Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2846 del 20 febbraio 2013 - Resoconto

OGGETTO N. 2846/XIII - Disegno di legge n. 218 e proposta di legge n. 199: "Interventi di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere e misure di sostegno alle donne vittime di violenza di genere".

Président - Merci. A demandé la parole pour le rapport la collègue Impérial.

Imperial (UV) - Merci Président.

Cercando di non trasformare questa relazione in un bollettino di guerra, anche se a tutti gli effetti, l'epidemiologia della violenza di genere potrebbe essere paragonata, per gravità, ad un bollettino di guerra, vi fornisco comunque alcuni dati relativi a questo tipo di fenomeno.

In Italia, nel 2012, 120 donne, quindi circa una ogni tre giorni è stata uccisa per mano di un uomo. Volendo invece fornire alcuni dati a livello regionale, l'Arcolaio segnala la presenza di 116 casi di accoglienza di donne minori dal 2005 ad oggi e il Dottor Celìa ci ha relazionato, in audizione, come al momento vi siano 44 atti di ammonimento in vigore (gli atti di ammonimento sono quegli atti che consentono la procedibilità nei confronti di atti persecutori). Questo testo che andiamo ad analizzare, che è il testo predisposto dalla V Commissione, un testo quindi di Commissione, che nasce dal lavoro di disamina, così, frutto della proposta di legge del Partito Democratico e del disegno di legge presentato invece dall'Assessorato sanità e politiche sociali, nasce con diverse finalità: riordinare sicuramente ciò che esiste già in materia di contrasto di violenza di genere, di prevenzione, di sostegno alle donne vittime di violenza, e sottolineare l'importanza degli interventi appunto in ambito di prevenzione, sensibilizzazione e formazione.

Questo disegno di legge, questo testo, sancisce l'esistenza di diversi strumenti. Innanzitutto esso definisce il piano triennale degli interventi come strumento di orientamento e coordinamento di tutti gli attori che operano in materia di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto della violenza di genere. Istituisce il Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere, che sarà, di fatto, l'erede di quello che è l'attuale tavolo interistituzionale e che fornirà appunto alla Giunta le indicazioni per predisporre il Piano triennale degli interventi. Questo testo formalizza l'esistenza e dà finalmente dignità maggiore al Servizio di prima accoglienza per donne maltrattate, ex Arcolaio, ed istituisce l'Osservatorio regionale sulla violenza di genere con l'azione di monitoraggio sulla violenza di genere, al fine di riuscire finalmente ad armonizzare le varie metodologie di intervento presenti sul territorio. Non mi dilungo sulla descrizione puntuale dell'articolato, i capisaldi di questo testo ve li ho enunciati.

Concludo con un auspicio: di violenza sulle donne, di violenza sui minori, di violenza di genere, sicuramente oggi si parla molto di più rispetto a quanto accadeva una volta. L'istituzione del reato di stalking è una delle dimostrazioni di questa attenzione maggiore. L'auspicio, però, ora, è che anche grazie agli strumenti che questa legge definisce, si giunga al superamento di quello che è il sentimento di vergogna che caratterizza le vittime di violenza. In audizione abbiamo sentito come circa il 93 percento dei casi di violenza rimane ancora sommerso, e abbiamo anche potuto imparare come la violenza di genere non conosce distinzione di religione, di età, di ceto sociale. L'auspicio, ancora, è che si riesca finalmente, attraverso percorsi mirati, ad intervenire alla fonte del problema, che è la patologia che colpisce i maltrattatori. Quindi, sperando che questo auspicio sia da tutti condiviso, chiedo a voi presenti di esprimervi a favore di questo testo.

Presidente - Scusate colleghi, abbiamo avuto un problema con l'impianto. Ha chiesto la parola la collega...aspettiamo solo un secondo che stanno ripristinando il video...ci siamo quasi, scusate, ma il problema...è a posto? No? Bene, possiamo passare...chiedo gentilmente alla collega Fontana di riprenotarsi. La parola alla collega Fontana.

Fontana (PD) - Grazie Presidente.

La violenza contro le donne è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e più vergognose. Fino a quando questa piaga continuerà ad essere così diffusa non si potrà certo affermare che siano stati compiuti grandi progressi verso l'uguaglianza, la pace tra gli esseri umani. Le donne che subiscono violenza sono spesso invisibili e sole, lasciate più sole se sulla loro morte, dopo la notizia giornalistica, cala il silenzio dell'opinione pubblica. Ogni anno, nel mondo, milioni di donne subiscono violenza, un fenomeno che purtroppo non accenna a diminuire. Gli ultimi dati internazionali dicono che sono le donne tra i 15 e i 44 anni le più esposte alla violenza e, spesso, all'interno della famiglia. Nel 2011 le vittime in Italia sono state 127, una decina in più dell'anno precedente. La violenza subita dalle donne, fisica, sessuale o psicologica, è un dramma quotidiano che tocca le nostre realtà, perché le vittime ed i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali, culturali ed a tutti i ceti economici. La violenza distrugge le vite delle vittime, ma anche la qualità e la civiltà nella vita della comunità.

La nostra regione, purtroppo, non è indenne da questo triste fenomeno. I dati e le analisi riportati dal primo rapporto sullo stato delle pari opportunità relativo all'anno 2010 ed a quelli del secondo anno 2011 evidenziano dati e analisi che fanno considerare il fenomeno come una seria preoccupazione. Secondo i dati del Dipartimento di emergenza dell'Ospedale di Aosta, ogni tre giorni una donna finisce al Pronto Soccorso, picchiata dall'uomo dal quale credeva di essere amata e protetta. Come sappiamo da notizie apparse sulla stampa nelle ultime settimane, Polizia e Carabinieri hanno arrestato quattro persone accusate di violenza in famiglia, maltrattamenti e percosse nei confronti della compagna, anche in presenza di figli minori. Si moltiplicano gli appelli da ogni parte, gli appelli e le mobilitazioni contro questo intollerabile fenomeno. Il 14 febbraio scorso, anche in piazza Chanoux, ad Aosta, si è avuta una forte e sentita partecipazione alla danza organizzata dall'Associazione Dora, nell'ambito di un'iniziativa mondiale contro la violenza. Circa un centinaio di donne hanno preso parte a questo avvenimento, con un'adesione toccante ed intensa, a riprova che la sensibilità sociale sul tema va sempre aumentando. È importante, comunque, ricordare sempre che non si tratta di una battaglia delle donne contro gli uomini, ma di una battaglia di civiltà che ci deve vedere tutti uniti.

Si rivela assolutamente necessario, quindi, dotare la nostra Regione di uno strumento legislativo che possa orientare l'azione di tutti i soggetti, pubblici e privati, in prima linea nella lotta contro la violenza di genere. Già nell'aprile del 2010 il Partito Democratico aveva presentato una proposta di legge in materia, volta in particolare ad istituire un fondo di solidarietà per l'assistenza legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti. Quella proposta non ottenne il parere favorevole di compatibilità finanziaria, in quanto il capitolo di bilancio da noi individuato per sostenere le spese non presentava la necessaria disponibilità. Di conseguenza abbiamo ritirato la proposta, conservando però l'intenzione di batterci affinché si pervenisse all'adozione di una misura legislativa su un tema così delicato.

Con il presente progetto di legge oggi in esame, risultante dal coordinamento della proposta di legge n. 199 presentata dal Partito Democratico e del disegno di legge n. 218, ci si pone l'obiettivo di rilanciare, allargare e rendere più forte il contrasto all'attuale drammatica situazione che troppi considerano quasi normale. Questa proposta legislativa contiene un quadro di azioni in materia di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto della violenza di genere in Valle d'Aosta, da realizzare attraverso l'impegno delle amministrazioni pubbliche e del volontariato sociale, che operano quotidianamente su questo fronte.

Passando ad un'analisi più dettagliata del testo, si ricorda che il progetto di legge in esame definisce la violenza di genere ed elenca gli interventi della Regione, fra i quali ricordiamo, in particolare, la prevenzione della violenza, con l'adozione di un piano triennale degli interventi, diretto ad orientare e coordinare l'azione di tutti i soggetti, l'accoglienza e il soccorso alle donne vittime della stessa con il Centro antiviolenza e con il Servizio di prima accoglienza per donne maltrattate, nonché la formazione degli operatori e del settore. Vengono istituiti il Forum permanente contro le molestie e la violenza di genere e l'Osservatorio regionale sulla violenza di genere, che ha il compito di svolgere un'azione di monitoraggio. Si dispone infine che i finanziamenti concessi ai sensi del presente disegno di legge siano cumulabili con quelli previsti della normativa comunitaria. Su questo voglio fare un ringraziamento all'Assessore, di aver presentato l'emendamento che ha accolto le richieste delle associazioni, che quel contributo che veniva concesso era molto poco e che, diciamo, è stato raddoppiato. Le dico un grazie anche da parte mia, perché effettivamente era molto basso.

L'auspicio è che il prossimo Consiglio mantenga alta l'attenzione su un tema così delicato, stanziando...no, si dispone, infine, che i finanziamenti concessi ai sensi della presente proposta di legge siano cumulabili con quelli previsti della normativa comunitaria. L'auspicio è che il prossimo Consiglio mantenga alta l'attenzione su un tema così delicato; è necessario, infatti, lavorare ancora molto per sensibilizzare la società e farle capire che la violenza di genere è un grave problema che danneggia la nostra convivenza civile e il nostro sistema di valori. È fondamentale, inoltre, l'educazione all'uguaglianza tra donne e uomini e al rispetto dei diritti della libertà fondamentale, e a partire dall'infanzia, coinvolgendo le famiglie e le istituzioni scolastiche. Non è ammissibile che sia necessaria una legge per stabilire che la vita e la dignità delle donne sono da rispettare e da tutelare, perché il rispetto degli altri dovrebbe essere connaturato in ognuno di noi, insieme alla consapevolezza che la vita è una sola e che tutti hanno il diritto di viverla nelle condizioni migliori e senza vedersela rovinare dalla violenza altrui.

Desidero, infine, ringraziare i Commissari della V Commissione, di maggioranza e di minoranza, che hanno superato le divisioni politiche, lavorando insieme nell'interesse di tutta la collettività e permettendo di approdare, su una materia così delicata, all'elaborazione di un unico testo coordinato tra i due progetti originari. Ringrazio sentitamente anche tutti gli altri soggetti, in particolare le associazioni operanti nel settore, che hanno partecipato alla stesura del progetto di legge e che, con la loro collaborazione, hanno permesso di apportare molti miglioramenti allo stesso. Non da ultimo, ringrazio anche le Forze dell'Ordine, che in molti casi sono state le prime ad entrare in contatto con gli episodi di violenza e la cui partecipazione è indispensabile anche in fase di monitoraggio e di prevenzione, affinché tali fatti non si producano.

In conclusione, invito tutti i colleghi a votare a favore di questo testo che contribuirà a corrispondere alle esigenze di tutela del rispetto e di sostegno alle donne vittime di violenza che ogni giorno emergono nella nostra società. Grazie.

Si dà atto che dalle ore 16,37 assume la presidenza il Vicepresidente André Lanièce.

Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale. Ha chiesto la parola la Presidente Emily Rini, ne ha facoltà.

Rini (UV) - Merci Président.

Io cercherò di essere molto breve, anche perché le colleghe che mi hanno preceduto hanno detto tutto in maniera compiuta e puntuale ed hanno evidenziato l'importanza del tema che oggi andiamo a trattare. Permettetemi, però, di fare due piccole osservazioni su due aspetti che riguardano in maniera particolare la Presidenza del Consiglio. È già stato detto la nuova veste che avrà il Centro donne antiviolenza, che passerà proprio dalla competenza della Presidenza del Consiglio alla competenza diretta dell'Assessorato alla Sanità, e la ratio di questo spostamento di competenze, data proprio dal fatto di rendere più...di fare più rete tra i servizi e di rendere più omogenee quelle che sono le linee poi guida applicabili proprio su questa delicata materia, e fare in modo che tutte le operazioni e gli atti che verranno proprio posti in questo settore possano essere coordinati in maniera omogenea e concertata.

E su...proprio legato al Centro donne antiviolenza - se me lo permette il Presidente - vorrei anche illustrare l'emendamento che abbiamo presentato, che riguarda proprio la gestione del Centro donne antiviolenza, proprio perché si tratta di un periodo di transizione, quindi di un periodo in cui dalla Presidenza del Consiglio verrà gestito dall'Assessorato alla Sanità, prolunghiamo un po' il tempo di questa gestione, anche perché al momento viene gestito dalla Consulta regionale per le pari opportunità, quindi portando il termine al 31 dicembre 2013 o, comunque, qualora intervenissero revisioni normative in merito, fino ad allora.

Chiudo ancora con l'ultimo aspetto che mi preme sottolineare, come la Presidenza dal Consiglio pur avendo, appunto, "ceduto" la gestione del Centro donne antiviolenza - che prima appunto era gestito per il tramite della Consulta - all'Assessorato, vuole, però...intende farsi carico in maniera attiva, propositiva e sostanziale di questo problema, vuole sostenere questa tematica, e lo vuole fare in maniera concreta. Infatti all'articolo 13 è previsto uno stanziamento di fondi diretti da parte della Presidenza del Consiglio, di 20 mila euro, che vanno proprio a coprire quelle attività sancite dall'articolo 8 che prevedono appunto la formazione. Questo perché? Perché siamo fermamente convinti che su una tematica così delicata, una tematica che come dicevamo richiede rete, richiede soprattutto una grande formazione ed una grande professionalità di tutti quegli operatori e di tutti quei soggetti che in qualche maniera si trovano ad operare su questo ambito. Proprio la ratio, anche questa, che ci ha portato a volere, a far sì che tutte le attività venissero coordinate in maniera unitaria. Grazie.

Presidente - Ringrazio il Presidente. Siamo in discussione generale. Qualcun altro vuol prendere la parola? Ha chiesto la parola la Consigliera Patrizia Morelli, ne ha facoltà.

Morelli (ALPE) - Merci Monsieur le Président.

Dopo 20 anni dalla dichiarazione dell'ONU di Vienna nel 1993 che metteva in luce l'urgenza di affrontare il problema della sicurezza, integrità, libertà, dignità e parità femminile, dobbiamo constatare che, ahimè, ancora troppe donne vedono la propria vita minacciata, violata, proprio in quanto donne. Gli omicidi femminili compiuti su donne uccise proprio perché tali, sono divenuti così frequenti da generare addirittura il bisogno di un neologismo, il cosiddetto "femminicidio", che è stato definito come l'insieme di ogni pratica sociale violenta, di natura fisica o psicologica, che attenta all'integrità, allo sviluppo psico-fisico, alla salute, alla libertà ed alla vita della donna, col fine di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla sottomissione o alla morte della vittima nei casi peggiori.

E il problema della violenza sulle donne appare molto più vicino a noi di quanto non si pensi, e la nostra regione non ne è certamente immune. Com'è già stato ricordato dalla collega Fontana, le cronache e gli accessi al Pronto Soccorso lo dimostrano ogni settimana. L'esame di questo testo avviene in un momento in cui anche nella nostra regione si registra un acuirsi del fenomeno, ma anche in un momento in cui il silenzio, che spesso ne taceva i risvolti, pare leggermente attenuarsi, anche se una ricerca ISTAT del 2006 parla ancora del 93 percento di sommerso, che significa che soltanto il 7 percento dei casi viene alla luce. È un dato enorme. La legge va ritenuta uno strumento normativo ormai ineludibile e indispensabile, con il quale la nostra Regione s'impegna ad intervenire, attraverso attività puntuali e coordinate, a favore delle vittime di violenza di genere, ma anche di recupero psicosociale dei maltrattatori, e questo è senza dubbio un aspetto innovativo e qualificante, affinché questi non ripetano i comportamenti violenti.

E poi naturalmente la Regione deve impegnarsi a promuovere una politica di prevenzione e d'informazione. È indispensabile ora far sì che questa norma trovi completa attuazione, continuità e sviluppo applicativo attraverso un'attribuzione di risorse adeguate. Questo è stato un punto portato in luce in Commissione, durante le audizioni, da diversi soggetti auditi. D'altra parte anche la nostra Regione è chiamata a rispondere alle sollecitazioni contenute in varie risoluzioni del Parlamento europeo, in cui i Paesi membri sono invitati ad agire con decisione per sollevare il velo di segretezza e di omertà che ancora circonda la violenza contro le donne, adottando misure normative volte ad una maggiore sensibilizzazione collettiva, oltre che individuale. È cominciato l'iter in Parlamento, proprio per la ratifica della convenzione del Parlamento europeo, su questo tema.

Va quindi fortemente evitato il rischio che l'opportunità data da una legge puntuale e significativa venga vanificata da un'insufficiente attenzione finanziaria e quindi da una sua insufficiente applicazione. Va evitato che nella nostra regione avvenga quanto denunciato dall'ONU in occasione della XX Sessione del Consiglio per i diritti umani, che in riferimento all'Italia afferma: "nonostante in Italia siano stati fatti sforzi da parte del Governo, attraverso l'adozione di leggi e politiche, questi risultati non hanno portato ad una diminuzione dei femminicidi, né sono stati tradotti in un miglioramento della condizione di vita delle donne e delle bambine. Le leggi per proteggere le vittime ci sarebbero, ma non sono adeguatamente supportate da risorse economiche, e quindi si rivelano insufficienti e poco efficaci. I femminicidi - dice l'ONU allo Stato italiano - sono crimini di Stato, tollerati dalle pubbliche istituzioni, per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne".

La legge regionale in approvazione recepisce adeguatamente le raccomandazioni e le sollecitazioni che in questi ultimi anni sono pervenuti dalle istituzioni europee. L'enfasi attuativa dovrà essere rivolta in particolare alle politiche di formazione, di prevenzione e d'informazione delle giovani generazioni, affinché siano portatrici di una nuova consapevolezza sociale, relativamente al genere. Il miglioramento della condizione femminile contribuisce effettivamente a cambiare in modo significativo e sostenibile le scelte di una società, è un fattore di sviluppo in sé. Grazie alle politiche che concorrono al miglioramento dello status delle donne, tutta la società sociale, economica e politica ne trae beneficio, innescando inevitabilmente un circolo virtuoso. Colmare lo scarto ancora esistente tra situazione ideale e reale deve poter essere possibile nella nostra regione, anche attraverso un'efficace attuazione della legge oggi in approvazione.

Valutiamo dunque positivamente nel suo complesso il testo che viene sottoposto oggi all'attenzione del Consiglio e per questo dobbiamo essere riconoscenti al gruppo del Partito Democratico ed alla relatrice Carmela Fontana, primi fautori di questa iniziativa. Il testo oggi in esame è il frutto di un lavoro che ha visto l'apporto costruttivo di tanti soggetti, tutti parte attiva nel contrasto alla violenza di genere, strutture pubbliche, associazioni, esperti, Forze dell'Ordine.

Rincresce registrare negativamente la totale assenza della Consulta regionale per le pari opportunità, che non ha ritenuto di partecipare all'audizione in Commissione e, tanto meno, di trasmettere il suo parere. È un'omissione che riteniamo grave! Lo sottolineiamo due volte, e che ci fa guardare con sollievo alla scissione netta, alla separazione operata dalla legge, opportunamente, del Centro donne contro la violenza, che viene sottratto alla Consulta regionale dalla cui iniziativa, è giusto ricordarlo, il Centro era nato nel 1994. Attribuendo al Centro antiviolenza uno status indipendente se ne garantisce l'attività, indipendentemente dalla sensibilità della Consulta, che sembra essersi appannata col tempo, e se ne riconosce implicitamente la valenza e la portata del ruolo. Ci pare una giusta e doverosa testimonianza di gratitudine, nei confronti delle volontarie, che mi sembra giusto e corretto ringraziare in quest'occasione, per avere profuso negli anni la loro opera di ascolto e sostegno alle donne vittime di violenza nella nostra regione, in modo assolutamente benevolo e volontaristico. Vi ringrazio per l'attenzione.

Si dà atto che dalle ore 16,47 riassume la presidenza il Presidente Emily Rini.

Président - Merci. Il y a quelqu'un d'autre qui souhaite intervenir? La parole au collègue Rigo.

Rigo (PD) - Grazie Presidente.

Le relatrici e le colleghe hanno spiegato ed evidenziato le ragioni e gli obiettivi alla base di questa proposta-disegno di legge, frutto del lavoro, com'è stato ben detto, della V Commissione consiliare.

L'obiettivo di fondo di questa proposta è quello di creare le condizioni, anche e soprattutto attraverso la diffusione di una cultura di valorizzazione delle differenze di genere, della dignità e del rispetto delle donne, per prevenire e ridurre il fenomeno della violenza sulle donne in tutta la complessità delle forme in cui si manifesta. In questa direzione l'importante serata del Festival di Sanremo, in occasione della manifestazione flash-mob, è stata di aiuto a tutti coloro che vogliono fare un passo in avanti nel contrastare la violazione dei diritti fondamentali delle donne e della loro libertà e una concezione ormai intollerabile del rapporto tra i sessi ed è stata la dimostrazione di quanta efficacia possano avere i media in questo percorso. Ed è questa la ragione per cui nell'articolo dedicato alla formazione, tra i soggetti coinvolti, sono compresi proprio gli operatori dell'informazione. E la risposta più efficace a quella giornata, che si è svolta contemporaneamente in tutto il mondo, sarà il cambiamento della cultura e delle leggi. Ma, ahimè, il percorso non sarà facile, né indolore, com'è già stato denunciato poc'anzi, perché, come recita la risoluzione n. 54/131 del 17 novembre 1999 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha proclamato il 25 novembre "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne", "...la violenza contro le donne deriva da una lunga tradizione di rapporti di forza disuguali, fra uomini e donne, situazione che conduce alla dominazione degli uomini sulle donne e alle discriminazione di queste ultime, impedendo loro di emanciparsi pienamente...".

La giornata del 14 febbraio scorso, con le mille iniziative, ha messo in piazza il fatto che senza una decisa azione volta ad indurre le istituzioni ad un atteggiamento responsabile nei confronti del femminicidio, non si avrà una svolta nella prevenzione, nella promozione di una diversa cultura tra i sessi, nella protezione e nella punizione efficace in grado di evitare la reiterazione del reato, dei comportamenti e delle azioni violente ai danni della donna. "Siamo nel cuore di tenebra di un passaggio d'epoca, in questo momento le parole lanciano ponti sopra le macerie...così scrive la scrittrice e giornalista Sara Ventroni...Rinominare il mondo...

Presidente - Colleghi, scusate, non si riesce a sentire niente.

Rigo (PD) - ...Rinominare il mondo è un atto politico che richiede un impegno comune... Stiamo per uscire da un ventennio di decomposizione delle relazioni sociali e abbiamo il dovere di divincolarci dall'abbraccio mortale di individualismo e post-modernità... Non è un caso, allora, se fa ingresso nel dizionario civile la parola "femminicidio"... In quest'ottica, la voce del dizionario lancia una sfida perché il passaggio è delicato: la nuda parola, facile preda della retorica, deve farsi carico del peso di un nuovo significato condiviso. "Femminicidio" è infatti un'espressione scomoda. Solo se assimilata senza eufemismi può diventare strumento del diritto e della politica. La grande mobilitazione del 13 febbraio 2011 ha messo per la prima volta in chiaro il rapporto tra la marginalizzazione politica delle donne ed il declino del Paese. Una decadenza alla quale si è reagito non certo con il ricorso, come vorrebbero i detrattori, al senso del decoro, ma facendo riferimento ad una parola scandalosa e rivoluzionaria: dignità". Fine della citazione.

Una nuova parola, quindi, è entrata a far parte del dibattito politico prima ancora di essere inserita nei dizionari perché non dobbiamo dimenticare che noi siamo il Paese che fino al 1975, l'anno della riforma del diritto di famiglia, conosceva solo l'uxoricidio, espressione che liquidava l'identità delle donne nel loro stato civile. Fino al 1981 l'Italia ha contemplato il delitto d'onore, appannaggio dei fratelli e dei mariti, cui veniva riconosciuta l'attenuante dell'offesa subita: la macchia al diritto proprietario del maschio di famiglia. "Con femminicidio - come ricorda la docente di filosofia del linguaggio Fabrizia Giuliani - non siamo davanti a una semplice registrazione di un neologismo: la difficoltà a porre accanto al confisso-cidio la parola femmina, e non più solo uxor, moglie, che ha un referente e una valenza semantica evidentemente diversi, è specchio della difficoltà di riconoscere che il crimine attiene al genere e non solo a una parte di esso. Il nodo che qui la lingua ci segnala è la resistenza ad abbandonare un tratto dell'ordine patriarcale, nel quale l'identità - la dignità - di una donna, coincide per intero col suo stato civile". Fine della citazione.

Le violenze sono accomunate da un atteggiamento maschile, che concepisce la relazione come possesso, le donne come oggetto di proprietà di cui si può disporre a piacimento con il massimo dell'arbitrio, perfino col diritto di vita e di morte. Quante volte abbiamo dovuto sentire da parte di assassini confessi parole di autoassoluzione come: "voleva lasciarmi, non era più mia, non potevo vivere senza di lei, per questo l'ho uccisa!" o, invece, uomini immigrati che pensano di avere sulle giovani figlie o mogli un diritto proprietario e di sottrarle alla vita semplicemente perché non hanno comportamenti fedeli alle tradizioni dei Paesi di origine e si sono eccessivamente occidentalizzate!

Sicuramente c'è un problema culturale che attiene ad una mentalità patriarcale che persiste e risulta difficile da smantellare. C'è un problema d'incapacità di molti, troppi uomini, nel riuscire ad elaborare il lutto dell'abbandono, ma ci sono anche emergenze che occorre affrontare. Non si può pensare che le urgenze che stiamo affrontando, legate alla crisi economica, alla mancanza di lavoro, ne cancellino altre ugualmente gravi e che richiedono interventi efficaci e risorse finanziarie adeguati alla natura gravissima della violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani fondamentali. Non si può assistere ogni giorno a casi di violenza, di maltrattamento e di omicidio, a casi di bambini testimoni di violenza, senza riconoscere l'inadeguatezza del modo con cui si tenta di contrastare questi atti!

Il movimento Se Non Ora Quando?, con la grande mobilitazione che è riuscito a suscitare, vuole rendere più forte il contrasto a tale drammatica situazione, che viene purtroppo da tanti, troppi, considerata, se non normale - come ha detto la collega Fontana -, ma quasi impossibile da sradicare. Ecco perché, a livello nazionale, le parole d'ordine sono: non abbiamo un sistema efficace di raccolta dati; non abbiamo personale adeguatamente preparato allo scopo tra le Forze dell'Ordine, nel sistema sanitario, nei modelli educativi, nei mediatori interculturali; non abbiamo efficaci e diffusi programmi culturali che coinvolgono innanzitutto le scuole, che devono educare al rispetto della persona femminile e della sua libertà, ma anche le associazioni, le famiglie, le istituzioni; non abbiamo risorse per attivare i centri antiviolenza che sono ancora troppo pochi e si trovano spessissimo senza risorse e senza un adeguato riconoscimento della loro insostituibile funzione; non abbiamo piani regionali di contrasto alla violenza. Ecco, la proposta-disegno di legge che stiamo esaminando tiene conto di queste sollecitazioni, avanzate autorevolmente da forze, movimenti, gruppi che, sia a livello nazionale che locale, chiedevano ed ancora chiedono, a gran voce, misure contro una vera emergenza sociale e continuano a battersi per provocare una reazione istituzionale...

Presidente - Scusate, colleghi...

Rigo (PD) - ...Le proposte contenute...grazie Presidente...le proposte contenute nell'articolato in discussione certo non sono perfette, non sono forse quelle che ognuno di noi vorrebbe, ma intendono perseguire, mettere a sistema, monitorando e verificando l'adeguatezza, rispetto ai bisogni espressi delle attività già in atto nella nostra regione, nonché favorendo la creazione di una rete regionale contro la violenza. E il piano vuole proprio essere questo: un programma, d'interventi e di azioni, condiviso, capace di accompagnare tutti i residenti in Valle d'Aosta in una presa di coscienza collettiva su una drammatica questione sociale. È poco quanto fatto? Si poteva fare di più? Forse. Certo è che va nella direzione auspicata dal movimento delle donne. In questa direzione ringrazio quanti hanno lavorato e si sono impegnati con spirito costruttivo per migliorare il testo di legge. Era questo l'auspicio espresso dal gruppo del Partito Democratico, a giugno dell'anno scorso, nel momento della presentazione della nostra proposta.

Personalmente ho fatto di tutto e di più per arrivare in Consiglio regionale con un testo condiviso da più attori possibili. E il lavoro di ascolto, le audizioni, fatto dalla competente Commissione consiliare è andato proprio in questa direzione. Grazie, quindi, a tutte ed a tutti coloro che, in forme diverse e con proposte innovative, anche queste ultime che sono arrivate oggi dalla parte dell'Assessore, ci hanno dato la possibilità di arricchire il testo e di presentare in aula, oggi, una proposta largamente condivisa, non solo dalle forze politiche, ma anche dalle diverse articolazioni della società valdostana.

In questo clima positivo, di collaborazione e di rispetto, mi dispiace segnalare che una sola associazione ha cantato fuori dal coro e con note stonate (lo ha già ricordato la collega Morelli). La Consulta delle pari opportunità della Valle d'Aosta ufficialmente non ha espresso parere e non ha partecipato, se pure invitata, alla seduta in Commissione. Un comportamento assurdo ed in contrasto con il mandato ricevuto da una legge regionale. In tutti questi mesi la Consulta o, meglio, una parte delle Consultrici, invece di adoperarsi per approfondire ed offrire la propria collaborazione ha preferito leggere la proposta del Partito Democratico con una visione di parte, non intendendo in questo caso il genere, ma la politica. Ci sono testimonianze e documenti, se pur non ufficiali, che adombrano la volontà del nostro gruppo consiliare di cavalcare un dramma a puro scopo politico. Che un organismo pubblico possa scadere in questa piccineria non è confortante. Ma anche il giudizio di merito rispetto alla proposta non può che preoccupare! In sostanza, per alcune Consultrici, vi era addirittura il pericolo che l'approvazione di una legge regionale come quella proposta dal gruppo del Partito Democratico e che poi, in sostanza, è quella che oggi stiamo approvando, potesse essere di ostacolo all'azione fin qui svolta nella nostra regione. In questo atteggiamento pregiudiziale e partigiano ho trovato una ragione in più per lavorare al superamento della legge istitutiva della Consulta per le pari opportunità della Valle d'Aosta. Questo penso e dico da tempo, in quanto ritengo non risponda più ai problemi dell'oggi.

Nell'emendamento presentato dalla Presidente Rini c'è, in questo senso, uno specifico riferimento. Non credo sia possibile, in queste poche settimane che mancano al termine della legislatura sottoporre al Consiglio regionale una proposta pensata. Possiamo però lavorare per produrre materiale e sollecitazioni per la prossima. Io credo - ma sono opinioni personali - che, partendo dai limiti dell'attuale organismo e dalla mutata realtà sociale, dovremmo lavorare per costruire un organismo tecnico, interno all'Amministrazione regionale. Un organismo, un'autorità per i diritti e le pari opportunità che operi ai fini di una corretta ed efficace integrazione del principio di mainstreaming di genere. Il mainstreaming, termine adottato dall'Unione europea per descrivere azioni di sistema che mirano a trasformare cultura e politiche, è una strategia antidiscriminatoria in cui il perseguimento del principio di non discriminazione non viene più visto come un obiettivo da raggiungere di per sé, come fosse una specifica area di intervento ma, piuttosto, come un principio che si integra con tutti i possibili settori di intervento pubblico: dall'occupazione, all'istruzione, alle relazioni esterne. Quando mi riferisco ad un organismo tecnico interno non significa che i referenti siano solo istituzionali perché questo team deve necessariamente colloquiare con il territorio e con la comunità. Ma queste sono solo riflessioni che alcune Regioni italiane - e non - stanno ponendosi perché la sfida alle problematiche aperte richiedono cambiamenti sostanziali all'interno dei sistemi e dei processi.

In conclusione vorrei ringraziare in modo particolare alcune persone che mi hanno aiutato in questo non facile compito: il dottor Gianni Nuti, per la sua piena disponibilità al confronto, e poi Antonella, Anna ed Erika per il continuo contributo e supporto, anche quando sembrava difficile raggiungere l'obiettivo.

Presidente - Grazie.

Est-ce qu'il y a d'autres requêtes d'intervention? S'il n'y a pas d'autres requêtes on peut fermer la discussion générale. La parole à l'Assesseur Lanièce.

Lanièce A. - Grazie Presidente.

Due considerazioni molto brevi, anche perché gli interventi che mi hanno preceduto hanno inquadrato benissimo lo spirito di questa iniziativa, soprattutto apprezzabili gli interventi delle donne del Consiglio - credo che questo sia particolarmente significativo - e sicuramente l'intervento del Consigliere Gianni Rigo che ha creduto e lavorato molto a questa legge, che, com'è già stato ricordato, il Partito Democratico aveva presentato. Noi, per conto nostro...e quindi apprezzo e ringrazio anche il Presidente della V Commissione che ha portato avanti questo lavoro, che ha permesso di confrontare i due testi, il testo del Partito Democratico ed il testo proposto dal Governo regionale, per arrivare ad un testo concertato, io credo il più completo possibile e che prende in considerazione tutti gli aspetti.

Voglio solo sottolineare il fatto che questa legge è un po' il punto d'arrivo di un percorso che è stato fatto nella nostra regione negli ultimi 10 anni per quanto riguarda la presa in carico, soprattutto delle donne che sono state vittime di violenza. Gran parte delle iniziative e degli aspetti che sono stati definitivamente inseriti in legge erano iniziative già presenti, peraltro apprezzate, e mi riferisco a quello che era chiamato "Il Pangolo", che adesso abbiamo definito "Servizio di prima accoglienza", che da anni accoglieva ed accoglie le donne ed i minori che sono stati vittime. Il gruppo interistituzionale che dal 2006 ha iniziato un percorso che ha cercato di coinvolgere tutte le istituzioni e gli attori presenti sul territorio, e naturalmente l'azione, devo...naturalmente ringraziare per questo, delle singole assistenti sociali, delle psicologhe dell'Azienda USL, eccetera, che da anni sono impegnate in questo delicato compito di presa in carico delle donne che sono state vittime di violenza. Quindi direi una bella pagina della legislatura, che chiude...non chiude proprio ancora la legislatura, però arriva in un momento particolare, quindi sicuramente è un'iniziativa legislativa che - come dico - va ad inquadrare meglio, va a mettere sotto forma di legge tutta una serie d'iniziative, quindi sicuramente una garanzia in più per le donne appunto, purtroppo, che sono vittime di violenze. In generale si parla di...non solo di donne, però sappiamo che la maggior parte purtroppo delle violenze interessa il sesso femminile.

Sicuramente questa legge va a dare un'importanza, riguardo all'organizzazione, alla struttura dell'Assessorato; questo credo che sia giusto, perché è la struttura, quella delle Politiche sociali, la struttura dedicata, che ha il polso della situazione, e quindi significativo il fatto, con questo emendamento, di incrementare i fondi per la formazione, sul fondo delle Politiche sociali. Da un certo punto di vista il fatto che sia un po' tutto a capo dell'Amministrazione regionale, in particolare all'Assessorato, questo consente di avere un quadro più completo della presa in carico, perché sappiamo benissimo come queste situazioni siano, spesso, seguite anche dopo che è passata la fase acuta di presa in carico, sono spesso donne che hanno bisogno di essere accompagnate nella ricerca del posto di lavoro, nella - a volte - ulteriore proroga di presa in carico dal punto di vista dell'assistenza economica, quindi credo che sia il modo migliore per farsi carico in modo completo di quello che è questo problema. Problema...problematica che, è già stato ben sottolineato, c'è ed esiste anche nella nostra regione: spesso i numeri della nostra regione - ed il fatto che ci si conosce quasi tutti - portano ad una sorta di omertà più spiccata rispetto ad altre realtà più grandi, quindi sicuramente il fatto di prevedere tutta una serie di attività del Centro antiviolenza è ancora più importante, perché questo rappresenta, soprattutto nell'anonimato completo, la possibilità di uscire fuori da quello che è anche da noi un iceberg che c'è ed esiste.

Quindi dal mio punto di vista chiaramente sono soddisfatto; come Governo regionale siamo soddisfatti di questa iniziativa. Devo naturalmente ringraziare il lavoro che è stato fatto in Commissione, e quindi credo che quando ci si parla, quando l'obiettivo è nobile, poi alla fine i risultati sono importanti, come questa legge. Grazie.

Président - Merci. On peut mettre...il y a des requêtes d'intervention?

La parole au Président Rollandin.

Rollandin (UV) - Sì, grazie.

Non vorrei che un eventuale silenzio venisse interpretato come una mancanza d'interesse nei confronti di un tema che ha impegnato la Commissione, ha impegnato tutti i gruppi, ha impegnato soprattutto, e va riconosciuto, le donne del Consiglio, ma non solo, perché la relazione di Rigo credo che sia stata molto puntuale ed abbia messo l'accento anche storicamente su tutta una serie di dati. Però credo che, come è stato fatto per altri settori, e dobbiamo dire sempre anche su iniziativa e sulla volontà, in particolare, del collega Rigo, di mettere insieme le varie iniziative, in modo organico, lo abbiamo fatto per una serie di settori - stamattina lo abbiamo ricordato - credo che sia oggettivamente un aspetto organizzativo importante, perché molte volte ci sono degli interventi, ma se non rientrano in un piano un po' più organico rischiano di non massimizzare quello che sono le energie o i fondi, di dare un senso di unità.

Stamattina parlavamo del Giorno della memoria e di altre iniziative: anche lì, è da un po' che c'erano iniziative, però non c'era un quadro in cui riconoscersi e riconoscere le varie iniziative. Questo credo che sia un aspetto positivo di quello che è il lavoro, che, come dico, senza voler a tutti i costi dar merito a uno, merito all'altro...da parte dell'Amministrazione credo che ci sia stato, su sollecitazione, lo sforzo necessario per mettere i fondi che in qualche modo meglio colleghino quelle che sono le iniziative con le disponibilità finanziarie, perché altrimenti rischiamo di non avere la possibilità di operare.

Ecco, credo che sicuramente tutto questo, e mi riconosco nei ringraziamenti, che non sto a rifare a tutti...vorrei solo sicuramente anche sottolineare l'aspetto che oggettivamente lascia più perplessi, che i dati delle non denunce sono quelli più preoccupanti ed è un po' l'aspetto su cui la società deve meditare, perché questo la legge non riuscirà a risolvere. Ora c'è anche su questo tema, come su altri, da fare un salto culturale, qui come altrove, che obiettivamente col tempo si riuscirà a fare. Questo vale nel discorso anche di una presa di coscienza e di coraggio da parte di tanti, di andare in una direzione che sicuramente alcune volte, come sappiamo, è rischiosa anche nelle conseguenze, di andare in qualche modo ad evidenziare certi aspetti. Quindi credo che oggi si fa un passo molto importante, che invita tutti ad una riflessione su questo tema, che sicuramente è molto, molto difficile, e credo che vada accompagnato ad un'azione di prevenzione, perché quella è la parte più importante, che da parte di tutti deve vedere le forze politiche impegnate, al di là del momento specifico che noi stiamo vivendo. Grazie.

Président - Merci. Je crois que maintenant on peut mettre en...on peut passer à l'examen de la loi. Je peux mettre en votation l'article 1? La votation est ouverte.

Mettiamo naturalmente in votazione il nuovo testo della V Commissione. Tutti hanno votato? Possiamo chiudere la votazione.

Presenti: 31

Votanti: 31

Favorevoli: 31

L'articolo è approvato.

Posso dare lo stesso risultato per l'articolo 2? Articolo 3, 4, 5, 6...al 6 c'è l'emendamento. Posso dare lo stesso risultato comprensivo dell'emendamento? Articolo 7: stesso risultato, e 8, 9, 10, 11. Posso dare lo stesso risultato anche per l'articolo 12 emendato con l'emendamento che ho presentato? Stessa cosa per l'articolo 13...posso dare lo stesso risultato con...emendato dall'emendamento n. 1 della II Commissione e il sub-emendamento presentato dall'Assessore Lanièce? Bene. Mettiamo ora in votazione il testo nel suo complesso. La votazione è aperta. Votate, colleghi. Colleghi votate! Possiamo chiudere la votazione.

Presenti: 31

Votanti: 31

Favorevoli: 31

Il testo è approvato.

On peut passer maintenant au point 20 à l'ordre du jour.