Oggetto del Consiglio n. 909 del 1° dicembre 2009 - Resoconto
OBJET N° 909/XIII - Continuation et clôture de la discussion générale sur les lois de finance et de budget pour le triennat 2010/2012.
Président - Je vous rappelle que la séance d'aujourd'hui pourra se poursuivre en séance nocturne. Nous sommes toujours en discussion générale.
La parole au Conseiller Crétaz.
Crétaz (UV) - Merci, M. le Président, et bon après-midi à tous les collègues présents.
Per ognuno di noi, come cittadini prima ancora che come amministratori, la prima cosa che desta preoccupazione è che ci sia la certezza delle risorse da destinare al governo della Regione. Questo bilancio ha già conseguito un primo traguardo: mantenere le stesse percentuali, indirizzi, attenzioni del 2008, anzi, in generale un lieve miglioramento che evidenzia la sua solidità e il suo equilibrio prospettico. Il relatore Rosset e l'Assessore Lavoyer hanno già fornito molti dati relativi alle entrate e agli interventi nei vari settori e credo che basti rileggere le loro relazioni per poter dare un giudizio più che positivo sullo stesso.
Vorrei fare alcune considerazioni riguardanti il settore industria, artigianato, energia, settore sul quale pongo prevalentemente la mia attenzione.
Sviluppo economico e concertazione: l'Assessorato ha organizzato il convegno "Oltre la crisi, scenari possibili nel settore industriale e ruoli dei territori, le prospettive della Valle d'Aosta", che si è svolto al Centro congressi del Grand Hôtel Billia di Saint-Vincent. Come è cambiato il settore industriale a seguito dell'attuale congiuntura economica, quali gli scenari futuri che la crisi economico-finanziaria globale in atto determinerà sulla realtà industriale italiana e locale, quali le prospettive di sviluppo in Valle d'Aosta? Quali modelli stanno adottando nel medio termine le imprese, le università e le pubbliche amministrazioni? In che modo ricerca e innovazione si inseriscono in questi processi? Sono, questi, alcuni dei quesiti ai quali hanno tentato di dare risposta i relatori e in una tavola rotonda alcuni protagonisti di rilievo del tessuto economico imprenditoriale valdostano. Fra i temi affrontati dai relatori ricordiamo la ricerca industriale, l'esperienza del Politecnico di Verrès con riferimento alla collaborazione formativa con le imprese, l'analisi del sistema Valle d'Aosta con la relazione strategico-competitiva per lo sviluppo e le novità e iniziative di sostegno a disposizione delle imprese valdostane.
Popolamento aree industriali e regionali: nell'ambito delle politiche industriali regionali finalizzate a sostenere e rinforzare il tessuto economico regionale ed a sviluppare la vocazione della Valle d'Aosta di territorio verde, orientato alla ricerca, all'innovazione e alla qualificazione dei profili professionali, l'Assessorato ha promosso e favorito nuovi insediamenti nelle principali aree regionali valdostane e negli incubatori di impresa regionali; complessivamente, per il 2009, si tratta di 4 nuovi insediamenti negli incubatori regionali e 5 localizzazioni in immobili industriali regionali. Nel corso dell'anno la legge regionale n. 84/1993 è stata modificata dalla legge regionale 4 agosto 2009 n. 98; le modifiche hanno riguardato innanzitutto l'introduzione, oltre al consueto procedimento a sportello del procedimento a bando, utilizzabile per finanziare progetti relativi a specifici settori tecnologici, nei quali è opportuna la competenza fra diverse proposte progettuali al fine di scegliere le migliori. Inoltre s'intende sviluppare uno strumento operativo innovativo, basato sul meccanismo della chiamata di idea e imprese, ossia sulla selezione di proposte imprenditoriali provenienti dalle imprese e concernenti progetti industriali caratterizzati da elevata innovazione tecnologica, in ambiti produttivi di interesse prioritario per la Regione, quali ad esempio: piattaforme di trasporto ecocompatibili, tecnologie per recupero ambientale e risparmio energetico, servizi innovativi di controllo degli accessi, congestione del rischio ambientale e antropico, anche per applicazioni in campo turistico, applicazioni sperimentali delle energie da fonti rinnovabili mediante l'emanazione di un bando competitivo.
Attività produttive e cooperazione: con legge regionale 21 luglio 2009 n. 23 è stata apportata una modificazione all'articolo 8 della legge regionale n. 6/2003, al fine di estendere da 12 a 24 mesi il periodo di validità delle fatture per spese già sostenute e ammissibili a finanziamento in regime de minimis e soggette ad istruttoria automatica. Questo provvedimento, frutto di un percorso di concertazione con la Confindustria Valle d'Aosta e con l'Associazione regionale degli artigiani, volto a migliorare l'efficacia applicativa della legge n. 6/2003, consente alle imprese di effettuare, in un lasso temporale più congruo, investimenti di importo almeno pari a 15.000 euro corrispondente, in generale, al limite minimo di spesa ammissibile ad agevolazione.
Attività promozionale, l'artigianato valdostano di tradizione: l'Assessore competente prosegue il lavoro di tutela e valorizzazione dell'artigianato di tradizione, con la realizzazione di corsi destinati agli aspiranti produttori, ovvero il finanziamento di 38 corsi di tecniche artigianali di aggiornamento ed implementazione del registro dei produttori stessi, in totale 2.003, di cui 1.339 del settore tradizionale. A partire dal 3 dicembre, presso il Forte di Bard, l'iniziativa sviluppata in collaborazione con l'Associazione Forte di Bard, il MAV, Museo dell'Artigianato Valdostano di tradizione, inaugura un nuovo filone di azioni promozionali volte a valorizzare e rilanciare la produzione artigianale valdostana nelle sue diverse forme attraverso sinergie fra le numerose produzioni tradizionali. La sinergia fra l'Assessorato, il Polo culturale del MAV e una location suggestiva come il Forte di Bard rinforzano la penetrazione dei messaggi comunicazionali prefissati.
Affidamento incarico Politecnico di Torino, seconda fase di ricerca, sviluppo e valorizzazione del mobile tradizionale valdostano, identità e originalità. Facendo seguito ad una prima fase di ricerca conclusasi nel luglio 2009, con l'obiettivo di sviluppare e valorizzare il mobile tradizionale valdostano attraverso lo studio, il recupero e la catalogazione del patrimonio artigianale esistente, è stato affidato il secondo nuovo incarico al Politecnico di Torino, Dipartimento di progettazione architettonica di disegno industriale con il fine di perseguire il lavoro svolto. La seconda fase della ricerca si propone il raggiungimento di specifici obiettivi commerciali di tutela e valorizzazione del mobile prodotto in Valle d'Aosta, la definizione delle modalità produttive e commercializzazione dei manufatti ed eventuali certificazioni di origine territoriale e marcatura dei prodotti. L'analisi avrà il compito di definire e catalogare le capacità produttive degli artigiani mobilieri valdostani e di individuare le caratteristiche operative comuni. Tale analisi verrà condotta attraverso incontri e dibattiti collegiali, dedicati alle singole realtà dei lavoratori artigianali interessati e dovrà portare all'elaborazione di un documento di sintesi che faccia il punto sulla situazione attuale.
Direzione energia: nel corso dell'anno, l'attività dell'Assessorato alle attività produttive in materia di uso razionale delle risorse energetiche è stata caratterizzata dall'applicazione della legge regionale n. 3/2006, finalizzata alla concessione di agevolazioni per l'incentivazione dei sistemi preordinati all'aumento dell'efficienza energetica degli edifici, allo sfruttamento delle fonti rinnovabili e alla diversificazione mediante utilizzo dei combustibili gassosi. Nel periodo di riferimento è stata ancora registrata una considerevole domanda per le installazioni che consentono l'abbattimento delle dispersioni termiche e che sfruttano le fonti solari per il riscaldamento, in linea con l'andamento moderatamente crescente registrato negli anni precedenti. Recentemente le modalità applicative della stessa legge n. 3/2006 sono state oggetto di un significativo intervento di semplificazione che è stato realizzato senza perdere di vista l'obiettivo dell'incentivazione parametrata dell'efficienza energetica e quindi mirata ad agevolare gli investimenti nelle tecnologie meno competitive, ma più performanti. Non va dimenticato che la semplificazione amministrativa di cui si tratta è consistita anche in un generalizzato intervento di razionalizzazione e di maggiore specificazione delle procedure, nonché in una riduzione della documentazione prevista in allegato alla domanda, grazie ad un maggior ricorso a quanto già detenuto agli atti delle amministrazioni comunali e di altri soggetti pubblici, eventualmente interessati.
Successivamente a questa iniziativa di semplificazione la Giunta regionale ha approvato un nuovo disegno di legge finalizzato a modificare la stessa legge n. 3/2006, nell'obiettivo di prevedere nuove iniziative oggetto di agevolazione e per rispondere ad esigenze legate, in particolare, all'innovazione tecnologica, alla formazione professionale nel settore dell'energia ed alla riduzione del fabbisogno energetico in specifiche attività del settore terziario. Le modificazioni di cui al medesimo disegno di legge riguardano anche disposizioni volte a semplificare, in via generalizzata, il sistema delle agevolazioni, nell'intento di ottimizzare i procedimenti istruttori e di garantire una maggiore accessibilità agli strumenti finanziari già previsti. Il testo dell'articolato perfeziona inoltre gli strumenti di pianificazione energetica, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati dai recenti protocolli internazionali sui cambiamenti climatici.
Attuazione del piano energetico, modifiche alla legge regionale n. 21/2008: la legge regionale n. 21/2008, "Disposizioni in materia di rendimento energetico nell'edilizia", si colloca in un ambito di legislazione di settore, sia europeo che nazionale, piuttosto recente, in continua evoluzione e molto articolato. La Regione autonoma Valle d'Aosta, attraverso la legge regionale n. 21/2008, persegue gli obiettivi di promuovere la sostenibilità energetica nella progettazione, realizzazione ed uso delle opere edilizie pubbliche e private, favorire il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti, tenendo conto, in particolare, delle condizioni climatiche locali al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, dando la preferenza alle tecnologie a minore impatto ambientale. A tal fine la Regione disciplina, attraverso la legge n. 21/2008 una serie di attività connesse all'efficienza energetica in edilizia, definendo la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate negli edifici, l'applicazione di requisiti minimi prestazionali e prescrizioni specifiche. Essa introduce inoltre criteri, indicazioni e riferimenti tecnici per lo sviluppo e l'organizzazione di un sistema regionale di certificazione energetica degli edifici medesimi per la raccolta dati e il monitoraggio, così da fornire importanti informazioni circa l'evoluzione del patrimonio edilizio pubblico e privato regionale, in connessione con l'attività di amministrazione del territorio e con il coinvolgimento di attori istituzionali diversi dalla Regione.
Infine desidero introdurre una breve considerazione in relazione allo stato di difficoltà che si è venuto a creare nel mondo, in Europa, in Italia e, di conseguenza, in Valle d'Aosta. Non sappiamo ancora dire, né immaginare quali tempi ci aspettano nei mesi a venire; sottolineo però con forza il fatto che nel bilancio si trovino segnali importanti relativi alla volontà di affrontare lo stato di difficoltà di tutto il tessuto economico e sociale; d'altronde, aver mantenuto la disponibilità dell'anno scorso, malgrado le difficoltà, è stato un segnale forte e serio. Inoltre, aver previsto una posta di 110.000.000 di euro per affrontare la crisi è un fatto assai importante e, al di là della cifra, sottolinea una volontà operativa forte. Infatti il Governo regionale ha vissuto il percorso simile all'anno scorso per addivenire alla stesura di una nuova legge anticrisi per il 2010. Anche nei vari settori economici produttivi si trovano significative scelte che indicano la volontà di operare per il mantenimento dei livelli di competitività e di operatività del sistema economico territoriale.
Concludo questo mio intervento sottolineando il fatto che se oggi siamo qui, come in passato, a discutere di bilanci e del sistema di governo di questa Regione, ciò avviene perché abbiamo una grande fortuna: quella di vivere in una realtà con la facoltà e la fortuna di autogovernarsi grazie alle condizioni di regione a statuto speciale; di questo dobbiamo essere grati a coloro che hanno lottato per conseguire tutto questo. A noi resta il dovere di onorare i sacrifici di coloro che ci hanno lasciato questa eredità; a noi anche il dovere nei confronti dei valdostani, del nostro popolo, di onorare il mandato che ci hanno dato, lavorando con serietà e rigore. Ritengo, in questo senso, che questo bilancio - anche alla luce dei tempi difficili che ci apprestiamo ad affrontare - fornisca risposte importanti, induca tutti noi a riflessioni serie di ulteriore attenzione e responsabilità in scelte, metodi e fini, e proponga alla popolazione, ai nostri cittadini, alla Valle d'Aosta, risposte serie e concrete. Grazie.
Président - La parole au Conseiller Rigo.
Rigo (PD) - Grazie, Presidente. L'anno scorso, mi ricordo, nonostante mi avvicini agli "anta", ho vissuto con disagio e preoccupazione i giorni che hanno preceduto...
(interruzione di alcuni Consiglieri, fuori microfono)
...eh...sessanta... il dibattito sul bilancio della Regione. Disagio e preoccupazione perché le cifre indicate nel documento si riferiscono agli impegni e alle attività di ogni singolo settore che, direttamente e indirettamente, incidono nella vita di ogni giorno di tutti noi cittadini valdostani. Un impegno di valutazione, di analisi delle cifre, degli obiettivi; un impegno quindi non semplice. Anche oggi è così. L'oggetto non è mutato, anche se è cambiata l'impostazione ed io non mi considero più preparato, più attrezzato dell'anno scorso ad affrontare un argomento così impegnativo e sostanziale. Ma non è questo il punto. La ragione dipende dal fatto che oggi, al timore di affrontare un argomento così complesso, si accompagna la difficoltà, ancor più profonda, a leggere la realtà, la situazione economico-produttiva e sociale della nostra società.
È evidente che se è difficile cogliere i segnali del tempo che vivi, è difficile scoprirne i significati e le anomalie, è ancora più difficile alloraindicarne i necessari correttivi. In questo le numerose audizioni svolte dalla II Commissione consiliare, con le forze economiche, sindacali, sociali, non mi hanno aiutato. Non mi hanno indicato nuove chiavi di lettura della situazione che stiamo vivendo in Valle d'Aosta. Al di là di alcune puntualizzazioni e di preziose indicazioni venute, personalmente, non sono stato capace di cogliere segnali, strategie per disegnare il futuro. Le audizioni hanno espresso un giudizio generalmente non negativo sul documento contabile, in particolare sui provvedimenti anticrisi che sono stati e saranno assunti anche per il 2010. In questa direzione facciamo nostra l'utile indicazione venuta dal documento unitario sottoscritto dalle organizzazioni sindacali, documento che in parte sarà già oggetto di una specifica riunione del Consiglio delle politiche del lavoro, programmata per questo mese.
La finanziaria regionale, infatti, è un documento contabile corretto, possiamo dire certo non in sofferenza rispetto alla situazione finanziaria delle altre Regioni italiane. Un bilancio in linea e nella logica dell'esercizio precedente; un bilancio sempre molto rigido, perché ingessato dalle leggi di spesa obbligatorie non eludibili. Un bilancio che ho fatto fatica e, per certi versi, non sono riuscito a confrontare, in modo analitico, i singoli capitoli di spesa con quelli dell'anno scorso, per capire meglio le variazioni in essere delle risorse assegnate ai diversi assessorati. Nelle spese correnti, che rappresentano la cifra maggioritaria, alcune di esse indicano con chiarezza che la Valle d'Aosta è una regione attenta alle realtà comunali. Le spese infatti dedicate alla finanza locale, alla sanità, alle politiche sociali, all'istruzione e cultura testimoniano la continua volontà di rafforzare un sistema sociale articolato e, per certi versi, possiamo dire munifico.
La sanità, come sempre, è la funzione che balza agli occhi per la rilevante spesa. E qui lo ripeto, permane un'evidente anomalia. Nelle poche righe presentate nella relazione vengono sintetizzate le attività e le prestazioni nel campo della salute. L'assegnazione del finanziamento, gli indirizzi, gli obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi verranno poi definiti attraverso un accordo di programma fra la Giunta regionale e l'Azienda USL della Valle d'Aosta.
In altri settori - penso alle politiche abitative - il Consiglio regionale, di recente, attraverso il Piano triennale, ha stabilito gli orizzonti politici, le strategie di investimento; addirittura nella scorsa adunanza, con l'emendamento proposto dall'Assessore Lanièce, abbiamo deciso - giustamente - che il Piano sangue e plasma dovrà essere approvato con deliberazione del Consiglio regionale. Tutto ciò non vale per il funzionamento della sanità, per questo importante e vitale settore della politica valdostana il Consiglio regionale non è abilitato a discutere. È un'anomalia che va superata, ma avremo modo di riparlarne durante questo Consiglio. A proposito di anomalia, mi rivolgo al Presidente del Consiglio per avere un chiarimento in merito alla legge regionale n. 5/2000 che, all'articolo 2, comma 3bis, recita: "Ogni anno, contestualmente alla presentazione del bilancio di previsione, la Giunta regionale presenta al Consiglio regionale quali obiettivi del Piano socio-sanitario vanno considerati prioritari nella successiva programmazione sanitaria regionale". Non ho trovato nel bilancio l'indicazione di questi obiettivi e mi chiedo ancora come sia possibile individuarli in un piano scaduto nel 2008. Un bilancio, inoltre, che dà sostanza ad un piano di politiche del lavoro che, al suo interno, indica misure che potranno utilmente contribuire a fronteggiare l'attuale momento di crisi economico-produttiva. La recente approvazione da parte della Giunta regionale delle istruzioni al Piano stesso e il suo monitoraggio offrono alle imprese e ai lavoratori strumenti concreti di politiche attive di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro, ma anche di aiuto alle famiglie segnate da incidenti sul lavoro.
La sicurezza del territorio e dei cittadini si attuano - lo dice il bilancio - attraverso un sistema integrato, con il coinvolgimento degli enti locali e delle Forze di polizia. Questa linea, Presidente, ci trova concordi: le nuove tecnologie e la collaborazione tra le istituzioni invece dello spontaneismo e del fai-da-te.
Personalmente apprezzo, in larga parte, la filosofia che sottende l'intervento nel settore della cultura e dell'istruzione. I diritti allo studio e la cultura devono essere esigibili per tutti: salvaguardare valorizzando nel nostro patrimonio, in un sistema educativo e culturale aperto e plurale, un sistema che accompagni il ragazzo e il cittadino ad entrare a far parte di un contesto sociale che si apre all'Europa e alle sue dinamiche di crescita di civiltà e di progresso. Una cultura che sia anche portatrice di legalità e in questa direzione sono particolarmente felice di aver trovato nel bilancio l'adesione ad iniziative specifiche, di promozione delle politiche di legalità.
Fatta questa premessa - ne ho cognizione certo non negativa rispetto alla finanziaria presentata, potrei dire in linea con quanto abbiamo sentito in questi giorni dalle diverse forze ed associazioni - la domanda sorge spontanea: ma allora va tutto bene? Certo, lo stato generale della nostra regione non è drammatico e il risultato degli esami fatti da società specializzate ci certifica sostanzialmente in salute, come ci ha ricordato ieri l'Assessore Lavoyer. È proprio così? Il quadro raffigurato dal dibattito in commissione descrive realmente il nostro orizzonte? Ho provato a pensarci in questi giorni e, cercando di capire, ho fatto alcune riflessioni con l'unico obiettivo di portare il mio contributo ad una discussione sul bilancio regionale che sia anche una discussione sul domani di questa regione. E, se mi permettete, riprendendo così un auspicio formulato da Confindustria, là dove afferma che: "Ribadiamo la necessità di promuovere una riflessione per capire quali saranno gli scenari dello sviluppo del territorio". Ed allora vediamo alcuni dati.
Il quadro generale della Banca d'Italia nella sua relazione annuale riferita alla Valle d'Aosta, già è stato bene descritto dal collega Empereur, quindi non ci ritorno. La fotografia scattata dall'ISTAT nel 2008 presenta una Valle d'Aosta più vecchia, più malata e impaurita dalla crisi economica. Una Valle d'Aosta dove aumenta il numero degli immigrati e dove solo uno su dieci riesce a laurearsi. Una Valle d'Aosta costretta a tirare la cinghia, ma che non rinuncia al personal computer o al cellulare. E ancora, una Valle d'Aosta che si sposa di meno e fa pochi, pochissimi figli. Dall'ISTAT apprendiamo poi che un italiano su tre è insoddisfatto della propria condizione economica, ma chi soffre di più sono i lavoratori autonomi, soprattutto i precari. Rispetto al 2007 le famiglie hanno speso solo 5 euro in più al supermercato; in realtà, tenendo conto dell'inflazione, si tratta di una riduzione della spesa per i consumi alimentari. L'analisi che l'OCSE ha diffuso nel suo ultimo aggiornamento economico presenta per l'Italia una situazione seria, a tinte un po' più scure di quella raffigurata nella sua relazione, Assessore Lavoyer.
Alcune cifre che ci preoccupano. Debito pubblico e deficit verso la soglia di allarme, mentre la disoccupazione continuerà ad aumentare nei prossimi due anni e la ripresa resterà a velocità ridotta. Nel 2011 l'Italia avrà il terz'ultimo tasso di crescita (1,5%) fra i 30 principali paesi industrializzati; solo Spagna (+0,9%) e Irlanda (1%) faranno peggio. Il debito che quest'anno sarà intorno al 115 percento, si avvia a salire al 120 percento del PIL entro il 2011. In Italia, a crescere davvero più che il PIL è la disoccupazione - lo ha detto la televisione oggi - la quota dei senza lavoro passa quest'anno dal 6,8% al 7,6%; l'anno prossimo è prevista all'8,5% e nel 2011 all'8,7%. Un dramma diffuso nell'intera area OCSE, dove la disoccupazione continuerà a salire e scenderà in modo solo modesto nel 2011, dal picco di oltre il 9 percento, quest'anno è all'8 percento. In termini assoluti, dal 2007 a tutto il 2010 ci sarà una perdita complessiva di 21.000.000 di posti di lavoro.
A fronte di questa situazione economica, per gli esperti dell'OCSE sarebbe importante preparare una buona exit strategy per quando sarà il momento e dei piani credibili di risanamento. Ora, questa uscita strategica dalla crisi, dubito che il Governo centrale la stia preparando. Per quanto ci riguarda a livello regionale, non la vedo o, meglio, non la riconosco e non riuscivo ad individuarla nel documento che stiamo discutendo, ieri pomeriggio ho capito perché: l'Assessore ci ha detto che non è necessaria. Ma questa strategia non è stata neanche all'attenzione del dibattito nella competente commissione. Quali le ragioni? A mio modo di vedere, nella crisi del dibattito politico, nel fatto che la politica oggi non sia in grado di dibattere, e quindi di delineare quei piani credibili di risanamento a cui fa riferimento l'OCSE.
Fra tutti gli articoli e ricordi scritti per il ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, ne ho letto uno di un branco di cervi dal mantello rossiccio, suggestivo per la metafora che racchiude e che vi voglio, brevemente, raccontare. È la storia di come, nonostante la ventennale rimozione della cortina di ferro che divideva il loro habitat naturale in due, fra Germania ovest e Cecoslovacchia, i cervi dal mantello rossiccio ancora oggi non hanno il coraggio di oltrepassare quello che una volta era il confine e attualmente è solo una linea immaginaria nel più grande parco naturale d'Europa. Naturalmente, gran parte dei cervi che hanno conosciuto l'epoca del filo spinato elettrificato sono ormai scomparsi; tuttavia - spiegano gli studiosi che hanno osservato questo fenomeno - i genitori hanno tramandato la memoria del confine ai cuccioli, così che, a parte pochi temerari, i cervi dal mantello rossiccio rimangono negli angusti spazi della guerra fredda, piuttosto che andare a scoprire gli spazi disponibili in quella che una volta era "l'altra parte". Questa storia non racconta solo un curioso fenomeno naturale, ma rimanda istintivamente alla politica - forse non solo italiana - e alla reazione che ha avuto davanti alla caduta del muro, più in generale davanti ai processi di globalizzazione che, oltre a generare forti squilibri e intollerabili ingiustizie, sono stati anche processi di apertura e di libertà.
Negli scorsi 20 anni, come accadeva ai cervi dal mantello rossiccio, troppo spesso la politica ha diffidato di chi suggeriva di oltrepassare il confine delle proprie tradizioni; casi, opinioni, indicazioni sono stati trattati spesso come bizzarri o giudicati con sufficienza. Hanno continuato a dominare, seppure in presenza di un'implosione delle tradizionali formazioni politiche, richiami a tradizioni del passato, un conforto sulla base di categorie novecentesche, la preoccupazione di tramandare alle generazioni successive pregiudizi e automatismi piuttosto che la passione per la ricerca di terre inesplorate, in un mondo cambiato profondamente.
Forse la ragione della crisi e dei modesti risultati di oggi sta qui. In Italia, ogni persona consuma in media 196 litri di acqua minerale all'anno, circolano 36.000.000 di autovetture, 752 auto ogni 1.000 abitanti, la più alta densità europea, e i valdostani certo non sono da meno. Ogni 100 persone sono attivi 122 contratti di telefonia cellulare, in più ogni italiano butta fra i rifiuti 27 chilogrammi di cibo commestibile all'anno. Crisi o non crisi, siamo un "bel" popolo di consumatori, anzi, di consumisti! Spinti dalla pubblicità, dalla comunicazione, da un malinteso senso del benessere, tendiamo a costruirci un mondo opulento, dove crogiolarci felici mentre il Titanic affonda, senza rispetto per le risorse di tutti e senza solidarietà verso le ingiustizie patite da molti. Di questo passo non andremo molto lontano, magari ci sarà la ripresa, ci consoleremo con qualche rimbalzino del PIL e alla fine torneremo di nuovo indietro, vittime e ostaggi del nostro modo di vivere. Un modo di vivere che ha cambiato molto gli italiani, in peggio.
In questi anni è passato il messaggio di un modello di libertà negativa: tutti liberi da ogni interferenza: dallo Stato, dalle tasse. Parole d'ordine della destra che ha parlato di familismo e di individualismo, con la tivù commerciale che ha coltivato l'idea di perseguire la via del consumo e della ricchezza. Ma la sinistra non è stata però capace di offrire un modello alternativo. La fine delle ideologie ha portato la caduta anche dei tentativi di capire la società che stava cambiando, sono mancate le riflessioni sulle tendenze del capitalismo e oggi questo manca, e si vede, soprattutto nelle qualità intellettuali dei leader che puntano solo ad essere mediatici.
Ogni anno nel mondo muoiono 1.500.000 di bambini perché non hanno accesso all'acqua potabile o alle più elementari condizioni igienico-sanitarie: lo dice l'UNICEF. Come dice che con gli avanzi dei ristoranti americani ed europei si potrebbe sfamare l'intero continente africano. Ci sono paesi, sempre in Africa, dove l'85 percento della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. Come fai a fermare le grandi immigrazioni verso l'Europa, se prima non guardi in faccia la realtà, questa realtà? Dati, questi, conosciuti, ma voltiamo sempre la testa dall'altra parte, come fa l'Europa, che dibatte sul crocifisso in Italia, invece di guardare la croce che pesa su un'intero continente!
Oggi, complice anche la crisi devastante dell'ultimo biennio, è arrivata l'ora di pensare un nuovo modello di sviluppo, un aggiustamento dell'economia di mercato e un diverso stile di vita. La necessità di modificare gli stili di vita non è una stupidata, è una questione che interessa tutta la società. Ecco perché la politica deve sforzarsi di alzare il tiro dei suoi orizzonti. Credo che la parte migliore della destra e tutto il centrosinistra debbano avere la capacità di vedere bene i pericoli e le vie di uscita; se le forze migliori della società trovano i veicoli giusti per agire e smettono di guardare la tivù con le facce depresse, forse possiamo vedere qualcosa di nuovo. Fra i tanti numeri ripetuti nei giorni del summit sulla fame nel mondo c'è un dato sul quale dovremmo riflettere: oggi l'80 percento delle ricchezze del pianeta sono nelle mani dell'1 percento della popolazione. La chiave di tutto è proprio qui: se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo rivedere il modo in cui stiamo al mondo!
Io non sono contrario al capitalismo in sé, eppure secondo gli stereotipi del nostro Presidente del Consiglio io sarei sicuramente comunista, di più forse del Presidente della Bielorussia! Certo, lui è stato eletto con oltre l'80 percento dei voti degli elettori. Sono contrario al capitalismo senza criteri e senza freni, che punta a spremere il mondo come un limone, senza preoccuparsi delle conseguenze; così come penso che la scienza possa giocare un ruolo decisivo: la ricerca, l'innovazione, il sapere, sono gli unici che possono dirci se esiste un modo per soddisfare i bisogni di oggi senza dimenticare il mondo di domani.
Lo sviluppo sostenibile è l'unico modo per conciliare presente e futuro, ma dipende anche da ciascuno di noi. Non dobbiamo sottovalutare i piccoli gesti: l'uso dell'acqua, dell'energia, dei sacchetti di plastica. Non dobbiamo sottovalutare i piccoli gesti, come ci ha ricordato uno dei relatori della Conferenza sulla legalità, promossa dalla Regione e svoltasi proprio in questi giorni. Il mondo è fatto, ogni giorno, di piccole azioni. La novità è che oggi i nostri gesti possono avere conseguenze positive o negative anche per gli altri essere umani.
C'è la necessità di dare l'esempio perché non provarci noi, Regione, nel difficile campo dei rifiuti. Più informazione e piccoli gesti, a cominciare dall'eliminazione dei sacchetti di plastica, ancor prima delle direttive nazionali, per uno smaltimento veramente sostenibile. Oggi viviamo il tempo del disorientamento in cui il futuro non è più sentito come una promessa, ma come una minaccia, con il conseguente venir meno della progettualità e della speranza. La fine delle ideologie ha significato anche la fine dell'identità e senza identità non c'è politica appassionata, l'unica che davvero valga la pena di fare. Identità e politica fondate sulla funzione di orientamento e di sintesi nei conflitti che attraversano le società e sulle comunanze di valori: qui sta - secondo me - il nodo, la mancanza di dibattito politico, qui come altrove, sul futuro. Senza identità la politica si riduce a quello che forse stiamo facendo noi, a mera tecnica amministrativa. E senza valori, l'identità rischia di essere un involucro vuoto, o di doversi rifugiare nell'enfasi della demagogia.
Allora il documento contabile che ci viene presentato è un bilancio, seppure pluriennale, che guarda prevalentemente all'oggi o al domani a noi vicino, senza disegnare gli scenari possibili del domani più prossimo. Con qualche esempio cercherò di spiegare il senso del mio ragionamento, che ha il solo scopo di suscitare riflessioni sulle prospettive di questa regione che per me hanno un significato più profondo, che non quello - seppure importantissimo per l'oggi - di trovare soldi freschi attraverso un patto di stabilità a noi più favorevole.
Parlare del futuro - e la sede del bilancio pluriennale mi sembra l'occasione più corretta - vuol dire per me dare risposte ad alcuni dei problemi aperti e strategici, a cominciare dalla macchina regionale. Lo scorso anno, in occasione della discussione sul bilancio, avevo parlato di una struttura pesante e con grossi problemi di coordinamento e di funzionalità; avrebbe bisogno, avevo detto, al pari di una persona obesa non solo di diminuire di peso, ma di diventare più mobile e flessibile. Rispetto alla sede, ad una gestione più efficiente e meno costosa, il Presidente ha annunciato alcuni mesi or sono novità interessanti, quindi attendiamo fiduciosi. Ma niente di più.
La pubblica amministrazione invece, proprio a partire dalla Regione, dovrebbe cambiare in due direzioni: con la decentralizzazione dei servizi e con la definizione di nuovi modelli organizzativi. La decentralizzazione, lo abbiamo sentito affermare in questi giorni, passa inevitabilmente dal completamento della riforma e dal consolidamento del sistema regionale delle autonomie. Un autogoverno, lo ricordo, nel quale sono indicati con chiarezza quali sono i principi che vogliamo affermare: sussidiarietà, attribuzione delle competenze amministrative agli enti locali, leale collaborazione e pari dignità istituzionale. Principi capaci di costruire un sistema aperto, vicino ai cittadini, lontano da ogni centralismo statale e regionale. Il percorso per dare applicazione piena a questi principi si è interrotto, o meglio, quei piccoli passi compiuti, a cominciare dal personale appartenente al ruolo ausiliario delle scuole, appaiono piuttosto incerti o poco coordinati. Ho visto con piacere poi che un emendamento vuole chiarire anche questo processo.
Dobbiamo ripartire con maggiore determinazione per portare a compimento la transizione da troppo tempo incompiuta. Una volta definito il quadro delle competenze e delle funzioni da assegnare alle Comunità montane e ai Comuni, bisognerebbe ripensare al modello organizzativo. Un modello che risponda ad una Regione che deve prima di tutto essere capace di programmare e coordinare l'attività di indirizzo, monitoraggio, valutazione delle azioni messe in campo. Nello stesso tempo essere osservatorio dei fenomeni e centro studi delle dinamiche che si aprono nel contesto europeo. Per fare tutto ciò, c'è bisogno di ripensare ad una pianta organica rinnovata, cercando di alleggerirla attraverso tre strumenti: la promozione di tecnologie innovative, e qui siamo tutti d'accordo; l'impegno flessibile delle risorse attraverso strumenti quali il telelavoro e anche l'incentivo dell'esonero dal servizio dei dipendenti. Rispetto a questo ultimo punto, in considerazione del fatto che il Governo centrale ha impugnato la legge (cosiddetta "Brunettina"), c'è la possibilità di rivederne il testo rispetto alle cose dette.
Alla luce di queste considerazioni occorre inoltre definire la delicata materia del precariato e della stabilizzazione del personale; efficienza vuol dire anche sicurezza del tuo lavoro, del tuo futuro di vita. In questa direzione ringraziamo la CGIL e la UIL per le indicazioni che ci hanno fatto pervenire. Questi mi sembrano i problemi ai quali è la politica a dover dare risposte, che non può limitarsi a generiche affermazioni contro la burocrazia; non basta.
Parlare della famiglia, come cardine essenziale dello sviluppo umano e della società, vuol dire poi guardare la realtà di oggi con l'obiettivo di attrezzare meglio questa società a vivere il futuro, lo ha ricordato prima la collega Fontana. E dunque guardare al futuro con speranza per un domani migliore per tutti vuol dire promuovere anche una politica che assicuri il benessere di tutte le famiglie e aiuti quelle in difficoltà: perché esse davvero siano aperte alla genitorialità e orientate alla qualità affettiva delle relazioni, alla reciproca solidarietà e responsabilità. Se davvero vogliamo difendere e aiutare la famiglia, non servono le guerre ideologiche sulla sua forma giuridica, sono ben altre le difficoltà che investono da troppo tempo la vita delle famiglie italiane; per questo c'è un urgente bisogno di metterle al centro di politiche legislative più adeguate e di un'iniziativa culturale che ne promuova e sostenga il valore. Nel nostro paese poco o nulla è stato fatto di concreto per le famiglie, mentre le parole si sono sprecate. La condizione della famiglia si è aggravata su tutti i versanti, da quello relazionale e affettivo, a quello della natalità, a quello sociale. Servono politiche integrate e coordinate capaci di modificare la condizione e la sostenibilità della famiglia; è questo anche e non solo il modo per promuovere la natalità. Certo, pesano orientamenti culturali, ma è noto che le donne italiane fanno meno figli di quelli che desiderano e che il peso delle condizioni sociali è rilevante. Ci torneremo con un ordine del giorno.
In Valle d'Aosta in questi anni, in controtendenza, sono state fatte meno parole, ma più fatti: leggi, servizi, campagne informative, attenzione e coinvolgimento; dobbiamo continuare a camminare, e io provo ad indicare alcune strade che non sono presenti nel bilancio e nelle azioni del Governo regionale: sostegno al valore della maternità e della paternità significa riconoscere che l'ente pubblico si fa carico in parte del costo economico dei figli (rivedere i criteri di assegnazione dell'assegno post-natale e il riconoscimento di un tetto massimo definito per le spese affrontate nel primo anno di vita del bambino sono risorse messe in banca e che frutteranno meglio dei titoli di Stato); coordinamento dei servizi a tempo per le vacanze scolastiche e per gli orari discontinui del tempo scuola; sostegno ad un pacchetto di proposte capaci di rispondere alla conciliazione fra lavoro e famiglia, con particolare riferimento al lavoro di cura e di assistenza di una persona non autosufficiente (qui potremmo essere una regione pilota); sostegno ad una politica della casa capace di prestare particolare attenzione alla "capacità sociale" rappresentata dalle giovani coppie. E sono... non c'è Lattanzi, non fa niente, Lattanzi parlava di piccoli emendamenti che per noi sono piccoli, ma non superficiali.
Altro tema a mio parere cruciale per le forme di convivenza per l'oggi e per il domani: l'immigrazione. È un fatto ineluttabile, bisogna attrezzarci per governarlo. Ne parlo sempre, quasi quanto il Presidente Fini, perché è un tema che mi preoccupa seriamente. La migrazione dei popoli, costretti a lasciare il proprio Paese in cerca di pane e lavoro è uno dei "segni dei tempi", che tutti siamo chiamati a cogliere. E questa vicenda dei minareti nella vicina Svizzera mi preoccupa ancora di più. E il segno dei tempi di oggi è rappresentato da una svolta autoritaria e xenofoba del paese e non solo nel nostro paese, che affonda le radici in una profonda trasformazione della società italiana, che ha visto diffondersi un sentimento diffuso e bipartisan di paura. Paura per il futuro, per la precarizzazione dell'occupazione, per la modificazione degli stili di vita e di interi quartieri cittadini che sono completamente mutati, senso di incertezza esistenziale e sociale, e così via.
Alimentando la paura e soffiando sul fuoco di un'insofferenza diffusa verso gli stranieri, trasformando le questioni migratorie nel problema ossessivo dei clandestini, il sistema politico, non diversamente da gran parte dei media, ha creduto di riguadagnare un consenso incrinato da decenni. La situazione è che i migranti sono ormai individuati quali le cause principali del disagio diffuso; il risultato di questi processi è la presenza nel paese di circa 4.000.000 di persone sostanzialmente escluse da qualsiasi prospettiva di cittadinanza e oggettivamente tenuti in una condizione di sospetto.
Un'analisi di questi fenomeni, che non si limiti ad una mera denuncia, deve tener conto di un paradosso evidente: da una parte, cresce apparentemente la xenofobia e la maggioranza dell'opinione pubblica si dichiara ostile ai migranti; dall'altra, il loro numero cresce costantemente. Il paradosso consiste nel fatto che la crescita degli ultimi anni è avvenuta in un periodo in cui è stata al potere quasi esclusivamente la destra. La spiegazione di questa apparente contraddizione non risiede solo nella ben nota disorganizzazione degli apparati di Stato e nel carattere demagogico del controllo dell'emigrazione clandestina da parte della destra; risiede probabilmente nel carattere assai particolare dell'economia italiana: un paese, il cui valore aggiunto dell'economia sommersa rappresenta circa il 20 percento del PIL, ha incessantemente bisogno di forza lavoro mobile, sottopagata, e che non avanzi rivendicazioni.
Da questo punto di vista gli stranieri non costituiscono tanto un "esercito industriale di riserva" (perché non sono in competizione con i nativi in settori "poveri" come l'edilizia, l'agricoltura stagionale, l'assistenza), quanto un serbatoio a "disposizione" di un'economia anomala rispetto agli standard degli altri paesi sviluppati. Ecco allora perché in Italia si muovono centinaia di migliaia di persone contemporaneamente prive di diritti, ma indispensabili al funzionamento della macchina sociale: "vi temiamo, ma abbiamo bisogno di voi", si potrebbe dire.
Anche in Valle d'Aosta la presenza di immigrati ha conosciuto, negli anni, un sensibile incremento e complessivamente le presenze di cittadini stranieri sono distribuite in maniera abbastanza uniforme su tutto il territorio regionale. Le politiche di accoglienza sono la condizione decisiva per fare dell'immigrazione una ricchezza sociale, culturale ed economica, ed evitare la regressione xenofoba. In questo contesto quale ruolo possono avere le Regioni, i Comuni, gli Enti locali?
Studi e ricerche hanno evidenziato come le politiche locali emergano quali fattori determinanti di un disegno complessivo di integrazione degli immigrati. Pur non potendo incidere sui nodi giuridici più rilevanti, come la cittadinanza o il diritto di voto, possono rendere effettivo sul piano educativo e sociale il riconoscimento dell'appartenenza alla comunità residente in un certo territorio. Diritti e aperture non sono dunque concessioni "buoniste", come si vuol far apparire, bensì condizioni necessarie ed indispensabili affinché l'integrazione possa realizzarsi in forme non meramente "subalterne", come invece sembra implicitamente richiedere tanta parte della nostra società. Un territorio, con le sue istituzioni e le sue politiche, può dunque esercitare un ruolo attivo nel configurare forme più avanzate di inclusione dei migranti nella comunità locale e nel promuovere rapporti pacifici reciprocamente arricchenti fra vecchi e nuovi residenti.
La nostra società, quindi, ha bisogno di elaborare positivamente le trasformazioni che investono le comunità locali con la presenza crescente di stranieri e la convivenza di lingue e religioni diverse, per fondare un nuovo patto di cittadinanza nel reciproco riconoscimento di culture e di identità diverse. Dobbiamo garantire uguali diritti e doveri a chiunque vive e lavora nella stessa comunità civile, non solo affermare i diritti sulla carta, ma garantirne l'effettiva praticabilità con scelte coerenti nelle politiche dei governi locali per la casa, l'istruzione, la sanità, i diritti culturali, la società, la partecipazione. Bisogna però superare un'idea degli immigrati come destinatari passivi delle politiche pubbliche di accoglienza e puntare sulla loro responsabilizzazione come soggetti attivi della nuova cittadinanza e della promozione dei propri diritti. Questi, a nostro parere, alcuni degli indirizzi che dovrebbero guidare una pubblica amministrazione nei confronti di una politica migratoria inclusiva, ma che non abbiamo visto negli intenti programmatici del Governo regionale, ed anzi, i provvedimenti fino ad oggi esaminati danno ancora una lettura vecchia e superata dell'immigrazione.
La nostra società che - come sapete - spesso ha la capacità di darsi delle risposte prima della politica e dell'amministrazione pubblica, ha anticipato delle prospettive, una per tutte le badanti, e ci chiede di mettere in campo delle valutazioni e delle scelte conseguenti nel settore della non autosufficienza; valutazioni e scelte prospettiche che non vedo. Il progressivo invecchiamento della popolazione nei paesi industrializzati è un fatto assodato e di cui sentiamo parlare così spesso da suonare ormai quasi banale; tuttavia, la sensazione che si ha è che ci sia, sì, la consapevolezza di questa situazione, ma che ancora non venga affrontata in maniera costruttiva.
I dati che abbiamo a disposizione nel nostro paese ci offrono la fotografia di una popolazione che non solo invecchia, ma che si trasforma e si riduce progressivamente a causa del declino della fertilità e del tasso di natalità che, in Valle d'Aosta, è ancora più basso che in Italia paese tra i più bassi del pianeta. L'impegno deve essere quello di trovare nuove strade, perché il grande mondo degli anziani che si profila davanti a noi - di cui, con un po' di fortuna, faremo parte - possa essere affrontato in modo specifico, cercando di sezionarne i vari aspetti e offrendo per ciascuno tentativi di risposta.
La prima operazione da compiere è definire i confini fra la condizione anziana vissuta in salute e quella invece caratterizzata da una pesante presenza di malattie, e quindi di dipendenza. "Invecchiare non è una malattia", secondo una felice espressione del professor Marco Trabucchi: il passare degli anni non comporta necessariamente per tutti dolore e perdita. Molte persone, infetti anche in età avanzata, sono in grado di badare a sé stesse e allo stesso tempo, di svolgere significativi ruoli sociali all'interno della famiglia e delle comunità di vita in senso allargato. Occorre perciò mantenere la gente attiva, operando per mantenere sempre in funzione le capacità cognitive: ecco perché andrebbero adottate politiche coerenti e coordinate nella prevenzione delle malattie e della promozione della salute e non farne solo occasioni episodiche e mediatiche.
Certo, un aumento dell'età media come conseguenza diretta porta un aumento delle persone che si ammalano e che sono affette da malattie croniche; ovviamente gli ospedali ristrutturati o nuovi - non fa importanza rispetto a questo problema - non potranno occuparsi di tutte queste patologie. Potranno continuare a fare diagnosi e terapie urgenti, ma si dovranno trovare nuove forme di intervento. Si tratta, per la verità, di forme di assistenza già in atto nella nostra regione, ma a mio avviso non soddisfacenti, non coordinate e non programmate; "integrazione" come progetto, come sistema, per il benessere di tutti e non solo come intervento emergenziale riparatorio.
È evidente, però, che un problema di così forte e crescente impatto - guardiamo da qui a 20 anni - non può trovare soluzioni attraverso le sole risorse del bilancio regionale, benché ricco, ma più di tanto non potrà esserlo. La non autosufficienza richiederà costi elevatissimi e sarà questa una delle grandi sfide con cui si misureranno tutte le società evolute, tant'è che, pur seguendo itinerari diversi, alcuni paesi hanno attivato misure straordinarie di assistenza e, in Italia, alcune Regioni stanno sperimentando interventi innovativi. Di fronte a bisogni crescenti, che richiedono un aumento consistente delle risorse da mettere a disposizione, è necessario prevedere un'entrata autonoma e straordinaria che finanzi queste necessità e che coinvolga tutti i cittadini che producono reddito nel condividere il rischio della non autosufficienza in età avanzata. Ritengo che, scartando la scelta di un'assicurazione privata, che determinerebbe inevitabilmente forti discriminazioni fra cittadini con uguali bisogni, la condivisione del rischio della non autosufficienza attraverso un sistema assicurativo, equo, pubblico ed obbligatorio, che non coinvolga solo i lavoratori dipendenti, può costituire una via solidale, efficace e concreta per garantire a tutti, con certezza, il diritto all'assistenza.
Il nostro "Piano regionale per la salute e il benessere sociale" sottolinea la necessità di individuare formule per l'istituzione di specifici fondi da destinare a questo importante settore della vita sociale: allora attiviamoci, signor Presidente Rollandin, e cominciamo a studiare una proposta che meglio si adatti alla nostra realtà, ma occupiamocene subito per dare sicurezza finanziaria alle nostre azioni di oggi e dare così, domani, una risposta dignitosa alle tante famiglie che si troveranno ad affrontare situazioni spesso drammatiche.
Le voci in agenda potrebbero continuare con Aosta città capoluogo, (su questo argomento abbiamo preparato un ordine del giorno), con la formazione professionale dei giovani, un'offerta formativa ampia e radicata nel territorio e funzionale al fabbisogno formativo del mondo del lavoro e dei percorsi di studio post-diploma e universitari. In questo quadro come si armonizzano gli interventi dei diversi assessorati nel finanziamento a corsi di formazione nel settore turistico, in quello agricolo, o nel contributo dato a corsi di iniziativa privata? Di questo avremo modo di parlare all'interno del Consiglio delle politiche del lavoro, nel percorso dedicato al monitoraggio delle azioni previste nel piano triennale di politiche del lavoro, in particolare nelle politiche di sistema.
In sintesi, un bilancio munifico per l'oggi, che cerca di essere vicino alla società ed attento ai bisogni delle persone, però per assicurare ai bambini di oggi e di domani una regione ricca non solo in denari, quella regione che abbiamo solo in prestito dai nostri ragazzi, non bastano le grandi opere in programma. Bisogna saper disegnare una Valle d'Aosta attrezzata meglio ad affrontare un futuro molto incerto e oscuro per tutte le società moderne. Grazie.
Président - La parole à la Conseillère Emily Rini.
Rini (UV) - Merci, M. le Président.
Come è già stato evidenziato, l'atto più importante che viene discusso in quest'aula è certamente il documento programmatorio, atto che ho voluto esaminare con molta attenzione e che ritengo aderente al programma di governo che abbiamo approvato all'inizio della legislatura, e ciò malgrado il difficile momento di crisi che investe purtroppo anche la nostra regione, come già ampiamente sottolineato.
Abbiamo sotto gli occhi un documento serio, prudente e realistico, che tiene in giusto conto delle entrate e soprattutto le necessità di indirizzarle verso i settori che possono generare ricchezza per la nostra Valle e soprattutto per il benessere dei cittadini. In un momento così particolare si è pensato alla ripresa dell'economia con azioni che possono dare respiro ed impulso alle aziende produttive. Come è già stato detto, si è voluto porre una grande attenzione verso le famiglie in difficoltà, verso i meno abbienti, verso i cittadini che si trovano in povertà e che trovano sostegno in vari centri di solidarietà.
Molte risorse sono state indirizzate a favore delle persone anziane ed in difficoltà, il cui numero aumenta di anno in anno e per le quali la Regione dispone di strutture e servizi di assistenza, invidiati da molte altre realtà. Costituiscono una parte rilevante, infatti, le spese sostenute per la stipula delle convenzioni con le istituzioni private che gestiscono servizi residenziali per anziani, le quali dovranno essere rinnovate per gli anni successivi, come è stato previsto dalla legge regionale n. 15/2009, che ha prorogato le funzioni amministrative per la stipula di convenzioni in capo all'Amministrazione regionale. Anche queste strutture, come quelle pubbliche, devono adeguarsi agli standard gestionali e strutturali, per questo si è considerato un aumento della spesa pari a circa 500.000 euro.
Per quanto concerne i piani di zona, si è conclusa nel corso del 2008 la fase di raccolta ed analisi dei problemi e bisogni sociali e sta per terminare anche la seconda fase, con l'approvazione del documento di piano e la sottoscrizione degli accordi di programma. Nel biennio 2010-2011 è prevista la realizzazione di progetti specifici proposti dai vari sub-ambiti. È in programma l'avvio del sistema informativo dell'IRSE, che permetterà il calcolo dell'Indicatore Regionale della Situazione Economica per l'accesso a tutte le provvidenze e l'elaborazione dei dati così ottenuti.
Nell'ambito poi della disabilità è garantita una serie di servizi, sia residenziali che semiresidenziali, e anche domiciliari. Sono gestiti direttamente dall'Amministrazione regionale i CEA e i laboratori occupazionali per disabili per i quali è necessario sostenere le spese di funzionamento, nonché quelle per l'acquisto di materie prime per i prodotti che vengono venduti. Oltre ai servizi residenziali, la cui gestione è affidata a soggetti esterni, sono attivi diversi servizi a favore di persone con disabilità, fra cui ricordiamo il servizio di accompagnamento, d'integrazione e di assistenza, un laboratorio socio-riabilitativo per persone con disturbo dello spettro autistico ed altri interventi quali i soggiorni marini, attività connesse allo sport ed alla musica. Il rinnovo di alcune convenzioni comporterà un aumento di spesa ed è previsto, in collaborazione con l'Agenzia del lavoro, un incremento del numero e della qualità dei laboratori occupazionali. Tra i contributi che l'Amministrazione eroga, una parte rilevante concerne l'assistenza privata a domicilio, effettuata dall'assistente personale, i contributi a minori che sono in situazione di disagio e l'assegno post-natale. Anche i contributi a sostegno del reddito delle famiglie per l'integrazione al minimo vitale assorbono una parte rilevante della spesa dell'Amministrazione: per questi si prevede un aumento in conseguenza della situazione economica in atto.
L'Amministrazione regionale è anche tenuta a gestire la formazione in ambito sociosanitario, socioassistenziale e socioeducativo; a tal fine viene annualmente redatto un piano di aggiornamento della formazione. È già previsto, per il triennio 2009-2011, un percorso articolato di riqualificazione in operatore sociosanitario ed un ciclo di corsi di formazione per assistenti personali. Sempre nell'ambito degli interventi per servizi e provvidenze socioassistenziali, sono previste altresì spese a sostegno di particolari categorie, quali: i nefropatici, i tubercolitici, i silicotici, mutilati e invalidi del lavoro ed i rifugiati, nonché le spese finalizzate alla realizzazione di un adeguato percorso per l'applicazione nella nostra Regione di nuovi strumenti di valutazione e misura della disabilità, sulla base di quanto elaborato dall'OMS.
Fra le spese di investimento, nell'ambito delle risorse del Fondo regionale per le politiche sociali, l'Amministrazione intende sostenere le spese relative alla realizzazione del CEA di Gressan, le spese che devono essere rimborsate per l'acquisto di attrezzature nell'ambito della convenzione con l'Istituto Don Bosco di Châtillon, nonché i contributi erogati per l'eliminazione delle barriere architettoniche e per l'acquisto di ausili e attrezzature a favore della persona con disabilità.
Un particolare riguardo viene poi posto anche verso un'altra fascia di cittadini, quella dei giovani, che non riescono ad avviarsi nel mondo del lavoro; per questo motivo il nostro Governo si è prodigato, attraverso interventi importanti e fondamentali, nella formazione professionale e nella politica delle attività lavorative.
Altro settore che questo documento programmatorio non ha sicuramente trascurato e che mi sta particolarmente a cuore è quello dello sport. Lo sport, da un punto di vista educativo, concorre alla formazione di una personalità armonica ed equilibrata che pone le basi per un'apertura a valori più alti, quali: la cultura, la partecipazione sociale, la ricerca di significati che vanno oltre gli aspetti materiali e quotidiani della vita. In questo settore sono stati previsti importanti interventi a favore di associazioni sportive per la sponsorizzazione di atleti di rilievo nazionale ed internazionale, attività federali, manifestazioni sportive anche extraeuropee, l'organizzazione di competizioni di rilievo mondiale, il sostegno nel settore dei campi da golf, la gestione di infrastrutture sportive quali le piscine ed impianti in genere, le piste ciclabili e i campi di atletica. Con queste ed altre iniziative previste è ben evidente la sensibilità di questa maggioranza verso lo sport e quindi verso i giovani, che ne sono da sempre i principali fruitori. Lo sport è infatti fondamentale all'interno della società ed essenziale per la crescita delle nuove generazioni, oltre che - elemento da non trascurare - per l'indotto turistico che ne può generare.
Con queste brevissime riflessioni concludo il mio intervento, con una certezza: credo che da questo bilancio i cittadini troveranno le risposte che si aspettano e che consentiranno di superare con meno difficoltà il momento di crisi che stiamo purtroppo ancora attraversando.
Président - La parole au Conseiller Donzel.
Donzel (PD) - Egregio Presidente, cari colleghi, farò alcune brevi considerazioni raccogliendo anche l'invito del collega Crétaz; è un onore far parte del Consiglio regionale, lo riconosco in pieno questo, ed è anche un dovere che si esplica nel lavoro quotidiano, e anche nell'attività qui, in Consiglio regionale, in particolare nella discussione del bilancio, che riteniamo l'atto più importante che il Consiglio regionale assume durante la sua attività annuale. Si tratta della legge finanziaria e del bilancio di un momento decisivo e strategico, dove si giocano la gran parte delle partite che poi si possono sviluppare durante l'anno, e questo dice tutta l'attenzione che prestiamo a questo momento, un momento che non viviamo esclusivamente - facendo parte di una minoranza - come un momento di critica, ma ringrazio i colleghi Fontana e Rigo per come hanno saputo interpretare con proposte, con suggerimenti, questo ruolo che ci siamo attribuiti di un partito che accetta la sfida delle riforme, l'accetta anche quando alle volte capita che la maggioranza gliene neghi la possibilità, come sulla legge elettorale per i Comuni, però si va avanti, si guarda avanti, nuove riforme ci aspettano - lo dirò poi - e noi siamo lì, pronti con le nostre proposte, a dare un contributo di critica costruttiva.
L'anno passato, si leggeva nella relazione dell'Assessore regionale al bilancio, Claudio Lavoyer... innanzitutto mancava quella splendida introduzione che c'è quest'anno, che mi ha messo a mio agio, perché inizia con l'analisi internazionale, l'analisi nazionale... mi sembrava di essere negli anni '70 alle riunioni di partito, si cominciava sempre con "la situazione intercontinentale..."; invece l'anno scorso era stato un po' più stringato su questa parte ed era arrivato subito a dire, fin dalla prima pagina, che "i dati macroeconomici degli ultimi mesi hanno segnalato come l'economia della Regione abbia registrato una lieve crescita ancorché rallentata, in controtendenza con le altre Regioni italiane. A mio avviso questa resistenza è dovuta ad un'economia reale, sobria e solida". Questo si scriveva nella relazione dell'anno scorso, poi i fatti dissero come in pochi mesi fummo tutti costretti a ricorrere ad un provvedimento anticrisi. Ma, come rilevato da tanti interventi che voglio solo puntualizzare nella parte specifica, che si occupa della questione lavoro, la situazione è molto più difficile di quella che è sembrata essere rappresentata l'anno scorso e di come ancora in parte si tende a rappresentarla.
Faccio una battuta. L'anno scorso ci si affannava tutti a dire: gli economisti non contano nulla, non valgono niente, non azzeccano tutte le previsioni, sbagliano tutti, ci hanno portato al disastro, non hanno saputo prevedere la crisi finanziaria ed economica; dopodiché, quest'anno, nella relazione dell'Assessore è citata per tre volte l'agenzia di rating che dice che la Valle d'Aosta ha AA+. Allora quest'anno è cambiato di nuovo l'atteggiamento e sugli esperti finanziari c'è di nuovo più fiducia. Vi invito a stare attenti... intanto Trento e Bolzano non hanno AA+, ma hanno AAA, quindi non siamo i primi della classe, c'è qualcuno che è pure più bravo di noi e, solo per dirvi di cosa possono valere queste cose delle agenzie di rating, sappiate che per Dubai... in questo momento l'Emirato di Dubai negli Emirati arabi uniti ha una grandissima holding colpita da una crisi finanziaria importante... quello Stato ha ancora adesso la sigla AA come garanzia di solidità di rating... questo per dirvi cosa può voler dire quel tipo di indicatore.
Qual è la situazione che si è manifestata in Italia? Mi occupo soprattutto della questione lavoro. Secondo i dati più recenti dell'ISTAT nel 2008 il prodotto interno lordo della Valle d'Aosta sarebbe diminuito in termini reali del meno 0,5 percento rispetto all'anno precedente, mentre per il 2009 i famosi istituti specializzati stimano una contrazione compresa fra meno 2 percento (la Fitch ratings) e il meno 4,6 percento (Prometeia). D'altro canto, i dati ISTAT relativi al terzo trimestre 2009 indicano per l'Italia una contrazione tendenziale del PIL del meno 4,6 percento, il che lascia supporre che il saldo atteso anche per la Valle d'Aosta possa, a consuntivo, non essere molto dissimile da quello ipotizzato.
Osserviamo anche che Prometeia stima che una ripresa significativa della produzione nella nostra Regione, e questo è ciò che mi preoccupa più di tutto, si potrebbe realizzare soltanto a partire dal 2011, prevedendo anche per la Valle d'Aosta che la fase recessiva possa durare per circa un biennio. Non dico questo perché mi piace gufare, tutt'altro; dico questo come dato da prendere in esame per sapere che scelte fare con il bilancio. Se andate a vedere le dichiarazioni di oggi del Presidente di Confindustria, Marcegaglia, che qualche settimana fa diceva che probabilmente le cose vanno meglio, già si dice che la sensazione è che questa ripresa sia molto lenta per quanto riguarda l'Italia e, soprattutto sul fronte dell'occupazione, la situazione è disastrosa.
Mi preoccupa molto la questione dell'occupazione in Italia, perché ci potranno essere ripercussioni anche negative rispetto alla Valle d'Aosta; in un mercato globale la competizione si estende e la creazione di nuovi posti di lavoro crea competizione anche fra territori. L'ho vissuto come esperienza, lo potrebbe raccontare benissimo l'Assessore all'istruzione, come la possibilità di posti di lavoro nel settore dell'istruzione in Valle d'Aosta aveva fatto sì che dalle altre Regioni ci fosse uno spostamento significativo per accedere a quei posti; quindi, quando le cose vanno male anche nelle Regioni vicine a noi, c'è da essere preoccupati per la situazione in generale.
Anche in Valle d'Aosta le persone in cerca di occupazione registrano una significativa crescita tendenziale su base annua, quasi 1.000 unità in più si aggiungono a quelle che normalmente cercano lavoro. L'occupazione nel suo complesso si riduce, meno 0,9 su base annuale, si parla di 800 posti di lavoro in meno in Valle d'Aosta; è chiaro che una cifra che è rappresentata vicino alle grandi cifre d'Italia, Europa, mondo, eccetera, ci porta a dire: tutto sommato... Tutto sommato vuol dire che è come l'intero stabilimento Cogne, come quasi tutti i dipendenti del Casinò, queste sono cifre che per la Valle d'Aosta non sono noccioline, sono cose significative! Vuol dire meno 5,6 percento nel settore industriale e questo è solo il dato occupazionale... poi c'è la questione della cassa integrazione: fra il 2007 e il 2008 era cresciuta del 6 percento; nel solo 2009 le ore di cassa integrazione autorizzate nei primi 10 mesi hanno superato la soglia di 2.000.000 di ore e risultano essersi incrementate rispetto al 2008 del 124 percento... questa sarebbe quella solida economia che non ha subito nessun tracollo!
Arrivo ad un aspetto che fino a qualche tempo fa sembrava neanche preventivabile per una regione come la nostra, ma che è stato denunciato prima dalla Caritas ed è sempre più sotto gli occhi di tutti, e credo che molto presto l'Assessore alla sanità ci presenterà una relazione in questo senso: riguardo agli aspetti della coesione sociale i dati disponibili evidenziano che fra il 2007 e il 2008 nella nostra regione si è avuta una crescita importante, più 17,8 del numero delle famiglie che si trovano in condizione di povertà relativa, cioè cresce la povertà nella ricca Valle d'Aosta: questo è un segno che dice che dobbiamo tenerne conto di questa cosa. In Valle d'Aosta, nel 2008, le famiglie che si collocano al di sotto della soglia convenzionale linea di povertà per la spesa per consumi, sono stimate in circa 4.500, ovvero il 7,6 percento del totale... comincia ad essere significativa questa cifra!
Tutto questo avviene quando? Avviene nel momento in cui, a partire dal 1989, importanti storici segnano la fine del secolo breve e l'inizio di 20 anni di una crescita smisurata, straordinaria dell'economia, una crescita dell'economia che ha portato qualcosa come 400.000.000 di individui nel mondo che sono passati dalla povertà ad una soglia di sopravvivenza normale, quindi una crescita straordinaria del pianeta, ma... questa crescita è stata assolutamente distribuita male sul pianeta: c'è chi cresce e c'è chi si trova più povero, e ci si può - questo è il paradosso - trovare ad essere più poveri anche in luoghi dove c'è una consolidata ricchezza. Ecco perché correttamente cerchiamo di porre il problema del riequilibrio nelle piccole aree fra nuove forme di povertà e benessere, e messaggio di riequilibrio anche per le grandi aree del pianeta, perché è inevitabile che se non si crea un equilibrio nella ridistribuzione della ricchezza, e anche oggi la FAO denuncia che muoiono ancora oggi milioni di bambini per fame, è chiaro che milioni di persone si spostano e noi avremo il problema, come correttamente ha citato il collega Rigo, della migrazione, della difficoltà di gestire questa realtà. Uno squilibrio nella ricchezza che ha alimentato una crisi economica e finanziaria straordinaria... perché? perché qualcuno non ci sta a fare quello che diceva il collega Rigo, a ripensare lo sviluppo! Qualcuno decide e sceglie, e sono gli Stati Uniti, la strada dell'indebitamento: più debito delle famiglie, più debito commerciale, più debito pubblico, cioè noi americani vogliamo continuare a vivere alla grande. Così facendo si vive al di sopra delle proprie potenzialità, e poi arriva di colpo il tracollo economico!
Qual è il senso di questa storia? È che un gruppo di individui decide di voler vivere ad un livello molto più alto delle proprie potenzialità, infischiandosene delle nuove generazioni! Perché questo è il dramma: sono i giovani che non trovano lavoro, sono i giovani che non avranno futuro! Noi, vivendo in questo modo irrazionale, distruggiamo la possibilità di futuro per i più giovani. In Italia quello che colpisce di più e, in parte, anche in Valle d'Aosta, è che sono i giovani ad essere tagliati fuori dal mercato del lavoro, sono i giovani ad avere poche chances, sono i giovani che non si possono costruire il futuro! Questo è l'obiettivo che secondo noi dobbiamo assolutamente darci, rispondere a quelle forme di grave povertà che si manifestano anche da noi ed intervenire il più possibile per creare condizioni di lavoro.
La situazione noi la vediamo difficile. È inevitabile che ci saranno dei contraccolpi economici forti del fatto che non abbiamo più i buoni di benzina: si tratta di 35.000.000 di euro sottratti dalle tasche delle persone. Molti di questi 35.000.000 di euro erano finalizzati anche ad attività di tipo economico, molti utilizzavano il mezzo per spostarsi per il lavoro, molti lo utilizzavano in termini sociali, sopperivano alle difficoltà che ci sono. Non perché non ci siano mezzi pubblici in Valle d'Aosta: in Valle d'Aosta ce n'è e c'è un intervento pubblico significativo, ma è una realtà particolare. Molti sopperivano alla difficoltà di portare in certe piccole realtà il mezzo pubblico attraverso questo strumento del buono di benzina, quindi al di là di qualche eccesso o consumo spropositato, in realtà la nostra economia aveva, in quella fonte di reddito, una risorsa importante. Nonostante si sia cercato di tamponare questa falla con un provvedimento certamente significativo - va riconosciuto che è un provvedimento significativo, quello di un bonus energia -, non è sicuramente paragonabile a quelli che erano prima i buoni benzina; quindi questo è - fotografiamo l'esistente - un passo indietro, non possiamo non tenerne conto!
Un'altra considerazione. Penso che se l'Assessore all'industria non si è lamentato delle risorse che ha a disposizione, non è perché non vorrebbe chiederne di più, ma perché uno dei problemi che dobbiamo porci è soprattutto come rendere produttivi questi investimenti che facciamo nella ricerca, come fare in modo che queste risorse si trasformino poi in posto di lavoro, in un'attività che si mette in modo. Molte volte questi investimenti sono investimenti che si spengono, che non si traducono in crescita produttiva ed in nuova ricchezza. Sicuramente andranno ripensate certe forme che in questa fase sono anche indispensabili al di là... fummo noi, l'anno scorso, a porre la questione della riduzione dell'IRAP, quindi il fatto di trovarla quest'anno già in finanziaria lo vediamo come un fatto positivo; ma sicuramente bisogna chiedersi come si traduce la riduzione dell'IRAP sulle nostre aziende: semplicemente in un modo per reggere e parare i colpi della crisi o in potenziale di nuovo investimento, di nuovo utilizzo di risorse da parte dell'impresa? Se questo è, quella è la strada da continuare a perseguire.
Se in realtà, come apprendiamo da Banca d'Italia, c'è un accantonamento delle risorse delle imprese, cioè le imprese mettono i soldi al coperto e diminuisce il risparmio delle famiglie, non è questa la strada! La strada è: ti lascio le risorse, ma perché si trasformino in possibilità di nuovo investimento. E andrebbero con un certo coraggio tracciate delle direttive, cioè provare ad immaginare che gli investimenti vadano in una certa direzione: serve quella che si dice, fra virgolette, una "politica industriale". Lo so che è difficile, fu fatta una scelta di puntare molti anni fa sull'indotto FIAT, fu valida per un certo periodo, perché tantissime famiglie ci hanno lavorato ed hanno tratto reddito da quelle realtà; oggi il mercato dell'automobile è sconvolto, quindi bisogna ripensare quegli investimenti, ma sicuramente bisogna avere una strategia.
Più volte abbiamo detto che bisognerebbe fare un grandissimo sforzo sul settore dell'energia, puntando su quell'enorme potenziale che è CVA. Adesso non è la sede per fare tutta la serie di esempi, ma due anni fa, per esempio a Trento, hanno fatto la sperimentazione di un parco eolico, non so bene adesso che fine abbia fatto, però ci sono dei tentativi di fare almeno degli esperimenti, fare dei tentativi per capire se si può perseguire nel settore energetico una di quelle strade che potrebbero creare ricchezza.
Sempre nel campo del lavoro un altro aspetto, secondo me non indifferente, era l'impegno che il Governo regionale si era preso, di intervenire anche sulla sicurezza del lavoro. Questa è una cosa secondo me importante, io lo rimetto all'attenzione, perché avevamo fatto un provvedimento che era quello che riguardava il sostegno da dare alle famiglie che avevano subito la perdita di un congiunto sul lavoro e ci eravamo trovati tutti a condividere quel provvedimento; in quella sede, però, si disse che servono due aspetti, uno è questo di un intervento a valle, necessario, indispensabile, ma serve anche un provvedimento sull'aspetto preventivo.
Guardate che la sicurezza sta diventando un vero problema: uno, perché continuano ad esserci gli incidenti e, due, perché in Valle d'Aosta c'è un'azione che è soprattutto poliziesca, punitiva, non è preventiva, non è educativa! Io lo dico, bisogna investire in un'ottica di prevenzione, bisogna arrivare sui cantieri soprattutto nell'edilizia per dire quali sono le cose che non vanno, obbligare a correggere gli errori, ma non a ficcare immediatamente la multa di 2.000-5.000 euro ad un'azienda che il giorno dopo chiude! Questa è la realtà, cioè questa è la Valle d'Aosta, altro che non ci sono problemi in Valle d'Aosta! Questi sono problemi grossissimi e noi, questi problemi, li vogliamo affrontare!
Qui serve... siccome le nostre aziende sono troppo piccole, sono diventate microscopiche, è un problema, bisogna favorire l'aggregazione di queste imprese, non reggeranno nessun tipo di competizione esterna. Hai un bel dire: bisogna tutelare le aziende negli appalti, ma se tutti gli artigiani licenziano quei 3-4 dipendenti che hanno e diventano artigiano-dipendente da solo, è difficilissimo immaginare come gestiremo gli appalti dell'Università della Valle d'Aosta con delle microimprese fatte da un individuo! È assolutamente impossibile che queste microimprese possano avere degli appalti all'interno di contesti di quel genere, e per di più queste microimprese non sono in grado di affrontare e gestire i costi della sicurezza, quindi ecco la multa che arriva a far chiudere loro definitivamente l'attività. Questi sono dei problemi che, a nostro avviso, vanno assolutamente affrontati con urgenza.
Poi l'altra questione fondamentale, su cui il collega Rigo ha già dato ampio sfoggio di possibilità di contributi che possono arrivare dalla nostra forza politica, è la questione della riforma della pubblica amministrazione. Vi dico, cari colleghi, so benissimo che questo Consiglio regionale è seguito su Internet, c'è la stampa, eccetera, ma se qui giochiamo a chi fa gli interventi più demagogici, non credo che andiamo da qualche parte sulla riforma della pubblica amministrazione! Credo che una riforma abbia bisogno di equilibrio e di tanto buon senso, e faccio degli esempi concreti. Si può alleggerire la macchina regionale dicendo: "tutta questa roba se la pigliano i Comuni". Sì, ma guardate che i Comuni senza personale... come pensate che affrontino queste problematiche?
Non condivido assolutamente l'analisi di quelli che dicono: i Comuni si lamentano che non hanno personale, c'è già fin troppo personale. Provate a constatare, molti di voi sono sindaci, sanno che la stessa persona al mattino ripara un tombino, al pomeriggio si mette la divisa da vigile e magari alla sera guida un pulmino per portare gli alunni a scuola, la stessa persona: un esempio di flessibilità che non è così diffuso! Le stesse persone hanno situazioni completamente diverse nei comuni turistici durante l'estate, dove c'è un afflusso incredibile di popolazione, rispetto ad altri periodi dell'anno, quindi c'è il problema della stagionalità nell'affrontare queste problematiche, non tutti i Comuni hanno gli stessi comportamenti durante l'anno, quindi c'è il periodo in cui il comune è invaso da una popolazione turistica e quindi servono anche delle energie che in altri momenti dell'anno non sono necessarie. Tutto questo si chiama flessibilità e non è così facilmente realizzabile come a prima vista si potrebbe pensare.
E poi io dico, se vogliamo affrontare la riforma della pubblica amministrazione, noi siamo a disposizione, siamo pronti con delle idee, ma partendo da un presupposto: lasciando Brunetta a casa sua, a Roma, e parlando con serietà di cos'è il lavoro dipendente, perché io grido allo scandalo se è vero che tutti questi dipendenti sono dei fannulloni, ma allora tutti questi dirigenti cosa fanno, dove sono i dirigenti? Credo che ci sia un problema di riorganizzazione della macchina pubblica, ma sarebbe assolutamente scorretto immaginare che tutti siano degli sfaccendati; spesso mancano delle chiare indicazioni di lavoro, spesso non è organizzato bene il lavoro, ma questo non è un problema del singolo dipendente, anzi! Io sono convinto che in molte realtà, se i dipendenti facessero solo ciò che ordinano loro di fare, i servizi non funzionerebbero, cioè ci sono molti dipendenti pubblici che sopperiscono addirittura alle carenze dirigenziali! Quindi se vogliamo razionalizzare e riorganizzare, siamo a disposizione, ma non certo per fare della demagogia.
Un'ultimissima considerazione riguarda il fatto che qualcuno ha fatto - giustamente è la sede per farlo - anche delle considerazioni di tipo politico molto forte e ha parlato dell'avvio di una seconda autonomia. Io sarei più prudente rispetto a questa "seconda autonomia", perché ho ancora cara la prima e perché non vorrei che facesse la fine della seconda repubblica che già tutti pensano di cambiarla nella terza!
Quando sento dire che per difendere il benessere valdostano, dobbiamo fare fronte comune con la Sicilia e il Friuli, dico è curioso che si dimentichino delle realtà che sono molto più simili a noi, Trento e Bolzano, e non vorrei che ci fosse dietro semplicemente una lettura puramente ideologica, cioè siccome la Sicilia e il Friuli sono amministrati dal PdL, è lì che si fa il fronte comune! Preferirei che uscissimo dagli schemi ideologici di questo tipo e ragionassimo più in termini di difesa dell'autonomia, insieme a tutte le Regioni autonome e con le loro specificità e le loro particolarità.
Nel merito di questo bilancio abbiamo presentato una serie di emendamenti, qualcuno li chiama piccoli, noi li chiamiamo estremamente importanti, perché sono legati ad alcuni dei tanti bisogni della nostra realtà. Con le nostre piccole forze abbiamo cercato di interpretarli in questo modo e continueremo a lavorare in modo tale che il nostro ruolo di minoranza non sia di puro contrasto, ma sia di contributo ad una lettura della realtà e anche di contributo in termini di proposte, che poi potranno essere accettate o bocciate a seconda delle situazioni, ma lo spirito è quello di lavorare al servizio di tutta la comunità valdostana.
Président - La parole au Conseiller Maquignaz.
Maquignaz (UV) - Merci, M. le Président. Grazie.
Voglio anch'io intervenire in questo dibattito sul bilancio, chiaramente cercherò di non dilungarmi troppo in quanto sono già state dette tantissime cose, gli interventi sono stati molti e interessanti. È necessario però partire subito dalla situazione economica, non per essere ripetitivi, ma partendo da lì riusciremo a fare un punto più importante di alcuni aspetti ai quali voglio dare un po' di rilevanza.
Nella situazione difficile generale che c'è in tutto il mondo, in Italia e anche un poco da noi, la Valle d'Aosta, a differenza di altri, sta attraversando questo momento di difficoltà diciamo con una "robustezza" differente rispetto alle altre Regioni e a tante nazioni d'Europa. Lo sviluppo e l'economia sono in rallentamento, il momento politico ed economico è delicato, per cui è opportuno nel bilancio e nella finanziaria fare le scelte che guidano una comunità, fare le scelte strategiche per tracciare il futuro. È proprio qui, nel bilancio, che si fanno queste scelte importanti per i prossimi anni ed è proprio nei momenti difficili, come quelli di crisi economica, che si vede una maggioranza come si muove, come lavora.
Qui ho voluto incentrare il mio primo intervento riferendomi al pacchetto di misure anticrisi, perché ritengo che la Valle d'Aosta, il Governo regionale, la nostra maggioranza abbia fatto delle scelte forti, legate a queste misure anticrisi. Non so se vi sono altre Regioni che hanno, in proporzione ai fondi disponibili, fatto una manovra di questa portata, credo sia difficile. Questo ci tengo a dirlo, perché mi è sembrato che la cosa fosse tutta scontata. Tante volte, quando si parla, sembra tutto dovuto, chiunque governa decide uguale. No! È qui il punto importante. Governare vuol dire anche decidere, fare delle scelte forti in momenti difficili, ma vuol dire anche fare delle scelte di una certa entità. Quindi non è uguale mettere 30.000.000 di euro per la crisi o metterne 90, cambia moltissimo!
Ho voluto dare importanza a questo passaggio e voglio ricordare alcuni passaggi della questione legata alla crisi: le tipologie differenti, il discorso legato alle famiglie anzitutto, importantissimo. Gli interventi sono la sospensione di rate di mutui agevolati previsti da leggi regionali, sostegno alla previdenza complementare integrativa, bonus riscaldamento, esenzioni tariffarie servizi pubblici, contenimento dei costi dell'energia elettrica: questi sono i ragionamenti legati alle famiglie valdostane.
Le imprese: sospensione rate mutui agevolati previsti da leggi regionali, la prima legge anticrisi l'anno passato, la legge anticrisi bis di quest'anno, per cui credo che fare una scelta politica dove si va a rimandare le rate alle imprese valdostane in tutti i settori per due anni sia una scelta fortissima e coraggiosa: questo bisogna dirlo, senza dubbio una scelta forte. Maggiori contributi in conto interessi Confidi e incremento garanzie, riduzione di un punto percentuale dell'IRAP dal 3,9 al 2,98, anche qui se ne parla a livello nazionale. La Valle d'Aosta ha fatto la scelta di abbassare l'IRAP, anche questo credo sia un passaggio importante per le imprese. Qui volevo collegarmi al discorso di Donzel, che diceva prima che alle imprese si abbassa l'IRAP, poi bisogna vedere come investono i soldi queste imprese. Stiamo attenti: il mondo dove le imprese hanno queste ricchezze che forse Donzel crede ancora, è finito; le imprese sono in difficoltà in generale, per cui ci sarà chi con il risparmio dell'IRAP investirà in azienda, ci sarà chi dovrà far fronte alla crisi. Non andiamo anche a sindacare la gente come deve far le cose, credo che ogni impresa si troverà in una situazione tale da dover decidere, no?
Legge regionale sulla ricerca, trasferimenti ai vari fondi di rotazione regionali, interventi a supporto delle imprese agricole; non voglio essere ripetitivo, ho voluto ribadire queste cose per ricordare l'impegno economico che c'è in questa manovra, e in soldini - come qualcuno dice - si parla, nel 2009, di circa 92.000.000 di euro, 175.000.000.000 delle vecchie lire. Parlando di lire, a volte si capisce meglio il valore dei soldi, delle cifre economiche. È questo il primo passaggio sul quale ho voluto insistere, perché è una manovra che alla Valle d'Aosta servirà per attraversare questo momento di difficoltà e - come diceva l'Assessore alle finanze nella relazione - per creare la spinta per uscire dalla crisi.
Parliamo di investimenti destinati allo sviluppo e all'economia. La nostra Regione è ancora in grado di spendere oggi - per me questo è il settimo bilancio - 506.000.000 di euro, vuol dire, anche qua - lo dico in vecchie lire - 1.000.000.000.000, sono cifre grosse che non ci sono dappertutto, per cui dobbiamo tener conto che gli investimenti, malgrado la difficoltà che c'è, sono grandi e fondamentali per lo sviluppo di una regione; quindi anche in un momento di crisi si è fatta la scelta politico-strategica di investire nello sviluppo. Qui voglio ricordare alcuni argomenti importanti per la Valle d'Aosta, innanzitutto gli impianti a fune, che è il pilastro dell'economia turistica - indirettamente - molto importante. Tante volte si dice: quanti soldi diamo agli impianti a fune? Meno male che diamo questi soldi agli impianti a fune! Guardiamo i nuovi impianti di Courmayeur, Ayas, Pila, La Thuile, Torgnon, nella stessa Valtournanche, il Breuil da noi, quest'anno viene costruita una nuova seggiovia, il collega Chatrian lo sa, sono due impianti nella nostra comunità; la Valle di Ayas ha due impianti nuovi. Sono cifre importanti che però vanno nella direzione di sostenere il comparto turistico valdostano.
Prima il collega Chatrian diceva: forse non si mettono abbastanza soldi nel turismo. I soldi nel turismo non sono mai abbastanza, anch'io sono d'accordo su questo, ma dagli anni passati ad oggi le cose sono cambiate, si è cercato di aumentare i fondi negli ultimi anni nel turismo valdostano.
I fondi disponibili per la riqualificazione degli alberghi, del commercio, sono cose scontate, lo so, ma non ci sono dappertutto. Dobbiamo ricordare che negli ultimi anni questi fondi sono ancora disponibili ed è possibile ancora riqualificare le imprese. Su questo voglio fare una considerazione sulla visione delle cose, o meglio, sul ragionamento legato alle leggi che creiamo come Consiglio regionale; faccio un esempio: la legge sugli alberghi per riqualificare le imprese alberghiere. Questa è una legge importante perché va a snellire delle situazioni, per poter creare posti letto, si va ad incentivare la possibilità agli imprenditori, quelli che hanno ancora voglia di investire del denaro in azienda, di riqualificare le proprie imprese nei servizi, eccetera. Non dimentichiamo che la concorrenza è grandissima, per cui questa è stata una legge importantissima che è stata modificata quest'anno, c'era la vecchia "omnibus" che era stata fatta; con questa legge si è modificata la legge, si è migliorata questa legge importante per lo sviluppo degli alberghi, e credo che questa norma porterà dei benefici. Questa norma funzionerà finché i Comuni non adegueranno i piani regolatori al PTP.
Legge piano casa, anche qua è necessario dire qualcosa. Prima, quando sentivo il collega Donzel sul discorso del lavoro... è importantissimo il lavoro, ma per dare il lavoro alla gente, creare economia e sviluppo bisogna fare delle leggi che vadano ad aiutare le imprese e a semplificare la situazione burocratica e urbanistica, a mio avviso. Con la legge piano casa si darà la possibilità ai valdostani di allargare la propria abitazione, tutti lo sappiamo, ma come conseguenza avremo tantissimi piccoli cantieri aperti, tantissimi artigiani che assumeranno qualcuno per fare i lavori e i valdostani che avranno qualche piccola riserva potranno investirla nel proprio patrimonio personale; quindi è importante dare la possibilità ai valdostani di investire nel proprio patrimonio.
Questo passaggio l'ho voluto fare, perché mi sembrava opportuno dire e parlare di nuovo e ricordare il discorso della visione delle cose, anche dello sviluppo, è lì che si vede un bilancio. Anche amministrare non è uguale... che amministri uno o amministri qualcun altro, cambia, perché è proprio nell'amministrare che si vede, portando avanti alcune leggi, come si vuole portare avanti una Valle d'Aosta. Ho voluto ricordare queste due leggi perché sembravano leggi scontate, come quella per il piano casa, mentre è una legge importantissima, che i valdostani aspettano con molta attenzione. Credo che questo lo sappiamo, girando per la Valle d'Aosta ce ne accorgiamo, tutti chiedono: quando arriva la deliberazione che si può andare avanti? Speriamo velocemente a questo punto!
In generale, le mie sono state considerazioni molto sintetiche, dico che sul patto di stabilità e sugli accordi importanti sicuramente bisognerà muoversi, perché in politica bisogna muoversi per portare in modo positivo delle cose alla Valle d'Aosta.
Trovo strano che ci si scandalizzi a volte quando si parla del PdL o di qualcuno, trovo strano, cioè la politica è anche degli accordi, è tante cose diverse; non è che perché gli autonomisti fanno un ragionamento di apertura su certi ragionamenti, magari con il PdL, che non sono più autonomisti! Gli autonomisti rimangono autonomisti e il PdL rimane il PdL, come il PD rimane il PD... è per capirsi; quanto sento dire l'apertura al PdL vuol dire che l'Union Valdôtaine va verso destra, chissà, la deriva dell'Union... nessuna deriva dell'Union Valdôtaine! L'Union Valdôtaine rimane l'Union Valdôtaine, la Stella Alpina rimane la Stella Alpina, la Fédération Autonomiste rimane la Fédération Autonomiste e tutti i movimenti autonomisti rimangono movimenti autonomisti, credo, non è che per un accordo politico cambia il mondo! Ho voluto dirlo, perché alle volte sembrano enfatizzare questa questione, tutte le volte: fate l'accordo ad Aosta, fate l'accordo di qua, di là... si vedrà, vedrà l'Union che accordo fare, ma non è la sede per parlarne, è solo una battuta, ovviamente.
Concludo dicendo che questo bilancio dà delle risposte importanti anche al settore dell'agricoltura, che è un settore che sta passando un momento molto difficile. Qui mi permetto di fare una battuta a Lattanzi, che prima diceva: questi allevatori, questi agricoltori stanno in piedi con le loro gambe? In effetti è stata fatta una domanda giusta. Ma Lattanzi dovrebbe sapere meglio di noi che è normale che sosteniamo l'agricoltura di alta montagna, perché in montagna le difficoltà sono molto più grandi che in pianura. Mi è sembrata una boutade un po' brutta anche nei confronti degli allevatori, che fanno tanti sacrifici, perché non dimentichiamo mai tutti i sacrifici che i nostri allevatori fanno, anche in un momento difficile come quello che l'agricoltura sta passando. La Regione, in questi anni, si può dire che non li abbia mai abbandonati, infatti sui contributi che abbiamo ancora oggi, anche se sono arrivati in ritardo, ci sono dei problemi, nessuno può negarlo, però i fondi credo ci siano e si sta provvedendo per risolvere la questione.
I lavori pubblici sono ancora tanti in itinere. Non voglio dimenticare infine la cultura e l'istruzione: devo dire che la nostra Regione su questo è forte, perché in proporzione agli investimenti, in cultura ed istruzione abbiamo tanti eventi importantissimi, tanti investimenti che non ci sono dappertutto, in proporzione agli abitanti e al bilancio che c'è.
Sulle spese correnti i problemi ci sono, sappiamo tutti com'è l'amministrazione pubblica, sappiamo che i costi ci sono e sono molto elevati; mi sembra però di intravedere la volontà di andare a ridimensionare un po' alla volta la situazione. Non è facile, da parte mia ci vorrebbe anche qua, non dico un "Brunetta", ma un personaggio simile, perché in tutte le Regioni c'è bisogno sempre di andare a mettere a posto le cose.
I problemi ci sono in Lombardia, in Piemonte e ci sono anche da noi, bisognerà fare molta attenzione per i prossimi anni; credo che la volontà sia quella e, con queste semplici parole, voterò questo bilancio, perché credo vada nella direzione di difendere la Valle d'Aosta, di rispondere in modo determinato alla crisi che è in atto e, malgrado questo, riesca questo bilancio a creare sviluppo economico. Grazie.
Président - La parole au Conseiller Bertin.
Bertin (VdAV-R) - Merci.
Il rituale dell'approvazione del bilancio ormai sta andando avanti da diverse ore, pertanto sarò molto breve. Il totale delle risorse disponibili per il 2010 ammonta a 1.685.000.000 di euro, sostanzialmente invariato rispetto all'anno passato, nonostante la crisi economica e nonostante la riduzione della tassa di concessione della casa da gioco, che rappresenta ormai una parte sempre più irrilevante rispetto a quello che rappresentava anni fa; anzi, sono aumentate di circa 10.000.000 le somme disponibili.
L'Assessore ieri sera, nell'illustrare la sua relazione, evidenziava - riferendosi all'analisi del titolo I - l'elevato grado di indipendenza e di autonomia fiscale, mostrando il peso superiore all'80 percento del capitolo I rispetto al totale. Da un punto di vista contabile e formale non si può non essere d'accordo con l'Assessore, ma da un punto di vista sostanziale le cose stanno un po' diversamente.
Una parte delle entrate riportate correttamente in questo titolo di fatto non sono collegate alla ricchezza prodotta nella nostra Regione e sono indipendenti dall'economia valdostana. Mi riferisco principalmente ai 308.000.000 di quota sostitutiva di IVA da importazione, questa somma cosiddetta "blindata" la si può guardare in tanti modi, come compensazione, come perequazione nella prospettiva di federalismo, ma comunque la si guardi non dipende dalla capacità di creare ricchezza della nostra regione. Questa cifra viene iniettata nel sistema economico e indirettamente si crea maggiore ricchezza. Questo per sottolineare una situazione finanziaria particolarmente favorevole, che dagli anni '80 ad oggi ha caratterizzato il bilancio della nostra Regione, favorevole ed eccezionale, nella quale ormai ci troviamo da diversi decenni. Di questo bisogna essere maggiormente consapevoli quando si gestisce un bilancio di tale portata, utilizzando queste eccezionali risorse a disposizione per consolidare e rendere strutturale il benessere che si è acquisito in questi anni. Insomma, bisognerebbe guardare più al futuro e immaginare come mantenere almeno la situazione attuale.
Il 2010 sarà il primo anno di una nuova era, così diceva sempre l'Assessore ieri sera, al momento della relazione, ma - almeno dallo strumento finanziario a disposizione - non si intravedono grandi novità rispetto ai bilanci degli anni passati. La presenza massiccia dell'amministrazione nella società, direttamente o indirettamente, è confermata, e non sembra in nessun modo essere messa in discussione. Una presenza che si concretizza innanzitutto in un controllo ormai quasi fine a sé stesso, un'ordinaria amministrazione del controllo burocratico della società, con gli effetti facilmente immaginabili da tutti i punti di vista, sia economico che culturale e politico, eccetera. Contemporaneamente si nota anche un abbandono di quella che dovrebbe essere la funzione di governo di una regione, immaginare il futuro ed indirizzare l'attività in quel senso.
Questo bilancio non immagina il futuro della Valle, anzi le poche risposte che dà guardano soprattutto al passato con strumenti e soluzioni da anni '90, di 20 anni fa; il contributo come risposta principale in tutti i casi, per il rallentamento dell'economia e per qualunque altra situazione, al limite il cemento come soluzione alternativa: soluzioni facili e redditizie, sia politicamente che elettoralmente, ma solo nel breve periodo, perché nel lungo periodo sono estremamente pericolose e dannose. Esempi che confermano questa tendenza nel guardare al passato, i pochi investimenti nell'ambiente; come si dice spesso, la principale ricchezza della nostra regione è rappresentata dall'ambiente, lo diceva bene stamani il nostro Capogruppo: un'autentica crescita per la nostra regione non può che essere realizzata agganciandosi alla locomotiva dello sviluppo sostenibile verso una vera e propria green economy, indispensabile per dare continuità e successo alle iniziative. Proprio in questo settore invece ci si è limitati a creare una nuova struttura, una nuova burocrazia, un nuovo Assessore e un nuovo Assessorato, rispondendo più a delle esigenze di equilibri politici e al massimo ad un'operazione di immagine, più che a un vero investimento per il futuro della Valle d'Aosta. Questo Assessorato, un Assessorato Cenerentola o un ottavo nano - come diceva stamani Louvin - è costoso e non utile e conferma questo atteggiamento nel guardare soprattutto al passato.
È francamente difficile intravvedere una nuova era, una seconda autonomia, come diceva stamani il Capogruppo di Fédération.
Un vero cambiamento, a mio avviso, ci sarà solo quando si inizierà a lavorare per una Valle d'Aosta più responsabile e più libera e soprattutto quando si metteranno i valdostani nelle condizioni di essere cittadini veramente liberi e responsabili, realizzando un po' quello che è il fine ultimo del federalismo personalista e globale di Alexandre Marc, un uomo libero e responsabile; non sembra evidentemente la strada che stiamo percorrendo in questi anni! Grazie.
Président - La parole à la Conseillère Hélène Impérial.
Impérial (UV) - Merci, M. le Président.
La spesa sanitaria rappresenta la principale voce di spesa a carico del bilancio regionale, che conferma, con questa scelta, una forte vocazione a carattere perequativo. Il peso della spesa sanitaria copre il 16,6 percento della spesa complessiva regionale e a livello di spesa corrente copre il 23,4 percento. Leggendo questo passaggio della relazione di accompagnamento al bilancio di previsione, sorge spontanea una domanda: sanità, costo o risorsa per la società? La domanda è apparentemente molto semplice. D'istinto non si potrebbe non rispondere che la sanità è risorsa e costo insieme. La domanda nasconde però un quesito più complesso: quale delle due componenti, costo o risorsa, ha o può avere più rilievo, sia dal punto di vista del cittadino, sia da quello delle istituzioni che hanno la responsabilità di governo della società.
In un'intervista il dottor Guido Riva, Presidente della Commissione sanità degli industriali, sostiene - condivido pienamente - che la sanità rappresenta per le imprese una spesa, ma anche un'opportunità. Dice Riva: "Se il sistema sanitario nazionale fornisce prestazioni insoddisfacenti, si generano tensioni che coinvolgono i rapporti fra i cittadini e il Governo a tutti i livelli, incidendo negativamente anche sui rapporti fra le parti sociali e sullo stesso svolgimento delle attività economiche". La tenuta e la sostenibilità del sistema sanitario rappresentano quindi un collante, una cerniera sociale alla quale anche Confindustria intende aderire con la propria forza e autorevolezza; quindi, al di là del "valore salute", la spesa contribuisce a generare una sorta di pace sociale. L'argomento può essere approfondito sotto diversi punti di vista; per quanto mi riguarda partirei da una considerazione preliminare sul significato di risorsa.
La sanità intesa come organizzazione complessiva di un servizio preposto ad erogare cure e prestazioni per garantire il diritto alla salute del cittadini, garantito dalla Carta costituzionale, articolo 32, è una risorsa importante per il cittadino stesso e per la collettività. Al soddisfacimento del diritto ad essere sani, da considerarsi fondamentale e prioritario, si assommano i vantaggi indiretti per tutta la collettività, derivanti dallo stato di benessere fisico e psichico dell'individuo, quali: il lavoro, la produttività, la partecipazione attiva alla vita sociale. Quindi la risorsa sanità è anche un'importante opportunità per la società; questa risorsa, lo vediamo ancor più in una regione di montagna, ha un costo che deve essere però inteso e accettato come la condizione necessaria per il soddisfacimento di diritti fondamentali dell'individuo. Il problema del costo implica anche il fatto di affrontare quello della sua equa ripartizione fra i beneficiari del contenuto dello stato sociale e dei principi di solidarietà e di sussidiarietà: tutte questioni di notevole interesse e di stringente attualità, che è possibile affrontare solo marginalmente in questo contesto. Il costo inteso in questo senso non ha quindi quella valenza negativa insita nella domanda, che si può anche intendere come un peso, un onere ingiustificato e superfluo che toglie risorse ed opportunità ad altri valori ed iniziative.
Credo invece che per l'individuo e la collettività nel suo insieme, la sanità, pur con tutti i problemi e le inefficienze, non venga percepita quale un costo o un peso inutile da rimuovere, ma essenzialmente come una risorsa, una garanzia primaria, un ombrello protettivo che consente una difesa più o meno efficace, comunque possibile, nei confronti della malattia. La sanità è quindi una risorsa che comunque ha un costo, che ne condiziona la funzionalità e i margini più o meno ampi di tutela. Credo quindi sia possibile riflettere su quale debba essere la linea di equilibrio fra garanzia del diritto alla salute e quindi quantità e qualità delle cure e delle prestazioni da erogare per tale diritto, in una parola il livello quantitativo della sanità, e i relativi costi, o quantità di risorse destinate. Non c'è dubbio che tale equilibrio debba esistere ed ancorarsi alla sostenibilità del sistema.
Dando per scontati e accettati tutti i necessari e doverosi interventi per razionalizzare il sistema, ridurre gli sprechi, migliorare la qualità e l'appropriatezza delle prestazioni, è tuttavia inevitabile e scontato supporre un trend sempre più espansivo della spesa sanitaria. Se ciò non verrà compensato e assorbito da un trend espansivo del nostro sistema economico-produttivo, si porranno inevitabilmente drammatici problemi di alternativa fra possibili riduzioni dei livelli di assistenza o politiche di corresponsabilizzazione dei cittadini nel sostenere con maggiori mezzi e sacrifici l'incremento necessario delle risorse.
L'evoluzione tecnologica e professionale ha compiuto in sanità progressi inimmaginabili, cambiando radicalmente il modello organizzativo e operativo delle strutture e dei servizi, particolarmente dei presidi ospedalieri, sempre maggiormente qualificati in senso polispecialistico e chirurgico. Ogni traguardo sembra possibile ed è anche logico che nel settore della patologia acuta si concentrino tutto l'interesse, l'attenzione e gran parte delle risorse del sistema sanitario.
Riteniamo tuttavia indispensabile garantire con equità e buon senso anche altri diritti e altre prestazioni; per fare questo, sono stati previsti in bilancio interventi importanti a sostegno delle strutture dislocate sul territorio, strutture di riabilitazione, ad esempio. Che senso avrebbe guarire di più, contribuire all'allungamento della vita, se dopo i 65 o i 75 anni un individuo non è più considerato degno della massima tutela possibile del proprio stato fisico e mentale?
Fondamentale è dare, a nostro avviso, significato agli studi ed alle ipotesi sul problema dell'ospedalizzazione domiciliare dell'anziano. La logica che ispira queste azioni è quella della razionalizzazione degli interventi e delle tutele esistenti e l'individuazione di un modello di intervento separato e peculiare all'età dell'individuo. Mi riferisco in particolare alle esigenze di carattere esclusivamente sanitario, che pure esistono anche per i cronici, i disabili e gli anziani, consapevole che i problemi dell'integrazione sociosanitaria e della non autosufficienza devono essere affrontati in un contesto organizzativo diverso, probabilmente più tutelante, incisivo e responsabilizzante. Un maggior riconoscimento dell'importanza della sanità nell'ambito dello sviluppo regionale è quindi stato il motivo che ha portato ad incoraggiare l'aumento dei finanziamenti per un ampio spettro di misure in tema sanitario.
Mi pare di poter concludere questa prima parte del mio intervento con la piena convinzione che la sanità è una risorsa per la società, anche se per continuare a considerarla tale occorrerà continuare a fornire risposte coerenti, eque ed eticamente corrette alle nuove esigenze imposte, soprattutto dalla dinamica demografica destinata ad incidere sul quadro epidemiologico complessivo e sulle aspettative di domanda di salute.
Si vous me permettez encore une petite réflexion au sujet de l'instruction et de la culture, je juge que la situation déficitaire des finances publiques ne peut pas être un alibi pour ne pas faire des investissements dans le domaine de l'instruction, et j'en suis convaincue. Cela n'a pas été pour Obama, qui a décidé d'investir en instruction, entre 2009 et 2010, 141.000.000.000 de dollars dans le cadre du programme de relancement de l'économie américaine. Le Président des Etats-Unis a partagé l'opinion d'influents économistes, selon lesquels les investissements dans l'école rendent plus dans la moyenne et longue période que les activités directement productives, toujours bien évidemment qu'ils soient finalisés naturellement à l'amélioration effective du patrimoine de connaissance et compétence de la population, y compris celle adulte.
Relancer l'importance de "investire nella cultura" est le message de la dernière publication de Bankitalia, par les économistes Federico Cingano et Piero Cipollone "I rendimenti dell'istruzione", publication qui souligne, point par point, tous les avantages de financer une augmentation du degré de culture des citoyens italiens. Un message indirect au Gouvernement, qui, par contre, avec l'actuelle loi de finances pour 2010 à peine sortie du Sénat, réduit de 7.300.000.000 d'euros dans le délai de 3 ans le financement à l'instruction. En outre je cite: "Un colletto bianco nel medio-lungo periodo guadagna almeno il 50 percento in più di un semplice diplomato, anche il ragazzo che si è fermato alla maturità in prospettiva porta a casa stipendi più alti del 15-30 percento rispetto ad un giovane in possesso della sola licenza media".
Nous continuons donc à croire indispensable continuer à promouvoir les investissements qui soutiennent et valorisent le rôle des enseignants, des chefs d'établissement et de tout le personnel qui, au quotidien, effectue une action méritoire envers nos enfants et, pour cela faire, nous souhaitons parvenir au plus tôt à la régionalisation des contrats.
Nous avons cru important seconder les inclinaisons de nos enfants dans le secteur de la musique et des sports à travers la réalisation des classes de neige et d'écoles qui sont caractérisées par des parcours dédiés à la musique. Et encore il nous est cher de poursuivre toutes ces actions qui maintiennent l'identité et le particularisme propre à notre système scolaire, qui découle de la spécificité linguistique valdôtaine. Nous sommes convaincus de la nécessité de promouvoir la connaissance de la civilisation valdôtaine, de façon à réaliser un parcours éducatif qui puisse être novateur et ouvert sur l'Europe, mais en même temps ancré dans notre longue tradition d'autonomie et dans le tissu culturel et civil de notre région.
Je termine avec une dernière considération au sujet des biens culturels et des initiatives culturelles. Pour ce qui concerne le patrimoine immatériel, quelqu'un a déjà cité l'importance et les répercussions d'initiatives telles que la Saison Culturelle, les expositions (je rappelle aussi le Premio Mogol), initiatives auxquelles on a destiné des chapitres importants du budget. Le but est celui de favoriser l'accessibilité à la culture et j'emprunts une expression qui a été utilisée par l'Assesseur Viérin en commission: tout en évitant le supermarché de la culture.
Pour ce qui concerne le patrimoine matériel, de nombreuses interventions de restauration ont été réalisées; on vise maintenant à travers le thème de la restitution à obtenir la pleine jouissance du patrimoine de la part de la population locale et des touristes aussi. Voilà pourquoi, à côté des activités traditionnelles de conservation, sont placées celles de valorisation du patrimoine pour assurer une pleine jouissance, car les biens culturels - quel que soit le régime de propriété publique ou privée - appartiennent, tous biens considérés, à la collectivité. Merci.
Président - La parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (PdL) - Per mozione d'ordine. Chiederei una sospensione del Consiglio per una riunione dei capigruppo. La motivazione è molto semplice, chiedo scusa all'Onorevole Caveri che deve fare il suo intervento, ma avrà la possibilità di farlo fra qualche minuto: abbiamo snellito le procedure di discussione del bilancio, è stata chiesta all'opposizione la disponibilità di avere un discorso trasparente, snello, concreto... adesso non vorrei che la maggioranza, e in particolare l'Union Valdôtaine, si facesse l'ostruzionismo da sola! Vorremmo capire il senso di questo dibattito, perché tutti i consiglieri hanno il diritto di intervenire, ma per capire se i lavori consiliari devono terminare venerdì pomeriggio, perché ognuno deve "ostruzionalmente" - perché non capiamo l'altra motivazione - fare il proprio intervento sui lavori del Consiglio. Chiedo una Conferenza dei capigruppo, per capire come procedono i lavori.
Presidente - Non entro nel merito delle sue dichiarazioni, però le ricordo che questa è un'assemblea dove la gente è titolata a parlare; per cui credo che nessuno possa censurare gli interventi degli altri.
Avevo previsto di convocare la Conferenza dei capigruppo appena fatte le repliche da parte della Giunta per fare lo stato dei lavori. Adesso vi inviterei ad avere pazienza, c'è solo un altro iscritto a parlare, lo lascerei parlare, dopodiché chiuderemo la discussione generale.
La parole au Conseiller Caveri.
Caveri (UV) - Devo dire che, in generale, si chiama Parlamento per questo... se siamo un Parlamento regionale, dovremmo poter parlare. Penso che non si possa risolvere la manovra finanziaria con quella che potremmo chiamare una "sveltina" con un termine un po' pecoreccio, perché capisco l'efficientismo privatistico, ma - fino a prova contraria - credo che sia opportuno potersi esprimere su dei temi così importanti. È successo già l'anno scorso, quindi siamo doppiamente colpevoli. Intanto rassicuro Lattanzi, sarò breve, in maniera che poi potrà dire ai capigruppo quanto è stato brutto e cattivo il gruppo dell'Union.
Vorrei cominciare, anche per sdrammatizzare, con una frase simpatica che è di Totò che dice: "Chi dice che i soldi non fanno la felicità, oltre ad essere antipatico è pure fesso". Credo che questo sia importante, perché discutiamo di un bilancio significativo, di cui non dobbiamo vergognarci, poiché spesso, in quest'aula, specie dei rappresentanti dell'opposizione di sinistra, si presentavano a questo dibattito quasi con il cilicio, per dire: "Oddio, come siamo colpevoli di questo benessere, di questo bilancio così corposo della Regione"! Direi che questa volta non è successo, tutti noi riconosciamo nel riparto fiscale e nei vantaggi derivanti dal riparto fiscale qualcosa di importante. Zucchi dice che è scontato...
(interruzione del Consigliere Zucchi, fuori microfono)
...grazie, almeno uno del vostro gruppo è contento di ascoltarmi!
Devo dire però che questa battuta di Totò potrebbe essere controbilanciata da una riflessione, che parte da due definizioni note, ne hanno parlato in tanti; qualcuno ha parlato del glocal, cioè della globalizzazione e del locale, e altri quella che un sociologo polacco, Bauman, chiama la "società liquida", ovvero una società che è un po' come un corpo senza spina dorsale che, alla fine, non si riesce più a capire bene dov'è. Allora, da questo punto di vista, credo che quel partire dal mondo per arrivare alla Valle d'Aosta non è... differentemente da quello che ha detto l'amico Donzel... è qualcosa che si rifà ai vecchi discorsi dell'Internazionalismo di una volta, ma credo che questi siano discorsi estremamente importanti, perché alla fine questo bilancio è il bilancio della Regione autonoma Valle d'Aosta nella connessione, sempre più stretta, che ha con il mondo e con delle realtà che parecchi di voi hanno evocato in maniera molto efficace, per cui eviterò di tornarci sopra.
Però è vero, qualcuno lo ha detto, siamo a pochi giorni dalla Conferenza di Copenaghen e siamo di fronte ad un insuccesso annunciato di Copenaghen, perché problemi apparentemente enormi dal punto di vista mondiale poi ricadono su di noi e sui bilanci dei prossimi anni, perché se è vero, come è vero, che l'aumento di temperatura - che sia colpa o non sia colpa dell'uomo - inciderà sul fatto che fra pochi decenni non avremo più i ghiacciai, prima scompariranno i ghiacciai più piccoli, poi scompariranno i ghiacciai più grandi, i ghiacciai prima da bianchi diventeranno neri, cioè scompariranno sotto terra, ma poi si scioglieranno anche quelli; allora, dopo un momento di grande entusiasmo, perché avremo più acqua per questa fusione accelerata, avremo poi problemi seri di acqua, seri di inondazioni, in quanto ci saranno degli spostamenti di queste grandi masse che vengono scoperte dalla scomparsa dei ghiacciai, avremo dei problemi con l'idroelettrico. Questo per dire che un problema enorme come quello del clima ricade sulle nostre corna e sulla nostra capacità di programmare una serie di settori.
Questo è stato molto evidente con la crisi, perché ci sono una serie di questioni capitate fra capo e collo malgré nous; qualcuno ha rievocato i problemi del più grande stabilimento, del più grande esportatore di prodotti che è la Cogne di Aosta. Certo che la Cogne e il siderurgico ha sempre avuto a che fare, come le miniere prima, con una realtà che è una realtà globale, che è sempre più globale, per non parlare del problema dell'emigrazione che alcuni consiglieri hanno evocato. Possiamo sforzarci, possiamo darci da fare, possiamo fare in modo che ci sia un atteggiamento complessivo maturo su questo tema, ma certo che ci troveremo con un cucchiaino a svuotare il mare a fronte di una tematica mondiale, che è la differenza enorme fra i paesi ricchi e quelli del terzo e del quarto mondo, e sempre più ci sono paesi del terzo mondo che sprofondano nel cosiddetto "quarto mondo".
In Europa - anche questo tema è stato evocato da molti - credo che ci troviamo di fronte a degli argomenti molto importanti in questi anni, ne discuteremo nella sessione comunitaria, perché bisogna in questo momento avere la fotografia esatta di cosa capiterà nel periodo di programmazione a partire dal 2014, dal 2015, poiché alcune scelte che potrebbero essere fatte potrebbero essere estremamente nocive nella politica regionale, in quanto, in questo momento, gli Stati stanno preparando una trappola per le Regioni di tutta Europa chiedendo di rinazionalizzare gli aiuti della cosiddetta "politica regionale". Quindi sono fondi in diversi settori che non finirebbero più, come capita oggi, direttamente alle Regioni, ma andrebbero direttamente agli Stati, con criteri ripartitori che, nel caso nostro, per tutta una serie di ragioni, rischierebbero di essere penalizzanti.
Il Trattato di Lisbona, per capire se e come si giocherà e il ruolo politico delle Regioni, e poi naturalmente i problemi che sono stati evocati da molti, rispetto alle prospettive della nostra autonomia... prima autonomia, seconda autonomia, come in maniera immaginifica cita il collega La Torre... questo è difficile da dire. Io personalmente ritengo che la numerazione delle autonomie, come le Repubbliche in Francia, deve seguire delle modifiche statutarie, quindi mi auguro che prima o poi ci possa essere, questo è uno dei temi caldi della cosiddetta "bozza Violante", la possibilità di riprendere il tema delle riforme costituzionali per giungere a questa benedetta intesa che ci potrebbe consentire di avviarci su un cammino costituente di riforma dello statuto con quella serenità che oggi non si può avere.
E poi qualcuno ha ricordato, sempre il collega La Torre, le novità che arrivano in queste ore: il federalismo fiscale che sembra concretizzarsi in un primo accordo fra le Province autonome di Trento e di Bolzano, il Ministro Tremonti e il Ministro Calderoli, con un do ut des che finisce per avere elementi di grande interesse, una certa rinuncia dal punto di vista del riparto fiscale, cui corrisponde però un aumento dei gettiti, in parte dovuto ai 9/10 di altre imposte e, poi, un allargamento dell'autonomia di Trento e di Bolzano in alcuni settori che oggi non sono di competenza delle due province autonome.
E poi le norme di attuazione: sono un argomento interessante, avremo modo di parlarne, perché anche in questo caso bisogna ricordarsi che nel bilancio di quest'anno ci sono già delle previsioni di trasferimenti. È stato detto della norma delle ferrovie dalla collega Fontana che, in questo momento, è una norma che dovrebbe arrivare al parere del Consiglio, sappiamo che ci sono delle questioni che si stanno sbloccando: il famoso catasto, la motorizzazione, ci sono cioè dei settori nei quali la Regione potrà ottenere maggiori competenze, che sia la sanità penitenziaria, piuttosto che i veterinari di confine, o cose del genere.
Certo è che un bilancio regionale è anche l'occasione per dire che ci sono delle cose che non vanno, perché i famosi e continui tagli che vengono dalle finanziarie dello Stato pesano anche su settori della società valdostana: le Forze dell'ordine, che spesso hanno poca benzina per pattugliare, non riescono a mettere le gomme antineve sulle macchine, la giustizia che fa i conti con i tagli, le Poste, le Ferrovie, l'ANAS che fanno le nozze che i fichi secchi, a detrimento anche dei cittadini valdostani, per non dire delle privatizzazioni all'italiana come la Telecom, che ha creato esclusivamente disagi a zone marginali e particolari come la Valle.
Qualcuno ha evocato anche le problematiche imminenti del sistema delle autonomie, la decisione cioè di anticipare nella finanziaria alcune misure del codice delle autonomie, sulle quali dovremo riflettere, perché vengono tolti 50.000.000 di euro che era questa specie di piccolissimo malloppo delle comunità montane in Italia, avviato ormai verso la morte, e in contemporanea ci sono 600.000.000 di euro per Roma capitale e ci sono un sacco di soldi per il ponte di Messina e, in contemporanea, però, si chiede ai Consigli comunali di rinunciare al numero dei consiglieri e degli assessori, quasi che le due cose fossero messe in connessione, mentre a mio avviso non lo sono assolutamente.
È vero che la questione dell'insieme di questa specie di piramide che grava sulla nostra testa, cioè di questi rapporti con il mondo, con l'Europa, con una legislazione italiana che spesso è difficile da applicare e sono magari dei settori e delle competenze sulle quali noi possiamo fare poco... però questo è un tema certamente politico di grandissimo rilievo, che si legge in controluce nello sforzo e nell'impegno che la Regione continua a fare. Pensiamo ad esempio al dopo alluvione del 2000: quante promesse, tutti quelli che si sono succeduti al Governo, si sono sentiti fare, sul fatto che sarebbero arrivati i soldi per l'equilibrio idrogeologico della Valle d'Aosta, ma questi soldi non sono mai arrivati ed è un aspetto grave, perché noi, in contemporanea, non possiamo non pensare che questi soldi debbano comunque essere stanziati!
Devo dire ai colleghi del PdL, non con la stessa affettuosità con cui si sono rivolti alcuni consiglieri dell'Union a loro, ma devo dire che non è una colpa dei singoli governi, è un sistema che dice ai valdostani: "siete ricchi, siete privilegiati, non pensate di prendere dei soldi da noi"! Questo è un leitmotiv anche nella discussione sulle norme di attuazione: volete prendervi delle cose... ma pagatevele! Però va detto che, se oggi analizziamo il nostro bilancio, è un bilancio molto impegnato anche in settori in cui dei trasferimenti statali sarebbero del tutto legittimi e logici.
Concludo questo intervento con una riflessione sul ruolo del Consiglio. Sono consigliere semplice ormai da un certo periodo, faccio con i colleghi, consiglieri semplici, la vita interessante del consigliere, sempre con grandissimo rispetto per questo ruolo. In passato qualcuno ha equivocato su alcune mie dichiarazioni come se questa fosse una specie di sinecura; non ho mai pensato e devo dire che ho sempre difeso lo status dell'eletto, perché ritengo che si tratti di una vita impegnativa, di una vita di approfondimenti, di studi, e forse l'opinione pubblica vede solo la punta dell'iceberg di un lavoro quotidiano senza fare vittimismi, perché è una scelta che abbiamo fatto nel momento in cui ci candidiamo.
Certo è che, nell'affrontare il bilancio, è importante dire qual è il ruolo del Parlamentino e forse in questa occasione siamo stati colti un po' impreparati rispetto alla costruzione del nuovo ordinamento finanziario, per cui siamo stati molto rapidi, abbiamo anche trovato degli interlocutori nelle audizioni molto sbrigativi; non mi riferisco al Governo regionale che è sempre stato molto disponibile, ma a quella che potremmo definire la società civile, cioè quella che dovrebbe venire da noi e dare delle idee che servano ai consiglieri per proporre al Governo quegli emendamenti che possono migliorare la manovra. Devo dire che questo ci deve preoccupare, perché talvolta abbiamo notato o un silenzio oppure un piagnisteo privo però di consequenzialità, cioè a dire: va bene, vi lamentate di questa cosa, ma come si fa a passare dalla protesta alla proposta?
Per cui probabilmente questo nuovo approccio alla manovra finanziaria deve consentire anche di ripensare a un nostro ruolo, assolutamente non sostituendoci all'Esecutivo a cui spetta il grande dello sforzo e della presentazione della manovra finanziaria, ma ho l'impressione che qualche zampata e qualche protagonismo da parte nostra non dovrebbe essere letto in maniera negativa.
Président - Collègues, je vous annonce qu'ont été déposés à la Présidence du Conseil cinq ordres du jour de la part du Partito Democratico.
Je n'ai plus d'inscrits à parler, je ferme la discussion générale.
La parole à l'Assesseur au budget, aux finances et au patrimoine, Lavoyer.
Lavoyer (FA) - Grazie, Presidente. Devo innanzitutto sottolineare l'alto profilo politico degli interventi di tutti i consiglieri, sia per i contenuti - quelli che condividevano le scelte di bilancio, come quelli che sottolineavano aspetti più di criticità -, sia per le riflessioni ad ampio raggio che inquadravano la nostra realtà regionale in un ambito internazionale e nazionale; interventi per lo più di contenuto politico, più che un mero elenco delle cifre e dei capitoli.
Personalmente ho annotato tutti i suggerimenti e le proposte, anche critiche, che potranno contribuire ad eventuali correttivi nel corso dell'anno, qualora se ne presenti l'esigenza. Certamente non condivido tutte le affermazioni fatte, ma il confronto politico è proprio sulle posizioni diverse, nel rispetto delle opinioni di tutti; quindi la mia replica, più che essere una replica sui singoli punti, sui capitoli, sulle cifre, cercherà di essere una replica più di carattere politico. In questo senso ho cercato di focalizzare alcuni aspetti che, soprattutto da parte dei colleghi dell'opposizione, sono stati sottolineati, come anche in quasi tutti gli altri interventi.
Il primo aspetto che molti hanno ribadito è quello della partecipazione popolare al bilancio, quindi l'interesse della popolazione, dei consiglieri, dei rappresentanti di categoria a questo dibattito, alla creazione di questo strumento che certamente interessa tutti noi per le ricadute che ha di carattere generale, ma anche di carattere particolare.
Possiamo affermare, al di là delle critiche che sono venute da alcuni (audizioni con senso di piegamento, audizioni con atteggiamento passivo) che abbiamo una visione diversa di questi atteggiamenti, perché mai forse come quest'anno - il Governo regionale, le commissioni, e l'Assessorato in particolare - abbiamo incontrato tutti, prima ancora di arrivare all'approvazione in Giunta regionale dello strumento del bilancio: Confindustria, Confartigianato, CNA, Associazione artigiani, tutto il mondo dell'agricoltura, dall'AREV all'ANABORAVA, ASCOM, Confesercenti, sindacati, sugli aspetti più sociali il Vescovo, la Caritas, il CELVA, la Chambre.
A me pare che da questo punto di vista non si possa dire che non è un bilancio che nasce anche dai suggerimenti e dall'attenzione delle istanze che vengono dalla popolazione ed è ovvio che se c'è questo confronto, questo approfondimento préalable del bilancio, se il bilancio di per sé (non tutto ma in buona parte) recepisce i suggerimenti di queste categorie, penso che sia ovvio che le stesse categorie, nel momento in cui hanno avuto audizioni successive come quelle in commissione, avendo riscontrato che la quasi totalità delle loro proposte erano state recepite dal bilancio, abbiano proprio in commissione espresso un loro parere in senso lato positivo di questo strumento finanziario. In questo senso non ritengo che sia un atteggiamento di disinteresse, un atteggiamento di poca vivacità culturale dal punto di vista di queste associazioni, ma penso che vada nella direzione di essere coerenti con un comportamento in un momento difficile come quello della crisi che stiamo vivendo, costruttivo, fatto dal Governo, da una lato, e dalle categorie economiche, dall'altro.
L'altro aspetto che vorrei inquadrare meglio, che è stato oggetto di sottolineature da quasi tutti gli interventi, è l'argomento delle spese correnti. Queste vanno inquadrate in un alveo più preciso: provvedimenti anticrisi 2009 e quelli 2010 chiaramente, a parte alcuni piccoli aspetti che riguardano il sostegno delle attività produttive, sono tutti provvedimenti che gioco forza vanno ad incrementare le spese correnti. Quindi se tutti sosteniamo, e bisogna dare atto che la quasi totalità dei capigruppo, dei consiglieri regionali, all'unanimità, ha votato i provvedimenti anticrisi nel 2009, lo stesso confronto che è stato fatto con i capigruppo del Consiglio regionale ha sottolineato alla Giunta l'esigenza di mantenere questi provvedimenti anche per il 2010. È chiaro che i 110.000.000 di euro che sono quantificati (sottostimati) del provvedimento anticrisi nel 2010 - anche se depurato da alcuni aspetti che vanno nella direzione di sostenere l'economia -, questi incidono sull'equilibrio delle spese correnti.
Gli interventi poi degli investimenti fatti negli anni passati... è ovvio che se il bilancio produce degli investimenti, vengono costruite infrastrutture, strade, palazzetti, scuole, poi questi generano spese correnti! Va da sé che il mantenimento di queste strutture genera delle spese correnti, quindi non è appropriato dire: negli anni, rientro poi nel meccanismo dell'anno in cui le spese correnti hanno superato il 50 percento delle spese di investimento, perché penso che il collega Louvin da questo punto di vista abbia cercato di sottolineare un aspetto che deve essere esaminato con profondità.
Il patto di stabilità è chiaro che va a incidere nell'equilibrio delle spese; le spese correnti sono incomprimibili con tutti gli aspetti che ho sottolineato prima; se poi, oltre a queste spese correnti incomprimibili, da qualche anno dobbiamo sottostare ad un vincolo che ci dice che non possiamo spendere più di tot dell'anno precedente, è ovvio che il rapporto fra le spese di investimento che ci rimangono disponibili e le spese correnti va a restringersi. Malgrado ciò siamo in linea con gli anni passati, quindi è stato fatto un notevolissimo sforzo per comprimere le spese correnti, perché il famoso "avanzo di amministrazione" sarebbe totalmente destinato a spese di investimento, ed è questa l'azione che il Governo regionale sta cercando di fare nei confronti del Governo nazionale, non tanto di un'apertura generica al patto di stabilità per incrementare le spese del personale o le spese di gestione, ma per mirare questi interventi su aspetti specifici ed interventi qualificanti.
I mutui a pareggio, che negli anni precedenti venivano messi, è chiaro che andavano tutti nell'aspetto delle spese di investimento, quando scrivevamo a pareggio nel bilancio negli anni scorsi 10-15 anni fa, 200-300.000.000, quella voce là era nell'equilibrio statistico, era una spesa di investimento. Poi sappiamo tutti che quei mutui regolarmente non venivano fatti, servivano per ampliare la possibilità e l'opzione degli interventi e poi la rata che veniva messa serviva come polmone nelle variazioni di bilancio. Tecnicamente questi aspetti contabili anche legati all'aspetto del patto di stabilità... sarebbe inutile iscrivere delle grandi cifre di mutui nel momento in cui già non possiamo spendere le risorse che oggettivamente ci vengono dai tributi dei 9/10.
Il rating stesso sottolinea... è vero che le società di rating, Donzel, non sono state molto credibili nell'ultimo periodo, ma proprio per questo AA+ dato alla Regione in questo momento, dove le società di rating si muovono con i piedi di piombo, uno degli aspetti che ha sottolineato la società di rating nella performance del nostro bilancio è proprio il grosso margine che c'è fra le spese correnti e le spese di investimento. Hanno sottolineato, rispetto a Bolzano e Trento che hanno AAA, che in questo stato attuale, se permane questo rapporto fra spese di investimento e spese correnti, la situazione del bilancio regionale è una situazione da AAA. E questo è dato proprio nel raffronto di un bilancio, di una situazione economica generale, di una realtà piccola come la nostra, nei confronti della realtà dei bilanci e della situazione economica a livello mondiale e nazionale.
Quindi direi che se c'è un tema che non deve essere un tema di debolezza di questo bilancio, è il rapporto fra spese correnti e spese di investimento, perché vanno inquadrate in questa situazione, e non possono essere paragonate... ad esempio il collega Louvin faceva riferimento al 2001, perché giustamente ha detto gli ultimi dieci... a spese di investimento superiori al 50 percento... credo bene! In quell'anno la Regione fece l'operazione ENEL-CVA; chiaramente l'acquisto dell'ENEL con un mutuo di 543.000.000 di euro in quell'anno fece balzare in avanti le spese di investimento nel bilancio regionale con la sottoscrizione dei BOR...
(interruzione del Consigliere Louvin, fuori microfono)
...comunque nel 2001, in particolare la spesa principale - se vuole le faccio avere la documentazione - me l'hanno fornita gli stessi tecnici che abbiamo detto che sono corretti e trasparenti nel fornire i dati, comunque le farò avere il prospetto. Altrimenti vediamo che senza tutti gli aspetti che ho sottolineato prima, già nel 1999 avevamo il 67 percento di spese correnti, nel 2000 avevamo il 65 percento, nel 2004 il 68,94 percento, in tempi in cui non avevamo questa situazione che ho cercato di evidenziare, nel 2005 avevamo il 68,48; quindi, se andiamo a verificare tutti questi aspetti che ho sottolineato... e poi per il 2010 c'è l'altro aspetto, condivisibile o meno: è quello dello sforzo che ha fatto questa maggioranza nell'indicare nel bilancio regionale i buoni riscaldamento, non consideriamoli sostitutivi dei buoni benzina, e sono altri 18.000.000 che vengono classificati tra le spese correnti.
Qua dobbiamo cercare di metterci d'accordo, perché da un certo punto di vista condivido molte delle suggestioni della collega Fontana, quando parla di prestare attenzione agli invalidi, trasferimento di fondi al Comune di Aosta (e qui vorrei sottolineare alcuni aspetti), scomparsa di buoni benzina; ma questo è un inno alle spese correnti. Cerchiamo quindi di essere coerenti, se vogliamo tenere un certo equilibrio che dia una solidità al bilancio, dia delle prospettive di sviluppo, dobbiamo avere una grossa attenzione per gli aspetti sociali, però dobbiamo anche sottolineare che un bilancio deve anche generare le risorse per continuare a poter sostenere questo settore.
Sul Comune di Aosta voglio solo sottolineare un aspetto, che forse ai più è sfuggito: che in base al patto di stabilità il Comune di Aosta è l'unico Comune che deve essere soggetto al patto di stabilità. Il Governo ci aveva chiesto una riduzione - visto che le competenze negli enti locali sono competenze dell'Amministrazione regionale - di 1.700.000 euro del bilancio comunale, quindi ci ha detto: dite al Comune di Aosta di ridurre di 1.700.000 euro il bilancio, se non volete ridurlo al Comune di Aosta, ripartitelo agli altri 73 Comuni. Oppure la scelta che ha fatto questo Governo, quella di dire: carichiamoci anche 1.700.000 sul patto di stabilità della Regione, quindi sono 1.700.000 in meno che la Regione può utilmente disporre proprio per andare incontro e non mettere in difficoltà il Comune di Aosta. Questo è un aspetto molto importante da sottolineare: in un'altra realtà normale se il rapporto del Comune di Aosta fosse stato con il Governo centrale, avrebbe dovuto ridurre la disponibilità di bilancio di 1.700.000 euro.
Poi, sulla Regione troppo invasiva... meno male! Noi abbiamo visto, nell'affrontare la crisi del 2009, che proprio la presenza importante e diffusa per la quale le linee di pensiero sono un elastico... a livello americano comprano addirittura le banche! Quindi questa presenza, se vogliamo "invasiva" della Regione nell'economia, è stato un elemento di grande solidità, è stato uno degli elementi che ha fatto sì che la nostra economia abbia sopportato meglio questo momento di difficoltà.
Sui mutui e indebitamento, non ho bisogno del supporto della società di rating: siamo indebitati pochissimo nel rapporto fra le risorse dell'Amministrazione e i mutui fatti, e poi tutti mutui fatti in modo oculato. Se i mutui e i BOR vengono emessi per fare operazioni come quelle dell'ENEL o la CVA, penso che siano operazioni che hanno ampiamente creato un volano. Non sono stati fatti i mutui per coprire i disavanzi regionali o mutui per pagare il personale dell'Amministrazione regionale o per pareggiare i bilanci! Sono stati fatti dei mutui mirati.
Su sei mutui che abbiamo fatto, quattro sono in scadenza 2011 e 2012; rimangono in piedi due mutui di più lunga durata che scadranno nel 2020 circa: uno è quello della CVA, e penso che sia sotto gli occhi di tutti che è stato un investimento molto azzeccato; l'altro sono i BOR che abbiamo sottoscritto per l'acquisto del complesso immobiliare alberghiero del Grand Hôtel Billia, quindi una scelta strategica in un'area estremamente strategica dal punto di vista delle scelte dell'Amministrazione regionale. Non vedo assolutamente una criticità da questo punto di vista, sono stati mutui mirati e sono mutui che creano ricchezza, non solo ci danno la possibilità di restituire le rate, ma creano un volano di risorse molto importante.
Sul lavoro il Presidente del Governo ha già esplicitato a fondo quali sono le scelte, quindi non entrerò nel merito di questo aspetto che è stato una sottolineatura di preoccupazione da parte di molti colleghi.
Concluderei con alcune riflessioni sugli aspetti che mi è parso di cogliere negli interventi dei colleghi Rigo e Donzel riguardo al discorso di un bilancio, ma anche altri l'hanno detto, fotocopia, bilancio ordinario, senza margine di manovra. Alcune cose le abbiamo già sottolineate, è difficile trovare un bilancio che abbia più del 30 percento di disponibilità per interventi, per dare il senso di marcia dell'Amministrazione regionale, mancanza di flessibilità, cambio di marcia, minestra riscaldata... cioè, mi sembra che queste dichiarazioni vadano motivate, perché questo bilancio è estremamente serio, calibrato, attento, prudente. Questo è il motivo per cui, tutti quanti lo abbiamo condiviso, manteniamo i provvedimenti anticrisi anche per il 2010, e questo è un intervento che guarda al presente, però guarda anche al futuro, perché se manteniamo un'economia solida nel momento in cui ci sarà una ripresa, vorrei essere più ottimista, prudente, ma un poco più ottimista, che questa ripresa piano piano si concretizzi.
Se abbiamo, nel momento in cui inizia a concretizzarsi la ripresa, una situazione della nostra economia solida, sia dal punto di vista delle imprese che delle famiglie, certamente questa ripresa potrà trovare su questo terreno una situazione più fertile. Su questo aspetto non ci siamo limitati là; questo del 2010 è un bilancio - rispetto a quello del 2009 - che comincia a guardare al dopo, non c'è bisogno... non conosco bene l'inglese, dell'exit strategy, non c'è bisogno di uscire, perché non abbiamo avuto questa situazione...
(nuova interruzione del Consigliere Louvin, fuori microfono)
...lo hai sottolineato correttamente. Questo è il motivo per cui i provvedimenti anticrisi che abbiamo fatto nel 2009 hanno creato i presupposti affinché la nostra Regione non avesse bisogno di una situazione di percorso eccezionale per uscire da una crisi che l'ha colpita, sì, però, rispetto ad altre realtà, marginalmente. Parlo del bilancio della Regione... è ovvio che le sottolineature fatte e le preoccupazioni espresse dai Consiglieri Donzel e Rigo possono avere anche ricadute sull'economia regionale, ma mi sembrava più una fotografia a livello nazionale.
I dati che sono stati citati, le statistiche sul lavoro erano più a livello generale e anche le nostre negatività vanno, se inquadriamo gli aspetti positivi di un discorso internazionale e nazionale... anche le negatività vanno viste in un quadro che non interessa solo la Valle d'Aosta. Se l'occupazione a livello europeo è al meno 10 percento e noi abbiamo il meno... non è che questo è un dato che non è importante, che non va guardato con attenzione e non va affrontato, ma va inquadrato nella realtà complessiva.
Penso che questo bilancio abbia delle somme importanti nel settore della ricerca; forse mai una legge è stata approvata, presentata dal collega dell'industria nel 2009, sulla ricerca, questa è una linea di indirizzo: aziende che pensino all'occupazione, ma pensino anche agli aspetti della qualità che portino in Valle d'Aosta anche la ricerca. L'attenzione alle piccole e medie imprese, compatibili con l'ambiente, quanto al concetto ambiente e industria, è proprio la formulazione del bilancio che non deve più essere letto: ambiente, industria, Cenerentola... ma cosa sta dicendo? L'ambiente è trasversale in tutte le nostre scelte; l'agricoltura, oltre che all'aspetto del PIL, è un settore che va sostenuto per salvaguardare l'ambiente. Il turismo fa dell'ambiente un suo punto di forza e, quando parliamo della gestione del territorio nei lavori pubblici, si interseca perfettamente con l'aspetto della difesa dell'ambiente, quando parliamo di qualità della vita parliamo dell'ambiente. Quindi non è la cifra singola che viene messa in un assessorato, poi tutti sanno, soprattutto il collega Louvin, che il 90 percento delle risorse dell'industria vengono elargite tramite lo strumento della Finaosta, ci sono 20 leggi a sostegno dell'economia tramite Finaosta, quindi non si può leggere riduttivamente il bilancio regionale in quel settore senza guardare i fondi globali. Direi che se guardiamo al bilancio con la sua nuova veste e sottolineiamo gli aspetti degli aggregati, vedremo che c'è il senso di marcia, condivisibile o meno, ma c'è un senso di marcia che va oltre il tamponamento della situazione anticrisi.
Mi avvio alla conclusione. Nel ringraziare ancora una volta i collaboratori dell'Assessorato, ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti, le Commissioni consiliari, i Presidenti e i colleghi del Governo regionale per il lavoro svolto con un'unica stella cometa: il benessere presente e futuro della Valle d'Aosta. Riteniamo di aver presentato in questo senso un documento equilibrato, serio, prudente, realistico, allo stesso tempo dinamico e flessibile, attento al presente, attento al domani, ma anche proiettato in una visione di un futuro di medio e lungo periodo.
Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.
Rollandin (UV) - Grazie, Presidente. Ringrazio anch'io e mi associo per i ringraziamenti al relatore e a tutti i colleghi che hanno voluto fare degli interventi molto costruttivi e pacati. Credo che questo vada detto ad onore del dibattito che si è tenuto in quest'aula, e credo che questo sia percepito non solo in aula, ma anche all'esterno: c'è la volontà di fare un'analisi serena e con delle logiche e con una dialettica politica che è la base della discussione con cui deve essere esaminato un documento complesso come quello del bilancio. Questa è la prima chiave di lettura. L'altra è la lettura nei dati, per esaminare i riflessi concreti, le ricadute sulla realtà nostra locale e, in ultimo, credo che giustamente qualcuno abbia fatto dei riferimenti puntuali a quella che è, da una parte, l'origine di una situazione da qualcuno detta, "anche quest'anno è segnato dal momento di crisi", perché questa è la verità.
Sicuramente, malgrado quello che si legge sui giornali, che qualcuno comincia ad accennare che "la crisi sta riducendo i suoi effetti negativi"... può essere; la crisi sicuramente si sta risolvendo per le banche, ma non certo per il settore economico; quindi tutto questo, anche il bilancio del 2010, lo abbiamo detto esplicitamente, tant'è che abbiamo detto che noi riproponiamo la legge sulla crisi con tutte le misure che erano state a suo tempo predisposte. Su questi tre punti credo che ci sia stato un dibattito molto costruttivo.
Nell'ambito della dialettica politica, non posso non rimarcare un aspetto che fa la differenza fra il dibattito di oggi e il dibattito di alcuni anni addietro: più nessuno ha detto che la Regione ha troppi soldi. C'era un tempo in cui si diceva: la Regione ha un introito esagerato. Piuttosto credo che l'osservazione corretta sia di dire: attenzione, la Regione oggi ha un bilancio sicuramente positivo che, utilizzato in modo corretto, può dare delle risposte; preoccupiamoci di tener conto che ci sono delle situazioni da gestire, che c'è il discorso del federalismo fiscale e il dibattito è aperto, quando si inizierà questo dibattito la Regione porterà i suoi dati con trasparenza per arrivare a quella determinazione che dovrà essere il punto di svolta nell'ambito di un sistema dove la sussidiarietà ha un suo peso.
Qualcuno ha fatto riferimento anche alle modalità con cui si attuerà in Europa... non dimentichiamo che oggi, puntualmente il 1° dicembre, entra in azione il dettato del Trattato di Lisbona che non è un'azione peregrina. Questo implicherà una serie di coinvolgimenti da parte dell'Unione Europa che avranno dei riflessi puntuali e pesanti anche sulle Regioni; quindi c'è sicuramente questo dibattito. Nel dibattito ci stava e ci sta un riferimento anche a quello che sarà il nostro futuro, la preoccupazione che molti hanno sottolineato di capire come si potrà, negli anni, avere un riferimento di questo tipo.
Anche questo riferimento puntuale che qualcuno ha fatto, è giusto pensare "a come si spendono i soldi", ma è anche giusto fare riferimento a quali sono le entrate, quali sono le entrate proprie, come sono ripartite, su quali attività la Regione conta per avere delle entrate che possano dare la certezza per il futuro. Sicuramente ci sono dei dati, lo abbiamo scritto correttamente, aleatori, cioè non si sa se dureranno, non dico per sempre, ma per tanti anni, per cui bisognerà stare molto attenti a creare le premesse perché ci siano delle coperture negli anni a venire, tali da garantire questo tipo di risultato a livello di possibilità di utilizzare dei fondi.
Nell'ambito della discussione sono state fatte molte osservazioni puntuali, che ho molto apprezzato, sul fatto che da una parte ci sia un'attenzione costante a quello che è "il sociale" in Valle d'Aosta; sicuramente si potrà fare di più per quella che è l'attenzione alle varie figure sociali, soprattutto quando parliamo del sociale credo che la relazione del collega Rigo abbia ripreso tutto lo scibile su quello che è il punto di attenzione, dai neonati all'anziano. Però credo che non ci sia in Italia, ma nemmeno nei paesi scandinavi, un'azione così mirata, forte, capillare per tutte le fasce di età. Che poi si possa fare qualcosa in più per l'immigrato... ma credo che oggi, onestamente, non ci sia difficoltà a dire che tutto quello che è richiesto viene fatto.
Vorrei sottolineare che, in un momento come questo, la prima cosa che è stata fatta dall'Amministrazione con molta umiltà è stata quella di ascoltare; abbiamo ascoltato tutti quelli che potevano avere voce in capitolo nell'ambito della realtà regionale. Sono sorte delle discussioni, ci sono state delle idee a cui abbiamo dato credito, che abbiamo sviluppato e cercato di vedere, ad esempio nel sociale molti ci hanno giustamente detto: benissimo il bonus energia per le famiglie che sono in difficoltà, dovreste tener conto che questo ha un effetto importante e dovrebbe diventare strutturale. Benissimo l'intervento fatto a sostegno delle famiglie, sempre per gli oneri derivanti da attività legate ai Comuni, però bisognerebbe attivare un meccanismo che sia collegabile: abbiamo già aperto un confronto con i Comuni.
Quello che voglio dire è che sicuramente, sotto il profilo della socialità e della sanità, credo che in Valle ci sia un'attenzione corretta, poi sicuramente ci sono dei disguidi... credo che quando vengono fatte delle interrogazioni si evidenzia che ci sono delle carenze, ci possono essere delle difficoltà, dei settori che funzionano meglio, questo succederà sempre, ma non è strettamente collegato alle poste di bilancio. È anche questo che vorrei dire: che la lettura automatica del "c'è un intervento solo di X milioni di euro", quindi vuol dire che c'è una sottovalutazione, poi lo si dirà illustrando, questo vale per la scuola, vale per... non è così! Gli interventi per la scuola ci sono, sono mirati, sono in tutti i settori, così come per l'ambiente e per gli altri dicasteri.
Quello che voglio dire è che quando è stato detto: "ma quello che ha un gruzzolo più grande è la Presidenza della Giunta", vorrei sfatare questo discorso, perché sennò anche chi sente può dire: ma cos'è, qui gestisce 400.000.000 di euro... allora vorrei spiegare come sono composti questi soldi; altrimenti qualcuno può dire: ma allora Zublena, poveretta, gestisce pochi milioni di euro e la Presidenza della Giunta 400.000.000 di euro. Allora, 400.000.000 di euro sono dati dal personale, 196.000.000...
(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)
...vorrei appunto che alla fine mi si dicesse: poveretto! Da quella che è tutta la parte relativa alla Protezione civile, le altre attività che sono gestite... finanza locale, 152.000.000 di euro, sono sotto la Presidenza; stesso discorso per i fondi globali, 11.000.000, sono sotto la Presidenza della Giunta. Meritava un attimo, 30 secondi per dire che, letto così, credo che possa dare una spiegazione del perché si arriva a questa disposizione, che non ha niente a che vedere con la gestione; di fatto la formazione professionale che è gestita ai vari livelli... quindi per dire che l'attenzione data quando si parlava di un bilancio equilibrato, di un bilancio che tiene conto delle esigenze, credo che sia una risposta corretta e puntuale alle possibilità di avere una crescita equilibrata.
Ho fatto riferimento - credo che sia la Giunta tutta e la maggioranza su questo abbiano dato il massimo impegno - al problema dell'occupazione; questo è stato da molti sottolineato. Sul tema dell'occupazione credo che ci deve essere e ci sarà un'attenzione particolare, il piano triennale per le politiche del lavoro è stato evocato, avrà i suoi effetti dall'anno prossimo; l'attenzione per l'occupazione, per i disabili, saranno politiche che entrano in funzione dall'anno prossimo, il discorso degli interventi nei vari settori, dall'agricoltura alle attività produttive al settore industriale... vorrei ricordare che purtroppo sotto questo profilo... dov'è la difficoltà? È che nel settore industriale, ad esempio, quando qualcuno anche a livello regionale dice: "non abbiamo bisogno di interventi a pioggia", e così via, vorrei dire che dalla piccola alla "grande Cogne", se non c'era l'intervento regionale a quest'ora la cassa integrazione forse non era cassa integrazione a giorni alterni o a mesi, ma era chiusura! Vorrei sottolinearlo, altrimenti qui sembra quasi che noi andiamo a spizzichi, vediamo un po' cosa possiamo seminare. No! Qui abbiamo fatto uno sforzo in accordo con le banche e Finaosta per tenere in piedi un'azienda, che comunque occupa più di 1.000 persone, 1.000 famiglie: perché oggi avere una sottovalutazione del discorso occupazionale è una vera tragedia, perché vuol dire giovani, vuol dire prima occupazione, quelli che hanno perso lavoro. Tutto quello che ruota attorno a questo bilancio cerca di dare delle risposte: chi è nel sociale, chi è nell'attività produttiva, ma è l'occupazione.
Se guardate, anche nell'ambito della possibilità di utilizzare delle forme nuove, tenendo conto che su tutto regna il discorso del patto di stabilità, che blocca tutta una serie di iniziative, lo dico per chi ha sottolineato l'aspetto della precarietà, il lavoro precario è l'altro piccolo aspetto del problema lavoro. Ora, sulla precarietà e anche sulle convenzioni che vengono date a esterni per lavorare in Regione, stiamo riflettendo, perché è una situazione che per una parte può essere compatibile, ma se eccede diventa anomala, questo è chiaro. Vogliamo dire che sotto il profilo della precarietà il problema molto spesso si potrebbe risolvere, ma siamo bloccati dal patto di stabilità, tant'è che stiamo pensando ad una struttura che possa utilizzare un meccanismo che, uscendo da questa impasse, possa avere una serie di figure: assistenti alle mostre, assistenti educatori, o personale che regolarmente ogni anno sappiamo essere necessario, ma che non è inquadrato; allora qui dobbiamo trovare una soluzione che, nell'anno prossimo, sarà effettiva per dare un respiro a tutte queste figure.
Per quanto riguarda il settore degli affari europei, abbiamo fatto un programma triennale per la prima volta, cioè la gente che lì lavora perché non possiamo fare altrimenti, avrà un prospetto triennale di lavoro, non più annuale o di 11 mesi. Quindi sono state fatte delle proposte che vanno nella direzione di dare delle soluzioni al sistema lavoro, che è quello che oggettivamente diventa il più difficile.
Tutti hanno riservato un'attenzione particolare agli enti locali, che assorbono una parte importante del bilancio; abbiamo mantenuto il 95 percento dell'IRPEF a disposizione degli enti locali che è aumentato a 217.000.000 di euro; sotto questo profilo credo che sono dei livelli di importanza eccezionale, tanto che anche con gli enti locali abbiamo un dibattito aperto per vedere come tener conto che questa crescita non potrà essere continua. Bisognerà arrivare ad una rideterminazione dei parametri, anche fra Comuni, come è stato detto.
Quindi nel bilancio, fatto quest'anno in un modo diverso sicuramente, da tutti è stato salutato come un fatto positivo l'avere delle aggregazioni che comincino a far capire dove si va, cosa si vuole ottenere e come lo si vuole ottenere. Sicuramente si potrebbe fare un po' di più per proiettare nel futuro il discorso di programma della Regione. Riteniamo che per l'anno in corso per questo bilancio ci sia stato ancora un grosso condizionamento da parte della crisi che ancora ha tutti i suoi effetti, e che per il 2010 avremo comunque ricadute pesantissime.
La nota che emerge dall'analisi fatta in tutti gli stati europei è che purtroppo non è più proporzionale l'investimento con l'occupazione; ad investimenti molto alti in tutti i settori, non segue un numero di occupati proporzionale. La tendenza è quella della delocalizzazione per i settori maturi, come quello manifatturiero; per gli altri settori si va verso una direzione, anche nei settori dell'informatizzazione, si va verso un automatismo ed una riduzione sempre più alta di persone! Quando l'impresa cambia atteggiamento o si ristruttura, non aumenta il personale; aumenta il numero di macchine, aumenta l'investimento e noi abbiamo degli esempi, credo che potremo vedere fra un po' Lavazza: farà un aumento importante in Bassa Valle, proporzionalmente agli investimenti aumenterà anche il numero di personale, ma non è certo proporzionale a quello che succedeva negli anni quando c'erano degli investimenti di 20-30.000.000 di euro!
Ora questa è la difficoltà che abbiamo, per cui si è andati sul discorso della ricerca, l'università e ricerca, quelli sono i settori su cui stiamo andando. La valutazione che abbiamo fatto per Verrès per mantenere lì l'università va in questa direzione; il fatto che si voglia per l'Università della Valle d'Aosta un discorso fatto in modo chiaro, per cui chi vuole studiare in Valle abbia la giusta aspettativa di far qualcosa che può servire anche in Valle d'Aosta... però non è che possiamo dire che chi fa l'università in Valle ha il lavoro assicurato, ma vogliamo almeno che ci sia una prospettiva di lavoro. Questo crediamo che sia abbastanza corretto ed è la ragione per cui su alcune facoltà non è che possiamo sfornarne centinaia e pensare che questi abbiano il posto di lavoro. Allora bisogna avere la coscienza di dirlo per tempo, questo è il punto sacrosanto.
Riteniamo quindi che in questo bilancio ci sia stata un'attenzione molto forte per quanto riguarda tutti i settori produttivi e tutta la parte sociale, questo a garanzia per la nostra Regione di una crescita che sicuramente anche per il 2010 sarà ancora in termini ridotti; non sto ad esprimermi in termini di PIL, perché non è solo quello che misura la validità dell'investimento. Sicuramente dovremo tutti fare una serie di riflessioni, anche su temi che sono stati da molti colleghi evocati con grande competenza, la riflessione andrà fatta. Come si pone la nostra Regione nell'ambito degli accordi interregionali, il contatto con quella che sarà la nuova Unione Europea, con la modifica a livello nazionale di tutta una serie di competenze, con le norme di attuazione, come vogliamo confrontarci rispetto al sistema attuale? Tutto questo è materia su cui entreremo nel merito molto presto.
Credo comunque che questa finanziaria e anche il triennale abbiano cercato di focalizzare i punti essenziali. Abbiamo dovuto concentrarci sulla crisi perché il 2010 sarà ancora anno di crisi, e su questo hanno detto bene tutti coloro che sono intervenuti. Credo che poi dovremo sperare che ci sia la capacità, il tempo e le risorse per indubbiamente investire in tutta una serie di materie che oggi sono state evocate e che oggi non possono trovare direttamente rispondenza in questo bilancio. Grazie.
Président - J'invite les Chefs de groupe à se rendre à la salle à côté et le Conseil est suspendu pendant 15 minutes. Merci.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 18,42 alle ore 18,55.
Presidente - Colleghi, riprendiamo i lavori.
Mentre gli uscieri distribuiscono l'elenco delle richieste di approfondimento avanzate dai gruppi consiliari, comunico che la Conferenza dei capigruppo ha assunto queste determinazioni per quanto riguarda il prosieguo dei lavori. La serata di oggi continuerà fino a circa le 20,30; domani si proseguirà con l'esame dei documenti del bilancio e della legge finanziaria. È intendimento riprendere i lavori alle 15, anziché alle 15,30; se lo stato di avanzamento dei lavori sarà sufficientemente soddisfacente, si proseguirà, altrimenti si aggiornerà la seduta a domani pomeriggio alle tre. L'orientamento è quello di protrarre i lavori domani sera ad un'ora produttiva, nel senso di poter arrivare a fare in modo che ci sia sufficiente lucidità per esaminare con la doverosa diligenza i vari documenti ed i vari atti, ed eventualmente sospendere ad un'ora non troppo tarda, se i lavori dovessero continuare e riprendere giovedì mattina, per concludere l'ordine del giorno del Consiglio.
Il Consiglio prende atto.