Oggetto del Consiglio n. 2282 del 7 marzo 2012 - Verbale

Oggetto n. 2282/XIII

del 07/03/2012

APPROVAZIONE DI RISOLUZIONE: "IMPEGNO ALL'ADOZIONE DI INIZIATIVE SULLA DRAMMATICA SITUAZIONE DEL TIBET IN OCCASIONE DEL 53° ANNIVERSARIO DELL'INSURREZIONE DI LHASA".

Il Presidente Alberto CERISE propone di procedere all'esame della risoluzione, presentata dai Consiglieri CAVERI, Carmela FONTANA, SALZONE, LA TORRE, BENIN e Patrizia MORELLI ed iscritta in via d'urgenza al punto 25.1 dell'ordine del giorno dell'adunanza in corso (oggetto n. 2275/XIII).

Illustra il Consigliere CAVERI.

Intervengono i Consiglieri DONZEL e LOUVIN.

IL CONSIGLIO

- ad unanimità di voti favorevoli (presenti e votanti: trentatré);

APPROVA

la sottoriportata:

RISOLUZIONE

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA VALLE D'AOSTA/VALLÉE D'AOSTE

RICORDATO che il 10 marzo ricorre il cinquantatreesimo (53°) anniversario dell'insurrezione di Lhasa, capitale tibetana, contro l’invasione cinese e che l’occupazione del Tibet, avvenuta nel 1950, costituì un inequivocabile atto di aggressione e violazione del diritto internazionale;

EVOCATO che, allorché i militari cinesi stroncarono l’insurrezione con estrema brutalità, il Dalai Lama, seguito da circa 100.000 tibetani, fu costretto a fuggire dal Tibet e a chiedere asilo politico in India dove si costituì un governo tibetano in esilio fondato su principi democratici e che, ancora oggi, il numero dei rifugiati è in costante aumento e l’afflusso dei profughi che lasciano il paese per sfuggire alle persecuzioni cinesi non conosce sosta;

SEGNALATO che il genocidio culturale ed etnico perpetrato a danno del popolo tibetano è ancora poco conosciuto e spesso volontariamente ignorato, che almeno 1.200.000 tibetani sono morti in seguito dell'invasione cinese e che oggi i tibetani sono ridotti in condizione di minoranza nella loro terra, sei milioni rispetto agli oltre sette milioni di coloni cinesi, a causa della politica di colonizzazione, aborti e sterilizzazione forzata attuata da Pechino e che la repressione compiuta dai militari nel 2008 avrebbe provocato oltre 200 morti, mille feriti e migliaia di arresti;

RIBADITO che il Dalai Lama, insignito del premio Nobel per la pace nel 1989, ha confermato in ogni occasione di essere contrario all'indipendenza nazionale e di volere perseguire, con i metodi gandhiani, una soluzione politica che garantisca un'autentica autonomia culturale, politica e religiosa ai cittadini tibetani;

MESSO IN LUCE che, nonostante il credito e l'apertura compiuta dalla comunità internazionale nei confronti della Cina, dopo la fine dei giochi olimpici, il Governo di Pechino ha continuato ad attaccare violentemente il Dalai Lama, accusandolo di mentire e di puntare alla secessione del Tibet, come si è visto anche in occasione della recente visita della guida spirituale e politica tibetana negli Stati Uniti;

CONFERMATO che il rispetto dei diritti umani, la libertà di religione e la libertà di associazione sono tra i principi irrinunciabili dei paesi membri dell’Unione Europea e rappresentano una priorità per la sua politica estera, da condurre con il supporto delle istituzioni nazionali, regionali e locali;

RICORDATO che recentemente il Governo della Cina ha imposto drastiche misure restrittive ai monasteri buddhisti tibetani della contea di Aba/Ngaba (provincia dello Sichuan) e di altre regioni dell'altopiano tibetano, violenti raid delle forze dell'ordine, detenzioni arbitrarie di monaci, potenziamento della sorveglianza e presenza costante della polizia all'interno dei monasteri a fini del controllo delle attività religiose;

SEGNALATO che nel solo 2011 almeno 13 monaci tibetani si sono dati fuoco a causa delle terribili sofferenze cui è sottoposto il popolo tibetano, che alcuni di essi si trovano in gravissime condizioni di salute e di alcuni altri non si hanno più notizie, mentre in contemporanea si assiste, in virtù di una serie di regolamentazioni introdotte dal governo cinese nel 2007, all'inasprimento del controllo sulle pratiche religiose da parte dello Stato che ha contribuito alla disperazione dei tibetani in tutto l'altopiano del Tibet, estendendo il controllo statale sulla vita religiosa al punto che molte espressioni dell'identità religiosa, compreso il riconoscimento dei "lama reincarnati", sono sottoposte all'approvazione e al controllo dello Stato;

EVOCATO, infine, che nel marzo 2011, a seguito del primo episodio di immolazione, il monastero di Kirti è stato circondato da personale armato che ha bloccato l'accesso ai viveri e all'acqua per diversi giorni, per poi imporre una nuova campagna di "educazione patriottica" obbligatoria, e che oltre 300 monaci sono stati allontanati a bordo di mezzi militari per essere poi detenuti in località sconosciute e sottoposti a diverse settimane di indottrinamento politico;

tutto ciò premesso

IMPEGNA

il Presidente del Consiglio regionale ad inviare copia della presente risoluzione al Governo italiano affinché vengano condannate tutte le forme di violenza contro il popolo tibetano e si esorti il governo cinese ad avviare subito politiche di dialogo nei confronti delle autorità civili e religiose del Tibet che vivono in esilio, condannando nelle sedi internazionali le azioni che minacciano la lingua, la cultura, la religione, il patrimonio e l'ambiente del Tibet.

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