Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2492 del 21 giugno 2012 - Resoconto

OGGETTO N. 2492/XIII - Relazione della Commissione consiliare speciale per l'esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta sull'andamento dei lavori. (Reiezione di una risoluzione)

Presidente - La parola al relatore, Consigliere Empereur.

Empereur (UV) - Grazie Presidente.

La Commissione consiliare speciale per l'esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta è stata istituita con deliberazione del 25 gennaio scorso. Si compone di sette Consiglieri regionali in rappresentanza di tutti i gruppi politici presenti in Consiglio, è assimilata alle Commissioni permanenti del Consiglio ed è investita del potere di compiere ogni attività utile al raggiungimento dei compiti affidati, avvalendosi del supporto delle strutture amministrative del Consiglio e ricorrendo, se necessario, alla collaborazione di esperti nelle materie relative al mandato ricevuto.

Alla Commissione consiliare speciale è stato affidato l'incarico di: individuare i settori maggiormente esposti al rischio di penetrazione mafiosa; stabilire opportuni raccordi operativi con analoghi organismi già esistenti presso il Parlamento italiano, in altre Regioni e nell'ambito di Enti locali; studiare e proporre pratiche amministrative ed interventi normativi che rafforzino significativamente il presidio nei confronti di tali fenomeni malavitosi. Alla Commissione la delibera affida anche il compito di riferire al Consiglio in ordine all'andamento dei propri lavori entro il 30 giugno 2012. Eccoci dunque qui.

La Commissione, insediatasi formalmente il 1° marzo, ha stilato un programma di lavoro articolato secondo le seguenti direttrici: ricognizione e ascolto; approfondimento e confronto; elaborazione di proposte. Allo scopo di sviluppare la prima delle tre fasi sopra indicate, la Commissione ha individuato quelle figure istituzionali che, sulla base delle rispettive funzioni, fossero in grado di fornire contributi utili all'acquisizione di elementi conoscitivi in ordine al fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata in Valle d'Aosta. È stata quindi inviata ai soggetti in questione un'informativa di presentazione per illustrare il mandato conferito alla Commissione e preannunciare un loro coinvolgimento. Successivamente è stato predisposto un programma di audizioni che si sono svolte in modo collaborativo ed in un clima sereno e di proficuo approfondimento dei temi trattati.

Ci siamo riuniti nove volte tra il 1° marzo e l'11 giugno e, quale primo atto del lavoro di analisi del fenomeno, la Commissione ha proceduto all'audizione dei componenti del Comitato per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica (COSP) sentendo, il 20 marzo, il Presidente della Regione, il Sindaco del Comune di Aosta ed il Comandante del Corpo forestale, e il 27 marzo il Questore, il Comandante dell'Arma dei Carabinieri ed il Comandante della Guardia di Finanza. L'attività di ricognizione e di ascolto è proseguita il 4 aprile con l'audizione del Presidente del Consiglio Permanente degli Enti Locali, dell'Assessore alle opere pubbliche, del Coordinatore del Dipartimento opere pubbliche e del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Aosta. Il 17 aprile sono stati sentiti il Presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti, il Presidente del Consiglio notarile di Aosta, il Presidente e due rappresentanti della Giunta camerale della Chambre valdôtaine des entreprises et des activités libérales e l'amministratore unico della Casino de la Vallée. Sono poi seguite, l'8 maggio, le audizioni dell'Associazione Libera Valle d'Aosta, del Presidente dell'Associazione Bancaria Italiana della Valle d'Aosta, del Procuratore regionale e del Presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti e, il 29 maggio, è stato sentito il Presidente del Tribunale. La Commissione inoltre ha ritenuto opportuno sviluppare questa sua prima fase dei lavori acquisendo ulteriori dati informativi anche da soggetti provenienti da fuori Valle, in grado di fornire alla stessa un prezioso supporto per l'esame del suddetto fenomeno.

Alla luce del raccordo instauratosi tra la Regione autonoma Valle d'Aosta e la Direzione Investigativa Antimafia-Centro operativo di Torino - anche in virtù del protocollo siglato nel maggio 2011 - la Commissione, il 29 maggio, ha incontrato il Capo della struttura in questione. Sempre nell'ambito di quest'attività di ricognizione e di ascolto ed in ottemperanza al secondo punto del mandato, nel quale si chiede di stabilire opportuni raccordi operativi con analoghi organismi già esistenti presso il Parlamento italiano, la Commissione ha infine deliberato di incontrare la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Quali sono state le analisi e le considerazioni delle figure istituzionali e dei soggetti auditi dalla Commissione?

Nell'audizione del 20 marzo il Presidente della Regione, dopo aver ha specificato che la funzione principale del COSP è quella di coordinare la sicurezza e di analizzare le tematiche ad essa afferenti, rende noto che alcune situazioni - come l'incendio di macchinari di imprese edili - erano legate a problemi tra ditte, e non riconducibili ad attività criminali tipiche delle organizzazioni malavitose, mentre per quanto attiene ad altri episodi sono ancora in corso le relative indagini. Riferisce della sottoscrizione, l'11 maggio 2011, di un protocollo d'intesa tra la Regione autonoma Valle d'Aosta e la Direzione Investigativa Antimafia di Torino sulle modalità di fruizione di dati informativi concernenti il ciclo di esecuzione dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, con lo scopo di permettere un controllo ancora più puntuale ed approfondito sul ciclo degli appalti pubblici. Aggiunge che - in linea con l'obiettivo del predetto protocollo - è stata richiesta la collaborazione alla Casino de la Vallée, alla CVA, al COUP, alla NUV ed a Vallée d'Aoste Structure per implementare i dati da comunicare all'Osservatorio regionale dei contratti pubblici. Sottolinea che le segnalazioni riferite all'espansione dell'organizzazione mafiosa - in particolare della 'ndrangheta - nelle Regioni del nord Italia fanno ritenere che anche la Valle d'Aosta ed il suo tessuto economico non siano al riparo da tali tentativi. Si può dire che non esistano Regioni d'Italia avulse da fenomeni di infiltrazioni mafiose e che anche la Valle d'Aosta parrebbe appetibile, proprio per gli investimenti attraverso i quali riciclare capitali illeciti. Prosegue fornendo alcuni chiarimenti in merito al ruolo ed alle funzioni del COSP e riferisce che, da un confronto all'interno del Comitato sul problema dei furti e dei vandalismi, è emerso che si tratta di fenomeni che hanno una dimensione ridotta e che non sono riconducibili a manifestazioni tangibili dell'operatività di organizzazioni malavitose.

Il Sindaco di Aosta Bruno Giordano, nell'affermare di non avere una contezza propria del fenomeno in quanto tale, dichiara di aver sempre sentito parlare come componente del COSP di una situazione che viene costantemente monitorata e che non rappresenterebbe punte di allarme vero, e di non aver percepito alcun riferimento a fenomeni particolari all'interno della città. Rende noto che alcuni episodi, che sulla stampa erano parsi come fenomeni di infiltrazione o di potenziale infiltrazione della criminalità organizzata, sono stati circoscritti o ricondotti a manifestazioni più di natura localistica che hanno riguardato, ad esempio, il danneggiamento di alcuni mezzi d'opera cantieristica. Dopo aver riferito che il Comune di Aosta sta mettendo mano al regolamento di organizzazione del procedimento amministrativo, comunica che il capoluogo regionale non ha, ad oggi, in previsione di gestire in prima persona appalti per la realizzazione di grandi opere e che, dal suo insediamento ad oggi, non ci sono state segnalazioni alla Procura della Repubblica di fenomeni configurabili come infiltrazioni mafiose nell'ambito dell'Amministrazione comunale di Aosta.

Il Comandante del Corpo forestale della Valle d'Aosta, Flavio Vertui, riferisce che non sono emersi elementi per affermare che, alla luce delle procedure e delle attività espletate e di quelle che sono in corso, ci sia sentore di possibili infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta. Dopo aver svolto alcune considerazioni in merito all'attività di vigilanza su possibili reati, sotto il profilo urbanistico, e su quelli più tipici dell'attività del Corpo forestale, comunica - nell'ambito della vigilanza sui reati di tipo ambientale - che alcune attività sono state oggetto di comunicazione alla Procura della Repubblica. Ad una specifica domanda riguardante la formazione e l'aggiornamento del personale sul tema in questione, risponde che è l'Ufficio di vigilanza ambientale che si occupa di coordinare questo tipo di attività e che si tiene costantemente aggiornato anche sulle problematiche attenenti alle manifestazioni delle organizzazioni criminali organizzate.

Nell'audizione del 27 marzo il Questore di Aosta, Maurizio Celia, premette che le infiltrazioni della criminalità organizzata si sono sviluppate fin dagli anni ottanta e che questi fenomeni malavitosi si sono concretizzati grazie alla presenza di soggetti criminali di rilievo, individuati dall'articolo 416bis del Codice Penale, che sono collegati a famiglie calabresi provenienti dalle aree di San Giorgio, Taurianova e Cittanova. Riferisce che in Valle d'Aosta la malavita organizzata non si è sviluppata nella maniera "impetuosa" che si è manifestata in altre Regioni, e che i settori di interesse delle organizzazioni malavitose riguardano l'edilizia e l'accoglienza turistica, sia nel campo della ristorazione sia in quello alberghiero. Aggiunge che la disciplina antiriciclaggio ed i sistemi di controllo rendono abbastanza ostile alle infiltrazioni criminali l'ambito del Casinò. Rende noto che l'individuazione del fenomeno del riciclaggio di capitali illeciti, per ostacolare il quale tuttavia il ricorso alle segnalazioni di operazioni sospette da parte delle banche e dei professionisti risulta essere sottoutilizzato, deve passare attraverso un filone investigativo serio, che deve essere supportato dalla collaborazione con la società civile ed il mondo imprenditoriale, e che la Commissione potrebbe fungere da stimolo in questo senso. Manifesta la convinzione che non sia ipotizzabile - nonostante le continue operazioni portate a termine dalle Forze dell'ordine - un arretramento di questi fenomeni, se non ci sarà un colpo d'orgoglio da parte della società civile e se non interverrà un mutamento culturale. Ad un quesito riguardante l'efficacia della rete protettiva operante in Valle, risponde che le normative in vigore sono valide ed assicurano una buona protezione alla Valle d'Aosta nei confronti della quale, in virtù della sua compattezza istituzionale, il potere seduttivo della 'ndrangheta ha più difficoltà ad attecchire. Asserisce di non essere in grado di fornire elementi conoscitivi in merito al fenomeno del condizionamento del voto quale mezzo per il controllo del territorio, e rende noto che, mentre la mafia è più monolitica, la 'ndrangheta è un franchising; potrebbe esserci, come è avvenuto nel Torinese, la creazione di un "locale", vale a dire un'organizzazione minimale. Tuttavia non ritiene che nella Regione esistano dei "locali battezzati", anche se non esclude che qualcuno possa decidere di crearne uno, che sarebbe però isolato e non troverebbe un'adeguata rete di protezione ambientale.

Il Comandante dei Carabinieri Guido Di Vita si allinea a quanto asserito dal Questore per quanto attiene ai settori che suscitano l'interesse delle organizzazioni criminali, e riferisce che le attività messe in campo costituiscono delle maglie abbastanza strette attraverso le quali si ritiene di riuscire a fermare eventuali tentativi di infiltrazione nelle attività che si svolgono in Valle d'Aosta. Comunica che, da alcune operazioni portate a termine dai Carabinieri negli ultimi cinque, sei anni, si è avuta la riprova della presenza di famiglie della 'ndrangheta e che, da attività precedenti al 2000, è arrivata la conferma che in Valle d'Aosta ci potrebbe essere un "locale" dormiente - di natura logistica - per fornire assistenza ai latitanti. Premesso che non ritiene che corrisponda al vero il fatto che in Valle d'Aosta ci sia un controllo sul territorio - inteso proprio come controllo mafioso -, riferisce che questo fenomeno non si attua soltanto con la richiesta del pizzo o attraverso il danneggiamento di mezzi d'opera cantieristica, ma anche semplicemente mediante il controllo dei flussi di denaro, attività, quest'ultima, che potrebbe essere contrastata attraverso la verifica delle cessioni di società. Per quanto riguarda la 'ndrangheta ed i collegamenti con il Piemonte, ritiene che potrebbero essercene, nel senso di scambi di favori o a livello commerciale, ma non in termini di dipendenza. Esclude che le organizzazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti risiedano in Valle d'Aosta, che rappresenta solo un luogo di passaggio, e sottolinea che l'Arma dei Carabinieri sta monitorando la possibilità di intrecci tra la mafia cinese e la 'ndrangheta per quanto attiene al fenomeno del riciclaggio, anche se in Valle d'Aosta, al momento, non sono stati registrati segnali in tal senso. Dopo aver precisato che i proventi illeciti che le organizzazioni criminali ottengono vengono solitamente reinvestiti in operazioni immobiliari, ovvero in attività commerciali ed imprenditoriali, apparentemente lecite, riferisce che solo gli ultimi due o tre episodi in cui sono stati incendiati dei macchinari di imprese edili possono essere ricondotti ad azioni volte ad estorcere denaro ai titolari delle stesse, in quanto gli altri episodi sono configurabili come diatribe di lavoro. Alla richiesta di fornire indicazioni sull'esistenza o meno di collaborazione con le associazioni di categoria in relazione al fenomeno del pizzo, risponde di non aver mai avuto contatti con gli organi in questione.

Il Comandante della Guardia di Finanza, Gustavo Ferrone, riferisce che non sono stati registrati fenomeni di particolare spessore criminale, nonostante le attività edilizie, turistico-alberghiere e commerciali possano facilmente diventare oggetto di attrazione da parte delle organizzazioni criminali. Precisa inoltre che, in virtù delle potenzialità della Valle d'Aosta - ed in un momento di crisi come questo - la Regione diventa ulteriormente appetibile per attività come l'usura, anche se al momento non ci sono avvisaglie in tal senso. Rende noto che in Valle d'Aosta erano stati registrati episodi di riciclaggio di assegni legati all'attività di cambisti presso il Casinò e che fenomeni di usura possono essere riscontrati nell'operato di quelle società finanziarie che affiancano all'attività legale un'altra prevalentemente usuraria. Dopo aver comunicato che al momento non c'è nessuna evidenza di acquisizioni di alberghi o complessi turistici da parte di gruppi provenienti da fuori Valle e legati ad organizzazioni criminali, ritiene difficile che queste decidano di operare nella Regione ,perché è più facile inserirsi a Milano, a Roma o a Torino, dal momento che l'interesse preponderante è quello di evitare i controlli approfonditi da parte delle Forze di Polizia e della Magistratura. Richiama l'attenzione sul fatto che il frazionamento dei centri di spesa potrebbe mettere in difficoltà le piccole Amministrazioni comunali che sono più deboli del grosso centro di spesa, sia in termini di meccanismi di controllo che per quanto attiene alle pressioni esterne che possono ricevere. Pone l'accento sul fatto che senza una collaborazione fattiva con le organizzazioni professionali, che per prime entrano in contatto con i soggetti che compiono operazioni finanziarie sospette, l'attività di intelligence diventa fortunosa e molto difficile da svolgere.

Nell'audizione del 4 aprile, il Presidente del Consiglio Permanente degli Enti Locali, Elso Gerandin, ritiene che i settori maggiormente a rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata siano quelli in cui operano le società miste pubblico-privato, gli appalti pubblici, il Casinò ed il settore immobiliare. È dell'avviso che la lotta alla mafia non sia compito esclusivo dello Stato e delle Forze dell'Ordine o della scuola e che sia necessario promuovere la conoscenza e la cultura in ordine al fenomeno in questione, per acquisire una consapevolezza comune finalizzata all'adozione di efficaci azioni di contrasto. Nel segnalare le difficoltà incontrate dai Sindaci nelle operazioni di controllo per una mancanza di conoscenza, dal momento che gli stessi si trovano a valutare sulla base della carta e delle dichiarazioni dalle quali emerge, il più delle volte, che risulta tutto a norma, rappresenta il bisogno di conciliare le crescenti esigenze di semplificazione dell'azione amministrativa con quelle di controllo, attraverso la predisposizione di sistemi di rating delle aziende che operano sul mercato e la creazione di banche dati condivise. Dopo aver evidenziato che il sistema di aggiudicazione degli appalti si basa su procedure ampiamente superate, richiama l'attenzione sul settore dei subappalti, con particolare riferimento al passaggio di manodopera da un'impresa all'altra.

L'Assessore alle opere pubbliche, Marco Viérin, nel dichiararsi disponibile a fornire i necessari chiarimenti, propone di cedere la parola al Coordinatore del Dipartimento opere pubbliche per un'illustrazione dell'attività che viene svolta dall'Osservatorio dei contratti pubblici.

L'ingegner Edmond Freppa fa rilevare che il compito dell'Osservatorio regionale dei contratti pubblici si sostanzia nell'acquisizione delle informazioni essenziali sui contratti pubblici provenienti da tutte le stazioni appaltanti pubbliche operanti sul territorio regionale, verificandone la congruità e la completezza. Dopo aver illustrato le procedure riguardanti l'acquisizione dei dati, l'effettuazione delle verifiche nei confronti dei soggetti affidatari ed il rilascio delle autorizzazioni per i subappalti, comunica che la Regione e la Direzione Investigativa Antimafia di Torino hanno siglato, nel maggio 2011, un protocollo d'intesa sulle modalità di fruizione di dati informativi concernenti il ciclo di esecuzione dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Segnala che il subappalto viene considerato l'anello debole della catena e che tra l'appaltatore e il subappaltatore deve essere stipulato un contratto che non viene registrato. Precisa che, non avendo la Regione dei cantieri particolarmente rilevanti, il contratto di subappalto riguarda spesso delle opere di entità relativamente esigua, quindi è presumibile che l'interesse di soggetti esterni possa essere relativamente modesto. Ad un quesito in ordine all'opportunità o alla possibilità che i dati in possesso dell'osservatorio vengano resi integralmente pubblici, risponde che - sebbene non ci siano delle controindicazioni in merito - sarebbe tuttavia necessario regolamentarne l'accessibilità, al fine di prevenire possibili accessi finalizzati ad una manomissione dei dati stessi. Ritiene inoltre che l'incrocio di queste informazioni con quelle pubblicate nei siti informatici delle stazioni appaltanti consentirebbe, da una parte, di avere una visibilità più completa delle gare e di tutti i tipi di affidamento e, dall'altra, la rilevazione di eventuali anomalie. Comunica che le ultime società costituite, quali la NUV e la COUP, osservano in toto la normativa sui lavori pubblici, sia per l'affidamento di servizi che di lavori, mentre altre - tra cui la Casino de la Vallée -, che non si ritengono assoggettate alla normativa sui lavori pubblici in quanto soggetti di diritto privato, non trasmettono i dati all'osservatorio. Nel rispondere ad alcune domande sui passaggi di manodopera da un'impresa all'altra, fa rilevare che gli organismi che presidiano queste situazioni registrano questi movimenti di operai, che non sono vietati da norme di legge.

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Aosta, Marilinda Mineccia, evidenzia la rilevanza dell'azione delle Forze dell'Ordine, delle Procure e della Magistratura nel contrastare il fenomeno delle infiltrazioni malavitose. Dopo aver sottolineato l'importanza dell'aspetto patrimoniale, che alcune volte consegue ai procedimenti penali, relativo al sequestro ed alla confisca di beni, rende noto che la Valle d'Aosta e l'Umbria sono le uniche Regioni in cui, nel 2011, non si è proceduto in tal senso. Dichiara che la cultura della legalità non è soltanto uno slogan, ma è qualche cosa di profondo, che deve nascere da un atteggiamento di riflessione verso ogni azione, anche quella che può sembrare più innocente, e che questi fenomeni si manifestano perché non c'è il coraggio di prendere posizione nei confronti di queste situazioni. Aggiunge che sconfiggere questo modo sbagliato di procedere, che si basa sulla prepotenza, sull'arroganza del potere e sulla carenza assoluta di valori diversi dal puro tornaconto economico e di potere, è una questione di mentalità. Sebbene la Valle d'Aosta da un punto di vista sociologico non sia ai livelli di altre realtà regionali, ritiene tuttavia che l'attenzione debba essere mantenuta alta. Pone l'accento sulla necessità di una cooperazione tra tutte le istituzioni per l'analisi di determinate situazioni. Nel riferire che un aiuto importante è costituito dalle testimonianze dei cittadini, ritiene che anche l'istituzione regionale possa fare molto nel sensibilizzare il cittadino verso queste tematiche. Afferma che gli strumenti legislativi ci sono, sono tanti e che alcuni di questi sono migliorabili. Il problema però risiede nella comprensione, nell'analisi corretta dei fatti, nell'applicazione della norma e nella capacità di affrontare le situazioni da un punto di vista operativo.

Nell'audizione del 17 aprile, il Presidente del Consiglio notarile di Aosta, Guido Marcoz, premesso che da parte del Consiglio nazionale del notariato c'è stata una notevole pressione perché si compia tutto il possibile per essere di supporto al problema dell'antiriciclaggio, sottolinea la difficoltà di individuare delle modalità per dare attuazione a questa collaborazione, dal momento che l'unico strumento esistente è rappresentato da alcuni questionari finalizzati all'acquisizione di notizie procedurali e predisposti dall'organo suddetto. Dopo aver posto l'accento sulla difficoltà di saper cogliere dal soggetto che si rivolge al notaio per stipulare un atto la sua "criminalità o pericolosità, presunta o dichiarata", riferisce di non avere mai avuto percezione del fenomeno in questione. Nel riferire che le recenti norme sulla tracciabilità del denaro hanno permesso di fare un grosso passo avanti per quanto concerne il controllo dei movimenti finanziari, rende noto che il notaio è tenuto alla trascrizione di tutti gli assegni e di tutti i movimenti finanziari riguardanti la stipula del contratto. Rende noto che i profili soggettivi delle parti vengono verificati sempre attraverso l'individuazione personale e l'acquisizione dei dati mentre, per quelli oggettivi, afferma che nella realtà valdostana le operazioni di grosso livello finanziario vengono eseguite dalla Regione, dal momento che gli aumenti di capitale e le coperture dei passivi di bilanci sono molto più frequenti in società partecipate dall'ente pubblico che non nell'imprenditoria locale. Rivolge infine alla Commissione la richiesta di ulteriori strumenti di indagine per affinare maggiormente quelli già posti in essere dal Consiglio nazionale del notariato.

Il Presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti, Paolo Marchiando, premesso che l'Ordine dei dottori commercialisti è sottoposto a obblighi di normativa antiriciclaggio con notevoli incombenze e pesanti sanzioni penali in caso di inadempienze, a fronte di nessun riconoscimento né di funzione pubblica, né economico, riferisce che neppure l'ordine dispone di un decalogo preciso, in quanto vengono seguite le linee-guida emanate dalla Banca d'Italia, attraverso le quali viene verificato il profilo soggettivo e oggettivo del cliente. Illustra in seguito alcune fattispecie che la Banca d'Italia invita a considerare quali spie di una possibile attività di riciclaggio, di infiltrazioni mafiose e di evasione fiscale. Dichiara che una particolare attenzione viene posta verso gli acquisti di aziende e di immobili e la costituzione di società, dal momento che, in momenti di crisi come quelli attuali, è più facile che ci sia un'infiltrazione mafiosa, o che per le suddette operazioni vengano impiegati dei capitali illeciti, proprio perché gli imprenditori sono in difficoltà, e quindi la circolazione del denaro di provenienza illecita è maggiore e aumenta la possibilità che questo sia investito in attività lecite e, quindi, di riciclaggio. Afferma che costituisce motivo di segnalazione il fatto che un cliente detenga dei rapporti finanziari lontani dal luogo di esecuzione della prestazione, in considerazione del fatto che questo tipo di attività potrebbe servire a movimentare delle somme in maniera non trasparente. Per quanto riguarda la situazione specifica della Valle d'Aosta, afferma che le sue considerazioni sono analoghe a quelle del Presidente del Consiglio notarile, in quanto non ha riscontrato problematiche degne di segnalazione sotto i profili sopra enunciati. Dopo aver precisato che non esiste un canale di dialogo con gli uffici competenti per segnalare le situazioni più rischiose, suggerisce la costituzione di un tavolo comune con la Guardia di Finanza, i Carabinieri e la Magistratura per favorire uno scambio di informazioni tra i soggetti che operano sul territorio in modo tale da creare un collegamento istituzionale sul tema.

Il Presidente della Chambre, Nicola Rosset, premesso che non c'è mai stata occasione di discutere in modo approfondito, e neanche parziale, di questi problemi, riferisce che non ci sono conoscenze dirette di fatti, se non di quelli riportati dagli organi di stampa. Precisa che dall'Associazione degli albergatori non è mai pervenuta alcuna comunicazione in merito a queste problematiche e che il settore delle costruzioni non è stato catalizzatore di particolari segnalazioni nel senso che, se questo fenomeno ha una sostanza in Valle d'Aosta, non emerge attraverso questo ambito. Rispondendo ad una domanda sulla percezione da parte della Chambre dell'esistenza del fenomeno del pizzo in Valle d'Aosta, dichiara che non c'è mai stato nessun tipo di comunicazione in tal senso. Fa rilevare che i grandi operatori turistici - che sono stati presenti in passato e che adesso non ci sono più - sono sempre stati fuori dal controllo dell'Associazione degli albergatori della Valle d'Aosta. Rende noto che la Chambre sta predisponendo dei sistemi per monitorare le aziende che fanno capo ad una sola persona e per fotografare la realtà delle attività commerciali, imprenditoriali ed industriali valdostane. Rappresenta infine la necessità di monitorare attentamente questi fenomeni e di attivare dei tavoli di discussione su queste tematiche fra istituzioni, professionisti ed associazioni di categoria.

La signora Silvana Perucca, componente della Giunta camerale, ritiene - in considerazione del fatto che anche il settore alberghiero comincia ad andare incontro a seri problemi di liquidità - che questo fenomeno vada monitorato e controllato molto attentamente, dal momento che il rischio è quello che le imprese possano cercare i mezzi finanziari necessari laddove è più facile reperirli.

Il signor Roberto Franco Sapia, componente della Giunta camerale, evidenzia che, oltre all'aspetto quantitativo e qualitativo dei dati riguardanti gli appalti pubblici, sarebbe necessario lavorare sulla tempestività della loro pubblicazione dal momento che, quanto più il monitoraggio avviene in tempo reale, maggiori sono gli elementi conoscitivi che vengono acquisiti.

L'amministratore unico della Casino de la Vallée, Luca Frigerio, dopo aver ricordato che nelle quattro case da gioco italiane entrano circa 3.000.000 di persone all'anno e che il fatturato del 2011 ammonta a circa 405.000.000 di euro, specifica che questi dati denotano come l'attenzione all'interno delle case da gioco si sia alzata in ordine ai fenomeni delle infiltrazioni della criminalità organizzata, del riciclaggio, dei furti, dei bari, dei borseggi e degli atti di vandalismo. Chiarisce che è dal 1983 che in nessuna delle case da gioco italiane sono stati condannati amministratori, dirigenti, funzionari o amministratori pubblici per reati legati all'infiltrazione della criminalità mafiosa o al riciclaggio; ciò è dovuto al fatto che queste sono passate sotto il controllo pubblico, il che ha creato delle grosse barriere nei confronti della criminalità. Sebbene non si possa affermare che le case da gioco oggi non siano più luoghi sensibili, dichiara che l'attenzione della criminalità organizzata si è spostata sul gioco pubblico che può essere esercitato in modo legale, offre una marginalità produttiva superiore, permette di riciclare i proventi delle attività illecite ed ha delle notevoli difficoltà di controllo. Riferisce che a seguito del recepimento, nel 2007, da parte del legislatore italiano della direttiva comunitaria sull'antiriciclaggio e sull'utilizzo di denaro proveniente da attività illecite, i casinò devono individuare tutte le persone che entrano, registrare il loro ingresso e segnalare le operazioni sospette, riconducibili ad eventuali attività di riciclaggio. Per quanto attiene, più specificatamente, alla Casino de la Vallée - società partecipata, totalmente pubblica e che opera come società di diritto privato - informa che questa si è dotata di una serie di procedure, mutuate dalla pubblica amministrazione, per la tracciabilità dei pagamenti e la richiesta delle certificazioni. Aggiunge, inoltre, che sono stati eseguiti degli importanti interventi per la proceduralizzazione di tutte le attività, che è stato adottato un codice etico ed un modello organizzativo per i reati societari e che, in aggiunta al Collegio sindacale ed ai revisori dei conti, è stato istituito un organo di vigilanza interno. Conclude affermando che il rapporto con gli enti che controllano la Casa da gioco (Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato) è molto serrato e costruttivo.

Nell'audizione dell'8 maggio la signora Marika Demaria, referente di Libera Valle d'Aosta, rende noto che l'associazione, che esiste dal 20 novembre 2008, è attiva sul territorio regionale con diverse attività, la più importante delle quali consiste nella sensibilizzazione sulla tematica in questione attraverso diverse serate pubbliche. Evidenzia la particolare importanza al lavoro svolto nelle scuole che deve essere portato avanti con continuità, proprio per creare militanza - nell'accezione più positiva del termine - e favorire la nascita di presidi, quindi di gruppi di giovani. Premesso che il primo problema riscontrato consiste nella negazione dell'esistenza del fenomeno in questione, ritiene fuorviante e controproducente parlare di eventuali rischi di infiltrazioni mafiose in considerazione del fatto che l'attività della Magistratura, le operazioni portate a termine dalle Forze dell'Ordine e le relazioni della Commissione parlamentare antimafia testimoniano che la Valle d'Aosta non è immune dal fenomeno mafioso. Sottolinea la necessità di prendere coscienza del fenomeno, senza criminalizzare il territorio, per fare in modo che la società abbia gli anticorpi per riconoscere le infiltrazioni ed i radicamenti della criminalità organizzata. Presenta infine la richiesta, già avanzata nell'ambito della passata conferenza sulla legalità, di modificare la legge regionale in tema di politiche ed iniziative per la promozione della legalità e della sicurezza, laddove prevede che vengano stanziati dei finanziamenti per il riutilizzo dei beni confiscati, sostituendo la concessione di mutui a tasso agevolato con quella di finanziamenti a fondo perduto per consentire l'accesso all'acquisto degli stessi.

La signora Francesca Rispoli, membro dell'Ufficio di Presidenza di Libera nazionale, nell'accogliere con entusiasmo la costituzione della Commissione, auspica che i lavori della stessa non si concludano con la presentazione della relazione conclusiva dal momento che, per riuscire ad affrontare questo fenomeno in profondità, è necessaria una continuità dell'operatività della stessa. Comunica che anche i Comuni di Milano e Torino hanno provveduto alla costituzione di organismi omologhi che vedono la presenza contestuale di consiglieri comunali e di esperti in materia e che non hanno ancora prodotto alcun documento, considerato il recente insediamento degli stessi. Aggiunge che le due commissioni in questione non hanno come obiettivo quello di svolgere un'inchiesta - che spetta, invece, alla Magistratura ed alle Forze di Polizia -, ma di capire meglio, rispetto al territorio ed ai vari soggetti che su questo si muovono, quale sia il livello di attenzione rispetto a questi fenomeni. Nel rilevare che la costituzione nell'arco di un anno di tre commissioni nel nord Italia testimonia che l'istituzione si vuole far carico del fatto che l'esistenza della criminalità di stampo mafioso nei rispettivi territori è ormai acclarata e non è più da dimostrare, evidenzia l'importanza di questo genere di organismi che permettono di avere un riferimento chiaro all'interno di queste amministrazioni rispetto al tema delle mafie, che viene confuso con quello della criminalità tout court e con quello più generale della sicurezza. Ad una domanda sull'esistenza di rapporti tra la camorra, la mafia e la 'ndrangheta, risponde che le mafie straniere (quella cinese, russa e, in alcuni settori, giapponese) hanno cominciato a colonizzare parte del territorio italiano, hanno le stesse caratteristiche di quella italiana e difficilmente si assiste ad una faida intermafiosa, perché questo genere di ceppi criminali si dividono i territori ed i traffici. Riferisce che lo scorso anno è stata istituita l'Agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie con il precipuo compito di occuparsi non solo dei beni confiscati, ma anche di quelli sequestrati. Precisa che dei dodicimila beni confiscati in tutta Italia, ottomila di questi sono gravati da ipoteche che ne rendono difficile il riutilizzo. Comunica inoltre che nella legge istitutiva della suddetta agenzia è stata inserita la possibilità di vendita di questi beni, con tutta una serie di clausole che dovrebbero garantire l'impossibilità, da parte delle mafie, di riappropriarsi degli stessi.

Il Presidente dell'ABI VdA, Angelo Barbarulo, comunica che il settore bancario svolge un ruolo di prima linea nella prevenzione dei comportamenti criminosi, in ragione della sua specifica funzione di trincea e considerata la sua relazione diretta con la clientela e, quindi, con i cittadini. Sottolinea l'impegno profuso dall'industria bancaria nella prevenzione del fenomeno del riciclaggio, del finanziamento del terrorismo internazionale e nella costituzione, presso l'Agenzia delle Entrate, dell'Archivio dei Rapporti Finanziari, finalizzato al contrasto delle attività illegali e di supporto per le indagini delle autorità inquirenti a fini penali e dell'amministrazione finanziaria per combattere l'evasione fiscale. Nel ricordare che con tale legge è stata data attuazione alla telematizzazione degli accertamenti tributari anche nelle indagini penali, riferisce che un'altra significativa iniziativa assunta dal settore bancario è quella dei Protocolli organizzativi per "la razionalizzazione, segretezza e riservatezza negli accertamenti bancari in materia penale e per l'applicazione di misure di prevenzione patrimoniali", siglati dall'ABI con la Direzione Nazionale Antimafia e con 16 Procure generali della Repubblica. Per quanto attiene al ruolo dell'industria bancaria nella prevenzione del fenomeno del riciclaggio, segnala gli articolati adempimenti posti in essere, che vanno dalla verifica della clientela, alla tracciabilità e conservazione dei dati relativi ai rapporti e alle operazioni, attraverso un sistema di registrazione nell'Archivio Unico Informatico, alla segnalazione di operazioni sospette all'Unità di Informazione Finanziaria. Riferisce che costituiscono presidi di sicurezza anticrimine ed antiterrorismo adottati dal settore bancario l'identificazione dei soggetti che muovono flussi economici, la valutazione dei presupposti che sono alla base dell'operazione richiesta, la conservazione delle informazioni, il monitoraggio del rapporto e della sua congruità con il profilo economico del cliente, nonché la valutazione delle informazioni acquisite. Sul fronte dell'attività di contrasto alla criminalità organizzata dichiara che il settore, nella predisposizione di strumenti automatici, in coerenza con gli obblighi derivanti dalla normativa antiriciclaggio, ha implementato gli "evidenziatori di comportamenti inattesi". Precisa, a tale proposito, che sono stati codificati dei comportamenti della clientela con la finalità di attirare l'attenzione su specifici fenomeni criminali più ricorrenti ed insidiosi, di cui tenere conto nell'ambito dell'obbligo di segnalazione di operazioni sospette. Rende noto che in Valle d'Aosta le segnalazioni in questione sono state 12 nel 2008, 19 nel 2009 e 63 nel 2010. Premesso che un altro fronte sul quale le banche sono impegnate è la prevenzione ed il contrasto all'usura, comunica che le Commissioni regionali dell'ABI applicano le previsioni contenute in specifici accordi che declinano l'accordo-quadro per la prevenzione dell'usura e per il sostegno alle vittime del racket, dell'estorsione e dell'usura, sottoscritto dall'ABI, dal Ministero dell'interno, dagli Enti interessati e dalle altre Associazioni di categoria. Ad una domanda sull'esistenza di collegamenti tra il mondo bancario e gli altri soggetti che si occupano sul territorio di questi fenomeni, risponde che non esistono occasioni di incontro, ad eccezione dei riferimenti fatti in precedenza circa la sottoscrizione di protocolli e di accordi.

Il Presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Gianfranco Bussetti, riferisce che, per quanto riguarda la Corte dei Conti, nella sua funzione giurisdizionale, non risultano emergere pressioni, prevaricazioni e attività direttamente riconducibili al modo di agire di una certa criminalità. Nel condividere il fatto che la Regione pensi a possibili atti legislativi finalizzati a captare tempestivamente l'emersione di interferenze criminali, richiama l'attenzione del legislatore regionale sul fatto che gli interventi normativi e l'attività amministrativa dovrebbero, più che tendere all'analitica individuazione dei fenomeni e del contesto nel quale si sviluppano, prevedere pochi e forti strumenti di contrasto che costituiscano anche una rete di protezione dell'amministrazione, affinché la malavita non si dedichi alla corruzione ad personam dei soggetti preposti a gestire i percorsi burocratici. Dopo aver affermato che troppe norme ingenerano la possibilità di inserirsi nei vari meandri della pubblica amministrazione, ribadisce l'importanza di averne poche, ma che corazzino la struttura amministrativa della Regione, che è quella più direttamente attaccata da certi interessi illeciti.

Il Procuratore generale, Claudio Chiarenza, premesso che la questione delle infiltrazioni mafiose e quindi dell'attività criminale mafiosa, così come di quella corruttiva, compete al giudice penale, riferisce che il fenomeno che emerge più di frequente e che ha anche dei risvolti penali, è quello della corruzione, soprattutto per quanto attiene ai settori degli appalti ed a quello dell'urbanistica. Precisa che i poteri istruttori della Corte dei Conti vanno nella direzione di capire quali danni, sulla base delle condotte corruttive, il funzionario corrotto abbia cagionato alla propria amministrazione e che l'oggetto delle istruttorie verte sui provvedimenti amministrativi, sui documenti delle gare, sui contratti e sugli atti esecutivi dei contratti, ragione per cui l'attività della magistratura contabile può anche non avere alcun tipo di influenza diretta sul contrasto a priori di questi fenomeni. Nel ritenere che una struttura organizzativa efficiente e con un forte senso di legalità riesca a limitare gli spazi in cui si annidano certi fenomeni ed a ridurre gli ambiti per la diffusione della corruzione, sottolinea l'importanza del senso della legalità e di una certa attenzione nel gestire il quotidiano. Dopo aver ricordato che, a seguito della riforma del Codice di Procedura Penale, ogni giurisdizione, nell'ambito delle proprie competenze, svolge degli accertamenti autonomi e non ha la necessità di attendere quelli degli altri giudici, precisa tuttavia che il giudice tributario non ha né i poteri istruttori, né gli strumenti processuali di esercizio di questi per accertare una corruzione, perché non rientra nell'oggetto della sua giurisdizione. Fa però rilevare anche che, ai sensi dell'articolo 651 del Codice di Procedura Penale, quando il giudice penale ha condannato con sentenza definitiva passata in giudicato per un fatto di reato, quel fatto di reato fa stato anche negli altri giudizi, sia amministrativi, sia civili. Rende noto poi che l'autonomia delle varie giurisdizioni ha reso necessaria una norma di raccordo tra le Procure in base alla quale il Pubblico Ministero penale, quando esercita l'azione penale, deve darne comunicazione al Pubblico Ministero contabile. Riferisce che i due giudizi vanno quindi avanti parallelamente e che c'è la possibilità che vengano accertate due verità processuali differenti da un processo all'altro, in considerazione del fatto che, applicando diversi regimi probatori e regole di valutazione delle prove, si possono accertare fatti diversi. Afferma, tuttavia, che questo fenomeno è stato mitigato dall'articolo 651 del Codice di Procedura Penale soprarichiamato. Nel condividere il richiamo a norme di trasparenza, afferma che questa passa dalla norma ma anche dalla buonafede, soprattutto in una Regione la cui dimensione è molto ristretta. Reputa infine necessario che ci sia anche un contenuto effettivo di cultura che riempia la norma giuridica che, se predisposta in maniera corretta dal punto di vista tecnico, è più difficile da aggirare.

La Commissione ha quindi ultimato il programma di audizioni concordato, sentendo, il 29 maggio, il Presidente del Tribunale Massimo Scuffi e il Capo del centro operativo della DIA di Torino Sergio Molino, accompagnato dal Colonnello De Donno (di questo relazioneremo nella relazione conclusiva, da trasmettere al Presidente entro il 31 ottobre prossimo). Ricordo anche che è stato deliberato di incontrare la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, presieduta dal Senatore Giuseppe Pisanu.

Dal lavoro svolto in questi primi mesi, emerge la constatazione che la costituzione della Commissione speciale ha favorito la giusta presa di coscienza ed il conseguente dibattito sulla tematica in questione. Le figure istituzionali ed i soggetti che si sono succeduti al tavolo della Commissione speciale, nel manifestare interesse ed apprezzamento per l'istituzione e l'attività di questo organismo, hanno mostrato grande disponibilità nell'accettare l'invito a partecipare ai lavori ed hanno assicurato il loro contributo in vista di un'eventuale successiva richiesta di collaborazione. È stata infine auspicata da più parti la necessità che vengano gettate le basi per la necessaria sinergia tra i vari attori che operano sul territorio della nostra Regione, allo scopo di favorire un importante e certamente utile canale di dialogo per il futuro.

Vi ringrazio per l'attenzione, e anche per la pazienza.

Presidente - Faccio presente che è stata presentata una risoluzione da parte del gruppo ALPE inerente l'oggetto.

Dichiaro aperta la discussione generale. La parola al Consigliere Louvin.

Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.

Soltanto qualche breve considerazione, perché naturalmente affronteremo il tema nel suo complesso quando la Commissione sarà giunta al capolinea, nell'autunno prossimo. Ma questo è un momento utile per valutazioni intermedie sul suo operato.

Il Presidente Empereur, che ringrazio per la lunga ed articolata esposizione, ha dovuto sopportare, oltre la presenza dei Consiglieri che fanno parte della Commissione, anche quella di chi parla in questo momento, che ha ritenuto utile assistere e ritiene particolarmente prezioso aver potuto assistere ad un buon numero delle audizioni che si sono svolte in questa Commissione. Il Presidente Empereur ha il dono di avere una parola molto felpata ed ha reso, con molta prudenza e precisione, la sintesi degli interventi.

L'impressione complessiva che un Consigliere come me ha potuto ricavare dal contatto avuto con gli esponenti istituzionali ed associativi che sono stati sentiti, è articolata, ed in qualche modo è la rappresentazione di una gamma molto ampia di posizioni, che vanno da una relativa sorpresa di fronte al fenomeno ed all'ammissione, come d'altra parte risulta da quello che è stato riferito poco fa, di una sostanziale non conoscenza di fenomeni, o di non aver mai sentito parlare di situazioni di questo genere, fino a posizioni e riflessioni di alta consapevolezza, e anche di forte impegno operativo sul versante del contrasto. Quindi una diversità di elementi che, se rimarrà in questa forma l'unica comunicazione esterna di questi mesi di lavoro, sicuramente sarà parziale rispetto all'impressione che se n'è potuta ricavare dall'interno.

Vorrei solo limitarmi ad una sottolineatura di alcuni temi che sono evocati in questa relazione, che riguardano punti nevralgici come le questioni degli appalti o, meglio, dei subappalti, che sembrano emergere come anello debole della catena, di riciclaggio (una problematica molto delicata), e di usura (aspetto, questo, che forse non sembrava al momento in cui è stata promossa la costituzione della Commissione poter entrare in forte evidenza, ma che è risultato come pagina da approfondire e come tema da trattare ancora con molto attenzione). Questo per dire, lo dirà sicuramente meglio nel presentare la risoluzione fra poco il collega Bertin, di una necessità di chiavi di lettura, di strumenti di analisi, che penso - senza togliere nulla né alla Commissione, né ai funzionari che la supportano - è difficile possa essere presente in questo momento nell'organismo politico. Credo che ci si debba dotare di strumenti di visione e di analisi che siano adatti a fronteggiare delle tematiche di estrema complessità tecnica.

Noi abbiamo, per mestiere e per sensibilità, prevalente interesse ed attenzione alle questioni politiche, ma è difficile che si possa uscire dal semplice teatro di rappresentazione degli eventi senza munirsi di strumenti operativi concreti.

Questa prima fase sicuramente è stata utile per (prendo il titolo di una collana di libri del Mulino) farsi un'idea. Una prima idea sicuramente c'è, è un'idea che esclude le tesi negazioniste, che pure sono anche presenti in una parte della nostra opinione pubblica, quelle che portano a dire: ma il problema non ci riguarda, non siamo coinvolti in nessun modo. Credo che sia emersa invece un'ampia fondatezza delle ragioni che hanno portato il Consiglio regionale ad istituire questa Commissione. In parallelo, vorrei segnalare come ci sia un muoversi della società civile e politica esterna all'istituzione sulla problematica in questione; credo che mai come in questi mesi sia stata al centro del dibattito attraverso la presenza di moltissime personalità di primo piano, nella lotta e nel contrasto anche al fenomeno della criminalità organizzata. Nello spazio di pochi mesi abbiamo avuto, oltre all'iniziativa promossa a suo tempo dalla Presidenza della Regione e dalla Questura con la presenza del professor Ciconte, delle iniziative della Questura stessa con un esperto di antiriciclaggio; abbiamo avuto una presenza significativa ed anche emotivamente forte di Don Ciotti poche settimane fa, ad Aosta; abbiamo avuto un contributo di alto profilo e - direi - di intensa profondità nell'esposizione del magistrato dottor Salvatore Vella, per iniziativa delle forze politiche che qui sono in opposizione, insieme ad altre forze politiche progressiste della Regione. Questo per dire che non siamo soli, non crediamo che questa Commissione debba procedere in un vuoto pneumatico, ma debba muoversi in sintonia- per quanto è possibile - operativa anche con il mondo associativo esterno, e non ripiegarsi in un lavoro strettamente interno.

Ieri, i colleghi che hanno avuto modo di sfogliare le pagine del quotidiano La Repubblica avranno visto come la Commissione antimafia del Comune di Torino abbia portato in evidenza due precisi fenomeni di infiltrazione mafiosa all'interno di procedure di appalto dell'Amministrazione comunale. È un segnale di un muro di fuoco, di un firewall che effettivamente può funzionare, se le amministrazioni si attivano seriamente; è anche un dire che le commissioni possono svolgere un ruolo che va al di là di quello puramente filmico di riprodurre fotograficamente le situazioni che abbiamo all'esterno.

Quindi crediamo che questa linea di lavoro della Commissione, oltrepassata la fase di ricognizione che era il primo momento e che è stato assolto con un incedere molto rapido e costante da parte della Commissione, debba adesso aprirsi ad una fase ulteriore e anche ad un modo di lavoro che è ancora da definire. Credo che sulle modalità del percorso successivo dirà meglio il collega Bertin nell'illustrare la risoluzione che fra poco vi presenta.

Presidente - La parola al Consigliere Bertin.

Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.

I lavori di questi mesi della Commissione speciale per l'esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta hanno confermato quello che da tempo si conosceva, cioè una presenza significativa sul territorio della nostra Regione della 'ndrangheta, in particolare. Una presenza che nel tempo si sta consolidando e da questo punto di vista l'escalation degli episodi criminosi e delle indagini che riguardano questo particolare fenomeno criminale ne sono la testimonianza. Per anni si è creduto che la Valle d'Aosta fosse immune e si è contemporaneamente sottovalutato questo fenomeno, che al contrario oggi rischia, se non contrastato in modo adeguato, di condizionare pesantemente il futuro della nostra Regione, e di diventare un'emergenza ed una questione politica di primo piano.

Le preoccupazioni che ci avevano indotto qualche mese fa a richiedere l'istituzione di questa Commissione sono state confermate da questi primi mesi di lavoro. Le potenzialità di infiltrazione della 'ndrangheta nel tessuto economico, sociale e politico della Regione sono grandi e devono far prendere coscienza tutti, dalla politica all'economia ed alla società civile in generale, del rischio che una piccola Regione come la nostra può correre rispetto a questi fenomeni che si stanno diffondendo in tutto il nord Italia, e non solo. Siamo da questo punto di vista, come affermava qualche settimana fa il Comandante dei Carabinieri alla Festa dell'Arma, trent'anni in ritardo; in effetti è più o meno da trent'anni che la 'ndrangheta è presente a vario titolo in questa Regione: da latitanti che qui hanno trovato rifugio ad altre situazioni simili. Come diceva il Comandante dei Carabinieri, siamo trent'anni in ritardo e vanno recuperati da tutti i punti di vista. Questa Commissione può rappresentare anche uno strumento di sensibilizzazione dell'opinione pubblica rispetto ai rischi che stiamo correndo.

È importante, per contrastare la diffusione di questi fenomeni, l'apporto di ogni informazione trasparente e puntuale della cittadinanza. Sappiamo il ruolo che gioca l'informazione rispetto a questi fenomeni, basta pensare al ruolo di alcuni giornalisti mondialmente conosciuti, per capire l'importanza che ha l'informazione su questi aspetti. Per questa ragione abbiamo presentato questa risoluzione, che ha un duplice obiettivo: da una parte rendere i lavori della Commissione, che sono stati intensi e interessanti per vari aspetti, il più possibile conosciuti all'esterno, evidentemente facendo salvi i dati eventualmente sensibili, che non è il caso di far uscire. Ma è importante avere un rapporto con la cittadinanza, sensibilizzarla a questo fenomeno.

Per quanto riguarda i lavori della Commissione, riteniamo importante che la Commissione stessa si doti delle professionalità in grado di supportare l'azione della Commissione. Questi sono fenomeni molto complessi, difficilmente interpretabili da chi non ha una conoscenza professionale specifica.

Ognuno di noi può dare un'interpretazione di tipo politico generale, ma poi si tratta anche di tradurre questo in proposte concrete per cercare di limitare, appunto, le infiltrazioni delle organizzazioni criminali nella nostra Regione. Riteniamo essenziale che la Commissione si doti di queste professionalità. I punti che volevamo evidenziare sono questi; poi, per quanto riguarda complessivamente il fenomeno, faremo un'analisi più attenta al momento della conclusione dei lavori in autunno prossimo.

Presidente - La parola al Consigliere Segretario Rigo.

Rigo (PD) - Grazie Presidente.

Non intervengo sulla relazione del Presidente Empereur, in quanto, essendo un membro della Commissione, ho dato il mio contributo, insieme agli altri commissari, per la presentazione della stessa, ma sulla risoluzione presentata dal gruppo ALPE.

Il lavoro di audizione a mio avviso, parlo come componente la Commissione, è stato necessario ed importante, oltre che utile, perché abbiamo potuto avere informazioni, dati, osservazioni, conoscenze necessarie per assolvere al nostro compito.

E qual è il nostro compito? L'ho già detto una volta in Commissione: il nostro compito non è solo quello di fare una fotografia la più perfetta possibile, chiara e limpida, della presenza di attività di ordine mafioso in Valle d'Aosta, così come non è quello di fare un servizio, una relazione di denuncia, come fa Report; non è scrivere un saggio sulla presenza di attività malavitose nella nostra Regione; non è neanche quello di segnalare alle Forze dell'Ordine o alla Magistratura particolari fenomeni di cui siamo a conoscenza, perché questo lo può fare qualsiasi cittadino, anzi lo "deve fare" qualsiasi cittadino o Amministrazione o Ordine professionale. Il nostro committente non è la RAI, non è un editore, non sono i giornali; il nostro committente è il Consiglio regionale. Il fatto che la stampa sia informata, passo dopo passo, sui lavori della Commissione, non mi mette certo in difficoltà, non credo che metta in difficoltà nessuno, ma non mi appassiona in questo momento più di tanto. Non lo trovo particolarmente fondante per l'attività della Commissione. Fra l'altro, come in questo caso più volte ho visto che la stampa riesce ad avere copie di documenti prima ancora dei Consiglieri regionali. Quindi non ho motivi per oppormi e voto tranquillamente questo impegno a rendere consultabile tutto ciò che noi riusciremo a produrre durante i lavori della nostra Commissione.

Per quanto mi riguarda cercherò di impegnarmi all'interno della Commissione, perché la Commissione stessa riesca alla fine a produrre al Consiglio una relazione-documento chiara e trasparente sui lavori, su come si sono svolti, una relazione completa. Mi spingo a dire anche che, a mio modo di vedere, la Commissione stessa, il suo Presidente potrebbe, dopo aver relazionato in Consiglio, informare direttamente la popolazione attraverso un'assemblea convocata qui, a Palazzo regionale, sui lavori della Commissione, mettendo a disposizione di chi lo desidera quei documenti che il Consiglio renderà disponibili.

Dicevo che il nostro committente è il Consiglio regionale, al quale dovremo, dopo approfondimento e confronto, produrre proposte, osservazioni ed indicazioni affinché la pubblica amministrazione tutta riesca a scrivere protocolli, provvedimenti, atti amministrativi che sappiano efficacemente contrastare l'attività ed i fenomeni di mafia. A mio modo di vedere il difficile viene adesso per la Commissione, assolvere al mandato di fornire al Consiglio questi suggerimenti.

Due possono essere, a mio avviso, le indicazioni su cui dovremmo concentrare la nostra attività. La prima è quella culturale - lo hanno detto in molti -, rafforzare la nostra azione in senso lato per prevenire l'omertà, il silenzio, il girare la testa, il non vedere, il non sentire, il non parlare. Quindi confronto e dibattito in particolare nelle scuole, fra i giovani, ma non solo, per segnalare l'importanza di una società solidale e la partecipazione diretta dei cittadini alla vita democratica di questa comunità. Lo possiamo fare tutti, ce lo dicono fior di magistrati, ce lo hanno detto le Forze di Polizia, ce lo hanno detto quelle persone che vivono tutti i giorni il lavoro di contrasto con le attività della mafia in genere.

Nel fare cultura però, come Commissione, dovremo sforzarci di andare oltre, suggerire, far nascere l'interesse di fare gruppo; ce lo hanno chiesto in molti, lavorare insieme agli ordini professionali, alle pubbliche amministrazioni, alle banche, alle imprese per fare assieme argine alle mafie. Il lavoro della Commissione in questo senso credo sia stato molto utile, e quindi da quel lavoro dovranno scaturire alcune linee operative già presenti in alcune Regioni, i famosi "protocolli" fra organismi ed associazioni anche private (penso alla Confindustria), mettere in circolo le diverse informazioni, segnalare vicendevolmente alcune anomalie che sono le cessioni, gli acquisti delle imprese, le trasformazioni di società, i subappalti, in particolare il lavoro in nero e la sicurezza. Credo che anche in questo i sindacati possano darci una grossa mano, l'INPS, l'INAIL e l'USL devono su questo concentrare la loro attenzione. E poi fare cultura e dare indicazioni più precise possibili al Consiglio, per rafforzare l'attività del Consiglio e della pubblica amministrazione, della società civile nel contrasto alle mafie. In questo senso la disponibilità di dotare la Commissione di professionalità esterne in questa direzione certo mi trova consenziente; credo anche però che la stessa Commissione abbia già manifestato la voglia e l'interesse di avere un aiuto esterno per guidarci ed accompagnarci in questo difficile compito, che sarà poi scrivere nella relazione che appronteremo per il Consiglio indicazioni precise, per suggerire atti e provvedimenti di contrasto all'attività delle mafie in genere.

Per riassumere, l'ordine del giorno noi lo votiamo favorevolmente, non abbiamo niente in contrario per quanto riguarda la segretezza di lavori - che non sono per niente segreti - e non siamo contrari a dotarci di professionalità precise per accompagnarci in questo difficile compito che si appresta a fare la Commissione speciale.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (PdL) - Grazie Presidente.

Devo dire che ho apprezzato moltissimo i toni pacati e seri del collega Rigo, che ha ripercorso l'impegno della Commissione di cui anch'io faccio parte. In un certo senso anche il collega Louvin ha riconosciuto nella puntuale elencazione il lavoro svolto dal Presidente Empereur e lo sforzo della Commissione e di tutti coloro che si sono resi disponibili affinché la Commissione potesse svolgere il mandato che il Consiglio le aveva affidato. È un primo step che consideriamo molto importante nella direzione del chiarimento rispetto ad un fenomeno che preoccupa tutti, e quando dico "tutti", collega Bertin, intendo tutti.

In questo mi sorprende la risoluzione, perché è una nota stonata in un contesto molto delicato; è il tentativo, ancora una volta, di buttare in "bassa macelleria" quello che a mio avviso è un lavoro di altissimo livello che il Consiglio e la Commissione stanno svolgendo, su mandato del Consiglio stesso. Quando si presenta su un lavoro come questo, che è a metà dell'opera, che è un momento di riflessione, una risoluzione dove si dà già un giudizio alla quale la Commissione non è pervenuta, un giudizio che non ho sentito pronunciare da nessuno dei protagonisti e degli organi competenti in materia, ovvero quello di "fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta che confermano un'importante presenza della 'ndrangheta sul territorio"...ho partecipato anche a convegni dell'Associazione Libera con Don Ciotti...mai si è arrivati a parole così pesanti come quelle scritte sulla risoluzione, parole che mi sento di rifiutare come uomo, come padre, come Consigliere, come membro di quella Commissione che, insieme agli altri colleghi, abbiamo cercato con dignità di rappresentare. Poi sull'impegnativa mi permetto di dire che non c'è niente di più consultabile dei documenti che la Commissione ha a sua disposizione, perché - come bene ha detto il collega Rigo - questi arrivano prima alla stampa, a volte, che ai membri della Commissione, ed ancor prima che siano ratificati in verbale. Quindi se la necessità è quella di rendere pubblico quello che già pubblico è, mi pare di capire che non sia un grande sforzo. Entrare con un'impegnativa non solo nel mandato che questo Consiglio ha dato alla Commissione, ma negli strumenti che la Commissione deve utilizzare, mi sembra quanto meno una lesione dell'autonomia di quella Commissione.

Chiedo ai colleghi firmatari della risoluzione di comprendere la sensibilità con la quale gli chiedo di ritirare la risoluzione, e lo chiedo con la voglia di continuare a lavorare con questi colleghi, seriamente, come abbiamo fatto finora, così come il collega Empereur ha illustrato e lo ringrazio per la relazione che ha svolto, perché neanch'io mi ero reso conto delle audizioni che avevamo fatto, del tanto lavoro che abbiamo svolto, delle tante cose che sono state elaborate nella Commissione, e nella consapevolezza che entriamo in una fase ancora più delicata dell'analisi: quella della proposta.

E la proposta non può iniziare così, collega Bertin, lo dico a lei che ha presentato la risoluzione, ma lo dico anche agli altri colleghi firmatari: vi chiedo un atto di onestà intellettuale e di correttezza politica nel ritirare questa risoluzione, perché qui non c'è nessuno che vuole nascondere nulla che non sia già conosciuto, che ha bisogno di dire alla Commissione quali sono gli strumenti che deve utilizzare per completare il suo mandato, che è quello di presentare al Consiglio, ad ottobre, le proposte in grado di fare fronte ad una preoccupazione di un'infiltrazione mafiosa, non di un'infiltrazione mafiosa già pesantemente sul territorio, perché non siamo a Gomorra! Perché se la volete buttare in "macelleria politica", allora ve lo dico, come ve l'ho già detto il primo giorno che abbiamo iniziato questo lavoro: il nostro gruppo da quella Commissione si ritira.

Vi chiedo, proprio per cortesia politica e per continuar a lasciar lavorare bene la Commissione, come abbiamo fatto con voi, di ritirare la risoluzione come segno della buona volontà di continuare a lavorare. Altrimenti non potremmo che votare contro al documento, ritenendolo una provocazione politico-elettorale che volete utilizzare per avere il vostro titolone - come già avete fatto - sui giornali, domani, per far passare nella popolazione che voi sareste i paladini dell'antimafia e dell'antidelinquenza, mentre ci sarebbe in questo Palazzo chi questa sensibilità non ha. Io, come padre, mi rifiuto! Vi chiedo gentilmente di valutare la possibilità di ritirare l'ordine del giorno, per permettere alla Commissione di lavorare nella serenità con la quale ha lavorato finora.

Presidente - La parola al Consigliere Salzone.

Salzone (SA-UdC-VdA) - Grazie Presidente.

Onestamente sono particolarmente sorpreso, oggi, e anche un po' scocciato, ma siamo qui per discutere di cose serie e forse qualcosa va anche detto. Perché un po' scocciato? Perché vedo riaffiorare quei dubbi che avevo espresso in fase di costituzione della Commissione, quindi queste lezioni moralistiche che vengono fuori tutte le volte, e che tutte le volte non fanno altro che fare danni continui a tutti...ma vedo che fa parte della cultura di una certa opposizione, per cui si può anche continuare a confrontarsi con questo metodo. Io non voglio discuterne più di tanto, ma ero convinto che avessimo lavorato in questa Commissione anche con una certa passione, lo dico per me, ma mi sembra che anche dalle parole dei colleghi che mi hanno preceduto sia trapelata questa sensazione.

Abbiamo fatto delle audizioni piuttosto corpose, abbiamo fatto le domande che ritenevamo di fare, abbiamo approfondito in tutti i sensi, abbiamo trovato anche una certa collaborazione, cioè le parti che interloquivano con noi hanno dimostrato la disponibilità a metterci anche nelle condizioni di capire meglio il problema, di trarne alcune conclusioni e trovare degli strumenti che possano aiutarci nel prosieguo rispetto ad un problema al quale siamo così interessati. Ritenevo di non dover approfondire nulla sulla questione, perché con il Presidente Empereur avevamo deciso, di non fare una semplice sintesi, ma di metterci cinquanta minuti per relazionare esattamente quello che è stato detto nelle diverse audizioni. Quindi chi ha voglia di andarsi a leggere i verbali integrali, se li vada a leggere! Io non so...o sono ignorante io e ho poca capacità di comprendere quando l'interlocutore dice determinate cose, oppure nella vostra risoluzione voi date delle interpretazioni definitive non corrette.

Voi dite: "che confermano l'importante presenza della 'ndrangheta sul territorio e una forte potenzialità di infiltrazione"...certo, ho sentito sovente gli interlocutori parlare al condizionale, metterci in guardia, dire che siamo in un territorio dove può esserci anche appetibilità sotto l'aspetto economico, ma lo sapevamo già da anni. Il problema sta negli strumenti che siamo in grado di mettere in campo per arginare questo pericolo che è considerato un fenomeno molto preoccupante.

Io trovo inaccettabile la risoluzione nel merito, ma soprattutto nel metodo, perché avevamo detto: svolgiamo il nostro lavoro serenamente, diamo la possibilità a tutti, compresi quelli che vogliono far credere o capire all'esterno di essere più attenti di qualcun altro, di approfondire o di rendere consultabili nell'integrità le consultazioni, oppure sentire persone esterne al territorio che possono darci delle indicazioni particolari. Credo che anche nelle ultime riunioni di questo abbiamo parlato...non so se abbiamo leso la suscettibilità di qualcuno quando ci è stato fatto intendere un probabile elenco di 20 persone, di consulenze varie, a fronte del quale abbiamo proposto di trovare una sintesi, perché con questo metodo non saremmo arrivati forse nei tempi prefissati per dare sostanza al nostro lavoro... Quindi sono scocciato perché io ci ho messo tutta la passione possibile per arrivare a trovare delle soluzioni che possono aiutarci, ma se il metodo è questo, mi vengono fuori tutte quelle perplessità che avevo espresso la prima volta.

Attenzione, ve lo dico con molta chiarezza: state attenti a giocare una partita su un tema come questo, in questa maniera, perché nel calderone ci finiamo tutti, questa sorta di moralismo solo da una parte un pochino comincia a stufare anche alla gente. Questa sorta di "grillismo" che viene fuori costantemente da alcune discussioni comincia ad infastidire! A proposito di questo, stavo guardando sul mio computer, notizia di oggi, la prima grana del "grillino" Pizzarotti a Parma: "Assessore all'urbanistica coinvolto in un fallimento", oppure quei volantini che sono girati in questi giorni dove si vedono i politici nazionali da eliminare, ma sotto ci sono anche alcuni di noi, c'è anche lei, collega Louvin! Questo è il metodo di continuare a confrontarci? Ma a chi giova questo metodo? Su un tema delicato come questo andiamo a fare scontri di questo tipo? Ragazzi, il mondo è cambiato, o ce ne rendiamo conto, oppure...

Presidente - La parola al Consigliere Bertin.

Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.

Mi limiterò a replicare nel merito della questione lasciando perdere gli aspetti vagamente paranoici che colpiscono i colleghi di maggioranza, a cui non posso rispondere non capendo a cosa fate riferimento.

Per quanto riguarda la presenza importante della 'ndrangheta in Valle d'Aosta mi pare del tutto ovvia, sono trent'anni che sappiamo che certe famiglie sono presenti sul territorio, hanno fatto anche oggetto di latitanza alcuni dei più importanti boss criminali della 'ndrangheta calabrese da Natale Iamonte a Francesco Facchineri, per citarne alcuni.

Si parla della presenza di un "locale in sonno", citando il Comandante dei Carabinieri; un locale equivale a poco meno di 50 persone che, di fatto, sono aderenti alla 'ndrangheta. Ora 50 persone vogliono dire una rete di diverse centinaia di persone ed in una Regione dalle dimensioni della nostra questa non può che essere una presenza significativa. Poi, rispetto al Piemonte, dove ci sono milioni di persone, ovviamente in termini assoluti la presenza è minore, ma in termini relativi è preoccupante. Ma se non si vuole ritenere attendibili queste valutazioni fatte anche dai Carabinieri e dalla Polizia, non so cosa dire! Negare la presenza della 'ndrangheta mi pare anche ridicolo! Per quanto riguarda le potenzialità di infiltrazione, anche l'ultima inchiesta non fa che confermare una forte potenzialità da parte di questa organizzazione nella nostra Regione.

Rispondendo poi nel merito della risoluzione, a mia conoscenza, caro collega Salzone, i lavori delle commissioni al momento non sono pubblici, quindi il poter leggere l'integralità dei lavori delle commissioni come cittadino mi pare da Mandrake! Ad oggi nessuna commissione è pubblica, i verbali delle commissioni non sono pubblici: questa ragione ci ha spinto a chiedere che questi verbali siano divulgati, in modo che la cittadinanza si renda conto direttamente della situazione in modo trasparente.

Per quanto riguarda la seconda parte, non vedo lo scandalo di questa proposta. Ne abbiamo parlato più volte in commissione, che mi è parsa in certi momenti più favorevole, in altri meno. Viene però il momento di prendere una decisione rispetto a queste cose e questa può essere l'occasione. Non vedo né nel metodo, né nella sostanza, grandi motivi di scandalo. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere Louvin.

Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.

Prima di un eventuale successivo intervento, per "bonificare" il terreno su un possibile equivoco. È utile l'intervento del Presidente del Consiglio per chiarire una questione: abbiamo sentito interventi che fanno riferimento ad una documentazione trasparentemente a disposizione negli archivi, alla possibilità che chi ha voglia di leggere i verbali se li vada a leggere. A noi consta che la verbalizzazione integrale delle commissioni non sia accessibile all'esterno, questo è il punto nodale della questione, perché sulle altre poi chiarirò...

(interruzione del Consigliere Lattanzi, fuori microfono)

...non gradisco particolarmente alzare volumi di polemica. Su questa questione, per noi centrale, chiedo al Presidente di mettere questo Consiglio in condizioni di sapere.

Noi abbiamo previsto un inciso nella risoluzione: con l'eventuale omissione delle parti che possono riguardare dati sensibili o persone, se il contenuto delle audizioni potrà essere disponibile all'esterno, a chiunque si interessi. Questo è dirimente ai fini della discussione, dopodiché naturalmente ciascuno di noi prenderà le posizioni che ritiene. Grazie.

Presidente - Sono pubblici solo i resoconti sommari, quindi non quelli integrali.

La parola al Consigliere Louvin.

Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.

Era quanto avevamo anche noi a mente rispetto alla non pubblicità dei contenuti integrali dei lavori della Commissione. Su questo è utile che anche all'esterno si sappia che c'è una differenza di posizioni fra chi ritiene sufficiente...e la relazione del Presidente Empereur va già oltre la resocontazione stringata della riunione, ha già dato conto della sintesi degli interventi.

Ripeto: essendo fra i Consiglieri che hanno seguito personalmente lo svolgimento del dibattito in Commissione, ritengo che le informazioni che si sono acquisite in quella sede abbiano non una valenza scandalistica o di eccezionale rivelazione di verità, ma di maggior chiarezza sui fenomeni, sulle modalità, sui riferimenti culturali, sui passaggi tecnici che possono riguardare questa vicenda. Siccome proprio in queste ultime settimane anche l'apporto delle autorevoli personalità che sono state presenti in Valle e che hanno discusso con noi di questi temi, hanno messo sempre al centro della vicenda lo stesso elemento: comunicare in modo trasparente, parlarsi fra operatori professionali, parlarsi fra Forze dell'Ordine, comunicare alla popolazione non un senso di allarme esagerato, ma un senso di esistenza e di modalità di sviluppo di determinati fenomeni, presumo che a Rivarolo, a Ventimiglia, a Bardonecchia, che in tutti quei Comuni dove negli ultimi 15 anni le Amministrazioni sono state sciolte per infiltrazioni mafiose, se si fosse potuto discutere, informare di determinati fenomeni, si sarebbe potuto evitare di arrivare a degli estremi!

È nostra opinione che sia un bene che la comunità valdostana sappia, forse anche per far cadere l'idea che ci sia chissà quale mistero nella Commissione, la Commissione non ha alcun mistero (almeno da quanto ho potuto vedere)! Ha avuto dei contributi di personalità, da cui ci aspettavamo forse una maggiore profondità di attenzione, e contributi invece molto significativi di personalità che hanno dimostrato conoscenza ed attitudine ad affrontare il fenomeno. Al di là delle valutazioni sulle persone, la questione di fondo che interessa è che di questo fenomeno si abbia una percezione reale, non solo nella forma sintetica che ha dato il Presidente Empereur, ma di prima mano, dall'interno.

Siccome ci siamo confrontati su questo aspetto con i magistrati che si occupano di antimafia ed abbiamo chiesto loro: "Ma ritenete utile?" e la risposta è stata: "Sì, è importantissimo che se ne sappia il più possibile all'esterno e che ci sia accessibilità a quello che state facendo", abbiamo ritenuto, senza voler cavalcare polemiche, senza voler né scocciare, né sorprendere, né scandalizzare i colleghi, metterlo al centro. Se poi è nella parte motiva sulla quale non vi trovate, colleghi Lattanzi e Salzone, in un passaggio che indicava un fenomeno di più o meno consistente radicamento delle infiltrazioni in Valle, benissimo, non erigiamo barricate, questo non ci pone problema! Se diventa di dominio pubblico la lettura di questi atti, sarà ciascuno dei nostri concittadini ad averne la cognizione.

Fate in modo, se lo ritenete, di togliere questo piccolo ostacolo all'accessibilità dei documenti, noi non chiediamo di più. Chiediamo questo e che ci sia l'uso delle professionalità esterne. Non enfatizziamo nemmeno sulle richieste che sarebbero state avanzate; per mia conoscenza erano stati ipotizzati tre o quattro nominativi fra cui scegliere uno o due possibili consulenti da consultare su problematiche specifiche (appalti, riciclaggio, usura) sulle quali nessuno di noi ha una cognizione specifica di modalità enorme. Se è vero che si vuole passare ad una fase propositiva, non lo chiediamo al nostro funzionario che ha una cognizione generica, che non ha coinvolgimento nelle funzionalità bancarie interne, né possibilità di comparare legislazioni varie, ci rivolgiamo a qualcuno che ha dei ferri del mestiere e sappia come fare.

Quindi il nostro gruppo è disponibile ad emendare e sacrificare le parti di premessa, purché ci sia un impegno formale del Consiglio a levare la segretezza della documentazione della Commissione, che non è scabrosa, né sconvolgente. Se deve essere ritoccata e devono essere inseriti degli omissis, non sarà un problema, ma che la comunità sappia di cosa ha parlato per decine di ore la Commissione e quale sia il fondo dell'analisi che vi è stata fatta.

Presidente - Vi sono altri interventi?

Se non vi sono altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.

Pongo in votazione la risoluzione presentata dal gruppo ALPE, che recita:

Risoluzione

Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste

Constatate le risultanze dei lavori della Commissione speciale per l'esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta che confermano un'importante presenza della 'ndrangheta sul territorio e una forte potenzialità di infiltrazione della stessa nel tessuto economico, sociale e politico della regione;

Sottolineata l'importanza che riveste nel contrasto alla diffusione dei fenomeni mafiosi una trasparente e puntuale informazione della cittadinanza;

Impegna

la Commissione speciale per l'esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta:

- a rendere consultabili nella loro integralità, con la sola eccezione di dati eventualmente sensibili, l'integralità dei lavori della sopraccitata Commissione speciale e dei documenti di approfondimento eventualmente acquisiti;

- a proseguire nella propria azione dotandosi di professionalità esterne in grado di fornire gli strumenti per un'attenta analisi del fenomeno e di coadiuvare la Commissione nell'elaborazione di proposte utili a contrastare l'infiltrazione in Valle d'Aosta delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

F.to: Bertin - Giuseppe Cerise - Chatrian - Louvin - Patrizia Morelli

Consiglieri presenti e votanti: 31

Favorevoli: 8

Contrari: 23

Il Consiglio non approva.

Presidente - Il Consiglio prende atto della relazione presentata dal Presidente Empereur.

Il Consiglio

Premesso che, con provvedimento n. 2201/XIII in data 25 gennaio 2012, ha deliberato:

a) di costituire, ai sensi dell'articolo 21 del regolamento interno per il funzionamento del Consiglio regionale, una Commissione consiliare speciale con l'incarico di:

- individuare i settori maggiormente esposti al rischio di penetrazione mafiosa in Valle d'Aosta;

- stabilire opportuni raccordi operativi con analoghi organismi già esistenti presso il Parlamento italiano, in altre regioni e nell'ambito di enti locali;

- studiare e proporre pratiche amministrative e interventi normativi che rafforzino significativamente il presidio nei confronti di tali fenomeni malavitosi;

b) di stabilire che la Commissione stessa riferisca al Consiglio in ordine all'andamento dei propri lavori entro il 30 giugno 2012, rimettendo al Presidente del Consiglio, entro il 31 ottobre 2012, una relazione conclusiva in cui saranno evidenziati gli esiti del proprio operato;

Considerato che la Commissione consiliare speciale, nella riunione in data 11 giugno 2012, ha condiviso, all'unanimità, la relazione al Consiglio regionale sull'andamento dei lavori;

Visto che il Presidente della Commissione, con nota in data 11 giugno 2012, ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio la relazione di cui trattasi, con la richiesta di iscrizione all'ordine del giorno dell'adunanza consiliare del 21 e 22 giugno 2012;

Prende atto

dell'allegata relazione sull'andamento dei lavori della Commissione consiliare speciale per l'esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta.

Allegato

(omissis)