Oggetto del Consiglio n. 905 del 10 dicembre 2014 - Resoconto
OGGETTO N. 905/XIV - Prosecuzione e chiusura della discussione generale congiunta sulle Relazioni della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti e sui disegni di legge. n. 43 (Legge finanziaria per gli anni 2015/2017) e n. 44 (Bilancio di previsione per il triennio 2015/2017). (Approvazione di due ordini del giorno)
Presidente - Siamo sempre in discussione generale, gli emendamenti sono giunti a questa Presidenza, sono stati inoltrati all'Assessorato al bilancio, ai funzionari per i pareri di legittimità contabile. Riprendiamo, quindi, la discussione generale e chiedo ai colleghi di prenotarsi. Per cortesia, colleghi...prego chi chiede la parola? Colleghi, per cortesia. Bisogna sempre dire che si chiude la discussione generale, altrimenti...oltretutto vi chiederei se era possibile prenotarsi un po' tutti per anche gestire i tempi e programmare la sospensione che avevamo concordato per la conferenza dei Capigruppo. L'avevamo concordata già da ieri, verso fine pomeriggio, per decidere come procedere successivamente coi lavori del Consiglio. È chiaro che questo si può fare se abbiamo un elenco di richieste di intervento, anche in discussione generale, per meglio capire l'andamento dei lavori. Mi dicono anche gli uffici che non è ancora pervenuto, al fine dell'esame dell'allegato, l'elenco per ogni gruppo consiliare degli approfondimenti sull'unità previsionale di base. Era quell'elenco che dovevate trasmettere insieme agli emendamenti. Se qualche gruppo, quindi, lo ha predisposto è pregato di fornirlo ai funzionari al tavolo della Presidenza.
Dopo queste due comunicazioni di servizio richiedo ai Consiglieri di prenotarsi. Grazie collega Donzel. La parola al collega Donzel.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Buon pomeriggio cari colleghi. Sebbene siano già intervenuti in modo puntuale e preciso sul bilancio i colleghi Fontana e Guichardaz, portando con chiarezza e precisione la posizione del gruppo PD-Sinistra VdA, secondo una consolidata abitudine del nostro gruppo, che ormai va avanti da sei anni. Riteniamo così importante il documento di bilancio per cui pensiamo che tutti debbano, almeno, per una valutazione nostra, concorrere a dare alcune...a fare alcune considerazioni sul bilancio e probabilmente anche dare alcuni suggerimenti. Il dibattito del bilancio quest'anno si è incentrato, anche molto, su questioni di carattere politico generale, oltre che sui numeri, e devo dire, peraltro, che in alcuni casi sono stati del tutto trascurati e quasi resi marginali dal dibattito politico. Nelle stesse pagine dei quotidiani il bilancio regionale, insomma, passa in quinta pagina, dopo vicende molto più importanti, come casse da morto e quant'altro, quindi non siamo...sembra quasi che la nostra comunità voglia sfuggire a guardare dentro questi numeri. È stata avviata, però, quasi una fase congressuale dei movimenti autonomisti in quest'aula e, quindi, non sfuggirò ad alcune considerazioni politiche neanch'io, ispirato come sono stato da alcune riflessioni che in un momento sicuramente più drammatico - perché era durante la guerra, quindi certamente più grave della gravissima crisi economica che stiamo vivendo - fece Simone Weil, andando a rileggere l'Antigone di Sofocle. E mi piace rivolgere questo breve dialogo, brevissimo, al Presidente Rollandin.
Il Re Creonte, Re di Tebe, si chiede: "Non tocca forse a me solo comandare questo paese?" Gli risponde il figlio, che è innamorato di Antigone, insomma si poneva qualche dubbio sul fatto che quest'autorità dipendesse da un uomo solo. Gli risponde dicendo: "Non vi è città che appartenga a un uomo solo". E allora il re insiste: "E dunque la città non appartiene al capo?" E il figlio: "Tu potresti a questa stregua regnare da solo su un paese deserto".
Questa è l'idea da cui partire per dire che da soli non si fa gran strada, la scelta delle democrazie è chiara, è una scelta in cui più uomini, più persone concorrono a determinare ciò che è giusto, ciò che è sbagliato, più uomini e più persone concorrono a tracciare un percorso, una strada. Ed è quello che noi vorremmo fare sulla questione del bilancio. Quando a giugno, quindi, il segretario del Partito Democratico e noi come gruppo PD-Sinistra VdA ci siamo resi disponibili per un dialogo tra le forze politiche mi sorprese molto allora che in tanti nelle file dell'opposizione si stracciarono le vesti per questo dialogo. Adesso, forse, è arrivato l'inverno e a stracciarsi le vesti si prende un po' di freddo e allora han cominciato di nuovo a coprirsi un po', se le stracciano un po' di meno per il dialogo. Mi sorprese allora molto questa cosa, ma vedo che il tempo fa giustizia, della buona e della cattiva fede. Ecco, noi abbiamo quel dialogo sulla base di un principio fondamentale: se ci sono condizioni programmatiche, contenutistiche di cambiamento, il dialogo prosegue e va avanti e lo testimonia il fatto che sugli Enti locali si è fatta una legge a nostro avviso che va a incidere, a cambiare, se naturalmente i progetti, se tutto ciò che di attuativo richiama la legge verrà fatto con quello spirito, perché c'è ancora tempo di far saltare completamente la riforma degli Enti locali ed è un po' una cosa che sta aleggiando, qualche tentativo già di far saltare la riforma degli Enti locali, mantenere lo status quo assoluto, aleggia nell'aria. Però, laddove c'è il cambiamento noi abbiamo dato una disponibilità che sin da giugno è stata resa chiara al Segretario, al Presidente, scusate, dell'Union Valdôtaine, Ennio Pastoret, non chiedeva in cambio nessuna poltrona, nessun posto. Questo l'atteggiamento del PD, cambiamento per la gente, per il futuro della Valle d'Aosta, non per i Consiglieri regionali. E siamo, quindi, andati in quella direzione che peraltro abbiamo mantenuto. Non capiamo, quindi, i toni, le minacce, l'evocazione taumaturgica della legge elettorale, e naturalmente anche su questo punto voglio rasserenare i miei colleghi che scalpitano per correre alle elezioni: lo potranno fare in assoluta serenità perché sarò fra quei Consiglieri regionali, come mi fu proposto per altro anche a giugno, che firmeranno per le dimissioni e per lasciare andare a elezioni quelli che ritengono sia la soluzione a tutti i problemi della Valle d'Aosta.
Voglio anche dire che pur sapendo, nella mia condizione particolare, che non sarò un candidato, sarò comunque attivo in politica come sempre lo sono stato prima di essere in quest'aula. Cioè non è che fa politica soltanto chi siede in Consiglio regionale. E non è che smetterò di far politica perché qualcuno pensa che magari liberandosi di qualche voce non allineata si vivrà più quietamente qui dentro. Continuerò a fare il politico perché non ho nulla di cui chiedere scusa e mi sorprende che chi chiede scusa non abbia analoghi comportamenti anche verso persone della maggioranza che erano in analoghe condizioni in cui siamo noi oggi, e non chieda passi indietro a chi non ha neanche la legittimità del Consiglio regionale per sedere in certi scranni. Per cui se siamo qui per fare un teatro di facciata davanti ai valdostani e cercare di salvare un disastro politico - perché il disastro economico non si salva con questo bilancio - sicuramente non avete il nostro consenso su questa strada, che non è quella che secondo me dev'essere percorsa per rendere migliore questo Consiglio regionale. Serve, invece, per renderlo migliore, la trasparenza, la serietà con cui si fanno certi percorsi, senza che ci sia confusione nella gente che ci ascolta.
La crisi che viviamo viene da molto lontano, ho avuto modo di leggere qualche mese fa, l'ho anche citato nel mio blog, un libro di un sociologo torinese, Marco Revelli, che ha un titolo molto evocativo: "La lotta di classe esiste e l'hanno vinta i ricchi". È, questo, un concetto da cui partire perché la Valle d'Aosta, che sta vivendo una crisi durissima, non la vive in modo uniforme, lo dimostrano i conti correnti dei valdostani, che sono ancora belli tosti, per alcune famiglie. Ci sono delle persone che si stanno arricchendo durante la crisi economica che stiamo vivendo, delle persone che stanno meglio, mentre c'è una terribile crisi economica, ma ci sono altri, molti di più, che stanno molto peggio, che sono caduti nella povertà. Allora, noi stiamo cercando di ragionare intorno a un modello che è quello che dice: cerchiamo di vivere in una Valle d'Aosta in cui riduciamo al minimo il numero delle persone che cadono in povertà, riduciamo al minimo l'impatto della crisi sui più deboli.
Ecco, noi in questi anni non abbiamo visto scelte che siano state strategicamente decisive in quella direzione. Anzi, ne abbiamo viste alcune che hanno permesso...il caso degli operai forestali fu clamoroso, gettammo in mezzo alla strada un sacco di persone, ma garantimmo almeno in prima battuta, i primi anni, 10 milioni di euro a delle imprese. Siamo andati, cioè, spesso a sostenere chi già aveva e a chiedere sacrifici a chi già non era in grado di farne. Dimostrerò poi come sia il relatore La Torre sia l'Assessore Perron insistono su questo concetto. Naturalmente ognuno è libero di avere le proprie idee politiche, ma se qualcuno dice qual è il riscontro all'apertura al dialogo...beh se l'apertura al dialogo va in questa direzione, noi abbiamo un'altra visione della Valle d'Aosta, dello stare insieme. Questo, quindi, è un po' il primo passaggio politico.
Il secondo passaggio politico che è stato evocato anche dai miei colleghi è quanto di questa crisi che viviamo sia una responsabilità in capo ad altri soggetti e quanto sia una responsabilità in capo a noi, a me stesso. Non scarico le responsabilità esclusivamente sulla maggioranza, dico noi, la classe politica, la classe dirigente della Valle d'Aosta è corresponsabile della crisi che stiamo vivendo o è tutto un fenomeno che viene da altrove, che nasce negli Stati Uniti e ci cade addosso. Intanto, la prima cosa da dire è che non è che la crisi è uguale in tutta Europa e in tutti i luoghi si manifesta in modo uniforme. Ci sono delle realtà che hanno saputo rispondere in modo forte ai problemi della crisi e hanno saputo reagire. Generalmente sono quelle in cui meno gravava l'apparato pubblico e in più c'era una spinta, un'energia positiva da parte della cosiddetta società civile. È così, basta andare a vedere i dati del Veneto, rapportati alla crisi, e confrontarli coi nostri e noi abbiamo una visione di due realtà profondamente diverse. L'idea comune è stata quella di dire: qui lo Stato cattivo ci ha trattati male, ci ha veramente schiacciati, vuole mettere in discussione l'autonomia. Più volte, come gruppo del PD-Sinistra VdA, abbiamo detto: non accettiamo gli attacchi all'autonomia, ma dobbiamo anche capire che cosa è successo. Allora, l'accordo sul federalismo fiscale che il Presidente in particolare e tutta la maggioranza hanno sempre difeso, è un accordo che si fonda sostanzialmente sul principio che in un momento di difficoltà tutti concorrono ad aiutarsi l'un l'altro. E il concorso è chiesto, ovviamente, in maniera maggiore a chi, diciamo, qualche risorsa in più ce l'ha. Questo principio, quindi, è un principio che è stato riconosciuto universalmente. Poi, effettivamente Governi successivi hanno alzato il tiro sulle Regioni a Statuto speciale, ma perché il ragionamento è che quando vengono meno delle risorse e beh, si va a prendere dove le risorse ci sono, non è che si può andare a prenderle dove non ci sono. Allora, siccome c'è stata un'alluvione, poi un terremoto, poi un maremoto, le cose vanno molto male nel paese Italia: se vi capita di girare il Paese non è un luogo che sta bene. È un paese dove c'è una crisi pazzesca e dove, ahimè, non si trovano soluzioni strutturali ad alcuni problemi clamorosi. Sono andato a vedermi sul piano delle entrate che cosa ci ha combinato lo Stato cattivo.
Allora, lo Stato cattivo, consentendoci di avere un decimo in più delle entrate, l'accordo sul federalismo fiscale, ci ha consentito di avere...2011 eh...27.500.000 euro in più di IRPEF, 11 milioni in più sempre di IRPEF, poi di IRPEG 10 milioni in più, insomma di imposte erariali su reddito e patrimonio 52 milioni in più oltre ai 9 decimi per un ammontare complessivo di 528 milioni di euro. La previsione per il 2015 ci dice che quell'un decimo in più vale un po' di meno, perché è diminuita la nostra capacità produttiva, ma vale 51 milioni di euro, solo per IRPEF e IRPEG. L'1 decimo in più. L'ammontare complessivo 512 milioni di imposte che la Valle d'Aosta ha interamente per sé. Imposte...altri tipi di imposte, beh abbiamo l'un decimo in più dell'IVA, 26 milioni di euro, anche quest'anno con la crisi economica ipotizziamo 24.500.000 euro, dell'un decimo in più. E poi ci sono altre imposte, tra cui se andate a vedere quella dell'accisa sui carburanti per autotrazione, l'un decimo in più cioè 5.900.000 per un totale di 59 milioni di euro. Il totale di queste entrate ci porta ad avere, per un decimo in più, una cifra che si aggira sui 90 milioni.
Allora, è evidente che non va bene questo giro di "io ti do da una parte e te ne prelevo tanti dall'altra", ma sicuramente l'anello più debole della questione del bilancio, una delle poche cose su cui convengo col Presidente Rollandin, è la questione del patto di stabilità, la non certezza di non sapere esattamente cos'è spendibile, che va a incidere. Un patto di stabilità che è una cosa che contestiamo in tutti i santi modi, perché è quella cosa che ci indebolisce anche sul piano degli investimenti, del costruire il futuro. Cerchiamo anche di non raccontare la favoletta che qui non c'è più l'autonomia, perché qui abbiamo 10 decimi delle entrate.
Allora, se il PD-Sinistra VdA è chiamato a difendere le nostre prerogative, ma soprattutto a gestire meglio le potenzialità della nostra autonomia, ci saremo fino in fondo, se è chiamato a fare una mascherata su come siamo poveri e abbandonati in mezzo al mondo e tutti gli altri delle altre Regioni vengono a mettere il naso su questi conti dei 10 decimi, io non ci sto. Quella va bene quando facciamo il carnevale di Pont-Saint-Martin o di Verrès, ma dobbiamo essere seri con noi sulle risorse che abbiamo, sulla responsabilità che abbiamo di gestirle e di gestire questa autonomia. Qui non siamo in mezzo a una strada, qui siamo ancora con tante risorse economiche, se poi qualcuno decide di darne 60 milioni al Casinò senza rimuovere i dirigenti, mantenendo quegli stipendi inaccettabili in un momento di crisi economica, questa è una scelta politica, non è lo Stato cattivo. Andiamo poi a vedere dove lo Stato è cattivo. Andiamo a vedere quando dobbiamo fare la battaglia per arginare, ma cominciamo a dire: queste risorse ci sono, le altre Regioni non le hanno, noi di queste risorse dobbiamo fare buon uso, di questo vogliamo dialogare. Non di che posti prende il PD se facciamo fuori Marco Viérin, dove vado io...non mi interessa, gliel'ho detto diecimila volte questa cosa a Pastoret. Prima voglio capire se cambia questo benedetto sistema che non regge più. Su questo ci sono le energie, le intelligenze della Fontana, di Guichardaz, tutti pronti a lavorare per il bene di tutti. Questa è la situazione in cui qualche ripensamento andrebbe fatto sulla questione entrate, quelle che vengono meno, ma anche quelle che ci sono in più e che ci permetterebbero di fare delle cose. Andiamo a vedere il fronte della spesa, scusate se parlo di numeri, ma la seduta era molto sul bilancio, credevo fosse una seduta sul bilancio più che di massimi sistemi.
Allora, funzionamento degli organi istituzionali, cioè il Consiglio regionale, riduzione di spesa dall'attestato 2014 al 2015, cioè la previsione, meno 2 percento. Facciamo un sacrificio. Andiamo a vedere che cosa riduciamo all'agricoltura dall'anno scorso a quest'anno? Meno 51 percento. Che cosa tagliamo all'investimento? Meno 31 percento. Non vi racconto le altre cifre. Ma dire noi ci tagliamo il 2 percento e tagliamo all'agricoltura e allo sviluppo economico delle cifre così, c'è qualcosa che non va. E non mi va...la cosa che mi fa arrabbiare, perché avrei anche potuto sedermi, ragionare su queste novità introdotte da Rosset e Lanièce sul ruolo istituzionale del Consiglio regionale e questa roba qui della nostra funzione eccetera, avrei anche potuto ragionarci, non ci fosse stata la provocazione elettoralistica del dire: va beh, ma noi ci riduciamo a 25 i posti in Consiglio regionale. Quando? La prossima legislatura. Non in questa. Non oggi che c'è la crisi.
L'anno scorso abbiamo detto: facciamo una riduzione sensata delle nostre indennità, come messaggio politico da dare ai valdostani, e non l'abbiamo fatto. Non abbiamo cambiato idea, solo che quest'anno di fronte a una crisi più forte non possiamo riproporre i tagli dell'anno scorso, dobbiamo fare un ragionamento più forte. Allora noi andremo con emendamenti a chiedere che si faccia questo sacrificio, perché, come dire, qualche volta si fanno delle gitarelle all'estero e così ti capita di andare nello Jura, la Svizzera, Chanoux...no, quelle cose che raccontate, in giro, Chanoux, la Svizzera, il federalismo. Sapete quanti sono i Consiglieri della République du Jura? 60. E come fanno 70 mila abitanti a mantenere 60 Consiglieri regionali? Non li pagano. Hanno scelto la democrazia, il pluralismo, il pluralismo hanno scelto al posto di avere queste figure ultra-pagate. Questo hanno scelto, quelli che noi evochiamo nei comizi, sbracciandoci, l'autonomie, l'indipendenza eccetera. Lì hanno scelto questo, sono pagati quelli che loro chiamano Ministri, cioè i nostri Assessori. Non lavorano sulla riduzione della democrazia e del pluralismo, perché la democrazia e il pluralismo sono un bene, sono il funzionamento di una società equa, in cui tutti mediamente stanno bene. C'è il disastro, c'è il dissesto economico nello Jura? No, c'è il 3 percento di disoccupazione, quindi non è che avendo dei Consiglieri non adeguatamente retribuiti non funziona più niente, anzi funziona lo stesso. Allora noi abbiamo chiesto, perché ci fosse dialogo, che la classe politica e dirigente di questa Regione desse un segnale, forte, alla comunità valdostana per dire: c'è la crisi, non ce la facciamo a gestire il sistema come l'abbiamo fatto, lasciamo perdere...anche personalmente non mi è mai interessato chi è il colpevole, chi è più colpevole, tu, io, l'altro, non è questo il punto, per il futuro dobbiamo riorganizzare questo sistema. Vi chiediamo a tutti dei sacrifici, noi li facciamo per primi. Eh no, non si toccano i dirigenti di questa Regione, non si toccano, non c'è verso di farlo capire. Ci possiamo inventare tutte le task force del mondo e poi c'è davanti Frigerio, e siamo di nuovo lì, che nessuno vuol rinunciare per primo. Ma è ovvio che nessuno rinuncia per primo, perché per primi non rinunciamo noi. Come puoi chiedere a un sistema: riorganizzatevi tutti tanto non cominci da te. Su questo poi voglio fare un breve passaggio su dove si è cominciato a tagliare, prima cosa che si è tagliato già due legislature fa fu sulla informazione, lì si tagliò...libera dei partiti, via i soldi lì. Via i soldi nell'ultima legislatura di nuovo di finanziamento, i soldi ai partiti, perché l'importante è avere quelle due o tre testate giornalistiche controllate dal potere, che abbiamo anche la faccia tosta di dire: no, quella è libera informazione, salvo che ci trovo regolarmente sopra le pubblicità di CVA. Ma perché diavolo CVA deve farsi le pubblicità in Valle d'Aosta? Ci trovo regolarmente le pubblicità delle nostre sagre, delle nostre...ma ci facciamo l'auto-pubblicità? Ma se dobbiamo spendere dei soldi per il turismo stampiamo sulla Gazzetta...sulla Sentinella del Canavese, su La Stampa di Torino. Lo so che queste cose qui mi condannano all'espulsione da tutti gli organi di stampa valdostani eccetera, mai più interviste a questo...però questo è il punto. Avete tolto l'informazione dei partiti, dei movimenti, libera, autonoma, per controllare tutto. Volete...siete disposti a cambiare questa cosa? Noi siamo pronti a dialogare. Non siete pronti a cambiare questa cosa qui, ma a gestirvela fra di voi, ma gestitevela, perché volete il nostro consenso per gestirvela fra di voi? Non ci siamo, non ci siamo su queste cose.
Sul fronte della spesa, quindi, questa è la situazione delicata. Poi come hanno ben individuato i miei colleghi, ci sono anche delle cose piuttosto...curiose, andando a leggersi nel dettaglio questo bilancio. C'è per esempio che i nostri nemici più grandi, cioè l'Europa, lo Stato eccetera, sono quelli che a un certo punto diventano utili ai fini di giustificare uno stravolgimento del bilancio. Guardate cosa succede all'agricoltura: l'agricoltura aveva nel 2010 76 milioni di euro, passa nel 2015 a 8 milioni di euro, cioè un taglio dall'anno scorso a quest'anno del 51 percento, a un taglio dell'89 percento sul raffronto col 2010. Ovviamente a nessuno gli viene in mente di dire: ma se tolgo tutte queste risorse da un Assessorato, che senso ha tenere questo Assessorato. Che senso ha? Cioè aveva un senso quando entrò Isabellon, il collega Isabellon nell'Assessorato all'agricoltura si trovava a gestire 90 milioni di euro. Oggi un Assessore, l'Assessore Testolin, deve girare con 8 milioni di euro. Si dice: ma ci sono i fondi europei. Va beh, ma ci sono i fondi europei...ma quella non è l'Europa cattiva, nemica eccetera? Cioè noi pensiamo di affidare un intero settore a fondi europei. Il Presidente Rollandin su questo passo, siccome conosce naturalmente bene il settore, fa una riflessione. Dice: abbiamo fatto degli investimenti importantissimi, però è evidente che adesso alcuni non sono sfruttati appieno. Ed è proprio così. Ho fotografato queste estate delle cose meravigliose, degli interventi bellissimi, fatti nei nostri alpeggi, dove però il dramma è che non ci sono più gli animali che salgono oppure addirittura...in questi alpeggi non si fa più la fontina. Ma la domanda è: visto che le cose vanno male abbandoniamo? Cioè tanti trenini di Cogne sparsi per la Valle d'Aosta.
Dobbiamo intervenire per impedire che questo declino diventi una cosa...diventi l'abbandono di determinate realtà. Se abbiamo realizzato delle opere di questo tipo, oggi diciamo: va beh adesso non c'è più interesse ad andare su in questi alpeggi. Ma come possiamo pensare di giustificare una cosa così? Non si regge questa cosa. Dobbiamo trovare delle soluzioni perché un investimento che è stato fatto sia sfruttato e valorizzato al meglio. Non renderà al massimo, ma non può essere abbandonato. Sarebbe una cosa veramente deleteria, mi sorprende che ci sia un atteggiamento di questo tipo, l'abbandono di un potenziale simile.
Altra questione per chiarire che cosa intendiamo noi quando diciamo che vogliamo cambiare questo sistema, poi magari nel dettaglio coi nostri emendamenti riusciremo a fare capire alcuni passaggi fondamentali. Fatto da uno che in questi giorni mi sta molto a cuore, perché davvero la collega Fontana si è spesa come non mai su una legge che è quella che riguarda il reddito minimo garantito. Ha fatto un lavoro di passione, di volontà, di tenacia incredibile per convincere anche tanti colleghi dell'opposizione, alla fine ci è riuscita a firmare una legge che introduce il reddito minimo garantito. Ora, apparentemente la maggioranza presenta una legge finanziaria in cui risulta essere presente un reddito di inclusione, ovviamente meglio cambiare nome per non far capire che è un'idea che viene dalla minoranza. Facciamo vedere che l'idea è nostra. Mi fa un'operazione che ai miei occhi è inspiegabile. Cioè dice: mi prendo tutto il bon chauffage, mi prendo tutto il bonus energia, tutte risorse che dò ai valdostani per fare questa cosa da un'altra parte. Ma scusate: voi avete scritto un titolo, la collega Fontana ha scritto una legge, sono due cose profondamente diverse. Uno può leggere la legge e dice: non condivido il contenuto della legge della Fontana. Ma che cosa si può condividere di un titolo? Leggo un titolo che si porta via tutto il bon chauffage e non mi spiega come lo redistribuisce. La collega Fontana spiega come vuole usare questi soldi. Solo a lavoratori, novità prima in Italia, prima proposta di legge in Italia che introduce il reddito minimo anche per gli autonomi. Voi fate la stessa cosa? Avete in mente questo? Chi lo sa. Io so solo che vi pigliate i soldi del bon chauffage. Me lo spiegate che tipo di reddito fate se togliete il bon chauffage alla vecchietta che ha la pensione minima, come le mettete in un reddito di inclusione tipo quello che proponiamo noi, che è per gente che si vuol mettere...aiutarli per un lasso di tempo, un anno, per rientrare nel mondo del lavoro. Perché la pensionata rientra nel mondo del lavoro? Cioè, come si fa a dire: ah noi abbiamo pensato questa cosa qui, senza il supporto di una legge, di un testo legislativo, cioè voi ci chiedete di votare, di scippare del bon chauffage i valdostani con un titolo? Ma vi rendete conto di come state lavorando? E ci chiedete "vieni a condividere con noi se no andiamo a elezioni".
Andiamoci a 'ste benedette elezioni, ma andiamoci, andate a casa, liberateci dei lavori fatti in questo modo, liberateci. Se questo è l'atteggiamento, se questa è la volontà di costruire. Se volete costruire, vi sedete attorno a un tavolo e lavorate con serietà, perché questo non è un modo serio di lavorare, di costruire le cose. Mi sento dire dal Consigliere segretario Lanièce, che si è appassionato di scuola negli ultimi tre mesi, ribadito anche dal collega Follien, "noi abbiamo una scuola di eccellenza". Ma scusate, non recitate queste poesie, queste frasi fatte. Non recitate queste...glielo dico collega Follien, si interessi di più di scuola che ne abbiamo bisogno. Perché noi abbiamo delle eccellenze, non un sistema di eccellenza, quella è un'altra cosa. Abbiamo la scuola secondaria allo sbando da Aosta in giù, allo sbando. Delle scuole che non sanno se esistere, genitori che non sanno dove mettere i loro figli, in un momento in cui l'abbandono scolastico è enorme, noi non diciamo se qui c'è il liceo, ma non, ma forse c'è l'IPR, lì cosa teniamo, non teniamo, non si sa se c'è la classe o se non c'è. Questa è la situazione e allora non lanciatemi delle provocazioni tipo "questa è una scuola di eccellenza". Ci sono delle eccellenze, ci sono delle cose di valore, che vanno difese, protette, valorizzate, ma non raccontateci che c'è un sistema di eccellenza, perché non è di eccellenza che l'IPR è stato...si è dovuto intervenire perché aveva dei pilastri che non erano a norma, non è di eccellenza che la scuola di Charvensod dev'essere rasa al suolo, demolita, perché i pilastri - una scuola nuova - perché i pilastri sono di sabbia. Ma questo...quella di Saint-Pierre, in cui siamo già intervenuti due volte, con delle crepe pazzesche, una scuola nuova di pacca. Questa non è un'eccellenza, non raccontiamoci queste frottole. Qui si è fatto male, bisogna andare, vedere le cose che non vanno, intervenire, correggere. Questo è il nostro spirito. Su questo siamo disposti a collaborare. Allora, quando si dice: vogliamo mettere mano a les adaptations, io mi illumino, è chiaro a tutti che les adaptations della scuola media sono fallimentari. E cosa mi si dice? Ricominciamo dalla scuola dell'infanzia. Scusate eh...scusate, se uno vede, c'è una...siamo dagli anni '70 che cerchiamo di fare les adaptations nella scuola secondaria di secondo grado, non ci siamo neanche mai riusciti, ricominciamo tutto da capo. Così non arriveremo mai alla fine del percorso. Ognuno...scusi Assessore Rini, non...lei è due mesi che è lì, mi faccia dire con serenità le cose che riguardano la scuola e le mie preoccupazioni, così quando mi si dice facciamo un progetto sperimentale...sono sempre stato affascinato da esperimenti, invenzioni, creazioni, ma quando vedo che il progetto sperimentale è un progetto su cui si dice "poi su questo andremo a verificare se ci sono delle ricadute per tutti" e tra questo vedo la cosa positiva dell'inglese, no? Mi chiedo: ma possiamo perdere ancora due o tre generazioni di valdostani che non hanno diritto a imparare l'inglese nella scuola valdostana? Non è possibile, non è possibile. Non è possibile per me andare in paesi poveri e scoprire a Erevan che i bambini di quella città imparano tre lingue con tre codici linguistici diversi e i valdostani non hanno diritto a imparare l'inglese perché non si trova una maestra che sappia l'inglese, e nella nostra università si insiste a insegnare in italiano e non si insegna in francese e in inglese. Ma come li stiamo buttando questi soldi dell'Università. Allora per me è chiarissimo che va ripensata l'università per quanto riguarda la formazione degli insegnanti, ma ripensata in modo radicale, prima di partire col progetto per fare stare calmi due genitori che sono ultra autonomisti, che vogliono tutto in francese, tutto...ma che senso ha? Che non formo gli insegnanti? Che non ho il materiale umano per fare queste scuole. Per fare la full immersion bisogna conoscere le lingue. Allora per alcuni, per pochi privilegiati, per qualcuno che abita lì e non certo per le scuole di montagna, avremo l'insegnante di inglese, e perché...questo è il chiodo fisso del PD-Sinistra VdA, per noi tutti i bambini valdostani devono avere accesso. Io ho avuto l'opportunità, grazie alla scuola valdostana, di imparare alcune cose, non abbastanza, avrei dovuto essere migliore. Quello per cui mi batto è perché a tutti sia data la stessa opportunità, oggi l'inglese è un'opportunità, non può essere per cento alunni, dev'essere per gli alunni della scuola valdostana. È questo che ci sforziamo di far capire, quindi non c'è nessuna opposizione ideologica - tu non sei abbastanza autonomista - sono queste cose che mi fanno accapponare la pelle. Stiamo chiedendo da veri autonomisti che a tutti i bambini della Valle d'Aosta, anche quelli delle scuole di montagna, sia data l'opportunità di imparare la lingua inglese. Questo è quello che chiediamo noi.
Come vede, quindi, ci siamo occupati di tanti argomenti, ma non abbiamo dimenticato l'argomento anche dell'industria, delle attività industriali. Allora, qui si è fatto un gran lavoro, si è deciso, probabilmente sotto la spinta dell'Assessore Marquis, di semplificare la legislazione regionale. Fate un gruppo di lavoro, gennaio 2014, si avvia, ci sono alcune leggi di settore, facciamone una che metta insieme tutte le risorse che ci sono e sono diminuite sensibilmente, dopo un anno di lavoro che cosa ci sentiamo dire? Che non si è riusciti a fare la legge di settore. Un anno di lavoro, un anno di lavoro per prendere quattro leggi e farne una. Non si è riusciti. Bisogna lavorarci ancora un po', pensiamoci ancora un attimo. Questa è la semplificazione amministrativa. Questa è la sburocratizzazione. Anzi, si riesce a produrre una legge ulteriore che a detta delle associazioni imprenditoriali, che di solito, insomma, non sono rivoluzionarie eh, sono sempre lì - "viva il Governo regionale" - dicono che è una cosa che complica la vita. E ne parleremo quando questa legge verrà in aula, ne parleremo, ma questo per dire come anche su queste cose siamo andati lontani da quelli che erano gli obiettivi che ci siamo dati.
Di fronte a una crisi così grave a un certo punto si dice: non è più possibile tenere in piedi un certo tipo di sistema, lo vogliamo cambiare. Una, una delle cose che abbiamo chiesto con forza è far capire ai giovani valdostani che chi è bravo ce la può fare. Questo mi fa venire in mente due cose: la prima quando il Presidente Rollandin dice "continuiamo a dare a tutti assegno di studio e aiuto nell'affitto". Però non lo diamo a quelli pelandroni che battono la fiacca, lo diamo ai meritevoli. Assolutamente favorevole, la meritocrazia è un criterio, però vado a parlare con gli studenti e chiedo: sono ragionevoli questi criteri che sono stati messi? Mi dicono no, sono esagerati per il primo anno...nel secondo e nel terzo i crediti sono giusti, ma nel primo anno l'impatto è troppo forte, si chiedono troppi crediti, no? Siccome sono dei ragazzi, quelli con cui ho parlato, che sono tutti in regola con gli studi, che si stanno laureando, cioè non sono quelli che battono la fiacca, qualche dubbio mi è venuto. Infatti, vado a vedere e sono ridotte le risorse degli assegni di studio e le risorse per gli affitti. State certi che tutti avranno il dovuto perché semplicemente abbiamo deciso di ridurre le possibilità per molti di studiare. Faremo una scuola di formazione professionale, mi si dice e chissà quando l'avremo. Per adesso constatiamo che c'è qualche riflessione da fare sui crediti che vengono richiesti, ripeto, solo per il primo anno, quindi gli studenti sono molto consapevoli che le scelte fatte il secondo e terzo anno sono di buon senso. Nessuno, quindi, vuol pensare di abbattere il criterio del merito, è un criterio che è accettato dagli stessi studenti. Ho detto che va riparametrato il criterio del primo anno. Mica la rivoluzione eh, mica vogliamo fare la rivoluzione. Questo, quindi, riferito appunto alla questione dell'università e dei costi universitari. Mi avvio anche a concludere perché altre considerazioni le faremo man mano che andremo a discutere i singoli emendamenti, in particolare il collega Guichardaz avrà modo di illustrare alcuni importanti emendamenti in campo sanitario, che secondo noi meritano una grandissima attenzione.
Solo un passaggio...ieri sera c'è stata una serata su lavoro autonomo e precariato. Una domanda che ci si è fatti, per cui non si trova risposta ed è: quando un lavoratore è assunto per anni nello stesso lavoro perché non stabilizzarlo? Perché non dargli una risposta chiara? Se tanto tutti gli anni lo assumi, tanto vale stabilizzarlo. Soprattutto quando questo lavoratore è un lavoratore che con un meccanismo contrattuale come quello che è stato inserito nella società salva precari ti costa meno a tempo indeterminato che a tempo determinato. Penso che avendo superato l'esame, avendo la qualifica, avendo tutti i requisiti, costando meno all'Amministrazione a tempo indeterminato che a tempo determinato...
Si dà atto che dalle ore 15,54 la presidenza è assunta dal Vicepresidente Follien.
Follien (Presidente) - Collega Donzel la invito a terminare.
Donzel (PD-SIN.VDA) - ...penso che si possa fare. E concludo per dare il senso di questo ragionamento, citando sempre la Simone Weil da cui sono partito: Certo da molto tempo non si abbandonano più le persone su un'isola deserta, ma non c'è bisogno di essere un'isola deserta per essere abbandonati. Quanti esseri umani ai giorni nostri muoiono dimenticati, di miseria e di abbandono? Talvolta al centro di una grande città. La loro morte rientra nelle statistiche, qualche volta, se si sono suicidati, si concede loro qualche riga tra le notizie di cronaca. E in Valle d'Aosta non è neanche più cronaca questa cosa drammatica delle persone che si tolgono la vita giovanissime. Nessuno si chiede che cos'è accaduto nel loro spirito, nel loro cuore. Si preferisce non pensarci. Noi per quanto ci riguarda ci pensiamo e vogliamo cambiare il sistema valdostano anche per cambiare queste cose.
Président - Merci Conseiller Donzel. La parole au Conseiller Nogara.
Nogara (UVP) - Merci Président.
Il mio sarà un intervento breve anche perché si è già detto molto su questo bilancio. Solo per ribadire alcuni concetti e fare alcune puntualizzazioni. Ho ascoltato attentamente gli interventi che sono stati fatti in questi due giorni, soprattutto gli interventi di ieri, del Consigliere La Torre, dell'Assessore Perron e del Presidente Rollandin. Diciamo che soprattutto gli interventi del Consigliere La Torre e del Presidente Rollandin sono stati degli interventi di apertura, di dialogo, che da quando è iniziata questa legislatura tutta la minoranza ha chiesto, un cambiamento e lo chiede ancora oggi. E mi pare che tutti quelli che sono intervenuti, dell'opposizione, fino adesso, si sono auspicati questa apertura, e la chiedono ancora oggi. Vorrei, però - è già stato detto da qualcuno - sottolineare il fatto appunto che si è ribadito, e ci sta anche, che lo Stato centrale ci impone diverse cose che ci creano dei problemi nel nostro bilancio. E queste ci stanno tutte. Ma non ho sentito nemmeno uno parlare delle responsabilità in capo alla Regione. Si ritorna sul vecchio accordo, l'accordo sottoscritto l'11 novembre 2010 col Ministro Calderoli, dove ci siamo presi in carico oppure non abbiamo più il pregresso, l'azzeramento dell'importo sostitutivo dell'IVA, abbiamo l'assunzione di oneri, quelli della ferrovia, abbiamo avuto la rimodulazione dei 9 decimi. Scelte condivise, ampiamente previste, perché sono scelte che sono state fatte dal Governo regionale nel 2011, e si sapeva benissimo dove dovevamo andare, questo è un appunto che voglio fare a questa Giunta, perché è dal 2011 che sapevamo dove andavamo a finire, e tutti i conti, conteggi che erano stati fatti ci portavano a quello che siamo oggi. Questo, comunque, come è già stato detto, anche dal Presidente, dall'Assessore e dal Consigliere La Torre, è un bilancio unicamente di misure di natura assistenziale, non intervenendo sulle cause strutturali della crisi. Qui voglio...voglio un po' parlare di qualche settore dell'Amministrazione regionale.
Innanzitutto, vorrei parlare dell'ambiente, spesso se ne parla, ci si riempie la bocca, ma alla fine grandi cose non se ne fanno. Nell'ambiente ci possiamo mettere tutto, ci possiamo mettere l'agricoltura, l'ambiente naturale come boschi, foreste, parchi, tutto quello che abbiamo. Vediamo che nell'ambiente per eventi calamitosi la legge n. 5 prevede 85 mila euro, diciamo che è per una Regione come la nostra, con le pendenze e le problematiche che ha, diciamo che speriamo che vada tutto bene. Ecco, a questo mi collego, ai cantieri forestali, che sono molto importanti per l'ambiente. Perché lavorano appunto nell'ambiente naturale, con soddisfazione devo dire, perché bisogna riconoscere quello che è: nelle commissioni consiliari siamo arrivati, prima di avere magari poi una discussione qua in Consiglio regionale, a un accordo, una soluzione sulla proposta di abbassare per i cantieri forestali l'età degli operai che possono lavorare direttamente all'Amministrazione regionale e questo diciamo che è un fatto positivo, che siamo riusciti a risolvere prima di arrivare qui in Consiglio regionale.
Assessore Testolin, vorrei farle una preghiera, un appunto, quello che è sul programma dei lavori che questi cantieri dovranno fare. Le assicuro che questi programmi sono un po' divisi a seconda dei torrenti, dei sentieri, della forestazione. Secondo me questi piani lavori dovrebbero essere fatti effettivamente per i bisogni dell'ambiente naturale. È notizia di un paio di giorni fa, è uscito un articolo sul giornale, adesso non vorrei fare l'uccello del malaugurio, ma io ve lo avevo detto, il problema della processionaria del pino, è un problema che è stato sottovalutato negli anni, a cui bisogna stare dietro, lo stesso problema che abbiamo per il bostrico, forse sarò noioso, vi stuferò un po', ma se non sono cose a cui si sta dietro, a cui si fa attenzione, ci troveremo con dei grossi problemi nei prossimi anni. Questo lo aveva già detto l'anno scorso, è puntualmente successo col bostrico in certe zone della Valle ed è puntualmente successo con la processionaria del pino quest'anno.
Allora, vi chiedo una cosa, cerchiamo di programmare questi lavori effettivamente per quello che c'è bisogno, non perché il Comune ci ha chiesto il sentiero. Ci sono dei problemi in questo momento, problemi fitosanitari nelle foreste e ci sono dei problemi idraulico-forestali all'interno dei torrenti. Abbiamo visto i problemi che ci possono essere per eventuali alluvioni, cerchiamo di fare, di concentrare i lavori nel prossimo anno, per quello che è la cura dei torrenti e la cura delle nostre foreste, altrimenti andremo incontro senz'altro a dei grossi problemi.
Devo fare, poi, un appunto Presidente su quello che ha detto ieri sugli alpeggi. Riconosco, l'ho già riconosciuto altre volte, la Regione ha fatto un grande lavoro per quello che è le costruzioni rurali, appunto, negli alpeggi. Probabilmente se la Regione non avesse fatto questo intervento saremmo in una situazione disastrosa. Bisogna dire una cosa, si è parlato anche prima, il collega Donzel ha detto: ho visto dei bellissimi alpeggi, non usati, ecco. Il problema forse è stato, senza forse, nel controllo, nel senso...guardi mi metto in mezzo anch'io, sono proprietario di un alpeggio, non sono agricoltore. Ci sono tanti proprietari di alpeggio che hanno sfruttato la situazione per rifare gli alpeggi, di non mettere gli animali dentro gli alpeggi, dentro le case ristrutturate. Non è colpa dell'agricoltore, cioè non è l'agricoltore che non porta più su le mucche o non mette più su le mucche...ah sì lo affitta, magari non lo affitta neanche, se lo è rifatto e se lo tiene lì. Allora, non chiudiamo tutto il problema agricoltura con gli alpeggi, il problema alpeggi è un problema, è un problemino, sì che c'è e cosa...purtroppo ci sarebbero tanti discorsi da fare, la valorizzazione per esempio del prodotto fontina d'alpeggio, molto probabilmente se si valorizzasse molto di più la fontina d'alpeggio, ci sarebbero più persone che sono invogliate a fare fontina d'alpeggio, perché rende molto di più della fontina fatta nei caseifici. Ma questa non è una...è solo una constatazione. Ci riserveremo, mi riserverò più avanti, quando ci saranno gli emendamenti, di proporre qualcosa per l'agricoltura, perché come è già stato detto precedentemente il mondo agricolo - ho visto - nella graduatoria di tutti gli assessorati è arrivato proprio all'ultimo posto. È arrivato all'ultimo posto e, non dico la scusa, però si dice sempre, vabbè, non si danno più molti contributi, per carità non è il fatto di dare contributi, è il fatto di aiutare questo settore, non si danno più molti aiuti, ma c'è il PSR - Piano di Sviluppo Rurale - che risolve tutto. Il PSR in realtà non è che risolve tutto, il PSR più o meno è sempre lo stesso dello scorso settennio. In più però l'Amministrazione aveva messo un'ingente...ingenti capitali per l'agricoltura, adesso invece ci troviamo a dover pescare esclusivamente sul PSR.
Per l'agricoltura non è l'ideale, perché senz'altro sono stati tolti un sacco di soldi, probabilmente una parte di questi che era impiegata per i fabbricati rurali degli alpeggi, come diceva lei giustamente, va anche bene. Finito questo ciclo degli alpeggi chi voleva rifarsi l'alpeggio ha avuto tutto il tempo di farselo, sono quasi fatti...io penso che all'80 percento siano rifatti tutti, e non c'è più questa grossa necessità. Adesso c'è una grande necessità, invece, di aiutare - soprattutto se riusciamo davvero a farlo sotto l'aspetto burocratico - queste persone, che è un aspetto importantissimo, e qui non è che si tirano fuori dei soldi, ma si fa in modo che gli agricoltori non perdano del tempo e non tirino fuori dei soldi per perdere tutto il tempo che perdono sotto l'aspetto burocratico. Altre cose le dirò al momento della presentazione degli emendamenti. Ecco, spero che tutta questa apertura che c'è stata all'inizio di questo Consiglio regionale, portata all'attenzione di questa assemblea, quando discuteremo gli emendamenti, verrà attuata. Grazie.
Presidente - Grazie Consigliere Nogara. Qualcun altro? La parole à la Conseillère Péaquin.
Péaquin (UV) - Merci Président.
Il 2014 verrà ricordato come uno degli anni più complessi per questa Amministrazione regionale e per la nostra piccola patria. Indubbiamente nessuno fa salti di gioia a favore di un bilancio così ristretto, che ha dovuto limitare le risorse a una serie di settori da sempre ritenuti importantissimi dal Governo regionale e che hanno garantito ai cittadini uno stile di vita virtuoso, ma necessario a chi deve fare i conti con le difficoltà della vita in montagna, ambiente difficile che ha messo in difficoltà il nostro popolo.
Un bilancio regionale che vede privata la nostra Regione di fondi importantissimi, ingiustamente trattenuti da uno Stato che diventa di giorno in giorno sempre più accentratore e deciso nel voler dare un taglio netto alle realtà regionali, in particolar modo a quelle a cui fu concesso dalla stessa Assemblea costituente, che stipulò la Costituzione italiana, un'autonomia governativa e finanziaria, uno Stato che non tiene minimamente conto neppure del Titolo IV dello Statuto speciale della Valle d'Aosta, dove l'Assemblea concesse alla Regione la zona franca. E ora la nostra Regione è diventata, assieme con il Trentino Alto Adige, soltanto un salvadanaio da rompere quando c'è bisogno di fare cash, non considerando che queste Regioni gestiscono competenze che in altre Regioni vengono finanziate dallo Stato. La nostra autonomia è così svuotata del suo vero significato e allora mi chiedo: cosa dovremo ancora sopportare prima di alzare la testa e unire le forze per combattere questo sistema?
Torniamo al bilancio regionale, indubbiamente dovremo sopportare sacrifici non indifferenti, rinunciando a un sistema che ormai a meno di colpi di scena difficilmente tornerà com'era prima. La classe politica dovrà far capire alla popolazione che i tagli sono stati obbligati, necessari, ma che si è voluto comunque mantenere una serie di servizi che sono considerati indispensabili per la crescita e lo sviluppo della nostra Valle. Una classe politica che dovrà però avvicinarsi di più ai sacrifici della gente e porre un'attenzione speciale prima di tutto al nostro popolo, soprattutto per quanto riguarda le scelte strategiche che dovremo adottare nei prossimi mesi. Dobbiamo dare priorità alle esigenze dei cittadini valdostani, grazie ai quali, e non dobbiamo dimenticarlo mai, la nostra Regione ha potuto risollevarsi dopo una guerra logorante, che ha visto il nostro territorio distrutto e tanta gente sacrificarsi per noi, per la causa valdostana. Dobbiamo essere grati a questo nostro popolo e dimostrare di meritare la loro fiducia. Alle imprese, che umilmente mi sento di rappresentare, chiedo di non demoralizzarsi, ma di continuare a credere nei loro progetti, con l'entusiasmo che contraddistingue ogni grande imprenditore. Sicuramente non abbiamo mai visto un tasso di disoccupazione così alto, né tanto meno visto così tanti giovani senza lavoro, per questo dobbiamo condividere un percorso di razionalizzazione della spesa che migliori la qualità dei servizi erogati, scongiurando ulteriori pressioni fiscali su cittadini e imprese. Il popolo valdostano è abituato a risollevarsi, lo ha dimostrato più volte, soprattutto nel 2000, con la tremenda alluvione che colpì il nostro territorio. Oggi fortunatamente nessuna calamità naturale ci ha messo in ginocchio, ma questa crisi e i continui tagli da parte del Governo di Roma, che non ci permettono di pianificare un bilancio a lungo termine, stanno uccidendo il nostro particolarismo, la nostra identità di popolo. Servono uno scatto d'orgoglio e una collaborazione di tutti, per riportare la Valle d'Aosta ai livelli che giustamente si merita.
Presidente - Grazie. Qualcun altro? La parola alla Consigliera Morelli.
Morelli (ALPE) - Merci Monsieur le Président.
Chers collègues, j'apprécie toujours les appels à la défense de l'Autonomie, comme celui que à fait avec beaucoup de passion le collègue Follien, mais en ce moment ces appels assument une connotation plus rituelle que réelle, ça nous fait du bien de le dire. Nous nous rassurons mutuellement, nous nous rappelons que nous avons ces valeurs en partage, mais cela ne suffit pas, cela ne suffit plus. Être autonome et autonomiste présuppose la capacité d'élaborer des solutions originales, spéciales, innovatrices, partagées. L'a très bien dit ce matin le collègue Fabbri. C'est en administrant correctement notre région que nous défendons l'Autonomie, c'est en démontrant d'avoir les comptes en ordre, que nous défendons notre Autonomie et c'est en poursuivant une politique qui ait comme seul objectif le bien être, la qualité de la vie de nos concitoyens et la valorisation de notre particularisme, que nous honorons les valeurs autonomistes. Les énonciations de principe sont utiles, mais elles sont insuffisantes.
Cela dit, chers collègues, comme vous tous j'ai suivi avec beaucoup d'attention les rapports prononcés hier par le président de la deuxième Commission, le collègue La Torre, par l'Assesseur aux finances Perron, par le Président Rollandin et j'en ai tiré une impression curieuse. D'un côté j'ai éprouvé une modeste satisfaction par le fait de voir partagés et soutenus par le collègue La Torre, en particulier, des arguments qui sont propres aussi à notre mouvement. La participation populaire dans les grandes décisions, la nécessité, écrit en lettre majuscules, que la politique change de méthodes dans la substance et dans la forme. Comment ne pas être d'accord? Et comment ne pas vouloir croire aux biens fondés de cette affirmation? De l'autre coté la sensation que la majorité soit en train de jouer, avec une certaine astuce, une partie pour parvenir à une sorte de acquittement, de partage des responsabilités, en utilisant le sens de responsabilité de chaque Conseiller. Laquelle des deux sensations sera confirmée par ce débat, pour le moment, il est prématuré de le dire. Je pense que je le comprendrai au fur et à mesure que le débat procédera. Le passage sur les élections prononcé par le Président Rollandin, personnellement, je l'ai interprété comme un rappel à l'ordre, pour les siens, pour la majorité, un avis, "faites bien attention, si la cohésion n'est pas là, et bien il y aura des élections". Mais pour ce Conseil arriver à des élections serait vraiment reconnaître la faillite et la faillite, avant tout, de cette majorité.
Di certo questo bilancio è un bilancio spartano, come ha ben detto il Presidente Rollandin, che è stato abilissimo ieri nello sparigliare le carte. E per quanto mi riguarda, non userò toni forti, noi politici amiamo talvolta in queste occasioni lanciare degli slogan, anche per colpire un po' l'opinione pubblica, i giornalisti che molto spesso si soffermano in particolare sugli slogan. Credo però che quando i momenti sono difficili, come quelli che stiamo vivendo, tutto si debba fare fuorché cercare l'effetto. I toni devono essere misurati ma non piatti, le proposte devono essere realistiche, ma non rassegnate. Condivido quanto ha detto la collega Péaquin, è giusto riconoscere che il percorso di avvicinamento alla discussione di questo bilancio anche in Commissione è stato più interessante e partecipato del solito, da parte delle parti sociali vi è stata una partecipazione maggiore e anche la produzione di documenti, che sicuramente sono utili alla discussione. Da parte di tutti è stato fatto lo sforzo di affrontare i problemi nel merito e si sono dette delle verità. È stata anche lanciata qualche provocazione, attaccando giustamente la politica, la maggioranza e la minoranza, nessuno deve sottrarsi, i cittadini si aspettano dalla politica un impegno, una sobrietà e una serietà che sia all'altezza dei tempi. Ho ascoltato con attenzione il passaggio del collega Lanièce, questa mattina, riguardo all'inchiesta sui contributi ai gruppi consiliari e ognuno di noi, Consiglieri coinvolti, avrà i tempi, i modi, le sedi per far valere le proprie ragioni.
Per quanto ci riguarda, come gruppo di ALPE, credo che non possiamo che ribadire quanto abbiamo già detto in questa sede sin da subito, di non aver mai utilizzato i fondi destinati ai gruppi consiliari per delle spese personali, ma unicamente per finalità istituzionali e politiche. Ognuno di noi, quindi, tirerà le proprie conclusioni, ma intanto in questo bilancio di ciò che dovrebbe essere un po' il simbolo della ricerca della sobrietà, mi riferisco alla riduzione dei costi della democrazia, non vi è traccia. Non siamo dei populisti, riteniamo di svolgere il nostro compito con impegno, nessuno ama ridursi lo stipendio, ma uno sforzo in tal senso è improcrastinabile, tutti siamo consapevoli che non è facendo demagogia che si danno le risposte ai cittadini, ma oggi dovremo intervenire sui costi della politica. E, poi, sarà necessario fare uno sforzo di chiarezza, per spiegare le ragioni dei tagli drammatici e dell'impoverimento di una regione che per tre decenni, dal 1981, ci aveva abituati alla floridezza. E bisogna fare uno sforzo per illustrare, per far capire quali possono essere le manovre di ripiego, le scelte nuove, alternative a cui ora bisogna tendere per riuscire ad assolvere comunque bene al ruolo amministrativo, nonostante le disponibilità finanziarie siano scese sotto il miliardo di euro.
Un limite che fino a pochissimi anni fa si credeva invalicabile, ma che fosse invalicabile lo credevamo veramente o abbiamo finto di crederlo? Perché che il nostro bilancio fosse destinato a scendere in modo esponenziale e inesorabile ce lo dicevano gli atti, era scritto, ce lo diceva l'accordo Rollandin-Calderoli, il cui primo punto a sfavore concerneva l'eliminazione della somma sostitutiva dell'Iva da importazione che lo Stato versava nelle casse della Regione dal 1993. Un'eliminazione fortunatamente progressiva, ma comunque estremamente impattante e che proseguirà sino al 2017. Ce lo dicevano i 23 milioni di spesa annua relativi al servizio ferroviario, che facevano parte di quell'accordo, ce lo diceva la totale incertezza dettata dalle varie manovre imposte dallo Stato senza alcuna concertazione. Stato di incertezza che continua a perdurare e questo è uno dei nodi principali che questo Governo regionale non riesce a risolvere. Non vi è certezza di risorse, ha detto ieri il Presidente Rollandin, ma vi è la certezza del Patto di stabilità. A fronte di questa situazione, che non si è venuta a creare improvvisamente, a fronte della diminuzione sistematica delle risorse, del calo per certi versi anche programmato, che cosa sarebbe stato sensatamente corretto, opportuno, fare?
Il Governo regionale avrebbe dovuto mettere in atto dei correttivi, da tempo, avrebbe dovuto esserci una reazione che andasse a rimettere in discussione l'impostazione del bilancio, la spalmatura del bilancio, non dal punto di vista tecnico, ma politico, definendo le priorità di servizi ai cittadini: istruzione, sanità, sociale, ed è già stato detto da tanti colleghi che mi hanno preceduto, non vanno toccati se non applicando la lotta agli sprechi, perché bisogna evitare a tutti i costi che si produca un clima di disgregazione sociale, che sarebbe devastante per la nostra regione.
E, poi, si deve delineare una strategia di sviluppo, perché con l'attribuzione piena del gettito delle imposte e la riduzione dei trasferimenti, diventa imprescindibile una politica che favorisca la crescita della ricchezza realmente prodotta sul territorio, altrimenti si produce un circolo vizioso per il quale ci aspetta la progressiva desertificazione economica e di conseguenza amministrativa. Certo, definire una politica di sviluppo comporta delle scelte, sicuramente non facili, coraggiose, scomode, che vanno condivise, che rischiano di scontentare qualcuno, scelte che per una pura logica elettoralistica finora non si è voluto fare. Avete preferito rinviare finché è stato possibile e in questi anni sostanzialmente si è continuato a riproporre lo stesso schema di bilancio, la stessa visione, i tagli lineari con gli investimenti riproposti uguali, ma miniaturizzati, come una serie di matriosche che diventa sempre più piccola.
D'altra parte, nel 2013 c'erano le elezioni regionali, non si poteva rischiare di perdere dei voti, dicendo la verità ai cittadini sulla situazione finanziaria, sull'impossibilità di mantenere un sistema vorace e ormai insostenibile. E, oggi, i tempi sono cambiati e che obtorto collo tutti debbano ammetterlo è stato confermato da un interessante articolo che è comparso sul Peuple Valdôtain qualche tempo fa, e poi certamente ce l'hanno confermato le relazioni di ieri. La verità adesso è sotto gli occhi di tutti, in tutta la sua crudezza, ma nonostante questo, ancora, nei numeri del bilancio si sceglie di non scegliere. "Non si evidenzia alcuna priorità dell'azione di governo e di conseguenza i tagli sono di natura lineare", fanno notare unitariamente i sindacati confederali, che felicito en passant per il documento puntuale e sintetico che hanno prodotto quest'anno nel quale si è voluto porre, in particolare, l'accento su alcune criticità di cui ci auguriamo si vorrà tenere conto. Ne evochiamo alcune per quanto riguarda la sanità.
Nell'arco di pochi decenni la nostra società è profondamente cambiata, si registra un invecchiamento della popolazione con un conseguente aumento delle malattie croniche. Parallelamente abbiamo una sanità regionale ancora fortemente incentrata sull'ospedale. Un sistema sanitario che deve essere riorganizzato in funzione del territorio perché possa essere più vicino ai cittadini, per meglio rispondere alle domande dei cittadini, anche in funzione della morfologia del nostro territorio e bisogna fare sì che la spesa diminuisca senza ridurre i servizi. Bisogna contrastare l'inappropriatezza e la sovrabbondanza degli esami diagnostici, ridurre la degenza ospedaliera che ci vede tra le regioni peggiori nel confronto con le altre regioni italiane, nonostante la certificata minor complessità delle casistiche trattate. Quali le cause? Beh, ricordo che questi erano gli obiettivi principali del piano sociosanitario ancora vigente, di un piano che è stato votato nel 2009 e che ancora non vede la sua applicazione. Tra l'altro, voglio ricordare che la legge regionale 5 del 2000 prevede che contestualmente alla presentazione del bilancio di previsione, la Giunta regionale presenti al Consiglio regionale quali obiettivi del piano sociosanitario vanno considerati prioritari nella successiva programmazione sanitaria regionale. L'anno scorso, questa cosa non era stata fatta e rimaniamo in attesa che la Giunta lo faccia quest'anno perché veramente vorremmo capire come si pensa di procedere nella riorganizzazione della Sanità. Si dice che bisogna contenere gli accessi inappropriati al pronto soccorso.
In che modo? Andando a potenziare i servizi sul territorio, fornendo una soluzione ai problemi dei cittadini che sia la più vicina e la più facile da raggiungere per loro, non adottando azioni punitive nei loro confronti come fa il comma dell'articolo 19 che istituisce un ticket per gli accessi, che affida alla Giunta l'istituzione di un ticket per contenere gli accessi inappropriati al pronto soccorso. Credo che per contenere gli accessi inappropriati al pronto soccorso, bisogna fornire alternative valide ai cittadini. Sicuramente il lavoro di riorganizzazione della sanità è immane, ma va fatto a cominciare dalla riorganizzazione delle strutture ospedaliere, cercando di prescindere dalle persone, cercando di avere uno sguardo al di sopra delle situazioni personali. Sono rimasta particolarmente colpita quando in Commissione la dirigenza USL ci ha comunicato che il risparmio della modifica dell'atto aziendale che va a rivedere le strutture ospedaliere sarà di 80 mila euro. In Commissione ci hanno detto 80 mila euro quando l'Assessore, a mia precisa domanda, ha risposto 4-5 milioni. Credo che i commissari della quinta possano confermare che la risposta della dirigenza USL è stata: la modifica dell'atto aziendale, questa modifica dell'atto aziendale, produrrà un risparmio di 80 mila euro. I colleghi di Commissione mi confermano che non avevo capito male. Probabilmente dovrà seguire un'ulteriore modifica dell'atto aziendale, Assessore, e comunque lei avrà l'opportunità di replicare a questa affermazione. Tutto questo per dire che di fronte a queste sfide che bene sono state ricordate già dai colleghi che mi hanno preceduta, in particolare dal nostro capogruppo Chatrian, qual è l'atteggiamento di ALPE? È un atteggiamento di proposta. Non ci limitiamo alla critica, cerchiamo di andare oltre e in momenti come questo sicuramente tutti devono fare la loro parte. Siamo però in attesa di vedere concretizzate nei fatti le aperture che sono state annunciate ieri.
In conclusione, farò ancora soltanto un breve passaggio su un settore che è di vitale importanza per la nostra regione, già lo ha fatto il collega Chatrian, ma mi preme riproporlo, ed è il turismo. Il turismo per il quale è necessario un sostegno maggiore perché il settore può produrre ricadute benefiche su altri settori, penso all'agricoltura, all'artigianato e noi riproporremo con un ordine del giorno un argomento che già abbiamo sollevato e che riguarda la promozione e la commercializzazione del prodotto turistico valdostano, attraverso l'istituzione e la creazione di una struttura unica di promozione che vada a superare la mancanza di coordinamento che adesso esiste, che vada a ovviare ai problemi, agli sprechi che esistono ancora nella nostra situazione, semplicemente prendendo ispirazione da realtà che stanno affrontando il momento di crisi meglio di noi. Credo che su questo condivido quanto ha detto la collega Péaquin. Sono convinta che la nostra comunità abbia la forza, la volontà, la determinazione per saper reagire anche a questo momento di difficoltà. Certamente da parte del Consiglio regionale, da parte di tutti noi, ci dovrà essere un atteggiamento esemplare. Grazie.
Président - La parole au Conseiller Grosjean.
Grosjean (UVP) - Merci Monsieur le Président.
Credo che due parole sull'agricoltura vadano dette, un po' è già stato accennato, sicuramente i numeri del bilancio sono già stati decantati più volte quindi non ritornerò a parlare di numeri. La cosa che più mi preoccupa quando parliamo di bilancio è il fatto di vedere che non c'è nulla di nuovo nel settore agricolo. E nulla di nuovo nel senso di programmazione, perché un conto è tagliare, ma come in tutte le aziende, come in tutte le attività, quando si fa il bilancio non si fa semplicemente il conto delle entrate e delle uscite e di quello che rimane, ma si dovrebbe cercare di fare una riflessione su cosa va messo in campo per cercare di rilanciare un settore, che sta in questo momento soffrendo per un cambio repentino di sistema.
Aziende che sono partite da poco, che sono nate da poco, aziende anche affermate che erano abituate per anni a lavorare in un certo sistema, adesso, e qui non vorrei dire giusto o sbagliato, non è il mio obiettivo in questo momento, si ritrovano a dover fare i conti con un sistema completamente diverso. Quindi la cosa che serve, Assessore, è di rimettere in marcia quelli che definisco i tecnici dei vari settori, per rilanciare il settore che tra l'altro da solo non può camminare, ma deve essere integrato con lo sviluppo turistico, con lo sviluppo ambientale, quindi chiaramente queste sono attività che non possono essere demandate esclusivamente agli agricoltori. Ci vuole una forza, quindi, una volontà comune dei vari assessorati, del sistema Valle d'Aosta, di tutto quel sistema incomprimibile che ci costa il 90 per cento del bilancio che deve cominciare a rilanciare delle proposte per poter proseguire. Sono sicuro che una regione che ha la qualità della Valle d'Aosta, con il clima, con i prodotti, col carattere anche del mondo rurale, delle persone che lavorano giorno e notte, la possibilità di farcela c'è sicuramente e quindi io non è che dico che l'agricoltura è finita perché non ci sono più i contributi, dico che va rilanciata con delle idee nuove.
Faccio un esempio del settore viticolo. Ho vissuto tutta la nascita e il rilancio del settore viticolo, nel '69-'70, direi nel '72, quando sono entrato nell'Assessorato dell'agricoltura, l'assistenza tecnica era appena stata abbozzata, si iniziava, forse l'ho già detto una volta, e la politica assolutamente non credeva alla possibilità di sviluppare la viticoltura, eravamo due o tre pazzi che ci credevamo, ma la politica in quel momento non ci credeva. Si è creato un grosso movimento con il comitato tecnico formato dal comitato di coordinamento con i tecnici dell'Assessorato. Presidente si ricorderà quando lei era Assessore dell'agricoltura negli anni '80, o giù di lì, '78, adesso non mi ricordo esattamente, le grosse discussioni che venivano fatte, e da lì il sistema è ripartito. Oggi, come oggi, quindi, credo che l'agricoltura abbia bisogno nel suo insieme di ripartire, di riorganizzare una cosa di questo genere. Ribadisco, quindi, bisogna rimettere in marcia i tecnici, non solo il tecnico che ti guarda la pratica, che ti controlla dal punto burocratico, se hai fatto la domanda corretta o non corretta, se hai tutti i documenti in regola, ma il tecnico nel vero senso della parola. E i problemi reali purtroppo, quelli che vanno affrontati in modo concreto li conosciamo, ne elencherò solo alcuni.
Per esempio il primo, le strutture produttive regionali. Ne avevamo già discusso in diverse occasioni, adesso a quanto ho intuito il tutto è stato passato a Vallée d'Aoste Structure, purtroppo abbiamo anche già visto le prime vittime, gli allevatori di Cogne hanno chiuso la latteria. Beh erano solo quattro o cinque, poi erano su a Cogne, quindi un po' più, un po' meno, faranno altro. Non mi sembra che sia una soluzione che possa essere considerata. Ho informazioni che altre strutture sono sulla stessa linea, non vorrei che chiudano altre strutture con ripercussioni ancora più importanti.
L'altro punto fondamentale è la questione consorzi di miglioramento fondiario. I consorzi di miglioramento fondiario non interessano solo gli agricoltori tout court, ma interessano l'ambiente, il mantenimento del territorio e non possiamo caricare spese di gestione solamente su chi ancora coltiva, perché poi alla fine chi paga le spese di gestione dei consorzi, se non viene aiutato dalla Regione, sono gli agricoltori veri e propri, non sono i proprietari dei fondi, perché si rifanno con l'affitto sui conduttori dei terreni, quindi i costi di mantenimento dell'ambiente vanno a finire sugli agricoltori, che oltre a dover mantenere l'ambiente devono anche pagare. Beh, per quanto riguarda i riordini, sicuramente ne riparleremo con un emendamento, qui bisognerebbe rivedere anche la legge del 2012, per dare veramente una nuova visione a questo mondo, che da venticinque anni vive in una penombra. Sono stati fatti tanti lavori, nessuno finito, è ora di cambiare anche qui. Non ci sono più i grandi soldi, i grandi capitali per fare grandi interventi, bisogna rivedere tutti i concetti, probabilmente ritornare a immaginare i riordini e le riorganizzazioni fondiarie più legate ai privati, magari in collaborazione con i consorzi, ma non possiamo più immaginare di dare tutto questo peso ai consorzi, per non avere poi dall'altra parte la possibilità di finanziarli.
L'altra cosa che ci hanno ribadito durante l'audizione per esempio di AREA, in III Commissione, si parlava del problema del PSR, nei pagamenti soprattutto, ma anche per altre questioni, soprattutto per una questione di autonomia, sono i rapporti con Roma. Ormai ci stiamo abituando un po' troppo a subire e ad accettare tutto ciò che Roma ci propone. I tecnici delle organizzazioni sindacali hanno ribadito l'esigenza del rapporto politico con Roma, non basta che vada giù il direttore di AGEA a parlare con i tecnici, ci vuole la parte politica, così come per il settore viticolo, per la problematica dei diritti di reimpianto nel settore viticolo. Lei Assessore sa benissimo che dall'anno prossimo non ci sarà più il blocco dei reimpianti, ma ci sarà la possibilità di sviluppo di una superficie dell'1 per cento, noi avremo la possibilità di piantare quattro ettari all'anno, quindi vuol dire bloccare o ridurre del 50-60 per cento quello che si faceva fino ad adesso.
Non è una legge che arriva così ed è inaccettabile, qui è una decisione che è stata presa a livello di Roma, la direttiva è comunitaria, a livello ministeriale sono state fatte delle scelte, contrattare con i colleghi Assessori del resto d'Italia un 1 o 2 per cento in più per il reimpianto in Valle d'Aosta, secondo me era una cosa fattibile, cosa che si faceva. Mi ricordo benissimo negli anni in cui lavoravo in Assessorato, a Roma si facevano anche queste cose, si facevano delle trattative, i diritti di reimpianto li abbiamo sempre contrattati con le altre Regioni. Anche qui, quindi, un po' più di attenzione.
Ci sono poi delle situazioni molto particolari, che qui interessano l'agricoltura, il turismo, l'ambiente tutto: il recupero delle zone storiche soprattutto dei muretti a secco delle zone a vocazione turistica o a vocazione viticola, dove nel 1836 il Gatta descriveva i vini liquore, che a livello nazionale i nostri vini prodotti sui terrazzamenti erano considerati dei liquori, stanno andando in abbandono e non vedo alcuna iniziativa per cercare di recuperare e di creare dei posti di lavoro, in questa situazione, noi qualche idea ce l'avremmo. Tutto il discorso dell'Institut Agricole, Institut che funziona benissimo, grandi idee, grande professionalità, grande, come potremmo dire, soddisfazione per tutto quello che fa, ma concretamente noi avremmo bisogno di qualcosa di più. Qui bisogna rimettere in marcia i comitati tecnici in modo da poter chiedere che visione abbiamo dell'agricoltura del domani. Perché vede, per poter fare dei programmi bisogna anche essere un po' visionari, siamo convinti che bisogna continuare a fare questo tipo di agricoltura che facciamo o dobbiamo immaginare a cosa potrà essere il mercato, a cosa potrà essere la richiesta dei clienti del domani? Forse un pensiero a tecniche di coltivazione più eco compatibili, forse la biodinamica, la biologia, e le conoscenze scientifiche delle micoride, dei consorzi macrobiotici che adesso abbiamo e che forse prima non avevamo, andrebbero trasferite in modo un po' più chiaro agli agricoltori, invece abbiamo visto ancora, Assessore, se lo ricorda, in un convegno all'Institut Agricole, ne ho parlato anche con un'interpellanza, a limitarci a dire che imporremo il trattamento obbligatorio.
La burocrazia, ahimè questa l'hanno evocata un po' tutti, capisco che non si può eliminare completamente, perché se togliamo la burocrazia, abbiamo già tolto i soldi all'Assessorato, se gli togliamo anche la burocrazia che cosa ne facciamo di questi dipendenti. Facciamoli diventare burocrati a favore dell'agricoltore, dell'utente, che siano loro a portare avanti le istanze, le problematiche del settore, che diventino produttivi in un certo modo, servono informazioni più precise. Abbiamo parlato di fondi BEI, della Comunità Europea, di centinaia di milioni di euro, non si sa chi ne ha diritto, per quale attività, per che cosa, se l'agricoltore o no. Servirebbero delle indicazioni precise.
Concludo dicendo che se non ci diamo degli obiettivi a lungo termine e ci limitiamo a fare il bilancio di anno in anno, saremo sempre qui a tagliare, a rimpinguare un settore piuttosto che un altro, ma se non ci diamo degli obiettivi a lungo termine non possiamo sicuramente immaginare uno sviluppo integrato, che dia un futuro, che dia delle certezze ai nostri giovani. Se guardiamo intorno, senza andare tanto lontano, ci sono delle situazioni in cui l'agricoltura è stata integrata con il turismo, con l'ambiente e le cose stanno andando in un modo, mi sembra, molto più positivo. Vediamo, quindi, di andare in questa direzione. Mi ha fatto molo piacere l'apertura del Presidente ieri perché mi sembra che sia iniziata veramente la volontà di poter non solo essere qui a controbattere uno contro l'altro, ma magari di riuscire a programmare qualcosa che serve veramente per il futuro della Valle d'Aosta.
Président - Merci Conseiller Grosjean. La parole au Conseiller Restano.
Restano (UV) - Grazie Presidente.
Gentili colleghi, le considerazioni che ognuno di noi illustra in questa sala...oltre a tener conto degli interventi che via via i colleghi rappresentano al Consiglio e che sicuramente sono figli del proprio bagaglio formativo, culturale, di esperienza professionale o delle proprie sensibilità...oggi hanno risentito, giustamente, del particolare momento storico che stiamo vivendo segnato da una forte crisi politica e da un altrettanto forte crisi finanziaria dello Stato che, ahimè, non ha risparmiato la nostra regione sia dal punto di vista politico sia soprattutto dal punto di vista finanziario.
E proprio da quest'ultimo aspetto dobbiamo in prima analisi farci carico. Le disponibilità delle risorse per il 2015 ammontano a 973 milioni, a fronte del miliardo e 77 milioni dell'anno precedente. Si tratta di una diminuzione del 9,65 percento. Il Bilancio 2015 evidenzia una disponibilità per la spesa corrente di 872 milioni, a fronte di quella del 2014 che pareggiava sulla cifra di 912 milioni; una diminuzione del 4,38 percento. Per le spese di investimento c'è una disponibilità di 101 milioni, a fronte dei 165 previsti dall'anno precedente: una diminuzione qui molto significativa del 38 percento circa.
L'avere solamente l'11 percento del bilancio destinato alle spese d'investimento ci permette di percepire tutta la drammaticità del momento. Rispetto all'anno precedente, un calo del 4,28 percento si tratta di un dato significativo che evidenzia con grande chiarezza la gravità del momento che stiamo vivendo e ci traccia con altrettanta chiarezza quale sia il percorso da intraprendere per migliorare la situazione. Dobbiamo ridurre la spesa corrente e a tale proposito vi sono, e vi saranno, delle iniziative in merito. Potrebbero, forse, non esser sufficienti. Necessitiamo di un piano di ristrutturazione della macchina amministrativa regionale, a medio e a lungo termine; che salvaguardi però i singoli dipendenti e le loro famiglie, ma nel contempo preveda di raggiungere l'obiettivo principale e cioè il contenimento della spesa corrente, come già detto, così potremo trovare un po' di risorse da destinare al comparto edile, come da più parti ci viene richiesto. Dobbiamo cercare di arginare quest'emorragia di risorse, impostando dei rapporti diversi con il governo romano. Percorsi già avviati, ma che possono essere più incisivi solamente se la nostra Regione saprà presentarsi, agli interlocutori del momento, politicamente unita e compatta. A tale proposito, convengo con il Presidente, e con altri colleghi che mi hanno preceduto negli interventi, nell'indicare quale percorso possibile per il futuro quello di nuovi accordi, nuove intese e obiettivi programmatici modificati, in linea con l'attuale situazione socioeconomica e con l'obiettivo principale di rinforzare il progetto politico autonomista.
Ho sentito chiedere un cambiamento di metodi e anche della disponibilità a discutere: concordo con tutto questo. Mi sembra, per certi versi, di essere tornato alla primavera del 2014. Ieri e oggi si è parlato nuovamente di elezioni, che per quanto mi riguarda dimostrerebbero sicuramente il fallimento della nostra classe politica e l'incapacità dei movimenti e partiti politici di proporre soluzioni serie, valide e credibili. Ho detto movimenti per primi, a ragion veduta. Perché le elezioni dimostrerebbero alla popolazione valdostana l'incapacità dei movimenti di maggioranza, per primi, e di quelli di minoranza a seguire, di leggere in chiave politica una situazione in grande e continua evoluzione, dando così ragione a chi, a livello nazionale, pone un accento critico sul ruolo dei partiti e dei movimenti autonomisti per arrivare alla fine alla gestione delle Regioni a Statuto Speciale. A tale proposito, credo che, in caso di elezione, il risultato elettorale non cambierebbe l'attuale precarietà della situazione politica e quindi non si riuscirebbe a uscire definitivamente dall'impasse. Il grande cambiamento passa attraverso la volontà dei movimenti autonomisti a confrontarsi, a presentare e proporre eventuali soluzioni alla crisi: soluzioni chiare e condivise. Se i movimenti falliranno in questo tentativo i valdostani dovranno prenderne atto e, come si suol dire, il boccino passerà direttamente nelle mani dei 35 Consiglieri; che con grande atto di responsabilità dovranno farsi carico delle situazioni e, se ne saranno capaci, proporre scelte serie, coraggiose e credibili. Personalmente credo nel ruolo dei nostri movimenti. Credo che ce la faremo, ma sono consapevole dell'incarico che ho ricevuto dagli elettori e non intendo disattenderlo.
Entrando nel merito del bilancio, il Presidente ha spiegato ieri che si tratta di...un bilancio di transizione, prospettico e realistico, in attesa di evoluzioni. Condivido in pieno queste affermazioni, che però in futuro devono essere seguite da azioni politiche dirette, come ho già detto in precedenza. Come già fatto lo scorso anno, nel mio intervento mi soffermerò principalmente sull'articolo della legge finanziaria che ha per titolo Finanziamento della spesa sanitaria regionale di parte corrente per investimenti, appunto l'articolo 19.
Per l'esercizio 2015 l'importo della spesa sanitaria corrente, finanziamento dei LEA (livelli essenziali di assistenza) e finanziamento aggiuntivo corrente per i LEA, ammonta a 243.810.000 euro, a fronte dei 254/305 previsti per il 2014. Disponiamo quindi di 10.495.000 euro in meno rispetto all'anno precedente; si tratta di una diminuzione del 4,12 percento. La crisi, quindi, non ha risparmiato la nostra sanità. Si parla, in effetti, di un taglio, alla luce del nuovo atto aziendale e quindi della riorganizzazione in atto presso l'Azienda USL che potrebbe permettere di reggere l'impatto senza alterare la qualità dei servizi. Ricordo ai colleghi che la programmazione in sanità non ha tempi di risparmio brevi e che le economie sono già state avviate nel corso del 2014, prima della presentazione dell'atto aziendale. Rammento che la sanità valdostana offre agli utenti...o pazienti come li vogliamo chiamare, un numero di servizi decisamente superiori a quello che il numero degli abitanti in Valle ci permetterebbe di avere. Il Patto per la salute prevede che per un numero di abitanti pari a 150.000 persone sia previsto solamente un ospedale di fascia A, con un numero di reparti ridottissimo: chirurgia, medicina, ortopedia e pochi altri servizi. L'essere riusciti, come Regione a Statuto Speciale, ad andare in deroga al Patto per la salute è stato un grande risultato in favore dei valdostani. Tale risultato comporta però la necessità di disporre, in sanità, di maggiori risorse rispetto a quelle previste dallo Stato. La Giunta investe in sanità, infatti, 23 milioni in più rispetto ai 220 milioni previsti; questo a dimostrazione della sensibilità di questo Governo regionale in favore della popolazione valdostana sul tema della salute. Disponiamo, quindi, di una sanità a oggi completa, ma anche molto costosa ed efficiente. Affermazione confermata dalle ultime analisi dei risultati: siamo tra i primi in Italia per qualità e servizi. Il progetto riorganizzativo, a mio modo di vedere, dovrà prevedere il mantenimento dei servizi senza tagliare i dipendenti. Sono consapevole che quanto appena auspicato non si può raggiungere in breve tempo. In effetti l'Azienda USL è da oltre 6 mesi che lavora sul lato aziendale, che prevede la riorganizzazione del nostro sistema sanitario, tenendo conto di quanto ho detto in precedenza. A tale proposito, come già da me affermato lo scorso anno, in sede di discussione di bilancio, rammento che per ogni riorganizzazione, razionalizzazione o ottimizzazione di un sistema complesso come quello sanitario, è determinante il contributo di tutti gli operatori del settore; che dovranno accettare di mettersi in gioco anche cambiando abitudini di lavoro, accettando eventuali riqualificazioni, aggiornamenti, e dando la disponibilità al lavoro in équipe e al sacrificio.
A tale proposito l'atto aziendale, che vorrei significare...personalmente vedo come un documento in continua progressiva e costante evoluzione dovuta al mutare delle esigenze degli utenti e della disponibilità finanziaria...dicevo, il nuovo atto aziendale ha operato molti e ampi cambiamenti. Sono stati aboliti 4 dipartimenti, 7 strutture complesse, 4 strutture semplici. Esso produrrà nell'immediato dei risparmi diretti ma, soprattutto, vi saranno degli effetti indiretti in termini di risparmi sia nel medio periodo sia nel lungo periodo e in termini di recupero di professionalità e migliore impiego del personale. Ho accolto con favore l'introduzione dei metodi tesi a pesare e quindi misurare l'operato delle strutture aziendali. Per comprendere, in sostanza, se si tratta di servizi utili o meno all'utenza e se i dirigenti ricoprono il ruolo a loro assegnato con la dovuta diligenza e competenza raggiungendo gli obiettivi previsti. Iniziativa tesa a eliminare gli sprechi e a valorizzare le risorse umane.
Recentemente, dopo mesi di trattative, è stato raggiunto un accordo che oserei definire storico, richiamato al punto 8 dell'articolo 19 della legge in discussione oggi, che prevede che le risorse aggiuntive regionali ricomprese nel finanziamento di cui al comma 2 dello stesso articolo, destinate al finanziamento del trattamento accessorio del personale dipendente dell'Azienda USL, viene determinato in 1.800.000 euro, diviso in due fondi di pari entità destinati al personale di comparto ed alla dirigenza. Un segnale di attenzione da parte dell'Amministrazione verso i dipendenti e dall'altra parte un segnale di collaborazione tra dipendenti del comparto e della dirigenza e i sindacati. In precedenza tale fondo era ripartito definendone il 65 percento alla dirigenza e il 35 al comparto.
Ritengo che la riorganizzazione della sanità debba obbligatoriamente passare anche attraverso la riorganizzazione del territorio e dei servizi sullo stesso erogati. Si è cercato, infatti, di dare un nuovo impulso all'area territoriale nel suo complesso, inserendovi professionalità con particolare esperienza e si cercherà di ampliare il servizio offerto dai medici di Medicina generale, anche attraverso un confronto con l'Ordine dei medici. Si dovranno valorizzare i presidi sanitari di Donnas e Morgex, creando realtà di assistenza sulle 12 ore, cercando di agevolare l'associazionismo tra medici che coinvolgano anche specialisti, pediatri e le professioni sanitarie che rivestono un ruolo sempre più importante nella sanità nazionale e valdostana. Atti che potranno così combattere gli accessi impropri in pronto soccorso.
Ci vuole però un'azione sinergica, che passa anche attraverso l'applicazione di nuovi ticket aggiuntivi come avviene anche in altre regioni. Come già evidenziato in sede di Commissione, è stato riaperto il dialogo con la sanità piemontese attraverso incontri specifici che in futuro dovranno tendere ad aumentare le collaborazioni, incentivando la mobilità attiva nella consapevolezza che il vicino canavese, a seguito della ristrutturazione della sanità in corso nella regione Piemonte, risulta al momento privo di diversi servizi. Il raggiungimento di questo obiettivo ci permetterebbe, considerato l'aumento della casistica, da un lato di migliorare la qualità dei servizi offerti ai valdostani e dall'altro di aumentare le entrate; rendendo più sostenibile il nostro sistema.
Per quanto riguarda la parte dell'istruzione, e quindi il sistema scolastico, devo rilevare che il bilancio prevede una diminuzione del solo 1 percento, quindi il sistema si può dire che sta reggendo. Voglio sottolineare e tranquillizzare i colleghi a riguardo dell'insegnamento dell'inglese nella scuola primaria. Vengo da un paese di montagna dove è stato introdotto questo tipo di insegnamento e ritengo che il progetto École VdA, di cui abbiamo recentemente parlato in Commissione, sia importante sia per il potenziamento della lingua francese sia per l'inserimento della lingua inglese e non sia un progetto esclusivo e per pochi, ma possa riguardare l'intera popolazione scolastica valdostana.
Per quanto riguarda les adaptations, dagli anni '90 si è deciso adesso di metterci mano; ragionando sul sistema nella sua globalità, per tutti i gradi di istruzione, per rendere tali adaptations armoniche e consequenziali. Vorrei ancora fare un inciso per quanto riguarda le borse di studio. Abbiamo la disponibilità dell'Assessore a confrontarsi sul tema e sulle proposte che lo scorso anno ci sono state avanzate dagli studenti.
Ritengo, in ultimo, aprire una parentesi per quanto riguarda il tema dello sport. Considerato che provengo da quel mondo, voglio significare a questa Assemblea che lo sport non deve essere inteso come un divertimento per i giovani e i meno giovani, ma dev'essere osservato e seguito per il ruolo che realmente svolge: funzione sociale, capacità di aggregare e impegnare i giovani nel loro tempo libero, che generalmente è foriero di comportamenti più disparati, avviamento a corretti stili di vita - che sono alla base della prevenzione primaria in sanità e quindi di un eventuale risparmio nella spesa per sostenere i LEA - , formazione dei giovani educandoli alla capacità di accettare il risultato e di assumersene le responsabilità, formazione e avviamento alle professioni della montagna - guide alpine, maestri di sci e quant'altro - che sono tra gli attori dell'offerta turistica estiva e invernale della nostra regione.
Ritengo, pertanto, che ogni risorsa che il bilancio saprà destinare allo sport e all'organizzazione di eventi a caratura nazionale e internazionale è da considerarsi destinata all'investimento sul nostro futuro, su quello dei nostri giovani, delle professioni turistiche e della montagna. Grazie.
Si dà atto che dalle ore 17,33 la presidenza è assunta dal Vicepresidente Rosset.
Rosset (Presidente) - Grazie collega Restano. Ci sono altri colleghi che chiedono la parola? Siamo sempre in discussione generale. Ha chiesto la parola il Consigliere Gerandin, ne ha la facoltà.
Gerandin (UVP) - Merci Président.
Noi che siamo ancora un po' della vecchia amministrazione quando parliamo di bilancio siamo ancora convinti...lo abbiamo sempre vissuto come uno strumento di programmazione e sviluppo. Sono alcuni anni, ormai, purtroppo, che non è più così. E questo strumento che doveva permettere ai cittadini di avere una prospettiva futura, a volte magari anche di sognare quello che poteva essere uno sviluppo, una realtà diversa per quello che riguarda il futuro, da alcuni anni purtroppo non è più così. A livello nazionale addirittura non la chiamano neanche più strumento di programmazione e sviluppo, lo chiamano legge di stabilità, nel senso che probabilmente siamo veramente ridotti a cercare di non fare ulteriori danni, cioè stabilizzare quello che è il pregresso ove è possibile, là dove le prospettive di programmazione e di sviluppo sono veramente ridotte ai minimi termini. I contenuti a livello nazionale a volte sono lontani anche da quelle che sono le esigenze dei cittadini, sono ridotti il più delle volte ad annunci, slogan in cui, a volte, a margine ci sono accordi politici di facciata per mantenere un minimo di credibilità alla politica. Senza poi dire quella che è la realtà dei fatti, la coerenza, non sono così importanti, per cui si può continuare o si cerca di illudere i cittadini con una ripresa inesistente e con occupazione, una crescita che di fatto non esiste.
Questa è l'amara realtà con cui anche la Valle d'Aosta deve confrontarsi in questi tempi. Bene, noi in Valle vorremmo continuare a immaginare un bilancio quale strumento di programmazione e sviluppo. Noi crediamo che il Patto di stabilità, l'incidere dello Stato sulla reale disponibilità delle nostre risorse finanziarie non possano essere un alibi. Siamo anche convinti che ci siano margini per rilanciare l'azione amministrativa con un cambiamento reale nei fatti e nelle idee. Non condividiamo il tono di rassegnazione con cui la maggioranza illustra questo bilancio. Non ci piace neanche quella maggioranza che si limita a elencare la distribuzione delle poche risorse disponibili, peraltro con tagli dolorosi per famiglie, sociale, sanità, imprese, commercio e agricoltura.
Noi crediamo, allora, che a saldi invariati si possa fare un bilancio che abbia una parte consistente, comunque che guardi con un occhio particolare allo sviluppo. Assumono un particolare valore le dichiarazioni del Presidente sulla necessità di approvare un bilancio realistico aperto su tematiche per noi fondamentali, lo ripeto, quali sviluppo e lavoro. Si deve cambiare, ora, una vecchia impostazione che di fatto deve fare i conti con le risorse dimezzate. Dico questo perché mantenere la vecchia impostazione significa forse in questo momento così difficile avere un bilancio senza prospettive. Penso che qualche cosa di importante sia passato in questi ultimi tempi da quando la giunta regionale ha presentato questo bilancio per la prima volta in commissione e poi alle associazioni di categoria dei sindacati.
Qualcosa di importante è successo perché mai come in questa occasione si è vista una presa di posizione, diciamo, unanime di preoccupazione, ma non solo, da parte delle associazioni di categoria dei sindacati e in taluni casi rasentava la rassegnazione. Si è parlato di carenza di progettualità, di idee, di azioni di governo senza alcuna priorità. Se lo leggiamo sotto questo aspetto è una bocciatura, una bocciatura senza attenuanti. Voglio però provare a raccogliere l'invito che ha fatto il Consigliere La Torre che diceva di non fermarsi a un'analisi su com'era bello e di chi è la colpa. Se c'è questa disponibilità chiediamo parimenti la disponibilità a riconsiderare scelte e accordi pregressi, a condividere un programma di sviluppo nell'interesse non della politica, ma dei valdostani. Noi alcune idee in merito ce le abbiamo. Sono parte integrante dei nostri emendamenti, vogliamo discuterne nei contenuti tutti assieme.
Non accetteremo tatticismo politico, vale a dire emendamenti respinti per parere contrario dei dirigenti sulla mancata copertura finanziaria. Siamo disposti a correzioni sulla forma, non nella sostanza. Anche per quelli che prevedono disimpegni contabili, magari temporanei e in attesa di tempi migliori. Se c'è volontà di cambiamento e di dialogo che avvenga in quest'aula, sarà molto più chiaro, credibile e apprezzato dai cittadini. Altrimenti rimarranno solo belle parole di una classe politica poco credibile.
Non entrerò sulla destinazione delle risorse specifiche disponibili nel bilancio, però alcune considerazioni di carattere particolare su tematiche che ritengo importanti vorrei provare a esternarle. Per quello che riguarda la parte entrata è indubbio che è fortemente condizionata dalle decisioni dello Stato. Fortemente condizionata perché avendo noi i dieci decimi dei tributi propri, le manovre che da altre parti lo Stato vende come riduzione della imposizione, noi le paghiamo come regione Valle d'Aosta. Gli 80 euro che lo Stato ha dato - che ha reso strutturali per quello che riguarda l'Irpef - per noi saranno 80 euro in meno, incideranno su quella che è i dieci decimi dell'Irpef regionale. La manovra per quello che riguarda la diminuzione della percentuale dell'Irap sarà esattamente la stessa cosa perché sarà un'altra di quelle manovre che incideranno pesantemente sull'entrata legata ai tributi propri. È chiaro che non possiamo continuare, e poi è un argomento che io ho già trattato sovente, forse fino alla noia, a essere tenuti in scacco dallo Stato per quello che riguarda il Patto di stabilità. È inaccettabile che in un sistema in cui la prima cosa che dovrebbe avere a disposizione un amministratore pubblico è la certezza delle risorse. In questo caso noi non abbiamo neanche la certezza delle risorse del 2014. L'abbiamo detto più volte in quest'aula che è inaccettabile un atteggiamento del genere. È inaccettabile per vari motivi.
Uno, e l'ho detto l'altra volta, ero particolarmente preoccupato perché non chiudere il Patto di stabilità 2014 potrebbe avere anche delle ripercussioni importanti sul futuro del bilancio 2015. L'altro è che di fronte a questo Patto di stabilità che colpisce così duramente le regioni, gli enti locali, noi abbiamo la necessità come regione di concludere un accordo che metta il punto finale anche sull'accordo sul federalismo. Riconsiderare nel globale l'accordo del federalismo e il Patto di stabilità.
Per quello che riguarda la voce entrate, il 94 percento di queste risorse sono entrate proprie. Per cui è chiaro che il condizionamento per quello che riguarda il bilancio è un condizionamento pesante che di fatto influisce in maniera importante sulla possibilità di programmazione. Allora, a fronte di un'importante percentuale come questa sulle entrate proprie - l'ha già detto il collega Fabbri - lo ripeto, dobbiamo avere un occhio di riguardo sulla crescita in Valle d'Aosta. La crescita dell'imprenditoria locale, della tassazione di coloro che pagano le tasse in Valle. Son contento che nell'intervento del Presidente ci sia stato un passaggio che diceva che appalti non sempre equivale a lavoro. È vero, è vero questo perché quando abbiamo grandi opere o comunque abbiamo appalti - e lo dico anche in previsione della costituzione della centrale unica di committenza e di quella che è la stazione unica degli appalti - ognuno di questi che va fuori Valle, all'atto della sottoscrizione del contratto ci perdiamo l'Iva, subito, e poi ci perdiamo l'imposizione legata all'Irpef e all'Irap. Attenzione, allora, perché crediamo che sia importante cambiare il sistema e soprattutto cercare dove possibile di incentivare l'imprenditoria locale. Lo crediamo perché il futuro è questo, è il futuro in cui ci possiamo giocare le previsioni per le risorse disponibili.
Ricordo ancora che in questo momento nel 2015 andremo a trasferire le entrate dei tributi propri del 2013. Per cui le conseguenze sull'incidenza sulle risorse ce l'abbiamo 2 anni dopo. Seminare, quindi, adesso significa avere i primi risultati nel 2017. Allora è questa l'importanza di agire immediatamente per quello che riguarda la parte entrata.
Per quello che riguarda la spesa, beh, è finita l'epoca dei contributi a fondo perso, ma penso che i cittadini ne abbiano preso consapevolezza ancora prima della politica. Anche durante le audizioni è stato manifestato più volte che era finito un sistema, ma che necessitava avere le idee chiare per fare ripartire un altro tipo di sviluppo. E allora crediamo che ogni risorsa che riusciremo a svincolare, a trovare, a mettere a disposizione, debba essere una risorsa mirata allo sviluppo, a incentivare l'imprenditoria privata. Dobbiamo essere realisti, però, nel senso che è facile fare proclami, bisogna capire dove reperiamo queste risorse. Noi qualche idea ce l'abbiamo.
Va bene la gestione associata - quella che abbiamo approvato per quello che riguarda il sistema organizzativo degli enti locali - è un passo avanti. Abbiamo scritto alcune regole che devono mantenere la qualità dei servizi, ma nello stesso tempo bisogna che ci sia una riduzione del costo del personale. Come Regione negli ultimi 8 anni abbiamo quasi dimezzato il bilancio regionale. Abbiamo avuto una media di 50 pensionamenti all'anno. E bene la spesa per il personale regionale è rimasta negli ultimi 8 anni pressoché invariata. Allora dobbiamo avere anche il coraggio di dire che non possiamo mascherare il tempo indeterminato con il tempo determinato. Quando abbiamo metà delle risorse disponibili, bisogna avere il coraggio di dire che probabilmente alcune scelte che andavano nel senso di essere oberati di lavoro, non potevamo farle e in questo momento probabilmente bontà vorrebbe che venissero riportate all'interno dell'amministrazione.
Gli enti locali, poi, pensiamo debbano essere una risorsa attiva per lo sviluppo. E allora, Presidente, per una volta diciamocela tutta. Finanza locale non è 224 milioni come l'abbiamo dipinta, è ben altra cosa in questo momento. Le risorse disponibili di finanza locale, quelle che trasferiamo direttamente, sono poco più di 90 milioni con alcune leggi di settore specifiche che vanno ad aumentare queste risorse. Su questo non c'è dubbio. Però il grosso, la fetta che è aumentata esponenziale in questi anni riguarda leggi di settore che nulla hanno a che fare con la finanza locale. Sono state leggi che per necessità di bilancio sono state iscritte in finanza locale. Teniamo conto che di questi 90 milioni, finanza locale dovrà confluire 23 milioni rispetto al Patto di stabilità. Altri 25 milioni faranno parte di quel trasferimento a compensazione IMU che - per la carità - lo Stato, in maniera molto benevola, ha detto che i comuni possono compensare basta che applichino la TASI. Sono le cose che avevamo sentito in precedenti governi...mi ricordo chi in questo momento è Presidente si alzava scandalizzato e diceva basta mettere la mano, far fare gli esattori ai comuni. Bene, adesso, pari e patta non abbiamo cambiato nulla e io Stato mi trattengo queste risorse, tu comune puoi compensarle, applica la TASI, 25 milioni per la Valle d'Aosta nel contesto dei comuni. 10 milioni e mezzo li abbiamo poi messi per l'equilibrio della finanza pubblica. Per cui le disponibilità sono veramente limitate in questo momento. E se noi crediamo che veramente ci sia una possibilità per far rilanciare anche il settore dell'artigianato, della piccola impresa o che, dobbiamo, nel limite del possibile, ridare ossigeno a delle realtà come gli enti locali.
Per quello che riguarda le società controllate o le società in house. La vera sfida crediamo che sia quella di farle crescere, che sappiano confrontarsi con l'imprenditoria privata, che premino scelte di qualità e di crescita, altrimenti noi andremo, e se non andremo in questa direzione, con il diminuire delle risorse disponibili da parte della pubblica amministrazione segneremo il loro amaro destino. Mi dispiace dirlo, ma è così. Se non siamo in grado di far crescere questo grande valore che deriva da queste società che hanno professionalità, ma che sono state abituate negli anni a essere esclusivamente mantenute in piedi perché la pubblica amministrazione affidava direttamente queste risorse. Bene, questo sistema, lo diciamo adesso, prima che ci dicano che è troppo tardi, è un sistema che non ha futuro, per cui cambiamolo assieme, scegliamo manager nell'interesse delle società e non per coprire caselle della politica. Crediamo che a situazioni economicamente critiche si debba dare un segnale importante. Per le nostre imprese, per i nostri artigiani, commercianti, professionisti, imprenditori, tutti coloro che in questo momento stanno vivendo per l'occupazione, stanno vivendo un momento difficile, delicato. Per cui noi rilanciamo con forza un piano straordinario di investimenti da assegnare a cottimo fiduciario, lo scriviamo nell'emendamento, cottimo fiduciario con il criterio della rotazione, un piano di 350 appalti in 2 anni da 250 mila euro. Crediamo che sia la vera possibilità per far ripartire la macchina.
È un piano straordinario, non può durare all'infinito, su questo ne siamo coscienti, ma questo lo rilanciamo e lo rilanceremo e saranno dei punti su cui noi vorremo confrontarci per vedere se c'è un cambiamento. Concludo con la necessità che questo Consiglio per una volta lasci da parte la convinzione politica personale, l'appartenenza, e provi per una volta tanto a dare un segnale importante che la politica a volte è quella che si fa nell'interesse dei cittadini e non quella che magari i cittadini son convinti si faccia all'interno delle sedi dei partiti o dei movimenti. Questa è la vera risposta che tutti possono capire. Se c'è la volontà di...non è quella in cui ci si spartisce sedie, poltrone, incarichi, sottogoverno, qui non c'è niente di tutto questo. Bisogna capire se c'è la volontà di dare un segnale diverso. E poi in questo momento la regione, la nostra regione ha la necessità di dare un'immagine di coesione, un'immagine di forza perché attenzione - al di là di ogni manovra finanziaria in cui vengono diminuite le disponibilità finanziarie - è un attacco diretto allo Statuto e all'autonomia. I segnali che si vedono in questo momento è che probabilmente ci sia una sorta di regolamento di conti tra Stato e regioni. E non vorrei che da questo regolamento di conti a patirne di più siano le autonomie speciali prima, le piccole regioni poi perché noi di Limonte non ce ne può fregare di meno, di Limonte non ce ne può fregare di meno. Grazie.
Presidente - Grazie Consigliere Gerandin. La parole au Conseiller Farcoz.
Farcoz (UV) - Oui merci Président.
Credo che questa interessante discussione generale abbia messo in evidenza diversi importanti aspetti, ma credo soprattutto diversi atteggiamenti. È innegabile che il momento di difficoltà esiste per tutti, perché sappiamo tutti che questo è un bilancio difficile, che tiene conto di una crisi che non finisce domani, ma che è strutturale. Credo anche che dobbiamo valutare le cause di questa crisi. Da una parte sicuramente ci tiriamo dietro la crisi mondiale iniziata nel 2008, ma anche dall'altra parte, come è stato detto più volte oggi, una crisi indotta dello Stato italiano, che attraverso tutte le sue manovre unilaterali ci ha sottratto risorse che in qualche modo potevano consentirci di attutire l'impatto anche in questo momento di forte difficoltà.
Da una parte, quindi, sottrazione di risorse unilaterale, non concordata: dopo il patto del federalismo fiscale c'è stata una serie di atti unilaterali, da Salva Italia a Sblocca Italia, per cui la Regione ha fatto ricorso, ma ci sono ancora i ricorsi pendenti; dal Patto di stabilità, che ricordiamo sia la Regione che i Comuni non hanno potuto in qualche modo spendere le risorse a loro disposizione. Di conseguenza, quindi, questi due fattori hanno generato un'impossibilità di programmare ed è per questo che ci troviamo con un bilancio che nel 2016 e '17 sarà difficilmente lo stesso. E ovviamente dobbiamo anche porci qual è il problema e fino a quando tutto questo durerà.
La crisi economica sicuramente non è nella nostra facoltà di programmarla e comunque di veicolarla, ma dall'altra parte un accordo preciso con lo Stato italiano come è stato fatto per altre Regioni senza danneggiare troppo il bilancio in futuro, dovrà essere fatto. E su questo spero che la politica valdostana, indipendentemente dai colori, sia unita e coesa. E di fronte a questo scenario credo che non ci possa essere che un rilancio responsabile e non rivoluzionario, nel senso che lavoratori e contratti sindacali devono essere tutelati, ma allo stesso tempo forse dobbiamo razionalizzare le competenze, cercare di mettere insieme un'Amministrazione efficiente. Una reazione, quindi, una reazione innanzitutto nei confronti dello Stato, e successivamente rivedere al nostro interno un modello, sicuramente importante, che in questi anni ricordo ha consentito ai valdostani di vivere in un momento di benessere. E ovviamente per fare questo, per rivedere quello che è il nostro modello, ci vogliono le idee.
Da una parte di nuovo mettere al centro quello che è l'Amministrazione pubblica, cosa potrà fare il pubblico da qui in avanti, ma secondariamente, e non possiamo metterlo in secondo piano, l'idea del privato. Da una parte la Regione dovrà essere coordinatore di tutte quelle iniziative private che in qualche modo potranno dare di nuovo una boccata d'ossigeno alla nostra economia. E la Regione può iniziare, come è già stato fatto, in questi anni, attraverso diversi tavoli, a ridurre il peso della burocrazia, ricordiamo che molti privati non ci chiedono contributi in conto capitale, ma di agevolare le procedure per commerciare, per mettersi sul mercato e di conseguenza cercare di portare avanti le normative nazionali e europee, che molte volte ci impongono delle linee guida molto stringenti.
Dall'altra parte agevolare, come si sta facendo, ad esempio, attraverso l'industria, delle leggi di settore chiare che vanno nella direzione di essere accessibili a tutti. E secondariamente il pubblico deve indirizzare. È stato detto molto bene dal relatore La Torre, alcuni esempi, uno sul quale dovremo sicuramente andare a puntare è la green-economy. Un territorio come la Valle d'Aosta non può esimersi dal non tracciare una sua politica interna, anche privata, su un settore così importante che probabilmente sarà il settore trainante della ripresa economica mondiale. E per ultimo, aspetto importante, per quello che è il privato, come è stato ricordato anche ieri nelle relazioni, i fondi di rotazione sono stati mantenuti e di conseguenza un sostegno all'economia, da questo punto di vista, c'è. E ovviamente dobbiamo anche valutare quello che è il ruolo dell'Europa che attraverso i suoi progetti transfrontalieri è un'Europa di opportunità, non solo economiche, ma di contatti, un'Europa di informazioni, perché attraverso diversi progetti transfrontalieri le pubbliche amministrazioni possono collaborare tra di loro e, quindi, percepire diversi suggerimenti, e di conseguenza creare dei legami economici utili anche al nostro privato. E come è stato ricordato anche ieri incrementare l'export, che in un mondo così globalizzato non può essere trascurato in questa nostra Regione.
Donc je crois qu'il est évident qu'il s'agit d'un bilan de sacrifices, un bilan qui change le rôle de la Région autonome Vallée d'Aoste, mais qui nous permet d'avoir un document sur lequel nous pouvons travailler dans le 2015. Il est aussi, comme a été rappelé, un bilan ouvert, dans lequel tous les amendements seront évalués dans leur contenu, et donc on se réservera de les voir avec la fermeture de cette discussion générale. Merci.
Président - Merci Conseiller Farcoz. La parole au Conseiller Bertin.
Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.
La discussione di questo disegno di legge si sta sviluppando in un clima molto particolare. Il Presidente ieri ha evocato le elezioni e di fatto dichiarato il fallimento della sua politica e delle maggioranze che lo hanno sostenuto, in questi anni di Presidenza.
Abbiamo visto poi delle difese d'ufficio di questo bilancio, ma è una discussione che affronta solo marginalmente i contenuti del documento contabile e che parla d'altro. Forse perché su questo bilancio c'è poco da dire e anch'io sarà molto sintetico. Un bilancio desolante, è l'unica definizione che riesco a dare, al punto che diventa difficile anche fare un'analisi ed esprimere valutazioni. Una mancanza di scelte e di prospettive e una visione della Valle d'Aosta futura. Certamente da questo bilancio non si vede una via d'uscita dalla crisi, ma soltanto il tentativo di passare à nuttata e sperare che le cose si risolvano da sole e spostare le decisioni nel tempo, seguendo un po' il motto andreottiano che se i problemi sono piccoli si risolvono da soli e se sono grandi è inutile che ci mettiamo a tentare di risolverli, tanto non riusciremo a farlo. Pertanto non facciamo niente e spostiamo le decisioni più avanti. È una copia in piccolo e se possibile ancora più brutta di quella degli anni passati, questo bilancio. Ci si dice che è un bilancio ponte, ma i ponti si costruiscono per portare e per andare da qualche parte. Questo ponte non porta da nessuna parte, è un ponte verso il niente. Non è neanche una grande opera, quelle grandi opere che vi piacciono così tanto. Niente cemento, niente spostamento terra, niente business, niente appalti, neanche una piccola società di scopo, proprio niente.
Un bilancio, cioè un ponte, verso il niente, che è abbastanza inutile, se non a spostare le decisioni più avanti. Se poi l'anno scorso l'avevo considerato un bilancio di galleggiamento, di tentativo di non affrontare, cercando di galleggiare senza una meta, quest'anno la situazione è ancora più deprimente. Il non prendere decisioni, non dare indirizzi, non fare delle scelte, è l'unica decisione di fondo di questo bilancio, nella speranza che il sistema comunque regga ancora per un po', rinviando le decisioni, ma è evidente - lo dico anche voi - che il sistema non regge più. Questo sistema clientelare, che ha trasformato questa Valle in un paese connotato per il suo assistenzialismo, con la presenza soffocante e capillare della politica, che è capace di condizionare molti aspetti della vita economica e sociale, culturale di questa regione, con l'effetto negativo di bloccare ogni possibile idea di sviluppo e di inibire anche la capacità dei Valdostani di fare da soli. Addirittura in questi anni si è cambiata la mentalità delle persone, dei Valdostani con questa presenza soffocante. La diminuzione delle risorse e la fine del lungo periodo dell'abbondanza finanziaria, che ha caratterizzato gli ultimi 30 anni di questa regione, impone dei cambiamenti radicali, di sistema, lo ripeto, lo diciamo da anni, non regge più, che lo vogliate o no è il momento delle scelte, non è il tempo di tagli lineari.
In questo bilancio ci sono i soliti tagli, le solite sforbiciate e le solite ricette, un taglio agli Enti locali, l'ennesimo, attraverso il meccanismo delle leggi di settore, che nulla hanno a che fare con la finanza locale, che di fatto ci chiediamo, a questo punto, che senso ha ancora la legge 48. È di fatto smantellata e si potrebbe intervenire, ma abrogandola direttamente. Tagli all'assistenza, sforbiciate al sociale, al settore produttivo, sforbiciate che consolidano la tendenza di questi ultimi anni e che, però, una dopo l'altra a questo punto creano dei seri problemi, in tutti questi settori. I mutui e il debito come costante eccetera. Nessuna novità, in effetti c'è poco da dire, su questo bilancio. Le responsabilità della situazione naturalmente per voi sono interamente estranee a chi ha governato questa Valle. È inevitabilmente colpa del Governo centrale, certo, il Governo centrale ha moltissime colpe, ma chi si è relazionato con il Governo in questi anni, chi ha sottoscritto il famigerato patto di Palazzo Grazioli con Berlusconi. Certo non siamo stati noi. Adesso bisogna intervenire e cambiare, è l'ora di cambiare i rapporti con lo Stato centrale, ma bisogna innanzitutto ripensare la nostra autonomia, immaginare un modo diverso di relazionarsi con Roma, altrimenti saremo comunque sempre perdenti. Lo fanno le province autonome di Trento e Bolzano, dobbiamo farlo in qualche modo anche noi, altrimenti oggettivamente la situazione sarà ancora più difficile, ma lo sappiamo già, i prossimi anni saranno ancora più difficili.
Certo, per anni nella nostra regione si sono sprecate in progetti megalomani e clientelismo le grandi possibilità che un particolare momento di abbondanza finanziaria, iniziata da lontano, 1983, con il riparto fiscale, aveva dato alla Valle d'Aosta. Qualcuno si è illuso che le vacche grasse durassero per sempre. E oggi, con l'inevitabile e prevedibile riduzione della spesa pubblica, iniziamo a pagarne e lo facciamo con gli interessi, gli errori compiuti in questi anni. Ma questa situazione e questi errori hanno dei padri e delle madri e ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Per quanto ci riguarda, come abbiamo sempre fatto, presenteremo le nostre proposte, che sono già state annunciate e che riguarderanno molti settori, anche per dare un po' di contenuto e qualche novità a questo bilancio. Ci è stato detto che questo è un bilancio aperto, lo vedremo, in base a come si risponderà alle proposte che faremo. Grazie.
Si dà atto che dalle ore 18,09 la presidenza è assunta dal Vicepresidente Rosset.
Rosset (Presidente) - Grazie Consigliere Bertin. Ci sono altre richieste di intervento? Siamo in discussione generale. Ci sono ancora Consiglieri che vogliono intervenire? Ha chiesto la parola il Consigliere Laurent Viérin, ne ha la facoltà.
Viérin L. (UVP) - Per una mozione d'ordine, Presidente. Noi, questa mattina, i vari gruppi hanno presentato degli emendamenti. Prima di proseguire la discussione generale vorremmo capire se questi emendamenti, intanto, tecnicamente, sono stati ammessi, e poi, magari, che ci sia un attimo di confronto, per capire se c'è una volontà politica di discutere, prima di continuare, diciamo, a disquisire del merito di un bilancio che per adesso è stato abbastanza analizzato in lungo e in largo, ma che necessita di alcuni approfondimenti, nel senso che vorremmo capire, adesso, se questi emendamenti hanno una possibilità tecnica, anche di volontà politica, di vedere che il loro corso vada avanti.
Chiediamo, quindi, alla Presidenza se c'è una codificazione del modo di procedere, chiaramente con la chiusura poi della discussione generale si chiude anche la possibilità di presentazione di eventuali ordini del giorno che possono tradurre...Grazie.
Presidente - Sì, se posso...grazie, se posso...lei...stiamo predisponendo la fotocopia dei vari emendamenti da poter consegnare, in modo che poi si possa eventualmente attivare un confronto sugli stessi. Stanno ancora completando la stesura dell'ordine del giorno sulla burocrazia e semplificazione normativa. Bertschy ha chiesto la parola, ne ha la facoltà.
Bertschy (UVP) - Anch'io per mozione d'ordine, Presidente. Chiederei allora a questo punto una riunione dei Capigruppo per ridefinire un po' i lavori e anche la prosecuzione della...era una cosa che avremmo dovuto fare, a questo punto ci aggiorniamo anche rispetto a questi contenuti. Grazie.
Presidente - Sospendiamo i lavori allora per un quarto d'ora. Grazie.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 18,19 alle ore 19,59.
Si dà atto che dalle ore 19,59 riassume la presidenza il Presidente Marco Viérin.
Viérin M. (Presidente) - Allora, comunico quanto deciso nella conferenza dei Capigruppo, e per ottimizzare anche il lavoro sugli emendamenti, sugli ordini del giorno, si è già lavorato per restringere le situazioni presentate anche rispetto a quelle che gli uffici ci hanno trasmesso come, diciamo, ammissione...ammissibilità degli emendamenti, da un punto di vista tecnico-finanziario, e quindi questo esame è stato completato nell'ultima conferenza dei Capigruppo, diciamo che sono le 20 e quindi i lavori riprenderanno alle 21 e proseguiranno in notturna fino all'ora stabilita...mezzanotte, le una. Quindi i lavori riprendono alle 21.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 20 alle ore 21,15.
Viérin M. (Presidente) - Colleghi riprendiamo i lavori, ricordo che siamo in discussione generale. Voglio ricordare che la Conferenza dei Capigruppo ha concordato di accettare gli ordini del giorno fino a domani mattina alle ore 9, ne sono già pervenuti 6 che faremo distribuire in questi minuti, in modo che alla chiusura della discussione generale iniziamo a discutere questi che sono già arrivati al tavolo della Presidenza questa sera. Continuiamo, quindi, con i lavori in discussione generale, colleghi che chiedono la parola? Colleghi, ricordo che in conferenza ci era parso di capire che c'erano ancora due-tre interventi.
La parola al collega La Torre.
La Torre (UV) - Grazie Presidente.
Intervengo adesso, perché penso che, insomma, ormai il dibattito si stia concludendo e, quindi, in qualche modo, essendo stato citato numerose volte all'interno del dibattito, in funzione della relazione che ho svolto, mi sento anche in dovere di svolgere qualche riflessione.
Innanzitutto, come ho detto, ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, però è evidente che alcuni mi hanno colpito di più, soprattutto, devo dire, quello dei colleghi del PD. E lo dico con molta serenità e tranquillità, perché nella mia relazione ho fatto un riferimento esplicito anche forte, politico, all'importanza che a mio avviso ha il PD all'interno di questo Consiglio regionale, e soprattutto del ruolo importante che il PD potrebbe giocare a livello nazionale, come partito di cerniera, tra le forze regionaliste, autonomiste e le forze nazionali, in funzione proprio del loro ruolo che a livello nazionale gli permette, come dire, di essere il terminale di quello che oggi è il Governo. Mi dispiace di non essere stato compreso o forse non riesco meglio a capire le cose che mi sono state dette, nel senso che purtroppo, intanto, la prima cosa che devo rilevare, è una certa discontinuità perché Consigliere Donzel, io che seguo attentamente anche le cose che lei dice, il 27 ottobre di quest'anno lei con un'ANSA dichiarava: "Il PD apre sul bilancio, ci sono molte nostre idee". Oggi, purtroppo, devo prendere atto che in qualche modo quello che ho letto sull'ANSA il 27 di ottobre sembra una cosa molto lontana da quello che...non corrisponde alle cose che lei ha detto oggi. La prima riflessione, quindi, su questa discontinuità che noto nel comportamento del PD, che a me dispiace perché continuo a dire, sono convinto, invece, che il PD deve recitare un ruolo politico molto importante.
La seconda è la necessità di una chiarezza degli obiettivi politici. Perché mi viene addirittura il dubbio, nel momento stesso che mi chiedo quale ruolo il PD può e deve giocare all'interno di questo quadro politico e non ho la pretesa di avere la risposta, ma facendo finta di porre la domanda mi viene addirittura il dubbio che se ponessi la domanda a lei, mi darebbe una risposta, se la ponessi a Centoz me ne darebbe un'altra, se facessi la stessa a Guichardaz me ne darebbe un'altra ancora. E questo mi preoccupa, mi preoccupa ulteriormente, perché il ruolo che il PD può giocare all'interno di questo Consiglio è un ruolo fondamentale solo nella chiarezza.
Terza cosa: c'è anche la questione dei ruoli, perché qui non si deve fare confusioni sui ruoli. Qui c'è una maggioranza e c'è una minoranza, sicuramente con dei rapporti di forza molto equilibrati o con poche differenze, ma resta un rapporto tra maggioranza e minoranza che non deve essere confuso nel momento in cui si parla d'un'apertura di bilancio in una inversione dei ruoli. Noi qui ci assumiamo una responsabilità delle cose che facciamo e diciamo, noi ci rendiamo anche conto di quelli che sono i reali problemi e vorremmo affrontarli in prospettiva in un modo diverso. È chiaro che nel momento stesso in cui, alla luce delle cose che sono state dette ieri, non ho la pretesa di averle dette solo io, però non si può non registrare gli interventi dell'Assessore e del Presidente della Regione, che a mio avviso avevano un significato politico profondo, e confondere la politica con l'Amministrazione è un errore. Se poi si deve ridurre - giustamente, ed io non discuto - il bilancio a uno scontro amministrativo, creando una confusione dei ruoli, e devo dare atto, invece, al Consigliere Ferrero che questa confusione non la fa, perché dice: la maggioranza faccia la maggioranza, la minoranza si occupi della minoranza, a questo punto diventa difficile avere un dialogo politico. Poi non so quali sono i rapporti che lei giustamente ha citato, è lungo tempo che intrattengo dialoghi con Pastoret. Ho capito, però, non entro in questo merito, non so le cose che vi siete detti. Ho sentito le cose che sono state dette in quest'aula. E mi dispiace, lo dico veramente, mi dispiace aver sentito una risposta dura di questo genere. La sua è stata più pacata, devo darle atto, come quella della Consigliera Fontana, ma un po' più dura è stata sicuramente la risposta del Consigliere Guichardaz che sicuramente non è un renziano, perché ho capito perfettamente che lei un renziano non è, ma soprattutto ho notato quasi addirittura un atteggiamento aggressivo in quello che era il rapporto che lei introduceva sulla sua visione del bilancio.
A me questo continua a dire mi dispiace, mi dispiace perché nella mia intenzione di relatore, nella mia intenzione nei commenti che ho fatto in merito ai rapporti politici, il mio voleva essere un invito a tutt'altro, voleva essere un invito a un ragionamento a un dialogo, che era basato innanzitutto sul rapporto politico che si doveva instaurare, e poi evidentemente sul percorso amministrativo che non si può inventare. Non si può inventare un percorso amministrativo all'ultimo minuto o pensare che a un certo punto invertendo i ruoli si possa far entrare in un bilancio aperto un contro-bilancio. Ma su che base, questo lo dico anche, mi dispiace che non ci sia il Consigliere Chatrian, su che base un bilancio aperto deve diventare un contro-bilancio fatto dalla minoranza. Non è questo il ragionamento. Un bilancio aperto è un bilancio che si apre a un dibattito e a una riflessione, ma non è che perché uno presenta 70 emendamenti, 70 emendamenti devono essere accettati. Non è che perché gli emendamenti che possono avere un valore in qualche modo, e una volta anche discussi, debbano diventare un elemento centrale di... come dire, di differenza su cui andare a litigare. Non credo che sia questo l'obiettivo. L'obiettivo politico in quest'aula era quello di aprire una strada, un percorso, che avesse un significato politico anche di prospettiva, proprio perché questo bilancio non riesce ad avere una prospettiva, perché il Governo, lo Stato italiano, mi dispiace Donzel che lei dica che...c'è sempre questo richiamo "al lupo al lupo!" nell'attacco del Governo. Ma la realtà è quella dei fatti, se cinque anni fa noi avevamo un bilancio di un miliardo e 600 milioni e oggi abbiamo un bilancio di un miliardo di euro, è innegabile che ci sono 600 milioni di ridotta autonomia finanziaria. Certamente questo non è un attacco al Titolo V e all'autonomia costituzionale, ma ci mancherebbe altro, è un attacco però all'autonomia finanziaria. Perché la nostra è una finanza indiretta e quindi vincolata dallo Stato, perciò ci troviamo a gestire solo un miliardo di risorse. Ma pensate che la maggioranza sia soddisfatta di questo? Io l'ho detto nel bilancio. Pensate che siamo contenti dei tagli che ci siamo imposti, che abbiamo dovuto fare? Non siamo contenti, anzi. La maggioranza ne avrebbe anche dei vantaggi politici a non fare i tagli che ha fatto. Ma non per questo non si assume la sua responsabilità e nemmeno la vuol condividere. Non è che vogliamo scaricare la responsabilità. Semplicemente vorremmo trovare con persone di buon senso un percorso politico che fosse utile a questa Regione e vi chiedevamo, vi chiedevamo di essere disponibili a affrontare questo ragionamento.
È chiaro che se di fronte alle cose che noi diciamo, i ragionamenti che fa il Presidente - io non sono nessuno - ma di fronte a un ragionamento che fa il Presidente della Giunta, che apre in questa direzione, la risposta è da una parte aggressiva e dall'altra parte critica. Uno dice: in effetti probabilmente la risposta a dove si vuole collocare il PD a livello politico ve la state dando da soli, non è che la stiamo dando noi. Credo che le maggioranze e le minoranze cambino in funzione degli obiettivi politici che si danno. Ritengo che il PD sia un partito che dovrebbe essere candidato a governare, per la cultura, per la storia, per le capacità che il partito riflette, evidentemente è un'idea che mi sono fatto io. Vi chiedo scusa. Se vi siete convinti che non è questo il ruolo che vi compete, non è l'obiettivo che vi siete dati, e invece è fondamentale essere i censori precisi e puntuali di tutto quello che fa questa maggioranza, iscrivetevi al Cinque Stelle, d'altronde Ferrero è stato un monaco fustigatore straordinario anche in questa funzione, era il suo ruolo, lui l'ha ricoperto con estrema puntualità e quindi credo che, assolutamente, lui non abbia mancato a quello che era un appuntamento.
Mi dispiace, invece, registrare che purtroppo, a mio avviso, da parte vostra, c'è un momento di, come dire, non valutazione attenta delle prospettive politiche che si stanno discutendo in quest'aula. Nessuno...l'ho già detto prima, ho detto che non sono nessuno, sono l'equivalente di lei, non sono nessuno e sono il suo equivalente.
Presidente - Collega... altri? In attesa di altre prenotazioni volevo solo giustificare il collega Chatrian, per l'assenza, in quanto ha avuto un lutto in famiglia e, quindi, arriverà un po' più tardi. Chiedo scusa, La Torre, Donzel. Altri che chiedono la parola? Cognetta. Chiede la parola? Chiudo, perché ci è stato detto che c'erano due o tre Consiglieri e quindi devo chiudere la discussione generale. Se non ci sono altri colleghi chiudiamo la discussione generale. La discussione generale...il collega Laurent Viérin.
Viérin L. (UVP) - Merci Monsieur le Président.
Le budget est l'acte plus important qu'une communauté, qu'une administration a le devoir d'approuver et surtout c'est l'acte qui planifie l'avenir d'une communauté. Dans le bien et dans le mal.
Dans le bien quand il y a des ressources, et nous avons été habitués, pendant des années, à la répartition des ressources qu'il y avait, divisées sur les différents domaines, mais aussi dans le mal dans le sens que quand il y a des difficultés économiques il faut faire des choix, et les choix portent à choisir où enlever des ressources et où maintenir. Donc, même dans un moment de difficulté l'Administration est appelée à faire des choix, et les moments et les choix ont des répercussions sur les citoyens et sur le peuple. Dans un moment de crise il est encore plus important et en Vallée d'Aoste encore plus, d'autant plus car nous avons eu, pendant des années, un système, un modèle qui, probablement, pendant trente ans a existé, les administrateurs sont appelés à faire des choix. À comment revoir, comment modifier, redessiner l'avenir de la communauté.
C'est pour cela que les considérations sur ce budget, avant d'être des considérations techniques, sont des considérations politiques. C'est pour ça que nous avons écouté avec attention les interventions, les rapports des collègues. Et sur ce plan nous acceptons les confrontations politiques.
Ecco perché crediamo che questo bilancio prima di iniziare a parlare di numeri, di emendamenti, di cifre, di UPB o di altre questioni, abbia fatto bene a essere un momento di confronto politico. Poi, magari, a qualcuno questo non piace, non è piaciuto, qui non vogliamo fare nessun congresso, ma crediamo che l'aula del Consiglio Valle sia il posto dove si debba parlare di politica, per chi lo può fare. È chiaro che i movimenti all'esterno di questo palazzo si parlano, ci sono dei dialoghi, ci sono...magari anche un po' con i tempi della vecchia politica ci sono questi incontri, queste considerazioni e questi dialoghi che sono aperti da mesi e che probabilmente aprono anche delle interessanti discussioni sull'avvenire, da un punto di vista politico e di rapporti tra i movimenti che rappresentano gli eletti in quest'aula. Qui siamo eletti e siamo anche stati delegati dalla comunità per fare politica.
È chiaro che fare politica significa discutere su delle visioni, delle prospettive, magari anche diverse, e anche da un punto di vista amministrativo confrontarsi soprattutto su un atto contabile come il bilancio, per decidere, la maggioranza chiaramente con la responsabilità di chi ha i numeri - dovrebbe averli - per incidere, e le opposizioni per dire: "benissimo, noi avremmo fatto così, non siamo d'accordo, ma in primis abbiamo apprezzato le considerazioni politiche, anche schiette". Sono state riprese, non starò a ripeterle, di chi con tutta sincerità ha deciso - dopo aver decretato qualche mese fa la fine di una maggioranza - di dire che cosa vogliamo fare, prima ancora di parlare di un bilancio, che è un bilancio di attesa, vogliamo sì o no confrontarci su un'eventuale possibilità di trovare delle intese su certi argomenti?
Cercheremo di differenziare la parte amministrativa, che inizieremo dopo le repliche e con gli emendamenti, da quella che è istituzionale e di difesa di un principio. Perché qui abbiamo tutti capito che se non si rivelano le regole del gioco, tra poco tempo non saremo neanche più qui a decidere e a discutere come vogliamo fare una certa cosa, chi la vuole fare verde, chi la vuole fare gialla, chi la vuole fare bene, chi la vuole fare male. Ci ritroveremmo a discutere di qualcosa che non esiste più, cioè l'oggetto del contendere non ci sarà neanche più.
Sono due i piani, quindi: uno sono le visioni magari anche amministrative diverse, e noi su questo sicuramente faremo battaglia anche per modificare questo bilancio, e poi tecnicamente vedremo di fare altre considerazioni, ma da un punto di vista di convergenze su certi argomenti, e lo abbiamo detto anche fuori da questa sede, accettiamo queste considerazioni politiche. Le relazioni, quindi, che con schiettezza hanno, così, preso atto, e mi riferisco al collega relatore La Torre che dice che è necessario un cambiamento di metodi, di sostanza e di forma per la politica. Beh, non possiamo che essere d'accordo su questo. E possiamo parlare per il nostro gruppo, crediamo che siano battaglie che sono state portate avanti in questi mesi, non da soli, sicuramente, anzi, ma che tutti siamo stati d'accordo nel dire che i metodi, la forma e la sostanza devono cambiare. E su questo ci siamo.
Abbiamo anche preso atto che è necessario rivedere certe scelte, perché sono spesso anche frutto dell'epoca in cui vengono prese, poi possiamo anche oggi discutere che sono state scelte sbagliate. Noi siamo stati i primi ad abbandonare un sistema a un certo punto perché abbiamo detto: crediamo che certe scelte non siano giuste, che queste scelte non reggeranno le sfide del futuro. Vogliamo continuare a stare qui a dire "noi l'avevamo detto", "noi lo sappiamo, lo sapevamo" o a un certo punto dire: benissimo, noi siamo comunque soddisfatti nel sentirci dire che un certo sistema non può più reggere in questo modo. E soprattutto a noi ha fatto piacere sentire, in quest'aula, che così non si può andare avanti perché in questo modo non andremo da nessuna parte. Ma non la maggioranza, l'opposizione, gli uni o gli altri, la comunità valdostana. Il bilancio di attesa, allora, che voi definite di attesa, sul quale poi noi, dal punto di vista del giudizio, diremo qual è la nostra idea, per arrivare a un cambiamento, come concetto ci piace. C'è un ma, come sempre, c'è una considerazione...ma esistono i "ma" e sono che noi sulla sfida del cambiamento ci siamo, sta ora a vedere come questo cambiamento può avvenire e come può avvenire già in questo bilancio, perché la sospensione di poco fa ci fa anche capire che, insomma, il bilancio e lo diciamo all'Assessore Perron, lo abbiamo già detto in commissione, poteva essere gestito in modo diverso, perché invece di arrivare all'ultimo minuto con degli emendamenti presentati, alcuni bocciati, Presidente Marco Viérin, faccio anche i complimenti da un punto di vista dell'organizzazione delle strutture del Consiglio, perché anche lavorare così magari che le strutture si parlino, perché non si può arrivare neanche all'ultimo minuto dicendo: ma noi di là ci han detto così, però noi avevamo detto di modificare, però poi non è stato fatto. Alla fine da un punto di vista politico a noi interessa che le cose vengano poste in discussione in quest'aula, e che poi i tecnici, tecnicamente scrivano questi emendamenti come vanno scritti. Questo è un inciso per dire che oggi, per quel poco che questo bilancio potrà essere modificato grazie ai lavori dei diversi gruppi, principalmente di opposizione, in base a come questo bilancio sarà modificato, misureremo una prima disponibilità al cambiamento vero, perché altrimenti sono delle enunciazioni di principio che rimangono vuote.
E noi questo dal punto amministrativo non possiamo che prendere atto che oggi c'è...c'è stata un'apertura, ma che a partire da domani con la discussione vera ci sarà una possibilità di vedere se queste cose esistono. Sicuramente non bocciamo a priori degli intenti. Non possiamo bocciare a priori degli intenti. Così come è impostato questo bilancio, l'abbiamo detto in commissione, non soddisfa e non va nella direzione auspicata, quindi non possiamo essere a favore assolutamente di questo bilancio, ma chiederemo alla maggioranza, alle forze che compongono la maggioranza, attraverso in parte degli emendamenti e in parte degli ordini del giorno, di impegnarsi, come peraltro questo è stato fatto l'anno scorso su certi temi a noi cari. Pensiamo alla questione dei forestali, che era stata bocciata al bilancio, e qualche settimana dopo è stata approvata attraverso un ordine del giorno e messa in campo. Questo per dire che politicamente abbiamo bisogno di capire qual è la vostra vera volontà di rivedere un modello. Come arrivare, quindi, a questo cambiamento? Lo vediamo su due livelli, lo abbiamo detto, intanto voi avete detto che il cambiamento al di là del gestire il quotidiano non può arrivare con questi numeri. E, quindi, un cambiamento interno alla nostra Regione e un cambiamento esterno, di difesa dell'autonomia che oggi è completamente svuotata. Potremmo ancora stare qui a discutere come riuscire a rivedere i rapporti con lo Stato, adesso l'Assessore Perron ci dirà del Patto di stabilità, quando sarà discusso, quando ci diranno ancora oggi a bilancio che sta per essere approvato, quante risorse eventualmente ci toglieranno ancora, per un bilancio che quindi non è già quello che discutiamo in questo momento.
Fra un mese, come è successo in questi ultimi anni, probabilmente saremo ancora qui a dire: bene, ci hanno negoziato questo, abbiamo ottenuto quello, sì o no. Ecco il secondo livello, cioè quello più istituzionale o comunque più di difesa di un concetto, che noi non banalizziamo, un concetto che è quello dell'autonomia, come non banalizziamo chi all'autonomia ha lavorato - Chanoux come altri - noi non crediamo che sia da banalizzare e non crediamo neanche che oggi dire che l'autonomia va rivista sia un qualcosa che non è effettivamente al centro del dibattito politico. Perché se un tema come l'autonomia può unire, pur essendo differenti su tutte le visioni amministrative e di metodo, beh non crediamo che questo sia rinunciare ai propri principi, anzi, questo sia rilanciare il sentire comune su un certo tema, se questo c'è, perché non possiamo neanche forzare nessuno a fare delle lotte che non sente. Il tema dell'autonomia uno ce l'ha o non ce l'ha.
Si è autonomisti tutti i giorni, non si è autonomisti solo in periodo elettorale, non si è autonomisti a corrente a fase alterna, si è autonomisti che uno sia amministratore regionale, comunale, si è anche autonomisti spesso essendo funzionari, ma non in senso politico, in senso di interpretazione di un qualcosa che rivendica la possibilità di partire dal basso, cioè dalla nostra Regione, andando verso i livelli superiori In questo senso, quindi, la sfida sul piano dell'autonomia e le sinergie possibili che hanno visto l'Union Valdôtaine Progressiste lanciare questa idea della Costituente, va proprio in quella direzione. Vediamo se esiste oggi la possibilità di costruire un contenitore che mantenga le differenze su certi punti, che mantenga l'identità di ognuno - che anzi è la ricchezza anche del panorama politico valdostano - ma che possa trovare un momento di sintesi e di lotta comune nei confronti di uno Stato che anche se dà fastidio sentirselo dire, con il quale prima o poi andremo in contrasto, e che oggi sta in qualche modo mettendo in discussione tutto come se nulla fosse.
Ecco, qui si mettono in discussione principi, che sono principi di un popolo, di una comunità, che fanno parte di un natura pattizia, che dal '45 a oggi, per non andare a scomodare la storia dei secoli, ha sempre fatto riporre i propri equilibri su una negoziazione tra Stato e regioni, che però era equilibrata. Oggi è questa la sfida che noi vogliamo rilanciare. Sul primo volet, quindi, e brevemente sul bilancio noi diciamo che sì, è un bilancio di attesa, di incertezza, e lo avete detto prima di noi, è stato un bilancio in difesa, è stato un bilancio che ha subito più che proporre, noi avevamo idee e abbiamo idee per migliorarlo, è chiaro che le idee all'ultimo minuto e le idee malgrado queste settimane, questi mesi di...diciamo anche in commissione, di possibilità, di dialogo e di discussione su certi temi, è comunque stato un bilancio che è stato costruito dalla maggioranza, quindi il ruolo delle opposizioni è stato un ruolo residuo, non abbiamo potuto incidere, se non oggi, attraverso questi emendamenti, in parte accettati, in parte bocciati, sulla possibilità ancora di cambiare un bilancio. Le idee per migliorarlo ce le abbiamo e ce le avevamo, è chiaro che potremo incidere nella misura in cui tecnicamente questi impegni andranno avanti, ma ecco la nota, Assessore Perron, che le abbiamo già fatto rilevare in commissione, una condivisione all'inizio, una riunione con i Capigruppo, a settembre, dicendo: benissimo le risorse sono queste, purtroppo succede che dobbiamo destinare...cioè dandosi delle priorità, degli indirizzi, quello poteva essere un inizio di bilancio condiviso.
Oggi ci troviamo tutti un po' a cercare di tacconare qualcosa che avete costruito, con le vostre visioni, per carità, che giustamente voi portate avanti. Noi crediamo, quindi, che questo bilancio avrebbe potuto essere migliore, pur nella ristrettezza, e potrebbe ancora essere migliore con degli impegni. Avevamo e abbiamo centrato i nostri interventi su cinque assi, dai costi della democrazia alla riduzione della burocrazia, alla semplificazione, che faranno oggetto di ordini del giorno, lo sviluppo economico, quindi il rilancio dell'economia e del mondo delle imprese, soprattutto a seguito dell'annuncio da parte del Presidente di una possibilità, in base agli studi che verranno fatti sul cantiere dell'ospedale, di ritardare la partenza di questa opera.
Riallacciandoci concettualmente a questo principio si può dire: benissimo, facciamo comunque ripartire l'economia sul territorio, facendo una serie di investimenti, piccoli, medi per differenziare le grandi opere che possano far ripartire sul territorio regionale i piccoli cantieri che a rotazione danno un po' di ossigeno alle imprese.
Gli enti locali, cercare di ridare dignità agli enti locali, magari anche attraverso questi fondi, piuttosto che l'istruzione e il sociale. Sul sociale avevamo già annunciato all'Assessore Fosson che abbiamo lavorato a un impegno preciso sugli asili nido, principalmente. Altri temi sono alla nostra attenzione, chiaramente abbiamo cercato di fare sintesi per macro-temi, e sugli asili nido impegnandoci a lavorare a una riorganizzazione tutti assieme, condivisa per...a partire diciamo da un gruppo di lavoro che nel 2015 potrà lavorare per il futuro a una riorganizzazione, a reperire almeno una parte di risorse che possano parzialmente fare capire che c'è una attenzione in questo senso.
L'istruzione e la scuola, adesso tutto si può dire del modello scolastico valdostano, ma crediamo che un po' di più sull'edilizia scolastica in futuro si possa investire. Il Presidente ha citato nell'intervento perché l'edilizia scolastica è un tema che prima o poi farà di nuovo parlare e il grande piano di investimenti nei comuni è andato a buon fine, ma anche sugli investimenti regionali qualcosa dev'essere fatto. Come anche sulla tutela dei monumenti, siamo al limite da qualche anno, quindi ripartire anche qui - sempre nell'ottica di questi cantieri che, comunque, fanno parte dell'economia - con qualche manutenzione potrebbe, dal punto di vista della tutela dei beni culturali, evitare anche certi problemi. Come noi pensiamo che con i fondi europei, di cui in parte si parla in questo bilancio, in parte no, magari ripartire con qualche asse strategico, indirizzo strategico sui grandi progetti, benissimo, i fondi europei li utilizziamo per questo, piuttosto che per altro, in modo da darci degli indirizzi ben precisi.
Per finire, come hanno già citato i colleghi con l'agricoltura e il turismo, che possano effettivamente essere rivisti e rilanciati, perché comunque il modello da rivedere esiste. Questo per dire che la boccata di ossigeno, le visioni diverse che noi cercheremo di portare esistono. Però ci dobbiamo dire che dobbiamo rivedere un sistema. Ed è qui che subentra anche il concetto che un sistema non si può rifondare e rivedere unilateralmente e soprattutto non si può rivedere e rifondare con i numeri che ha questa legislatura. Noi diamo, quindi, anche una disponibilità, questo lo abbiamo fatto anche in questi mesi, per dire diamo la nostra disponibilità anche dall'opposizione per incidere sulla disponibilità a rivedere un sistema, perché le idee possono venire, anche se avete sicuramente le migliori idee del mondo, anche da chi effettivamente, invece, è all'opposizione.
Il modello del socialismo reale della Valle d'Aosta degli ultimi 30-40 anni è finito, perché è un modello che andava bene adattato al momento in cui abbiamo vissuto, è inutile che noi ci sostituiamo agli anni '80 in cui certe scelte sono state fatte, e andiamo oggi a dire che bisognava pensare all'epoca di fare in modo diverso. Iniziamo a dire che oggi questo modello è finito, che probabilmente abbiamo bisogno di rivitalizzare le intelligenze sul territorio, lo ricordava il collega Fabbri, investendo più sul territorio rispetto al fatto di riempire gli uffici. Perché per 30 anni abbiamo riempito gli uffici e oggi siamo qui a discutere sull'esodo, il piano, riduciamo i dirigenti, i dipendenti cosa gli facciamo fare, mentre effettivamente una decrescita della parte pubblica potrebbe rappresentare opportunità, investendo sul territorio attraverso delle opportunità che diamo ai giovani, ma non solo, finanziando le idee perché l'indotto del territorio oggi, con la diversificazione in ambito agricolo, piuttosto che col turismo di nicchia, coi piccoli numeri, rivedere un modello significa tutti assieme sedersi attorno a un tavolo. Ci sono proposte anche di colleghi che vanno in questo senso, però un modello bisogna che lo rivediamo, che abbiamo l'umiltà di dire che lo dobbiamo rivedere tutti assieme. Ecco, in questo senso cogliamo questa apertura.
Per cambiare modello siamo convinti che bisogna effettivamente, però - e arriviamo al piano delle regole del gioco - rivedere un modello con delle certezze. Se le certezze effettivamente oggi non vengono riparametrate in termini di rapporti fra la Regione e lo Stato, crediamo che qualsiasi apporto di chiunque di noi sia vano, nella misura in cui il giorno dopo lo Stato dice: non è più così. Allora anche noi qui contestiamo il fatto che la Regione da un giorno all'altro rivede le regole sui contributi. Se poi lo Stato da un giorno all'altro ci rivede le regole sul Patto di stabilità, sulle partecipate, sui bilanci consolidati, sul fatto che...cioè noi dobbiamo sapere da qua a 3-4-5 per non dire 10 anni, forse diciamo troppo, quali saranno le regole che lo Stato ci proporrà e saremo in qualità di comunità valdostana liberi di dire sì o no, con gli effetti che ci saranno, nel senso che non saremo obbligati sicuramente a chinare la testa e a continuare a subire passivamente ed è per questo che chiediamo anche a Roma, in primis lo chiediamo ai nostri parlamentari, prima di chiederlo ad altri, che ci sia un'azione più incisiva, un maggior raccordo tra noi, inteso come Consiglio Valle, e i Parlamentari. Lo abbiamo chiesto per mesi, ma da quelle parti lì "n.p.", cioè non pervenuti. Adesso chiediamo che l'azione incisiva, anche quando siamo a presentare dei piccoli emendamenti o delle questioni da seguire tecnicamente da chi è deputato, inteso come eletto a Roma a difendere gli interessi della comunità sia portato avanti. Qui niente si muove, allora non vogliamo dire che bisogna battere i pugni sui tavoli, ma farsi sentire ogni tanto forse sarebbe anche qualcosa di interessante.
Il secondo volet, quello che conclude l'intervento, è proprio quello dell'autonomia, quindi, noi crediamo che l'endroumeia come è stata definita in certi anni forse un po' più di fermento ideologico, dove c'era forse anche più la voglia di lottare, meno soldi, debba cessare, perché questo modello che è frutto di un patto, appunto, che dopo la guerra ha visto una comunità come la Valle d'Aosta essere oggetto di contendere tra Stati, per poi aver deciso liberamente e autonomamente, comunque, che la sovranità di questo popolo doveva passare attraverso una negoziazione con lo Stato che dava un'autonomia, che poi si è rivelata un'autonomia parziale, se pensiamo anche solo alla zona franca, che non è stata applicata. Questa autonomia oggi, se svuotata da un punto di vista economico, con questi patti con lo Stato, è una autonomia che non ha più senso. L'accordo del 1945 ha portato allo Statuto del 1948 e prima ancora al 1946. Nel 1981 abbiamo ottenuto il riparto fiscale e siamo passati da dover tagliare i boschi nei comuni per pagare il riscaldamento della scuola, ad avere grandi, ingenti risorse finanziarie, che ci hanno dato la possibilità di costruire un modello.
Nel 1994 c'è stato un nuovo accordo, nel 2010 un altro. Oggi tutti questi accordi vengono disattesi, vengono completamente disattesi, e allora o si rivedono le regole del gioco o la comunità valdostana non potrà reggere - anche rivedendo il sistema - alle sfide del futuro. Dobbiamo ritornare a dire a Roma che le risorse dei valdostani devono essere gestite dai valdostani a una percentuale di certezza per, anche dal punto di vista solidale, contribuire invece a quello che è il risanamento di una spesa pubblica e dei conti pubblici, ma non possiamo sempre solo dare. Crediamo, quindi, che sia giunto il momento di non subire più i cambiamenti, perché adesso per qualche anno li abbiamo anche accettati, li abbiamo negoziati, li abbiamo in qualche modo riportati a quello che poteva essere un rapporto tra Stato e Regione.
In questo momento forse il cambiamento che a Roma viene invocato, sarà un cambiamento che chiederemo anche noi qui. È chiaro che dovremo essere forti nel difendere il ruolo delle regioni, soprattutto quelle a Statuto speciale, contro attacchi di chi invece le autonomie speciali le vuole togliere. È chiaro che se non siamo già d'accordo noi almeno sul concetto di autonomia, e su questo credo che da sempre quando anche in quest'aula, in questi mesi si è discusso di altri temi che non erano quelli amministrativi quotidiani, ci sia stata almeno una capacità di sintesi. Oggi pare che...ma noi non vogliamo pensare che questo avvenga solo perché è una forza politica che l'ha proposto. Pare quasi che adesso il tema dell'autonomia sia una banale enunciazione di qualcosa che probabilmente sì c'è, però non è lì il problema. Noi crediamo che, invece, la questione della Costituente per noi sia...noi come comunità, al di là poi di chi l'ha lanciata e se ci sono formule da rivedere, siamo disponibili a rivederle, ma sia il momento di sintesi che possa rilanciare questo concetto. E poi dal punto di vista politico, forse, darà la possibilità, al di là dei movimenti e dei partiti, anche ai singoli, e anche in quest'aula, di poter aderire a questa Costituente. L'appello che in questi giorni sta arrivando ed è arrivato e arriverà da parte del nostro movimento a certe personalità, piuttosto che ai movimenti, ai singoli, dev'essere proprio interpretato in questo senso, di unire le energie e le sensibilità per creare un contenitore che faccia almeno in quell'occasione abbandonare la propria casacca intesa come appartenenza partitico-politica, per andare a elevare a un piano superiore una lotta comune per chi la vorrà sostenere, nei confronti di un principio da difendere.
Questo non pregiudica, quindi, niente che non sia qualcosa che unisce, e noi usiamo la parola ressembler, che possa riunire queste sensibilità. Abbiamo, abbiamo secondo noi, una sfida che apre una nuova fase politica, e questa sfida può passare attraverso questi temi. Crediamo che il dialogo, in un contenitore come la Costituente per noi possa essere qualcosa di utile. Se il dialogo, quando lo apre qualcuno va bene, per qualcun altro no, a noi non interessano queste polemiche, noi crediamo che il dialogo su certi temi non significhi assolutamente rinunciare alle battaglie e, anzi, che possa rafforzare all'esterno l'idea, almeno su questi temi, di un sentire comune, che altrimenti è già sminuito da noi stessi.
Nous avons grandi dans des années, d'un point de vue générationnel, je parle pour ma génération, mais c'est la génération de plusieurs dans cette salle, avec une idée que l'autonomie est un concept éternel. Nous avons grandi après le '81 et donc nous pensons que ce modèle était éternel, qu'il aurait toujours eu des ressources, qu'il y avait la prospérité et la possibilité d'utiliser nos ressources en autonomie complète, sachant que l'État de temps en temps nous contestait, de temps en temps acceptait, de temps en temps négociait, mais qu'il y avait toujours des bons rapports. Il y a eu des périodes où probablement les Assesseurs descendaient avec un bout de bouquetin, un bout de fromage, il y a eu d'autres périodes où il fallait négocier d'un point de vue technique aussi des moments difficiles, mais ce modèle aujourd'hui s'est un peu écoulé et les valdôtains, même à travers leurs Administrateurs, ont été un peu pris par le désarroi. Et c'est pour cela qu'aujourd'hui il faut qu'on réagisse en tout cas et que les messages ne soient pas seulement des messages négatifs. Donc la positivité, c'est vrai que - certains collègues le disaient - nous avons encore des ressources, mais refaire un modèle et préparer la communauté n'est pas quelque chose de simple. Nous avons eu la chance de vivre des années idéologiques, de fortes batailles, probablement nous devons retourner à faire certaines batailles. Dans cet esprit nous avons lancé certains projets, nous croyons que le thème de la souveraineté et de l'auto-détermination des valdôtains peut être un concept moderne, par rapport à un concept qui aujourd'hui a été un peu vu d'un mauvais œil de la part de l'État, car d'autres régions probablement n'ont pas donné des exemples si positifs. Nous croyons que le modèle valdôtain peut être encore un modèle utile dans un esprit fédéraliste d'État, mais surtout dans une Europe que nous voulons être une Europe des peuples et non des pouvoirs économiques.
L'Union Valdôtaine Progressiste a lancé un défi, nous espérons que des collègues, des sensibilités, des mouvements pourront donner leur disponibilité sur ce plan et nous croyons que le budget 2015 a été une très bonne occasion pour discuter de politique et nous espérons, souhaitons et nous en sommes sur que ce sera un bon début pour de nouveau faire de la politique, car nous avons été élus, nous avons été choisi par la communauté pour nous occuper de politique. La communauté aujourd'hui nous demande de résoudre les problèmes des gens et surtout de faire quelque chose d'utile pour notre peuple, jusqu'au jour où on pourra encore parler de peuple. Le jour où n'aurons plus d'autonomie, on ne pourra plus non plus parler de peuple valdôtain. Merci.
Président - Merci collègue Viérin. Il y a d'autres Conseillers? La parole au Conseiller Guichardaz.
Guichardaz (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Siccome sono stato tacciato di aggressività, cerco di mantenere la calma, ma non assicuro entro la fine dell'intervento di non alzare la voce. E, così, essendo stati chiamati in causa, rispondo sulle questioni che sono state avanzate dal Consigliere La Torre.
Intanto sono curioso di capire, che poi magari qualcuno me lo dice, se il Consigliere La Torre è stato investito di un ruolo che a noi non è noto, il ruolo che ne so di "pontiere" tra il PD-Sinistra VdA e gli altri partiti, cioè che cosa è diventato il Consigliere La Torre? È diventato colui che deve mettere insieme le persone, creare le alleanze, beh devo dire che lo vedo molto bene in quella veste, anzi, diciamo che mi sembra la sua veste ideale. Consigliere La Torre, le consiglio proprio di pensare un po' a lei, di pensare un po' come si è comportato fino a ora lei, come si è comportato in un certo periodo di questa legislatura, quando dice agli altri: voi non avete un'identità molto chiara, non si sa, faccio tre domande a lei, a Donzel e a Centoz e ho tre risposte diverse. Beh, proprio detta da lei, Consigliere La Torre, sembra più che altro una barzelletta, perché in quanto a coerenza mi pare che lei proprio non ha da insegnare assolutamente niente a nessuno, saltella come una biglia tutto il sacrosanto giorno, lo vediamo anche qua fare le sue public relations, quindi proprio di parlar di coerenza e di linearità agli altri, dovrebbe tenersi un pochettino le critiche per lei, anche perché noi, è forse questo che dà fastidio Consigliere La Torre, abbiamo sempre mantenuto una linearità e una coerenza. Fino ad ora non abbiamo mai deviato dalla strada e la nostra strada è sempre stata molto chiara, ed è forse questo che dà un po' fastidio alle persone come lei o alle persone che non riescono in qualche maniera attraverso chissà quale sotterfugio a imbrigliarci.
Noi siamo molto liberi. Abbiamo detto le cose, le diciamo magari con dei toni un po'aggressivi, mi scuso se oggi ho usato un tono eccessivo, eccessivamente aggressivo, ma mi appassiono, mi faccio un po' prendere, ma noi siamo sempre rimasti in quella linea. Rimaniamo alle cose che abbiamo scritto nel progetto della renaissance, che non ci sia più, che sia saltato, diciamo, che quel progetto sia oramai andato in fumo, questo non ha importanza, noi le cose che abbiamo scritto lì, sono le cose che ribadiamo tutte le sacrosante volte che facciamo un'iniziativa in questo Consiglio, tutte le volte che proponiamo un'interpellanza, un'interrogazione. Adesso con i nostri emendamenti riproporremo quel tipo di percorso, perché quello è il percorso con cui ci siamo presentati agli elettori. E non abbiamo alcuna intenzione di cambiare in corso d'opera.
Il collega Donzel lo ha detto, oggi, noi siamo fedeli ai contenuti e basta. Poi le alleanze, l'idea che noi dobbiamo governare e che siamo geneticamente nati o geneticamente concepiti per governare, beh guardi, con noi proprio ha sbagliato persone. Non siamo geneticamente nati e concepiti per governare basta che sia. Abbiamo fatto un tentativo, abbiamo proposto un programma che si chiamava renaissance, conteneva dei punti molto chiari e sono gli stessi punti che noi tutte le volte riproponiamo, e sono quelli che abbiamo riproposto oggi e che tutte le volte cerchiamo di ricordarvi. Collega La Torre, quindi, la prego, davvero, non faccia violenza alla sua intelligenza, perché lei è una persona molto intelligente, lei sa benissimo di quello che sta parlando e sa benissimo che fare delle provocazioni in quella direzione sono...è fare semplicemente melina, è giocare. Qua non si sta giocando. Non ci possiamo permettere oggi di giocare. Non ci possiamo neanche permettere di richiamare delle responsabilità e delle corresponsabilità, che oggi vi abbiamo detto noi non siamo disposti a condividere.
Allora, o prima si fa davvero una elaborazione di ciò che è stato, oggi ho parlato di una catarsi liberatoria, cioè ci si dice chiaramente tra di noi che ci sono state delle sottovalutazioni, che sono stati fatti degli errori, che negli anni in cui probabilmente le risorse e i soldi erano abbondanti si potevano fare delle politiche che personalmente non condivido, ci si poteva muovere in un certo modo, ma bisogna elaborare in qualche maniera ciò che è stato. Fintanto che si dà la colpa ai fattori esterni, ai nemici romani, ai nemici dell'autonomia non andiamo da nessuna parte, perché la situazione non è destinata a cambiare, né con gli alleati del PD-Sinistra VdA, che magari possono andare a Roma a fare qualche collegamento o a mettere una buona parola per la Valle d'Aosta. La Valle d'Aosta ha tutte le carte in regola o potrebbe averle per affermare un modello, sano, un modello di autonomia responsabile. Ed è questa la strada che bisogna perseguire collega La Torre, non i sotterfugi o le tattiche di piccolo cabotaggio. A noi quella roba lì non serve, non ci piace, gliel'abbiamo detto, l'abbiamo detto tutti e tre insieme solidalmente. Credo che oggi non ci sia stato dubbio rispetto alla linea, con modalità diverse, lo ammetto, perché abbiamo tre caratteri diversi. Abbiamo però tutti ribadito la stessa cosa, penso che le cose che abbiamo detto oggi siano cose abbastanza chiare. Poi che cosa dobbiamo dire sul bilancio? L'ha detto lei collega, oggi, che questo è un bilancio di transizione, è un esercizio contabile, è un bilancio...adesso non mi ricordo più cosa. Avete dipinto questo bilancio come una schifezza, come una roba che si deve fare e che passa e me lo venite pure a difendere? Qualcuno dei vostri colleghi ha pure difeso questo bilancio, come il bilancio che non aumenta le tasse, che non taglia sul sociale, che non taglia sulla sanità...ma andate a guardarvi i numeri, ma di cosa stiamo parlando? Avete detto che è uno schifo di bilancio e adesso venite a chiedere a noi di condividere un bilancio. Noi cerchiamo di modificarlo.
Avete parlato di bilancio di transizione, senza prospettive, senza visione: per me questa roba vuol dire che il bilancio è un bilancio che non ha adempiuto a 360 gradi alle funzioni di un bilancio. Perché il bilancio dev'essere programmatico, deve disegnare una prospettiva, altrimenti è un esercizio contabile, l'ha detto lei, è uno strumento contabile. E ribadiamo che in un momento come questo bisogna avere il coraggio non di fare un bilancio di transizione, ma di assumere coraggiosamente delle decisioni, di fare un bilancio che sia di prospettiva. Allora non potete chiederci di essere in qualche modo complici di questa roba. Vi abbiamo detto che abbiamo portato delle modifiche al bilancio, abbiamo presentato oltre quaranta emendamenti, qualcuno ci è stato bocciato, magari per ingenuità, però andateveli a leggere, sono emendamenti che cercano in qualche maniera di disegnare una strada. Non è la strada perfetta, non è il modo migliore di fare politica, è molto più bravo lei collega La Torre evidentemente di fare politica di quanto non siamo bravi noi, ma sono qua da un anno e mezzo, mi perdoni, lei è qua da 25 anni, credo, non so da quanti anni fa il Consigliere regionale. Tra l'altro mi sembra non sempre collocato lì tra i protettori dell'autonomia o tra quelli che scendono in piazza con la lancia e con la bandierina, mi pare che lei abbia saltellato un po', com'è nel suo stile, in ben più di una formazione politica in ben più...noi invece siamo ancora qua, siamo dentro il PD-Sinistra VdA, orgogliosamente dentro il PD-Sinistra VdA. Non facciamo alcun tipo di trattativa privata e le cose che dobbiamo dire le diciamo qua. Se vi dà fastidio mi dispiace per voi, a noi sinceramente...questo è il nostro stile, siamo fatti così. Poi lei potrà anche non essere d'accordo rispetto alle nostre decisioni.
Ancora un appunto rispetto al PD-Sinistra VdA: siamo un'aggregazione di forze politiche, di movimenti, espressione della società civile, non siamo comandati da nessun capo, da nessun segretario, noi condividiamo e socializziamo all'interno del nostro gruppo ogni tipo di decisione, qualsiasi cosa si faccia, con tutti i movimenti, con tutte le espressioni della lista con la quale siamo andati alle votazioni, alle elezioni e con il programma con il quale siamo andati alle elezioni. Per cui lei non può attribuire a noi o insegnarci come dobbiamo essere all'interno della nostra lista e del nostro gruppo e dei movimenti che ci rappresentano. Le assicuro che il confronto è ampio, con tutti gli interlocutori. Alla fine poi si decide insieme e ci assumiamo la responsabilità di votare a favore perché a volte abbiamo anche votato a favore, noi non abbiamo mai fatto un'opposizione fine a sé stessa. Questo io credo che lo si possa riconoscere, che non sia una opposizione, diciamo, di quelle becere, giusto per fare opposizione. Cerchiamo di fare delle proposte, poi magari non piacciono.
Presidente - Grazie collega Guichardaz. Altri colleghi? Chiudiamo la discussione generale. Discussione generale chiusa. Per le repliche la parola all'Assessore Perron.
Perron (UV) - Merci Monsieur le Président.
Ringrazio tutti gli intervenuti, anche coloro che sono portatori di idee e di sensibilità diverse rispetto alle nostre, anche contrapposte, penso che questa occasione abbia senz'altro arricchito questo momento e la visione e la percezione che abbiamo di questo documento, in modo particolare di questa situazione, che è di difficoltà economica, non lo dico io, lo dice la situazione italiana, quella europea, e in generale del continente. In questi giorni la Cina sta rivedendo al ribasso le sue stime di crescita, lo sta facendo la Russia, cioè lo stanno facendo quelle economie avanzate nel mondo che vedono contrarsi i loro ritmi di crescita. È anche per questo che forse in modo tardivo, lo posso riconoscere, abbiamo cercato in qualche modo e per quanto possibile voluto un approccio un po' diverso, cioè abbiamo cercato del tempo per ascoltare, per recepire delle proposte, anche delle idee, per cercare di avere coi colleghi, in modo particolare con la II Commissione - che colgo ancora l'occasione per ringraziare - un dialogo in qualche modo diverso. È una situazione che fotografa una realtà in cambiamento: non lo dico io, lo dicono i fatti. A Londra, senza andare troppo lontano, il primo nome che è nell'anagrafe è Mohammed, a Milano il secondo cognome è cinese. Dico questo per dire, mi rifaccio a un articolo che c'è oggi sulla Stampa, che mai in questi 10 anni la società italiana ha visto così tanti emigranti, non immigrati, emigranti, cioè persone che in qualche modo abbandonano questo paese perché, stretti dalle difficoltà, sono obbligati ad andare a cercare delle realtà, soprattutto dal punto di vista lavorativo. Dico questo per dire che cerchiamo di avere una visione e di fotografare questa situazione di difficoltà che, per quanto possibile, in un modo condiviso, cerchiamo di non subire, ma di gestire questi cambiamenti che anche la società valdostana si trova suo malgrado costretta ad affrontare. Tanti i suggerimenti introdotti in questo lungo dibattito.
Voglio dire che la filosofia che ci ha condotto è quella di dire che certamente questo bilancio ha una liaison con il passato, ha un trait d'union con il programma di legislatura, ma introduce e vuole introdurre, così dev'essere, delle situazioni di cambiamento che noi immaginiamo e ce ne assumiamo la responsabilità. Vuole essere una responsabilità condivisa con le altre forze politiche, perlomeno quelle propense a un rapporto di dialogo, che registriamo con favore, ha un cambiamento di approccio, cioè a un ridimensionamento del ruolo e del peso dell'ente pubblico, del contesto della Valle d'Aosta. Se c'è un elemento nuovo che si è potuto cogliere, mi riconosco pienamente nell'intervento che ha fatto un momento fa il collega Viérin, circa l'attenzione che reputo nuova, in termini di sensibilità che quest'aula esprime, a favore e nei confronti della difesa dell'autonomia. Registro un clima nuovo, una sensibilità marcatamente più forte delle forze politiche che con le loro legittime visioni, anche diverse, sottolineano come forse sia necessaria - ed è bene che sia uscito durante il bilancio, durante la discussione di questo importante documento programmatorio - una nuova fase di difesa della nostra autonomia. Una fase che ci deve vedere se non in contrapposizione, in profonda discussione con lo Stato, perché anche qui, al di là del colore politico del Governo che esiste a Roma, l'atteggiamento nei confronti delle autonomie speciali è sempre un atteggiamento perlomeno di difficoltà.
Guardate, alcuni giorni fa ho sentito il collega di Trento per altre questioni. L'autonomia trentina che spesso viene citata come esempio - giustamente - sta valutando, dopo aver firmato un accordo, non lo ha ancora fatto, se riaprire il contenzioso con lo Stato. L'applicazione concreta di certi atteggiamenti porta a dire, giorno dopo giorno, che nonostante si prendano determinati accordi, subentrano sempre delle condizioni nuove, che in qualche modo permettono di non avere una linearità di comportamenti, negli accordi che in qualche modo sono stati fatti. Da questo punto di vista noi, essendo prorogato il termine per la presentazione dell'ordine del giorno, su questo abbiamo elaborato un documento che in qualche modo sottolinea i passaggi che la Valle d'Aosta ha fatto nel rapporto con lo Stato.
È un ordine del giorno che facciamo aperto, che vuole impegnare le forze politiche per quanto possibile a rappresentare in tutte le sedi competenti le difficoltà che la Valle d'Aosta ha da un punto di vista finanziario, ma anche di rapporti di tipo politico, con lo Stato italiano, ed è un ordine del giorno che noi...aperto a emendamenti, aperto a suggerimenti, immaginiamo e speriamo di poter condividere con le forze politiche presenti in Consiglio regionale. Abbiamo cercato di presentare un documento con senso di responsabilità, nel senso che il bilancio, più che ogni altro momento, è un momento in cui la politica, soprattutto chi governa, deve per forza di cose assumersi la paternità di un atto che in questi anni certamente non è popolare. Vorrei essere chiaro: non è che abbiamo, presentando questo bilancio di tagli così grandi, l'ambizione di tirarci le ire addosso di tutti quanti. Abbiamo presentato, direi con senso di responsabilità, delle proposte, abbiamo cercato di farle in tempi ragionevoli, immaginando di poter avere un dialogo. Poteva essere fatto in tempi più lunghi, in modo migliore, abbiamo cercato di avere un atteggiamento di apertura, al dialogo.
Il bilancio in qualche modo, lo condividiamo, porta dei tagli, dei tagli in tutti i settori, non esclusivamente e unicamente nei settori chiave, come è stato detto questa mattina. Credo di poter dire la verità dicendo che la scuola ha avuto, come il settore della sanità, ma in qualche modo tutti i settori, un occhio di attenzione. Ci sono dei tagli, è evidente, e non poteva essere diversamente, abbiamo comunque cercato di mantenere un modello, salvaguardando quello esistente, andando a razionalizzare le spese, a contenere laddove fosse possibile e cercando di privilegiare quei settori che in qualche modo, in termini di riscontro sul territorio, presentano la possibilità di dire che la Valle d'Aosta è un modello che funziona. Se devo recepire una parola, userei una parola che il relatore ha scritto e nella quale mi ci ritrovo, cioè se di decrescita possiamo parlare, possiamo immaginare di dire che è una decrescita ristrutturante, nel senso che dove è possibile immaginare che ci sia una regressione del peso che l'intervento pubblico, perché no, a favore anche di un maggiore intervento del privato, noi valutiamo questa situazione con un occhio di attenzione e di riguardo. Tempo fa, cito un momento nel quale molti colleghi sono stati presenti, l'Assessorato al bilancio ha organizzato un convegno sull'uso del patrimonio pubblico. Ebbene, quella giornata, credo, ha testimoniato come sia assolutamente possibile un nuovo approccio, magari immaginando dei momenti di sinergia tra pubblico e privato. In quel caso, parlando di un tema specifico; questo per dire che come atteggiamento non siamo chiusi nei confronti di cambiamenti che devono subentrare, di cambiamenti che vanno apportati a questo che è stato un modello che nel tempo ha funzionato.
In modo molto onesto non magnifico questo bilancio, lo presento, lo presentiamo con senso di responsabilità, dando atto delle difficoltà che esistono, tenendo conto, è stato detto a più riprese, che in sei esercizi finanziari abbiamo perso quasi il 50 percento delle risorse disponibili, che da un anno all'altro viaggiamo con dei tagli di 100 milioni. Con questa situazione abbiamo cercato, con senso di responsabilità, di prenderci, come dire, giustappunto le responsabilità di fare delle proposte. Dico questo per dire che non è più il tempo in cui e non è un secolo fa, ci trovavamo ad affrontare dei rendiconti con 200-300-400 milioni di euro di avanzo di amministrazione. Sono due legislature fa. Sembra un'altra era, non è più così.
Da questo punto di vista, quindi, avendo suddiviso anche le responsabilità nella costruzione dell'autonomia, ritengo di poter dire che la nostra autonomia è comunque un'autonomia che funziona, è un'autonomia che ha contribuito a creare un modello della Valle d'Aosta perfettibile, ma certamente da non buttar via e certamente non meritevoli di critiche così dure come...collega Guichardaz gliel'ho detto poc'anzi, a mio giudizio, ho avuto modo di sentire questa mattina, che mi paiono francamente esagerate. Dico questo per dire che la Valle d'Aosta non è l'isola più felice del mondo, ma è un territorio che comunque ha ancora delle sue potenzialità. Con questo approccio abbiamo cercato di creare questo bilancio, un bilancio che certamente, l'hanno detto molti colleghi, vede ancora una sproporzione molto forte tra spese di investimento e cosiddette spese fisse.
Anche qui mi permetto solamente di fare una precisazione, dicendo che esiste un confine, a volte non molto codificato, per cui sembra quasi che tutte le spese che la Regione sostiene e che non vengono classificate come spese di investimento, siano in qualche modo spese destinate a un calderone improduttivo. Non è così, voglio ricordare che gran parte delle cosiddette spese fisse costituiscono, comunque, stipendi per lavoratrici e per lavoratori, quindi entrate per le famiglie, sono spese che costituiscono finanziamento per il funzionamento e l'esistenza dei nostri comuni, e non sono stati saccheggiati, come ha detto qualche sindacato in audizione. Credo che i nostri comuni siano stati rispettati, ai comuni abbiamo chiesto dei sacrifici e credo che come politica autonomista, se c'è una realtà confrontata a livello nazionale dove l'esistenza dei comuni nel tempo è stata salvaguardata e promosse tutte le azioni politiche che sono state messe in piedi, sono andate giustappunto nella direzione di tutelare questa particolarità che esiste nell'organizzazione del nostro territorio.
Queste spese servono per il funzionamento della nostra sanità, che sono spese che paghiamo noi diversamente da altrove, sono spese che servono per le nostre politiche sociali, quindi servono per gli anziani, per le famiglie, per l'infanzia, per i minori, per gli asili nido, per i soggetti più deboli della società. Servono per il funzionamento della nostra scuola, dove si è cercato di avere un buon rapporto tra il mondo del lavoro e il mondo della scuola, cercando di evitare per quanto possibile dei ragionamenti che andassero nella direzione di tutelare la non dispersione scolastica e frenare l'abbandono della scuola. Sono spese che servono per il governo del territorio, quindi la tutela dell'ambiente, la tutela dell'ARPA, permettendo anche qui all'Assessorato all'ambiente...uso questo per dire...di svolgere pienamente tutte le funzioni e tutte le competenze che la legge gli attribuisce per la sua esistenza.
Sono spese che servono nel complesso allo sviluppo economico-regionale, dove allochiamo ancora in un bilancio con grande difficoltà quasi 60 milioni di euro. Ecco, quindi, non magnifico il bilancio, ci siamo presentati avendo un atteggiamento di disponibilità che riconfermiamo anche per la discussione degli emendamenti, cercando di fare la nostra parte, presentando un bilancio con un atteggiamento non di rassegnazione e non di enfasi. Cerchiamo di fare una fotografia molto precisa, realistica, di quella che è la situazione, cercando al tempo stesso di dare anche delle certezze, di cogliere in qualche modo delle opportunità che esistono, ancora, con un miliardo di euro, che riversiamo sul territorio della Valle d'Aosta, questo ridotto rispetto a prima, può costituire ancora un momento importante di riferimento per la nostra comunità. Con questo approccio, quindi, crediamo di aver fatto la nostra parte, di aver presentato un documento semplicemente responsabile, che tiene conto di una situazione di difficoltà, dell'apertura di un clima nuovo che registriamo - personalmente registro con molto favore - e non so quale può essere la forma migliore, certamente guardiamo con molta attenzione anche al verificarsi di questa nuova fase che cerca e vuole mettere insieme energie nuove a tutela dell'autonomia, a difesa del particolarismo e della salvaguardia di questa nostra Regione, affinché non rimaniamo questa cellula anonima nell'Europa, ma continuiamo ad avere un ruolo se possibile autonomo in questa Italia, che spesso ci vede come dei nemici e che troppo spesso cerca di toglierci la nostra possibilità di autogestirsi.
Da questo punto di vista ringrazio tutti coloro che hanno contribuito al dibattito, anche con degli emendamenti, con degli ordini del giorno e mi auguro che dalla fine di questa discussione possa uscirne un documento più ricco di prima, migliore se possibile della proposta che abbiamo formulato, e che vada a rispondere alle legittime aspettative della comunità valdostana. Grazie.
Presidente - Grazie Assessore. La parola al Presidente della Regione.
Rollandin (UV) - Oui, merci Président.
Je remercie à mon tour tous les collègues qui ont bien voulu examiner le document et donner un aperçu de ce qui s'est passé, de ce qui est le projet qui a été présenté dans un contexte sans doute diffèrent, par rapport aux autres situations et c'est le contexte que, je crois, a été à la base de la première remarque qu'on a voulu porter dans cette salle. Le fait qui est quand même en cours un débat politique ouvert et la question, je crois, qui n'est pas banale, quelqu'un l'a rappelé, il y a des rencontres qui ont étés faites, une, deux fois, et il y a des rencontres qui doivent encore être faites. Là, je veux le rappeler, pendant ces rencontres, qui ont étés élargies à toutes les forces. Après, il y a des forces qui ont dit qu'elles n'étaient plus intéressées, bien sûr, on respecte les indications données, les autres ont donné leur disponibilité à continuer le débat et, je veux souligner, que pendant ces rencontres on n'a jamais parlé de places. Jamais. On a toujours parlé de programmes, d'arguments qui puissent quand même assembler, rassembler, mettre ensemble des arguments qui puissent unir les forces, pour faire de façon que les thèmes puissent se partager et, comme thèmes partagés, ils donnent la possibilité d'aboutir à un changement qui est à nous. Et, bien sûr, moi je l'ai évoqué au début, ce n'est pas pour dire que c'était un ordre pour la majorité, au contraire. J'ai dit que si on n'a abouti à rien on n'est pas là pour maintenir le débat ouvert à toujours, il y a une limite aussi au débat. Il y a une limite au moment où certaines forces doivent en quelque sorte s'exprimer, dire on est à même d'arriver au résultat, ou bien on n'est pas à même.
Alors, c'est la raison pour laquelle on a dit que ce projet n'était pas un projet de programme de longue haleine, par autrement il n'y a plus un sens d'être là à partager, à voir de trouver les raisons pour lesquelles on peut se ressembler. Je croix qui c'est un respect par rapport à l'attitude que les autres forces ont envers les forces de la majorité qui ont demandé d'avoir ce débat ouvert. Tout simplement c'est là le point de repère. On n'a pas déjà tiré les solutions, tout serait pas respectueux de débat encore ouvert. Voilà le sens de l'attitude que nous avons eu de chercher, même à ce moment.
Le budget est un passage important et vous avez raison, quelqu'un l'a dit, il devrait être programmatique, mais pour être programmatique, moi je l'ai rappelé. Mais imaginez-vous que pour le budget, la legge di stabilità de l'État a-t-il un élan programmatique? Il est chaque jour à téléphoner en Europe pour dire manque encore quelque chose. On a démarré, au début il a fallu trouver 5 milliards, au niveau national, pour ajouter quelque chose, pour dire qu'on était quand même à ranger la legge di stabilità dello Stato et on est encore dans l'attente d'avoir l'ok de l'Europe?
Et imaginez-vous que nous on est, à partir du mois de juin qu'on est chaque semaine là à dire nous sommes à même finalement d'aboutir un résultat pour le Pacte de stabilité. On est à aujourd'hui, on attend la question qui concerne aussi la province du Trentin, pour la question du Pacte de stabilité 2014? Pour savoir quel sera le projet 2015? Alors ce n'est pas pour dire que c'est une attitude de contre unità . On prend acte des difficultés que l'État et qui en quelque sorte se rapportent, retombent aussi sur les autonomies locales. Mais là on a dit qu'on était à même de comprendre cette situation, même les régions, toutes les régions ont pris acte qu'il y a un système difficile à gérer. Difficile pour qui gouverne, n'importe qui. Au niveau national, en deux ans on a changé quatre gouvernements, mais l'attitude n'a pas changée et la difficulté aujourd'hui du gouvernement est, justement, de répondre à des attentes au niveau européen, pour ne pas retomber dans les difficultés que nous connaissons. Mais quelle est l'attitude qu'on a demandée depuis toujours? De respecter les accords.
E qui mi permetto di risottolineare due aspetti fondamentali. Il primo. L'accordo firmato nel 2010, che poi chiederò che venga riletto, perché qui sono state dette una serie di affermazioni che non corrispondono al vero. L'accordo era migliorativo rispetto a quello dell'81, in quanto portava tutta una serie di argomenti, un decimo in più rispetto a quello che avevamo prima. Il collega Donzel ha illustrato bene le migliorie, le aspettative del nuovo riparto fiscale che aveva due limiti. Il primo, che come tutti i riparti fiscali, essendo entrate, sono rapportate all'andamento del Paese; l'IRPEF, che lei correttamente, collega Donzel ha ricordato; l'IRAP; tutta una serie di accise, sono chiaramente legate a un andamento a livello nazionale, non è regionale, è a livello nazionale. In più, l'IVA, non è più come prima, l'IVA legata, quella della Valle d'Aosta, è una torta generale di cui noi abbiamo un tot. Anche lì il sistema è cambiato, ma è cambiato per tutti, anche per noi. Ora, a fronte di questo, voi mi dite con quali certezze potevamo fare un discorso di programma di tre anni? Non sappiamo, per quello che ho detto che è prospettico, guarda a un anno. Abbiamo cercato di dare risposte serie sui due limiti; sulle entrate certe che avevamo, e il Patto di stabilità, l'altro punto di riferimento che avevamo. Gli altri colleghi, Gerandin e altri, hanno voluto ricordare, e che molto spesso si dimentica, perché, anche se noi avessimo risorse in più oggi, o potessimo averle, più di quel tanto non possiamo spendere. È una regola che ha dell'assurdo, lo dicono tutti, ma non è cambiata, addirittura non è cambiata per i fondi europei.
I fondi europei, che tutti hanno detto, sono investimenti, quindi, almeno per gli investimenti togliamo il Patto di stabilità. Hanno cercato di forzare la mano gli enti locali, l'hanno fatto anche le Regioni. Risultato, ad oggi, ancora zero, perché l'Europa dice no, perché senno voi sforate anche con quello. È un discorso aperto, ma non chiuso e, quindi, noi non potevamo sicuramente andare oltre. Correttamente non abbiamo messo i fondi europei ancora in questo bilancio, però abbiamo discusso qui quelli che sono i 120 milioni per l'anno in corso, i 48 milioni tra Stato, Regione e fondi europei, i co-finanziamenti. Ora, questi non ci sono nel bilancio, ma fanno parte degli investimenti nei settori strategici. Questo abbiamo cercato di dirlo.
Allora, il bilancio, che qualcuno ha voluto battezzare in modo diverso, non abbiamo detto che è un bilancio straordinario, ma lo è nei fatti, perché è in una situazione di eccezionalità, ma è eccezionale perché il patto che era con la legge che noi abbiamo firmato, la legge del nuovo reparto fiscale, che ho avuto modo di dire, prevedeva che quell'accordo non poteva essere cambiato, se non con il consenso della Regione. E questo, vi inviterò a leggere, è sancito anche da una sentenza 173 della Corte Costituzionale, che ha detto che senza questa interpretazione, corretta, che noi abbiamo fatto della legge del riparto fiscale, non si possono cambiare le regole. Noi abbiamo sei ricorsi alla Corte Costituzionale che aspettano ancora di essere discussi, laddove però, questa si è già espressa in tal senso. Ha detto in modo chiaro che non si possono cambiare unilateralmente le regole della 42, cioè la legge sul federalismo. Oggi del federalismo, come ho già avuto modo di dire, che è morto, non ne parla più nessuno, nessuno fa riferimento a questo. Ecco perché, quali certezze possiamo dare noi? Su che cosa possiamo basare e cercare di avere un riscontro oggettivo di quello che stiamo facendo? Come facciamo a programmare gli anni futuri quando per il 2015 abbiamo queste difficoltà? E con correttezza l'abbiamo detto. Noi abbiamo fatto uno sforzo. Abbiamo anche detto che molte delle cose che sono state inserite, lo sono grazie anche all'apporto, e lo vedremo anche negli emendamenti, dei colleghi di tutte le forze. L'abbiamo riconosciuto, abbiamo anche, per la prima volta, messo un fondo per l'inclusione sociale, che può essere di riferimento. Quando la collega Fontana ci ha chiamato per una legge presentata dal gruppo, bene, quello è un fondo che va nell'inclusione sociale. La legge che ha presentato va in questa direzione, può essere discussa e presa da questo fondo, come per altri interventi che sono stati ricordati, e che possa essere una discussione aperta. Difatti, solo per dire, non è che abbiamo...perché sennò se dicevamo tutto chiuso noi abbiamo detto non a caso che è aperto. Abbiamo detto che c'è una disponibilità a discutere di una serie di problematiche. Allora, è evidente che questo bilancio ha i sui limiti, non siamo a dire che è tutto perfetto. È un bilancio che comunque, nel suo equilibrio, quello che si riferisce a quello che, correttamente, il collega Donzel ha detto, noi abbiamo ancora 562 milioni. Vero, ma di questi 562, abbiamo i 242 che diamo alla sanità, che se fossimo nel reparto nazionale, sarebbero, come è stato detto correttamente da qualcuno, 20, minimo 20 milioni in meno, solo per la parte gestionale. Quelli sono soldi che tiriamo fuori, gli altri no, gli altri hanno il riparto nazionale.
E i 200 milioni per la scuola, per i vigili, quelle sono tutte spese che, per carità, mi scuso, lo dico a un convinto, dunque, di fatto ci obbligano a sostenere quello che da altre parti non esiste. È un grosso vantaggio quello di decidere se tenerle per la sanità o metterle in un altro posto. Bisogna ammetterlo, mentre da altre parti, avete letto, la Toscana, 260 dipendenti e 300 posti letto, siamo in Italia. Giugno, 7 ospedali chiusi in Piemonte. Cioè, non so, tutti leggono le situazioni che si pongono nelle vicine Regioni. Ora, questo deve farci riflettere un attimo. Sicuramente noi abbiamo delle difficoltà. Non si può dare tutto a tutti, perché, ripeto, anche se avessimo i soldi, al di là del discorso della sanità, che è fuori dal patto, non possiamo andare oltre. Allora, credo che le discussioni, la base politica su cui abbiamo inquadrato il bilancio è un discorso serio.
È un discorso che andava fatto per far capire che se noi davamo le carte come se fosse un discorso già chiuso, non è così, noi vogliamo ribadirlo e accettiamo le sfide, giustamente lanciate, di vedere che cosa siamo capaci di fare assieme. Questo sta anche al discorso politico, quindi, in aula noi abbiamo discusso di amministrazione, di come è evidente e giusto che ci sia, dandoci un senso politico al tutto, perché l'amministrazione è quello che deriva da delle scelte politiche. Su queste tematiche, quindi, anche con gli emendamenti ci torneremo e in più abbiamo sottolineato che ci sono dei cantieri aperti. Vogliamo fare una seduta specifica per i trasporti; non abbiamo insistito a discutere sui trasporti, lo faremo in quel momento, come su altre tematiche. Ora, i progetti che tengono conto di tutti questi fattori ci portano a dire che, fino a oggi, alcune tematiche come la sburocratizzazione, come cercare di fare degli interventi che vadano nella logica di favorire le piccole imprese, ci vedono assolutamente d'accordo. Ci vedono concordi in questo, tant'è che abbiamo detto stop alle grandi opere, specificando anche alcuni concetti che i collegi hanno anche ripreso.
Qualcuno ha anche sottolineato i tempi per il bilancio. È vero, se ci fosse un sistema normale, è vero, il bilancio potrebbe essere, in qualche modo, fatto partire prima, cioè, dire cominciamo a discutere su quali saranno le risorse sul bilancio, ma il problema vero è che, a oggi, abbiamo sempre dovuto ritardare perché non avevamo i dati su cui poter contare, se non per le entrate che conosciamo. Nella sostanza credo che ci siano e ringrazio gli interventi che hanno sottolineato questi aspetti, motivi per dire che non è pensabile che non si arrivi a un chiarimento, che sia in qualche modo...che possa fare in modo che ci si intenda su una serie di progetti e di argomenti che, poi, facciano da nucleo coagulatore tra forze politiche che possano decidere di poter governare nel modo che si ritenga più opportuno, cambiando anche modalità. Questo è nelle cose, non è che ci sono preclusioni su una serie di interventi, non ci sono preclusioni. Credo che quando ci si capisce sugli obiettivi e ci si trova nella situazione di condividere che la base è il rispetto dell'autonomia, nel senso bello del termine, autonomia come riferimento allo Statuto, alle sue peculiarità, che non sono privilegi, lo abbiamo detto tutti assieme. Amministrazioni che vadano nella direzione di salvaguardare le peculiarità della montagna, l'abbiamo detto in mille azioni, però non è sempre così facile fare questa cosa perché i servizi in montagna - l'hanno detto studi fatti a suo tempo - costano da un 20 a un 30 per cento in più che i servizi dati in altri sistemi. Chiaro, quando noi diciamo 120 mila abitanti, che cosa volete? Hanno ragione, 120 mila abitanti lo diciamo tante volte, se non fossero distribuiti sulle valli laterali, non avrebbero questo costo, ma il mantenere, con questa disponibilità di servizi, la salute, le persone anziane, i giovani, i meno giovani, costa e che tutto questo, credo, deve essere distribuito nel modo più equo possibile, facendo partecipare tutti, secondo le disponibilità.
Ora, credo che questo bilancio abbia il pregio di essere stato schietto, di aver detto le cose per quelle che sono, di aver presentato insieme una serie di proposte che chiaramente abbiamo detto sono aperte, perché ci sono contributi, con ordini del giorno o quello che sarà, e poi, credo, come ho detto, dopo questo bilancio, si dovrà arrivare a un discorso politico che permetta, a quel punto, di poter immaginare se si è così bravi da fare un discorso di prospettiva, non dimenticando che i rapporti finanziari, comunque, rimangono a oggi sospesi a una serie di parametri che non dipendono solo da noi, come, purtroppo, per lo Stato, come ho detto, italiano, non dipendono solo da loro. E questo è un aspetto da non sottovalutare, perché tutte le volte dimentichiamo che la crisi iniziata nel 2008 e voglio dire anche alla collega Morelli, che la passata legislatura si è conclusa, non certo raccontando che le cose andavano bene, ma tagliando a tutti il 10 per cento, lì sì in modo lineare. Cosa che non ha fatto questo bilancio.
Questo bilancio non ha tagliato in modo lineare e credo che lo possiamo dimostrare in tutte le varie declinazioni. Questo bilancio ha cambiato radicalmente sistema e l'ho detto. Ho detto che non si può più continuare con il discorso del poter dare a tutti e di poter dare contributi. Dobbiamo fare un discorso diverso, andando a sottolineare anche gli interventi che i colleghi, sia Nogara che altri, hanno voluto riprendere, come Grosjean sul tema dell'agricoltura, che è un tema delicato che deve essere ripreso. Sicuramente lì vanno fatte delle riflessioni, perché, giustamente, qualcuno ha detto l'alpeggio...sì fontine d'alpeggio, cerchiamo di valorizzarle. Come il vino o le malattie, che sono state, purtroppo, collegate...le malattie dei nostri boschi o delle vigne, come è stato ricordato dal collega Grosjean. Sono temi che devono essere, sicuramente, alla base di scelte politiche che poi vanno ad incidere sul bilancio e questo è vero. Questo deve essere nella programmazione generale.
Nella sostanza, e concludo, credo che anche con gli enti locali sicuramente è una fase di passaggio. Noi oggi, la 48 è una legge che aveva un suo significato quando c'era un'attenzione, l'IRPEF legata, come ha ricordato il collega Gerandin, quindi sempre due anni indietro. L'anno scorso eravamo ancora nella fase ascendente, quest'anno già paghiamo una riduzione e per l'anno prossimo, ecco, non credo che ci siano tanti fiori da aspettarsi, quindi dobbiamo tenere conto di questi passaggi, del fatto che abbiamo messo sulla finanza locale, è vero, una serie di interventi che sono collegati alle attività dei Comuni, ma che prima erano fatti con leggi di settore, quindi, sicuramente, abbiamo ridotto le disponibilità solo per i Comuni, anche se, posso dirlo, i Comuni valdostani, rispetto ad altri - mi permetto di dirlo a chi conosce bene - non sono a oggi nella situazione di dover fare delle scelte dolorose, perché, tant'è che molti non hanno nemmeno azionato, tra virgolette, dei sistemi di aumento di alcune tariffe, che potevano essere fatte, perché non ce n'era bisogno. Evviva. Però questo è un modello dell'autonomia, come il modello della sanità, come quello dell'assistenza sociale, sono, credo, dei modelli a cui teniamo e che vogliamo mantenere. Certo, ci sono da rivedere dei moduli che devono essere alla base di un'attenzione specifica, che si inserisce all'interno di un quadro di politica, che come dico, nel rispetto della carta costituzionale nostra, principale, che è lo Statuto, che quindi vuol dire difesa dell'autonomia, deve permetterci di guardare con attenzione le scelte che abbiamo fatto. In momenti in cui c'erano maggiori disponibilità, non vorrei nemmeno che passasse il messaggio che perché molte delle forze sono state coinvolte anche allora, tutto è stato, comunque, speso così a vanvera. Non dimentichiamo, vediamo un po' che cos'era la Valle d'Aosta, sotto il profilo della viabilità, delle valli laterali, sotto il profilo degli impegni per il settore turistico-ricettivo; guardiamo che cosa è stato fatto per l'innovazione, per la parte industriale, insomma, cose ne sono state fatte in questi anni. Ci sono stati anche degli errori commessi di cui, logicamente, bisogna tenere conto. Oggi cerchiamo di ridurre i rischi di incorrere in errori, perché le risorse sono ancora ancora meno, e, quindi, doppiamente, sarebbe difficile cadere in errori, perché li paghiamo. Credo che oggi sia una fase sicuramente di ponte e un ponte, per me, ha un grosso significato. Ponte è quello che raccorda, che permette di mettere insieme, di poter fare in modo che ci sia la possibilità di questa permeabilità, che ci porta a dire che c'è una possibilità di conoscersi, di avere una duttilità nel trasporto che ne consegue che può portare a dei risultati molto importanti. Solo con questo sistema, credo, si può bypassare la difficoltà che oggi abbiamo, molte volte anche di dialogo. Oggi c'è anche questa difficoltà. Molte volte su temi che ci accomunano non riusciamo a dialogare nel modo giusto, perché non è vero che ci sono così tanti problemi tra le singole parti, ci sono sicuramente dei problemi, ma sono risolvibili. Credo che si possa avere, almeno sotto questo profilo, un giusto ottimismo legato a una disponibilità che oggi è emersa da parte di molte forze politiche e questo, credo, che ci porti a dire che la discussione è stata sana, corretta e soprattutto costruttiva. Grazie.
Si dà atto che dalle ore 22,38 la presidenza è assunta dal Vicepresidente Follien.
Follien (Président) - Merci Président.
Continuiamo i lavori. Iniziamo con l'analisi degli ordini del giorno. Iniziamo dall'ordine del giorno numero 1, sulla burocrazia e semplificazione normativa. La parole au conseiller Farcoz.
Farcoz (UV) - Oui Président, seulement pour demander une suspension afin d'analyser les ordres du jour.
Presidente - D'accordo, una sospensione di dieci minuti.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 22,53 alle ore 23,05.
Follien (Presidente) - Colleghi riprendiamo i lavori. Siamo all'esame dell'ordine del giorno numero 1, ordine del giorno sulla burocrazia, semplificazione normativa. Per l'illustrazione, la parola al collega Bertschy.
Bertschy (UVP) - Presidente, una piccola mozione d'ordine. Avevamo deciso di procedere con gli ordini del giorno nella precedente Conferenza dei Capigruppo, però dobbiamo anche darci un ordine per definire come procedere, perché possiamo dire, ne stanno arrivando, avrete il piacere di vederne parecchi, visto il lavoro che è stato fatto sugli emendamenti. Dobbiamo solo capire...sì 1, 2, quanti ne facciamo di ordini del giorno questa sera, questo che vorremmo capire anche per organizzarci. Ce ne sono parecchi di...no, ma non è un problema. Vi ricordate che già l'anno scorso a un certo punto della notte abbiamo cominciato a lavorare. Noi riportiamo su tutti, stiamo qua, non è un problema. Cerchiamo solo di capire, ne facciamo 1,2,3?
Presidente - La parola al Presidente Rollandin.
Rollandin (UV) - Chiedo scusa. Adesso, andando nell'ordine con cui ci sono stati distribuiti, senza entrare nel merito, vediamo a che punto arriviamo e, non so, mettiamoci d'accordo sull'ora. All'inizio si pensava di fare questa sera quelli che erano già stati presentati e poi, domani mattina, naturalmente quelli che verranno ulteriormente presentati domani. Se questo non è nelle intenzioni vediamo dove fermarci...non è che adesso uno in più, uno in meno. Se le discussioni sono ampie, allora, credo che sia giusto fermarci a un certo punto. Sono le undici, vedo che, valutiamo, non c'è alcuna forzatura nel senso che, nel momento in cui si dice ci fermiamo, ci fermiamo. In questo senso ci sembrava...no, non voglio, era questo, avevamo detto quelli che sono già stati presentati, mentre gli altri li discutiamo domani. Se invece vogliamo cambiare non c'è alcun problema.
Président - La parole au collègue Bertschy.
Bertschy (UVP) - La proposta che abbiamo condiviso è questa. È chiaro che però dobbiamo darci un orario, perché possiamo andare avanti su un ordine del giorno per tre ore, come per cinque minuti, quindi diamoci un orario e poi chiudiamo e sappiamo dove siamo arrivati. Faccio una proposta, poi se altri colleghi non sono d'accordo, per noi sarebbe meglio lavorare su un orario, che almeno sappiamo come muoverci.
Presidente - Possiamo proseguire i lavori? Ci diamo come orario limite quello della mezzanotte. Per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 1, la parole au Conseiller Viérin.
Viérin L. (UVP) - Merci, Président.
Intanto in premessa, al di là degli ordini del giorno di stasera, sarete investiti anche di altri ordini del giorno e siamo stati obbligati a trasformare in ordine del giorno tutta una serie di emendamenti che, tecnicamente, a volte, anche solo per dei refusi non sono stati accettati. Per questi motivi che lanciamo, anche oggi, un appello sia all'Ufficio di Presidenza del Consiglio, soprattutto all'Ufficio di Presidenza, e anche agli uffici competenti dell'Assessorato delle finanze di avere un minimo di raccordo, perché parliamo di burocrazia, ma siamo, veramente, in presenza di uffici regionali - sia da parte del Consiglio che dall'altra parte dell'amministrazione regionale - che da giorni si parlano, non si capiscono, uno dice che bisogna scrivere in un certo modo, l'altro che bisogna scrivere in un altro e oggi abbiamo una serie di emendamenti che non sono stati accettati perché la formulazione non è esatta, ma non nei termini dei contenuti, ma in termini di come sono stati costruiti.
Allora, invito gli uffici anche da un punto di vista tecnico, parlatevi magari perché quello che ci è stato riferito nella riunione di sospensione...abbiamo chiesto che per i nostri emendamenti fossero illustrate le motivazioni tecniche che non li avevano fatti accettare e ci è stato detto che agli uffici del Consiglio era stato detto che tecnicamente andavano scritti in un altro modo. Al di là della volontà politica che gli amministratori mettono in campo per dire io vorrei, vorremmo proporre un emendamento che va nella direzione di rifinanziare un certo settore, pensiamo agli asili nido, se poi viene formulato dagli uffici in un certo modo, noi ci permettiamo - non ci vogliamo sostituire ai tecnici - di dire che i tecnici facciano i tecnici e che i politici facciano i politici.
Qualcosa che non funzione c'è e c'è stato, se no non ci sarebbe questa moria di emendamenti che, veramente, oggi, obbligano a rivedere nel giro di un'ora tutta la strategia che ci vede impegnati con l'ordine del giorno. Per carità, faremo delle discussioni sicuramente più politiche, e va bene, però sappiamo anche bene che gli ordini del giorno, tante volte, in quest'aula sono stati disattesi. Una piccola nota di disappunto, quindi, che poi sarà codificata attraverso i nostri rappresentanti all'interno dell'Ufficio di Presidenza. In questo senso va sottolineata e siamo pronti, anche, magari, a una riunione ad hoc su questo. Al di là di questa mozione d'ordine, veniamo al primo ordine del giorno che ci vede impegnati su un tema. Abbiamo parlato per mesi e per anni, all'interno di quest'aula, di costi della politica che si sono poi trasformati in costi della democrazia, forse al collega Borello questi argomenti...solo per dire che magari l'ora è tarda, se possiamo discutere serenamente in certi temi, esistono i corridoi per poter fare altro.
Allora, i costi della politica si sono trasformati in costi della democrazia, abbiamo spesso parlato di funzionari, di dirigenti, di apparato, di riduzione dei costi vivi, di emolumenti e spesso abbiamo parlato anche e, forse più al di fuori di questo palazzo, del tema della burocrazia. Ogni tanto torna nelle iniziative, crediamo che oggi ci sia veramente, al di là del calo delle risorse dell'amministrazione, anche un esubero di personale all'interno dell'amministrazione stessa, che forse complica in parte le procedure per giustificare certi crismi che giustificano certi mantenimenti di situazioni organiche. Siamo a arrivati veramente al limite, tante volte per leggi che abbiamo pure fatto noi, abbiamo fatto degli sportelli unici pensando che andavano a semplificare e lo sportello unico non fa che sovrapporre le pratiche che già i comuni dovevano fare. Per l'autorizzazione ci vogliono 60 giorni, noi intendiamo massimo 60 giorni, gli uffici, spesso, intendono minimo 60 giorni che si sommano ai 60 giorni di un altro. Gli uffici...da un ufficio all'altro ci scriviamo la mail, perché la mia competenza si ferma qui, dopo di che arriva la competenza dell'ufficio vicino. Allora, spesso è vero, in questo caso che non sono le responsabilità dello Stato e dell'Europa, tante volte siamo noi qui a complicare. Spesso sono anche le persone che fanno la burocrazia, però tante volte le norme le facciamo noi amministratori. Allora, diciamo spesso, anzi dovremmo dire che, invece che fare una legge e di dire quest'anno abbiamo fatto 20 leggi, se riuscissimo ogni volta a togliere una legge, forse sarebbe qualcosa di intelligente perché ogni volta che si fa una legge la si sovrappone a un'altra, che si sovrappone a una procedura e che complica la procedura che c'era prima e poi nascono le pièces de lo Charaban e andiamo a sentirle e ci arrabbiamo anche perché deridono la politica, ma questa è la realtà.
Oggi, al di là del settore agricolo che è già stato citato, ma per un'autorizzazione di qualsiasi cosa ci vogliono tempi biblici. Allora, un piccolo aiuto per chi lavora, per un settore produttivo, per il singolo cittadino è, oggi, quello di semplificare, dal punto di vista legislativo, quindi di fare una disamina che forse, parzialmente, negli anni è stata fatta per capire quali sono le leggi che possono essere abrogate. Fare una disamina per evitare la sovrapposizione di norme. Sappiamo che una volta gli uffici erano oberati e avevamo anche il personale impegnato in tante altre attività. Oggi, con le risorse ridotte forse una riorganizzazione del personale potrebbe far sì che si riesca a utilizzare le persone giuste al posto giusto per semplificare e ridurre i tempi. Proponiamo, quindi, una cosa molto semplice: la semplificazione normativa-amministrativa, la sburocratizzazione e, al di là di andare a scomodare casi ed esempi, che spesso poi ci fanno arrabbiare anche come amministratori, perché chi ci è passato lo sa che, poi ti metti lì con il compitino a dire, benissimo, adesso voglio andare a capire dove si annida il ritardo, dove si annida la burocrazia e non vorrei citarne, ma in queste settimane abbiamo cercato di andare negli uffici e capire l'iter per aprire una pratica. L'iter per qualsiasi tipo di...anche nei settori più disparati, ci sono cose incredibili perché se non c'è la PEC non si dialoga, però per la PEC bisogna aprire la mail e se non si apre la mail tutti i giorni, magari un parere è stato mandato tre giorni prima, ma da una settimana l'altro ufficio non ha aperto la PEC.
Poi ci sono i disguidi del sistema informatico, non andiamo a disturbare l'AGEA e la AREA, in questi casi, parliamo di uffici regionali, comunali nostri, tutto il nostro apparato. Gli uffici giustamente dicono che "le leggi le avete fatte voi, cercate di svegliarvi", tra virgolette. Non addossiamo, quindi, delle responsabilità agli altri, in primis addossiamole a noi stessi. La nostra idea è questa, non pensiamo che l'Assessore Perron non abbia niente da fare, al di là di questo periodo dell'anno, perché sappiamo che è molto impegnato con il Casinò e con tante altre cose, però noi abbiamo pensato che all'Assessorato del bilancio, che è un po' più spoglio, diciamo, di altre deleghe - con tutto rispetto - durante il periodo di "non bilancio" e per altri impegni che potrebbero, effettivamente, veder impegnato il tempo anche su questo dossier, visto che c'è patrimonio, visto che c'è tutta la questione comunque della gestione del patrimonio regionale che è un altro volet incredibile, su cui da anni si sta cercando di lavorare per metter un po' di ordine, noi crediamo che avere una delega, all'interno dell'assessorato, denominata semplificazione e sburocratizzazione, potrebbe vedere impegnato questo settore per fare da raccordo, semplificando.
Non vogliamo creare un ufficio per semplificare altri uffici, che sia ben chiaro, non si crea alcuna struttura. Si dà una delega in quell'assessorato che, con strutture che già si occupano, diciamo, di normative piuttosto che di semplificazioni, chiaramente in accordo con la Presidenza, abbiamo dato un'indicazione che è su quell'Assessorato, per non andare ulteriormente ad appesantire altri settori. La nostra è una proposta che potrebbe dare un senso, in questo momento, di riduzione dei costi della democrazia, anche di far risparmiare alla comunità, se non altro, tempo e denaro che sono poi le questioni che fanno arrabbiare veramente il cittadino, il quale, giustamente, se la prende con gli amministratori.
Presidente - Grazie Consigliere Viérin. Per la risposta da parte del Governo la parola al Presidente Rollandin.
Rollandin (UV) - Volevo solo specificare che - il collega ricorderà - da parte delle associazioni, industriali, sindacati era stato chiesto di fare un tavolo per la sburocratizzazione, che è stato istituito ed è stato, in qualche modo, inserito sotto il coordinamento del segretario generale.
Voglio solo dire...a me sta benissimo che vada, voglio solo ricordare che a oggi...non è che, come tale ripeto quella che è stata una scelta fatta dai vari componenti, quindi, non ci sono problemi nel merito di attivare questi meccanismi. Credo che sia importante, poi, al più presto, al di là, se si vuole, come dico, attribuire al segretario generale la colpa, o a chi si vuole, oppure all'assessorato in accordo con il segretario, cioè possiamo modificarlo come vogliamo. Quello che chiederei al più presto su questo, è di fare una riunione con la commissione, allargata ai Capigruppo o a chi è interessato, per dire qual è lo stato delle cose, in modo che si capisca quali sono i filoni che vogliamo scegliere, perché su questo ci sono dei dossier alti così.
Se chiediamo alla parte interessata che cosa si deve fare, vi faccio leggere quello, per capire dove possiamo andare e cosa non dobbiamo fare. È sicuramente un dato importante. La proposta, una delle proposte potrebbe essere questa. Se questa, sarebbe da modificare "al segretario generale", ma solo in questa condizione perché lo sta già facendo. Se no, mi sembra che, siccome c'è già questo tavolo aperto, tutto lì...poi ripeto, se ci sono altre...comunque siamo d'accordo, concordiamo di votare.
Si dà atto che dalle ore 23,20 la presidenza è assunta dal Vicepresidente Rosset.
Rosset (Presidente) - Ci sono richieste per la replica? Ha chiesto la parola il Consigliere Viérin, ne ha la facoltà.
Viérin L. (UVP) - Se non ci sono altri interventi, due considerazioni. Intanto, il sottoscritto, purtroppo si ricorda di questa cosa e visto che è due anni che non è in Giunta, vuol dire che sono già passati due anni e che di grossi risultati non ne abbiamo ancor visti e, la seconda considerazione è che, al di là dei tecnici, anche qui, bisogna che in questo gruppo ci siano gli amministratori e che, quindi, siamo favorevoli a una leggera modifica, ma che faccia un raccordo tra l'Assessorato, l'Assessore e il Segretario generale, perché l'Assessore competente dovrebbe raccogliere - da un punto di vista politico - da tutti gli altri Assessori e dal Presidente le esigenze amministrativo-politiche di indirizzo. Ci chiediamo oggi, abbiamo ancora voglia di avere uno sportello unico, che è diventato di fatto un livello superiore, che ha complicato ancora ciò che già esisteva? I Comuni negli anni '80-'90 funzionavano con un dipendente, oggi ne abbiamo 10 per ogni Comune e, appunto, gli uffici sono quelli che sono, nel senso che ognuno ha le competenze. Il mondo è diventato più complicato e tutto è diventato diverso. Però, oggi, il raccordo deve essere politico, perché se l'amministratore non segue ciò che poi succede da un punto di vista tecnico, eh beh, c'è uno sbilanciamento tra ciò che è una volontà amministrativa e ciò che invece è un ruolo tecnico. Esamina ciò che è una situazione esistente le soluzioni che sicuramente saranno dei faldoni che si sono moltiplicati, ma di soluzioni tecnico politiche non ne abbiamo viste. Sulla burocrazia si sono addirittura fatti dei congressi veri però questo non si è tradotto in niente.
L'altra cosa e l'ultima considerazione è che la delegificazione, cioè il ridurre, il togliere delle leggi, anche qui deve avere e vedere una volontà politica, perché i tecnici ti potranno anche fare le migliori relazioni di questo mondo, ma non è nel loro ruolo di pianificare il futuro di una comunità in senso di indirizzo politico. C'era un interessante libro di Asterix e Obelix su...quindi è già, non è da oggi che la questione è all'attenzione anche dell'ironia e non solo in Valle d'Aosta, però, ci sembra, forse la crisi che accentua, anche, magari, le discrasie, tutto ciò che oggi irrita maggiormente la comunità, ma noi siamo disponibili a dare il nostro apporto, però non penso che sia il ruolo, oggi, del Consiglio dei consiglieri, sia piuttosto un ruolo tecnico-politico, che in modo snello, senza andare a fare grossi comitati e istituire, appunto, altri enti che complicherebbero il tutto, di riuscire a vedere nell'immediato, almeno su quelle prime azioni che avete visto, cosa si può iniziare a fare.
Presidente - Ha chiesto la parola il Presidente Rollandin, ne ha la facoltà.
Rollandin (UV) - Sì, grazie Presidente.
Il suggerimento era legato al fatto che c'era già questo raccordo. Nulla toglie che possa essere mantenuto all'Assessore, che poi si avvarrà di questo gruppo di lavoro già esistente, quindi si mantiene quello che è il testo e poi ci sarà l'accordo con l'Assessore.
Presidente - Non ci sono altri interventi? Possiamo mettere in votazione? Ha richiesto la parola il Consigliere Chatrian, ne ha la facoltà.
Chatrian (ALPE) - Sì, grazie Presidente.
Solo per portare un nostro contributo su questo tema, che anche nella passata legislatura abbiamo affrontato più volte. Riteniamo, quindi, utile farla necessaria in questo momento, affrontare, comunque, tale problematica, per trovare delle soluzioni, quindi ben venga anche l'apporto di natura politica e ben venga, comunque, avere tutti gli attori attorno a un tavolo. Due considerazioni. La prima.
Da un anno e mezzo, due a questa parte, da quando le risorse sono diminuite nettamente all'interno del bilancio regionale, ci sembra che ci sia stata quasi la volontà di inventarsi dei processi nuovi a fronte di obiettivi dati a certi dirigenti, a certi coordinatori, anche dirigenti di secondo livello, quasi un complicare il processo, che forse, qualche anno fa, dava delle risposte più puntuali e a oggi, avendo meno dossier, meno lavoro da fare, dobbiamo inventarci qualcosa all'interno della singola struttura. E potremmo fare degli esempi concreti in certi settori. Il primo nell'Assessorato dell'industria e dell'artigianato, dove le collaborazioni con altri enti, vedi Finaosta, Vallée d'Aoste Structure, Chambre, lì penso che stiamo inventando l'impossibile e per un piccolo imprenditore o artigiano, proprio si sta dando il meglio di sé. Ben venga, quindi, questa proposta per andare nel merito e trovare delle soluzioni alternative. Facciamo solo attenzione perché forse il mondo esterno a quest'aula chiede semplificazione, quindi non andiamo a inventarci nuovi procedimenti, per poi premiare tramite obiettivi, dirigenti o alti funzionari, e complicare i processi che, magari, a oggi funzionavano, perché c'è carenza di lavoro. Il nostro apporto, quindi, ci sarà, voteremo comunque convintamente questo ordine del giorno proposto dai colleghi e saremo presenti per portare il nostro contributo fattivo con degli esempi molto chiari e diretti. Grazie.
Presidente - Grazie collega Chatrian. Ha chiesto la parola il collega Donzel, ne ha la facoltà.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Sicuramente il tema sollevato dal collega dell'UVP è un tema importantissimo, da apprezzare che venga posto in quest'aula. Semplicemente, abbiamo appreso in aula di questo testo. La nostra riserva non è tanto nel merito, perché, ripeto, è lodevole e meritevole che sia stata posta questa questione sempre più urgente, ma è nella scelta dell'attribuzione di un compito a un Assessore disoccupato. Insomma, abbiamo, poco tempo fa, sistemato un consigliere, Presidente di commissione, che non aveva gran che da fare, in una commissione, in un Consiglio di amministrazione, il collega La Torre. Adesso non so se sono i fautori del Rollandin bis che meritano degli incarichi aggiuntivi, non è nostro compito andare a trovare, recuperare lavoro per l'Assessore al bilancio, per cui, dal nostro punto di vista, abbiamo un'altra sensibilità. Abbiamo lavorato fino all'altro giorno perché le commissioni consiliari si riappropriassero, il Consiglio si riappropriasse di alcune specifiche competenze. Francamente condividiamo il merito, ma di delegare all'Assessore e a una Giunta, con la quale per il momento c'è un dialogo, non c'è condivisione su delle strategie, faccio degli esempi concreti. Se non riduciamo le dirigenze avremo un proliferare di leggi inventate per giustificare le dirigenze, come hanno detto dei colleghi. Se non facciamo delle azioni specifiche, importanti, rischiamo di fare la fine della sburocratizzazione del collega Marquis, che dopo un anno ha prodotto una legge in più, anziché togliere le quattro esistenti. Quindi, come dire, sì all'argomento, ma no al modello che è stato proposto. Quindi, la nostra è un'astensione.
Presidente - Grazie. Ci sono altri interventi? Se non ci sono altri interventi...la parola al Consigliere Viérin, ne ha la facoltà.
Viérin L. (UVP) - Per ringraziare per la disponibilità il Governo e la maggioranza e i colleghi dell'ALPE. Siamo felici che questo tema produca e sortisca un effetto, al di là dei formalismi e delle formalità, crediamo che se si vuole cambiare sia importante incidere, quindi siamo felici di poter portare il nostro contributo e un po' forse in controtendenza, rispetto a ciò che era stato detto nell'altro Consiglio, prendendo atto che, quando abbiamo cercato di fare dei gruppi di lavoro in Consiglio, non andava bene, perché erano dei gruppi del Consiglio che non producevano effetto. La task force, ad esempio, piuttosto che quello sugli Enti locali, qualcuno c'è, non c'è più, altri non vanno perché i Consiglieri non devono...ecco, oggi noi abbiamo fatto una proposta diversa, proprio tenendo in conto queste sensibilità. Qualcuno aveva detto che questi gruppi erano inutili. Proviamo e ci terremmo a sottolineare che non si aumentano né le strutture, né i costi e neanche l'apparato di un Assessorato, semplicemente si aggiunge a ciò che è già un Assessorato, al di là della persona che lo conduce, intersecandola con quella che è già una struttura esistente della Presidenza, un ruolo che è quello di delegiferare e di semplificare. Noi crediamo che questo sia un compito della Giunta, perché come Consiglieri abbiamo la potestà legislativa, sicuramente in capo a un'iniziativa, ma su tutto ciò che è il pregresso e su tutto ciò che è la parte operativa di un'amministrazione, questa sia in capo alla Giunta. L'ossimoro di vedere dei Consiglieri che non sono minimamente coinvolti invece nell'azione amministrativa, non è un nostro compito, e ringraziando per la disponibilità, speriamo che, almeno questo dossier, cambiando formula, rispetto ad altre che non sono state accettate, possa sortire gli effetti desiderati.
Presidente - Grazie Consigliere Viérin.
Non ci sono altre richieste di intervento? Possiamo mettere in votazione l'ordine del giorno, così come è stato formulato? Votazione aperta. No, la parola, non ho toccato niente io, le garantisco. Riapriamo la votazione? Votazione aperta. Possiamo chiudere? Votazione chiusa.
Esito della votazione:
Presenti: 35
Votanti: 32
Favorevoli: 32
Astenuti 3: (Guichardaz, Donzel e Fontana)
L'ordine del giorno viene approvato. Proseguiamo con l'ordine del giorno n. 2. È l'ordine del giorno del gruppo di ALPE. Qualcuno intende...non c'è titolo. Ha chiesto la parola la Consigliera Morelli, ne ha la facoltà.
Morelli (ALPE) - Merci, merci Président.
Anche il nostro ordine del giorno va nel senso della semplificazione o forse meglio della definizione, di una migliore definizione di ruoli, del coordinamento, dell'innovazione e, naturalmente, anche del contenimento e dell'ottimizzazione della spesa. Si riferisce a un argomento di cui abbiamo già parlato in Consiglio regionale, ed è la promozione e il marketing turistico.
Credo che sia superfluo ricordare l'importanza del settore turistico che è da tutti condiviso sia per quanto riguarda la produzione del reddito e le ricadute sull'indotto che per quanto riguarda la valenza occupazionale. Volano però dello sviluppo turistico è sicuramente una promozione efficace, adeguata e mirata. La nostra considerazione parte dalla constatazione che attualmente di promozione turistica si occupano diversi soggetti sia all'interno dell'amministrazione regionale che per quanto riguarda organismi, enti che sono, diciamo, collaterali all'amministrazione regionale. E riteniamo che sia ormai improcrastinabile l'ottimizzazione delle risorse anche in questo senso al fine di evitare le sovrapposizioni, gli sprechi, lo scarso coordinamento che esiste attualmente in questo campo.
La proposta è - che non abbiamo voluto definire con un emendamento che andasse a fissare paletti e limiti precisi perché ci pareva una situazione, una condizione difficile da inquadrare in un emendamento - un ordine del giorno che vada a impegnare la Giunta di concerto con la commissione consiliare competente, che già sta lavorando sull'argomento, per arrivare alla definizione, alla creazione di un'unica struttura, all'interno dell'amministrazione regionale, quindi che non vada a procurare costi aggiuntivi, ma che sia in grado di coordinare tutta quanta la promozione. Può essere un punto di partenza che può poi evolversi anche sotto altre forme, con l'ingresso di una partecipazione privata come avviene in altre regioni. È da definire, da studiare bene assieme, magari anche sulla scorta delle esperienze che hanno fatto altre regioni. La nostra proposta, quindi, va in questo senso, consci del fatto che è assolutamente importante, prioritario tracciare meglio i ruoli di una struttura di promozione per la nostra regione. Voglio citare un esempio, en passant, l'Assessorato della cultura ha ideato la card dei castelli. La card dei castelli è un'ottima idea che potrebbe essere estesa anche ad altri servizi così come avviene in Trentino. Abbiamo avuto modo di verificarlo direttamente, la Regione Trentino ha ideato la guest card, cioè la card che viene consegnata agli ospiti e che comprende una serie di servizi che facilitano il soggiorno degli ospiti e dà accesso oltre che alle visite dei castelli, dei monumenti e delle esposizioni, anche ad altri servizi. Quindi la card dei castelli può essere un'idea valida da implementare. Riteniamo che queste proposte sia corretto studiarle, approfondirle per addivenire a una soluzione che bene si attagli alla nostra realtà.
La nostra proposta va in questo senso, di incaricare...abbiamo immaginato un tempo di 90 giorni che ci sembra un tempo ragionevole per giungere alla creazione di una struttura unica di promozione turistica, di commercializzazione in grado di coordinare tutti i diversi soggetti coinvolti al fine di veicolare un'immagine forte della Valle d'Aosta e di ottimizzare dunque le risorse.
Presidente - Grazie Consigliera Morelli. Qualcuno intende prendere la parola per la risposta? Nessuno? Da parte della Giunta nessuno risponde? Non ci sono altre richieste di intervento. Chiudo la discussione. Ha chiesto la parola l'Assessore Marguerettaz, ne ha facoltà.
Marguerettaz (UV) - Sì, grazie Presidente.
Direi che quest'ordine del giorno ricalca un po' una risoluzione che è stata presentata poche settimane fa e rispetto a questo tema non è che c'è un'avversità. Gli argomenti, le premesse sono sicuramente condivisibili. Però qua si arriva già a una definizione e si anticipa un lavoro che è un lavoro in corso oggi nell'ambito della commissione. Ricordo che nell'ultima audizione ho avuto modo di chiedere alla IV Commissione di proseguire con i lavori soprattutto per il fatto che siamo alla fine del 2014, sicuramente è stato un anno particolare, ci sono stati dei momenti di blocco dell'attività istituzionale, ma le direttive dell'office che sono state prorogate di 1 anno, oggi devono molto probabilmente essere riprorogate perché non abbiamo preso una decisione, che doveva nascere dall'attività della commissione.
Anche perché, giustamente, quando si parla di struttura unica, bisogna ovviamente capire le attività degli Assessorati, dell'Office, di altri enti, dei Comuni. Può darsi, quindi, che la soluzione sia una struttura unica come può darsi che si possano adottare altre soluzioni: è un lavoro in corso; senza ovviamente dare delle valutazioni, dei giudizi, quest'ordine del giorno non aggiunge nulla all'attività che stiamo facendo per cui vi chiederei veramente o di ritirarlo o di accettare un voto di astensione perché tutta l'attività è un'attività in corso. Se è vero che è un'attività in corso, le conclusioni devono poi essere tirate al termine di questi lavori. Questo non vuol dire che l'attività di coordinamento non ci sia. Lei giustamente ha citato la card dei castelli, ma non è che la card dei castelli è stata fatta in solitudine dall'Assessorato della cultura. È un'attività che stiamo facendo insieme tra assessorati e con i privati perché c'è l'accordo con l'Adava, c'è un'attività dove modestamente stiamo cercando di mettere insieme i pezzi. Per cui non è detto che senza questa struttura unica non ci sia un lavoro di coordinamento. Sempre meglio si può fare, per carità! Però direi che, colleghi dell'ALPE, questo ordine del giorno, sicuramente porta all'attenzione del Consiglio questo tema, ma che è all'attenzione della commissione per cui noi riteniamo che si possa, terminate queste sedute di Consiglio, riattivare velocemente e arrivare per la fine dell'anno per lo meno a delle indicazioni chiare per le direttive dell'office che, ripeto, competono al Consiglio regionale previo questo passaggio che abbiamo in commissione e poi lavorare su questo tema per trovare la soluzione che, torno a dire, può essere una struttura unica come no, ma lo possiamo tranquillamente decidere insieme.
Presidente - Per la replica la parola alla Consigliera Morelli, ne ha la facoltà.
Morelli (ALPE) - Merci Président.
Assessore lei dice non c'è avversità, mi lasci dire che non c'è nemmeno la volontà però. Non c'è nemmeno la volontà di ragionare su questa opportunità che noi continuiamo a considerare un'opportunità assolutamente valida e necessaria. Lei parla delle direttive dell'Office. Non c'entra l'Office con la struttura di promozione e di pubblicità. L'Office ha altre funzioni, ha un'altra mission, ha un altro ruolo. Se arriviamo a confondere il ruolo dell'office che è di accoglienza e di informazione, questo c'è scritto nella legge, di questo si è sempre parlato, con una struttura di promozione e di commercializzazione, beh allora non ci capiamo.
Manteniamo l'ordine del giorno perché riteniamo che sia importante invece fissare un ruolo diverso da quello dell'Office du tourisme. Si tratta qui di promozione e di commercializzazione. E riteniamo che il ruolo di coordinamento all'interno, anche solo dell'amministrazione regionale, sia un ruolo importante. Molto spesso i turisti che vengono in Valle d'Aosta non sono informati, non sono coscienti di tutte le possibili offerte che la nostra regione può dare loro. Ma proprio perché non vi è un coordinamento, perché l'agricoltura promuove la sua parte, i beni culturali promuovono la loro parte, l'artigianato promuove un'altra parte, vengono organizzati eventi in modo separato, talvolta coordinato, ma talaltra no. Ci sembra che il ruolo di coordinamento sarebbe un ruolo assolutamente indispensabile. Dispiace Assessore questa mancanza di interesse nei confronti di questa proposta che non vuol essere niente di presuntuoso, assolutamente. Credo che il nostro gruppo si sia impegnato nella commissione competente e non dipende da noi convocarla. Ogni volta che la commissione competente è stata convocata per parlare di turismo credo che noi abbiamo partecipato e fatto la nostra parte. E continueremo a farlo nonostante questa vostra posizione di chiusura. Ci sembra che si perda l'opportunità per trovare una soluzione in tempi più brevi. Ce ne rammarichiamo molto.
Presidente - La dichiarazione o intervento? Ha chiesto la parola il Consigliere Viérin, ne ha facoltà.
Viérin L. (UVP) - La questione del coordinamento della promozione dei vari Assessorati è una questione che non è di oggi, come non è di oggi il ruolo reale che vogliamo dare all'Assessorato del turismo. Che se oggi siamo qui, giustamente, a fare una discussione sul coordinamento della promozione unica della Valle d'Aosta è perché probabilmente qualcosa in generale non funziona. Nel senso che abbiamo un assessorato che dovrebbe prendere, che è quello al turismo, tutti i pezzi che hanno altri assessorati in termini di organizzazione o di competente e spararli fuori dalla Valle oltre che in Valle, ma soprattutto fuori dalla Valle con un prodotto che però deve tenere in conto delle diverse sensibilità. Il castello di Fénis è stato per anni l'immagine della Valle d'Aosta, ancora oggi è il castello che fa più presenze. Questo per dire che la scelta di un'immagine per promuovere la Valle è importante se coordinata con tutto ciò che viene fatto attorno. Ora noi crediamo che la vera dicotomia oggi sia che spesso, ma non forse per responsabilità né tecnica né politica, ma comunque per un'impostazione che c'è, non sempre l'Assessorato abbia la capacità di promuovere nell'insieme tutto ciò che viene fatto, ma non solo dall'amministrazione, pensiamo agli impianti a fune dove è stato fatto una grande discussione sul fatto che ogni comprensorio andava a promuovere se stesso dopodiché si è detto no, andiamo, promuoviamo lo sci in Valle d'Aosta nel suo insieme, e quindi anche tutto il mondo fuori dall'amministrazione effettivamente ha un peso compreso l'AIAT che non solo si deve confrontare con l'Assessorato del turismo, ma dovrebbe confrontarsi anche con gli altri settori non solo regionali.
Noi crediamo, quindi, che l'iniziativa, come è stato giustamente illustrato, non voglia creare una nuova struttura che forse nella formulazione lascia intendere diversamente, ma che di fatto la struttura dell'Assessorato che già oggi si occupa di promozione dovrebbe coordinare tutte le altre. Non so se è modificabile, se si può trovare un punto di sintesi tra ciò che dice l'Assessore e ciò che dice la collega Morelli perché in pratica, in parte per come l'abbiamo intesa noi, state dicendo comunque che c'è una volontà di sinergia, ma non è con questo atto che si vuole creare una nuova struttura, si vuole fare funzionare quella che c'è, coordinando l'esistente.
Se possiamo permetterci di dare un piccolo suggerimento, se si potesse riformulare leggermente, evitando la creazione di una struttura unica di promozione, ottimizzando la struttura competente che si occupa di promozione e che meglio si raccordi o che si raccordi effettivamente, ma non solo, con gli altri assessorati competenti, e anche con chi si occupa di turismo e promozione sul territorio, forse sarebbe, per quanto ci riguarda, maggiormente condivisibile, condividendo quello che è stato detto in premessa, ricordandoci che la commercializzazione spesso non può essere fatta dall'Amministrazione regionale. In quel caso forse subentrano altri enti paralleli o comunque tutto ciò che ruota attorno. Questo per dire che condividiamo totalmente i contenuti di maggior raccordo così come intesa, siamo solo contrari alla creazione di una nuova struttura, proprio nell'ottica di tutto ciò che ci stiamo dicendo, come giustamente confermavano i colleghi che è proprio quello che invece vogliono intendere dicendo che bisogna fare funzionare meglio ciò che già esiste. Grazie.
Presidente - Ha chiesto la parola l'Assessore Marguerettaz, ne ha la facoltà.
Marguerettaz (UV) - Colgo l'invito, se nell'ordine del giorno dove si parla di impegno anziché scrivere "alla creazione di una struttura unica" si mette "alla definizione di una strategia unica" in modo tale che non ci sia questo equivoco. Perché, ed è ovvio, a quel punto può aggiungersi anche la parola commercializzazione e potrebbe essere un po' una forzatura, quindi se possiamo scrivere "alla commissione consiliare competente alla definizione di una strategia unica di promozione turistica in grado di coordinare"...
Presidente - Possiamo...ricapitoli. Ha chiesto la parola la Consigliera Morelli, ne ha facoltà.
Morelli (ALPE) - Sì, credo che si possa accogliere questa modifica anche se non è esattamente la stessa cosa, ma è comunque un'apertura a discuterne all'interno della commissione e per giungere comunque a un'unica azione di promozione. Dire strategia mi sembra un po' vago, però credo che sia accettabile. Se l'impegno è quello di andare a discutere e a cercare la soluzione più adeguata, credo che si possa accettare.
Presidente - Mettiamo, quindi, definizione di un'azione di promozione? Va bene? Anziché strategia? La strategia unitaria di promozione? Che vuol dire? Signora Morelli, possiamo mettere in votazione? Votazione aperta. Votazione, hanno tutti votato? Votazione chiusa.
Esito della votazione:
Presenti: 35
Votanti: 35
Favorevoli: 35
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità. Chiudiamo la giornata e con la buona notte ci rivediamo domani mattina alle ore 9.
La seduta termina alle ore 23,58.