppo costosi da RFI e quindi si propone di sospendere il servizio su tale tratta. La nostra proposta è di mantenere il servizio ferroviario sulla tratta Aosta-Pré-Saint-Didier, studiando una razionalizzazione delle corse, oltre che una maggiore integrazione con il trasporto su gomma, quindi evitando le attuali sovrapposizioni di orari che vedono il treno e il servizio di autolinee procedere parallelamente con scostamenti minimi di orario, e ad avviare contemporaneamente una analisi delle potenzialità di tale linea. Tali potenzialità sono state riconosciute all'interno del Consiglio regionale in questa legislatura, come nelle scorse, e anche l'Assessore Marguerettaz, in risposta a un nostro recente question time, aveva affermato di voler esplorare le potenzialità dell'Aosta-Pré-Saint-Didier.

Noi chiediamo di non sopprimere e di non sospendere questo tipo di servizio, perché temiamo che una sospensione possa precludere completamente possibili sviluppi futuri. Manteniamo il servizio andando a razionalizzarlo, valutando quali sono le corse che è bene mantenere e quali quelle a cui forse si può rinunciare in questo momento, ma parallelamente andando a fare tutte le valutazioni della reale potenzialità di questa linea, inserite in un'azione di rilancio possibile della tratta valdostana nel suo complesso, perché l'Aosta-Pré-Saint-Didier fa parte di tale tratta, quindi andando a esplorare ugualmente tutte le possibili soluzioni per la reperibilità dei fondi necessari. Grazie.

Presidente - Grazie collega. Nessuno chiede la parola? Chiudiamo la discussione e per la replica la parola all'Assessore Marguerettaz.

Marguerettaz (UV) - Grazie Presidente.

L'ordine del giorno di ALPE ha sostanzialmente due impegni. Il primo è riferito alla risoluzione del 9 aprile scorso e rispetto a questo credo che non ci sia nessun tipo di problema nel mantenere l'impegno indicato. Ma vorrei evidenziare quello che era poi il contenuto finale, dove il punto più qualificante era di conseguire entro le scadenze di legge il trasferimento delle competenze, cosa che è avvenuta. C'è stato un percorso non banale, perché vi è stata di nuovo la necessità di un intervento del legislatore nazionale, e oggi siamo in una situazione molto diversa rispetto al 9 aprile, innanzitutto per aver acquisito le competenze e inoltre per aver definito l'onere finanziario sugli arretrati del servizio. Un attività non banale, con in ballo delle cifre da capogiro: parliamo di decine e decine di milioni di euro. Questo è un passaggio che ha impegnato non banalmente il governo e i vari responsabili.

L'altra questione è relativa agli interventi più efficaci da eseguire, che sono di due nature, di due ordini di grandezza. Ci sono delle operazioni di manutenzione ordinaria per mantenere la funzionalità della linea e ci sono degli interventi strategici, che possono in qualche modo rilanciare o che possono dare delle prospettive diverse al trasporto ferroviario. Probabilmente - ma tolgo il probabilmente - non è che tutto il lavoro fatto sia visibile, ma già nei mesi successivi RFI ha scritto (quindi ben prima della lettera che probabilmente avete visto a ottobre e a cui avevo accennato nelle interpellanze che mi erano state fatte prima della sospensione estiva) dando delle indicazioni molto impegnative su quelli che dovevano essere gli interventi di manutenzione ordinaria, sia sul tratto dell'Aosta-Torino, sia dell'Aosta-Pré-Saint-Didier. Gli interventi di manutenzione ordinaria erano di svariate decine di milioni di euro, per cambiare i binari e le traverse. Rispetto a questo dato, RFI evidenzia che le risorse a disposizione sono limitate e quindi già gli interventi di natura ordinaria sono decisamente impegnativi rispetto alle dotazioni finanziarie esistenti. In una situazione del genere è stata fatta tutta una serie di valutazioni.

Queste manutenzioni ordinarie non è che siano ininfluenti per il servizio - collega Morelli, lei lo sa bene - perché, nel momento in cui non sono fatte, obbligano a ridurre la velocità, per cui sui trenta chilometri dell'Aosta-Pré-Saint-Didier ne abbiamo ben otto, ormai, dove il treno deve viaggiare a 30 o 40 chilometri all'ora. Di più, anche sull'Aosta-Torino adesso hanno imposto una serie di limitazioni alla velocità - era il collega Bertschy che chiedeva al riguardo di tutta una serie di situazioni che stanno peggiorando il livello di servizio - e hanno iniziato a fare degli interventi manutentivi che consistono nella sostituzione di binari e di traverse.

Non vedrete da nessuna parte una nostra dichiarazione draconiana dove diciamo che l'Aosta-Pré-Saint-Didier va chiusa. Abbiamo sicuramente un problema di prospettiva, questo sì. Possiamo spendere 15 milioni di euro sull'Aosta-Pré-Saint-Didier, immaginando che finiti i lavori, nel giro di qualche anno, bisognerà farne di ulteriori lavori e assorbire delle risorse, senza prima fare un ragionamento e senza una prospettiva? É un progetto complesso e ci sembra di sprecare delle risorse, come abbiamo avuto modo di dire, ma non in termini provocatori. Avendo mediamente 300 passeggeri al giorno - lo scrive Trenitalia: 300-350 al giorno - e, a seconda della quantificazione, spendendo dai 3 ai 4 milioni, vuol dire che ogni utente costa 10 mila euro all'anno. Ogni anno potremmo regalare una Panda, un pandino - metta lei gli accessori, se sono tanti, se son pochi - a ogni utente che utilizza questa tratta!

Torno a dire che non c'è nessuna posizione preconcetta. Abbiamo detto: questo tipo di operazione merita una riflessione. Lei da un certo punto di vista mi dice: tenetela in piedi e poi faremo i ragionamenti. Ma questa è un'opzione che non ci è data, perché RFI dice: delle due l'una; avviamo un piano di manutenzione, altrimenti non si può permettere ai treni di proseguire. Questa condizione non è una chiusura definitiva, ma è semplicemente una sospensione che ci consente di fare delle valutazioni che torneranno poi sul nostro tavolo, perché tutte le posizioni sono possibili.

In più, le richiamo proprio un piano dei trasporti a livello nazionale, dove viene detto - è esattamente quello che dice lei - che bisogna evitare di sovrapporre il treno con la gomma, ma che dice anche che si deve scegliere lo strumento meno costoso. È vero che non bisogna sovrapporre le due linee, ma bisogna evitare di utilizzare lo strumento più costoso, per fare un lavoro che può essere fatto risparmiando. Mi perdonerà la metafora, ma se devo portare un sacco di cemento normalmente non prendo un TIR, perché posso farlo con un'autovettura, con un porter o con un mezzo che ha delle caratteristiche funzionali diverse. Ovviamente, là dove devo portare un sacco di metri cubi, devo prendere un mezzo che ha una portata diversa. Ci potrebbe tranquillamente stare un ragionamento, valutandone il costo e la sostenibilità, per il quale nelle fasce del mattino potrebbe esserci un treno, però poi bisogna vedere quali sono gli investimenti che noi dobbiamo fare per mantenere un treno al mattino, un altro a mezzogiorno e un altro ancora alla sera.

Questi ragionamenti adesso li possiamo fare in modo più compiuto, collega Morelli, perché il costo del servizio ferroviario oggi è totalmente a carico del bilancio regionale. Se noi dovessimo dire "facciamo tutto", vorrebbe dire che dovremmo prendere tre o quattro milioni di euro del bilancio regionale e sottrarli a qualche altro capitolo, però questo farà parte sempre delle valutazioni che faremo dopo. Pertanto, rispetto all'impegno richiesto al primo punto dell'ordine del giorno, noi siamo totalmente disponibili a proseguire e a fare tutti i confronti sul collegamento Aosta-Torino. Sul secondo punto, non possiamo aprioristicamente dire di proseguire con l'Aosta-Pré-Saint-Didier, se non abbiamo una prospettiva. Da questo punto di vista, le posso assicurare che non c'è nessuna definizione draconiana sulla chiusura, ma c'è una risposta responsabile di sospensione del servizio, in attesa di fare tutte quelle valutazioni, che accetteranno le contribuzioni di tutti i colleghi, per dare una sostenibilità a questo tipo di attività, sempre considerando le utenze e le prospettive.

Si dà atto che alle ore 10.35 assume la presidenza il Vicepresidente Rosset.

Presidente (Rosset) - Chiede la parola la Consigliera Morelli. Ne ha la facoltà.

Morelli (ALPE) - Merci Président.

È chiaro, Assessore, che i due impegni del nostro ordine del giorno affrontano due temi differenti, ma complementari. Anche noi poniamo un problema di prospettiva e la nostra preoccupazione - che non è solo nostra, di ALPE, ma anche di tanti cittadini, dei sindacati, di alcuni sindaci - è che la sospensione del servizio, che può anche essere sensata, corrisponda poi ad un abbandono definitivo. In questo senso noi diciamo: valutiamo la possibilità di non sospendere completamente, di mantenere le corse ad alta affluenza, anche con i rallentamenti che sono attualmente in corso, che io conosco perché utilizzo la tratta e che non sono drammatici. Credo che gli studenti che viaggiano sulla tratta Aosta-Pré-Saint-Didier quasi non se ne siano accorti.

(Voce fuori microfono)

Questo è un altro problema! Lì si tratta di valutare gli orari della tratta Aosta-Pré-Saint-Didier, per far sì che le coincidenze siano rispettate. Tra l'altro, non è da oggi che sono saltate le coincidenze. Lei lo sa benissimo che non è da oggi che sono saltate le coincidenze ed è stato fatto molto poco per far sì che questo problema venisse superato. Comunque, questo è un altro volet.

La proposta è: non sospendiamolo completamente, consideriamolo per quello che è e che può rispondere a certe esigenze. Lei ci dice: a costi diversi. Il costo chilometro/treno è indipendente dalla lunghezza del convoglio, ce lo ha detto lei in Commissione: un vagone, due, tre, è lo stesso. Il costo a chilometro per il servizio su gomma, che è di due euro al chilometro, non è indipendente dalla capienza. Se lei mi porta cinque o sei autobus per compensare i trecento passeggeri del treno, lei deve moltiplicare quel costo chilometrico per cinque o per sei, quindi credo che vada ad assimilarsi al costo del treno.

Lei dice: non abbiamo fatto dichiarazioni draconiane. No, in effetti è molto ambigua la posizione ed è un po' questo che viene rimproverato a questo governo, di non avere un piano, di non dire qual è il progetto, ma di dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Questo non è un atteggiamento responsabile, dal nostro punto di vista. Se voi avete un progetto, ebbene, sottoponetelo all'attenzione della Commissione, all'attenzione delle parti sociali, all'attenzione dei cittadini e dite qual è il vostro discorso di prospettiva, che in realtà ci sembra che non ci sia.

Noi manteniamo questo ordine del giorno, che non ci sembra così inaccettabile così come è formulato. Noi diciamo: mantenere il servizio ferroviario, studiando una razionalizzazione delle corse e contemporaneamente avviando un'analisi di valutazione sulle prospettive possibili. É semplicemente questo.

Presidente - Non ci sono altre richieste di intervento? Possiamo mettere in votazione? Votazione aperta.

Votazione chiusa.

Esito della votazione:

Presenti: 32

Votanti: 14

Favorevoli: 14

Astenuti: 18 (Baccega, Bianchi, Borrello, Donzel, Farcoz, Follien, Fontana, Fosson, Guichardaz, Lanièce, Marguerettaz, Marquis, Péaquin, Restano, Rini, Rollandin, Testolin e Viérin Marco)

L'ordine del giorno è respinto.

Esaminiamo l'ordine del giorno numero 18 presentato dal gruppo ALPE. Per l'illustrazione chiede la parola il Consigliere Roscio, ne ha facoltà.

Roscio (ALPE) - Grazie Presidente.

Anche questo è un tema che è stato dibattuto e che caro ad ALPE, tant'è vero che, come richiamato nelle premesse dell'ordine del giorno, noi abbiamo presentato anche una proposta di legge su questo. Come dato di inizio, vorrei partire dalla nota di sintesi sulla situazione economica valdostana che ci è stata distribuita nei giorni passati, a pagina 10 della quale si parla di andamento settoriale dell'occupazione e si osservano saldi fortemente negativi per le costruzioni, meno 17 per cento rispetto al 2011, e soprattutto perdita occupazionale tra il 2008 e il 2014 stimabile in circa 1700 posti di lavoro. A nostro avviso, il dato di partenza è questo. Un settore che in Valle d'Aosta era trainate, nel giro di sei o sette anni ha perso quasi il 20 per cento degli addetti e 1700 posti di lavoro.

Noi del gruppo ALPE riteniamo - lo abbiamo dimostrato con la nostra proposta di legge - che sia necessario dare concretamente una possibilità di rilancio al settore. Noi abbiamo individuato come linea di azione quella del recupero del patrimonio privato esistente, ma altre sono possibili e, anzi, ben vengano anche altre azioni. Da parte del governo abbiamo riscontrato delle aperture, delle iniziative ed è stato detto che su questa linea di indirizzo bisogna proseguire e operare. Il problema è che, mentre ci si ferma alle intenzioni, il mondo va avanti e le aziende chiudono. La necessità è di dare risposte concrete, non solo limitarsi alle intenzioni, alla buona volontà e a iniziative di progetti pilota, che sono positive ma che comunque alla fine non fanno ripartire veramente un settore.

A livello normativo riteniamo che ci siano le possibilità anche finanziarie. Nelle premesse dell'ordine del giorno noi abbiamo richiamato il disegno di legge n. 63, la nostra finanziaria, che va a modificare una parte della finanziaria passata che già prevedeva degli incentivi. Soprattutto richiamiamo quella legge europea, dove nei capi 2 e 3 ci sono una quarantina di articoli che prevedono incentivi di questo tipo e vanno anche a trovare delle risorse per poterli fare. L'unica obiezione è quella del meccanismo che è stato individuato per riuscire a dare delle risposte, che è quello del mutuo, che ha una pecca e non funziona benissimo, perché gli incentivi statali prevedono che siano tutti posteriori i benefici che derivano. Questo vuol dire che io avrò dei benefici, ma li prenderò nel corso dei dieci anni successivi all'investimento. Vuol dire che chi vuole fare l'investimento e fare lavorare le imprese, deve già avere il capitale a disposizione per poter fare un intervento.

Noi ieri abbiamo ricordato come altre Province e Regioni sono intervenute su questo, dando la possibilità di anticipare questi soldi. Praticamente il cittadino è messo in condizione di poter fare l'intervento, di ricevere i benefici dopo e con quello pagare il mutuo che gli era stato dato. Questa potrebbe essere un'idea, ma quello che è evidente è che bisogna cambiare il meccanismo attuale, se si vogliono veramente creare le condizioni per poter fare gli interventi e davvero dare un rilancio.

Noi avevamo provato ad individuare un meccanismo di obbligo. Noi avevamo detto: gli edifici e gli immobili che hanno più problemi dal punto di vista energetico devono essere obbligati a fare degli interventi di risanamento. Era un obbligo blando, non un obbligo cogente, nel senso che era più un deterrente a mantenere le cose com'erano, nel senso che chi decideva di avere più impatti, quindi di avere la casa ridotta a un colabrodo energetico, poteva farlo liberamente ma in cambio doveva dare una qualche compensazione per rendere conto di questa scelta.

Noi avevamo anche detto che eravamo disponibili a valutare altri meccanismi. La proposta di legge non era chiusa, ma aperta all'individuazione di altri meccanismi; l'importante è che questi dessero dei risultati tangibili.

C'è poi una parte su cosa finanziare, con quali priorità e qual è l'obiettivo ultimo. Noi riteniamo che, in questo momento in cui si fa un gran parlare di cambiamenti climatici e di utilizzo razionale delle risorse, alle fine dalle grandi parole e dai grandi proclami derivino poche azioni concrete. Forse l'obiettivo finale che si dovrebbe porre l'Amministrazione è di alzare il livello prestazionale degli edifici, facendo in modo che gli edifici che consumano tanto, diventino edifici che consumano poco. Questo vale sia per l'edilizia privata, sia per gli edifici pubblici. Nel momento in cui si attua questa idea e questa strategia finale, si mette in moto l'economia nel settore delle costruzioni che è qualificata e che può coinvolgere le imprese valdostane. Ci sono già delle imprese valdostane, che hanno cominciato ad attivarsi in questo settore in maniera professionale e preparata, le quali chiederebbero di essere incentivate e messe in condizioni di poter operare. In più si dà anche benessere a chi poi risiede dentro a queste abitazioni.

In sostanza, si fanno delle migliorie e si mette in moto il famoso PIL, che è quello che trascina l'economia. Però per ottenere i risultati gli interventi non devono essere frammentari e riguardare solo piccole parti dell'edificio o dell'appartamento. Interventi che tra l'altro sono poco utili e vanno a drenare solo le risorse pubbliche, come per esempio le valvole termostatiche, che sono utili, ma non risolvono il problema dell'edificio, oppure i serramenti e gli impianti. Sono tutte cose secondarie rispetto all'intervento grosso, che dovrebbe essere la riqualificazione dell'edificio nella sua interezza. Questo andrebbe fatto a seguito di una diagnosi energetica e il nostro progetto di legge individuava dei meccanismi semplici per andare a fare questo, che non fossero troppo onerosi a carico dei privati. In sostanza, si tratta di trovare un meccanismo per riempire un secchio che è bucato: c'è solo da scegliere se si vogliono tappare i buchi del secchio o si vuole aumentare il flusso del rubinetto che cola l'acqua dentro. Noi riteniamo che sia migliore la scelta di tappare i buchi del secchio, se vogliamo riempire e avere un risultato.

In conclusione, - non vorrei annoiarvi ulteriormente - le risorse sono disponibili, perché ci sono le leggi che son state richiamate nelle premesse e che danno anche la possibilità di intervenire. É necessario individuare dei meccanismi che diano delle risposte concrete e che siano in grado di fare partire davvero gli investimenti. Sono necessari in questo momento e ho già ricordato questa grave emorragia di addetti del settore. Noi riteniamo che sia necessario il rilancio del settore delle costruzioni e che sia necessaria la formazione di addetti qualificati. L'unica cosa che rimane incerta e da vedere è se, a seguito dei proclami che sono stati fatti e delle aperture, c'è veramente da parte del governo la volontà politica di andare in questa direzione. Grazie.

Presidente - Chiede la parola il Consigliere Fabbri. Ne ha la facoltà.

Fabbri (UVP) - Sì grazie.

Solo per ribadire come il nostro gruppo è fortemente favorevole a questo tipo di ordine del giorno. A parte i vantaggi dal punto di vista energetico e ambientale che sicuramente provocano questo tipo di interventi, vorremmo ribadire come effettivamente questa sia una azione concreta per quel rilancio economico di cui abbiamo parlato abbondantemente in questi due giorni. È un'azione concreta, rapidamente attuabile e che incide proprio in uno dei settori che sono stati più colpiti dalla crisi, per cui noi invitiamo tutto il Consiglio ad aderire a questa iniziativa.

Presidente - Altri interventi? Qualcuno per la risposta? Chiede la parola l'Assessore Donzel, ne ha facoltà.

Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente, grazie colleghi.

Ho avuto modo di seguire il collega Roscio, già nell'intervento generale di ieri, il quale aveva in parte anticipato alcune questioni che oggi ha presentato in modo più articolato. L'ho ascoltato con attenzione, perché ha richiamato una questione estremamente importante, come peraltro il collega Fabbri. Mi fa piacere che lo sforzo che stiamo facendo, di rispondere in modo positivo al tema della ripresa economica prendendo in considerazione anche il settore dell'edilizia, sia guardato con un approccio un po' diverso rispetto al passato, quando magari non aveva le caratteristiche del rispetto ambientale, mentre invece oggi l'edilizia può diventare un modo per migliorare la qualità del nostro ambiente.

Mi dispiace che, come io ho seguito con attenzione gli interventi in aula fatti ieri, qualcuno magari non ha seguito con attenzione quanto abbiamo fatto durante la Semaine de l'efficacité énergétique, che non sono stati soltanto dei giorni per dei proclami, ma è stata una settimana dove addirittura si è iniziata la formazione dei professionisti, per poter intervenire in modo corretto nell'applicazione di questa norma, e anche una formazione delle imprese. Abbiamo già delle imprese valdostane pronte e sono già stati fatti degli interventi importanti in questa direzione, però ovviamente una legge non la facciamo solo per qualche impresa, ma per il mondo dell'edilizia valdostana. Grazie a un importante intervento di Finaosta, abbiamo fatto un'attività molto significativa di formazione. Pensate che era stata prevista una sola giornata, ma le adesioni dei professionisti sono state così numerose che abbiamo dovuto replicarla nella giornata successiva.

Al di là del discorso più ampio che ha fatto il collega Roscio e che assolutamente condividiamo, quanto indicato nel dispositivo dell'ordine del giorno è ciò che già si sta facendo. La delibera ormai è praticamente pronta per essere portata in giunta e si sta costituendo il fondo che prevede l'utilizzo di 1 milione e 500 mila euro per il 2015, più 4 milioni di euro per il 2016, quindi una cifra estremamente importante che verrà messa a disposizione di soggetti che sono in qualche modo stati preparati a utilizzare queste risorse. Tra l'altro, questa cosa l'aveva già anticipata il collega Baccega nello scorso Consiglio regionale, rispondendo a un'interpellanza e dicendo esattamente le cose che oggi il collega Roscio chiede e che, abbiamo detto, stiamo facendo. Quindi vi pregherei di ritirare l'ordine del giorno, perché è quanto il governo regionale sta facendo, non con proclami ma con azioni concrete. Fra l'altro, mi ha fatto molto piacere ascoltare il collega Roscio, il quale ha detto che bisogna cercare di fare degli interventi che siano il più possibile pregnanti per le iniziative complessive, perché è proprio l'impostazione che viene data alla delibera, nella quale abbiamo previsto una graduazione premiale, perché ovviamente potrebbero essere tanti i soggetti - noi lo auspichiamo - che parteciperanno. È un'iniziativa che intende premiare gli interventi che vanno in qualche modo a risolvere complessivamente il problema edilizio e non invece le operazioni a spot, come la sola sostituzione del serramento, mentre magari c'è lo spiffero che esce dal tetto. Si vuole piuttosto premiare interventi su tetto, cappotto, serramenti e l'efficienza dell'impianto energetico. Quindi l'impostazione è quella che ha suggerito il collega Roscio e se ne parlo in questi termini è perché questa è già la traccia che stiamo seguendo nello scrivere.

L'unico ragionamento che mi permetto di perfezionare è che noi non partiamo dal concetto di intervenire sull'edificio peggiore che c'è, ma ci muoviamo dall'idea di ottenere il risultato complessivo migliore a livello finale, cioè quello che ci permette davvero di avvicinarci a quell'impatto zero. Questo è il ragionamento ed è la ragione - siccome ve l'ha già detto il collega Baccega lo scorso Consiglio regionale - che ci spinge a pregarvi di ritirare questo ordine del giorno, perché è quello che già è in atto, quindi non è assolutamente nell'ordine del proclama, ma è quello che si sta facendo come governo regionale.

Presidente - Grazie. Chiede la parola il Consigliere Roscio, ne ha la facoltà.

Roscio (ALPE) - Grazie Presidente. Grazie Assessore Donzel per la risposta.

Un paio di precisazioni a mia volta. Certamente abbiamo seguito con interesse la Settimana dell'efficienza energetica e sapevamo anche dei corsi di formazione di Finaosta, ma ci sembrava fossero poco concreti e con poca efficacia.

Sulla delibera, noi non abbiamo potuto leggerne il testo, quindi non abbiamo modo di dare un giudizio. L'Assessore dice che questa delibera va nella direzione che auspica il nostro ordine del giorno, quindi noi possiamo tranquillamente ritirarlo, in cambio di questa apertura e di questo impegno ad andare in questa direzione, andando poi a verificare sul campo se ci saranno veramente quei risultati che noi chiediamo, perché alla fine quello che ci interessa non è fare una bella figura, ma raggiungere un risultato concreto.

Una piccola perplessità sull'ultimo passaggio che ha fatto, quella che non si parte dall'edificio peggiore, ma dal risultato finale. Su questo qualche perplessità ce l'abbiamo, nel senso che noi sappiamo che gran parte degli edifici in Valle d'Aosta sono della peggiore classe che esista. Abbiamo tutta una serie di edifici obsoleti degli anni Sessanta e Settanta, che non avevano nessun tipo di isolante e che erano davvero dei colabrodo energetici. Questo fa in modo che questi edifici consumino molte risorse, ma abbiano poca efficacia, nel senso di avere poco benessere all'interno. La nostra idea era quella di fare veramente un piano che andasse a risollevare la media del patrimonio della regione nel suo complesso. Invece ci sembra che l'approccio del migliore risultato finale sia quello di prendere, per esempio, gli edifici che passano da classe D a classe A, oppure quelli passivi o addirittura attivi, e vado a finanziarli. Il risultato sarà che non avremo un innalzamento complessivo di tutto il patrimonio, ma otterremo tanti punti di eccellenza che però alla fine rimarranno un po' dei punti isolati. Sarebbe una cosa buona, ma quello che conta alla fine, dal punto di vista sia ambientale sia del rilancio, è di far andare il patrimonio magari tutto in classe C, piuttosto che avere cento punti che vanno in classe A. Otterremmo dei risultati migliori sia dal punto di vista dell'occupazione, sia ambientale.

Su questo staremo a vedere cosa succederà: ma aspetteremo di avere la delibera, di leggerla e di trovare le applicazioni. Bisogna trovare veramente un sistema per fare in modo che si parta davvero, perché noi sappiamo che le imprese qualificate che hanno investito in questa direzione ci sono: le vediamo tutti i giorni, perché fanno pubblicità e si danno da fare. Quindi le imprese ci sono e hanno le professionalità che servono. Bisogna fare in modo che i cittadini privati abbiano una spinta per andare in questa direzione. Fino ad ora questo non c'è stato, ma speriamo che questa delibera vada in questa direzione. Grazie. Ritiriamo l'ordine del giorno.

Presidente - Chiede la parola il Consigliere Chatrian, ne ha la facoltà.

Chatrian (ALPE) - Sì, grazie Presidente.

Abbiamo ascoltato attentamente la replica del collega Donzel su questo tema che per noi è importante. È un argomento al quale crediamo veramente e che potrebbe avere una duplice valenza. La prima è quella della riqualificazione energetica della parte antropizzata degli immobili già esistenti, non andando a intaccare nuovi terreni e valorizzando le decine e decine di migliaia di immobili esistenti sia nella vallata centrale che nelle comunità alpine delle vallate laterali. La seconda, che non è meno importante e che è il volet con cui, come Regione, dovremmo provare a essere più rapidi, è quella di dare gambe e corso al rilancio dell'edilizia.

Un'edilizia che deve qualificarsi, che deve assolutamente trasformarsi sulla ristrutturazione e sul restauro, legato al discorso della coibentazione e del risparmio energetico. Un'edilizia che, insieme alla riqualificazione architettonica, deve poi giocarsi il terzo volet, che è quello turistico. Alla fine dovremmo riuscire a trasmettere anche quel messaggio promozionale, come altri fanno e come possiamo fare noi, giocandoci un ruolo di regione turistica che, dal punto di vista ambientale e architettonico, mette in campo non solo risorse, ma idee e poi trasformazione. Noi queste tre cose le leghiamo insieme.

Leggeremo con attenzione la delibera che metterete in campo, però i passaggi che ha fatto il collega Roscio poc'anzi toccano il punto nevralgico, secondo noi. Dopo che la delibera sarà resa nota, magari chiederemo un incontro in Commissione, per programmare il futuro in modo dettagliato, dandoci però dei tempi certi. Chiamiamolo Piano Valle d'Aosta 2020, 2025 o 2030, legato alla riqualificazione totale di tutta la parte immobiliare dei privati, però - ecco perché è importante ragionare in termini di piano e non delle singole case - diamoci degli obiettivi e delle scadenze, in modo da far ripartire veramente l'economia, da una parte, ma dall'altra dando un messaggio promozionale e turistico della nostra regione.

Io penso che lì sia la sfida per i prossimi anni. Da poche settimane abbiamo un elemento in più, che proviene dalla Provincia di Bolzano, che ha una cultura più tedesca e dove sono partiti su questo tema nel 1988, quindi sono quasi trent'anni. Il loro piano proietta al 2020 la riqualificazione immobiliare del Sud Tirolo, ha delle percentuali già altissime di realizzazione sull'esistente e questo lo veicolano molto bene dal punto di vista promozionale e turistico. Solo dandoci degli obiettivi chiari e secchi io penso che possiamo modificare l'esistente, ma soprattutto rilanciare l'edilizia, che deve essere però diversa, innovativa, più performante ed efficace in questo settore. Grazie.

Presidente - L'ordine del giorno numero 18 è stato ritirato. Proseguiamo con l'ordine del giorno numero 19, proposto dal gruppo ALPE. Ha chiesto la parola la Consigliera Certan, ne ha la facoltà.

Certan (ALPE) - Grazie Presidente.

Questa nostra iniziativa prende spunto da diversi aspetti. Uno è sicuramente la risoluzione che abbiamo approvato lo scorso Consiglio, per esprimere solidarietà al riguardo dei gravi fatti di Parigi, la quale aveva delle premesse chiare, riguardanti la conoscenza reciproca fra migranti e chi accoglie, sui principi sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, che abbiamo richiamato perché crediamo che ogni tanto sia importante andare a rileggerli. Noi consideriamo fondamentale l'azione preventiva di educazione alla tolleranza, all'accoglienza, alla pace e crediamo che questi principi passino attraverso un innalzamento culturale, sia di chi accoglie che di chi emigra. Senza conoscenza reciproca e senza quello che definiamo innalzamento culturale, cioè la volontà di avvicinarsi, non c'è nessuna possibilità di mediazione e di interloquire.

Fatta questa premessa, definiamo all'interno del contesto valdostano qual è la situazione delle migrazioni, qual è la situazione degli inserimenti di chi è emigrato. Sicuramente non sono dati allarmanti come possono esserlo a livello nazionale o internazionale, però crediamo che siano comunque da monitorare, perché un'azione preventiva sicuramente è molto più importante che intervenire in situazione di emergenza. In Valle d'Aosta sulla mediazione culturale in particolare, perché l'iniziativa va in questa direzione, negli anni sono stati fatti tanti progetti, anche molto interessanti. Anche se siamo comunque in una situazione sotto controllo, in questi anni - ne avevamo già parlato con l'Assessore Fosson - ci sono stati dei momenti in cui l'attenzione ai progetti di mediazione culturale, soprattutto nella scuola, si è un po' ridotta. Noi riteniamo invece che sia proprio lì che si debba intervenire, in una situazione di normalità e non di emergenza. La scuola è un luogo dove è ancora possibile coordinarsi, lavorare insieme e condividere, a nostro avviso mettendo dei tasselli importantissimi su una convivenza democratica e civile, mentre in altri ambiti, ad esempio quelli dell'accoglienza in situazioni di emergenza, dei presidi oppure dei commissariati, spesso si è già in una situazione borderline.

Con questa iniziativa chiediamo di dare maggiore attenzione alle iniziative e ai progetti culturali nelle scuole, perché la mediazione culturale nelle scuole avvicina e sensibilizza tutti, soprattutto non andando a porre l'accento sugli aspetti che dividono e sulla diversità. Nelle scuole è possibile intervenire in situazioni di normalità, quindi è possibile sensibilizzare tutti, in un'età in cui sia i bambini che i ragazzi sono particolarmente predisposti ad accogliere molto di più che non nell'età adulta.

Abbiamo preso atto che ci sono state delle iniziative. Una delibera del 31 luglio ha istituito un corso per mediatori culturali, iniziativa della quale abbiamo preso atto con favore, perché la necessità di formare queste figure che poi intervengano nei vari ambiti è fondamentale. Abbiamo visto che ci sono state delle delibere e che come assessorato sono stati fatti diversi progetti di politiche sociali. Ad esempio, nelle strutture ospedaliere c'è un presidio molto consolidato, oppure c'è stato un progetto transculturale con un'organizzazione culturalmente competente; sono delle iniziative lodevoli che riteniamo essere importanti.

Quello che noi chiediamo con questo ordine del giorno è che sia istituita un'azione quasi normale nelle scuole (regolare, ritmica, tutti gli anni) e che sia possibile per gli insegnanti accedere a questi progetti, perché abbiamo appreso - e pensiamo che i dati siano giusti - che adesso sono le istituzioni scolastiche, nell'ambito dell'autonomia scolastica, a mettere le risorse. Infatti, da quando i progetti non possono più essere regionali - diciamo così, nel senso che non sono più progetti a cui si può aderire - c'è stata una riduzione di due terzi. Le richieste prima erano di 3500-4000 interventi, mentre negli ultimi due anni sono stati di 1100 ore di mediazione, quindi un terzo, a indicare che sono solo le scuole in situazioni particolari a richiedere, mentre prima probabilmente la mediazione era anche una scelta di educazione civica.

Io ritengo che questo ruolo sia molto importante, perché nelle scuole i mediatori culturali possono avere un ruolo, ad esempio, di contatto e di collegamento con le famiglie per quanto riguarda il modo di fare i compiti, di studiare e di capire veramente quali possono essere le problematiche e le azioni per intervenire. Credo di aver messo sul tavolo un po' tutte le nostre richieste e nello stesso tempo di aver sottolineato che ci sono state delle iniziative. Non stiamo dicendo che non è stato fatto nulla, però non vorremmo che si abbassasse la guardia su questo aspetto, soprattutto in un momento in cui non siamo in emergenza, ma in cui possiamo contenere e forse anche favorire un'azione di integrazione, di conoscenza e di inserimento molto importante.

Presidente - Per la risposta chiede la parola l'Assessore Fosson, ne ha facoltà.

Fosson (UV) - Sì, grazie Presidente.

Anche noi siamo d'accordo che la mediazione culturale sia un intervento molto importante per quanto riguarda la tolleranza e per un'accoglienza in cui venga mantenuta la nostra identità, nel rispetto di quella degli altri. Sono d'accordo con lei che in questo momento ancora di più c'è bisogno di questo tipo di attività, che fa sì che l'accoglienza sia oggettivamente più concreta. Lei mi aveva già fatto un'interpellanza su questo tema nell'ottobre del 2014, quando c'era stata un'interruzione dei fondi nazionali. In quell'occasione le dissi che avremmo risposto in tandem, io e l'assessore all'istruzione, per essere più precisi nella risposta.

Sicuramente il problema è cogente, soprattutto nelle istituzioni scolastiche. Oltre a promuovere forme di sostegno, attraverso un piano di collaborazione con le associazioni di famiglie migranti, l'Assessorato ha in programma per il triennio 2015-2017 di recuperare i residui finanziamenti nazionali con vincolo di destinazione e investirli su un piano triennale di interventi di mediazione interculturale in alcune aree scoperte.

Le avevo parlato anche dell'elenco dei mediatori che è stato integrato, come lei ha detto, e le aggiungo che è stata fatta una gara con un'aggiudicazione a La sorgente, che è la cooperativa che si inserisce in questo servizio.

Per quanto riguarda i capitoli, è stata fatta una delibera di spesa nel 2105. Sul capitolo 20143, che fa parte della funzione obiettivo 9, area omogenea 4, nel quale non c'era nulla all'inizio dell'anno, sono state messi in assestamento 19.068 euro, di cui però sono stati impegnati a fine anno solo 9933 euro. Nel 2016 però, sempre questo capitolo, passa dalla cifra di 19.000 euro che abbiamo messo in assestamento, a 47.702 euro. Con i bilanci nuovi bisogna prevedere diversi capitoli di spesa, per cui sul capitolo 14236, a favore proprio della mediazione per gli extracomunitari, nel 2015 sono stati impegnati 50.000 euro, di cui 30.000 spesi fin d'ora e la stessa cifra è stata prevista per il 2017-2018. Quindi in un capitolo abbiamo stanziato 47.700 euro per il triennio 2016-2018, e nel 2017-2018, sull'altro capitolo per la mediazione agli immigrati, abbiamo 50.000 euro, pertanto sono 97.000 euro all'anno per tre anni. Questi sono fondi nazionali. In tutto il bilancio del sociale che noi abbiamo, questi fondi nazionali vincolati non sono mai indicati, perché come lei sa vengono deliberati a marzo-aprile dell'anno successivo e poi distribuiti con vincolo di destinazione.

Presidente - Chiede la parola l'Assessore Rini, ne ha la facoltà.

Rini (UV) - Grazie Presidente.

Credo che il collega abbia già risposto con i dati che parlano da soli e sono sicuramente più efficaci delle parole. Intervengo solo per integrare e riprendere qualche concetto che la collega ha ben ricordato. É vero che i progetti sono andati in diminuzione e mi riferisco ovviamente solo a quelli legati al mondo scolastico. Questa è una diretta conseguenza del cambiamento che c'è stato nel fenomeno dell'immigrazione. Se qualche anno fa arrivavano tanti bambini, che non conoscevano la lingua italiana, negli anni le famiglie con bambini già nati in Italia richiedono meno il supporto del mediatore culturale legato alla lingua.

Vorrei cogliere questa occasione per ampliare un pochino il ragionamento e il panorama. A fianco della mediazione culturale, che come ben sappiamo ha una finalità molto circoscritta, vi è però tutto quel dossier e quella parte di educazione civica. Mi ricollego alle sue premesse con cui lei giustamente fa riferimento alla situazione attuale, che deve portarci a fare delle riflessioni sulla didattica all'interno delle scuole. Intendiamo portare avanti dei progetti solidi di educazione civica che, al di là della valenza educativa, hanno una portata diversa, poiché coinvolgono la classe nel suo complesso e incarnano quel concetto davvero importante di integrazione all'interno del gruppo di alunni. Proprio i fenomeni che, ahimè, sono accaduti nel mondo ci hanno portato a fare questa grande riflessione: il problema non nasce in situazioni legate esclusivamente al fenomeno dell'immigrazione, bensì nell'integrazione di generazioni già successive. Questa è la posizione della Sovraintendenza.

Lei ricordava molto bene qual è il passaggio per la mediazione culturale: nel pieno riconoscimento dell'autonomia scolastica le singole istituzioni segnalano i casi che richiedono l'intervento di un mediatore culturale. Negli anni queste richieste sono sempre state accolte e sono sempre state soddisfatte. A fronte dei dati che ha fornito il collega Fosson, questo percorso sarà anche più agevole e la Sovraintendenza continuerà a monitorare la situazione. Qualora si presentassero dei casi particolarmente significativi o delicati, in totale collaborazione e sintonia con l'Assessorato alla Sanità si provvederà a dare le adeguate risposte.

A fronte dei dati che ha fornito il collega e di questa riflessione più ampia, chiediamo se volete ritirare l'ordine del giorno, visto che l'impegno è già stato preso, altrimenti il testo andrebbe completamente rivisto. Noi non solo ne condividiamo lo spirito, ma abbiamo già dato delle risposte con i dati che sono stati forniti dal collega. Grazie.

Presidente - Chiede la parola la Consigliera Certan, ne ha la facoltà.

Certan (ALPE) - Sì, grazie a entrambi gli assessori, Fosson e Rini, per le loro risposte che in parte vanno nella direzione della nostra presentazione, perché comunque avevamo già i dati e anche gli impegni. Riteniamo però che si debba finalizzare molto di più sulle scuole, dando anche più informazione. Non sono così concorde con lei, Assessore Rini, nel dire che non ci sono più tanti interventi perché la situazione è ormai migliorata o cambiata. Secondo me, rimangono le stesse problematiche, con la differenza che probabilmente le scuole e gli insegnanti si sono un po' adeguati e abituati alla situazione, quindi c'è di meno un clima di emergenza, ma ritengo sia fondamentale che il ruolo dei mediatori possa essere molto più fruibile per le famiglie. Sono d'accordo, Assessore Fosson, che con le famiglie di cultura e di religione completamente diversa dalla nostra debba essere mantenuta la nostra identità. Fare progetti di mediazione non vuol dire rinunciare alla nostra identità culturale, anzi, significa farla conoscere a chi questa conoscenza non ce l'ha e non può averla. Vuol dire sensibilizzare anche i nostri alunni ad avvicinarsi a culture diverse: questo non fa certamente male ai nostri studenti valdostani e alle loro famiglie.

Credo che il ruolo del mediatore culturale nelle scuole sia importante proprio per fare da anello e da aggancio con le famiglie. Per esempio, durante le riunioni c'è una difficoltà enorme da parte degli insegnati a far capire quello che si chiede alle famiglie, mentre queste ultime hanno un atteggiamento riservato e di certo non dicono che non riescono a capire quello che gli si sta chiedendo, quindi il ruolo del mediatore, in mezzo e come gancio, è importantissimo.

Tutto bene per quanto riguarda l'educazione civica in generale, perché agisce su un altro fronte, cioè su quello dell'integrazione totale fra pari, fra gli stessi studenti, bambini o ragazzi. Sappiamo che spesso l'integrazione passa proprio nella classe e siamo d'accordo con lei, Assessore Rini, di non andare a incentivare la ghettizzazione, perché è quella che poi porta alle estremizzazioni e agli eccessi che spesso si verificano.

Noi riponiamo l'attenzione sul fatto che è meglio prevenire. L'Assessore Fosson ha detto che molte di queste risorse, 20 mila euro su 50 mila, non sono state impegnate. Io dico di fare in modo che questa risorse vengano impegnate, facendo dei progetti mirati e proponendoli nelle scuole, non lasciando all'autonomia delle singole istituzioni questo onere.

Non ritiriamo l'ordine del giorno, perché ci sembra che questo impegno possa essere condiviso. Possiamo cambiare il testo dove abbiamo scritto di prevedere risorse in sede di assestamento e scrivere di incentivare i progetti di mediazione culturale nelle scuole, perché vogliamo che passi questo concetto. È importante destinare risorse non solo a interventi socioassistenziali, che sono fondamentali ma avvengono in un contesto diverso, cioè in quello dell'emergenza o della necessità: ad esempio, quando una persona sta male o è nel reparto di ostetricia per partorire ed è necessario avere lì un mediatore. Quella è un funzione fondamentale, ma è di un tipo diverso. Vorremmo che il nostro ordine del giorno fosse condiviso per questo aspetto, di essere mirato sulle scuole.

Presidente - Chiede la parola l'Assessore Rini, ne ha facoltà

Rini (UV) - Collega Certan, le ribadiamo la nostra posizione. Noi non solo condividiamo il suo ordine del giorno, ma lo abbiamo già applicato. Lei con l'ordine del giorno chiede l'impegno a reperire risorse che sono già state reperite, glielo ha comunicato il collega Fosson, quindi la sua richiesta è superato dai fatti.

Altra cosa è quando lei chiede di intervenire con dei progetti all'interno delle scuole. Questo noi non lo possiamo fare, perché esiste una autonomia scolastica. Le singole istituzioni scolastiche aderiscono a dei progetti e chiedono, laddove necessario, l'intervento del mediatore, che è una figura particolare e molto settoriale, ma che non va confusa con un'opera di sensibilizzazione e di integrazione - per questo io prima mi sono permessa, anche se il tema era altro, di fare riferimento all'educazione civica - che rientra invece nella parte curriculare, dove ovviamente la Sovraintendenza può incidere. Questi sono progetti singoli, legati a singolo casi, segnalati dalle istituzioni scolastiche, come sempre è stato fatto. Il problema erano le risorse e la risposta credo che l'abbia data in maniera puntuale il collega. Quindi, se mantiene il testo noi ci asterremo, non perché non condividiamo la sua richiesta, ma perché in realtà è già superata dai fatti.

Presidente -Chiede la parola in Consigliere Restano, ne ha facoltà.

Restano (UV) - Confermo quanto detto dall'Assessore sull'astensione del nostro gruppo.

Vorrei focalizzare il discorso sulle risorse che sono state messe a disposizione. Facendo un passo indietro alla discussione da me promossa ieri, direi che le nostre attenzioni alle risorse economiche debbano essere rivolte soprattutto ai nostri piccoli, che hanno delle forti esigenze e necessità. Mi sembra che la Regione su questo punto faccia la sua parte e non si sia mai tirata indietro. Oggi ho letto il messaggio che mi ha mandato un genitore, che punta il dito sulla scuola e sulle esigenze dei nostri ragazzi. Una missiva che io peraltro non condivido, ma che ha posto l'accento sulle nostre criticità e su quelle dei nostri bambini. Quindi, tanta attenzione ai migranti, ma vorrei altrettanta attenzione, forse qualcosa in più, per i nostri figli e i nostri giovani.

Presidente - Chiede la parola la Consigliera Certan, ne ha facoltà.

Certan (ALPE) - Capite, Assessore Rini e Assessore Fosson, perché credo che l'impegno sia importante? Perché credo che spesso non si capisca che cosa vuol dire fare un progetto di mediazione culturale nelle scuole. Non è un intervento rivolto solo a certi alunni, quelli immigrati o di recente immigrazione, ma al contrario va a sostegno di tutti gli alunni e della scolarità in generale, perché sostiene sia gli insegnati, sia le famiglie (tutte le famiglie), sia chiaramente i bimbi. Quindi non si va a togliere nessuna risorsa ai nostri alunni. Per me, i nostri alunni sono le classi intere. La nostra richiesta era proprio di incentivare il sostegno alla classe in generale, secondo il taglio che ha dato anche l'Assessore Rini, ma con un volet parallelo, che è quello dell'educazione civica.

Lei, collega Restano, sottolinea un'attenzione particolare alle necessità delle famiglie che hanno problemi anche gravi. Per carità, ci mancherebbe! Ieri siamo stati i primi a votarla, perché chiaramente riteniamo che quella sia un'attenzione dovuta, ma il nostro impegno oggi chiedeva un'attenzione particolare verso la convivenza civile. Spesso non ce ne rendiamo conto e potrei portarle delle esperienze personali, di famiglie che hanno ringraziato di avere il mediatore, solo perché non capivano quello che le insegnanti o la scuola chiedeva loro. Il loro disaccordo non era per un principio religioso o culturale: non erano d'accordo, perché non capivano che cosa la scuola chiedesse. Nel momento in cui il mediatore ha fatto da anello e a da gancio, le famiglie hanno accettato qualsiasi cosa. Le assicuro che nelle scuole valdostane non si è mai rinunciato a portare avanti i temi della nostra identità culturale, ma lo si è fatto, grazie anche ai mediatori, con un'attenzione particolare non ai punti di scontro o di diversità, ma a quelli si hanno in comune. Ad esempio, il tema dell'alimentazione, così come tanti altri aspetti che generano legami ed evitano di creare situazioni di frizione e di scontro.

Presidente - Chiede la parola il Consigliere La Torre, ne ha facoltà.

La Torre (UV) - Scusi collega, ma forse io non ho ben compreso. Avevo capito una cosa, ma poi lei ha fatto un secondo intervento e sono rimasto veramente perplesso. Lei ha detto che i nostri ragazzi devono essere mediati? Non ho capito. Mediati rispetto a che cosa?

(Voce fuori microfono)

Presidente - No, Consigliera, per cortesia.

La Torre (UV) - No, mi scusi, perché non è stata per niente chiara. Il suo primo intervento sembrava mirato a quella melassa che sentiamo tutti i giorni sulle televisioni, a questo buonismo e a questa mediazione. Tra l'altro, i nostri ragazzi vorrebbero solo continuare a fare il Natale come hanno sempre fatto, vivere le loro tradizioni come hanno sempre fatto e non hanno mai disturbato nessuno. D'altronde, non è che noi siamo andati nel Maghreb; al limite è il Maghreb che è venuto qua, tanto per precisare. Ma non voglio entrare su questo argomento, perché ognuno ha le sue idee.

La cosa che mi ha colpito è che lei parla del fatto che i nostri ragazzi devono essere mediati!? Ma di che cosa? Devono essere mediati i ragazzi valdostani con i ragazzi calabresi? Che cosa mi sta dicendo? No, perché lei ha fatto questo ragionamento! La mediazione culturale dei ragazzi italiani rispetto a che cosa? Lei si deve spiegare un po' meglio! Io le do l'opportunità di spiegarsi e non la voglio aggredire. Spieghi un po' meglio cosa intende quando parla di "mediazione dei ragazzi italiani". La deve spiegare, perché noi qui non l'abbiamo capita. Poi sa, noi siamo limitati, perché probabilmente non abbiamo tutti un background di un certo tipo, però se lei ce lo spiega magari ci arriviamo.

Presidente - Chiede la parola il Consigliere Viérin Laurent, ne ha facoltà.

Viérin L. (UVP) - Vorrei intervenire in un dibattito che forse è andato oltre quello che era l'ordine del giorno. Ne è scaturito un tema di attualità molto delicato, sul quale forse sarebbe bello promuovere un dibattito e anche sondare le diverse sensibilità, al di là di opposizione e maggioranza, perché nella maggioranza stessa certe posizioni probabilmente non sono neanche troppo compatibili con altre sensibilità presenti al suo interno. Siamo in una società che sta affrontando un tema probabilmente mai visto, quindi non si deve banalizzare né da un lato né dall'altro, su questo che è un tema effettivamente molto delicato.

Il ruolo della scuola è fondamentale. Al di là di quello che può essere un dibattito che scaturisce in quest'aula su tensioni ed estremismi, forse non tutti o non sempre tutti si sono resi conto che oggi siamo veramente sull'orlo di un grande conflitto internazionale, che potrà portare danni a tanti e anche alle piccole comunità come la nostra. Crediamo che oggi il ruolo della scuola è molto delicato. Noi diciamo spesso che non possiamo scaricare sulla scuola tutti i problemi della società. La scuola oggi non può riuscire a supplire a tutto ciò che la società non fa. Questo non ha più neanche un senso, perché poi carichiamo delle persone come gli insegnanti, poi abbiamo gli psicologi, poi abbiamo i mediatori culturali, poi abbiamo gli operatori di sostegno. Poi abbiamo introdotto la prima legge in Italia sulla dislessia, che il collega Restano ricorderà, perché era sindaco di un piccolo Comune, quando abbiamo lavorato tutti assieme per introdurre strumenti per misurare la diversità, che si tratti di disabilità o di diversità in generale.

Oggi c'è un dibattito generale e, purtroppo, viviamo effettivamente tensioni sociali che ci fanno dire che prima vengono i nostri e poi gli altri, con tutto ciò che è stato detto. Però non possiamo scaricare sulla scuola tensioni e soprattutto responsabilità che quest'ultima non si può assumere. Noi non conosciamo la missiva che le è stata indirizzata e che probabilmente è stata inviata anche all'Assessore Rini. Credo che le critiche al mondo della scuola, se propositive, siano anche interessanti. Magari potrà mettere a disposizione dell'intero Consiglio questa missiva contro la giunta o contro l'assessore, non abbiamo capito bene. Essendo una missiva che attacca il mondo della scuola e sapendo che è gestito da un assessore che fa capo a questa maggioranza, vorremmo semplicemente conoscere che cos'è, per portare il nostro modesto contributo alla soluzione di questo problema.

Noi voteremo in modo convinto l'ordine del giorno, che nulla ha a che fare con la discussione che ne è scaturita, questo lo vogliamo dire. O meglio, la discussione era giusta per i termini e per le pieghe che ne sono discesi in questo agone ed è chiaro che abbiamo apprezzato anche gli interventi degli assessori, perché effettivamente sul tema della mediazione culturale si sta già facendo. É chiaro che però oggi la sfida cambia e basta accendere la televisione ogni sera per rendersene conto. Non stiamo parlando di casi in Valle d'Aosta, ma la mediazione culturale in certi posti non ha funzionato, perché probabilmente non si è stati capaci di fare percepire i patrimoni di una comunità occidentale e di una società democratica. Se arriviamo ad attentati portati avanti da giovani, questo ci preoccupa, perché è l'indottrinamento che avviene nel paese di origine, ma che spesso avviene anche in quello di adozione.

Non crediamo che il bilancio regionale sia il momento per discutere di questi temi, però volevamo semplicemente dire di fare attenzione a non scaricare sugli insegnanti e sulla scuola tutto ciò che oggi non funziona nella società. Cerchiamo prima di risolvere i problemi nella società e poi sicuramente anche la scuola funzionerà meglio. Oggi l'insegnante non può essere il genitore che supplisce al divorzio di una coppia, lo psicologo perché i genitori bisticciano, colui che deve far capire l'integrazione della storia europea (magari non ne ha gli strumenti, ecco perché bisogna darglieli), deve essere fratello, zio, cugino, amico e perfino anche consulente sentimentale, perché oggi i giovani delle scuole medie sono molto più avanti rispetto alle generazioni precedenti. Attenzione, perché se no il mondo della scuola diventa veramente un qualcosa da cui poi non traiamo più i risultati pedagogici, cioè di far crescere un giovane che sappia e che sappia fare - la cultura del sapere, ma magari anche quella del saper fare un po' di più - e che soprattutto cresca in una società, la quale però deve avanzare di pari passo. Oggi abbiamo effettivamente dei motivi di preoccupazione anche in certe zone del territorio della Valle d'Aosta: atti di vandalismo, di bullismo e tanti sono i temi.

Questo per dire che siamo disponibili ad affrontare un discorso globale sui problemi che oggi vengono ripercossi sulla scuola, ma che sono della società. Teniamo veramente un dibattito nella società e risolviamo i problemi che ci sono nella società, la politica in primis, dopodiché sicuramente anche la scuola andrà meglio. Se oggi non diamo gli strumenti alla scuola per poter lavorare, sicuramente non sarà all'altezza della nostra comunità. Grazie.

Presidente - Chiede la parola la Consigliera Certan per fatto personale. Prego, ne ha facoltà.

Certan (ALPE) - Per fatto personale, siccome credo le mie parole siano state interpretate in modo errato, rispetto a quello che io ho detto. Non ho parlato sicuramente di necessità dei nostri alunni - con nostro, poi, non so cosa si definisse - ma della necessità di mediazione per gli alunni delle scuole valdostane. Ho parlato di tutt'altro aspetto, quindi credo che il dibattito dovesse essere preso dall'inizio e non solo su qualche passaggio.

Ringrazio il collega Viérin per le precisazioni che ha fatto. Certo, la scuola oggi si trova ad affrontare i problemi che non vengono risolti dalla società, quindi spesso deve andare un po' oltre il suo ruolo. Ci sono le difficoltà delle famiglie e la scuola, per poter alfabetizzare e dare istruzione, deve anche affrontare o arginare i problemi che arrivano dalle famiglie e dalla società. Io ho sottolineato che chi è nel mondo scolastico, chi lavora e opera nei presidi ospedalieri o nel campo dell'assistenza, sa che i mediatori hanno un ruolo di collegamento e fanno da gancio per tutti, ma in primo luogo, chiaramente, per chi viene e deve conoscere il territorio e la situazione in cui si inserisce.

Detto questo, non scendo in altre provocazioni che erano del tutto strumentali. A noi non interessano né provocazioni né divagazioni. Questo ordine del giorno non dava adito a nessun tipo di divagazione: era molto preciso e vorrei rimanere su quel tema.

Presidente - Chiede la parola il Consigliere Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.

Al di là dell'ordine del giorno e delle cose già dette dai colleghi, dall'Assessore Rini e dall'Assessore Fosson, noi crediamo che non ci debbano essere travisamenti rispetto al tema dell'integrazione, che non può essere banalizzato e neppure minimizzato, al di là delle singole sensibilità che fortunatamente contraddistinguono tutte le persone presenti in questo Consiglio regionale e fuori da esso. Non può essere travisato, perché il tema dell'integrazione si lega fortemente con quelli della prevenzione e dell'interculturalità, col tema sociale e della società.

Fenomeni come quelli che si sono avuti, situazioni come quelle che abbiamo potuto verificare in questi ultimi mesi e che stanno travagliando anche il mondo, vanno affrontati con una certa pragmaticità, al di là delle prese di posizione a volte anche ideologiche. Concordo con il collega Laurent Viérin quando dice che non possono essere delegate solo le istituzioni, la politica, la scuola e a volte anche la famiglia, perché spesso quest'ultima si sente magari abbandonata e non ha gli strumenti per poter affrontare argomenti del genere; nemmeno le forze di polizia e di pubblica sicurezza o la prefettura possono essere le istituzioni delegate a fare questo. La politica però, a mio parere, può essere presente, può essere testimonianza, può essere d'impulso, può collaborare anche con quelle forze civiche o sociali che, in maniera anche sussidiaria, si pongono rispetto a tale questione come a un tema di interesse complessivo per tutta la società.

Per quanto ci riguarda noi siamo spesso presenti, ma non con un approccio ideologico. Questo io lo voglio dire, perché siamo assolutamente consapevoli che questo è un tema che concerne anche ambiti legati alla pubblica sicurezza e al controllo del territorio. Noi siamo presenti nei tavoli e nei contesti civici. E questo è un invito alla politica: essere presenti non solo come finanziatori o come programmatori istituzionali, ma essere presenti all'interno della società civile, perché anche quest'ultima ha oggi un compito importantissimo, che non può essere delegato del tutto alle istituzioni. Grazie.

Presidente - Non ci sono altre richieste di intervento, quindi possiamo mettere in votazione. Votazione aperta.

Votazione chiusa.

Esito della votazione:

Presenti: 33

Votanti: 13

Favorevoli: 13

Astenuti: 20 (Baccega, Bianchi, Borello, Donzel, Farcoz, Follien, Fontana, Fosson, Guichardaz, Isabellon, La Torre, Lanièce, Marguerettaz, Péaquin, Perron, Restano, Rini, Rollandin, Testolin, Viérin Marco)

L'ordine del giorno non è approvato.

Ordine del giorno numero 20 proposto da ALPE. Per l'illustrazione chiede la parola la Consigliera Certan, ne ha facoltà.

Certan (ALPE) - Grazie Presidente.

Sulla tematica dell'ordine del giorno abbiamo già avuto occasione di confrontarci in altri Consigli e nelle audizioni della V Commissione, sia quando abbiamo ascoltato le problematiche dei precari della scuola, sia quando abbiamo discusso della legge sulla buona scuola. Credo che sia una tematica molto attuale e importante, ecco perché il gruppo ALPE la porta ancora oggi all'attenzione del Consiglio, in modo costruttivo, cioè per tentare di trovare una soluzione al problema del precariato che, dopo i proclami fatti inizialmente con i principi della buona scuola, di fatto non trova ancora oggi una soluzione concreta.

Il primo dei 12 punti della buona scuola era "mai più precari nella scuola", un piano straordinario per assumere 150 mila docenti a settembre 2015 e chiudere le graduatorie a esaurimento. Di fatto, dopo un anno e qualche mese di discussioni, ci stiamo rendendo conto che dal 2016 l'assunzione non avverrà solo attraverso concorso, come pareva essere l'indirizzo iniziale, ma verrà comunque mantenuto il doppio binario, cioè 50 per cento dalle graduatorie a esaurimento e 50 per cento da concorso. Il concorso pare essere imminente a livello nazionale - oggi è il 2 dicembre e pareva che il concorso ordinario dovesse uscire già il ieri, ma devo dire la verità, non so se sia uscito e oggi mi documenterò - però l'essenza del nostro ordine del giorno è questa. Negli anni, per tutta una serie di cambiamenti normativi, di leggi diverse, di corsi e di concorsi abilitanti, di cambi negli indirizzi di studio per gli insegnanti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, ci sono stati dei passaggi che hanno in qualche modo impedito l'inserimento nelle graduatorie aggiuntive a esaurimento, conosciute dal mondo degli insegnanti come le GAE, cioè nel primo livello di chiamata, sia per le supplenze che per accedere a quel 50 percento di insegnanti immessi in ruolo. Ci sono stati tutta una serie di normative e di cambiamenti che hanno in qualche modo creato degli insegnanti precari, che di fatto avevano gli stessi titoli, gli stessi requisiti e le stesse possibilità di altri insegnanti per accedere a queste graduatorie, ma di fatto sono rimasti esclusi.

Ne abbiamo parlato spesso in audizione anche con i dirigenti e con l'assessore. Ci rendiamo conto che la nostra Regione ha competenza primaria per quanto riguarda, ad esempio, lo stabilire il numero delle immissioni in ruolo, ma non può decidere da dove pescare e deve attenersi alle norme nazionali. Questo è un dato di fatto che, ci rendiamo conto, è un problema di ordine giuridico al quale non vogliamo certo dare diversa interpretazione. Ci rendiamo conto che su questo, ad esempio, le Provincie di Trento e di Bolzano hanno potuto operare in modo diverso. Tuttavia, abbiamo riflettuto su quanto ci siamo detti nel confronto che è avvenuto sia in audizione che in Consiglio e abbiamo ritenuto le parole dell'Assessore Rini, dette uno o due Consigli fa, la quale diceva che stiamo lavorando in modo abbastanza spedito sulle adaptations e quindi sul profilo pedagogico e didattico. Queste adaptations sono curriculari e quindi l'adattamento della programmazione delle scuole deve essere comunque siglata attraverso un'intesa con il ministero. Prendendo spunto proprio da questo suo passaggio, Assessore Rini, crediamo che si possa trovare un'intesa con il ministero sull'inserimento nelle graduatorie aggiuntive a esaurimento, che sono importanti perché costituiscono il primo passaggio per eliminare il precariato, soprattutto - faccio una parentesi - quello degli insegnanti che da 15-20 anni lavorano nella scuola, formano allievi e sono in qualche modo autorizzati a pieno titolo a intervenire nel sistema educativo valdostano, ma che non sono mai stati legittimati e che hanno uno status marginale, rispetto a quello che è il loro ruolo.

La Valle d'Aosta sul precariato negli anni non ha accumulato ritardi e non ha fatto disastri, come avvenuto a livello nazionale e in altre regioni, dove veramente questo problema è impazzito ed è molto meno facile da gestire. Il nostro ordine del giorno va nel senso di favorire una prevenzione, per evitare di avere ancora altri problemi in un futuro prossimo. Nello stesso tempo, intende valorizzare tutto il lavoro di formazione che è stato fatto in questi anni e soprattutto mettere in risalto il ruolo importante che hanno comunque avuto gli insegnanti precari in Valle d'Aosta.

Voglio ricordare che - tante volte ne abbiamo parlato e altri colleghi sono intervenuti su questo - per la conformazione geografica del nostro territorio e per mantenere le famiglie e gli alunni nei loro luoghi, c'è bisogno di insegnanti che siano disponibili a recarsi anche in zone non così accessibili. Credo che molti Comuni e istituzioni della Valle d'Aosta abbiano avuto in questi anni un grande sostegno proprio dagli insegnanti precari, che sono risultati essere coloro che hanno garantito la continuità delle varie classi e delle diverse scuole. Credo che di questo la Regione non possa non tenere conto. Ecco perché chiediamo che in sede di concertazione, nel momento in cui sarà siglata questa intesa, che sappiamo essere destinata soprattutto alla parte pedagogico-didattica, cioè a quella curriculare e dei programmi, chiediamo che l'amministrazione scolastica regionale si doti anche di strumenti normativi, per tutelare tutti questi insegnanti che, pur abilitati a pieno titolo all'insegnamento, sono stati esclusi in questi anni dalle graduatorie a esaurimento, per ragioni molto diverse rispetto al resto del territorio nazionale. Sono insegnanti che sono a pieno titolo deputati alla formazione degli studenti e che vedono notevolmente limitate le loro possibilità di accesso al ruolo, cioè di passare finalmente a tempo indeterminato e non essere più precari.

Presidente - Per la risposta ha chiesto la parola l'Assessore Rini, ne ha facoltà.

Rini (UV) - Grazie Presidente. Grazie collega.

In realtà questo ordine del giorno tratta due questioni che vanno analizzate in maniera separata. Lei ha ripercorso bene la storia delle cosiddette GAE in Valle d'Aosta. L'ordine del giorno esordisce richiamando la legge sulla buona scuola, con - se me lo consente - un piccolo controsenso, perché più volte in questa aula ci è stato chiesto di non applicarla e ci si è espressi in maniera contraria. Non possiamo ogni volta prendere a pezzettini, scorporare, se e dove c'è qualcosa di positivo. Noi abbiamo detto che intendiamo fare questo percorso e ci siamo attivati per quelle parti che condividiamo (ce ne sono e sono anche parecchie) e che vanno recepite e adattate al nostro territorio.

Devo ammettere che quella del piano di assunzioni è una parte che non tocca in maniera importante la nostra regione. Questo lo dice la storia della scuola valdostana, perché negli anni, a differenza di ciò che è accaduto sul territorio nazionale - questo credo che sia un motivo di vanto per la scuola valdostana - si è sempre proceduto all'assunzione dei docenti, ovviamente per quelli che erano i posti vacanti sul territorio. In effetti, il gap esistente è di molto inferiore rispetto alla situazione presente sul territorio nazionale. Questa è la prima precisazione che mi premeva fare.

Vorrei poi ricordare che, sempre al primo punto, si dice che non è stato attuato un piano di assunzioni straordinario. Quest'anno il comparto scuola ha provveduto all'assunzione e alla stabilizzazione di 53 docenti. Non torniamo adesso ad analizzare l'attuale cotesto storico in cui stiamo vivendo, ma quest'anno il mondo della scuola ha visto l'assunzione di 53 docenti, mentre su altri comparti c'è il blocco delle assunzioni. Questo, a onor del vero, va ricordato, perché è un risultato positivo, non per noi ma per il mondo della scuola valdostana, che va a inserirsi in un percorso serio portato avanti negli anni. A differenza della situazione che c'è a livello statale, la Valle d'Aosta si è sempre approcciata a questa tematica in maniera seria e responsabile, come confermano i dati.

All'interno della discussione delle GAE - anche questa discussione l'abbiamo già fatta più volte in quest'aula - lei ricorda la situazione di Trento e Bolzano. Loro hanno proceduto alla regionalizzazione e quindi hanno competenza esclusiva in merito allo stato giuridico degli insegnanti. Noi la competenza in merito allo stato giuridico degli insegnanti non ce la abbiamo e quindi non abbiamo potuto derogare a questa previsione, come lei ben sa. D'altronde non lo dico io, ma lo affermano fior fiore di sentenze, che lei ha anche ricordato e di cui abbiamo discusso più volte in quest'aula. Come lei ben sa, il MIUR non riaprirà le GAE e noi, finché non avremo una previsione diversa, non ci possiamo assolutamente discostare da questa previsione. All'interno di questo filone si inserisce tutto il dibattito sulla regionalizzazione degli insegnanti, che io non credo sia questo il momento per affrontare, ma sicuramente, all'interno del più ampio dibattito sul recepimento della legge sulla buona scuola, troverà sede anche questo aspetto.

C'è un altro punto che va sicuramente ricordato. Lei parla di una prossima intesa con il ministero e ricorda quello che io le avevo detto durante una risposta a una interpellanza, che però faceva riferimento alle adaptations, le quali richiedono la previa intesa. Ma il percorso delle adaptations prevede e riguarda solamente l'aspetto curriculare, non quello dello stato giuridico che necessita di una norma a monte. Stiamo parlando di gradi giuridici diversi e una cosa non va con l'altra. Non è possibile attuare questa previsione, senza una modifica a monte e senza riuscire a portare avanti quel percorso, che però richiede un altro tipo di passaggio.

Arriviamo al secondo filone che lei ha ricordato, quei casi che noi conosciamo e abbiamo anche incontrato i soggetti coinvolti: sono quegli insegnanti che si trovano in una situazione paradossale. Facciamo riferimento agli abilitati nell'anno 2012, a quegli insegnanti che hanno tutti i titoli e che, però, si trovano appunto nella situazione che lei ha ben ricordato. Noi abbiamo a cuore questa situazione e ne abbiamo già parlato con il Ministro quando è venuto in Valle per tutt'altra questione, per la buona scuola, però abbiamo rappresentato questa nostra esigenza. Questo caso può rientrare nella discussione dell'intesa e magari trovare anche una collocazione, un gancio o un appiglio all'interno della norma di attuazione che abbiamo già approvata. L'intesa, invece, per le adaptations è tutt'altro, perché riguarda esclusivamente l'aspetto curriculare.

Questo per dirle che noi non possiamo condividere tutte le premesse, per le ragioni che le ho appena esplicitato, però condividiamo il percorso di attenzione massima su questo tema, iniziato negli anni e che intendiamo portare avanti. Quindi, per quanto riguarda il punto 1 noi ci asterremo su questo ordine del giorno, ma le riconfermo il nostro totale impegno per andare in questa direzione, lungo un percorso che peraltro è già iniziato, per quelle situazioni di insegnati abilitati nel 2012, che si trovano in quella situazione davvero paradossale. Grazie.

Presidente - Per la replica chiede la parola la Consigliera Certan, ne ha facoltà.

Certan (ALPE) - Sì, grazie Assessore.

Riprendo i vari punti che sappiamo essere riferiti a una situazione abbastanza complicata. Innanzitutto sul primo punto delle premesse: se questo è ciò che impedisce di votare favorevolmente il nostro ordine del giorno, togliamolo tout court. Quando noi parliamo di non recepimento sul territorio valdostano, non abbiamo scritto le motivazioni, ma sappiamo quello che abbiamo votato e che abbiamo detto, quindi conosciamo qual è stato il percorso della legge 107. E quando diciamo che non ha previsto né attuato il piano di assunzioni, ho specificato la parola straordinario, nel senso che la Valle d'Aosta ha avuto diversi anni in cui ci sono state 70-50 assunzioni; ho specificato prima e l'ho detto più volte anche in audizione, che noi non siamo nella stessa situazione delle altre regioni. Vorrei specificare che noi non abbiamo detto di adottare la legge 107 tout court, ma di adattarla; è una questione di verbi.

La difficoltà principale che ha la Valle d'Aosta non è quella del precariato? Beh, no, però siamo 130 mila abitanti e c'è comunque un numero abbastanza elevato di insegnanti che non sono disoccupati, ma che lavorano da precari da tantissimi anni, con uno stato giuridico che sarebbe ben diverso, se non avessero la sola colpa di essere nati ed essersi iscritti all'università in anni sbagliati, per cui poi strane riforme li hanno esclusi. Questa è l'attenzione che noi chiediamo.

Nelle Provincie di Trento e di Bolzano la regionalizzazione permette di avere competenza primaria sullo stato giuridico, ecco perché noi chiediamo con il nostro ordine del giorno un impegno politico. Sappiamo che quello che chiediamo è un impegno politico e chiediamo di poter avere come Regione uno strumento normativo che tuteli questi insegnanti, anche per le ragioni del nostro territorio, che è molto diverso da quello di altre regioni. È anche a motivo della storia culturale e linguistica della regione che chiediamo di tutelare e in qualche modo di sostenere chi ha lavorato in questi anni con grande impegno nella scuola.

Abbiamo chiesto di fare un doppio passaggio nel momento dell'intesa. Il primo, dal punto di vista curriculare, degli obiettivi del programma, quindi più pedagogico e didattico. Ma abbiamo chiesto anche di fare un altro passaggio più politico, che non è legato a un aspetto tecnico. La Regione, pur non avendo competenza primaria, per tutte le ragioni che abbiamo ricordato e che ci siamo sempre detti, può in questo momento, per la sintonia che pare esserci con il Ministro Giannini, chiedere di avere la possibilità di regolarizzare gli insegnati che operano e che lavorano con serietà sul territorio valdostano? Potrebbe essere, a mio avviso, una strada percorribile ed ecco perché abbiamo provato a chiederla.

Lei dice di avere a cuore questo problema: credo che in certi momenti questo faccia piacere, ma non sia sufficiente. Chiediamo questo impegno in più. Siamo disponibili a modificare le premesse, se ci sono aspetti che possono urtare qualche sensibilità, e siamo anche disposti a rivedere eventualmente il secondo punto del dispositivo, visto che lei ci ha detto che attualmente le GAE a livello nazionale sono chiuse e non si può chiederne la riapertura. Il secondo punto non è un problema toglierlo, perché è molto più recente e riguarda insegnanti che hanno molti meno anni di servizio. Il primo punto ci sembra un impegno politico, che mi sento di dire potreste prendere. Poi chiaramente per noi ha validità e lo manteniamo.

Si dà atto che dalle ore 12.18 la Presidenza è assunta dal Vicepresidente David Follien.

Presidente (Follien) - La parola all'Assessore Rini.

Rini (UV) - Grazie Presidente.

Collega, le ribadiamo quanto già detto: l'impegno politico c'è, l'avevamo già preso qualche mese fa e lo ribadiamo in questa sede. Prima ho dimenticato una piccola puntualizzazione che credo valga la pena fare. Il personale abilitato e non inserito nelle GAE potrà ovviamente partecipare al concorso di imminente emanazione, ma i posti vacanti saranno ripartiti per il 50 per cento, quindi questa è un'altra garanzia per quanto riguarda il primo punto. Il secondo punto, come le ho detto, è quello per cui stiamo già lavorando da tempo.

Sul primo punto vale la specificazione che le ho fatto prima: quell'intesa a cui fa riferimento lei riguarda le adaptations, quindi nel merito curriculare e non di stato giuridico. Però l'impegno politico, le ripeto, rimane e permane. Grazie.

Président - La parole au Conseiller Viérin Laurent.

Viérin L. (UVP) - Merci Président.

Per esprimere il nostro punto di vista sulla questione e per dire che voteremo questo ordine del giorno, anche se effettivamente ci dispiace dover constatare che non potrà essere recepito tecnicamente, per il semplice motivo, come ha detto bene l'Assessore Rini, che sulla questione della regionalizzazione non si è proceduto. Diciamo questo perché la possibilità per gli abilitati di seconda fascia di poter essere inseriti in coda alle GAE, come è avvenuto in Trentino, è stato fatto giustamente perché loro hanno regionalizzato la parte di scuola inerente al contratto.

Quando abbiamo discusso in quest'aula la famosa norma di attuazione, noi abbiamo votato a favore.

(Brusio in aula)

Presidente, magari c'è anche il foyer per...

Presidente - Un po' di silenzio per cortesia, grazie.

Viérin L. (UVP) - ... se no, diventa veramente difficile. È vero che il tema della scuola magari non è così interessante rispetto ad altri che scaldano l'aula, ma qui si sta parlando del futuro degli insegnati. Magari non abbiamo tutti la fortuna di essere come la moglie di Renzi che è un'insegnante, perché spesso l'influenza sulla politica di chi è vicino ai politici è molto più forte di altre sensibilità. Stiamo parlando del futuro degli insegnanti, tanti di voi hanno delle sensibilità in quel mondo e quando si parla di prospettiva anche solo una norma, una riga o un articolo vanno a incidere sul futuro delle persone. Stiamo discutendo di finanziaria e di norme che potrebbero cambiare la vita lavorativa delle persone.

Presidente se può magari...

Presidente - Assessore, per cortesia!

Viérin L. (UVP) - Scusate, eh, grazie!

Ritornando al nostro discorso, ci dispiace perché noi aderiamo a questo ordine del giorno, ma effettivamente ha anche ragione l'Assessore nel dire che non può essere recepito tecnicamente, perché questa possibilità di inserire gli abilitati di seconda fascia in coda alle GAE non è possibile, perché noi non abbiamo competenza, a differenza del Trentino, in materia di stato giuridico e trattamento economico degli insegnati.

Diciamo questo perché, quando abbiamo discusso la norma di attuazione sulla scuola avevamo contestato quel passaggio che faceva abbandonare la questione della battaglia per la regionalizzazione del corpo insegnante. Ci potrebbe essere la possibilità di inserire queste poche persone (in Valle d'Aosta sono poche) che deriverebbe da un'eventuale regionalizzazione. Quindi noi, nell'esprimere il nostro voto, chiediamo un altro impegno, che è quello di proseguire sulla questione della regionalizzazione degli insegnati, così magari eviteremmo di venire qui a dire che non si può accettare perché questo non è fattibile tecnicamente.

Trento e Bolzano hanno lavorato in questo senso, hanno questa possibilità da tempo e questo è un motivo in più per convincere chi non lo è. Le sensibilità che probabilmente sono presenti anche nella maggioranza e che non sono d'accordo sulla regionalizzazione degli insegnanti, devono essere sollecitati da casi concreti come questo, perché la regionalizzazione non è più un discorso ideologico degli anni Settanta o Ottanta, quando c'era il timore che la politica entrasse nella scuola. La regionalizzazione è un'opportunità in più, è il poter valorizzare anche economicamente, ma non solo, attraverso delle norme che adattino alla Valle d'Aosta delle discrasie che invece esistono in ambito nazionale. A livello statale magari sballerebbero i bilanci, perché riguarderebbero grandi numeri, ma in Valle d'Aosta queste poche decine di unità risolverebbero dei casi di prospettiva lavorativa e non andrebbero a sfalsare una capienza di bilancio ridotta.

Sono queste le cose che devono convincere chi è contro la regionalizzazione degli insegnanti, in modo secondo noi ideologico e con i retaggi del passato, a essere oggi a favore. Anche questo è essere autonomisti! Qui siamo tutti autonomisti, ma vediamo sui temi chi lo è davvero! Arriviamo con un documento e mettiamolo ai voti, per capire chi è a favore della regionalizzazione e vediamo chi schiaccia verde, chi schiaccia rosso e chi schiaccia bianco. Ecco che cos'è essere autonomisti!

Presidente, non ci stiamo sicuramente rivolgendo all'Union Valdôtaine: ci mancherebbe ancora! Stiamo facendo un discorso un po' così e, insomma, verremo qui in quest'aula e ci sarà l'occasione per discuterne. La collega Certan l'ha detto: non è oggi che si esaurisce questa discussione e, tra l'altro, l'Assessore Rini lo ha enunciato. Come gruppo UVP avevamo anche portato delle interpellanze e delle interrogazioni, perché è un tema che ci sta particolarmente a cuore.

È chiaro che è una situazione bloccata. La riforma della buona scuola valdostana dovrà riportare il tema della regionalizzazione del corpo insegnante, perché è una opportunità in più. Poi all'interno delle maglie di questa regionalizzazione è chiaro che c'è la concertazione, ci sono le organizzazioni sindacali; quel tavolo che avevamo portato avanti è durato parecchio e stava effettivamente producendo una bozza di lavoro interessante.

Ci dispiace! Quella parte di norma di attuazione che va un po' a chiudere questa possibilità, cercheremo di riaprirla politicamente, portando dei documenti in quest'aula. Sarà quella l'occasione per vedere effettivamente qual è il riscontro anche ideologico, al di là del fatto tecnico, su questa questione. Non è più un'idea, lo ripetiamo, legata al fatto che noi paghiamo e quindi vogliamo essere detentori dell'indirizzo sulla scuola, perché tra l'altro, come ricordava prima l'Assessore, c'è l'autonomia scolastica che va rispettata e ci sono gli indirizzi. Oggi la questione è un po' diversa. Abbiamo un corpo insegnante e una scuola che è diversa, che è plurilingue. Basta pensare al plurilinguismo, per cui si prevedeva di riconoscere una parte di contratto in più agli insegnati valdostani, anche da un punto di vista retributivo, perché hanno un lavoro diverso e più gravoso rispetto agli insegnanti del resto d'Italia. Questo è e ne discuteremo quando parleremo di fiscalità.

Questo è il federalismo. Il collega Follien diceva che non si parla più di federalismo: è vero! Il nostro modello di federalismo integrato è questo: che ogni Regione possa adattare alle proprie esigenze e non più a macchia di leopardo, perché oggi qualcuno esercita l'autonomia e altri no. Abbiamo Regioni che hanno regionalizzato e altre che non ci sono mai riuscite ed è dagli anni Cinquanta che si parla di questa regionalizzazione. Oggi, al di là di quello che succede fuori, si tratta di dire che noi siamo per il federalismo e per la possibilità di ogni Regione di adattare alle proprie esigenze quello che è un modello, che sia l'ISEE, che avevamo pensato come ISEU per gli studenti universitari, o che sia la regionalizzazione.

Il Südtirol, quando è uscita la legge di divieto di fumo nei locali, sapete cosa ha fatto? Era una legge anche buona, nel senso che effettivamente ha vietato il fumo nei luoghi e negli esercizi pubblici. Loro hanno fatto una proroga di sei mesi e io un giorno chiesi al Presidente Durnwalder perché l'avevano fatta. Lui mi rispose: per esercitare la nostra autonomia e per far vedere che noi la esercitiamo; anche se è una buona cosa, noi avremmo fatto una proroga pure solo di un giorno, per esercitare la nostra autonomia. Questo è ciò che da un punto di vista pratico è essere autonomisti. Le questioni, dalla più piccola alla più grande, che possono vedere le nostre prerogative riconosciute, devono essere portate avanti. Poi, sarà sul tavolo di lavoro in Commissione che noi porteremo tale istanza, ma sicuramente questa è la battaglia madre per poi riuscire a risolvere i paradossi italiani che noi non vorremmo vedere in Valle d'Aosta.

Si dà atto che dalle ore 12.23 la Presidenza è assunta dal Vicepresidente Andrea Rosset.

Presidente (Rosset) - Grazie, altre richieste di intervento? Possiamo mettere in votazione l'ordine del giorno numero 20? Votazione aperta.

Votazione chiusa.

Esito della votazione:

Presenti: 33

Votanti: 14

Favorevoli: 14

Astenuti: 19 (Baccega, Bianchi, Borrello, Farcoz, Follien, Fontana, Fosson, Guichardaz, Isabellon, La Torre, Lanièce, Marguerettaz, Marquis, Perron, Restano, Rini, Rollandin, Testolin, Viérin Marco)

L'ordine del giorno non viene approvato.

Proseguiamo con l'ordine del giorno 21, presentato dal gruppo UVP. Chiede la parola il Consigliere Viérin Laurent per l'illustrazione, ne ha la facoltà.

Viérin L. (UVP) - Merci Monsieur le Président.

Toujours en thème d'autonomie. C'est le premier ordre du jour que l'Union Valdôtaine Progressiste présente, au sein de ce Conseil régional, dans la discussion du budget. C'est la question la plus importante et celle à laquelle nous attachons la plus grande envergure de notre discussion politique, liée aussi au budget. C'est la question historique qui a animé l'esprit et les espoirs du peuple valdôtain depuis toujours, ou mieux, dans le passé récent et dans l'histoire moderne que nous connaissons depuis l'après-guerre, étant une question historique de très grande envergure et surtout très ancienne. Il y a un intéressant article d'août 2013 de Joseph Rivolin sur ce thème, un dossier avec une intervention du même Joseph Rivolin, une seconde du professeur Barbagallo sur la zone franche de la Sardaigne et une troisième du professeur Louvin d'un point de vue technique. C'est un petit dossier que nous fournirons à tous les conseillers régionaux, afin de retracer un peu celle qu'est l'histoire valdôtaine.

Aujourd'hui, quand on parle de l'argument, c'est surtout de la zone franche moderne qu'on connaît. Mais déjà les Romains dans leur empire avaient pensé à une politique fiscale différenciée sur les provinces différentes, c'est-à-dire qu'il y avait des territoires plus pauvres et d'autres plus riches. Déjà en 1191, plutôt que en 1560, le régime fiscal valdôtain a été toujours différent, celui des franchises fiscales. D'ailleurs la Vallée d'Aoste, quand elle est entrée dans l'État italien, elle a eu d'un point de vue fiscal une situation très négative, qui a porté le peuple valdôtain à l'émigration. Dans le royaume de Savoie, donc dans l'entrée italienne de la Vallée d'Aoste, il y a eu en 1897 déjà une proposition du député Farinet sur une zone neutre, comme on l'appelait à l'époque. C'était une zone neutre à négocier avec la France et la Suisse, parce-que déjà on avait compris, de nouveau, que du point de vue d'être une communauté limitrophe, nous subissions la fiscalité ou quand-même les normes des pays qui étaient à côté du nôtre.

Dans le Comité de libération national et déjà avant 1946, Maria Ida Viglino, plutôt que le chanoine Bovard ou que Federico Chabod, avaient présenté déjà des ébauches. En 1946 cela a été repris et en 1948 ça a été introduit, mais avec la délégation sur la loi de l'État. En 1955 la commission qui avait travaillé à cela et en 1957 on a accepté comme valdôtains une situation provisoire d'exemption fiscale.

Ça c'est un peu en bref l'histoire de la zone franche en Vallée d'Aoste, mais cela pour dire que nos ancêtres, surtout les pères fondateurs de l'autonomie, avaient déjà eu un esprit clairvoyant. Ils avaient déjà vu, en termes de communauté qui avait des problèmes même de territoire et limitrophe, qu'on avait une nécessité d'étudier des moments d'un point de vue fiscal, plutôt que d'exemptions - exemptions à l'époque, aujourd'hui c'est quelque chose de plus moderne - et on avait nécessité d'avoir une considération différente.

Abbiamo iniziato con un primo richiamo storico che era importante fare e abbiamo creato questo piccolo dossier per il Consiglio regionale e per i consiglieri, affinché sia di riferimento da un punto di vista storico, giuridico e di paragone con altre realtà. La Sardegna lo ha inserito in una norma, come citato proprio in questo articolo del professor Barbagallo, molto noto in Valle d'Aosta. Sono tre volet di un dossier che noi oggi portiamo all'attenzione, per cercare una sinergia sul fronte della difesa dell'autonomia, che abbiamo iniziato in questo autunno e che è stato raccolto dal governo e dalla maggioranza. Oggi ci pare che sia uno dei dossier che più ci accomuna e che più avvicina certe sensibilità autonomiste su un fronte comune, non solo quello della lotta, perché poi spesso la lotta va bene, però bisogna anche essere intelligenti nel proporre e nel negoziare con lo Stato delle soluzioni intelligenti e che siano credibili, perché non è più il momento di gridare e di battere i pugni, senza poi avere delle idee concrete.

Partiamo da una previsione normativa dello Statuto del 1948, quindi da una legge costituzionale che è stata approvata dal Parlamento e che, è vero, demanda a una legge statale da concertare col governo; questo fa sorridere, perché c'era già il principio dell'intesa, ma all'inverso. Partiamo, dunque, dall'articolo 14 che, visto il periodo storico, oggi potrebbe essere rivisitato, modernizzato, attualizzato, per una prerogativa che comunque è legge. È una norma del nostro Statuto che è legge costituzionale e che quindi oggi noi riprendiamo, come è in diritto della Valle d'Aosta. È un articolo che prevede che queste modalità di attuazione siano stabilite con legge dello Stato, previa intesa, ma è sicuro che oggi, nei rapporti con Roma, nei rapporti di rinegoziazione dell'autonomia, potrebbe essere uno spunto interessante da elaborare.

Noi abbiamo prodotto e stiamo producendo uno studio su questo e l'ordine del giorno è già dettagliato, perché non è che siamo venuti qui in Consiglio cercando di buttare qualche idea, senza avere alle spalle, al di là degli studi che abbiamo citato, delle ricerche normative approfondite ed essere suffragati anche da esperti. Quando noi diciamo nous n'avons pas de pétrole, nous avons des idées, citando una politica della Francia in cui tutti avevano il petrolio e loro cercavano di mettere in campo le idee, oggi forse anche questo può essere un momento di rilancio della nostra autonomia e per essere credibili, per dire che noi la nostra autonomia valdostana la vogliamo rilanciare con delle idee.

Esiste una base storica che va attualizzata e modernizzata, in un momento dove effettivamente la Valle d'Aosta è stata sfavorita anche e soprattutto da un punto di vista fiscale e siamo stati penalizzati da una mancata copertura della perdita del gettito subita dalle accise. Quindi questa è un'evoluzione rispetto a qualcosa che ci è stato tolto sulla fiscalità. Lo Stato diceva, "va beh, è provvisoria, però voi avete già una semi-zona franca", che non era quella sperata, e ci millantava la nostra zona franca come attuazione della norma, dicendo "voi avete i buoni benzina, avete l'esenzione fiscale e poi avete le accise". Tutto questo oggi non esiste praticamente più. Il Presidente ha citato la questione dei buoni, che è stato un passaggio rispetto all'Europa, mentre il professor Barbagallo cita il trattato di Lisbona parlando della Sardegna, ma noi oggi abbiamo addirittura l'Unione Europea che ammette questa possibilità, come diciamo nell'ordine del giorno.

Oggi qual è la situazione? Al di là dei danni, tra virgolette, che abbiamo subito nei nuovi rapporti con lo Stato, noi oggi subiamo una fiscalità essendo zona limitrofa. Abbiamo Chamonix, con la Francia che non fa scontrini e che ha un'IVA, e abbiamo Verbier che è dietro Saint-Oyen. Abbiamo alle porte la Svizzera, la Francia e l'Italia: siamo una zona di confine. Subiamo una fiscalità rispetto a quella che hanno altri Stati, ma anche da un punto di vista industriale e di attrattiva delle aziende subiamo chiaramente delle difficoltà, rispetto ad altri territori che sono molto più avvantaggiati del nostro. Ma chi vuoi che venga a investire in Valle d'Aosta! Con il territorio che abbiamo, coi trasporti che abbiamo e con tutto ciò che comporta essere una regione di confine e di montagna.

Oggi, secondo noi, ci possono essere i crismi per dimostrare che in modo maturo la Valle d'Aosta vuole rilanciare questa zona franca. Tra l'altro la norma nazionale del 2009, la n. 42, sul federalismo fiscale, ammette forme di fiscalità di sviluppo - ecco la parola intelligente - anche per le Regioni a statuto speciale. Abbiamo altre nuances sulla questione, pensiamo al Friuli e a Bolzano, però al di là degli altri casi e al di là della legislazione, la quale per come l'abbiamo vista e studiata ci dà oggi una nuova possibilità, noi siamo qui semplicemente a chiedere una condivisione per impegnare il governo in primis e i Parlamentari ad adottare tutte le azioni possibili. Noi abbiamo codificato le nostre idee e ciò che è stato in uno studio approfondito, ma è un discorso aperto e l'importante per noi è che ci sia effettivamente la volontà per i valdostani oggi di ritornare effettivamente competitivi, anche su questa parte di autonomia fiscale che purtroppo ci è stata tolta. Grazie.

Presidente - Grazie Consigliere Viérin. Chiede la parola il Consigliere Chatrian, ne ha la facoltà.

Chatrian (ALPE) - Sì, grazie Presidente.

Il collega ha già bene illustrato nelle premesse, inserendo passaggi e importanti elementi storici legati proprio all'articolo 14. Il fronte è ampio, le briglie sono larghe, ma l'ordine del giorno che i colleghi dell'UVP hanno presentato ci dà la possibilità di ampliare la discussione che abbiamo iniziato ieri in tarda serata, dicendo quanto è importante per una regione piccola come la nostra, zona di confine con due Stati, Francia e Svizzera, con due comunità con cui fino a pochi decenni fa probabilmente avevamo più legami, non solo dal punto di vista storico, ma anche commerciale. Une envergure molto ampia e forse potrebbe essere il momento di un riscatto per l'orgoglio di tutta la comunità valdostana.

Conoscete molto bene cosa pensa il nostro movimento sulle politiche fiscali. Abbiamo subito brutalmente, in questi anni e forse negli ultimi mesi, dallo Stato sempre più centralista un azzeramento di libertà e di disponibilità economico-finanziaria. Mai come in questo momento le politiche fiscali potrebbero invertire la rotta o almeno aumentare la responsabilità di una piccola regione di confine, obbligando noi tutti, la politica in primis, poi in seconda battuta i Comuni e in terza battuta la comunità tutta, a reperire soluzioni e a trovare delle possibilità anche innovative e differenziate sul discorso fiscale.

Ieri in tarda serata vi ho citato degli esempi concreti. Qui il quadro e la cornice sono più ampi, ma poi bisogna entrare nel merito delle cose, come altre Regioni stanno decidendo, assumendosi delle grandi responsabilità, in modo da utilizzare le leve di riduzione - che sia chiaro: le leve di riduzione - all'interno delle politiche fiscali. Noi diciamo: non solo di riduzione, ma anche innovative. Si deve reperire nuove idee e nuove possibilità, per poter migliorare il modello, che invece in questi ultimi mesi e negli ultimi cinque anni abbiamo subito dallo Stato centrale.

Il nostro gruppo sosterrà convintamente questo ordine del giorno e siamo molto interessati a conoscere la posizione del governo regionale, dopo le battaglie serrate di ieri sera su delle cose mirate e puntuali. Siamo interessati a conoscere nel merito e nella forma il posizionamento del governo, che sarà sicuramente positivo, oggi, su questo ordine del giorno. Ci sarà una volontà di dire che questa è la strada per dare gambe e corso a una necessità. Ascolteremo attentamente, soprattutto le parole del Presidente Rollandin e dell'Assessore Perron, su questi impegni che i colleghi hanno voluto e che ringraziamo di aver presentato. Ieri, con gli esempi che sono stati fatti, mi sembra che si sia centrata l'importanza delle politiche fiscali, l'importanza di essere autonomi, ma soprattutto l'importanza di voler accettare la sfida della responsabilità, che è la parte che forse ci interessa di più e che ci stimola maggiormente. Ascolteremo attentamente i colleghi di maggioranza, grazie.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere La Torre, ne ha facoltà.

La Torre (UV) - Grazie Presidente.

Io non voglio assolutamente sottrarmi a questo dibattito e faccio questo intervento come relatore del bilancio, d'altronde la mia relazione fondamentalmente toccava proprio questi punti, cioè il fatto che nel futuro il centro del ragionamento su quello che sarà lo sviluppo della nostra autonomia verterà proprio su questo rapporto con lo Stato, su questa relazione che c'è tra l'autonomia politica e quella finanziaria.

L'argomento della zona franca è una grande opportunità, non so se per ottenere qualcosa, ma sicuramente di tipo politico per affrontare con lo Stato questo punto centrale, che oggi noi vediamo messo in discussione dallo Stato stesso, attraverso una visione dell'autonomia completamente diversa dalla nostra. Noi aspiriamo di fatto a un'autonomia politica reale, mentre lo Stato in questi anni ha dimostrato di avere una visione che confonde l'autonomia con il solo decentramento di funzioni. Conseguentemente, nel momento stesso in cui non è più vista come un'autonomia politica decisionale reale, ma è vista come un decentramento di funzioni, ecco che l'autonomia politica viene confusa con l'autonomia finanziaria. Nel momento in cui viene confusa con l'autonomia finanziaria, ecco che noi entriamo nel vortice incredibile del decentramento finanziario in funzione del decentramento, quindi non più di un'autonomia politica reale, ma semplicemente di un'ottica generale complessiva del paese, che poi si trasforma nei costi standard. Ma cosa c'è di più contrastante tra l'autonomia e una visione dei costi standard, applicati a una Regione come la nostra a statuto speciale, o l'usare quegli elementi di valutazione, come l'elemento del SIOPE, del PIL o di altre cose. Questa è la vera standardizzazione, questo è il vero obiettivo dello Stato: attraverso una compressione dell'autonomia finanziaria, affossare l'autonomia politica reale.

Parlare di zona franca vuol dire avere il coraggio di riaprire un volet di grande dignità con lo Stato che, al di là di qualunque risultato che potrà generare, permetterà alla nostra regione e a noi stessi di riaffermare con forza i principi fondanti della nostra comunità. Quindi, il punto è solo uno: l'esercizio dell'autonomia di spesa e la libertà di reperimento delle risorse. Solo così noi potremo conservare la nostra autonomia politica reale e statutaria, solo attraverso la libertà di gestione delle nostre risorse e il reperimento di queste risorse. In questo discorso si integrano tutte le cose che sono state dette ieri, ciò che io ho messo modestamente nella mia relazione, ma soprattutto quello che sarà il centro del futuro percorso di questa regione. Noi dobbiamo comprendere che è in atto questo attacco strisciante, che non è istituzionale, quindi non all'istituto dello Statuto, con cui attraverso il percorso finanziario lo Stato sta distruggendo le autonomie speciali. Altre Regioni a statuto speciale stanno reagendo in altri modi. Io ieri ho sentito anche dei suggerimenti che non sono da buttare. É chiaro che dibattiti sulla gestione delle imposte, dell'IRAP o dell'IRPEF, che vengono fatti all'interno di un'aula, non possono avere quegli approfondimenti necessari, ma ci sono sicuramente molte suggestioni che hanno un valore e su cui noi insieme dobbiamo ragionare, perché l'autonomia la si difende tutti insieme. Non c'è un paladino dell'autonomia, c'è un'autonomia che è patrimonio di tutti i valdostani. Grazie.

Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Marquis, ne ha facoltà.

Marquis (SA) - Grazie Presidente.

Credo che il punto posto all'ordine del giorno sia di grande interesse riguardo al profilo storico, ma anche a una possibile interpretazione in chiave moderna. Il collega Viérin ha già fatto una rappresentazione a livello storico e su come siamo arrivati sino a oggi. Sostanzialmente con lo Statuto è stata riconosciuta la zona franca, demandando poi l'attuazione a successivi provvedimenti di attuazione che non si è mai avuto la forza di ottenere. È stato un percorso sicuramente difficile e frutto di mediazione. I nostri padri hanno discusso molto anche in quest'aula su questo argomento e il dibattito è stato forte. Credo che sia stata una leva che ci ha consentito nel tempo di migliorare i vari ordinamenti finanziari e le varie leggi, che hanno riconosciuto i rapporti tra lo Stato e la Regione a livello economico. É vero che abbiamo avuto per molti anni il riconoscimento dell'IVA da importazione, ma oggi sta venendo meno il discorso dei buoni della benzina ed è finito questo periodo, con la nuova interpretazione della politica europea che ci ha posto in grossa difficoltà e in una situazione in cui è sempre più difficile essere piccoli. Si parlava di norme che dovevano creare concorrenza e pari opportunità per tutti, ma sono delle regole che hanno messo le multinazionali nelle condizioni di lavorare meglio sul territorio, di poter ingrandire il loro giro d'affari, ma che hanno messo i piccoli in difficoltà, quindi il nostro, che è un popolo di montagna e ha un territorio di piccola dimensione, non è stato sicuramente favorito da questo percorso. Similmente ci ha messo in grossa difficoltà la politica neocentralista dello Stato, che sostanzialmente va contro le autonomie.

Come dicevo anche ieri, non solo sul piano politico, ma anche a livello di costituzionalisti, c'è una grossa discussione sull'interpretazione e il significato dell'autonomia, che è vista da molti come un privilegio e ci si domanda se esistono ancora le ragioni storiche che hanno determinato queste condizioni di regionalismo differenziato. Noi come movimento politico riteniamo che l'autonomia sia un bene da difendere e da rinnovare tutti i giorni e, quindi, che sia importante sollevare nei confronti dello Stato delle iniziative e di tenere alta la tensione, perché oggi occorre interpretare questo concetto in modo nuovo, soprattutto a livello economico. Secondo noi è importante trovare delle forme che possano consentire una nuova attrattività del nostro territorio, che è fortemente penalizzato anche a livello logistico, tenuto conto non solo della dimensione, ma anche della sua accessibilità e delle connessioni col mondo economico, che è sempre più globalizzato.

C'è la necessità di avere nuove forme di agevolazione, che possono essere di defiscalizzazione per favorire l'insediamento di nuovi interventi imprenditoriali e per sviluppare con nuovo vigore il nostro tessuto economico e produttivo. Si potrebbe fare degli esempi, come quelli di cui il collega Chatrian parlava ieri, a proposito dell'IRAP e di altre forme di defiscalizzazione. Credo che il dibattito su questo si possa aprire e sia molto utile, per poter addivenire a delle proposte che possono essere anche sottoposte, attraverso i nostri Parlamentari, all'attenzione dello Stato, per tenere alta la voce e la tensione su un argomento che riteniamo vada tenuto con energia all'ordine del giorno e alla base del nostro agire.

Presidente - Ci sono altre richieste di intervento? Se non ci sono altri interventi, chiederei di sospendere qui la discussione generale sull'ordine del giorno numero 21 dell'UVP, per riprendere i lavori nel pomeriggio con gli interventi in replica.

La seduta è sospesa e si riprende alle 15.30. Buon appetito.

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La seduta termina alle ore 12.58.