Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2493 del 21 giugno 2012 - Resoconto

OGGETTO N. 2493/XIII - Approvazione del Piano triennale di Politica del lavoro 2012/2014.

Il Consiglio

Richiamati:

- la legge regionale 31 marzo 2003, n. 7 recante "Disposizioni in materia di politiche regionali del lavoro, di formazione professionale e di riorganizzazione dei servizi per l'impiego" e, in particolare, l'articolo 4 che al comma 3, lettere b) e c), definisce le caratteristiche e le procedure per la predisposizione e l'approvazione del Piano triennale di Politica del lavoro;

- il programma di governo per la XIII legislatura contenuto nel documento "Un programma comune per la XIII legislatura. Punti di rilievo e priorità" e, nello specifico, quanto previsto al punto concernente il lavoro;

- la deliberazione della Giunta regionale n. 950 del 4 maggio 2012 che approva le linee di indirizzo per l'elaborazione del Piano triennale di Politica del lavoro, per il triennio 2012-2014, come previsto dall'articolo 4, comma 3, lettera a) della l.r. 7/2003;

- il Piano Operativo Regionale Occupazione 2007/2013 "Obiettivo e competitività regionale ed occupazione 2007/2013" approvato con decisione della Commissione Europea C (2007) 530 del 9 novembre 2007 e con deliberazione della Giunta regionale n. 452 in data 23 febbraio 2007, ratificata dal Consiglio regionale con atto n. 2619/XII del 4 aprile 2007;

- il "Documento unitario di programmazione (D.U.P.) per la politica regionale di sviluppo 2007/2013" approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1489 del 16 maggio 2008 ed elaborato in coerenza con quanto previsto dal quadro strategico nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007/2013 (approvato dal C.I.P.E. a dicembre 2006 e dalla C.E. a giugno 2007);

- la decisione del Consiglio Europeo n. 2005/600/CE del 12 luglio 2005 sugli "Orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione";

- il regolamento CE n. 800/2008 della Commissione del 6 agosto 2008 che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili per il mercato comune in applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato (regolamento generale di esenzione per categoria);

Rilevato che:

- l'attività preparatoria per la predisposizione del Piano triennale di Politica del lavoro 2012/2014 è avvenuta presso il Dipartimento delle politiche del lavoro e della formazione attraverso un fattivo coinvolgimento dei componenti il Consiglio per le politiche del lavoro;

- nella seduta del 3 maggio 2012 il Consiglio per le politiche del lavoro, come previsto dall'articolo 4, comma 3, lettera b) della l.r. 7/2003, ha espresso parere favorevole alla proposta di Piano triennale di Politica del lavoro 2012/2014;

Considerato che le politiche sostenute dal nuovo Piano triennale risultano essere in armonia col P.O.R. - F.S.E. occupazione 2007/2013, come previsto dalla l.r.7/2003, ed in coerenza con l'insieme dei riferimenti strategici di programmazione regionale, nazionale ed europea e tengono conto dell'attuale crisi economica ed occupazionale;

Considerato altresì che le stesse assolvono, in particolare, i seguenti orientamenti specifici:

a) rafforzare il ruolo di regia dei servizi pubblici nel sistema regionale dei servizi per l'occupazione attraverso l'individuazione e attuazione di forme innovative di collaborazione con i soggetti privati;

b) rafforzare il sistema informativo per la definizione delle strategie di intervento in materia di occupazione;

c) favorire l'utilizzo di strumenti e metodologie per la rilevazione e certificazione delle competenze e per la registrazione delle esperienze formative e lavorative delle persone;

d) integrare le politiche dell'istruzione, della formazione professionale, del lavoro e dello sviluppo economico, anche attraverso l'utilizzo sinergico delle diverse fonti di finanziamento disponibili;

e) sostenere la ripresa delle imprese appartenenti ai settori maggiormente colpiti dalla crisi economico-finanziaria, la loro permanenza sul territorio regionale e favorire l'insediamento e lo sviluppo di nuove attività produttive;

f) favorire l'attuazione d'interventi mirati alla protezione e alla crescita dell'occupazione in particolare attraverso imprese sostenibili e servizi pubblici di qualità;

g) incrementare le azioni a sostegno delle persone più vulnerabili, soprattutto quelle rese ancora più deboli dalla crisi economica in atto;

h) favorire l'occupabilità, l'accesso degli inoccupati e dei disoccupati al mercato del lavoro, con particolare attenzione alle fasce più giovani della popolazione;

i) favorire la mobilità interregionale e internazionale;

j) favorire la ricollocazione professionale di occupati a rischio di perdita del posto di lavoro;

k) promuovere le pari opportunità di genere attraverso interventi che favoriscano, in un'ottica di conciliazione, una partecipazione di qualità al mercato del lavoro da parte delle donne;

l) sostenere la valenza educativa della formazione iniziale (ivi compresa quella realizzata in alternanza) quale leva strategica in grado di porsi in funzione complementare all'istruzione per l'innalzamento complessivo dei livelli di apprendimento;

m) migliorare l'efficacia delle iniziative di contrasto alla dispersione e accentuare il carattere strategico della formazione superiore nel quadro di un ridisegno delle politiche formative imperniato sulla centralità della persona e sul paradigma del lifelong learning;

n) favorire l'occupazione di persone ad alta professionalità attraverso lo sviluppo dell'innovazione e della ricerca;

o) rafforzare la connotazione strategica della formazione continua degli occupati, rendendo maggiormente evidente la connessione tra piani formativi e programmi aziendali di investimento;

p) sostenere lo spirito imprenditoriale e ampliare le occasioni di interscambio tra enti di ricerca e sistema economico-produttivo;

q) valorizzare le attività complementari alla programmazione (monitoraggio, controllo, valutazione), nella prospettiva di innalzare il livello qualitativo di interventi e politiche formative e del lavoro;

Considerato inoltre che l'articolo 49 della legge regionale 13 dicembre 2011 n. 30 recante "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste (Legge finanziaria per gli anni 2012/2014). Modificazioni di leggi regionali" ridetermina la dotazione finanziaria per l'attuazione del piano per il triennio 2012/2014 in complessivi euro 18.281.600, annualmente così suddivisa:

anno 2012 euro 6.203.400

anno 2013 euro 6.119.900

anno 2014 euro 5.958.300;

Precisato che la proposta di piano triennale di politica del lavoro, scaturita dopo un'attenta analisi del contesto socio economico della Regione, è rappresentata dal documento che viene allegato alla presente proposta di deliberazione di cui costituisce parte integrante;

Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 635 in data 30 marzo 2012 concernente l'approvazione del bilancio di gestione per il triennio 2012/2014 con attribuzione alle nuove strutture dirigenziali di quote di bilancio e degli obiettivi gestionali correlati, del bilancio di cassa per l'anno 2012, con decorrenza 1° aprile 2012 e di disposizioni applicative;

Visto il parere favorevole di legittimità sulla presente proposta di deliberazione rilasciato dal Coordinatore del Dipartimento politiche del lavoro e della formazione ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge regionale 23 luglio 2010, n. 22;

Delibera

di approvare, ai sensi della legge regionale 31 marzo 2003, n. 7, il Piano triennale di Politica del lavoro 2012/2014, allegato al presente atto, di cui costituisce parte integrante.

Allegato

(omissis)

Presidente - La parola al Presidente della Regione, Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Sul piano triennale di politiche del lavoro, che viene oggi presentato, in via indiretta abbiamo già avuto occasione di parlare, tenendo conto che questo è il frutto di un importante lavoro del Dipartimento competente delle politiche del lavoro, che ringrazio, nella persona del suo Coordinatore e di tutti quelli che hanno lavorato. Ma soprattutto voglio sottolineare in questa proposta una partecipazione attiva di tutte le componenti: quelle sociali, quelle delle forze di lavoro e delle parti istituzionali, delle parti artigianali, industriali, tutti quelli che hanno collaborato attivamente ed hanno, attraverso l'articolazione in commissioni e sottocommissioni, elaborato prima di tutto un esame della politica del triennio 2009-2011 che di fatto è stato caratterizzato - come abbiamo tutti ricordato - dall'esplosione della crisi, quando di colpo ci siamo trovati con il problema della crisi impellente che tutti davamo per temporanea; invece, non solo si è stabilizzata o, peggio, è andata incrementando nei suoi valori negativi, ma ha portato a effetti devastanti di cui oggi, cosa che guardiamo in questo nuovo piano, ci porta a dire che si devono fare alcuni correttivi, sia nell'ambito della sua articolazione, che prima tendeva a guardare all'occupazione in senso generale, sia nel senso dell'occupabilità.

Come abbiamo detto in altre occasioni, il piano triennale delle politiche del lavoro non è che crea occupazione, ma fornisce una serie di proposte di interventi e di aiuti che favoriscono l'occupabilità. Questo è alla base del programma, che non può mantenere gli schemi precedenti, ma vuole abbandonare la competizione fra istituzioni; è necessario un coordinamento puntuale su tutte le funzioni oggi svolte per costruire una nuova ed articolata sinergia fra i centri pubblici dell'impiego e i centri privati per il lavoro, altro tema di grande interesse che ha visto una prolungata discussione per dire che è un'attività di coordinamento e non di sudditanza. Mi riferisco al rapporto di specie fra i servizi privati di lavoro e l'attività della parte pubblica, che deve essere fatta in modo che non si disperdano le forze, che ci sia un coordinamento senza che ci sia una sudditanza da parte della parte pubblica nel confronto del libero mercato e dell'attività di formazione e lavoro. È necessario creare un nuovo metodo per la soluzione di problematiche sociali, per guardare all'occupabilità ed inglobare EURES nella nuova rete di servizi per il lavoro. Questa è la base dei cambiamenti rispetto alla politica precedente.

I punti su cui si articola tutto il programma sono legati all'occupabilità, al rilancio dei mestieri ed agli incentivi alle assunzioni. Sul rilancio dei mestieri credo che sia un'osservazione che deriva dalle cronache degli ultimi tempi, le esigenze portate avanti da parte di chi può dare lavoro, quindi dell'incontro fra chi crea e può dare lavoro, e chi deve incontrare questa domanda e diventare un fatto positivo nell'ambito del rilancio di queste attività, oggi purtroppo sempre più richieste, ma che devono essere preparate. Quindi c'è stata una disamina molto ampia sul tipo di mestieri, sul tipo di attivazioni che sono necessarie per riuscire a utilmente valutare l'impegno, per le politiche del lavoro, dei fondi che sono messi a disposizione a livello regionale, e dei progetti a livello comunitario, sempre più finalizzati all'efficacia degli interventi. Incentivi alle assunzioni: abbiamo sottolineato come ci sia un intervento specifico molto forte, soprattutto per gli incentivi all'assunzione a tempo indeterminato. Abbiamo sovente sottolineato nel fornire le percentuali degli occupati che oggi abbiamo un turnover nell'occupabilità che è molto alto, c'è gente che viene occupata una settimana e poi torna ad essere disponibile e deve fare un altro lavoro.

Con questo piano di politiche del lavoro intendiamo gestire questo fenomeno nel modo migliore, quindi non è solo prevenzione della disoccupazione, ma strategie che favoriscono la spendibilità della conoscenza acquisita, degli skill acquisiti che permettono di ottenere dei risultati. Da questa prospettiva si parte a prevedere un sostegno attivo alle aziende, quindi politiche attive - non politiche passive come cassa integrazione -, sgravi fiscali, agevolazioni finanziarie, incentivi economici e normativi che sono utili e sono, in prospettiva temporanea, il punto di partenza del nuovo programma. Questo deve coinvolgere adulti, ragazzi, famiglie, aziende, istituzioni nazionali ed europee, e in tal senso la Regione riconosce il valore a ogni forma di apprendimento scolastico come informale, cioè orientare i ragazzi verso i mestieri che possano garantire loro un futuro nella società, restituire la dignità al lavoro tecnico manuale, agendo anzitutto sulle famiglie, sostenendo i giovani nella fase di rischio di abbandono scolastico.

Sulle riforme in atto, a carattere nazionale, che sono ancora incagliate, nel senso che su questo in tutti i momenti si parla di ulteriori modifiche al programma della riforma del lavoro, alcuni aspetti sono noti; qui non parliamo di articolo 18 o di altre situazioni del genere, ma parliamo di riforme che consentano di attivare delle politiche attive anche sul nostro territorio. Tutto questo è stato concertato con le parti sociali, che hanno contribuito in modo rilevante a preparare questo documento, ed in particolare questo piano prevede l'integrazione delle politiche dell'istruzione e della formazione professionale, del lavoro e dello sviluppo economico attraverso l'utilizzo sinergico delle fonti diverse di finanziamento.

I giovani sono uno dei punti particolari all'attenzione del piano, sia per quanto riguarda gli inoccupati che il reinserimento dei disoccupati per mezzo di strumenti quali l'orientamento, la formazione continua, le nuove tipologie di apprendistato, il favorire una mobilità interregionale e internazionale, e sostenere ricerca e progetti innovativi per contribuire all'avvio di nuove attività imprenditoriali. Sui giovani l'investimento è notevole, quindi è importante che ci sia un'attenzione del tutto specifica.

Queste sono le parti essenziali del piano che è stato oggetto di uno studio molto attento, ripeto, per evitare che fosse una mera riproposizione del piano 2009-2011, ma fosse innovativo, pur conoscendo tutte le difficoltà che la crisi continua a presentare come evoluzione del sistema. Riteniamo che su questo ci siano tutte le ragioni per utilizzare al meglio le forze che sono a nostra disposizione.

Abbiamo letto con attenzione le note fatte dalle forze sindacali, sia dalle tre sigle che dalla CGIL, che ha sottolineato, pur nella bontà dell'insieme del progetto, che si potrà poi affinare la parte di politiche attive che devono essere proposte e, in particolare, nell'ambito dell'organizzazione delle politiche attive collegate ai fondi europei, c'è tutta la disponibilità per attivare quelle forme che si adattino al meglio e vengano adeguate alle esigenze del mercato del lavoro. Naturalmente la formazione continua, l'apprendistato, i corsi per i singoli mestieri sono la base importante di questo lavoro che sarà corale e che deve coinvolgere tutta l'Amministrazione. Grazie.

Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale.

La parola al Vicepresidente Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.

Vorrei fare con voi qualche considerazione su questo piano triennale delle politiche del lavoro 2012-2014, uno strumento importante, soprattutto in un momento di grande difficoltà anche all'interno di una piccola Regione di montagna. Penso che dobbiamo concentrarci proprio sulla nostra situazione, sulle difficoltà, sulle criticità, sulle azioni da mettere in campo, sul pragmatismo, sulle risorse e soprattutto sulla trasparenza del sistema pubblico in generale.

Qualche giorno fa, alla presentazione del rapporto annuale sull'economia della Valle d'Aosta, la Banca Italia ci ha confermato il difficile andamento dell'economia regionale, che è ormai assodato. I nostri giovani rischiano di diventare la fascia più debole. Ciò che è emerso dai dati di Banca Italia è sintetizzato in due concetti: l'impennata dei tassi di disoccupazione e la debole propensione alla formazione; questa è la fotografia amara di una società che sta facendo pagare alle giovani generazioni gli errori e le mancate scelte degli anni precedenti, quando le risorse erano ancora abbondanti. Il sistema Valle d'Aosta non è riuscito completamente a capitalizzarle, probabilmente non si è costruito un sistema economico abbastanza solido; più volte abbiamo condiviso questa incrinatura in questa legislatura, e si sono sprecate anche delle enormi possibilità vivendo un po' alla giornata, senza un progetto di insieme per il futuro. Non sono solo ipotesi; il 4 giugno la Chambre valdôtaine nel suo report socio-economico sulla Valle d'Aosta, illustrato durante la giornata dell'economia nelle considerazioni finali, affermava: "Il quadro dell'economia locale peggiora", poi elencava le difficoltà, le cause e le eventuali azioni da mettere in campo.

In un contesto nazionale molto problematico e già in recessione, l'economia valdostana sta manifestando preoccupanti segnali di deterioramento; il numero delle imprese in parte è in calo, la disoccupazione si allarga, aumenta la precarizzazione degli avviamenti ed il tasso di disoccupazione giovanile ha superato il 20 percento. Penso che siano delle criticità molto importanti da non sottovalutare. Da non dimenticare: il reddito disponibile pro-capite delle famiglie valdostane cala, e le famiglie sono costrette ad intaccare il proprio patrimonio, quello che hanno faticosamente messo da parte fuori dagli orari di lavoro, fuori dalla quotidianità, ma nei giorni festivi accumulato per intere generazioni.

La situazione dei nostri giovani è la più difficile: in tre anni il tasso di disoccupazione giovanile è raddoppiato ed a questo si aggiunge una propensione allo studio che è fra le più basse nelle Regioni del nord ovest. Cito solo due dati: i nostri laureati sono solo l'11 percento della popolazione, meno 3,8 percento più bassa della media nazionale, e quasi un 5 percento più bassa rispetto al nord ovest. Un dato da non sottovalutare è anche quello che riguarda il diploma: solo il 50 percento dei nostri adolescenti giunge al diploma, mentre nelle Regioni del nord ovest la media è superiore al 54 percento. Infine, fra i dati più sconfortanti e difficili da capire è quello che uno su cinque dei nostri giovani (il 21 percento) non partecipa ad alcuna attività di formazione o istruzione...e non occupazione. Probabilmente dietro ci sono delle motivazioni da analizzare in maniera puntuale e dettagliata anche dal punto di vista territoriale, cioè le vallate laterali con una propensione turistica, la Media Valle che ha delle difficoltà diverse dalle località turistiche con delle opportunità inferiori, per non parlare poi delle più importanti difficoltà legate alla Bassa Valle, che anche questa mattina altri colleghi hanno citato. Se a questo aggiungiamo la precarietà del lavoro che aumenta, la stagionalità - è faticoso ed a volte irraggiungibile il ricollocamento per le persone di più di 45-50 anni, a volte padri o madri di famiglia - e le cosiddette "partite IVA" che stanno chiudendo in Valle d'Aosta in diversi settori: quello agricolo, quello edilizio, quello commerciale medio e piccolo, e anche nelle varie professioni, i cosiddetti "intellettuali", non troviamo alcun motivo per essere ottimisti! La fotografia attuale della società valdostana, al di là dell'ottimismo di facciata, è incrinata: è questo lo scenario in cui oggi il Consiglio si accinge a discutere il piano delle politiche del lavoro.

Noi, Consiglieri del gruppo ALPE, non abbiamo potuto dare alcun contributo alla redazione del piano, non essendo rappresentati nel Consiglio delle politiche del lavoro, quindi il nostro lavoro è iniziato successivamente; abbiamo però affrontato questo importante dossier in commissione, abbiamo ascoltato con attenzione i proponenti, le forze sociali, abbiamo preso nota delle criticità evidenziate dal mondo produttivo ed abbiamo cercato di immaginare quale impatto potrebbe avere questo piano sull'occupazione della nostra Regione, in un momento così difficile, alla luce dei dati incontrovertibili illustrati prima. Un piano, lo dice la parola stessa, dovrebbe cercare di pianificare un insieme coordinato, dettagliato e concreto di azioni che, partendo dall'analisi della situazione esistente, siano in grado di modificare l'andamento di alcuni indici o tendenze.

Prima il Presidente diceva, nelle premesse del suo intervento, che non crea occupazione, ma sono strumenti e proposte che devono avere alla base un programma per dare delle risposte ad una serie di criticità e conveniamo sullo strumento; sul come, con quali risorse...penso sia quella la criticità più interessante, ma anche quella con maggiori difficoltà.

Invece, analizzando il piano, la prima sensazione è quella di leggere un quadro di buone intenzioni, perché quando si cerca qualche azione incisiva, non si riesce a cogliere. Le intenzioni sono buone nelle analisi che si sono fatte, ma poi se vogliamo cogliere la pragmaticità di questo piano, a nostro avviso non è così scontato. Non vorrei semplificare troppo con queste affermazioni, ma la sintesi è che ci sembra che si rimanga sulle buone intenzioni. In buona parte è la riproposizione del vecchio piano, viene scritto nero su bianco su questo nuovo documento che non ci risulta che abbia accelerato le pulsazioni al cuore del modello valdostano. Non c'era ancora tutta questa criticità tre anni e mezzo or sono e facciamo ancora fatica a trovare degli effetti positivi del vecchio piano e ci mettete comunque di fronte un piano simile. Ma il tessuto sociale ed imprenditoriale valdostano, le imprese, i lavoratori, i disoccupati non se ne fanno nulla delle buone intenzioni, hanno bisogno di analisi serie e responsabili e soluzioni concrete, che non riusciamo a scorgere nel dettaglio in questo piano triennale.

L'obiezione che potete farci è ovvia: voi, cosa proponete? Una proposta piccola noi ce l'avremmo. Proponiamo che sia data una centralità reale alla funzione pubblica, che il Consiglio deve e dovrebbe perseguire. Visto che per dare un impulso decisivo ad amministrazioni e aziende ci vogliono le persone giuste al posto giusto, valorizzando sempre professionalità e meriti, chiediamo che la Regione per prima dia un esempio e, nello specifico, che ogni azione d'ora in avanti sia portata avanti dall'Amministrazione e da tutte le sue controllate, agenzie varie, in totale trasparenza, garantendo assoluta parità di trattamento e di accesso a tutti, adottando sempre procedure ad evidenza pubblica. Oggi non è così, e queste cattive abitudini, parlando di politiche del lavoro, parlando di occupabilità, sono una delle cause dei nostri mali. Faccio qualche esempio, senza entrare nel merito dei singoli progetti o delle mission delle nostre società.

Un piano delle politiche del lavoro serio dovrebbe prevedere l'obbligo, per tutte le società partecipate e controllate della Regione, dalla Casino S.p.A. ad INVA, passando da CVA e Vallée d'Aoste Structure, dalle società messe in cantiere in questi anni (COUP, NUV), se necessario, sia a tempo determinato che indeterminato...solo tramite evidenza pubblica, e non come succede adesso tramite selezioni, colloqui o scelta diretta. La selezione potrebbe essere il male minore, se fosse condotta con tutte le regole del pubblico, ma come normalmente viene applicata in queste società non dà alcuna garanzia di trasparenza, meritocrazia, e non c'è alcun controllo sulle modalità di valutazione, né sulle commissioni di esami. Il colloquio è quasi una presa in giro, si usa questo metodo quando si vuole far credere che c'è trasparenza, in realtà c'è solo la libera discrezionalità di chi decide l'idoneità del candidato, ma...in base a quali criteri? Poi c'è il sistema cosiddetto "diretto" o "per interposta persona"; potremmo chiamarlo sistema riservato, blindato, chiuso, nel senso che è riservato a chi è più fortunato o, meglio, introdotto in "certe stanze" o meglio imparentato. Questi sono i sistemi in uso nelle nostre società partecipate, questo abbiamo offerto ai giovani finora, altro che possibilità!

Crediamo che sia arrivato il momento di cambiare, anche se troppo tardi, ma di offrire comunque uguali chances a chi cerca un'occupazione, almeno un pilastro basilare e penso che un piano di politiche del lavoro serio debba affrontare non queste criticità, ma questa parità di chances che in questo momento viene meno. Questo sarebbe il ruolo del pubblico, che invece di fare il suo dovere nell'accompagnare verso un progressivo cambiamento un intero settore, ad esempio quello forestale, ha invece di colpo abbandonato diverse decine, se non centinaia, di persone - opinioni diverse, Presidente Rollandin! - orfane del lavoro.

Anche per quanto riguarda gli affidamenti diretti, invece delle gare ad evidenza pubblica, metodo utilizzato sia dalla Regione che dalle sue partecipate, si potrebbe fare lo stesso discorso. Ma le imprese in crisi si aiutano dando loro la possibilità di partecipare alle gare, dando stimoli per il miglioramento delle prestazioni, non chiudendo la porta in faccia alla sana competizione fra imprese, come avviene oggi, quando si affidano incarichi ed appalti a pochi soggetti, sovente sempre gli stessi, in un circuito chiuso e non aperto, e che giustamente citiamo come negativo quando ci riferiamo ai paesi arretrati o ad intere Regioni d'Italia, ma che poi viene tranquillamente adottato anche da questa maggioranza.

Ecco la nostra prima proposta: diamo centralità all'istituzione Regione, diamo la possibilità di dare regole certe e trasparenti per tutti, attuando un piano delle politiche del lavoro che favorisca i cambiamenti positivi e agevoli soprattutto la trasformazione senza soffocare l'economia reale, che va stimolata con tutti i mezzi possibili: incentivi economici, formazione, semplificazione (argomento più volte affrontato in quest'aula), miglioramento delle reti telematiche e delle comunicazioni in genere, promozione della qualità, valorizzazione della ricerca e delle nuove tecnologie. Azioni che nulla hanno a che vedere con i sistemi di selezione che ho appena cercato di descrivere. Non lasciare inesplorata alcuna via, alcun tentativo quando si tratta di attrarre nella nostra Regione imprenditori seri di settori avanzati, in grado di assumere le nostre intelligenze, i giovani alla ricerca di sbocchi innovativi e le persone più mature con grande esperienza.

Il dinamismo e gli stimoli possono arrivare dalle imprese e dal territorio, ma non ci devono essere scorciatoie o favoritismi di alcun genere. Non è banale questo concetto, anzi; in un momento di grande difficoltà penso che la volontà di premiare chi ha voglia di mettersi in discussione non con le scorciatoie, ma con regole certe, possa aiutare un sistema Valle d'Aosta reale e concreto e soprattutto spumeggiante per il domani. Dovrebbero essere messe a disposizione di questi soggetti le strutture regionali non utilizzate, per invogliare a fare impresa anche ai valdostani, ma va anche offerta la necessaria assistenza tecnica e personale qualificato e formato, anche motivato e costruttivo nei confronti del datore di lavoro. Le due strade da percorrere sono queste. Queste azioni dettagliate e concrete nel piano sinceramente non le ho lette, mentre ho visto il solito schema del recupero scolastico, della formazione professionalizzante, del rilancio di alcuni mestieri di cui verificare la loro ampiezza.

Le domande che ci poniamo, come gruppo, sono sempre le stesse: quale modello di sviluppo può e deve puntare la Valle d'Aosta, quali strade nuove si intendono percorrere, visti i deludenti risultati messi in campo ad oggi? Questo piano forse non è in grado di aiutarci a rispondere a tutte queste domande; malgrado la crisi, infatti, ripropone l'impianto del precedente, mentre le decisioni sui punti concreti e sulla spesa restano nella discrezionalità di pochissime persone, magari nelle "segrete stanze" del secondo piano di Palazzo regionale, o forse chissà...nella cabina di regia!

Merci.

Presidente - Ricordo che il piano ha avuto parere favorevole a maggioranza della IV Commissione.

La parola al Consigliere Empereur.

Empereur (UV) - Merci M. le Président.

C'est en ma qualité de Président de la IVe Commission et de référent du groupe de travail "Haute formation, recherche et innovation" - j'en profite pour saluer le travail et l'implication des membres de ce groupe - que je souhaite intervenir dans cette discussion afin de rendre compte du travail accompli dans le domaine cité.

Le plan des politiques du travail pour le triennat 2012-2014 est le fruit d'un partage dans le cadre du Conseil des politiques du travail et fait suite à un important débat qui a eu lieu au sein de chaque groupe de travail. Il confirme substantiellement la structure du plan précédent et, en tenant compte que l'on opère dans un contexte de grave crise économique et sociale, la nécessité de créer des actions de synergie entre les exigences concrètes du territoire et l'offre d'intervention a été rappelée.

Le soutien de la relance économique est un objectif stratégique pour le prochain triennat, en favorisant, d'une part, la reprise des entreprises dans les secteurs les plus touchés par la crise et en soutenant l'esprit d'entreprise et, d'autre part, en faisant particulièrement attention à l'intégration entre politiques de l'éducation et du développement économiques aux interventions de formation pour la stabilisation du travail précaire, à l'augmentation des engagements à durée indéterminée, à la promotion de l'innovation et de la recherche, en valorisant aussi le rôle de l'apprentissage comme canal privilégié d'entrée des jeunes sur le marché du travail.

Je vais développer mon intervention autour de deux points inhérents mon groupe de travail: les interventions pour favoriser l'emploi des jeunes avec un haut niveau de titres d'étude et les interventions pour l'emploi des personnes à haute professionnalité. Dans le cadre du plan triennal l'on prévoit de renforcer la promotion d'interventions visant à la qualification des ressources humaines et à la mise en réseau du système régional de la haute formation et du système de production, par le biais de la mise à disposition de figures professionnelles de haut niveau qui puissent contribuer à l'innovation et à la recherche en entreprise. Cet objectif pourra être atteint plus efficacement à travers un relevé constant des besoins professionnels des entreprises; parmi les instruments pour promouvoir le taux d'emploi des jeunes avec titres d'étude élevés, il sera fait recours en primis à l'apprentissage pour la haute formation et la recherche. Dans la continuité du triennat qui vient de se conclure, la réalisation des masters universitaires ayant pour objet des thèmes inhérents aux secteurs stratégiques de l'économie régionale, sera ultérieurement développé. Afin d'aider l'entrée des jeunes diplômés dans le monde du travail, les masters devront prévoir un stage en entreprise. Entreprises et associations de catégorie seront donc impliquées dans la conception de l'offre de formation, dans le but de mettre au point des interventions cohérentes aux besoins professionnels du territoire. Conformément avec le passé, les bourses de recherche constitueront l'instrument pour le financement d'importantes activités insérées dans un projet de spécialisation post-licence. De plus l'on reconnaît l'importance de promouvoir la réalisation de stages de formation et d'orientation adressés aux néo-diplômés ayant obtenu leur diplôme non au-delà de 12 mois; stages ayant pour objectif de faciliter la transition des jeunes du système de l'éducation au système de production et, afin de valoriser pleinement l'expérience de formation des destinataires, seront prévus des moments spécifiques de formation pour aider les stagiaires sur des thèmes inhérents aux secteurs d'activité des entreprises les accueillant ou des thèmes transversaux caractérisant le monde du travail.

Il secondo punto che vorrei affrontare si riferisce agli interventi per l'occupazione di persone ad alta professionalità. La messa a disposizione di figure professionali di alto profilo, che possano contribuire allo sviluppo dell'innovazione e della ricerca, verrà promossa attraverso la proposta di un piano di interventi finalizzato, da un lato, a sviluppare la capacità innovativa del territorio, migliorando in tal modo le condizioni di occupabilità delle risorse umane; dall'altro, la formazione delle persone coinvolte o da coinvolgere nei processi innovativi di organizzazioni pubbliche e private locali, e nei progetti di ricerca realizzati presso enti, imprese e unità operative, espressione anche di partenariati e di reti di ricerca. Sensibilizzare sul territorio il tema dell'innovazione potrà produrre positive ricadute sull'orientamento delle scelte educative, formative, imprenditoriali e, in generale, di lavoro; a tal fine, rivolgere iniziative formative ed eventi di promozione della ricerca ad un'ampia varietà di utenza favorirà l'evoluzione della cultura scientifica. Formare dei ricercatori capaci e creativi orientati al risultato ed alla valorizzazione della conoscenza prodotta nel contesto nazionale ed internazionale, in grado di proporla agli attori economici del territorio e curare in parte anche gli aspetti legati all'utilizzazione economica dei risultati, può rivelarsi una strategia importante per fronteggiare fenomeni quali la crescente disoccupazione giovanile nella fascia di alta istruzione, la debole domanda di laureati da parte delle piccole imprese, la contrazione della domanda da parte degli enti pubblici, l'aumento dell'offerta dei laureati che rientrano in Valle dopo la laurea.

Per quanto riguarda le azioni di politica attiva dedicata alle persone occupate nel settore della ricerca e dell'innovazione o che cercano occupazione in questo settore, si intendono promuovere i seguenti interventi: le azioni per favorire l'approccio dei giovani neolaureati alla specializzazione post-laurea attraverso la ricerca, gli interventi di formazione tecnico-scientifica e manageriale-organizzativa per l'innovazione e la ricerca, i percorsi formativi finalizzati a profili professionali per l'innovazione ed il trasferimento tecnologico, la formazione per giovani ricercatori attraverso la realizzazione di progetti individuali di specializzazione finanziati con borse di ricerca e buoni formativi per la ricerca, l'erogazione di incentivi economici per favorire l'assunzione di giovani ricercatori, le azioni di sostegno alla realizzazione di progetti di ricerca realizzati presso le università con sede in Valle d'Aosta.

Ho trattato sommariamente solo questi due aspetti dei molti obiettivi strategici sviluppati con specifiche azioni nelle varie aree di intervento di questo importante piano. I colleghi Presidenti di commissioni che con me hanno partecipato al percorso di analisi, di approfondimento, di predisposizione e condivisione del documento, ne toccheranno altri ed altrettanto importanti. Credo di poter dire che è stato fatto un buon lavoro, che ha voluto e dovuto tener conto della grave crisi economico-finanziaria che ha colpito tutti i settori produttivi e che continua a perdurare.

La IVe Commission a exprimé un avis favorable quant au plan des politiques du travail, dont l'approbation aujourd'hui par le Conseil de la Vallée permettra de disposer d'un instrument avec lequel travailler de manière profitable. Nous avons connu des jours meilleurs, la crise persiste, les problèmes ne manquent pas, mais les attentes des valdôtains méritent toute notre attention et notre engagement sans faille. Certes, la conjoncture est difficile, mais nous considérons qu'avec des instruments tels que ce plan des politiques du travail, des nouveaux défis peuvent être relevés, et que nous pourrons bientôt regarder un peu plus sereinement vers le futur. Merci pour votre attention.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (PdL) - Grazie Presidente.

Il programma è corposo e complesso, si inserisce in un quadro complesso. Il programma, e devo dare merito ai gruppi di lavoro che hanno curato l'elaborazione del piano, si inserisce in un contesto di analisi che solo qualche mese fa fotografava questa situazione, che oggi, se la dovessimo rianalizzare, dovremmo dire che il contesto è decisamente peggiorato. Il piano parte dall'analisi contestuale socio-economica, dello stato di crisi, dall'impatto della crisi sul nostro territorio.

Ho ascoltato con attenzione le riflessioni del collega Chatrian, per cercare di capire, come Consigliere di maggioranza, i punti deboli del piano, e devo dire che non sono gli stessi che avevo evidenziato io...esattamente il contrario. Lei ha parlato di un piano che dava una continuità strumentale a delle politiche che - lei diceva - vanno riposizionate, e la sua proposta si è incentrata su quello che invece considero il limite di questo piano, cioè la burocratizzazione. Nella sua proposta lei ha detto: le partecipate si mettano a fare le cose in maniera più trasparente - possiamo condividere - e l'ente pubblico soprattutto riacquisisca la centralità reale della sua funzione.

Noi abbiamo, da liberali, una visione contraria, e anzi individuiamo nel programma timidi segnali di liberalizzazione (lo dico perché la crisi impone questo concetto). Questo è un piano così complesso che si pone degli obiettivi che a nostro avviso difficilmente saranno raggiungibili, addirittura 17 obiettivi che - se li avete letti - fanno tremare i polsi, che probabilmente neanche chi li ha compilati si è reso conto della complessità del raggiungimento di quegli obiettivi. Ne cito solo alcuni: rafforzare il ruolo di regia dei servizi pubblici nel sistema regionale (era quello che chiedeva lei); rafforzare il sistema informativo, (e qui sappiamo che abbiamo degli spazi di miglioramento enormi che però richiedono investimenti); favorire l'utilizzo di strumenti di metodologie per la rilevazione e certificazione delle competenze, l'integrazione delle politiche dell'istruzione e della formazione (qui la sfida è mortale); sostenere la ripresa delle imprese appartenenti ai settori maggiormente colpiti dalla crisi economico-finanziaria (e fino ad oggi le abbiamo individuate verso la Bassa Valle: la meccanica, l'elettromeccanica, la piccola e media industria, ma sappiamo che la crisi tocca anche il commercio); favorire l'attuazione di interventi mirati alla protezione ed alla crescita dell'occupazione, incrementare le azioni per sostenere le persone più vulnerabili, favorire l'occupazione con particolare attenzione alle fasce più giovani della popolazione, favorire la mobilità interregionale ed internazionale, favorire la ricollocazione professionale degli occupati a rischio di perdita di lavoro...e potrei andare avanti. Sono sfide che fanno tremare i polsi a qualunque persona di buon senso che elabora un progetto di sostegno dell'occupabilità in Valle, che si rende conto di quello che sta succedendo.

Quindi, collega Chatrian, io trovo questo piano decisamente ambizioso, lo considero ancora vincolato da tutte quelle che immagino saranno le complessità amministrative burocratiche a realizzare i piani, le azioni, i progetti che in questo piano sono insiti.

Noi abbiamo...il "noi" è in senso bonario perché in realtà il centro-destra valdostano per anni diceva quello che lei sosteneva, cioè che avremmo dovuto guardare con più lungimiranza all'opportunità di utilizzare avanzi di amministrazione da centinaia di milioni di euro per ridurre l'impatto della burocrazia, del para-regionalismo, dell'assistenzialismo in tutti i settori infruttiferi...lo abbiamo detto (gli amici del PD ne sono testimoni perché erano qui, voi no) che la festa non poteva continuare - pur non immaginando un cambiamento così epocale - e che una comunità che aveva dei valori anche da spendere avrebbe dovuto investirli anziché spenderli.

Questo piano accetta una sfida straordinaria: quella di sostenere ma non di risolvere la crisi economica, non è che con questo piano e con qualche decina di milioni di euro noi creeremo posti di lavoro in questa Regione, se il contesto italiano e europeo non favorisce una riduzione del debito pubblico italiano attraverso una riforma costituzionale che permetta ad un governo di governare i processi, come sta facendo la Francia e come ha fatto più velocemente di noi la Grecia e che noi non riusciamo a fare, perché non abbiamo un governo, per il sistema bicamerale, per decidere ed improntare politiche di riduzione della spesa. Quindi ogni processo legato alla soluzione dei problemi implica tempi che sono avulsi dal contesto economico.

In un contesto come questo, se a Roma non si danno una sveglia e non fanno le riforme che permettano a chiunque (Monti, Prodi, Berlusconi, o chi per loro) di incidere nelle politiche economiche di questo Paese, questo piano è uno spillo in un contesto, perché è evidente che la nostra Regione deve fare la sua parte, ma vorrei che fosse chiaro che questo è solo uno strumento e non la soluzione del problema. Questa è una goccia che può dare una mano in un contesto, se il contesto si riforma.

È chiaro che dobbiamo fare la nostra parte e come Regione facciamo bene ad affrontare le tematiche che l'economia ci mette di fronte. Abbiamo un contesto sociale fortemente condizionato dall'aspetto demografico, abbiamo costi di assistenza e di struttura sociale e di formazione scolastica e didattica strutturati in un contesto diverso rispetto alla Pianura padana o ad altri ambiti. Questo piano non tende a risolvere i problemi dell'universo, tende a sostenere politiche di rilancio economiche che dipendono da noi.

Chatrian, se l'economia continua a meno due, questi milioni di euro saranno utili per sostenere le famiglie e le imprese, ma non saranno risolutivi, perché gli strumenti non risolvono da soli i problemi. Unitamente a questo strumento, che consideriamo straordinario nei suoi obiettivi perché lo guardiamo con gli occhi delle imprese, di chi deve attingere al denaro pubblico con metodologie pubbliche ad evidenza - come dice lei - pubblica, e quindi con tutti i processi burocratici pubblici, dobbiamo dire che un limite del piano è che la realizzazione di questi processi sarà ostacolata dai processi amministrativi pubblici burocratici. Sul resto, Chatrian, non è condivisibile la preoccupazione. La preoccupazione non è per la scarsa ambizione, questo piano è ambiziosissimo, questo piano è realizzabile e possibile, ma ci vuole un contesto di coscienza di sistema che questo piano è realizzabile, come molti altri piani, e la maggioranza sta mettendo in campo per trasformare questa crisi in un'opportunità, se c'è un cambio culturale. Altrimenti ci ritroveremo che l'Agenzia del lavoro, che farà il suo mestiere, i dipartimenti del lavoro, che faranno il loro mestiere, si troveranno di fronte all'impotenza di avere i soldi e di non poterli spendere, che è stato il limite dei piani precedenti. Risorse che nella migliore delle ipotesi venivano spese per essere giustificate, ma non producevano risultato, cioè occupazione e saldo pari a zero!

Ho ascoltato i suoi suggerimenti e quando lei dice che la funzione pubblica deve riprendere la sua centralità e le partecipate devono mettere a concorso tutti i processi per utilizzare l'attuazione del piano, io le dico che sono esattamente contrario a questa idea! Sono dell'idea che noi, di burocrazia di concorsi che vengono utilizzati per allungare le burocrazie, dobbiamo farne a meno! Questo non fa venire meno le responsabilità degli amministratori delle partecipate, che sempre più saranno sotto l'osservazione dei cittadini e degli amministratori che dovranno rendere loro conto dei risultati delle loro economie. Quindi sono preoccupatissimo non di quello che lei sostiene, ma del contrario, cioè siamo dell'idea che se c'è qualcosa da fare per aiutare questo piano, è la sburocratizzazione rispetto alla complessità burocratica che questo piano ha insito. Dopodiché la quantità di denaro per noi risulta importante, se investita, se i processi funzionano e quindi se quel danaro arriva là dove serve e dove produce riqualificazione, ricerca, investimenti, prodotto interno lordo (parola sconosciuta fino a qualche mese fa, insieme a spread) ed occupazione vera. L'ascoltavo con attenzione e non riuscivo a capire dalle sue proposte quanti posti di lavoro in più sarebbero venuti fuori, applicando la sua metodologia...io le dico zero! Anzi, applicando il suo concetto di gestione dell'apparato pubblico, è meno qualcosa, non più qualcosa.

Un piano ambizioso, quindi, con obiettivi da far tremare i polsi, piano che ha la conoscenza reale della situazione, anzi, in questi sei mesi addirittura aggravata, quindi piano consapevole, piano che è uno strumento e non può, da solo, essere una soluzione, perché la soluzione è l'insieme di tanti strumenti che questa maggioranza sta mettendo in campo per tenere in piedi l'economia di questa comunità e bypassare questo guado, perché come tutte le crisi anche questa ha un inizio, avrà un trascorso ed una fine, per essere pronti a cogliere quei lampi di ripresa che ci saranno...se non si è preparati, si è espulsi dal mercato!

Non possiamo confidare solo sulle bellezze delle nostre montagne, né sul fatto che anche i ricchi del mondo possono venire in Valle d'Aosta a portarci IRPEF, IVA e tassazione a dieci decimi. Dobbiamo sostenere le imprese e la prima cosa che dobbiamo fare per aiutarle è togliere di mezzo un po' di burocrazia, anche regionale. Lo Stato non ci sta dando una mano, perché di processi di riforma della burocrazia ne abbiamo visti pochi...dopo le manovre di Brunetta si è fermato tutto.

Noi, questo piano, lo approviamo con convinzione, nella coscienza che non è lo strumento a fare la differenza, ma i protagonisti che lo dovranno attuare.

Presidente - La parola alla Consigliera Carmela Fontana.

Fontana (PD) - Grazie Presidente.

L'aggiornamento del piano triennale delle politiche del lavoro 2012-2014 ci invita, data l'importanza dell'argomento, ad un'ulteriore riflessione. In particolare, mancano azioni concrete per invertire un trend negativo che, per quanto riguarda la disoccupazione e la precarizzazione del lavoro, è ormai diventato preoccupante in Valle d'Aosta. Gli ultimi dati elaborati dall'ISTAT e riferiti al primo trimestre 2012 parlano di un tasso di senza lavoro, nella nostra Regione, che ha sfondato la soglia del 7 percento; la situazione è addirittura drammatica per la disoccupazione giovanile, ormai oltre il 22 percento, e per la precarizzazione del lavoro che ha assunto un carattere strutturale con oltre l'85 percento di nuovi contratti di lavoro stipulati a tempo determinato e solo il 15 percento a tempo indeterminato. Se questo è il quadro fornito dai dati delle statistiche, non è esagerato parlare di "emergenza lavoro" in Valle, e la risposta della Regione contenuta in questo piano triennale è assolutamente insufficiente.

In primo luogo registriamo come sia quasi completamente assente l'analisi dei risultati ottenuti con il precedente piano triennale. I numeri contenuti nel documento sono infatti completamente autoreferenziali, si riepilogano i soldi spesi nel triennio 2009-2011 per i vari capitoli, ma non esiste alcuna lettura delle effettive ricadute sull'occupazione degli investimenti del triennio precedente. Non esiste un monitoraggio costante dei contenuti del piano che permetta di riorientare, riprogettare, riprogrammare i nuovi interventi sulla base di dati oggettivi reali verificabili. Questa strategia va completamente ripensata, perché l'improvvisazione in questo campo non è più ammissibile ed i mutamenti del mercato del lavoro sono talmente veloci da rendere necessaria una verifica continua e puntuale delle strategie messe in atto.

Abbiamo citato, all'inizio, la statistica che fissa la drammatica situazione attuale della disoccupazione giovanile, oltre il 22 percento in Valle, con l'aumento del 10 percento solo negli ultimi tre anni. Intervenire per invertire la tendenza deve essere un'assoluta priorità dei prossimi tre anni, ma così non sembra essere per il piano triennale, dove invece si legge che nel confronto con le altre Regioni del nord Italia la Valle d'Aosta registra una situazione positiva, soprattutto riguarda i cosiddetti "giovani NEET", quelli che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in corsi di formazione. In Valle d'Aosta i dati risultano più incoraggianti e meno critici rispetto alla realtà complessiva del Paese.

Mi chiedo come si possa definire "positiva" una situazione che vede la presenza in Valle di oltre 2.500 giovani che non studiano, non hanno un lavoro e non si stanno formando. Si tratta di analisi inaccettabili, e smettiamola di nascondere i problemi! Mettiamo invece in campo iniziative specifiche per inserire i giovani nel mondo del lavoro e dare loro una prospettiva di vita.

Come Partito Democratico solleviamo un altro problema, che riguarda il sistema degli incentivi. Nel piano sono previsti nuovi criteri per l'accesso al sistema degli incentivi, ad esempio di quelli per l'accompagnamento alla pensione dei disoccupati, a cui mancano pochi anni di contributi, con l'aumento del periodo di accompagnamento da tre a cinque anni, o dei contributi per il reinserimento lavorativo dei disoccupati maturi, con l'abbassamento della fascia di età da 50 a 45. Si tratta di interventi che giudichiamo positivamente e che, a più riprese, avevamo chiesto per venire incontro a categorie particolarmente deboli e svantaggiate.

Tuttavia ci chiediamo come sarà possibile dare una risposta a tutti questi nuovi soggetti, senza che le risorse specifiche per questi capitoli siano state incrementate di un solo euro rispetto al triennio scorso. Insomma, si allarga la platea dei soggetti senza aumentare i fondi, che di certo non basteranno per tutti. Con quali criteri si darà una risposta? Occorre aumentare i finanziamenti a fronte dell'aumento dei soggetti a cui sono rivolti gli incentivi.

In conclusione crediamo che per invertire una tendenza che vede in Valle sempre più disoccupati e sempre meno prospettive di lavoro, occorra concentrarsi nei prossimi anni su almeno tre priorità: al primo punto, un piano straordinario di politiche ed incentivi per la disoccupazione giovanile, in particolare per un'occupazione stabile, dignitosa e non precaria; al secondo punto, un piano straordinario per il reinserimento lavorativo dei disoccupati con oltre 45 anni di età e che fanno fatica a reinserirsi sul mercato del lavoro, un piano per gli esodati ed un forte incremento del piano di lavori socialmente utili per le categorie deboli e svantaggiate; al terzo punto, un serio piano industriale che porti nuovi insediamenti produttivi ad alto valore aggiunto in Valle d'Aosta e che crei nuova occupazione in un settore strategico per il futuro della nostra Regione. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere Rosset.

Rosset (UV) - Grazie Presidente.

Ci troviamo oggi ad approvare uno degli strumenti operativi di indirizzo, determinanti per il futuro del sistema dell'occupazione e della formazione della Valle d'Aosta: il piano della politica del lavoro 2012-2014. È questo un documento programmatico, condivido con Lattanzi, ambizioso, che nasce da un'attenta analisi della situazione dell'occupabilità e dell'occupazione nella nostra Regione, così come da uno studio accurato sulle possibilità e le opportunità degli interventi regionali nel settore, ma soprattutto dal confronto, dall'impegno e dal dibattito nati all'interno del Consiglio delle politiche del lavoro. Un tavolo operativo, che riunisce le componenti sindacali, le parti sociali, gli Enti locali, i rappresentanti del mondo dell'imprenditoria, i rappresentanti della scuola, così come i Presidenti delle quattro commissioni coinvolte, sotto il coordinamento del Presidente della Regione e con il supporto qualificato del Dipartimento delle politiche del lavoro e della formazione.

Quale referente del gruppo formazione professionale ed orientamento, permettetemi di cogliere questa occasione per rivolgere a tutti gli attori di questo tavolo di lavoro, che a vario titolo hanno contribuito alla stesura ed alla strutturazione del piano, un ringraziamento per la serietà, la professionalità e l'entusiasmo con cui hanno aderito al documento che caratterizzerà gli indirizzi, gli interventi, le iniziative, le strategie del mondo dell'occupazione in Valle d'Aosta. Un mondo che risente fortemente di quella crisi cominciata nel 2008 e diventata quasi un elemento strutturale dell'economia e del momento sociale che stiamo vivendo.

Il piano delle politiche del lavoro affonda le proprie radici in un contesto sociale che, seppure attivo e ancora sano, risente inevitabilmente sempre più delle difficoltà dovute al delicato e complesso periodo che stanno attraversando l'Italia e l'Europa. In questo contesto si è cercato di porre una particolare attenzione al mondo dei giovani, al loro inserimento nel mondo del lavoro, ma ancora di più al loro avvicinamento al cammino professionale da intraprendere con la proposta di un sistema di istruzione e di formazione integrato per ridurre la dispersione e l'abbandono scolastico, e per rafforzare il sistema dell'offerta formativa post-diploma, e non solo. Si è infatti cercato di sviluppare interventi regionali destinati a quello che possiamo definire un "apprendistato di base", così come ad un apprendistato specializzante.

L'adeguamento regionale alla riforma nazionale, che pone come elemento centrale il ruolo dell'istruzione e della formazione professionale, si è tradotto con l'identificazione in Valle d'Aosta come luogo privilegiato per l'assolvimento dell'obbligo scolastico e, all'interno di questa, è stata contemplata una proposta formativa di tre anni, finalizzata a permettere ai giovani l'acquisizione di una qualifica professionale. Qualifica alla quale viene anche garantita una prosecuzione degli studi con un ulteriore biennio in percorsi personalizzati, che saranno frutto di un'apposita commissione il cui scopo è l'integrazione flessibile del sistema scuola con il sistema formazione professionale e, a seguire, il mondo del lavoro. Qui si inserisce l'ambito dei contratti di apprendistato, altro strumento finalizzato a favorire l'inserimento lavorativo stabile dei giovani nel mondo del lavoro.

Accanto alla formazione voglio ricordare uno dei capisaldi del piano, che pone al centro i giovani o coloro che si devono inserire o reinserire nel mercato del lavoro. Mi riferisco al sistema di orientamento permanente individualizzato a supporto delle persone impegnate nella scelta dei percorsi scolastici e formativi. A questo proposito è fondamentale l'istituzione di un sistema di operatori accreditati che possono fornire servizi atti alla presa in carico di coloro che necessitano di interventi per essere inseriti nel mondo dell'occupazione. Mi riferisco anche ai settori più svantaggiati della popolazione, come i disabili, gli ex detenuti o i disoccupati che non hanno titolo di studio.

Per cercare sinergie fra orientamento e formazione così come fra mondo della scuola e sistema produttivo e imprenditoriale, è necessario un coordinamento, ed è questo il ruolo che viene individuato nell'ambito del piano per il pubblico e, in particolare, per l'Amministrazione regionale; ma forse, ancor di più, questo è il ruolo della politica, una politica che mai come in questo momento necessita di fare sistema. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere Comé.

Comé (SA-UdC-VdA) - Grazie Presidente.

La situazione economica della nostra Regione, pur mostrando una discreta tenuta di fronte alla crisi, ma grazie al permanere anche per il 2012 del pacchetto di misure anticrisi adottate dalla Regione fin dal 2008, indirizzate alle imprese, alle famiglie ed alle fasce deboli, che concepite inizialmente in un'ottica congiunturale sono poi state confermate con modifiche ed integrazioni...e siamo ormai giunti al loro quarto anno, con un impatto sul bilancio regionale per circa 100.000.000 di euro di esercizio...ma nonostante questo, la situazione economica mostra dei segnali di debolezza: il PIL regionale degli ultimi anni conferma una tendenza al calo, i dati sulla disoccupazione sono passati da 3,26 del 2008 a 5,50 ad oggi, per quanto riguarda i giovani siamo arrivati a 22,5; invece aumentano le ore di cassa integrazione, diminuiscono le esportazioni, si restringe il numero delle imprese iscritte alla Camera di Commercio. A questo dobbiamo aggiungere le difficoltà per le aziende di reperire liquidità dagli istituti di credito. Come conseguenza di questo, non possiamo che prendere atto di un cambiamento repentino del sistema occupazionale locale.

Quindi la politica è chiamata, pur fra mille difficoltà, a mettere in campo azioni che permettano il superamento di questa crisi. E l'Europa, come aveva sottolineato il collega Lattanzi, così contestata e sempre meno apprezzata dai suoi cittadini, tanto che ormai uno su cinque non la vuole più, che non è stata in grado dall'introduzione dell'euro a dare una svolta e progredire verso una Europa politica, che permettesse di avere regole economiche e fiscali uguali per tutti...come Stati membri, siamo sottoposti molte volte a dei vincoli di parere per garantire una leale concorrenzialità su dei modesti interventi, su degli atti, su delle leggine, e poi ci troviamo di fronte ad un sistema fiscale e normativo dove ogni Stato viaggia per conto suo, creando grande disuguaglianza e difficoltà per mettersi sul mercato. Il rigore e le tasse per superare questo periodo di crisi non possono più essere l'unica medicina per il "malato Europa". Sarà quindi necessaria un'azione politica più incisiva, capace di creare condizioni politiche ed economiche per avere regole bancarie e fiscalità comuni per tutti gli Stati membri.

L'Europa aveva tentato di fornire le strategie per l'occupazione fin dal 2000 con il Trattato di Lisbona, che fissava alcuni forti obiettivi, quali l'incremento del PIL e l'aumento del tasso di occupazione; obiettivi che però sono stati spazzati via dalla crisi, per cui l'Europa ha dovuto rivedere la propria strategia con il Trattato Europa 2020, in cui si punta sull'innovazione, sulla crescita sostenibile, su una maggiore competitività ed efficienza nella gestione delle risorse. A livello statale la riforma in corso del mercato del lavoro - che per ora non ha visto la sua conclusione - proposta dal Governo Monti, con l'obiettivo di rinnovare le politiche attive, adattandole alle mutate condizioni del contesto economico, si propone di contribuire alla crescita dell'occupazione tramite la promozione di un maggior collegamento fra flessibilità e stabilizzazione dei percorsi. Ed è tenendo conto delle mutate condizioni del contesto economico che è stato predisposto il nuovo piano triennale di politiche del lavoro, che oggi siamo chiamati ad approvare.

Non vi è dubbio che durante la crisi le componenti dei lavoratori più deboli e con maggiori difficoltà a trovare nuovi sbocchi lavorativi sono maggiormente penalizzate. Si parla dei giovani, anzitutto, e dei lavoratori con contratto a termine, ed è su questi aspetti che questo piano si è voluto soffermare.

Il sistema regionale dei servizi per l'impiego ha avuto negli ultimi anni un aumento per quanto riguarda l'orientamento, l'accompagnamento, il sostegno e l'incontro fra domanda e offerta di lavoro. Nel 2011 si è registrato un aumento delle assunzioni (più 9 percento per le donne e 15 percento per gli uomini), ma si tratta quasi esclusivamente di contratti a tempo determinato, mentre quelli a tempo indeterminato sono diminuiti quasi del 10 percento. Manca una stabilizzazione dei contratti: dal 2009 si registra una riduzione media del 4 percento annuo dei contratti a tempo indeterminato e con il nuovo piano triennale 2012-2014, cara collega Fontana, oltre a confermare gli interventi formativi di sostegno alle imprese ed ai lavoratori fin qui realizzati e che hanno dato dei risultati positivi, abbiamo voluto incentivare l'assunzione dei lavoratori a tempo indeterminato. In particolare questo è stato rivolto ai giovani, a tutti gli uomini e le donne, tant'è vero che addirittura è previsto che la Regione si assume per tre anni il 50 percento del costo salariale lordo per gli uomini ed il 55 percento per le donne. E nel caso di uomini e donne a cui mancano cinque anni per la pensione, l'incentivo va a coprire i cinque anni, proprio per dare una risposta concreta ai nuovi requisiti nel sistema pensionistico. Ho cercato di guardare quali sono gli interventi nelle altre Regioni: devo dire che questo è l'impegno più alto a livello nazionale.

Il piano vuole spingere alla creazione di nuove attività d'impresa e professionali, investendo in modo particolare sui nuovi settori (green economy, energie rinnovabili) e punta sul binomio territorio-innovazione, che garantirà uno sviluppo del sistema produttivo locale valdostano. Nel contempo, in questo momento di crisi occupazionale, bisognerà rilanciare quei posti di lavoro che in questi anni non sono stati più presi in considerazione dai lavoratori valdostani, tanto che solo grazie alla presenza di forze lavoro straniere si è potuto continuare a garantire alcuni servizi alle persone in ambiti quali l'assistenza agli anziani ed agli ammalati. Ma penso a tutti i lavori in agricoltura, negli alpeggi, ai lavoratori quali i camerieri di sala e nelle camere del turismo, agli operai nell'edilizia. Questo ha favorito il fenomeno dell'immigrazione nella nostra Regione che ha registrato in questi anni un aumento molto forte. La popolazione straniera nel 1993 raggiungeva 1.000 unità, circa lo 0,9 percento dei residenti; oggi sono diventate 8.700 presenze, il 6,8 percento: questo dimostra che la necessità di forza lavoro in settori evitati dagli italiani favorisce l'arrivo di stranieri.

Vorrei riportare i dati forniti dall'ultimo rapporto sul mercato del lavoro presentato dal CNEL a livello nazionale, che afferma come la componente straniera sia stata fondamentale nel contenere la contrazione dell'occupazione complessiva: fra il 2008 ed il 2010 gli occupati stranieri che hanno compensato gli 800.000 persi dagli italiani sono stati 330.000. Bisogna quindi indirizzare l'attenzione alla ricerca di un posto di lavoro anche in questi settori, perché è assurdo avere, da un lato, l'aumento dei disoccupati e, dall'altro, la necessità di forza lavoro proveniente dall'esterno. In questo contesto si situa una delle scelte strategiche del nuovo piano, che riguarda i corsi biennali di formazione professionale che la nostra Regione ha già attivato dall'autunno 2011, finalizzati all'acquisizione di una qualifica professionale regionale rivolta ai giovani nella fascia di età 16-18 anni e tali corsi saranno conclusi fra un anno quando avremo la possibilità di monitorarne la validità.

Altro aspetto qualificante è l'apprendistato per l'alta formazione e la ricerca, che dovrà essere definito per quanto riguarda i profili formativi e la durata dei percorsi, in accordo con le parti sociali, l'università, gli istituti e tutte le istituzioni formative di ricerca. Ma non possiamo non rilevare che, a fronte di un numero di giovani laureati non sempre in possesso di una laurea richiesta dal mercato, con la conseguente aspettativa di un lavoro di qualità, non è cresciuta in modo corrispondente l'offerta di impiego per i laureati, per un sistema produttivo basato su piccole imprese che solo raramente manifestano nella ricerca di personale una richiesta di giovani laureati. Inoltre si svilupperanno nuove occasioni d'impresa per garantire nuova occupazione, in particolare nel settore dei servizi alle persone, rafforzare la formazione e riqualificazione di coloro che hanno già un'occupazione, per favorire un rilancio della competitività delle imprese. In conseguenza della diminuzione dei posti di lavoro presso le pubbliche amministrazioni si dovrà incentivare sempre più la vocazione dell'imprenditorialità e favorire la nascita di una cultura d'impresa, finanziando anzitutto i giovani imprenditori.

Vorrei ricordare che il piano per le politiche del lavoro è concepito come uno strumento per incentivare all'assunzione e fare formazione in una logica di occupabilità, intesa come innalzamento alle competenze dei singoli lavoratori, e quindi una crescita individuale per porsi nel mondo del lavoro in maniera più performante. Il piano rappresenta quindi una leva per affrontare la crisi, le politiche del lavoro cercano di rispondere alle diversificate esigenze di tutti i lavori di tutte le imprese, valorizzando competenze di programmazione delle diverse istituzioni e promuovendo l'integrazione delle risorse.

Essendo nella nostra Regione l'occupazione basata molto sul terziario, bisognerà intervenire sulla capacità attrattiva della Valle d'Aosta sulla media e piccola industria, che in questi anni ha subito perdite di posti di lavoro. L'invito che mi sento di trasmettere è quello di promuovere sempre più una collaborazione fra i vari soggetti che intervengono nel mercato del lavoro. Al riguardo sottolineo come i diversi gruppi di lavoro sotto la regia dei Presidenti delle quattro commissioni, ognuno per la propria parte di competenza, abbiano portato avanti numerose riunioni che si sono concluse con l'approvazione del piano di politiche del lavoro. Ma sia nel Consiglio che in questi gruppi di lavoro sono rappresentate tutte le sigle sindacali, i rappresentanti dell'industria e degli artigiani, quelli dell'università, della scuola, degli Enti locali, delle cooperative sociali insieme al dipartimento. Quindi oggi sentire su questo piano dei critici con semplici slogan: bisogna mettere più soldi, o sollevare solo i problemi...ma noi i problemi li conosciamo, bisogna trovare le risposte, non basta fare degli annunci sui problemi...ritengo che questo modo di agire sia screditare il lavoro di tutti questi soggetti!

Mi sono interessato ai piani di lavoro delle altre Regioni, non mi sono accorto di strategie particolari o di "dinamicità", parola che ho sentito pronunciare oggi: "ci vuole più dinamicità"; non ho letto nessuna dinamicità nelle scelte di misure in grado di dare immediatamente una svolta nella gestione del lavoro e del suo sviluppo!

Presidente - La parola alla Consigliera Patrizia Morelli.

Morelli (ALPE) - Merci M. le Président.

Mon intervention ne sera pas d'envergure comme celles qui m'ont précédée, je n'irai pas analyser le plan dans son ensemble, je me limiterai à focaliser quelques arguments. Ma réflexion part d'une interview que j'ai lue récemment à Giuseppe De Rita, le Président du CENSIS, citoyen honoraire de Courmayeur, personnage que la Vallée d'Aoste connaît très bien et qui a parlé d'une Italie "senza merito, in cui si va avanti per raccomandazioni ed in cui il clientelismo impera". Le clientélisme, cette pratique injuste, incivile et antidémocratique, la Vallée d'Aoste ne fait pas exception et je ne le dis pas avec le goût pervers de mettre le doigt sur la plaie que l'on pourrait s'attendre de la part de quelqu'un qui, comme moi en ce moment, est à l'opposition. Je le dis avec amertume et même avec responsabilité, avec impuissance pour ne pas avoir su contribuer, dans le temps, à mettre un frein à ce phénomène qui n'est pas né aujourd'hui, mais qui, avec la crise, ne fait que s'accentuer.

Le pouvoir arbitraire de donner ou de ne pas donner une place de travail sur la base de la relation politique, de la connaissance ou de la relation familiale, est devenu aujourd'hui presque un pouvoir de vie ou de mort, surtout lorsque l'on l'exerce sur les jeunes. C'est quelque chose qui va déterminer non seulement leur futur du point de vue du travail, mais également sur l'échelle des valeurs. Une échelle des valeurs qui contemple que l'on puisse plier sa dignité personnelle au pouvoir du plus fort pour se garantir une place de travail, parfois même précaire, ne peut pas constituer la base sur laquelle bâtir une société saine. Est-ce que parler de ces arguments est pertinent avec le thème que nous traitons aujourd'hui? Est-ce que les politiques de l'emploi ont quelque chose à voir avec le clientélisme? Apparemment non, et pourtant ce sont les politiques de l'emploi qui tracent les lignes matérielles et même immatérielles du développement de notre Région, c'est le plan des politiques de l'emploi qui peut fixer la ligne de démarcation entre des bonnes pratiques pour favoriser la disponibilité juste et généralisée de l'emploi, et les coutumes injustes et partiales liées à l'exercice du pouvoir.

Les objectifs stratégiques que ce plan se pose pourraient même être génériquement partagés, ce sont des objectifs importants. Mais les méthodes par lesquelles on pense atteindre ces objectifs, ne sont pas suffisamment déclinées. Je cite le point h): "favorire l'occupabilità, l'accesso degli inoccupati e dei disoccupati al mercato del lavoro con particolare attenzione alle fasce più giovani della popolazione". D'accord, mais comment? Dans le document qui a été rédigé par les syndicats et qui a été transmis, nous lisons: "prevedere criteri di assunzione codificati e trasparenti"...où? Tant pour commencer, là où l'administration publique peut intervenir: dans les sociétés participées. Les conditions de recrutement du personnel dans les sociétés liées à l'Administration régionale doivent être codifiées. Il faut que les procédures soient transparentes et égalitaires, pour que les citoyens soient mis sur un pied d'égalité au départ. Puis ce seront les compétences et les capacités de chacun à déterminer la suite du parcours, mais il faut que le point de départ soit le même pour tous. C'est la moindre des conditions que l'on doit garantir aux jeunes générations qui sont les plus durement touchées par la crise.

Le collègue Chatrian a bien rappelé le rapport de Banca d'Italia dans une Région qui, dans les dernières décennies, n'a pratiquement pas connu de chômage et où l'on attribuait à l'offre importante de possibilité d'emploi le fait que les jeunes valdôtains étudient moins que les autres, on disait: les jeunes valdôtains n'ont pas besoin d'étudier parce qu'ils trouvent immédiatement une place de travail...aujourd'hui ce sont ces mêmes jeunes à la scolarité basse qui paient le plus haut prix de la crise! Je crois qu'il y a de quoi s'interroger pour la politique quant à un système que l'on continue de pérenniser, mais qui est en train, en ce moment, de montrer toutes ses lacunes et ses défauts.

Il ne faut pas que les bureaux de placement coïncident avec les Palais du pouvoir et avec le siège des partis: ceci pour le respect que la politique doit à tous les citoyens, sans distinction d'appartenance à tel ou tel autre parti, à telle ou telle autre famille, mais aussi pour mettre à l'abri les politiciens mêmes de la tentation de fausser les cartes et d'intervenir de manière arbitraire et partisane. Sans compter le fait grave que d'embaucher du personnel non pas sur la base des compétences et du mérite, mais de la seule relation personnelle, est en train de créer une mentalité malade, surtout parmi les jeunes, et va déterminer une baisse culturelle au sens plus général du terme, un appauvrissement et un abaissement de la qualité du travail même.

Donc il faut que le plan des politiques de l'emploi, parmi d'autres indications, contienne aussi des indications claires en ce sens. Il faut fixer des procédures de recrutement du personnel transparentes, égalitaires dans tous les domaines et dans toutes les sociétés qui sont du ressort de l'administration générale. Commençons là où nous pouvons intervenir. Il faut favoriser prioritairement les emplois permanents - lavoro a tempo indeterminato - afin de combattre la précarisation de l'emploi, une condition qui expose en particulier les jeunes et les femmes à tous les changements de vent et qui contribue à fragiliser ultérieurement notre société. Créer des règles sûres et transparentes, les appliquer de manière non arbitraire, voilà ce qui rend les citoyens des individus libres, autrement on aura des serviteurs. Voilà ce qui rend les politiciens dignes de leur rôle.

L'Italie est une République fondée sur le travail, elle reconnaît dans la Constitution à tous les citoyens le droit au travail et il est du devoir précis des institutions, à tous les niveaux, de créer les conditions pour que ces principes constitutionnels, égalitaires, soient correctement appliqués dans la réalité. Nous sommes tous concernés à travailler, pour créer les conditions, mais aussi à dénoncer si cela ne se passe pas de manière correcte. Merci.

Presidente - Se non vi sono altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.

La parola al Presidente della Regione, Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Vorrei anzitutto chiedere la cortesia degli uffici della Presidenza...per segnalare che c'è un refuso a pagina 73, terzo paragrafo, dove le parole: "pari al 100 percento" sono da sostituire alle parole: "rapportate al"...chiederei di apportare questa piccola correzione.

Vorrei rivolgere un ringraziamento sincero a tutti coloro che hanno preso la parola per dibattere questo documento, in particolare i colleghi della maggioranza, i Presidenti delle commissioni Comé, Rosset ed Empereur, oltre che il collega Lattanzi, che hanno evidenziato il senso di questo documento.

Quando si parla di "politiche del lavoro" possiamo sbizzarrirci e parlare di tutto, correttamente qualcuno ha citato i due documenti presentati dalla Banca d'Italia e dalla Chambre, i quali non sono sovrapponibili, i dati che presentano non sono gli stessi, come appare chiaro. Anche questo non dico che disorienta, ma dà l'idea che non sempre abbiamo dei dati "affidabili", perché ognuno ha le sue fonti e quello che stiamo cercando di dare è una posizione univoca. Da questi documenti emerge una difficoltà, su cui tutti concordiamo, e concordiamo tutti sul fatto che l'esigenza di creare posti di lavoro è il segno di questi anni, che più impegna tutte le amministrazioni ai vari livelli: l'Unione europea, per quello che può fare...perché tutte le banche che sono rifinanziate e che dovrebbero a loro volta rifinanziare le imprese (ma così non è)...non voglio tornare sul discorso che conosciamo tutti bene, ma questo è all'origine della difficoltà di creare posti di lavoro. Non è solo mettendo più soldi che creiamo più posti di lavoro, perché se fosse solo così avremmo trovato una via d'uscita molto facile, ma non è così, altrimenti andiamo di nuovo dalla politica attiva alla politica passiva, cioè dare un contributo al disoccupato. Questo, per carità, nei casi straordinari o specifici può venire incontro all'emergenza, ma non può essere la soluzione.

Detto questo, non voglio rientrare nell'analisi fatta che è stata molto puntuale da parte dei colleghi di maggioranza, non partigianeria, ma perché è stato detto qual è l'obiettivo di questo piano, che nessuno vuole vendere come unica e sola soluzione, ma che correttamente è un piano di lunga gittata, ambizioso, fatto con la partecipazione di tutti. Quando siamo stati a questo tavolo, si era aperti alle idee più disparate, da parte di tutti, e questo è stato il risultato. Io non mi prendo un merito che non voglio in questo momento, ma voglio dare merito a chi ha contribuito. C'erano tutte le forze sindacali, nessuna esclusa, tutte le forze produttive, nessuna esclusa, e gli strumenti che sono stati indicati sono questi, e io mi fermo lì perché è inutile ogni volta immaginare che parlando di "ho perso un po' di tempo, non abbiamo saputo, abbiamo sbagliato strategia"...ma il mondo è cambiato in quattro anni! Quello che valeva fino al 2008 oggi non serve più! È cambiato il sistema del lavoro, cambierà il sistema della scuola, cambia l'approccio alla parte pubblica dove non c'è più assunzione, mentre prima c'era la possibilità di reintegrare chi andava in pensione!

Guardate anche nella relazione della Corte di Conti, che discuteremo domani, qual è stata la riduzione dei posti di lavoro, anche nel pubblico! Certo, c'è stato risparmio, ma i posti di lavoro...dove li inseriamo? Allora, le imprese...per i posti dell'Olivetti non è che siamo stati lì a guardare, arrivano quelli dell'Olivetti e ci dicono: questo prodotto è finito, non si può più fare. Cosa andiamo a dire? Che ci mettiamo noi? Poi si trovano dei tacconi, ma non è questo il discorso su cui si può intervenire direttamente! Dove abbiamo potuto...ripeto: sulla Verrès abbiamo dovuto fare direttamente tramite Finaosta per acquisire i macchinari, mentre la Zecca ha acquisito l'immobile per riuscire a salvare i posti di lavoro.

Si è detto mancano le strategie, ma...qual è la strategia? Se facciamo attraverso Finaosta, si dice che la Regione vuole fare tutto lei; se non lo facciamo...insomma, la Regione non fa niente! Questo è quello che si dice ogni volta, se fai una cosa ti sparano dalla parte A, se fai l'altra cosa ti sparano dalla parte B...morale: si spara sempre! Ci vorrà pure un equilibrio in tutta questa discussione per capire che i tempi sono cambiati! Sento qui parlare di piani straordinari: i piani straordinari si possono fare, ma hanno il limite che non devono diventare ordinari, altrimenti non sono più piani straordinari. E così per tutta una serie di attività.

Non voglio entrare troppo nel discorso, che credo non aggiunga nulla a quello che questo documento può dare. È un documento di prospettiva che impegna fondi importanti, che dà la possibilità ai giovani che hanno abbandonato la scuola, e anche qui, sui laureati, attenzione! Non basta dire "laureati" per dire "posto di lavoro", perché lo abbiamo visto anche a livello locale. Anche sull'università bisognerebbe capire se quanti laureati e di che tipo di laureati oggi c'è bisogno in giro, o quanti sono in grado di inserirsi in programmi di ricerca o in altri settori produttivi...non è sufficiente dire: basta che siano laureati; infatti abbiamo specificato l'esigenza di rivalutare i mestieri, perché i mestieri non ci sono più.

Non voglio farla lunga perché il valore aggiunto è zero, quello che è stato detto è corretto, ci sono delle osservazioni che non possiamo che apprezzare, e sicuramente si potrà fare qualcosa di più. Credo che ci sia l'apertura a tutti i suggerimenti che vanno nella direzione di creare i presupposti per i posti di lavoro, ma creare i posti di lavoro è la cosa più difficile in assoluto, soprattutto se non si va sul discorso del pubblico. E anche sul discorso del pubblico, nella parte relativa ai singoli settori che sono di competenza c'è stato un tentativo per stabilizzare...lo ha fatto l'USL, lo ha fatto la Regione, però ci sono dei limiti imposti dal patto di stabilità.

Quindi riconfermiamo che questo piano è uno strumento importante per la preparazione dei giovani ad un futuro di occupabilità, che tutti noi auguriamo loro.

Presidente - La parola al Consigliere Donzel, per dichiarazione di voto.

Donzel (PD) - Grazie Presidente.

Cari colleghi, anche per noi è stata proficua questa discussione, non è riduttiva, ci sono idee diverse come è giusto che ci siano in un dibattito. Sappiamo che è un documento importante, sappiamo che tante forze vi hanno collaborato, però è giusto dare conto che non è vero che c'è questo unanimismo delle forze sindacali sul documento.

Ho partecipato ad un convegno al quartiere Dora, c'erano tutti i sindacati rappresentati al massimo livello, hanno espresso delle riserve, hanno detto che hanno lavorato come hanno potuto in questo gruppo di lavoro, ma non sono entusiasti, con dei toni diversi da chi era più contento a chi era molto meno contento. Quindi anche su questo utilizzo dell'unanimismo delle forze sindacali andrei con una certa cautela su questo documento. Ho una lettera che esprime delle criticità...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

...penso che facciate tutti parte di organizzazioni democratiche, lo sapete che ci sono delle persone che lavorano nei gruppi; poi ci sono i direttivi, c'è il dibattito interno, quanto più un'organizzazione è articolata e democratica...quello che mi dite adesso mi conferma del fatto che sono giunte anche a voi delle lettere che dicevano che non c'era tutto questo entusiasmo su questo piano. È una prima puntualizzazione che ritengo debba essere fatta.

L'altra considerazione che correttamente il Capogruppo del nostro partito aveva fatto nel dibattito generale è stata quella che noi tendiamo a lanciare questi piani come qualcosa di fortemente attrattivo, si parla di grosse cifre: 18.000.000 di euro, quindi mettiamo tanto denaro in campo per il lavoro, con obiettivi straordinari che nessuno sa elencare meglio del collega Lattanzi, per dire la grandiosità delle finalità. Se noi andiamo a vedere, nel precedente piano c'era lo stesso atteggiamento, ma...dov'è finito quel piano? Quel piano ha portato a sbattere contro un muro! C'è la crisi economica, quindi va riconosciuto che non è un problema solo locale, ma i dati che ci sono arrivati ci fanno dire che qui è andata peggio che altrove, quando qui c'erano più risorse che altrove, quando qui c'erano condizioni di partenza migliori.

Adesso qui servirebbe qualcosa che ci consenta...

(interruzione del Consigliere Lattanzi, fuori microfono)

...lo so che quando parlo do fastidio, vi dà molto fastidio che qualcuno dica delle cose che possono essere sentite all'esterno, non c'è un'unica voce che parla, non c'è qualcuno che dice. "va tutto bene", ma la democrazia è anche la possibilità di esprimere pareri che non vanno nella stessa linea!

Su una cosa dissento profondamente, da alcune considerazioni che ha fatto il Presidente, in particolare sui titoli di studio; siamo convinti che spingere una popolazione ad un più alto livello di istruzione sia enormemente positivo. Non abbiamo l'ossessione di dire a questi ragazzi che se sei laureato in lettere farai il professore...intanto è una spinta enorme alla crescita individuale, alla conoscenza di sé, sono energie che possono trasformarsi in impresa, in capacità di creare. Sono dei ragazzi che ritornano addirittura a fare gli agricoltori dopo la laurea o a fare dei lavori umili, ma con altro atteggiamento, con creatività! Quindi va bene l'invito che dobbiamo recuperare dei mestieri, ma non recuperarli abbandonando lo studio; devono invece studiare di più questi ragazzi, e qui lancio una provocazione agli amici che vogliono abbandonare tutti i cavilli burocratici.

Da tempo il Partito Democratico sostiene che ci deve essere massima trasparenza nelle assunzioni...ma io dico: è possibile - mi rivolgo anche all'esterno, a Confindustria, a CNA, eccetera - che non possano alla fine andare a vedere i risultati della maturità e dire: i migliori ragazzi del Manzetti noi li assumiamo? Che arrivi un messaggio chiaro che qui vanno avanti i più bravi e non gli amici di qualcuno, quelli che hanno la tessera! Questo è il messaggio da dare ai giovani! Allora i giovani valdostani torneranno a studiare, invece di andare ad iscriversi in una sezione che gli dà un posto di lavoro!

Presidente - La parola al Vicepresidente Chatrian, per dichiarazione di voto.

Chatrian (ALPE) - Grazie Presidente.

Qualche piccola considerazione. Parto dal presupposto che il confronto è utile, che non è tempo perso, che è stato molto interessante, invece, e che quando le posizioni sono diametralmente opposte forse c'è anche della sostanza, perché ci sono delle strade da percorrere e magari c'è una posizione diametralmente opposta ma interessante da condividere o da non condividere.

Accettiamo quindi la sfida se le nostre opinioni sono alternative. Abbiamo cercato - perché siamo all'opposizione, in questo momento - di evidenziare di più le criticità, me ne assumo la responsabilità, ma penso che il nostro piccolo contributo al dibattito lo abbiamo portato onestamente, cercando di conoscere le criticità di un sistema valdostano che è cambiato in questi anni. Parlare con i "se" o con i "ma" serve a poco, dobbiamo fare lo stato dell'arte ad oggi e da oggi cercare di proiettare non il domani, ma una strada, se non alternativa, comunque in contrapposizione.

Per chiarezza, ALPE, il sottoscritto, non abbiamo nessuna intenzione di aumentare la burocrazia in Valle d'Aosta. Condividiamo il principio della semplificazione reale, procedurale, ma nel momento in cui parliamo di "evidenza pubblica"...non è aumentare la burocrazia! Solo per dire che la nostra volontà è quella dell'evidenza pubblica...quando si decide di assumere qualcuno - il Presidente Rollandin ha detto non ci sono più tante assunzioni come una volta nel pubblico - nel sistema para-pubblico, dove la politica può decidere le regole, qui la nostra posizione è l'evidenza pubblica, e premiare il merito. Solo per chiarezza, perché sembrava che ALPE volesse mettere in campo difficoltà e far perdere tempo. L'obiettivo del nostro intervento - mai come oggi, viste le difficoltà dei giovani, la fame sul piccolo territorio valdostano e anche nel para-pubblico - è la necessità dell'evidenza pubblica e la possibilità di partecipare e...vinca il migliore! Solo per dire che non siamo per la burocrazia, siamo per la semplificazione, ma con regole certe e briglie certe!

Condividiamo quello che dice il Presidente Rollandin, non è che se mettiamo più soldi assumiamo di più; non abbiamo fatto populismo, ma siamo diametralmente opposti, quello assolutamente sì, perché in questi quattro anni di legislatura...quando si parla di amministrazione si parla di evidenza pubblica, ma a nostro avviso in un momento di grave difficoltà come quello attuale il sistema pubblico deve avere sul tavolo tutto il sistema pubblico e para-pubblico, allargato alle società partecipate, controllate, alle agenzie, e quant'altro. I nostri contributi andavano in questa direzione.

Il piano ha dei punti di forza e di criticità, il pragmatismo di questo piano non è così deciso. Termino dicendo che a nostro avviso si poteva fare di più, ma ribadisco che la traiettoria poteva essere modificata partendo da un posizionamento chiaro: quello della centralità della funzione pubblica, che è il Consiglio regionale. Grazie.

Presidente - Pongo in votazione il piano in oggetto:

Consiglieri presenti e votanti: 32

Favorevoli: 24

Contrari: 8

Il Consiglio approva.