Oggetto del Consiglio n. 2282 del 7 marzo 2012 - Resoconto
OGGETTO N. 2282/XIII - Approvazione di risoluzione: "Impegno all'adozione di iniziative sulla drammatica situazione del Tibet in occasione del 53° anniversario dell'insurrezione di Lhasa".
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste
Ricordato che 10 marzo ricorre il cinquantatreesimo (53°) anniversario dell'insurrezione di Lhasa, capitale tibetana, contro l'invasione cinese e che l'occupazione del Tibet, avvenuta nel 1950, costituì un inequivocabile atto di aggressione e violazione del diritto internazionale;
Evocato che, allorché i militari cinesi stroncarono l'insurrezione con estrema brutalità, il Dalai Lama, seguito da circa 100.000 tibetani, fu costretto a fuggire dal Tibet e a chiedere asilo politico in India dove si costituì un governo tibetano in esilio fondato su principi democratici e che, ancora oggi, il numero dei rifugiati è in costante aumento e l'afflusso dei profughi che lasciano il paese per sfuggire alle persecuzioni cinesi non conosce sosta;
Segnalato che il genocidio culturale ed etnico perpetrato a danno del popolo tibetano è ancora poco conosciuto e spesso volontariamente ignorato, che almeno 1.200.000 tibetani sono morti in seguito dell'invasione cinese e che oggi i tibetani sono ridotti in condizione di minoranza nella loro terra, sei milioni rispetto agli oltre sette milioni di cotoni cinesi, a causa della politica di colonizzazione, aborti e sterilizzazione forzata attuata da Pechino e che la repressione compiuta dai militari nel 2008 avrebbe provocato oltre 200 morti, mille feriti e migliaia di arresti;
Ribadito che il Dalai Lama, insignito del premio Nobel per la pace nel 1989, ha confermato in ogni occasione di essere contrario all'indipendenza nazionale e di volere perseguire, con i metodi gandhiani, una soluzione politica che garantisca un'autentica autonomia culturale, politica e religiosa ai cittadini tibetani;
Messo in luce che, nonostante il credito e l'apertura compiuta dalla comunità internazionale nei confronti della Cina, dopo la fine dei giochi olimpici, il Governo di Pechino ha continuato ad attaccare violentemente il Dalai Lama, accusandolo di mentire e di puntare alla secessione del Tibet, come si è visto anche in occasione della recente visita della guida spirituale e politica tibetana negli Stati Uniti;
Confermato che il rispetto dei diritti umani, la libertà di religione e la libertà di associazione sono tra i principi irrinunciabili dei paesi membri dell'Unione Europea e rappresentano una priorità per la sua politica estera, da condurre con il supporto delle istituzioni nazionali, regionali e locali;
Ricordato che recentemente il Governo della Cina ha imposto drastiche misure restrittive ai monasteri buddhisti tibetani della contea di Aba/Ngaba (provincia dello Sichuan) e di altre regioni dell'altopiano tibetano, violenti raid delle forte dell'ordine, detenzioni arbitrarie di monaci, potenziamento della sorveglianza e presenza costante della polizia all'interno dei monasteri a fini del controllo delle attività religiose;
Segnalato che nel solo 2011 almeno 13 monaci tibetani si sono dati fuoco a causa delle terribili sofferenze cui è sottoposto il popolo tibetano, che alcuni di essi si trovano in gravissime condizioni di salute e di alcuni altri non si hanno più notizie, mentre in contemporanea si assiste, in virtù di una serie di regolamentazioni introdotte dal governo cinese nel 2007, all'inasprimento del controllo sulle pratiche religiose da parte dello Stato che ha contribuito alla disperazione dei tibetani in tutto l'altopiano del Tibet, estendendo il controllo statale sulla vita religiosa al punto che molte espressioni dell'identità religiosa, compreso il riconoscimento dei "lama reincarnati", sono sottoposte all'approvazione e al controllo dello Stato;
Evocato, infine, che nel marzo 2011, a seguito del primo episodio di immolazione, il monastero di Kirti è stato circondato da personale armato che ha bloccato l'accesso ai viveri e all'acqua per diversi giorni, per poi imporre una nuova campagna di "educazione patriottica" obbligatoria, e che oltre 300 monaci sono stati allontanati a bordo di mezzi militari per essere poi detenuti in località sconosciute e sottoposti a diverse settimane di indottrinamento politico;
tutto ciò premesso
Impegna
il Presidente del Consiglio regionale ad inviare copia della presente risoluzione al Governo italiano affinché vengano condannate tutte le forme di violenza contro il popolo tibetano e si esorti il governo cinese ad avviare subito politiche di dialogo nei confronti delle autorità civili e religiose del Tibet che vivono in esilio, condannando nelle sedi internazionali le azioni che minacciano la lingua, la cultura, la religione, il patrimonio e l'ambiente del Tibet.
F.to: Caveri - Carmela Fontana - Salzone - La Torre - Benin - Patrizia Morelli
Presidente - La parola al Consigliere Caveri.
Caveri (UV) - Peut-être que dans le titre il faut enlever "inclusa l'esposizione della bandiera del Tibet", quand on a recopié une ébauche qui a été donnée pour les différents Conseils régionaux, il avait cette question du drapeau, que nous avons enlevée; donc peut-être que le titre devrait s'arrêter à "Lhasa", je m'excuse avec le Président, on n'a pas contrôlé le texte définitif.
J'ai demandé à mon groupe de pouvoir présenter et faire souscrire par les différents groupes de ce Conseil...on avait parlé de ça même avec le collègue Louvin, qui avait reçu le même courriel de la part des différents mouvements politiques qui, en Italie, s'occupent de la question du Tibet. C'est une chose qu'on peut considérer horizontale, c'est-à-dire l'ensemble des groupes politiques en Italie est intéressé par cette question, qui est une question délicate. C'est vrai que nous avons déjà voté différents documents sur cet argument dans le passé, mais cette fois-ci il y a eu une espèce de mobilisation internationale qui n'a pas touché seulement l'Italie et qui rappelle cette date symbole du 10 mars, c'est-à-dire l'anniversaire des évènements après le choix des chinois d'occuper le Tibet. A partir des évènements de 1950, le cas tibétain est devenu un cas international, les gouvernements de l'Occident, et pas seulement, ont plusieurs fois dénoncé ce qui est en train de se passer, toujours avec un peu d'embarras, parce que d'un côté nous sommes face à une puissance de plus en plus importante telle que la Chine du point de vue politique et économique, de l'autre côté il y a ce petit peuple de montagne qui se trouve face à un tentative de génocide. Dans la dernière période on peut dire qu'après les espoirs des jeux olympiques en Chine, qui avaient démontré de la part de Pékin une certaine attitude d'ouverture vis-à-vis des espoirs des tibétains, aujourd'hui nous nous trouvons, par contre, avec un état de police de plus en plus présent dans le Tibet. Les nouvelles sont bien connues dans les derniers mois, plusieurs moines et religieuses ont décidé de s'immoler par le feu comme symbole d'une lutte démocratique.
Voilà ce que je voulais tout simplement évoquer lors de cette discussion, en évitant de répéter toutes les choses qui ont été dites déjà à l'intérieur du Conseil de la Vallée sur cette lutte du peuple tibétain, qu'on peut considérer en tant que peuple de montagne et en tant que minorité ethnique un peuple frère, qui se trouve de plus en plus en difficulté sans avoir aujourd'hui l'espoir de trouver une forme d'autogouvernement à travers une autonomie spéciale dans le cadre de ce grand pays, qui est la Chine.
Président - La discussion générale est ouverte.
La parole au Conseiller Donzel.
Donzel (PD) - Grazie Presidente.
Cari colleghi, il gruppo del Partito Democratico ha accolto con molto favore ed apprezzamento questa iniziativa che muove dai banchi della maggioranza, quindi abbiamo sottoscritto questa importante risoluzione. Però, prima di entrare nel merito, mi permetto una piccola battuta rispetto al fatto che quando dai banchi delle minoranze alle volte partono alcune iniziative su popoli africani, eccetera, alle volte ci tirano un po' le orecchie, vengono messe in fondo, alle otto e mezzo di sera quando tutti sono a dormire magari... Invece oggi giochiamo di anticipo sotto i riflettori, perché ci muoviamo con una iniziativa della maggioranza. Vorrei che anche noi, quando parliamo di un popolo africano...
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
...ho capito, ma ci sono stati dei casi in cui noi abbiamo portato risoluzioni su popoli Rom e siamo stati presi in giro! A me queste cose non vanno bene, non mi va bene che ci si metta a ridere quando parliamo di una donna che viene lapidata in Africa, e adesso, perché è in gioco una cosa importantissima a cui anche il PD tiene moltissimo...tant'è che noi l'abbiamo firmata con il Capogruppo, abbiamo seguito l'esempio di Fédération e di Stella Alpina, l'abbiamo firmata come Capogruppo, proprio a significare che c'è piena adesione del gruppo; anche l'ALPE l'ha firmata con il Capogruppo Morelli e anche il PdL con il Capogruppo Benin. Anche simbolicamente le firme dicono delle cose e simbolicamente ci teniamo a dire che siamo convinti e ringraziamo il collega Caveri, che probabilmente è stato l'estensore del documento, e che noi apprezziamo moltissimo.
Solo una piccola precisazione, perché nel leggere affrettatamente questa cosa, mi è venuto in mente che l'anniversario dell'insurrezione di Lhasa è avvenuto nel 1959, cioè il 1950 è l'anno dell'occupazione del Tibet, ma il 10 marzo è il 10 marzo del 1959, quando il popolo tibetano insorse e per questo subì una gravissima repressione da parte delle autorità cinesi. È una storia molto complicata quella del Tibet, ma vale la pena ricordare che l'indipendenza di questo popolo arrivò solo nel 1911 con la fine della serie di imperi cinesi. Con l'avvento del comunismo e del regime maoista fu posta fine a questa fragile esperienza di libertà democratica del popolo tibetano. È un'iniziativa, questa, che è importante che prenda il Consiglio regionale, un'iniziativa che hanno già preso importanti Consigli regionali italiani, come quello della Basilicata, della Puglia, del Veneto. Analoghe iniziative le stanno prendendo nel Lazio con seminari dedicati a questa problematica, e questo a dire dell'importanza che ha questo avvenimento.
Adesso nella fretta dei lavori mi è sfuggita una cosa importante: che in altre Regioni simbolicamente si è deciso, il 10 marzo, di esporre - mi rivolgo al Presidente della Regione che ne avrebbe l'autorità - la bandiera tibetana vicino a quella italiana ed europea, cioè nei pennoni ufficiali dei Consigli regionali, a partire dalla Basilicata e dalla Puglia, e questa cosa si sta estendendo anche a molti Comuni che hanno deciso di esporre la bandiera tibetana. La bandiera tibetana è un simbolo particolare perché in Tibet è vietato alla popolazione anche solo possedere in casa la bandiera tibetana e chi la possiede è passibile di arresto. Quindi l'esposizione pubblica della bandiera tibetana è un simbolo molto importante ed auspico che dopo questa risoluzione che voteremo come Consiglio regionale, magari la Presidenza del Consiglio della Valle d'Aosta, come hanno fatto altre Regioni, esporrà il 10 marzo - in Basilicata sventola già da diversi giorni - la bandiera del Tibet, per l'importanza simbolica e non solo che ha questa lotta, che vede una continua e duratura repressione che ha i contorni di una vera e propria pulizia etnica in quella Regione.
Da parte nostra totale e convinto sostegno a questa mozione ed un invito al Presidente: lei verifichi, altre Regioni e Province lo stanno facendo, di esporre almeno il 10 marzo il vessillo di questo popolo che soffre.
Presidente - La parola al Consigliere Louvin.
Louvin (ALPE) - Merci M. le Président. Qu'il me soit permis, au nom aussi des collègues du groupe de l'ALPE, d'exprimer quelques considérations au sujet de cette résolution que notre Président de groupe a signé à notre nom.
Le Président Rollandin se souvient, lorsque nous avons discuté la dernière fois une initiative de soutien au peuple du Tibet, la discussion avait porté sur le fait qu'il était important d'éviter la réitération de prises de position qui ne soient pas fondées sur des éléments d'actualité, qu'il n'y ait pas non plus une forme d'habitude et de réflexe presque conditionné par rapport à cette situation. Or, s'il est vrai que le Tibet suscite en général une grande sympathie au niveau international, il faut aussi bien voir que notre prise de position ne soit pas quelque chose de tout à fait automatique, mécanique presque, mais qu'elle se fonde sur une actualité particulièrement dramatique, d'autant plus dramatique que nous vivons aussi dans d'autres contextes des phénomènes de résistance ethnique et de résistance aussi de la part des communautés montagnardes par rapport à des initiatives extérieures, et que nous sommes souvent prêts à condamner: l'emploi de la violence, à juste titre nous sommes prêts à souligner qu'il ne faut pas donner une caution morale à l'utilisation de la violence.
Le Tibet représente en ce moment un endroit où, à la date de hier, 23 personnes se sont immolés, elles ont accompli le geste du sacrifice de leur vie pour témoigner d'une fidélité à une idée identitaire, à une liberté religieuse et d'expression aussi, puisque nous savons que les pratiques d'entraves des rites religieux bouddhistes sont de plus en plus fréquentes en Chine, nous savons aussi que l'implantation de la part de la communauté majoritaire chinoise - les Hans - est de plus en plus intense et systématique dans leur région et qu'il y a aussi un contrôle et une surveillance de plus en plus stricte d'Internet et des réseaux téléphoniques de la part des autorités politiques. Un pays qui vit depuis 53 ans un état de siège permanent d'occupation militaire presque, un pays qui ne répond à cela que par la résistance passive, par la force pacifique de l'immolation des moines bouddhistes, mais pas seulement. Lundi, il y a 48 heures, c'est un tibétain de 18 ans qui s'est immolé, il y a trois jours c'est une tibétaine âgée de 32 ans et mère de 4 enfants qui a accompli le même geste pour dénoncer l'occupation chinoise au Tibet, c'est dire l'état de désespoir dans lequel vit un peuple, dont le gouvernement légitime, le gouvernement moralement le plus représentatif siège à l'extérieur depuis un demi-siècle.
Or, je pense aussi comme ceux et celles qui ont souscrit cette résolution: qu'il s'agit de prendre une position, que cela se fasse si possible aussi par l'exposition du drapeau dans un certain nombre de nos bureaux, dans le mien personnel, mais je crois que le collègue Caveri aussi et d'autres sympathisants de la cause tibétaine ont dans leur propre bureau un drapeau tibétain. Si l'on pouvait le faire choralement, M. le Président, nous serions très heureux. Si cela n'est pas possible pour des raisons formelles, nous trouverons la façon de manifester autrement cette solidarité d'une façon visible, sans pour cela porter atteinte à la loi et au protocole, mais notre solidarité - nous tenons à le dire - n'est pas une solidarité de pure circonstance, si quelqu'un pourra le témoigner à Rome pendant la manifestation générale qui est organisée pour les jours prochains nous le ferons, mais en tout cas le groupe de ALPE est particulièrement sensible à cette initiative et invite le Conseil à exprimer choralement son soutien inconditionnel à la cause tibétaine en ce moment.
Président - Si personne ne demande la parole, la discussion générale est close.
Je soumets au vote la résolution:
Conseillers présents et votants: 33
Pour: 33
Le Conseil approuve à l'unanimité.