Oggetto del Consiglio n. 908 del 1° dicembre 2009 - Resoconto
OBJET N° 908/XIII - Début de la discussion générale des lois de finance et de budget pour le triennat 2010/2012.
Président - Nous sommes en discussion générale sur les points inscrits à l'ordre du jour n° 11 et n° 12, c'est-à-dire les projets de loi n° 69 et n° 70. Hier nous avons écouté le rapport du Conseiller Rosset et de l'Assesseur Lavoyer, maintenant la discussion est ouverte.
La parole à la Conseillère Carmela Fontana.
Fontana (PD) - Grazie, Presidente. Un anno fa la crisi economica e finanziaria, che ha interessato gran parte dei Paesi del mondo, era da poco esplosa e la discussione sul bilancio regionale si era incentrata sulle misure di emergenza per fronteggiare la crisi e soprattutto fronteggiare le conseguenze che la crisi avrebbe portato alle famiglie più fragili economicamente. Oggi, ad un anno di distanza, possiamo dire che l'emergenza non è ancora conclusa e che, grazie alle scelte fatte nel bilancio regionale 2009, la popolazione valdostana sta attraversando questa fase difficile senza gravissime conseguenze. Tuttavia la situazione non è semplice e ci ritroviamo con un'economia stagnante, in cui le occasioni di lavoro, sia per i giovani, sia per le persone che lo hanno perso, sono piuttosto scarse. Lo dimostra non solo il dato della chiusura di numerosi stabilimenti a partire dalla Tecdis, ma anche il dato della mancata apertura di nuovi... l'ultimo di una certa rilevanza è stato quello della Meridian di Verrès. Occorre quindi dedicare la discussione sul bilancio regionale 2010 ad individuare quegli interventi che possano rilanciare la competitività economica della nostra Regione e favorire la nascita di nuove attività e la crescita di quelle presenti, condizioni essenziali per poter raggiungere l'obiettivo che credo tutti condividiamo: quello di una piena e gratificante occupazione.
In tale prospettiva dobbiamo partire dall'elemento determinante di questi ultimi mesi della politica valdostana, ossia la scomparsa dei buoni di benzina. Questo elemento giocherà un ruolo profondamente negativo del tessuto economico valdostano, in quanto più di 30 milioni di spese aggiuntive graveranno sulle imprese e sui privati. In sostanza, le imprese e i cittadini valdostani avranno un forte aumento di spesa per i propri spostamenti e per gli spostamenti delle merci. Ci saremmo quindi aspettati che nel bilancio regionale 2010 ci fossero rilevanti investimenti in questo settore, un potenziamento dei trasporti pubblici per venire incontro alle mutate esigenze di trasporto della nostra comunità. In tale bilancio invece non c'è nulla e questo "nulla" si assomma al mancato rinnovo del piano di bacino di traffico, che va in scadenza il 31 dicembre prossimo, e che trasporterà nel 2010 lo stesso modello di organizzazione dei trasporti regionali pensato nel 1998. Ci auspichiamo quindi innanzitutto che la Giunta regionale predisponga in tempi brevi la bozza di un nuovo piano di bacino di traffico, che potenzi e migliori l'offerta del trasporto pubblico nella nostra regione, in modo da offrire ai cittadini valdostani e alle imprese che operano nella nostra regione la possibilità di un trasporto efficiente a prezzo contenuto, in modo che l'impatto della scomparsa dei buoni benzina sia attutito.
Per quanto riguarda i trasporti, non troviamo nulla in bilancio nel 2010, non c'è un euro di investimento nella ferrovia, che rappresenta in tutta Europa il principale motore di sviluppo dei territori e che vede in tutte le regioni d'Europa, salvo la Valle d'Aosta, una forte crescita degli investimenti e una riduzione dei tempi di percorrenza per migliorare la qualità del servizio, per offrire alle imprese e ai privati un trasporto efficiente, competitivo per prezzo, rispettoso dell'ambiente. La Giunta regionale a questo proposito risponde frequentemente alle iniziative consiliari in materia, che sia in attesa del trasferimento con una norma di attuazione delle competenze in materia di trasporti ferroviari dello Stato alla Regione questo è vero, ma interessa solo il settore dell'organizzazione del trasporto, quel settore che oggi è gestito da Trenitalia. Le necessità di investimento nel sistema ferroviario valdostano sono in via prioritaria in un altro settore: quello dell'infrastruttura di base, ossia binari, gallerie, ponti, elettrificazioni, che è il settore gestito da RFI, ebbene in questo settore non siamo stati ancora capaci di utilizzare i fondi già resi disponibili da RFI. Non voglio tirarla per le lunghe, ma è evidente che la realizzazione di nuove e urgenti infrastrutture di base sono le condizioni indispensabili perché i cittadini e le imprese possano muoversi sul territorio regionale e nazionale in un modo moderno, ecologico ed economico, elemento determinante per la ripresa della nostra economia. Avessimo fatto delle scelte più ragionevoli in passato, oggi ci potremmo regalare una ferrovia efficiente, invece abbiamo una galleria stretta e vuota e la necessità di mettere altri soldi per avere almeno un collegamento aereo con Roma, vedi l'articolo 29 della legge finanziaria che stiamo discutendo, volo che di certo non risolverà il problema della mobilità quotidiana della stragrande maggioranza dei valdostani.
Investire nelle infrastrutture, la ferrovia, ma anche la banda larga e internet, è il primo elemento per favorire l'insediamento di nuove industrie e di nuove realtà produttive, ma occorrono anche altri elementi, come la presenza di manodopera qualificata e di competenze tecniche consolidate. A questo proposito in questo bilancio c'è molto poco: di nuovo, 3.000.000 di euro per la messa in sicurezza e adeguamento a norma degli edifici scolastici di proprietà degli enti locali. Il sistema scolastico valdostano necessita di investimenti molto più rilevanti, sia dal punto di vista edilizio, compresi gli interventi per il risparmio energetico, sia dal punto di vista educativo, potenziando l'offerta tecnico-professionale in cui abbiamo fra l'altro competenza primaria, in modo da avvicinare sempre di più le competenze insegnate a scuola alle competenze necessarie alle realtà produttive.
Un altro settore della formazione in cui occorrerebbero maggiori investimenti è quello dell'università, dove per la mancanza di pochi fondi si rischia di mettere in crisi la facoltà che ha più successo del nostro ateneo e che porta significativi flussi finanziari da altre Regioni. Non solo non bisogna diminuire l'offerta formativa, ma ampliarla, investendo risorse che rientreranno in futuro, moltiplicate per dieci. Occorre fare investimenti nella ricerca scientifica in settori che si possono integrare con le principali realtà economiche della nostra regione: penso in particolare al settore della produzione dell'energia elettrica e a quello della siderurgia; in tal modo il pubblico potrebbe sostenere queste realtà economiche così importanti dal punto di vista occupazionale. Voglio ricordare in questo senso che l'ultima iniziativa positiva è stato l'insediamento della Dora S.p.a., società di ricerca di altissimo livello appartenente al gruppo ST-Microelectronics.
Un terzo elemento utile per favorire l'insediamento di nuove realtà produttive e per favorire lo sviluppo di quelle già esistenti è la riduzione dell'imposta fiscale. In questo senso apprezziamo la scelta della riduzione dell'IRAP anche per il 2010; a nostro parere, nei limiti dei vincoli dello Stato, questa misura dovrebbe diventare permanente. In tema di riduzione delle imposte dobbiamo evidenziare la mancanza di un intervento in materia di trasferimento di risorse agli enti locali che consenta alla città di Aosta di avere i fondi per una corretta politica di sviluppo del capoluogo regionale senza dover applicare ai propri cittadini l'addizionale IRPEF, com'è invece attualmente. Il trasferimento di fondi ai Comuni avviene con due metodi differenti: uno per i 73 Comuni della Valle e un altro per il capoluogo regionale. Credo che si possa trovare un meccanismo di compensazione che tolga al Sindaco di Aosta la necessità di sovratassare i propri cittadini. In questo settore occorre precisare che i 3.000.000 per il finanziamento degli interventi per la qualificazione di Aosta quale moderno capoluogo sono insufficienti.
Ho voluto dedicare larga parte del mio intervento agli strumenti che si dovrebbero utilizzare per rilanciare lo sviluppo economico, perché questo è l'elemento essenziale da raggiungere per avere una piena e gratificante occupazione: il lavoro è una necessità per il benessere di ciascuno, come lo è la famiglia e la casa. In questo senso devo dire che le misure di sostegno sociale dell'occupazione della nostra regione sono di buon livello e si fa veramente di tutto per favorire l'inserimento e il reinserimento dei lavoratori. C'è tuttavia una categoria di lavoratori che hanno ancora delle difficoltà e sono i lavoratori dichiarati invalidi con una percentuale inferiore a quella che consente un sostegno economico. Per questi nostri concittadini penso che si dovrebbe prevedere un intervento da parte regionale, che fornisca un minimo di sostegno nei periodi in cui non sono occupati. In questo senso ho presentato l'emendamento, che spero possa essere accolto dalla Giunta regionale.
L'altro tema che voglio affrontare in questo mio intervento è quello legato ai servizi sanitari e sociali. In questo settore il livello qualitativo in Valle d'Aosta è sicuramente buono, ma per poterlo mantenere a questi livelli occorre continuare a migliorarlo e ad affinarlo. Un primo punto da rilevare sono i ridotti stanziamenti per le prestazioni sanitarie aggiuntive regionali, limitati a 1.750.000 euro per ciascuno dei prossimi tre anni. Questo stanziamento è insufficiente: meno di un decimo dei fondi messi a disposizione per gli interventi urgenti di edilizia sanitaria ospedaliera, ossia per tacconare le falle dell'Ospedale di viale Ginevra. Occorre invece aumentare i fondi per le prestazioni aggiuntive, in modo da garantire ai valdostani anche importanti prestazioni in campo odontoiatrico: dall'estrazione dentaria alle protesi. Anche per quanto mi riguarda, sulla spesa per le politiche sociali il giudizio è positivo; tuttavia, in un'ottica di continuo miglioramento, riteniamo che le previsioni di spesa avrebbero potuto essere un poco incrementate, visto il perdurare degli effetti della crisi economica e visto il continuo e gradito aumento della popolazione con più di sessant'anni di età, però anche quella più a rischio di fragilità economica.
Infine voglio concludere questo mio intervento con un richiamo alla famiglia: un valore da tutti condiviso, così come tutti penso condividiamo la necessità di favorire la formazione di nuove famiglie. In questa direzione si potrebbe prevedere un contributo di 10.000 euro per l'arredamento a favore delle nuove famiglie che contraggono un mutuo regionale per l'acquisto della nuova casa o che intendono usufruire del sostegno regionale all'affitto. Sarebbe un concreto aiuto ai giovani che vogliono sposarsi e che oggi possono avere dei dubbi per il rilevante impegno economico che ciò comporta.
Sempre al fine di aiutare i giovani, proponiamo con un emendamento l'aumento a 100.000 euro del contributo regionale per la prima casa per i nuclei composti da una sola persona, che oggi sono discriminati, in quanto il contributo massimo è limitato a 60.000 euro. Noi pensiamo che, per favorire l'indipendenza dei giovani, premessa per la formazione di nuove famiglie, dobbiamo consentire loro di poter avere una propria abitazione e 60.000 euro non sono sufficienti per avviare un simile progetto, mentre lo sono 100.000 euro, che noi proponiamo. Questo intervento ha voluto evidenziare luci ed ombre del bilancio regionale 2010 in un'ottica di confronto, ma anche di collaborazione per il bene di tutta la comunità valdostana. Spero che questo contributo sia di aiuto e che almeno una parte delle proposte da noi presentate possano essere recepite dalla maggioranza regionale. Il benessere dei cittadini prescinde dal partito di appartenenza dei legislatori, il nostro compito è quello di dare voce in quanto rappresentanti eletti alla volontà popolare e saper tradurre e analizzare le difficoltà presenti sul territorio. Penso che con questa relazione un buon passo in tale direzione sia stato fatto. Grazie per l'attenzione.
Président - La parole au Conseiller Empereur.
Empereur (UV) - Merci, M. le Président. Un anno fa di questi tempi il dibattito consiliare per l'approvazione della legge finanziaria di bilancio per gli anni 2009-2011, il primo di questa legislatura, aveva evidenziato la necessità di una riforma organica della normativa in materia di contabilità regionale, riforma poi attuata dalla legge del 4 agosto 2009: la n. 30. Questa sessione di bilancio vede quindi tutti noi per la prima volta confrontarci con un nuovo documento di bilancio. La legge n. 30 ha disciplinato in modo organico la materia del bilancio e della contabilità generale regionali, in particolar modo perseguendo obiettivi di snellimento, flessibilità, semplificazione.
"Con l'articolazione del bilancio in unità previsionali di base riferite ad aree omogenee di attività disponiamo di uno strumento di articolazione finanziaria dell'attività della Regione più snello, più comprensibile per l'approccio e il dibattito politico in aula": così sottolineava il collega Andrea Rosset nella sua relazione in occasione dell'approvazione della riforma, collega Rosset che vorrei ringraziare, a nome del gruppo dell'Union Valdôtaine, per la sua relazione al bilancio, chiara, precisa, puntuale, esaustiva. Alla prova dei fatti il nuovo bilancio può essere senz'altro definito più snello, di facile lettura, analisi e comprensione, anche più trasparente. L'articolazione delle entrate in titoli, aree omogenee e unità previsionali di base, ma ancor di più l'articolazione della spesa in funzioni obiettivo, aree omogenee e unità previsionali di base, credo consenta di sviluppare un confronto chiaro e trasparente, nonché di evidenziare in maniera altrettanto chiara le scelte politiche nei diversi settori e gli obiettivi strategici della programmazione finanziaria. È trasparente ed immediata inoltre in ogni funzione ed area di intervento anche l'articolazione in spesa corrente e in spesa destinata ad investimenti. Un documento di bilancio meno dettagliato, più flessibile e più trasparente nelle sue linee di intervento, fondamentale per un dibattito consiliare che delinea le politiche di intervento, le scelte strategiche di programmazione economico-finanziaria, un dibattito che consenta al Consiglio di esplicare al meglio il suo ruolo di indirizzo, lasciando successivamente alla Giunta regionale l'approvazione del bilancio di gestione.
Dopo queste brevi riflessioni sullo strumento, vorrei fare prima qualche considerazione di carattere generale per poi entrare nel merito di alcune delle scelte di bilancio, altre saranno sviluppate nel corso della discussione generale dai colleghi Consiglieri del gruppo unionista. Come l'anno scorso anche quest'anno la discussione sul bilancio regionale non può prescindere dalla difficile situazione economica internazionale, anche se gli scenari futuri paiono essere un po' meno preoccupanti. Le previsioni in merito agli indicatori economici fondamentali evidenziano dei segnali incoraggianti, ma altresì il permanere di situazioni di criticità. Nell'ultimo trimestre il prodotto interno lordo italiano è tornato a crescere dello 0,6 per cento per la prima volta dopo cinque trimestri consecutivi di calo, segnando la migliore performance congiunturale dal quarto trimestre del 2006. Tuttavia la crisi economica è tutt'altro che conclusa, nel 2009 si stima una riduzione del PIL italiano intorno al 4,8 e solo a partire dal prossimo anno si prevede una crescita dell'economia nell'ordine dello 0,5, per salire poi al 2 per cento nel triennio 2011-2013. Anche il mercato del lavoro ha drammaticamente subito gli effetti della crisi e desta ancora molte preoccupazioni per il futuro. L'OCSE stima un tasso di disoccupazione per il 2009 in Italia al 7,6 rispetto al 6,8 del 2008 e al 6,1 del 2007. Le previsioni inoltre vedono una disoccupazione in crescita anche nel 2010. Nel 2009 è aumentato il ricorso alla cassa integrazione guadagni e agli ammortizzatori sociali in genere, il che riflette una diffusa situazione di criticità. Conseguenze inevitabili di tali situazioni il calo dei consumi privati, previsto per il 2009 dell'1,7 per cento e una contrattura ben più marcata degli investimenti. Entrambi gli indicatori sono indice di un calo della fiducia dei consumatori e delle imprese; il contraltare che conferma tale calo di fiducia nell'evoluzione della congiuntura economica è rappresentato dalla crescita dei depositi bancari. Ora gli scenari sembrerebbero delineare nel 2010 una ripresa sia dei consumi, sia degli investimenti. È necessario che le istituzioni sostengano e favoriscano questa ripresa, così come è necessario che instaurino nei cittadini e nelle imprese quella fiducia nella crescita indispensabile per il suo concretizzarsi. Anche la nostra Valle non è immune dalle conseguenze della crisi. Un recente rapporto della Banca d'Italia fotografa l'economia della Valle d'Aosta nel primo semestre 2009: esso evidenzia un calo del fatturato industriale, degli ordini e dei livelli di produzione, una rilevante riduzione delle esportazioni, le difficoltà delle aziende del settore edile e una diminuzione delle giornate complessive di presenza dei turisti presso le strutture ricettive valdostane pari a 1,6 per cento. Quanto detto si riflette sul processo di creazione di nuove imprese con una riduzione delle imprese attive rispetto al primo semestre 2008 di 113 unità, pari quasi all'1 per cento. Per quanto concerne il mercato del lavoro, il rapporto evidenzia una crescita del tasso di disoccupazione dal 3,9 del 2008 al 4,6, comunque inferiore al dato nazionale e a quello del nord-ovest e un ampio ricorso alla cassa integrazione guadagni e agli ammortizzatori sociali in deroga. I depositi bancari crescono nella nostra regione del 12,9 per cento con una crescita più marcata per le imprese rispetto alle famiglie.
Il quadro congiunturale economico credo richieda quindi da parte delle istituzioni pubbliche, come ho già sottolineato, un sostegno indispensabile alle famiglie, ai cittadini, alle imprese in difficoltà, un impulso alla crescita economica prevista e ancora l'innalzamento del grado di fiducia dei cittadini e degli operatori economici. Credo che tutto ciò richieda in primo luogo un bilancio sano, serio, concreto, come quello che oggi discutiamo. Vorrei sottolineare in primo luogo il consenso che ha raccolto da parte dei cittadini, delle imprese, delle associazioni di categoria, delle parti sociali la politica regionale anticrisi, che, grazie soprattutto alla nostra specialità e alla solidità del bilancio regionale, è stato possibile mettere in atto con celerità e tempismo.
In secondo luogo credo necessario evidenziare alcuni importanti interventi che questa manovra di bilancio contiene:
- conferma della riduzione dell'aliquota IRAP di 0,92 punti percentuali anche nel 2010;
- gli interventi in materia di politica del lavoro e di programmi comunitari, che potranno immettere importanti risorse finanziarie nell'economia;
- la crescita degli stanziamenti destinati agli interventi in campo sociale pari al 7,5 per cento per importanti servizi a favore dei più deboli;
- gli interventi a favore dell'accesso al credito alle piccole e medie imprese;
- il sostegno alle aziende agricole;
- la conferma degli interventi per il rinnovo tecnologico del parco auto e motoveicoli circolanti.
Ritengo opportuno sottolineare soprattutto un obiettivo prioritario dell'attività politica amministrativa nell'immediato futuro e punto qualificante per il bilancio per il prossimo triennio: la centralità delle tematiche del lavoro. La salvaguardia dell'occupazione e del lavoro rappresenta un'esigenza imprescindibile per lo sviluppo e la crescita socio-economica della nostra Regione, necessità ancor più acuita dalla difficile situazione economica internazionale. Le politiche del lavoro, della formazione professionale, della crescita dell'imprenditorialità, dell'innovazione, della ricerca e dello sviluppo tecnologico rivestono quindi un ruolo strategico. Il documento di programmazione che stiamo esaminando destina importanti risorse per la concretizzazione di politiche del lavoro che sappiano affrontare le criticità occupazionali indotte dalla crisi e che contribuiscano ad accrescere e migliorare quantitativamente, ma anche qualitativamente le opportunità lavorative dei valdostani: nel 2010 oltre 18.000.000 di euro, a cui si aggiungono quasi 12.000.000 di euro del Programma "Obiettivo 2 Occupazione", per un totale di 30.000.000, che nel triennio diventano complessivamente oltre 88.000.000 di euro, un importante investimento di fondi nel sistema lavoro che credo possa fornire risposte adeguate alle sue esigenze. Nello scorso luglio questo Consiglio ha approvato il piano di politica del lavoro per il triennio 2009-2011; ora è necessario operare per la sua concreta attuazione al fine di raggiungere gli obiettivi definiti. Anche se il mercato del lavoro valdostano è caratterizzato da tassi di occupazione molto superiori alla media nazionale, gli effetti della congiuntura enfatizzano le situazioni maggiormente critiche: adulti con basso tasso di scolarizzazione, precariato, occupazione femminile, difficoltà di ricollocarsi nel processo produttivo per chi ha perso un posto di lavoro, situazioni che possono accrescere le difficoltà di queste aree più a rischio e che potrebbero soprattutto allargare queste fasce di disagio sociale. È necessario quindi perseguire quegli obiettivi ed attuare quelle misure di interventi delineati dal piano e resi possibili dalle risorse finanziarie in funzione anticrisi, anche a carattere straordinario o temporaneo, a favore di coloro che hanno perso il lavoro e finalizzati in primis a superare un momento di difficoltà. È anche e forse soprattutto con interventi strutturali che incidono sul sistema complessivo e favoriscono la sua modernizzazione, il miglioramento dell'occupabilità, l'attenzione alle fasce più deboli sul mercato del lavoro, l'innovazione, la ricerca, l'integrazione fra il sistema educativo, formativo, lavorativo, diventati imprescindibili nella società moderna, che possono essere create le condizioni per affrontare momenti di difficoltà occupazionale e prevenirne l'insorgere.
Vorrei ricordare alcuni obiettivi del piano di politica del lavoro tradotti oggi in termini finanziari dal bilancio, quali favorire l'integrazione fra il sistema educativo e il sistema formativo anche attraverso la creazione di reti stabili nel mondo scolastico, organizzazioni di formazione, università e mondo del lavoro. L'inserimento nel mondo lavorativo, la qualificazione della professione, la formazione continua e la capacità di adattamento al cambiamento delle richieste derivanti dal mondo del lavoro e quindi il miglioramento dell'occupazione non possono che avvenire attraverso la sinergia e l'integrazione degli organismi coinvolti e il compito dell'Amministrazione è favorirne la collaborazione. Il bilancio assicura ad esempio il funzionamento di due fondazioni fondamentali nel campo della formazione e per certi aspetti anche della ricerca in due settori strategici per la nostra Regione, quali le attività turistiche e l'agricoltura, faccio riferimento naturalmente alla Fondazione per la formazione professionale turistica di Châtillon e alla Fondazione per l'agricoltura che gestisce l'Institut agricole régional. Il miglioramento del tasso di occupazione e dell'occupabilità è perseguito anche attraverso politiche destinate a promuovere l'inserimento lavorativo delle persone in situazione di disagio sociale, le politiche di genere a sostegno dell'occupazione femminile, le azioni a favore della mobilità occupazionale e professionale, il sostegno a favore della stabilizzazione dei contratti. La crescita delle opportunità occupazionali non può prescindere dallo sviluppo economico regionale, dalla crescita dell'imprenditorialità, dal sostegno alla nascita ed allo sviluppo alle imprese sul territorio regionale, ricercando un'imprenditoria radicata nel tessuto sociale valdostano, sostenendo in modo particolare le idee e i progetti dei nostri giovani. Le attività imprenditoriali devono poi essere supportate in un processo continuo di innovazione, di sviluppo tecnologico e di ricerca attraverso la valorizzazione delle risorse umane e la sinergia con gli enti di ricerca e con il mondo universitario. Un efficace trasferimento di conoscenze fra questi enti e le imprese può consentire la necessaria evoluzione del mondo produttivo e lavorativo, che deve saper rispondere ai mutamenti delle richieste dei beni e dei servizi provenienti dalla società e dal mercato. Politiche di innovazione e di sviluppo che devono coinvolgere anche e soprattutto la pubblica amministrazione, che deve saper cogliere le nuove opportunità e adeguare le proprie organizzazioni alle esigenze della sua missione, fornire servizi efficienti ed efficaci, creare le condizioni affinché i cittadini possano esplicare al meglio le proprie professionalità e le proprie attività.
Un'azione importante di supporto alla crescita finalizzata ad una situazione economica migliore, nonché di collaborazione nella concretizzazione di politiche nei vari settori, lavoro, sviluppo economico e sociale, deve venire da tutte le istituzioni pubbliche locali e quindi vorrei dedicare ancora alcune riflessioni ad un importante settore di intervento del bilancio regionale: la finanza locale. Sottolineo con molta soddisfazione una continuità nella politica regionale di bilancio per quanto concerne la finanza locale. Il bilancio in questi giorni all'esame del Consiglio prevede infatti importanti risorse a favore delle collettività locali, per il 2010 esse vengono sostanzialmente confermate nonostante l'evidenziata congiuntura economica non certo favorevole negli importi del 2009, pari a circa 226.000.000 di euro per quanto concerne la finanza locale in senso stretto, mentre il totale degli stanziamenti previsti dalla relativa funzione obiettivo è superiore a 246.000.000 di euro. Le istituzioni locali per prossimità al cittadino e dimensioni organizzative possono avere una percezione immediata degli stati d'animo e dei bisogni della popolazione, possono fornire risposte mirate e rapide alle sue esigenze, riescono a realizzare investimenti concreti in tempi brevi, possono concorrere in maniera fondamentale con la Regione a dare fiducia e certezza ai valdostani, nonché contribuire a creare quelle condizioni infrastrutturali locali che permettano alle imprese e alle attività economiche di potersi sviluppare. È importante quindi un'azione sinergica fra tutte le istituzioni valdostane ed è fondamentale il sostegno regionale alle comunità locali. Attenzione, sostegno non può essere sinonimo di assistenza, ma è creare e garantire quelle condizioni di certezza del quadro normativo e finanziario che consentono alle istituzioni locali di programmare la propria attività, di razionalizzare l'erogazione dei servizi perseguendo parametri di efficacia e di efficienza soddisfacenti, di realizzare investimenti mirati e necessari allo sviluppo socio-economico della popolazione. In un periodo in cui assurgono nuovamente all'ordine del giorno in Parlamento, ma non solo, temi che attengono all'organizzazione dei livelli di governo locale e della loro attribuzione delle risorse finanziarie, in cui sono all'esame o in itinere provvedimenti che dovrebbero dare voce ad esigenze di autonomia e autogoverno dei territori e dare finalmente un'applicazione reale alla riforma in senso federale dello Stato italiano, ma che hanno anche un obiettivo meno dichiarato, ma altrettanto evidente di riduzione della spesa locale, credo che una riflessione sul sistema delle autonomie in Valle d'Aosta anche in questa circostanza sia necessaria. È una riflessione che deve partire dalla piena consapevolezza che l'attribuzione della competenza legislativa primaria della Regione in materia di ordinamento degli enti locali ha permesso con leggi organiche di riforma della finanza e della contabilità, del personale, dell'ordinamento, della competenza degli enti locali di creare un sistema peculiare e rispondente alle esigenze del territorio, sicuramente all'avanguardia rispetto al panorama nazionale. È una riflessione però che non può prescindere da un'analisi delle criticità del sistema, delle nuove esigenze e delle nuove realtà, che deve portare ad evidenziare quegli elementi di razionalizzazione e modernizzazione del sistema che possono portare a migliorare ulteriormente l'utilizzo delle risorse disponibili e ad un contenimento dei costi per l'erogazione dei servizi. In tal senso un'analisi ad esempio delle possibilità offerte dall'associazionismo fra enti locali, il consolidamento di tecniche di controllo di gestione e di analisi dei costi dei servizi, una riflessione seria sulla programmazione degli investimenti e sui loro riflessi in termini di costi di gestione, possono sicuramente far fare ancora un passo in avanti al nostro sistema. È necessario che le prerogative statutarie, le peculiarità, la specialità della Valle d'Aosta e del nostro ordinamento statutario, ma anche finanziario siano difese ed affermate e l'impegno per un continuo miglioramento del sistema valdostano quale modello di eccellenza è sicuramente un atout indispensabile nella difesa delle nostre prerogative. È una riflessione che non può prescindere dai pilastri del sistema delle autonomie, 4 pilastri che, a mio modo di vedere, indirizzano anche la politica finanziaria e di bilancio nel settore: autonomia e certezza di risorse, responsabilità e stabilità della finanza pubblica, leale collaborazione e confronto, capacità di fornire risposte alle esigenze del territorio in termini di servizi e di investimenti.
Per quanto attiene il primo pilastro, autonomia e certezza di risorse, la legge regionale n. 48 prevede un meccanismo di determinazione dei trasferimenti che garantisce l'autonomia delle amministrazioni locali attraverso la certezza delle risorse e trasferimenti non vincolati. La legge finanziaria ed il bilancio che approviamo confermano le risorse attribuite senza vincolo di destinazione pari ad oltre 127.000.000 di euro, che rappresenta il 56 per cento del totale. Ciò consente naturalmente un elevato grado di autonomia finanziaria e la possibilità di pianificare con una certa sicurezza le linee di azione dell'ente locale. Certo, in questi ultimi anni le politiche attuate dal Governo nazionale non hanno favorito sempre questa autonomia, è necessario ora che l'attuazione del federalismo fiscale restituisca e rafforzi l'autonomia finanziaria degli enti locali.
Il secondo pilastro è la responsabilizzazione delle amministrazioni locali e la stabilità della finanza pubblica. Il corollario necessario ed indispensabile dell'autonomia non può che essere la responsabilizzazione degli enti locali, sia nei confronti dei cittadini e nella ricerca dell'efficienza delle politiche locali, sia nel raggiungimento degli obblighi di riequilibrio e stabilità della finanza pubblica. Voglio qui rammentare come da anni la Regione e gli enti locali sottoscrivano un patto con la piena compartecipazione del sistema regionale locale della Valle d'Aosta agli obiettivi di risanamento e razionalizzazione della finanza pubblica. Voglio anche sottolineare come la legge finanziaria confermi le misure per il contenimento della spesa relative al personale degli enti locali e alle indennità degli amministratori locali. La legge introduce inoltre alcune disposizioni che mirano a contenere l'indebitamento degli enti locali, al fine di garantire equilibrio e solidità ai bilanci. In effetti credo che proprio il periodo che stiamo vivendo, la congiuntura economica difficile evidenzi come conti pubblici sani ed equilibrati permettano degli interventi più incisivi a sostegno dell'economia e delle persone in difficoltà.
Il terzo pilastro è quello della collaborazione e del confronto; a questo proposito voglio sottolineare in primo luogo il metodo di lavoro che ha portato anche quest'anno a definire la scelta in materia di finanza locale, metodo basato sul continuo confronto fra Regione e Consiglio permanente degli enti locali anche attraverso il ruolo importante del Comitato per la finanza e la contabilità. Tale confronto ha portato alle proposte contenute nel documento di bilancio e, come ricordato in audizione dal Presidente del Consiglio permanente, pienamente condivise dal sistema degli enti locali. Collaborazione e confronto con la Regione e fra gli enti locali stessi, che si traducono anche nelle scelte di merito e di contenuto della legge finanziaria e del bilancio di previsione. Vorrei sottolineare in tal senso la previsione di contributi alle collettività locali per la realizzazione di progetti di investimento in tecnologie per la sicurezza del territorio, con l'obiettivo di realizzare un più elevato livello di collaborazione fra le diverse istituzioni sul territorio, in sinergia con le forze dell'ordine. Questo significa che un tema importante qual è la sicurezza, non può essere lasciato ai singoli enti con progetti ed iniziative scoordinate, ma deve essere affrontato con un sistema integrato di sicurezza sul territorio regionale. Sempre in tema di sicurezza e controllo del territorio, sottolineo la previsione di importanti risorse per favorire la collaborazione fra gli enti in materia di polizia locale e ancora in un altro campo la sinergia Regione ed enti locali in materia di piani di edilizia scolastica: tre piani straordinari negli anni 2007-2008-2009 che con risorse di finanza locale e risorse regionali hanno permesso urgenti interventi di adeguamento del patrimonio edilizio scolastico. L'articolo 7 del disegno di legge finanziaria oggi al nostro esame interviene con la previsione di altri piani di intervento per il triennio 2010-2012 e un primo stanziamento di 3.000.000 di euro a valere sulla finanza locale, che la Regione potrà integrare con risorse proprie. Voglio infine brevemente sottolineare la collaborazione ed il confronto che hanno contraddistinto anche e soprattutto nel segno della semplificazione delle procedure per i cittadini gli interventi anticrisi nel 2009 a favore delle famiglie in modo particolare. Su questo tema credo sia necessario un ulteriore sforzo di semplificazione attraverso interventi caratterizzati da un impatto immediato sui cittadini, ma anche da costi amministrativi e sociali più ridotti.
Vi è inoltre il quarto pilastro: la capacità di fornire risposte alle esigenze del territorio in termini di servizi e di investimenti. La difficile congiuntura economica che stiamo ancora attraversando mette in evidenza l'importanza delle risorse che traducono in senso finanziario le scelte politiche attente alle fasce più deboli della popolazione: anziani, inabili, prima infanzia, per tali interventi gli enti locali avranno a disposizione circa 30.000.000 di euro. Un'ulteriore analisi è rivolta alla capacità di generare investimenti dal settore: nel 2010 il bilancio evidenzia per la funzione obiettivo finanza locale spese di investimento di poco inferiori a 100.000.000 di euro, pari a circa il 40 per cento delle spese complessive; è un grado di propensione all'investimento direi decisamente importante. Uno stanziamento rilevante è previsto per il Fondo per i programmi speciali di investimento (FOSPI): circa 40.000.000 di euro. Ritengo a tal proposito indispensabile un'attenta analisi degli interventi finanziari, con particolare riguardo alla loro qualità e alla loro sostenibilità, anche in relazione ai successivi oneri di gestione; alla quantità degli investimenti deve insomma accompagnarsi la qualità degli stessi.
Vorrei infine sottolineare non tanto per l'entità, ma per il ruolo che tali risorse possono esercitare in funzione di opportunità lavorative, lo stanziamento di 4.000.000 di euro per l'adeguamento e la realizzazione di opere minori di pubblica utilità degli enti locali. Nello scorso agosto abbiamo approvato la legge regionale n. 26 con l'obiettivo di favorire l'ammodernamento e la realizzazione di opere minori di pubblica utilità, l'offerta di opportunità lavorative, il radicamento delle comunità locali sul territorio. Ora è necessario che Regione e enti locali attuino in tempi brevi le procedure di concretizzazione degli interventi, al fine di sostenere l'offerta di lavoro e di fornire risposte alle esigenze dei cittadini.
Concludendo questa analisi parziale del documento di programmazione, voglio brevemente sottolineare come il bilancio all'esame del Consiglio traduca in termini finanziari le linee programmatiche e strategiche in aree di intervento importanti per il territorio e lo sviluppo della società valdostana. Come non citare ad esempio gli interventi per lo sviluppo economico in materia di governo del territorio, di infrastrutture, per l'istruzione e la cultura, per l'agricoltura, in materia di salute e politiche sociali, su cui i colleghi si soffermeranno nel corso della discussione generale. Credo quindi che il bilancio per il triennio 2010-2012 garantisca il sostegno dell'Amministrazione ai cittadini e alle imprese in questo difficile ciclo congiunturale, ritengo che tale bilancio permetta di incentivare la ripresa economica e auspico possa rispondere adeguatamente alle esigenze dei cittadini e del territorio valdostano. Grazie.
Président - La parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (PdL) - Grazie, Presidente. Buongiorno ai colleghi. Affrontiamo il dibattito su questo bilancio osservando che tutti i colleghi, la Giunta stessa, l'Assessore, il relatore Presidente della II Commissione hanno avuto modo di introdurre tale bilancio facendo riferimento alla difficile congiuntura economica mondiale, che inevitabilmente ha delle ripercussioni anche sul nostro bilancio regionale. Mi permetterei di aggiungere alcune riflessioni su questa crisi internazionale per offrire al Consiglio alcune osservazioni dal nostro punto di vista non solo sul fatto che tale crisi esiste ed è un elemento non prescindibile nella discussione di tale bilancio, ma il perché esiste e cosa sta succedendo. Questa è una crisi che ha una storia non recente, ha radici lontane. Ricorderete come nella discussione dei bilanci precedenti più volte il nostro gruppo ha sempre cercato di collocare queste scelte di bilancio, quindi di politica economico-finanziaria di questa Regione, all'interno di un contesto più ampio per avere maggiore consapevolezza della condivisione o meno delle scelte che il bilancio comporta. Vogliamo ricordare che la crisi che stiamo vivendo, che sta giustamente incidendo nei dati dell'occupazione, nelle politiche del lavoro, nella redditività delle famiglie e delle imprese, ha un'origine più distante da quanto oggi stiamo vivendo, un'origine che parte dal 1998-2000: ricorderete l'impatto sull'economia mondiale della crisi della bolla speculativa di internet, quando per la prima volta nei mercati finanziari mondiali si presentarono aziende che lavoravano nel settore della tecnologia avanzata, proponendo un new deal, una nuova era che con la tecnologia apriva scenari straordinari. In quella reale evoluzione mondiale del mondo e delle persone che avrebbe avuto un impatto straordinario... fra l'altro, come in un libro bellissimo di Bill Gates "Uno sguardo al futuro" proprio del 1996, che raccontava come la tecnologia avrebbe impattato nel lavoro, nell'economia, nel benessere della società mondiale... nel 1998 e nel 2000 si affacciarono per la prima volta nella finanza e nel mercato mondiale dell'occupazione aziende che prospettavano soluzioni di tecnologia avanzata per accelerare questi processi. Questo portò molti risparmiatori e molte imprese ad investire massicciamente in quel settore, presupponendo che quel settore avrebbe non solo impattato nell'economia, ma sarebbe potuto essere una straordinaria opportunità finanziaria. Ricordiamo come fra il 1998 e il 2000 quella enorme crescita finanziaria delle aziende quotate in borsa, che si occupavano di tecnologia si risolse nel 2000 con l'esplosione di una gigantesca bolla, che evidenziò come la speculazione aveva ingigantito aziende che nulla avevano a che fare con la creazione di tecnologie vere, di reale impatto sulla società, ma erano operazioni di maquillage finanziario e addirittura aspirazioni di business che mai si concretizzarono. Anche se in realtà in quegli anni non è che si annullò un processo di evoluzione nel mondo, ma fu una crisi che fece piazza pulita di un certo contesto speculativo e iniziò a far crescere le aziende, in realtà lì nacque Google, accelerò Microsoft e tutte quelle aziende portatrici di un cambiamento importante nell'economia mondiale. Quella crisi però costrinse la più grande economia del mondo, quella americana, ad affrontare (era Presidente in quegli anni Bill Clinton) quella crisi con delle politiche monetarie determinanti per il nostro futuro e per quella che è oggi la crisi che stiamo vivendo. Perché ricorderete che nel 2002 iniziò una repentina riduzione dei tassi di interesse per riportare l'economia americana in primis, ma anche quella mondiale ad una boccata di ossigeno, perché l'11 settembre 2001 ci fu l'evento delle Torri gemelle, che dette un altro colpo mortale ad un'asfittica economia, che in quel momento era appena reduce dalla bolla speculativa di internet e nel 2001 fu colpita ulteriormente da una grave crisi mondiale determinata dal crollo delle Torri gemelle e dai conflitti economici, politici ed istituzionali che quell'evento produsse.
La politica economica del Governo americano presieduto al Presidente Clinton si indirizzò nel 2002 ad un ribasso drastico dei tassi di interesse per poter dare un ossigeno importante a quell'economia in primis, ma anche al mondo intero. Una drastica riduzione che comportò - stiamo vivendo in questi giorni lo stesso evento - una riduzione del costo del danaro, un incentivo all'accesso al credito e, compatibilmente con quella politica, un grande obiettivo lanciato dal "Governo Clinton", ossia una casa per tutti gli americani. Si immaginò di promuovere un'azione di investimenti importanti nel settore dell'edilizia per spingere gli americani, che storicamente non sono amanti della prima casa stanziale, perché sono un popolo che spende i propri soldi in situazioni diverse dalla prima casa, ma in quegli anni, per effetto della riduzione e per la necessità di dare un impulso all'economia, il "Governo Clinton" da una parte ridusse i tassi di interesse e, dall'altra, cercò di creare dei piani di agevolazione perché le famiglie americane potessero comprarsi una casa. Nacquero delle società importanti nel settore immobiliare, del leasing immobiliare, dei mutui immobiliari, talmente importanti che con l'ulteriore riduzione drastica molti degli istituti di credito che si occupavano di finanziare le imprese si orientarono spostando il loro core business dai finanziamenti alle imprese, alle attività immobiliari, quindi all'acquisto della prima casa, politica questa favorita dal fatto che la riduzione dei tassi di interesse non permetteva di avere dei guadagni nel prestare soldi alle imprese, perché l'economia era ferma, mentre iniziava un Eldorado immobiliare, che poi ha generato il virus della crisi che stiamo vivendo: i famosi e famigerati subprime. I subprime sono quei titoli tossici che furono emessi da centinaia, ma dai più grandi istituti mondiali di finanziamento al credito per favorire l'acquisto della prima casa non solo a chiunque, ma anche a quelle persone non in grado di avere un reddito costante, i cui immobili però potevano essere messi a garanzia, perché gli immobili, grazie a questa gigantesca corsa all'acquisto della prima casa, ogni anno aumentavano il loro valore di circa 17-18 per cento. Gli istituti che erogavano danaro quindi dicevano: "lo posso dare anche a quella famiglia che magari non ha un reddito costante, perché ho a garanzia un'ipoteca su un immobile che cresce del 17-18 per cento annuo, per cui ho un valore patrimoniale". Come in tutti i mercati, quando partono queste operazioni, ci sono state le speculazioni, molti grandi istituti, Lehman Brothers in testa, si sono riempiti i portafogli di quei titoli per dare ai propri azionisti un reddito enorme sui loro proventi, non tanto derivanti dall'attività di una banca: quella di prestare il denaro all'economia, ma andando a speculare su titoli a leva finanziaria importante, per portare redditività ai propri azionisti, che è quello che chiedono ogni trimestrale.
Mi scuso con i colleghi se ho voluto ricordare questi passaggi, perché oggi stiamo vivendo una situazione analoga: da un lato, abbiamo avuto la necessità per effetto della crisi vissuta l'anno scorso, anche questa generata da una speculazione gigantesca, non più in questo caso su internet, non più dalle Torri gemelle, ma da un nuovo fatto epocale finanziario: la bolla speculativa sui subprime... noi oggi ci troviamo al dopo subprime, al dopo della crisi, ma in un contesto di economia molto difficile, perché dopo una crisi drammatica, finanziaria prima ed economica poi, le politiche monetarie vanno nella riduzione dei tassi di interesse, per cercare di stimolare l'economia. Un'economia che in questi mesi passati... anche qui apro una parentesi: noi commentiamo sempre i dati dell'economia dell'ultimo trimestre: abbiamo commentato i dati di luglio, agosto e settembre, in realtà siamo a novembre, quindi i dati che oggi commentiamo e che indicano una lieve ripresa mondiale sono dati già vecchi e sono - a detta degli osservatori - dati in positivo superati da una lieve ripresa economica mondiale, che vede protagonista, fra i Paesi in Europa, il nostro Paese, come osservava il collega Empereur, l'Italia, per la sua struttura economica, per la sua flessibilità industriale, per prima sta cogliendo i sintomi di questa ripresa.
Perché è importante non solo commentare il fatto che tale bilancio è all'interno di una crisi globale, ma il perché di questa crisi? Perché è importante comprendere cosa ci aspetta d'ora in avanti, quali sono le aspettative di una ripresa internazionale economica, quali sono gli assetti che si stanno muovendo. Osservo che la bolla speculativa di internet del 2000, le Torri gemelle, che non dimentichiamo sono state un evento finanziario ed economico, ma soprattutto sono state un evento di natura geopolitica, ossia un mondo arabo islamizzato che reclama delle attenzioni, impone delle culture, che attacca un Paese occidentale: il leader dei Paesi occidentali. Nel 2001 quindi non abbiamo vissuto solo una crisi finanziaria, abbiamo vissuto un evento epocale, ossia il movimento geopolitico di aree, dell'Arabia Saudita, dell'Iraq, dell'Iran, che pressano sul mondo economico occidentale. Oggi, alla luce di Lehman Brothers, del tracollo della finanza, dei titoli tossici, viviamo un altro evento storico, di cui il nostro bilancio non potrà non tener conto, perché la nostra piccola economia è all'interno di un contesto geopolitico mondiale molto importante. Cosa avviene? A voi non sarà sfuggito che l'attuale Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama è stato recentemente in Cina, non vi sarà sfuggito che oggi il partner privilegiato per gli Stati Uniti non è più l'Europa, le relazioni che si stanno instaurando attraverso gli accordi di WTO prima e gli accordi commerciali Stati Uniti-Cina sono per quel Paese, la prima economia mondiale, prioritari rispetto ai rapporti con l'Europa. Un'Europa che deve trovarsi uno spazio e che non ha ancora oggi una costituzione che indichi un governo politico; abbiamo un compromesso che governa l'Europa e che non la governa, perché oggi il Governo europeo è più di politica monetaria che di politica europea in termini di economia, di esteri, di difesa. Siamo ancora un'Europa da 27 capi di Stato che si devono incontrare e che all'unanimità devono trovare delle soluzioni, che devono spartirsi le poltrone del Ministero degli esteri, piuttosto che di quello dell'economia o dell'agricoltura, bipartisan, perché l'Europa non ha ancora raggiunto l'approvazione di uno statuto europeo, l'elezione diretta del Premier europeo e dei suoi ministri che possano portare avanti una rappresentatività di valori e di programmi. In questo contesto invece l'oriente sta crescendo in maniera importante, parliamo di PIL dello 0,20-0,10 con aspettative dell'1 per cento per il 2010 e abbiamo a che fare con le economie del Brasile, della Cina, dell'India, del Pakistan, del Bangladesh, che crescono dell'8-9 per cento, quindi con crisi economiche che toccano solo noi e che sono state per loro solo dei momenti di riflessione e di aggiustamento dei loro processi finanziari. Accordi che stanno cambiando la geopolitica economica del mondo, questioni che toccano le nostre imprese, fra queste la Cogne Acciai Speciali, la Heineken, che toccano il turismo, che toccano la capacità della nostra piccola economia di stare in un contesto di queste dimensioni.
In tale contesto di macroeconomia mondiale, di difficoltà e di nuovi scenari economici e politici mondiali l'Italia - abbiamo osservato - si sta difendendo, ha il terzo debito pubblico più grande del mondo per una serie di scelte scellerate che negli ultimi 40 anni sono state fatte da chi ci ha governato, in una situazione del tanto acclamato pentapartitismo proporzionale che ha purtroppo condizionato e condannato il nostro Paese ad avere in 50 anni 51 Governi: vi ricorderete l'Andreotti primo, secondo, terzo, quarto, Craxi uno, Craxi due, Forlani tre, Cossiga quattro... Abbiamo purtroppo vissuto in una condizione giustificata dall'anticomunismo, che ci imponeva certe politiche, ma che ha condannato in termini finanziari il nostro Paese ad avere il terzo debito pubblico del mondo che, se da una parte ci viene riconosciuta un'economia flessibile, veloce, innovativa, capace di affrontare gli scenari internazionali, dall'altra abbiamo un bilancio statale pesante. Certamente Tremonti non è fortunato come Lavoyer: non può parlare di avanzi di amministrazione, Tremonti deve parlare di indebitamento, deve cercare il mercato per erogare i propri titoli di Stato per poter incamerare delle risorse per far quadrare il bilancio, deve cercare di pagarli il meno possibile in un contesto internazionale, deve rispettare i patti di stabilità in un contesto difficilissimo di equilibrio. L'Italia gioca il suo ruolo, il Governo nazionale sta affrontando con il suo bilancio molto pesante di indebitamento una rivoluzione epocale, perché noi purtroppo i giornali li leggiamo per gli scandali sessuali di excort, piuttosto che di trans, non si parla però di quello che sta succedendo nel nostro Paese, ossia con un Ministro alla funzione pubblica che sta tentando di dare a questo Paese una burocrazia sopportabile: mi ha fatto piacere vedere nel congresso tematico dell'Union Valdôtaine che questi temi cominciano ad essere di interesse regionale. Non possiamo negare che è il PdL a livello nazionale che ha affrontato il costo della burocrazia come una problematica, perché a nessuno sfugge la necessità che una società organizzata con una costituzione e con un'organizzazione statale debba avere dei dipendenti pubblici, ma non è sfuggito a nessuno che oggi il tema è la quantità di questi dipendenti e la loro produttività. Abbiamo dei costi di bilancio statale sulla burocrazia ministeriale che sono insopportabili o sopportabili solo a costo di un carico fiscale insopportabile per i cittadini, che devono pagare uno dei più alti livelli di tassazione europea (il terzo in assoluto, il 43 per cento di tassazione media sulle imprese e sui cittadini), quindi in presenza di un carico gigantesco di costi, l'impossibilità per Tremonti di diminuire l'IRAP, abbassare l'IRPEF, cose che nel programma ci sono, ma che in un contesto di difficoltà economico-finanziaria diventano difficili da realizzare, con la demagogia dell'opposizione che dice: "ma avevi promesso il ribasso delle tasse e non lo stai facendo". Ma prova a venire tu a vedere come puoi fare quadrare il bilancio quando non solo non hai avanzi di amministrazione, ma hai disavanzi di amministrazione per migliaia di miliardi, perché hai 800.000.000.000 di euro di costo dell'apparato pubblico con rivoli impressionanti di cui non si conosce neanche la destinazione!
Mi diceva il Sottosegretario Vegas che questo è un Paese che non ha ancora un bilancio nel quale si possa conoscere la destinazione finale di 1 euro. Non si sa dove vanno a finire, vengono destinati per comparti di spesa in migliaia di rivoli, perché da 58 anni il bilancio dello Stato è demandato ai Ministeri e alle lobby dei partiti e delle correnti, per cui si mascheravano i bilanci per giustificare l'assistenzialismo, da qui la necessità di riorganizzare i controlli di gestione per capire una risorsa dove va a finire e qual è il ritorno produttivo.
Abbiamo sentito parlare del ruolo straordinario... di quanto in un Paese come il nostro, che non ha materia prima, ma che deve lavorare sulla capacità culturale di innovare e poter vendere i propri prodotti, sia determinante il ruolo della scuola, dell'università e quanto anche questo sia uno strumento a livello italiano pesante, con il più alto numero di docenti in Europa, con il costo fra i più alti in Europa e con la produzione intellettuale più bassa in Europa. Una difficoltà enorme nel riformare i baronati, di gente che si è fatta una casta di nipoti, cugini, amici degli amici, che non producono laureati all'altezza della competizione internazionale, ma producono parassiti, assistiti e figli di famiglia e di casta, quindi una difficoltà enorme! Eppure la Gelmini, con il coraggio di chi è consapevole della necessità per il Paese di innovare, ha indotto delle politiche di innovazione con tutte le proteste, con la demagogia che questo suscita. Non sto dicendo che Brunetta, Gelmini, Tremonti stiano facendo il meglio assoluto, sto cercando di spiegare qual è il contesto nel quale si cerca di modificare un mondo. Abbiamo un Presidente del Consiglio che è stato in Arabia Saudita qualche giorno fa, ieri era nei Paesi dell'est, per cercare di vendere le nostre imprese e dare loro il fatturato, per portare lavoro in nuovi mercati che hanno bisogno di tutto. Ieri parlavamo dell'esperimento dell'esportazione dei manzi valdostani e delle vacche valdostane in Romania, fra l'altro osservavamo che erano più i costi della progettazione che di quanto poi ritorni, quindi con la consapevolezza che bisogna andare verso mercati nuovi per poter vendere i nostri prodotti ed è quello che sta facendo il Presidente del Consiglio al di là di tutti gli attacchi, delle difficoltà interne ed esterne che questo comporta. Un Paese che fa fatica a cambiare, perché cambiare vuol dire mandare a casa dei privilegiati, vuol dire mettere a lavorare dei fannulloni, creare una consapevolezza che questo è un Paese straordinario di risorse, ma che ha bisogno di "tirarsi su le maniche" e mettersi a lavorare, perché la stragrande maggioranza lavora, ma una grande parte approfitta del lavoro di alcuni per poter godere del bene di pochi. Questo è il processo nel quale si sta muovendo la finanziaria, che è al Senato e alla Camera in questi giorni.
Cosa facciamo noi? Veniamo a noi. Evidentemente i giornalisti hanno bisogno di un titolo che non sia quello di comprendere cosa sta succedendo, ma se c'è la polemica. La polemica non la farò, mi spiace per voi, cercherò di dare degli argomenti per condividere alcune visioni. "Il nostro bilancio è un bilancio solido" ci è stato detto. Mi permetto di dire intanto che sulla struttura è oggettiva la semplificazione del processo di analisi del bilancio. Si potrebbe dire che questo bilancio si è "asciugato", ci permette una maggiore lettura, possiamo anche dire che con la struttura delle maggioranze, dei Governi sia al Parlamento, ma anche in quest'aula, i bilanci dopo una passata nelle commissioni puramente consulenziale arrivano in Consiglio... immodificabili, diciamocela tutta!
Ho sentito dei colleghi che con grande spirito di iniziativa, l'opposizione di sinistra, presentano degli emendamenti, abbiamo anche commentato questa necessità di puntualizzare alcune modifiche che possono essere necessarie, più per fissare dei punti di presenza politica più che nella convinzione che questi emendamenti possano essere accettati o possano modificarsi in quest'aula, se non per pochissime e superficiali modifiche al bilancio stesso. Il bilancio si è "asciugato", si è reso più trasparente, il bilancio si è blindato, diciamocelo tutti; è un bene o è un male? Al Parlamento dicono che è un bene, perché così si evita l'assalto alla diligenza, forse è vero anche qui: avendo una struttura più blindata, il bilancio è discutibile, ma non modificabile, quindi pone in capo alla Giunta l'assoluta responsabilità di queste scelte. Noi prendiamo atto di questa modifica: da una parte, la comprendiamo, perché i tempi non permettono il gioco della coperta corta, lo vediamo al Parlamento e possiamo anche comprendere la necessità che la Giunta e la maggioranza abbiano di discutere. Auspichiamo che perlomeno il bilancio sia stato discusso in maggioranza, visto che noi dell'opposizione non possiamo che osservarlo e esprimere un parere rispetto alle scelte che possiamo o meno condividere.
Per quanto riguarda il nostro parere sul bilancio, prendiamo atto che, contrariamente a quello italiano, ha una sua solidità e concretezza. Dicevo, l'Assessore Lavoyer è più fortunato di molti altri Assessori in Italia, però se andiamo ad analizzare con attenzione come si costruisce questa risorsa a disposizione, non ci sfugge che l'80 per cento delle nostre entrate è determinato dalla partecipazione dei nostri 9/10 alle tasse che i cittadini e le imprese valdostane pagano e ai 9/10 dell'IVA, che è quella tassa sui consumi che non pagano solo i valdostani, ma soprattutto i turisti che vengono in questa regione, i 9/10 di queste due poste sono l'80 per cento delle nostre entrate. Non ci può allora stupire che in previsione di bilancio abbiamo un bilancio che ricalca quello dello scorso anno, addirittura per il 2010 aumenta di qualcosa, pur in presenza di una crisi che avrebbe dovuto far venire meno alcune entrate. Per la verità, con l'Assessore in commissione ne abbiamo parlato, una previsione di riduzione delle entrate da IRE e da IRPEF del 2,5 per cento in meno è stata correttamente preventivata, come anche indicato a livello nazionale. È evidente che, se partecipiamo alle tasse che le imprese pagano, non possiamo aspettarci che nel 2010 le tasse siano superiori a quelle pagate nel 2008, perché la crisi ha colpito le famiglie con la disoccupazione e le imprese con minori fatturati; quindi è logico aspettarci per il 2010 una riduzione del pagamento degli F24 che in questa regione vengono versati. Vi è però da osservare che le partite importanti che permettono a noi oggi di discutere questo bilancio sono i 9/10 delle tasse, in particolare ci sono alcune voci importanti di queste tasse: non ci sfugge che una delle entrate importanti è la Heineken, che partecipa con una cifra importante: 120.000.000 di fiscalità, e noi non possiamo non rilevare che la Heineken non vende tutta questa birra, ha la sede fiscale qui, produce qui, ma vende in tutto il mondo, quindi beneficiamo di tale opportunità; così come la Cogne Acciai Speciali, che versa le sue tasse qui, che produce qui, ma che tenta di vendere i propri prodotti in tutto il mondo; la CVA che produce energia qui, la distribuisce in parte qui, ma la esporta e quindi incamera fiscalità di cui noi beneficiamo; poi l'IVA del turismo, di tutti quei cittadini che vengono a comprare i prodotti valdostani, che pagano gli alberghi, che pagano i ristoranti, che comprano i nostri prodotti e che pagando l'IVA ci lasciano fiscalità qui.
Come potete osservare, l'attenzione a queste voci ci dovrebbe immediatamente far cogliere l'osservazione di quanto sia importante permettere al tessuto economico produttivo industriale, commerciale e turistico di questa Regione di poter continuare a produrre questo gettito, che è determinante poi poterlo avere in bilancio per affrontare quelli che sono nella gestione di una comunità i costi sociali della sanità, che è pubblica in gran parte; della formazione della cultura, che è pubblica in gran parte; dell'assistenza sociale ai bisognosi e che ci permette di prendere provvedimenti ulteriori a quelli che lo Stato ha già fatto per quanto riguarda la disoccupazione, l'assistenza sociale e tutti i bisogni di una comunità che sta invecchiando, progressivamente e fortunatamente per noi siamo una comunità che vive a lungo, ma questo implica una serie di costi sociali, perché il mantenimento degli anziani, la cura delle malattie, l'assistenza sociale implica nel bilancio scelte importanti.
Mentre è condiviso il ruolo che l'ente pubblico deve caricarsi... come dice una legge del federalismo: "non fare quello che possono fare i cittadini, ma fai quello che loro da soli non sono in grado di fare", quindi la sanità, se si riesce ad ottenere una sanità di qualità sufficientemente buona come quella che abbiamo in Valle d'Aosta, cerchiamo di gestirla a livello pubblico, ottimizzando al meglio le risorse! Non ci può sfuggire che le spese sanitarie, le spese sociali, la spesa dell'assistenza ai più deboli e soprattutto agli anziani, proprio per la struttura della nostra società, l'evoluzione della nostra società, sono costi che hanno crescite - non voglio usare la parola "esponenziale", perché non siamo ancora a quel livello - importanti di bilancio in bilancio e ogni anno chi è seduto al posto del Presidente della Giunta e degli Assessori - certamente anche nel triennio questo è noto - ha davanti la problematica di come reperire risorse, sottraendole magari ad altri settori.
In una fase in cui il bilancio in generale cresce, allora si può far fronte a questi aumenti di spesa ridistribuendo quella che è la maggiore entrata, ma ipotizzando riduzioni, momenti di crisi, immaginate cosa può succedere se va in crisi anche uno solo dei grandi nostri versatori di imposta, quanto può impattare questo, oppure una stagione turistica che va male (fortunatamente è arrivata la neve) quanto può impattare sulle entrate e sulle risorse che vengono utilizzate per affrontare problemi di tipo sociale.
Il nostro bilancio si divide in due grandi filoni: il finanziamento della spesa pubblica per quei settori che oggettivamente necessitano della spesa pubblica per offrire i servizi ai cittadini, abbiamo parlato della spesa sanitaria, di quella sociale, di quella dell'assistenza ad alcuni settori in difficoltà come l'agricoltura che possono in questo momento essere considerati settori che hanno bisogno di aiuto, come la cassa integrazione per quelli che nell'industria perdono il posto di lavoro. È chiaro che se abbiamo evidenti queste due impostazioni, l'equilibrio della gestione delle risorse deve portarci ad un'immagine: l'immagine che ci può venire "buona" fra noi valdostani è quella della mucca, una mucca che mungiamo, dalla quale otteniamo il latte con il quale alimentiamo la nostra famiglia, ma alla quale dobbiamo far arrivare il fieno, altrimenti dalle mammelle è difficile che possa uscire il latte. In questa immagine ci viene facile, identificando tale bilancio, sottolineare un aspetto che ci preoccupa: abbiamo l'impressione che stiamo dando da mangiare poco a questa mucca, che la stiamo mungendo tanto, la mungiamo la mattina, il pomeriggio e qualche volta anche la sera. Chiediamo a questa mucca di produrre tanto latte, perché abbiamo tanti bisogni, ne abbiamo sempre di più, dandole magari lo stesso fieno che le davamo 10 anni fa, quando le mucche mangiavano 10 chilogrammi di fieno al giorno, ma producevano 10 litri di latte, oggi gliene chiediamo 30, ma continuiamo a darle sempre 10 chilogrammi di fieno al giorno. Perché uso questa immagine, che tra l'altro è contemporanea visto lo scandalo della zootecnia? Perché in tale bilancio sono evidentissimi gli sforzi che questa Giunta e questa maggioranza fanno per mantenere i livelli di spesa di quelli che sono considerati i veri e propri costi della società per poter offrire dei servizi... a nostro avviso, non c'è ancora quella consapevolezza e quella discontinuità... che peraltro va riconosciuto a questa Giunta, anche alla luce dell'ultimo congresso che l'Union Valdôtaine ha tenuto sulla burocrazia, in termini di intenti oggettivamente abbiamo sentito portare avanti...
Quando sentiamo parole come "è necessario contenere la spesa del personale", bisogna che ci intendiamo su cosa vuol dire questa espressione, perché se per voi maggioranza mantenere i costi del personale significa non assumere più o ridurre le assunzioni al 50 per cento di quelli che vanno in pensione, come il Patto di stabilità ci permette, se per voi limitare il costo del personale della burocrazia, ci metto dentro anche gli enti locali, comporta non solo limitare le sostituzioni dei pensionamenti, ma anche limitarsi a che questi 2.888 dipendenti abbiano esclusivamente il ritocco dei contratti, come è loro dovuto, vi dico che siamo preoccupati. Perché noi sono anni che vi diciamo che, per quanto ci riguarda, i 2.888 dipendenti in Amministrazione regionale sono troppi! "Non sono sufficienti quanto basta, manteniamo questi e non assumiamo più", no: sono per noi da ridurre! Noi abbiamo ancora visto in questo bilancio come lo schema della pianta organica della Regione sia inchiodato e, a parte le sostituzioni parziali che riducono leggermente il comparto pubblico, in realtà il comparto pubblico sta crescendo, perché, mentre da una parte si limitano le sostituzioni, dall'altra si fanno scelte che di fatto impongono stipendi fra l'Amministrazione regionale e il comparto pubblico in generale, che aumenta. Abbiamo allora letto le volontà di questa maggioranza di andare a ridurre drasticamente i costi della burocrazia, dell'Amministrazione e ne siamo compiaciuti, non vediamo l'ora di poter votare provvedimenti di tagli reali del costo dell'Amministrazione, perché questo costo, a nostro avviso, non va mantenuto, va ridotto! E che si possa fare a noi è chiaro, nel momento in cui si analizza la pianta organica e si scopre che per avere un ruolo coperto bisogna avere 5 persone, perché c'è quella che fa il part-time, c'è quella che va in ferie, c'è quella che va in malattia, c'è un fannullone e ce n'è uno che lavora e, per tenere in piedi un posto in pianta organica, bisogna assumere 5 persone! Per poi vedere quando si cammina nei corridoi del comparto pubblico che c'è troppa gente con nulla da fare! Da una parte allora c'è la necessità di riorganizzare queste risorse, che sono risorse professionali, pagate, capaci, aggiungo: che sono risorse che hanno anche voglia di fare, ma non hanno niente da fare, perché se sono in 5 a fare un lavoro, non hanno niente da fare! Non vorrei colpevolizzare nessuno, abbiamo registrato che con l'applicazione del "provvedimento Brunetta" in alcuni comparti a contratto nazionale, come anche ha riconosciuto il Presidente della Regione ultimamente sui media, c'è stata una drastica riduzione dell'assenteismo, ma questo è un atto dovuto, noi diciamo di etica e di rispetto alle tasse dei cittadini. Questo significa anche che, quando si ha una pianta organica al completo con le fisiologiche assenze per maternità, part-time e fisiologiche assenze per malattia, il comparto strabocca di gente che non sa cosa fare! In Regione, nelle Comunità montane e nei Comuni, dove sembra che manchi sempre qualcuno, perché manca sempre quello che deve fare il vigile urbano e manca sempre quello che deve fare il becchino e manca sempre un messo e manca sempre un C2, perché ci manca l'amministrativo e sono Comuni che sono pieni di lavoro, pieni di burocrazia, pieni di personale, ma dove manca sempre qualcosa... la sensazione è che manchi sempre qualcosa. Sotto l'aspetto della burocrazia, Presidente, siamo con lei quando lei dice: "è necessario affrontare con serietà questo problema: da una parte, per il rispetto che si deve ai cittadini che pagano le tasse e che chiedono a questa Amministrazione di essere efficiente; dall'altra, perché, nel momento in cui si mettono a lavorare le persone, si scopre che molti non hanno un lavoro in questa Amministrazione". Mi riservo poi di fare altri interventi.
Cito solo due argomenti che tenevo ad aprire come dibattito. Stiamo in questi giorni vivendo il dramma della zootecnia. Il bilancio dà grandi risorse verso questo settore: 129.000.000 li abbiamo spesi nel 2009, 120 sono ipotizzati nel 2010 con le aggiunte ulteriori che verranno date in corso di variazione di bilancio, 117 in aumento ancora... e comunque sono cifre molto importanti... per il 2011-2012. Questo in un concetto: siamo tutti consapevoli che, se non sosteniamo l'agricoltura, abbiamo la desertificazione della montagna. Attenzione però, in questi giorni ognuno di noi credo ha avuto modo di incontrare allevatori, agricoltori, chiedere loro cosa ne pensano di quello che sta succedendo, che visione hanno e io vi faccio solo uno schema mentale, che ci siamo fatti noi: 20 anni fa c'erano i contributi per i risanamenti, tutte le mucche si ammalavano per prendere il contributo per risanare. Oggi ci sono i contributi per le stalle sane: tutte le mucche ammalate diventano sane per prendere il contributo per essere sane. Se non usciamo da questa logica, e questo me lo ha detto un'anziana allevatrice, che mi ha detto: "sono a fine carriera posso dire quello che penso", se non cambiamo questo sistema culturale per cui gli agricoltori sono una razza in via di estinzione, protetti dal WWF (ossia dalla Regione), e se non gli diamo i soldi, l'allevatore non lo fanno... vi dico da subito: facciamo una moratoria adesso, per 24 mesi non diamo più contributi a nessuno e vediamo chi resta. Perché una cosa la dobbiamo comprendere: l'agricoltura è una risorsa o è un problema? Se è un problema, Signori, i problemi si chiudono e i costi si tagliano; se è un'opportunità, come crediamo, dobbiamo creare le condizioni affinché l'agricoltura esprima le sue potenzialità con quelli magari pochi che hanno voglia di fare impresa, hanno voglia di allevare vacche, manzi, tori, vitelli, vendere carne, produrre latte, formaggi, fontine di qualità, che hanno voglia di stare sul mercato. A quelli si può dare un incentivo per produrre posti di lavoro, agroeconomia, per essere filiera di un turismo rurale, culturalmente a noi congeniale e integrato pienamente nella nostra proposta turistico-commerciale, come piace dire all'Assessore Marguerettaz. Vi chiedo - provocazione - quanti degli allevatori delle 1.700-1.800 aziende che oggi sono ufficialmente ricettori di contributi vogliono veramente fare impresa con le loro attività; quanti invece ci dicono tranquillamente: "siccome le mucche mi piacciono, mi piace fare la bataille des reines, facendo un po' di latte e di pascolo, prendo il verde e prendo il latte, ma di fare degli utili non me ne frega niente! Il reddito me lo deve dare la Regione!". Faccio questa provocazione, apriamo tale tema e cominciamo a riflettere se questi 120.000.000 all'anno che versiamo come contributi alle imprese del settore agricolo sono congeniali non solo per mantenere chi poi, fra l'altro, i pascoli non li mantiene, perché abbiamo migliaia di ettari di pascolo abbandonati, ma chi ha voglia di fare impresa, che ha voglia di integrarsi nel sistema economico, commerciale e turistico della nostra regione, chi ha voglia di produrre salsicce, budini, fontine, formaggi valdostani, carne valdostana: la vogliamo esportare in Romania, cominciamo a venderla qua.
Ultima battuta: è evidente che per quel poveraccio dell'Assessore Pastoret faremo una colletta perché con 31.000.000. 35.000.000 nel 2010, si è dichiarato anche soddisfatto in commissione. Presidente Rollandin, lei deve staccare una medaglia al suo Assessore, perché, contrariamente a quello che faceva La Torre, che ogni tanto scalpitava, perché non gli davano abbastanza soldi, l'Assessore Pastoret non solo dice che vanno bene, ma che sono anche sufficienti. Lo so che lui non la pensa così, perché in commissione ha anche detto che auspica di avere maggiori risorse, ma se pensiamo che all'Assessorato delle attività produttive stanziamo 35.000.000, lo zero e qualcosa del bilancio intero per creare economie e sviluppo, mi fermo qui, il tempo è quasi scaduto, perché credo che anche su questo dobbiamo... se condividiamo la visione che ha stancato i giornalisti, ma che ci ha permesso di esprimere la nostra posizione politica... se condividiamo una visione di cambiamento globale economico per poter immaginare la Valle d'Aosta che vorremmo fra 10 anni, credo che forse c'è meno spazio per dare contributi ai volontari dei pompieri e magari più contributi da dare a chi deve produrre posti di lavoro e in questo momento ha 5 più 3, 8.000.000 di euro per promuovere nuovi brevetti, nuove iniziative, nuove attività per i giovani per lanciare nuova economia, nuovi spazi di economia in questa regione. Apprezziamo che i 1.500 volontari dei vigili del fuoco, al di là del fastidio di essere stati buttati nel comparto unico della sicurezza che abbiamo sentito con un po' di fastidio, ma alla fine hanno di buon grado accettato di migliorare la loro professionalità, siano vestiti di tutto punto, siano pronti alla terza guerra mondiale in termini di sicurezza, siamo più preoccupati che le nostre aziende non siano pronte alla terza sfida mondiale dell'economia, questo è più preoccupante.
Président - La parole au Conseiller Bieler.
Bieler (UV) - Grazie, Presidente. Il programma nel settore ambientale per il 2010 prosegue nell'attuazione del programma di legislatura, ponendo al centro del proprio operato la realizzazione di un impianto normativo e amministrativo impostato su un approccio di sostenibilità ambientale. Operare in un quadro di sostenibilità ambientale significa agire tenendo presente che la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente sono alla base dei valori e delle peculiarità del nostro territorio. Un territorio che è prima di tutto montagna, dove la natura e l'uomo hanno sempre trovato percorsi di convivenza, dove il territorio ha potuto nutrire le generazioni succedutesi nei secoli e dove la gente ha trovato i modi per trasformare l'ambiente per le proprie esigenze, senza oltrepassare quei limiti che potevano mettere a rischio gli equilibri naturali conosciuti. Attorno al concetto di sostenibilità si è sviluppato un grande dibattito in questi ultimi anni ed è cronaca di questi giorni la discussione internazionale attorno alle misure da prendere per evitare di superare di due gradi l'aumento di temperatura media della terra, un limite al di sopra del quale pare che i costi che dovremo pagare per vivere decentemente e nella sicurezza sarebbero proibitivi. Questo dibattito ha fra i suoi argomenti forti il concetto di mantenimento dei servizi ecosistemici, un concetto che a noi uomini di montagna è molto chiaro, anche se non lo abbiamo mai chiamato così. Si tratta di tutte quelle attività che la natura realizza nel suo normale funzionamento e che parallelamente svolgono un ruolo fondamentale di supporto all'azione umana: la produzione di cibo, di carburante e di fibre per vestirsi ed i medicinali, l'effetto regolatore sull'acqua, l'aria e il clima, il mantenimento della fertilità del suolo, i cicli dei nutrienti per garantire il ricambio delle risorse. Sostenibilità vuol dire vivere in modo da non compromettere le funzioni degli ecosistemi, vuol dire essere così lungimiranti da sapersi fermare quando il nostro prelievo di materia, il nostro consumo di energia rischia di alterare irreversibilmente gli equilibri ambientali esistenti. Vuol dire essere così creativi da cercare e adottare le soluzioni migliori per poter vivere nelle migliori condizioni, al minor costo ambientale possibile. La Commissione europea ha proposto recentemente un documento interlocutorio di consultazione sulla nuova strategia UE-2010; fra le priorità individuate vi è la valorizzazione di conoscenza e innovazione quali motori per lo sviluppo e la creazione di un'economia competitiva, in grado di sostenere gli obiettivi ambientali e climatici attraverso la crescita di tecnologie verdi. Questa pare anche essere la via vincente per affrontare e superare la crisi economica, attraverso innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo delle conoscenze nell'ottica della sostenibilità ambientale. Il programma della maggioranza regionale sta indirizzando i proprio operato verso gli stessi orientamenti individuati da questi obiettivi, come dimostrano le azioni e gli stanziamenti proposti nel bilancio 2010: prima di tutto l'impegno verso la problematica dei cambiamenti climatici, di cui si parlerà a breve al summit mondiale di Copenhagen, nel quale l'Europa si è impegnata molto: si pensi al piano per contrastare i cambiamenti climatici in base agli obiettivi sintetizzati con la sigla "20-20-20", ovvero il raggiungimento del 20 per cento della produzione energetica da fonti rinnovabili, il miglioramento del 20 per cento dell'efficienza e un taglio del 20 per cento delle emissioni di anidride carbonica, traguardi da raggiungere tutti entro la data del 2020. L'indirizzo sui cambiamenti climatici è quello di promuovere lo sviluppo del sistema di conoscenze e l'individuazione delle più opportune azioni di adattamento e di risposta attraverso il sostegno delle attività degli organi tecnici e operativi in questo settore, ARPA e Fondazione Montagna sicura, e la partecipazione a progetti europei riferiti a questi temi. L'impegno è inoltre rivolto alla predisposizione di strumenti utili per la partecipazione della Regione alle strategie nazionali ed europee, come il coordinamento con altre Regioni per la definizione di azioni comuni o il sostegno di buone pratiche volte a ridurre le emissioni inquinanti e i gas climalteranti.
Centrale è poi il tema dei rifiuti: dopo un anno intenso, in cui si sono rivisitati i parametri di riferimento per la definizione degli orientamenti politici di settore, il 2010 sarà l'anno dei procedimenti amministrativi necessari alla realizzazione delle soluzioni tecnico-operative e impiantistiche, definite dal nuovo scenario di gestione dei rifiuti come approvato dal Consiglio regionale. Sarà dato ancora più impulso alle azioni di gestione dei rifiuti secondo la gerarchia di priorità definite dalle direttive europee, in continuità con quanto avviato in tema di prevenzione, riduzione, differenziazione dei rifiuti.
Il 2010 sarà anche un anno di applicazione di alcune nuove norme, fra queste in particolare della legge casa: per essa dovrà essere predisposto il sistema di monitoraggio sul territorio regionale dei suoi impatti, cercando di sviluppare e incentivare le iniziative che maggiormente contribuiscono a riqualificare il patrimonio edilizio regionale nell'ottica della sostenibilità ambientale.
Un'altra legge che ormai da qualche mese è in attuazione, ma che entrerà nella piena applicazione il prossimo anno è la nuova norma sulla valutazione ambientale, per i piani la valutazione ambientale strategica e per i progetti la VIA, valutazione di impatto ambientale... la legge regionale del 26 maggio 2009 n. 12. Anche in questo caso sarà necessario avviare modalità per vigilare sul monitoraggio dei piani e verificare l'efficacia della loro attuazione. Mettere a sistema le informazioni in funzione di una visione generale di pianificazione territoriale permetterà di fornire una base conoscitiva utile anche per collaborare nell'eventuale riorientamento dei piani, valutando i correttivi proposti. Altri momenti di monitoraggio sono costituiti poi dagli osservatori, organismi che riunendo i rappresentanti di tutti i soggetti coinvolti e portatori di interesse, costituiscono il luogo privilegiato di confronto, concertazione, proposta e vigilanza. Proseguiranno in tal senso le attività e le iniziative dell'Osservatorio regionale dei rifiuti, istituito nel corso del 2009 per seguire ogni attività riguardante la gestione.
Nel 2010 un ruolo importante sarà dato anche alle iniziative volte all'informazione e sensibilizzazione al pubblico come momento centrale per avvicinare correttamente alle tematiche ambientali e in particolare a quelle legate alla sostenibilità, come quella dei rifiuti.
Per concludere, ritengo che il bilancio in discussione sottende, per quanto riguarda il settore ambientale, un programma ricco, vario e al tempo stesso coerente con la sua impostazione generale di declinare nel concreto gli imperativi della sostenibilità ambientale. Grazie.
Président - La parole au Conseiller Louvin.
Louvin (VdAV-R) - Grazie, Presidente. Colleghi, abbiamo un esercizio diverso quest'anno rispetto all'approccio tradizionale al bilancio della Regione Valle d'Aosta, un esercizio che cerchiamo anche noi di Vallée d'Aoste Vive-Renouveau di affrontare con uno spirito diverso, tendenzialmente meno dispersivo, per mettere a frutto un eccellente lavoro che è stato fatto nell'impostazione di questo strumento contabile e anche nella predisposizione degli elementi informativi di tale bilancio. Siamo grati, lo diciamo apertamente, anche alla struttura dell'Assessorato delle finanze, che si è rivelata molto professionale e disponibile nel consentirci queste settimane di acquisire ogni informazione utile per svolgere il nostro lavoro, che non è di carattere tecnico, non è a correggere e a fare le pulci sulle colonnine delle cifre, ma di carattere più politico. Qui però bisogna riconoscere che l'apporto tecnico è stato eccellente, ci consente di dare uno sguardo complessivo alla politica economica che svolge questa Regione, nell'interno come nell'esterno, e quindi di fare almeno un'analisi più globale, ma vedo che anche altri colleghi non sono stati da meno in questa direzione, dei grandi numeri e, se possibile, anche degli effetti di medio e lungo periodo che ha questo bilancio, che ricordiamo non è solo per 12 mesi, è un triennale che giunge tuttavia in un momento particolarmente delicato.
Accanto a questa ricchezza di strumento tecnico, non possiamo però non sottolineare una grave carenza ormai strutturale di questa Regione: la carenza di strumenti di analisi e di visione critica rispetto al momento della distribuzione delle risorse regionali. Quando dico "visione critica", non mi riferisco al biasimo, alla disapprovazione nei confronti delle scelte, questo per la nostra piccola parte come opposizione ce ne facciamo sempre e comunque carico, ma mi riferisco piuttosto al senso di valutazione, di esame delle politiche che sono condotte, del formarsi di un'opinione pubblica sul bilancio regionale. Ora, rispetto al bilancio dello Stato, nella manovra finanziaria dello Stato la ricchezza di riflessione è molto ampia, le correnti di pensiero all'interno della stessa maggioranza politica di governo, oggi come ieri d'altra parte, sono una realtà: si confrontano tesi diverse, si confrontano impostazioni diverse, il taglio dell'IRAP o meno, qui tutto questo è assolutamente assente. Noi siamo in una campana di vetro, siamo in una situazione di vuoto, perché mancano anche alle nostre spalle dei momenti di studio e di riflessione su ciò che avviene nella nostra economia regionale. Nelle sedi universitarie non abbiamo un osservatorio della politica economica regionale, non abbiamo dei centri studi nei partiti, nelle fondazioni, non li hanno i sindacati, le forze sociali, non hanno specialisti le redazioni giornalistiche e televisive, qualche modesta eccezione la riscontriamo positivamente nel versante della Confindustria, che ha tentato di dotarsi di qualche piccolo strumento di supporto, ma sostanzialmente la nostra è un'opinione pubblica regionale non consapevole della partita che si gioca oggi nel distribuire un terzo della ricchezza regionale, nel vedere dove un terzo del prodotto interno di questa Regione viene posizionato, su che scacchiera, con quali effetti per i mesi futuri. Il bilancio quindi è spesso solo raccontato, solo descritto in modo molto asettico e magari condito alla fine dal teatrino della politica, ma non è consapevolmente vissuto dalla comunità, come sarebbe un bilancio familiare se un terzo delle risorse venissero decise in un colpo solo. Questa è un'osservazione che facciamo nella speranza che prima o poi nasca anche all'interno della nostra comunità un luogo di studio e di maggiore approfondimento di questa politica economica, rispetto alla quale le stesse audizioni che sono state espletate puntualmente con la ritualità consueta hanno dato - mi spiace doverlo constatare, nonostante la gentilezza e la cortesia di tutti gli intervenuti - un senso di ripiegamento, di accettazione quasi passiva di ciò che avviene nel momento della grande distribuzione delle risorse. Io ne ho avuto una conoscenza più approfondita attraverso la trascrizione verbale, puntuale, di tutti gli interventi e ho rilevato un passaggio sconsolato di un autorevolissimo commissario che è rimasto "incastrato" nel verbale e nel quale si dice: "in fondo non gliene frega niente a nessuno". Non credo sia proprio così, era forse un moto dell'animo, ma nel constatare che si dà per scontato che gli attori della politica facciano determinate scelte, anzi che siano già state fatte a monte dal Governo regionale e che il margine di discussione e di interlocuzione con le forze politiche e consiliari sia per la verità alquanto modesto. A noi interessa e non solo in termini di doveroso rispetto del nostro ruolo cercare invece di scavare in questo fronte e di fare la nostra piccola parte.
Il bilancio del 2009, lo dico cercando di collocare questo nella scansione temporale che gli è propria, è stato il bilancio del primo impatto della crisi, come è stato ben ricordato. Doveva essere il bilancio di tamponamento della manovra di contrasto immediato agli effetti quanto mai improvvisi, direi inattesi del raffreddamento dell'economia generale. La Regione-materasso ha ammortizzato opportunamente, ne aveva i mezzi, lo ha fatto come meglio poteva e abbiamo anche condiviso, ricorderete, quella manovra finanziaria per quanto riguardava il contrasto alla crisi nei suoi effetti più immediati e devastanti. Dopo il contenimento, dopo il tamponamento, era stata preallertata l'opinione che ci sarebbe stata una seconda fase: la fase del rilancio, la fase dell'uscita dalla crisi e questa fase due non l'abbiamo vista, non la vediamo in questo bilancio. Vediamo la sostanziale riconduzione anche amplificata, anche fortemente annunciata degli strumenti anticrisi, ma le scelte qualificanti, le svolte strategiche, la novità a cui si era rinviato queste non le troviamo ancora. Abbiamo la sensazione invece che la Regione pensi molto a sé stessa, abbia un forte sguardo sul proprio funzionamento e sui propri meccanismi, sulle logiche di apparato politico economico - penso in particolare alle procedure di fusione societaria, alle quali saremo presto di nuovo chiamati a dare la nostra opinione -, sui meccanismi distribuitivi che conservano la centralità assoluta della Regione, relegando costantemente ai margini in posizione subordinata l'economia privata e il terzo settore.
Proprio discutendo della legge di contabilità regionale, avevamo proposto di presentare accanto al bilancio regionale, che chiamerei stretto, anche un bilancio consolidato della Regione: uno sguardo sul nostro ormai vastissimo portafoglio di società controllate e partecipate per avere il senso complessivo di tale manovra. Questo ci avrebbe dato e ci darebbe oggi in questa lettura di una Regione ormai allargata il senso vero e profondo della nostra azione, di come si sta muovendo e sotto quale regia l'azione complessiva del potere regionale. Non è stato voluto, purtroppo non è stata accettata questa nostra impostazione, che sarebbe stata innovativa e utile nel nostro contesto; eppure qui sta la chiave dell'economia pubblica che si sta giocando in questi anni, che si è giocata con l'acquisizione del Billia, che si gioca con l'accorpamento Casinò STV, che si è giocata nella trasformazione delle partecipate cosiddette "in house", ossia strumenti diretti di azione (è stato il caso di Finaosta, di INVA) con l'espansione ancora economica sui settori come quello funiviario. In questa dimensione che chiamerei di Regione allargata la Regione sta bene, sta molto bene, sta continuando anche lo shopping nei pochi spazi ancora residui che ci sono intorno, mentre altri enti pubblici, altre Regione, Stato, eccetera, hanno a che fare con politiche di privatizzazione e in qualche caso sono costretti a vendere gioielli di famiglia per far tornare i conti in questi momenti di difficoltà. In una fase di crisi come questa è vero però che si è allargata la fascia di intervento degli enti pubblici. In Francia, Germania, nel Regno Unito, l'intervento della mano pubblica in questi ultimi 12 mesi ha avuto una crescita enorme, negli Stati Uniti abbiamo assistito a fatti epocali da questo punto di vista, ma nel nostro caso, dove già il margine di intervento era molto elevato, un ulteriore forte incremento (poi ne parleremo in termini più di dettaglio) della mano pubblica finisce per trovare nella crisi un alibi ulteriore per espandere i propri modi di intervento. Rispetto a questo, crediamo che nel 2010 non siamo, come annuncia l'Assessore Lavoyer con un tono profetico, nel primo anno di una nuova era, ma che siamo nella prosecuzione di un'era che abbiamo già conosciuto e visto consolidarsi, cristallizzarsi e che temiamo possa cominciare a sprofondare sotto il proprio stesso peso. Questa è l'economia a maggiore intervento pubblico in tutta l'Europa, non ci allarghiamo oltre - il collega Lattanzi ha spaziato a livelli più intercontinentali - se guardassimo con tale ampiezza a Cuba o in Corea del nord, troveremmo sicuramente ambiti di maggior intervento pubblico; ma non dimentichiamo che noi enti pubblici, dimensione regionale allargata, siamo il 40 per cento della base imponibile di produzione di questa regione, noi ci alimentiamo con le nostre stesse risorse; questo è il paradosso rispetto al quale dovremmo iniziare a riflettere, per cercare di uscire lentamente, ma progressivamente da questa logica. I segnali, magari microscopici in questo momento, non sempre evidentissimi invece ci sono ancora, ne parleremo fra pochi giorni nel settore del microcredito che il Governo regionale vorrebbe interamente pubblicizzato, microcredito come credito sociale, altrove affidato al terzo settore, autonomamente gestito esternamente, fino ad arrivare addirittura ad inaugurare dei bar realizzati e attivati dalla stessa pubblica amministrazione allargata, attraverso in questo caso Vallée d'Aoste Structure. Insomma la Regione larga sta bene, ma noi comunità valdostana, noi cittadini e noi operatori anche privati, professionisti, aziende, come stiamo? Direi un po' freddini, stiamo un po' al freddo e lo dico con tono leggero, ma la preoccupazione è fortissima dal punto di vista dell'occupazione, della lentezza della ripresa economica, del desiderio di investire e di innovare che non riesce a rompere "la crosta" e a tornare fuori. È un freddo che potranno forse mitigare le misure alternative alla soppressione dei buoni carburante di cui andiamo presto a parlare, ma in un senso che riteniamo ulteriormente pericoloso in termini generali e qui non fraintendiamo sull'interesse di contrastare il disagio ambientale e di sostenere economicamente una comunità che ha un differenziale anche climatico rispetto al resto d'Italia e d'Europa, ci siamo, ci siamo totalmente... Non possiamo, nel momento in cui riflettiamo delle nostre scelte politiche generali, non sottolineare che stiamo trasformando un'esenzione fiscale in un contributo, che trasformiamo quindi in erogazione assistenziale in qualche modo, anche se generalizzata, complessiva, un vantaggio che ci derivava da un'autonomia costituzionale di cui un pezzo è stato in questo modo sacrificato. Cresce in questo modo in termini generali il senso di dipendenza della comunità, diminuisce obiettivamente come sempre il margine di libertà. Questo è un dato strutturale, dobbiamo avere comunque la forza e la capacità di guardare all'ampiezza del nostro sistema di sostegno esterno, l'impatto anche che ha un meccanismo contributivo di questo genere, che peraltro è solo la metà dell'impatto complessivo che svolgeva un'esenzione fiscale come quella precedente, cambia, modifica di nuovo in una certa misura gli assetti interni alla nostra regione. Abbiamo il nostro piccolo pachiderma regionale, il nostro piccolo mammut valdostano, che sta resistendo bene al primo freddo, ma, proprio perché è piccolo rispetto alla taglia della Regione, speriamo non abbia tutta quella lentezza anche nei riflessi e nella capacità di adattamento al nuovo. Oggi gliela riconosciamo, una rigidità, un peso nel riuscire a cambiare il passo.
L'Assessore Lavoyer ha sottolineato nella lettura politica al suo bilancio nella serata di ieri la nozione di flessibilità di questo strumento contabile. Questo, nel senso che attribuiamo al termine, non è uno strumento flessibile: è una flessibilità tutta interna quella di cui parla lei, è avere un Governo regionale con le mani libere rispetto agli orientamenti politici generali di Consiglio, ma non è una flessibilità di adattamento al contesto economico. Su questo siamo su binari di forte rigidità e speriamo che il tutto si risolva in un'era glaciale solo a fumetti e non in una vera e propria glaciazione, ma in questa situazione i segnali di preoccupazione li vediamo e li sottolineiamo. Come non vedere che mancano misure concrete di riduzione alla spesa corrente? La spesa di investimenti che aveva 9 anni fa il 52 per cento del bilancio, metà e oltre del bilancio, si riduce nel 2010 al 30 per cento, con un crollo di 20 punti percentuali in 9 anni del margine di investimento di quella che è la sua flessibilità, che ancora l'Assessore stava propagandando ieri. Un crollo estremamente preoccupante a cui si accompagna - è il riflesso inevitabile - un aumento della spesa corrente, sono due punticini che vengono un po' minimizzati nell'illustrazione del bilancio, ma che corrispondono ad una riduzione delle spese di investimento e che comprimono il margine per la politica di rilancio. Ancora un decennio così, Assessori e Presidente della Regione, e avremo totalmente eroso quel residuo margine di flessibilità, quel margine operativo che si vuole decantare. Il margine si assottiglia anche per effetto dei mutui, questione sulla quale presumo si discuterà nel corso della giornata, ma noi guardiamo all'operato di un intero decennio che è stato anche segnato da fenomeni importanti e gravi per la nostra comunità, fra cui la vicenda alluvionale, e da investimenti molto rilevanti come quello sulle centrali elettriche. Abbiamo accumulato debiti per 670.000.000, ne abbiamo ancora 2/3 abbondanti sulle spalle, ne mettiamo 78 a bilancio per il 2010 e poi su questo si danno interpretazioni contabili particolari, bel 212 per gli anni 2011 e 2012. Si dirà: "è artificio contabile per riassorbire l'avanzo di amministrazione", ma sta di fatto che questa nostra Regione ha piombo nelle ali e in questo contesto la sferzata che dovrebbe venire non dalle opposizioni, ma dalla società valdostana, dalle categorie organizzate e dal mondo economico non viene forte, perché siamo in una regione fortemente normalizzata in cui le stesse categorie, in un clima apparentemente positivo e collaborativo, rimangono avvolte nella gelatina di un rapporto in cui dissenso e contrapposizione, anche se sono ispirati alla difesa di sani e onesti interessi di categoria, sono sempre fonte di pericolosa emarginazione, se non di esclusione.
Il peso dell'apparato pubblico nel bilancio che lei ha presentato, Assessore, cresce ed esplode ulteriormente la spesa per il personale regionale nel triennio, un personale che leggiamo in modo ben diverso dal collega Lattanzi in termini di funzionalità: non crediamo che ci sia un rapporto di 1 a 5 nell'utilità delle persone assunte rispetto ai posti in organico, non lo crediamo anche se i margini di miglioramento ci sono e sono notevoli, però direi che non possiamo non guardare con estrema preoccupazione - ci torneremo puntualmente nella disamina di dettaglio - a questa forte espansione della spesa per il personale regionale, a cui si aggiunge un ricorso costante e incrementato anche dalle risorse disponibili a consulenze esterne continuative. Abbiamo ormai una parte notevolissima del nostro apparato pubblico che è generata da questa esternalizzazione, il termine è brutto e non credo che tutti lo capiscano così facilmente: quello che prima facevano dei dipendenti pubblici lo fanno delle persone assunte a contratto, a termine, con una situazione personale di precariato che non è solo deleteria per il progetto di vita, è devastante in termini di libertà individuale, di personalità da poter esprimere nell'avere questa ghigliottina di un rinnovo stagionale, periodico, a cadenza costante, sempre più spesso discrezionale, in dipendenza dall'apparato politico diretto o indiretto (nominato nelle società controllate). Questo è in costante crescita, questo attraverso la lettura profonda del bilancio lo vediamo ulteriormente rafforzato, lo vediamo mantenuto pesantemente nei settori forestali, funiviari, sanitari, informatici. Qualche autorevole esponente dell'Union Valdôtaine ha detto: "io auspicherei più persone con posti di lavoro stabili, auspicherei maggiore autorganizzazione della società", sono punti di vista, collega Agostino, peraltro la questione è sollevata in termini morbidi, ma molto efficaci dalla stessa rappresentanza del mondo del lavoro, dalle organizzazioni sindacali, che suonano il campanello di allarme su questo precariato sempre più diffuso. Il bilancio regionale rinnovato avrebbe potuto portare a operazioni di rilettura del nostro apparato regionale, invece vediamo purtroppo mantenuta una logica dei "giardinetti", vediamo mantenuti ambiti stretti di attività: mi riferisco alle questioni della promozione turistica e culturale, dove viene mantenuta la concorrenza fra Assessori con stagioni concorrenti e in competizione, con spese sempre più onerose, eventi sempre più concomitanti e esplosione di spesa, a cui non ci pare corrisponda proporzionalmente un risultato di grande promozione. Assessori, su questo la confusione regna sovrana. Mao diceva: "grande confusione sotto il cielo", poi aggiungeva: "la situazione è ottima", ma la vedeva dal punto di vista di un rivoluzionario; questa confusione a noi non sembra ottima, anziché pestarsi i piedi fra settori della pubblica amministrazione, dovrebbero cercare una forte compattezza, distinguersi nei ruoli e calmierare la spesa anche.
La lievitazione dei costi è formidabile, la analizzeremo puntualmente e, dal punto di vista culturale, poi questa è una sottolineatura che sembra strana, operata nel quadro di un bilancio, ma vale a preannunciare un'azione e uno sguardo penetrante che vogliamo avere in questo campo, vediamo crescere sempre più massicciamente l'intervento pubblico diretto a sostegno di una cultura organizzata. Crediamo che vi sia una forte diffusione di schemi e programmi culturali ad ispirazione e a direzione politica o promossi sotto l'ala del potere pubblico, siamo per un sostegno pubblico alla cultura senza dubbio, siamo comunque di fronte in questo settore ad una complessa, ma delicata partita, Assessore Viérin, fra il particolarismo culturale e la libertà di espressione e di organizzazione. Su questo terreno più che sulle cifre, sulle quali torneremo fra poco, ci misureremo e andremo a fare le nostre proposte.
Ma dove andiamo a trovare la novità di tale bilancio, visto che questa era attesa? Nelle entrate, non mi pare. Il peso di alcune voci resta altissimo, 120.000.000 di accise sulla birra, quasi 1/10 dello spendibile del bilancio regionale, è un dato incoraggiante, ma rimane un dato di fragilità; il calo nei settori dei giochi non è una novità, ma direi che la novità più rilevante è data dalla posta fantasma, dalla sparizione del cosiddetto "tesoretto", di cui non si percepisce più la presenza, mentre era ben evidente nel bilancio 2009. Il tesoretto, per capirci, è quella somma che dovrebbe poter essere resa disponibile alla Regione Valle d'Aosta, le valutazioni in commissione sono oscillate fra i 4 e i 600.000.000; una posta fantasma sulla quale si gioca l'idillio fra il Governo regionale e Il Popolo della libertà, ma è una posta preoccupante, perché se da un lato permette al Consigliere Lattanzi di volare molto alto nelle sue considerazioni, per noi questo dovrebbe essere un tema di forte e diretto interesse. E poi come non preoccuparsi del crollo dei nostri tributi propri? Lo abbiamo provocato attraverso scelte politiche di questa Regione, da 180 a 135.000.000, credo che nessun altro Ministro...
(interruzione dell'Assessore Lavoyer, fuori microfono)
...lo sappiamo, non le sto facendo un rimprovero, sto solo sottolineando che lei è l'unico Assessore a potersi permettere il lusso di far diminuire proporzionalmente di 1/4 le entrate proprie della Regione, perché ha e abbiamo le spalle coperte. Non sono disonesto in questa considerazione, ma se non avessimo un materassino di 300.000.000 che ci viene dalla forfetizzazione che iscriviamo ancora a bilancio per un triennio, delle somme che ci sono state riconosciute in compensazione dell'IVA da importazione, credo che né lei, né la Giunta, né noi tutti avremmo potuto fare delle scelte di sostegno del mondo economico soprattutto, come quelle della riduzione dell'IRAP.
Non troviamo neanche le novità sul versante della spesa. Siamo debitori al collega Rosset del suo lavoro, non solo di quest'anno, ma anche dell'anno scorso, perché abbiamo utilizzato la sua analisi, che è molto puntuale per registrare un dato oggettivo: la spesa è una fotocopia per macroaree di quella dell'anno scorso, non ci sono elementi di novità e con un lavoro che non esito a definire certosino... in particolare il Vicepresidente Chatrian lo ha analizzato molto dettagliatamente... e riscontriamo questa dinamica di assoluta staticità del bilancio, staticità nella finanza locale come è stato anche ricordato, ma soprattutto di debolezza negli investimenti. Se una nota critica è venuta dal mondo economico, riguarda proprio l'invarianza, il non cambiamento nell'investimento nel settore industriale: 9.200.000 erano in termini sostanziali, in termini di volume reale di spesa, 9.200.000 continuano ad essere; se questa è medicina per il rilancio, forse dobbiamo intenderci meglio sulle terapie. Né ci sono cambiamenti rilevanti, ma questo è un settore che non risente di sterzate immediate come il settore sanitario e sociale, ma sul sanitario in particolare vogliamo sottolineare come peseranno molto negli anni prossimi, oltre questo triennio le scelte annunciate che sta portando avanti questo Governo per la ristrutturazione dell'ospedale, ma che nel frattempo aumenterà fortemente ancora la dipendenza dalla sanità privata esterna, dov'è quindi lo scatto, questa novità?
"La ripresa può essere occasione... - sono parole di Massimo Lévêque su Il Sole 24Ore di ieri - ...di crescita autentica solo se si aggancerà alla locomotiva dello sviluppo sostenibile, legato alla valorizzazione delle risorse naturali e ambientali, delle energie rinnovabili, delle bioproduzioni e delle tipicità locali, tutte cose che appaiono particolarmente compatibili e vocazionalmente appropriate con la realtà alpina, in particolare con quella valdostana". Credo che sottoscriviamo tutti questa analisi molto pertinente, ma dov'è il nostro aggancio con la locomotiva dello sviluppo sostenibile? Il settore ambientale è purtroppo - non è un riferimento ironico al fatto che è l'unica Signora presente nel Governo regionale, una donna... - la Cenerentola di questa Regione e del suo bilancio. Noi contrastammo la nascita di questo Assessorato per la proliferazione delle strutture e l'aumento dei costi, ma avevamo una piccola speranza che esso potesse rivelarsi una carta utile in questo momento, un centro propulsore, una cabina di regia verso quella che tutti rivendicano come la green economy (l'economia verde), questo bilancio invece ci ispira molta tristezza. Eravamo scettici su questa scelta del Presidente Rollandin, abbiamo la sensazione che il capostazione lo abbia messo definitivamente su un binario morto, facendogli perdere tutta la capacità propulsiva che avrebbe potuto vedersi riconoscere e saputo esprimere, siamo certi, attraverso l'intelligenza di chi lo dirige in questo momento.
Il collega Rosset ci invita ad un sussulto di orgoglio, allora chiediamoci se guardiamo avanti politicamente, se guardiamo al rapporto che abbiamo con le generazioni future, quali carte mettiamo in mano a chi sta per venire avanti, per costruirsi un percorso di vita sicuro e sereno, se non potremo garantire, e non lo potremo, posti pubblici a tutti, come forniamo queste certezze senza costruire nuove filiere di lavoro in settori innovativi e sostenibili, dove sono queste filiere, dove l'incentivo a nuove professioni emergenti, dove l'individuazione di settori di eccellenza? Accanto a questo perché non riprendere il filo di un discorso intelligente che è stato avviato nella scorsa legislatura nella discussione del reddito di cittadinanza? Siamo una regione matura, in cui c'è un benessere sufficiente. Perché non riprendere l'esplorazione di questa via, che sicuramente è una via auspicata dalle forze rappresentative del mondo del lavoro, ma che credo sia un'attesa diffusa per uscire da quella miriade di supporti settoriali, contributi, ammortizzatori sociali diversi, che stanno progressivamente trasformando l'esistenza individuale in un peregrinare da un ufficio all'altro? Perché non riaprire la discussione al tavolo dell'Assessorato della sanità con tutti gli attori sociali? Perché non riprendere politicamente e culturalmente quel grande contributo di idea del Collège d'études fédéralistes non solo per le commemorazioni di Corrado Gex, ma anche per riscoprire le intuizioni di Alexander Marc e della scuola economica che a lui si richiama? Vediamo invece crescere nel bilancio le aree di parcheggio, vediamo protrarsi la condizione dei giovani aggrappati alle famiglie di origine, crescere le fasce di nuova povertà, aumentare la peregrinazione da uno sportello all'altro, in veri e propri percorsi di guerra. E anche dove abbiamo tracciato delle prospettive che possono rivelarsi utili ad un cambiamento, come quella della legge sulla casa, animatamente discussa e sulla quale manteniamo delle rigorose riserve, anche laddove si aprono questi squarci, perché non accompagnarli da interventi economici che riformino profondamente il settore dell'edilizia con nuove idee, professionalità, aiuto alla riconversione delle aziende, plasmando nuovi soggetti economici, lanciando progetti di trasformazione, anche edilizia di più ampio respiro?
Nel settore agricolo e nell'istruzione non percepiamo grandiose trasformazioni. Il settore agricolo, che leggiamo in modo del tutto diverso dalla lettura parassitaria che ne dà il collega Lattanzi, non deve chiudersi sotto un ombrello di qualità e biodiversità solo nominali, deve perseguire questi obiettivi di qualità in modo deciso e marcato. L'istruzione universitaria, al di là degli sbandamenti sull'offerta formativa di questi ultimi giorni, deve tracciare prospettive convincenti che devono trovare preparazione in termini economici rispetto alle ricadute esterne. Si propone qualcosa a chi esce da una facoltà di economia, gli si dà sostegno immediato per uno start up, per la nascita di un'attività economica o teniamo il mondo del lavoro così distante? E soprattutto facciamo di Testafochi un'operazione di solo mattone o una prospettiva di sviluppo convinta e condivisa? Nel settore della pubblica istruzione segnaliamo una preoccupazione, Assessore Viérin, molto forte: quella dell'impoverimento anche economico della scuola pubblica valdostana, decisamente perdente nel confronto oggi in termini di risorse rispetto alla scuola privata, non un centesimo di crescita nel prossimo triennio per le spese di investimento della scuola pubblica ridotte ad un gracile 430.000 euro in sconsolante fissità.
Al cuore di questa situazione una centralità operativa ancora crescente della Presidenza della Regione, a cui non possiamo non dedicare un minimo di attenzione ulteriore, credo ne sarebbe deluso il Presidente Rollandin. La vediamo veleggiare, Presidente, da 390.000.000 di euro del 2009 fino a 441.000.000 de 2012, un bel salto avanti, ma non ci preoccupa la cifra in sé: ci preoccupa l'ampliamento continuo, la gravitazione sempre più intensa di tutta la macchina operativa regionale e non solo sulla Presidenza della Regione. Questo è un dato che il bilancio traduce in cifre, che rende tangibile rispetto alla percezione che ha ormai il singolo cittadino che la sua questione personale, locale deve trovare snodo e momento decisionale nella Presidenza della Regione. Su questo la riflessione non può non essere collettiva, l'ipertrofia presidenziale non può non essere un tema di discussione all'interno di tale Assemblea.
Chiudiamo rapidamente sui fondi globali, che sono sempre stati il libro dei sogni, la prospettiva. Li vediamo gravati di capitoli pesanti solo su questioni ormai consolidate: il contributo riscaldamento e l'infrastrutturazione di aree industriali, con un segno positivo che ha il connotato di speranza per noi tutti in un investimento su una fondazione per la ricerca contro le malattie tumorali, che ci auguriamo possa portare il piccolo contributo efficace anche di questa Regione oltre che dei suoi cittadini che lo fanno individualmente, anche in questo settore.
Nel complesso chiudiamo con la considerazione di un bilancio purtroppo ordinario al fronte di un momento straordinario. La manovra economica di questa Regione fa astrazione dall'impatto futuro del federalismo fiscale, un argomento eluso, esorcizzato in questa discussione. Il "mammuttino" regionale resiste bene sotto la sua spessa coltre di pelo, la comunità valdostana non se la passa così bene, batte i denti consolata solo dalla prospettiva del nuovo contributo per il riscaldamento domestico.
Il Governo regionale, a nostro modo di vedere, oggi con tale bilancio non dà ciò di cui ha veramente bisogno questa nostra comunità valdostana. Grazie.
Président - La parole au Conseiller Prola.
Prola (UV) - Grazie, Presidente. Anch'io due pensieri sul bilancio. Il bilancio 2010-2012 è un bilancio di conferma: si conferma la solidità economica della nostra Regione, il nostro modello economico: il mammut sta in piedi e in maniera stabile. Le entrate hanno un trend nel triennio costante in termini reali e qui vorrei fare un appunto tecnico a Lattanzi: la vacca, se si aumenta il numero di mungiture, a parità di razione, rende di più, aumenta il 15 per cento della sua produzione! Il bilancio allora è solido e stabile anche per gli enti locali, per la funzione fondamentale che essi svolgono pur con una lieve flessione, ma mantengono le risorse pressoché a livello dello scorso anno, l'indebitamento è contenuto ed è mirato ad investimenti precisi. L'equilibrio economico che misura la capacità di far fronte alle spese correnti con le entrate correnti evidenzia una situazione costante e positiva, quindi flessibilità e operatività dal punto di vista di bilancio.
Non entro nel merito, ma mi soffermo su due questioni: la prima, non sono un economista e devo dire che degli economisti non mi fido assolutamente; tutte le previsioni a breve che abbiamo avuto l'occasione di ascoltare dai vari studiosi economisti e anche politici in condizioni difficili come quelle in cui si trova l'economia mondiale sono, a mio avviso, un terno al lotto. Sicuramente la ripresa avverrà, ma quanto sarà vigorosa non si sa, quanto rapidamente si tornerà ai livelli occupazionali precedenti alla crisi non si sa. Ad oggi quindi, secondo me, è impossibile essere ottimisti, cerchiamo invece di analizzare e capire la realtà in cui viviamo. Il sentire delle persone non nasce dal nulla, ma nasce da esperienze concrete, nasce da dinamiche sociali, nasce da dinamiche economiche ed è importante cogliere questi fenomeni con tempismo e adottare politiche ed interventi adeguati. Mi pare che il nostro Governo regionale abbia la capacità di cogliere questi fenomeni, ha capacità di conoscere il territorio, la capacità di incontrare i cittadini e quindi che abbia risposto in maniera adeguata a tutti tali fenomeni. Il pacchetto anticrisi varato nel 2009 ruota attorno a tre grandi assi: famiglie, imprese, ammortizzatori sociali. Vi sono stati effetti positivi sulle attività produttive e una ricaduta favorevole sulle famiglie e sulle fasce deboli: 92.000.000 di risorse distribuite, delle quali il 65 per cento alle imprese e il 35 per cento alle famiglie.
C'è inoltre da precisare che in VDA abbiamo un quadro sempre positivo, confermato dai tradizionali indicatori di benessere dell'economia locale: reddito, patrimonio medio per famiglia, livello e composizione di consumi, raccolta bancaria, ma chiaramente non siamo al giro di boa, non abbiamo ancora cominciato a risalire dalla profondità della crisi e, se abbiamo iniziato a correre in piano, per risalire non ci saranno scorciatoie. Ho sentito dall'Assessore ieri le analisi effettuate dall'agenzia di rating, si conferma che a livello nazionale il PIL avrà una diminuzione, mentre per la Valle d'Aosta si registrerà un 2 per cento in meno nel 2009 e una crescita dello 0,5 nel 2010. A questo punto non possiamo che condividere il percorso previsto nelle misure anticrisi, previste anche in tale bilancio. Affrontando questo percorso con determinazione e lungimiranza dimostriamo che la politica fuori dalle ideologie e dalle strumentalizzazioni di parte può e deve contribuire alla sicurezza della comunità.
In questo bilancio abbiamo individuato una serie di opzioni valide per tentare di dare nuovo impulso alle attività produttive e rispondere in parte alla sofferenza delle famiglie. L'Assessore ieri ha precisato, e condivido, che il nostro mix di industrie medio-piccole, con parecchie imprese di servizi, meno esposto al ciclo economico, dovrebbe contribuire a mantenere il tasso di disoccupazione al di sotto di un 5 per cento, che è l'obiettivo che noi dovremmo porci a medio termine, segnali incoraggianti ci sono... La situazione di crisi congiunturale sfavorevole ha registrato una contrazione del 4,3 per cento degli ingressi nell'occupazione e una disoccupazione che cresce, aumentano in modo esponenziale le ore di cassa integrazione: siamo ad oltre 1.000.000, e crescono i lavoratori messi in mobilità. Sono segnali che danno la dimensione del problema, ma l'attenzione che viene posta nel bilancio di previsione è sicuramente confortante con una strategia integrata e mirata ad avviare una serie di realizzazioni, previste dal piano triennale di politica del lavoro, che possono mitigare e rispondere in modo adeguato ed efficace alle difficoltà che colpiscono i lavoratori e le aziende.
Ancora una riflessione sul settore agricolo. La depressione economica internazionale ha lasciato un profondo segno nel settore agricolo. A livello nazionale, scorrendo l'elenco delle produzioni, non c'è un solo segno positivo rispetto ai bilanci dell'annata precedente; nessuna coltivazione o allevamento mostra un andamento dei prezzi all'origine in grado di coprire i costi di produzione. Drammatica è la caduta del comparto sui prodotti principali, come parmigiano e grana padano del settore lattiero-caseario. Anche le filiere DOP e i GP hanno segnato flessioni notevoli: 4 per cento sui consumi interni, 3 per cento nel primo semestre 2009, i DOCG dei vini il 10 per cento sui prezzi dei bianchi e il 18 per cento sui prezzi dei rossi. Unica nota positiva è la tenuta dei consumi nell'agroalimentare: un più 0,4. Di fronte a questo scenario dei prezzi, i prezzi delle nostre produzioni riescono a mantenere quotazioni stabili, quindi significa che le nostre produzioni sono e mantengono le posizioni di mercato. Il settore frutticolo e vitivinicolo mantiene l'alto valore qualitativo delle produzioni, registra un mercato stabile con quotazioni buone.
Nel settore lattiero-caseario, fontina, la qualità è cresciuta e il mercato ha risposto positivamente, tant'è che il prezzo di listino della fontina è cresciuto negli ultimi due anni del 20 per cento: 70 centesimi nel 2007 e 50 nel 2008, 1,20 euro. Il latte fuori Valle destinato al comparto alimentare viene pagato intorno ai 35 centesimi al litro, in Valle riesce ad avere una remunerazione che va dallo 0,45 allo 0,55 al litro. Per la carne la situazione è ancora peggiore: il mercato riconosce all'allevatore 3 euro al chilo di carne, dove i costi di produzione sono aumentati di oltre il 25 per cento. I prezzi però arrivano a 4,50 euro se trattiamo carne valdostana identificata e prodotta secondo il disciplinare di produzione. I costi delle materie prime sono in costante aumento, ma la strada che abbiamo intrapreso sulle produzioni di qualità è l'unica che ci permette di guardare con speranza al futuro. Ben vengano le misure previste a bilancio per il piano di sviluppo rurale, che contiene la strategia di gestione del nostro territorio e fissa le priorità degli interventi a sostegno delle aziende.
Sono confermate le linee di intervento per finanziare i tre assi principali di sviluppo, che sono previsti nelle misure del PSR e della nostra legge regionale n. 32, quella di riferimento del settore: il miglioramento delle competitività del settore, il miglioramento dell'ambiente, dello spazio rurale, della qualità della vita e la diversificazione dell'economia rurale. Nel primo asse sono compresi gli investimenti per l'ammodernamento e il potenziamento delle dotazioni fisiche delle imprese, le risorse per l'innovazione delle aziende, per la promozione dell'integrazione lungo le filiere, il miglioramento della capacità imprenditoriale e professionale degli addetti al settore, nonché il sostegno al ricambio generazionale. Viene quindi mantenuto l'intervento per il consolidamento e lo sviluppo della qualità della produzione. Questo asse dà solidità all'impresa, diminuisce sicuramente i costi di produzione. Con il secondo asse vengono finanziate le misure per la tutela del territorio, la conservazione della biodiversità e l'utilizzo delle energie alternative e fonti rinnovabili. Non siamo con migliaia di ettari incolti, perché l'unico indicatore preoccupante è sicuramente la riduzione delle superfici agricole utilizzabili, ma non parliamo di migliaia di ettari incolti. Nel terzo asse vengono individuate le risorse per la diversificazione dell'attività rurale.
Nel comparto della zootecnia le linee di intervento sono indirizzate a confermare l'impianto complessivo dell'organizzazione di sostegno al settore: fondi per la selezione e il miglioramento del bestiame, sia sotto il profilo produttivo che morfologico, il finanziamento per la tenuta dei libri genealogici, l'identificazione degli animali, i controlli funzionali, i piani di fecondazione e ipofertilità. Vengono confermati i contributi per i concorsi, la tutela assicurativa per il miglioramento dello stato sanitario degli animali, delle relative produzioni a tutela e a garanzia dei consumatori. Ci terrei a precisare che non esistono più dal 2000 contributi per le stalle indenni e per il fine carriera, ci sono solo dei contributi per i danni nel momento in cui la stalla viene bloccata dal punto di vista sanitario per indennizzare i danni, che non coprono l'intero danno che l'allevatore sostiene, quindi i contributi per le stalle indenni non esistono più! Vorrei inoltre evidenziare che le linee di intervento finanziario previste mirano alla crescita complessiva tecnica ed economica, ma anche culturale del management aziendale. In questo senso la nuova misura di intervento attivata nel bilancio 2009 mette in atto i giusti accorgimenti per salvaguardare il patrimonio zootecnico dell'azienda, migliorando il grado di qualità sanitaria dell'allevamento e favorendo così non solo le rese produttive e la qualità dei prodotti alimentari, ma anche i consumatori e i cittadini che fruiscono di prodotti salubri e garantiti. È un intervento che fonda i suoi elementi su dati oggettivi, verificabili e controllabili. È una misura qualificante che permette di premiare chi lavora bene, chi segue le pratiche zootecniche indicate dalla normale gestione locale, che attua i piani di miglioramento sanitario - mi riferisco anche ad altri piani quali i BR e lotta alla mastite - e che dovrebbe evidenziare chi aderisce ai piani di assistenza tecnica, chi segue e applica le indicazioni per la selezione del bestiame. È una misura che, a mio parere, deve trovare anche in futuro una collocazione, nel limite dell'ampliamento del de minimis della normativa attuale, per dare un forte impulso al miglioramento del settore e premiare chi lavora bene, con coscienza e consapevolezza del proprio ruolo nei confronti della comunità e dei suoi cittadini. È questo il lavoro da difendere ed è questo il lavoro da premiare. Infine nel corso delle audizioni alcune categorie hanno evidenziato in maniera critica, ancorati ad aridi indicatori economici, il peso delle risorse di bilancio che viene destinato all'agricoltura rispetto ad altri comparti produttivi; solo un pensiero: i fondi destinati all'agricoltura non devono essere considerati fini a sé stessi. La politica agricola non riguarda solo chi lavora nei campi o nelle stalle, ma tutti i cittadini che chiedono sicurezza alimentare, ambiente sano e coltivazioni sostenibili, tutte cose che vanno pagate. Se non si comprende questo, il settore corre grossi rischi. I servizi che rende l'agricoltura sono impagabili e quindi anche la politica, che sia locale, nazionale, o europea, se ne deve far carico. Grazie.
Concludo confermando il mio giudizio positivo sull'impianto di bilancio.
Président - Pour l'alternance la parole au Vice-président Chatrian.
Chatrian (VdAV-R) - Grazie, Presidente. Non ero ancora pronto, ma per l'alternanza cercherò di fare qualche considerazione. L'analisi di un bilancio regionale è sempre un momento in primis importante e poi, sempre interessante. È un'analisi che porta ad affrontare i bisogni di tutta la comunità per garantire a tutti i suoi cittadini una qualità di vita dignitosa. Nella nostra regione, al momento, non mancano risorse e dovrebbero, visto il trend in grande crescita negli ultimi 4 anni, dare prospettive. Apro una parentesi: solo 3 anni fa il Presidente Caveri portava sul tavolo di questo Consiglio la previsione di bilancio del 2006 con circa 1.480.000 di euro. Tre anni dopo le risorse disponibili sono di circa 200.000.000 in più, una cifra importante, una cifra che ci deve far riflettere da un lato, ma dall'altro una cifra che può dare gambe a tanti progetti, ma che può mettere in discussione questo impianto; un impianto che è forte, che è molto ben dettagliato, ma soprattutto è ben capillare. Visto che oggi stiamo parlando del domani, auspicheremmo un futuro pieno di stimoli e di confronto politico, un futuro di idee per migliorare quella qualità del singolo e della famiglia valdostana, ma soprattutto la qualità della comunità nella sua globalità e nello stesso tempo nella sua differenza. Mi riferisco a tutti i settori, i settori piccoli, quelli più grandi, più importanti e meno importanti, ai servizi, al sociale, alla cultura, come è stato detto da voi tutti stamani. Un ringraziamento particolare, visto il nostro ruolo, al dipartimento e a tutti i dirigenti per le informazioni a cui hanno dato risposte in queste due settimane visto che abbiamo chiesto più volte delucidazioni e precisazioni. Penso che senza informazione corretta e documentata non si possa affrontare un dibattito leale, poi le opposizioni svolgono il loro ruolo, possono e sovente sono diverse, ma, senza una base di dati, di informazioni vere, uno non può confrontarsi. Ho sempre trovato e trovo appassionante conoscere, capire questo documento ma, visto il nostro ruolo, dobbiamo interpretare quali siano le grandi e le piccole strategie che il Governo ha messo nel percorso, soprattutto se esistono o non esistono queste risorse disponibili vere, non blindate precedentemente, diciamo disponibili, quelle che si possono modificare in un triennio così importante, se sono forti o deboli, se sono di equilibrio, se sono di facciata o se sono strutturali, o se invece vanno a pianificare il domani, come ha scritto nella relazione l'Assessore: "una nuova Era sta arrivando". Quale sia questa nuova Era ho qualche piccola difficoltà a intravederla nel concreto ma, detto questo, quest'anno rispetto all'anno scorso ci sono 10.000.000 di euro in più come disponibilità, c'è una riduzione importante dei proventi del casinò. Non apro qui la parentesi, ne parleremo nel prossimo Consiglio visto che ieri ci avete portato a conoscenza di questo disegno di legge di unificare per una serie di problematiche le due società che gestiscono sia il casinò, sia il Grand Hôtel Billia. "Grandi entrate" è stato detto, importanti e per la prima volta forse dopo il 2001 una volontà di mettere di nuovo nero su bianco un indebitamento di circa 80.000.000 di euro; dunque, tre mutui importanti ad oggi: quello delle centrali, quello dell'alluvione e quello del Billia e nel bilancio 2010 una previsione di un indebitamento importante, d'altro canto percepiamo un aumento della spesa corrente... giustificati, molto dettagliati in relazione di circa 30.000.000 di euro e bisogna riconoscere... (perché bisogna perdere l'abitudine di pensare che l'opposizione debba solo dire le cose che non vanno), quindi onestà intellettuale in primis e, quando ci sono le cose che funzionano e sono ben dettagliate, penso che sia d'obbligo anche da parte nostra di sottolineare i punti di forza. Un buon saldo contabile, vicino ai 300.000.000 di euro, quello ci dà il polso della situazione economico-finanziaria del bilancio regionale. Da una semplificazione che mi sono fatto, e che ho poi trovato nella relazione del collega Rosset, circa 900.000.000 di euro sono quelle risorse blindate all'interno della finanza locale, della sanità e del personale; 1.670.000.000 di euro sono tanti, sono importanti. Sicuramente dobbiamo riflettere sapendo che "non possiamo fare di tutta un'erba un fascio", le spese correnti sono cose negative, gli investimenti sono cose positivi... semplificare così il quadro... probabilmente i 500.000.000 di euro in investimenti non sono tutti disponibili, sono blindati da diversi anni, probabilmente il margine di manovra del Governo è nettamente inferiore ai 500.000.000 inseriti nelle spese di investimento.
Guardando da lontano, con la lente di ingrandimento, mi sembra che il margine di manovra sia limitato, Presidente, ma è stato detto dal nostro Capogruppo che la nostra analisi più dettagliata ci porta a dire che ci sembra sinceramente che sia, come dire, una fotocopia del bilancio 2009 con qualche modifica e con qualche integrazione, niente di più o di meno. Conoscendo lei soprattutto, probabilmente nulla è dato al caso e su questo ne siamo certi. Ci aspettavamo, come l'anno scorso ce lo saremmo aspettati, un cambio di marcia e un rilancio reale, notiamo invece una volontà chiara, politica non tecnica: i tecnici hanno fatto il loro lavoro, lo hanno fatto bene, lo hanno dettagliato bene, lo hanno inserito in aree molto capibili, leggibili per i non addetti ai lavori, ma vorremmo soffermarci su un'analisi più politica. C'è una chiara volontà di mantenere, una sorta di equilibrismo bello da vedere, bello da lontano e bello anche nella sostanza; qualche buona caramella distribuita un po' di qua e un po' di là, molto ben inserita all'interno dei capitoli o nelle previsioni di base, ma la parola d'ordine ci sembra essere: "manteniamo lo status quo" e per il domani qualcuno forse, dopo domani... - il Consigliere Agostino ride -, ma dopo il 2013 magari qualcuno ci penserà per la pianificazione del domani. Viste le ingenti risorse, la distribuzione è capillare e dà certezza e gambe, perché quando è distribuzione capillare, c'è una certezza e si dà gambe, perché si può dare gambe in questo momento. Non percepiamo in tale bilancio quella grande volontà più volte annunciata, Presidente, di sburocratizzazione della macchina e su questo argomento vorrei soffermarmi, perché non solo non la percepiamo questa sburocratizzazione così tanto annunciata dal suo Governo ormai da un anno e mezzo. Lei sovente si sofferma sul fatto che il tutto è iniziato il 1° settembre 2008, ebbene 1 anno e 4 mesi sono trascorsi e non percepiamo quegli annunci che lei nel mese di luglio ci portò in quest'aula. Se poi per sburocratizzazione si intende esclusivamente la nascita di società controllate o partecipate nuove o con competenze e attività allargate a quelle già esistenti, forse il verso giusto è proprio al contrario.
Un altro dettaglio: il collega Lattanzi prima si soffermava sui numerosi dipendenti pubblici e non solo dell'Amministrazione regionale, ma del comparto della Regione più allargato, ricordo che in quest'anno e mezzo le strutture dirigenziali nell'Amministrazione regionale sono aumentate, non sono mai state così tante come in questo biennio 2008-2009. Se da un lato c'è l'annuncio di sburocratizzare, di semplificare, di dare risposte, di velocizzare, dall'altro ci sembra che la traiettoria sia un'altra, per delle ragioni a noi sconosciute, ma ci sembra che la volontà sia davvero un'altra. Per fare qualche altro esempio fresco di queste settimane, la non volontà di semplificare la vita ai cittadini per quanto riguarda le due leggi esistenti sull'uso razionale dell'energia e sul rendimento energetico in edilizia. Per adesso andremo a modificare i due testi, andremo ad integrarli come commissione e come Consiglio, vista la complessità della materia, per poi magari nel 2010 o nel 2011 unirli in un unico testo e di conseguenza semplificarlo. Presidente, noi abbiamo qualche dubbio su questa sburocratizzazione, non utilizzerei quella parola, ma quella volontà di semplificare la vita ai cittadini o dare più chiarezza... non ci sembra che ci sia, quindi ad annunci non percepiamo queste "gambe" veritiere e reali. Un altro esempio di quest'anno, proprio per riuscire a dare delle risposte più semplici, è quello della rottamazione, la volontà di rinnovare il parco macchine; avevamo presentato un emendamento semplice e chiaro, forse banale, ma a monte avevamo fatto degli approfondimenti e c'era la possibilità di semplificare il quadro: il cittadino poteva rivolgersi solo al concessionario, la risposta è stata: "si è sempre fatto così non si cambia". Saranno dei passaggi banali, ma il fil rouge che lei ha sempre portato in questo Consiglio in quest'anno e mezzo era: "cerchiamo di semplificare il quadro ai cittadini".
Da una parte chiediamo agli operatori del settore turistico di semplificare il quadro e fare più sinergia, è stato detto prima da altri colleghi... e dall'altra l'Amministrazione regionale suddivide in maniera molto certosina capitoli, dettagli e altro, che si occupano di promozione e di collaborazioni; quindi chiediamo ai privati una semplificazione e dall'altra parte non ci sembra di avvertire che la volontà politica sia quella di semplificare all'interno del Governo regionale. Dal punto di vista economico-finanziario, ci sembra lasciato nel cassetto il settore turistico dal punto di vista del peso economico - qualche centinaio di migliaia di euro in più nel calderone principale -, ci chiediamo se questo Governo crede in tale settore, se crede che sia un settore trainante, che coinvolge una maglia più ampia, una maglia di ulteriori settori. Ci viene il dubbio che questo Governo metta certe risorse di continuità e non di rilancio. Alla voce "iniziative promozionali" c'è un "peso" di 4.000.000 di euro, non spetta a me giudicare se sono tanti o pochi, farei una riflessione: è quel "peso", quello promozionale che va a proiettare la Valle d'Aosta come settore, come turismo, come conoscitore del nostro impianto sia sufficiente, oppure no; non è solo un problema di sufficienza o meno: è un problema di volontà che questo sia il settore che traina tutti gli altri.
Qualche riflessione sulla valorizzazione dei prodotti agricoli. Oggi si è sentita per l'ennesima volta l'importanza delle aziende agricole, l'importanza del nostro ambiente, l'importanza di questo settore. Ho ascoltato bene la relazione del collega Prola, ha ribadito: "questo bilancio assicura al mondo agricolo e zootecnico, al mondo de l'entretien du territoire tutte le poste inserite nel bilancio 2009". Io andrei oltre: va bene assicurare, ma se sappiamo che il settore in questo momento ha delle grandi difficoltà, forse "Assicurare" è una parola non sufficiente in questo momento. Ci aspettavamo, oltre ad assicurare quali potevano essere le valorizzazioni superiori o le nuove strategie per valorizzare i nostri prodotti già esistenti o una filiera commerciale per garantire... perché probabilmente l'obiettivo è garantire un reddito a queste aziende, oltre che assicurare. Penso che l'auspicio di tutti sia quello di garantire un reddito vero. Prima sentivo certi passaggi forse un poco demagogici: "ci devono essere degli utili"; probabilmente qualcuno non conosce a fondo la difficoltà del settore, ma dal Governo regionale ci aspettavamo, oltre che l'assicurare lo status quo, una valorizzazione per il domani, sapendo che i nostri numeri sono dei numeri piccoli, il rendere anche il nostro un prodotto di punta: la fontina DOP, parliamo di 320.000-340.000 forme... sono dei numeri molto piccoli, quindi si può e si deve valorizzare questa rete commerciale che al momento ha qualche difficoltà.
Un altro cenno vorrei farlo sul settore vitivinicolo. Non vorremmo che fra qualche anno ci mettessimo a discutere sulle difficoltà del settore, produciamo circa 1.500.000 bottiglie fra privati e cooperative, qualche campanello di allarme c'è, lo percepiamo sia dal settore cooperativistico, sia da quello privato. Anche su quello, non aspettiamo il 2011 per dire che il settore è in crisi, c'è la difficoltà di vendere il nostro prodotto di qualità in Valle o fuori Valle. Non arriviamo ad avere dei magazzini pieni di scorte, perché qualche campanello di allarme ce lo abbiamo, quindi facciamo attenzione a non portare in ulteriore difficoltà un settore che inizia ad avere qualche piccola (o grande?) crepa; quindi, visto che i nostri numeri sono relativamente piccoli, se riusciamo a pensarci prima... Ci sembra che sia proposta un po' una minestra riscaldata rispetto al 2009 e le papille gustative di solito percepiscono la fragranza vera, ma soprattutto percepiscono quella autentica, reale. Sovente chiediamo informazioni corrette sempre con una certa onestà intellettuale, per avere un dibattito e aprire, avere un confronto, dobbiamo avere tutta la "maglia", diciamo questa Regione allargata dovrebbe fornirci la possibilità di posizionarci a livello di termometro. Siamo seri e cerchiamo di non giocare, ma le porto un altro esempio. Sovente abbiamo portato in quest'aula la non veridicità degli annunci fatti dalla Giunta e dal Consiglio regionale, da esponenti politici... faccio proprio un esempio; piano operativo annuale dei lavori pubblici, abbiamo sovente chiesto lo stato di avanzamento, le modalità, la veridicità degli annunci fatti ad inizio anno, le procedure adottate, perché le aziende, come chiedono a voi, chiedono pure a noi, perché probabilmente non avevano risposte chiare. Nessuno vuole fare della demagogia o il teatrino, ma vorremmo da quest'aula e dal Governo, proprio la credibilità della politica e che ad annuncio faccia seguire una risposta chiara, diretta, soprattutto franca.
Apro un'altra parentesi legata all'informazione verso i cittadini che non seguono cosa il Consiglio e il Governo regionale facciano. Sovente i cittadini chiedono: "queste società partecipate hanno un peso più importante o meno importante del Consiglio regionale?". Anche su questo non sarebbe male avere una maglia allargata di dati; propongo un esempio legato all'edilizia, alla manutenzione ordinaria e straordinaria di investimenti importanti che possono essere quelli della CVA, degli impianti a fune, quelli di Vallée d'Aoste Structure, quelli della Testafochi, quelli dell'ospedale, della STV, dell'INVA, dell'autoporto e via di seguito. Penso a tal proposito che il piano operativo annuale, rispetto ai piani operativi edilizi di queste società, sia veramente un povero piano annuale.
Terminando vorrei dire che cercheremo sempre, consci del nostro ruolo, di ascoltare la comunità, di avere un confronto leale, ma nello stesso tempo di informare in maniera documentata e di proporre, dove riusciremo con una certa veridicità e coerenza, le nostre posizioni, idee pensate soprattutto al domani per la comunità, che non continuino ad alimentare esclusivamente il sistema, che dovrebbe avere il coraggio di prendere forse una strada diversa a costo di rimettere anche nero su bianco scelte errate. Grazie.
Président - La parole au Conseiller Salzone.
Salzone (SA-UdC-VdA) - Grazie, Presidente. Come è già stato ricordato dalla maggior parte dei colleghi, gli effetti della crisi economica, che ci ha colpito a partire dall'ultimo trimestre del 2008 per effetto della recessione internazionale, hanno cominciato ad attenuarsi solo nel terzo trimestre del 2009. Anche in Valle d'Aosta il primo trimestre di quest'anno ha conseguito un calo del fatturato industriale negli ordini e nei livelli di produzione; le esportazioni hanno registrato una rilevante diminuzione molto marcata nel settore dell'acciaio e grazie al cielo attualmente si intravedono alcuni segni di miglioramento. Altro settore che vede perdurare situazioni di difficoltà è quello delle costruzioni che, come quello industriale, vede ripercussioni negative sulla produzione e in modo particolare sull'occupazione.
Nel terziario il deterioramento congiunturale ha interessato sia il commercio, sia il turismo, nei primi mesi di quest'anno le giornate complessive di presenza dei turisti presso le nostre strutture ricettive sono diminuite, anche se possiamo segnalare che le presenze turistiche degli italiani sono aumentate, il calo della clientela straniera ha marcato un evidente segnale negativo. Le ripercussioni della sfavorevole congiuntura economica hanno colpito, come era prevedibile, le fasce più a rischio; è aumentato il tasso di disoccupazione e il ricorso alla cassa integrazione guadagni ha registrato il livello più alto degli ultimi anni. Con questo quadro a tinte chiaro scure presentiamo un bilancio importante, ricco di opportunità e impostato in modo eccellente, come è stato detto anche dai colleghi dell'opposizione, anche se condizionato dagli interventi anticrisi e comunque nella speranza di avere interpretato nel miglior modo le esigenze della nostra gente. Siamo quindi chiamati ad approvare il bilancio di previsione 2010 e per il triennio 2010-2012 con delle risorse importanti: 1.685.000.000, 10.000.000 in più rispetto all'anno in corso, anche se non potremo forse spendere l'intera cifra per effetto del Patto di stabilità; per questo motivo è previsto un avanzo di 160.000.000 che rischia di essere abbondantemente sottostimato. Sarà quindi necessario intensificare il dialogo con il Governo nazionale per poter utilizzare quei fondi che rivestono un'importanza strategica per avviare le grandi opere previste nella nostra regione, ma su questo argomento torneremo, anche se brevemente.
Possiamo anzitutto riaffermare, come peraltro hanno fatto quasi tutti gli operatori, che il bilancio grazie alla nuova impostazione, oltre a certificare la buona salute dei conti e la tenuta delle entrate, è di facile lettura, è più trasparente e più razionale. Nel merito del documento contabile, le entrate maggiori derivano dai nostri tributi, dal gettito dei tributi erariali, che portano nelle casse regionali più dell'80 per cento degli introiti disponibili, anche se, rispetto al 2009, c'è una leggera riduzione del 2,1 per cento, dovuta sia dalle previsioni di minore introito dei proventi del casinò, sia dal calo dei proventi IRAP, imposta per la quale viene mantenuta la riduzione di quasi l'1 per cento. La spesa corrente, che è utilizzata per far funzionare la macchina amministrativa, ha registrato un leggero incremento (0,60 per cento), incidono poi le spese per il personale del 25 per cento, per la sanità del 23 per cento, del 13 per cento per la finanza locale. Rispetto al 2009, la spesa corrente aumenta di circa 30.000.000 aumento dovuto al fatto che il Governo regionale ha stanziato quasi 18.000.000 per le famiglie nel settore del riscaldamento domestico, di cui parleremo probabilmente domani. Molto importanti rimangono gli impegni destinati all'investimento: oltre 500.000.000 di euro; la parte del leone la fa lo sviluppo economico, ma anche la finanza locale che, grazie all'attuazione delle norme statutarie, mantiene entrate congrue che la Regione elargisce con peculiarità. Possiamo affermare che nella sostanza c'è un grande equilibrio fra i vari settori e le scelte sono all'insegna della razionalità e del buon senso, con uno sguardo attento gli sprechi. Vanno avanti la formazione e le politiche del lavoro. Segnali importanti sono stati dati nel campo della sicurezza, problema che noi di Stella Alpina non abbiamo mai sottovalutato, assegnando incentivi per la videosorveglianza. Si sono mantenuti i fondi FOSPI, i costi della politica rimangono sotto controllo, i costi del personale rimangono uguali, i fondi FAS dovrebbero finalmente essere sbloccati. È ormai chiaro a tutti che il bilancio risente per buona parte degli interventi anticrisi, che andranno in finanziaria.
Come detto nelle diverse sedi istituzionali, il 2010 sarà considerato ancora un anno di crisi, tanto che l'impegno economico per questo settore ammonta a quasi 100.000.000 di euro e di questo bisogna rendere merito al Governo regionale, che correttamente non ha sottovalutato il prossimo futuro. L'immediato futuro quindi sarà all'insegna di una grande attività nei diversi settori strategici della nostra economia. Nel campo dei lavori pubblici vale la pena ricordare gli impegni progettuali per le grandi opere: Testafochi, ospedale, eliporto di Pollein, le opere stradali delle statali n. 26 e n. 27, la riqualificazione del territorio; nel campo dell'edilizia pubblica l'incremento del 30 per cento per il sostegno alla locazione e aumento di 350.000 euro per l'emergenza abitativa, senza dimenticare il provvedimento già adottato di innalzamento del tetto dei mutui prima casa. Importanti interventi ci sono come sempre nel settore della sanità e assistenza sociale; la spesa socio-sanitaria, che si aggira complessivamente sui 400.000.000 di euro, è improntata come sempre a migliorare e implementare il settore. Sottolineiamo la prossima apertura della radioterapia, che finalmente risolve il disagio degli ammalati che dovevano andare fuori Valle, ma anche la tomografia, che pare uno strumento di assoluta novità, il potenziamento della telemedicina che consente di implementare i rapporti fra le diverse strutture, in particolare con i medici di famiglia, la medicina generale sul territorio che sperimenterà gli ambulatori infermieristici nei paesi di montagna. Migliorerà la mobilità attiva grazie alla già citata radioterapia, ma anche all'apertura della nuova clinica di Saint-Pierre, che farà della riabilitazione un valore aggiunto nel nostro sistema sanitario. Per le politiche sociali - il cui impegno nel triennio ammonta a quasi 100.000.000 di euro - il 2010 vede un incremento di circa 2.000.000. Vanno più soldi agli invalidi, per il minimo vitale, per le badanti, per il rinnovo delle convenzioni con i privati, ma anche per il nuovo servizio di mediazione familiare, che entrerà in funzione il prossimo anno. Grande impegno nel settore dell'istruzione e cultura, il segnale qui è interessante, perché l'Assessorato mantiene tutte le risorse. Nel settore dell'istruzione condividiamo l'impegno di investire nell'edilizia scolastica, anche se in bilancio non ci sono ancora le risorse e non possiamo che rallegrarci per la scelta di aver portato il numero minimo di alunni da 5 a 3 per le scuole di montagna.
Nel settore della cultura apprezziamo l'impostazione data e riteniamo che i numeri relativamente al gradimento della Saison culturelle: 40.000 presenze con 400 abbonati per 500 posti a disposizione, sono numeri importanti e devono incoraggiarci a confermare anche per il futuro l'alta qualità degli spettacoli. Il mix di spettacoli dell'Assessorato della cultura e dell'Assessorato del turismo nel periodo estivo peraltro rappresenta il giusto viatico per soddisfare un attento pubblico locale e per incrementare la presenza del turismo di qualità. Sarebbe intellettualmente poco corretto non riconoscere che alcuni settori della nostra economia sono in difficoltà, a volte in forte difficoltà. Del casinò non aggiungiamo nulla a quanto già rappresentato in diverse occasioni anche recenti, le difficoltà permangono e non si vedono segnali di ripresa. Come Stella Alpina, abbiamo manifestato le nostre preoccupazioni in occasione della presentazione della relazione programmatica sulla casa da gioco; ora siamo in attesa di vedere come la società riuscirà a chiudere l'esercizio. In ogni caso non possiamo dimenticare che fino a pochi anni fa il casinò rappresentava una risorsa importante nel nostro bilancio, che oggi viene a mancare. Riteniamo che la costituzione in atto di una società unica accorpante Billia e casinò rappresenti la strada più idonea per una gestione razionale, ma certo non potrà bastare.
Altro settore in grave difficoltà è l'agricoltura. Tralasciando le questioni giudiziarie ancora in corso e di cui si è già detto, a noi pare importante che il Governo regionale abbia confermato tutto l'impegno possibile nel settore, con particolare attenzione alla zootecnica, che risente più di tutti della crisi. Le difficoltà maggiori sono nel mercato degli animali, il patrimonio zootecnico infatti ha avuto una forte contrazione fin dall'inizio degli anni 2000 e il mantenimento degli aiuti è indispensabile per coprire il gap con l'agricoltura di pianura. Bisogna in futuro rivolgere uno sforzo maggiore per salvaguardare fortemente i nostri prodotti e la strada irrinunciabile ci pare quella del sostegno al consumo. È necessario incentivare i nostri ristoranti a proporre con più frequenza i prodotti locali per infondere maggiormente la nostra cultura di nicchia.
Manteniamo poi la solita preoccupazione nel settore dell'industria, anche perché collegato inevitabilmente al problema occupazionale, che prevediamo possa ancor più aggravarsi nel prossimo anno. In questo settore la Regione sta facendo e farà la sua parte, l'impegno sarà quello di non lasciare nessuno senza riferimenti occupazionali e questo mi pare un impegno importante. Non manca poi il sostegno alle imprese, basta ricordare l'intervento sull'IRAP, sui Confidi, gli interventi per l'innovazione e ricerca, incentivi per l'auto ed altro ancora.
Concludendo nella sostanza il percorso che ci attende non sarà privo di ostacoli, la crisi che stiamo ancora attraversando e che, come prevedono tutti gli indicatori, ci accompagnerà anche l'anno prossimo, ci impegnerà a cercare l'apporto di tutti: mi riferisco alle commissioni consiliari, agli operatori dei diversi settori, ai sindacati, alle forze sociali, agli imprenditori. Siamo consci che la nostra Regione presenta da sempre una struttura finanziaria all'altezza e capace di fronteggiare la crisi in corso. La società di rating ci ha consegnato "AA+", considerando lo Statuto speciale di autonomia un fattore di assoluta stabilità e questo bilancio lo testimonia. Lo sguardo ora è rivolto alla politica, bisognerà intensificare i rapporti con il Governo nazionale, dobbiamo ricordarci che i 160.000.000 di avanzo confluiranno nel Patto di stabilità e andranno ad aggiungersi ai 200.000.000 già accumulati nell'anno precedente e queste sono risorse nostre che non possiamo spendere. La partita è tutta lì, dovremo saper giocare bene le nostre carte, utilizzando intelligenza politica e giusta razionalità, evitando se possibile inutili "pruriti di partito", che potrebbero rovinare percorsi invece opportuni e necessari. Il clima politico nazionale di questi ultimi tempi rimane complesso e non aiuta, ma confidiamo molto sulle capacità relazionali dei vertici del nostro Governo locale.
L'ultima nostra annotazione alla crisi vogliamo lasciarla agli ottimisti di maniera, a coloro che fanno finta di non vedere che la situazione congiunturale non è definitivamente conclusa, a coloro che vedono solo ciò che vogliono vedere dimenticandosi che, quando si attraversano periodi di questo tipo, la forbice della ricchezza e della povertà si allarga sempre più e, quando sentiamo dire che il peggio della crisi è passato, ci fermiamo a riflettere e ci diciamo che è certamente passata per chi investe in borsa, i cui indici sono aumentati del 100 per cento dall'inizio dell'anno. Il peggio è passato per gli speculatori finanziari, quelli che ci hanno portato in questa maledetta crisi. È passata per le banche che raccolgono sempre più risparmi della gente che non investe più, perché ha paura della congiuntura, ma certo la crisi non è passata per i precari, per chi ha perso il lavoro, per i pensionati, per quella fascia debole che non può continuare a vivere di soli ammortizzatori sociali, ma anche per i giovani che non vedono certezze per il futuro. Noi non siamo e non vogliamo essere cassandre, vogliamo solo metterci in guardia da coloro che fanno profezie di rilancio troppo semplicistiche, lo scopo per noi è quello di difendere la famiglia e soccorrere le nuove povertà, nella consapevolezza che la strada della ripresa è ancora in salita e come amministratori vogliamo, come ci pare giusto, essere semplicemente osservatori del nostro tempo.
Président - La parole au Conseiller Agostino.
Agostino (UV) - Grazie, Presidente. Credo che dopo gli interventi che mi hanno preceduto vi sia ben poco da aggiungere, perché penso che la materia sia stata masticata, rimasticata, che siano state dette e ridette un mucchio di cose, mi limiterò a sottolineare alcune parti significative di quello che penso di questo bilancio, che considero in maniera positiva. Intanto volevo fare una piccola battutina, mi perdoni collega Louvin, su quello che ha detto dell'Assessore Lavoyer, ossia che è un Assessore fortunato, che ha le spalle coperte. Io sono ben contento, perché l'Assessore Lavoyer è Assessore al bilancio della Regione, questo vorrebbe dire che i soldi ci sono, la ricchezza c'è e ben venga! Ben venga, perché di questo ne possiamo usufruire e ne può beneficiare l'intera Valle d'Aosta, quindi sono ben felice che l'Assessore Lavoyer sia fortunato, era solo una battuta, la prenda come una battuta.
In questo bilancio la parte del leone, come al solito, la fa la sanità, ma come non condividere che la sanità, i servizi alla popolazione siano la parte più preponderante, quella che assorbe la maggior parte delle risorse? Non per nulla siamo considerati come la Regione prima in Italia in questo tipo di servizi, sanità e servizi sociali, servizi alla persona, quindi non a torto siamo i primi - e questo lo ha sottolineato anche il collega Lattanzi -, siamo una popolazione che invecchia sempre più e investiamo in questo settore, un settore che ci pone all'eccellenza come microcomunità distribuite nei vari comuni della regione; quindi questo è un settore che avrà sempre un occhio di riguardo come investimenti.
È un bilancio che non abbandona nessun settore, sia produttivo che non, un bilancio che va a spalmare le risorse in modo equo ed equilibrato e che in quasi tutti i comparti vede un piccolo incremento, soprattutto nel settore strategico per l'economia locale come quello del turismo e commercio, dove troviamo 4.000.000 in più di euro rispetto all'anno scorso, distribuiti naturalmente in tutti i vari settori: sport, turismo, impianti a fune, commercio e trasporto pubblico. Parlo del trasporto pubblico locale, collega Fontana, che ha fatto una piccola critica al trasporto pubblico riferendosi alla ferrovia, critica condivisibile, ma io dico anche che la ferrovia ancora mi risulta appartenere allo Stato, quindi dovremmo soprattutto impegnarci affinché lo Stato prenda in considerazione di cercare di darci una mano con questa ferrovia! Noi interveniamo per quello che possiamo con piccole somme, ma anche in maniera significativa, quindi interveniamo soprattutto nel trasporto pubblico locale. Come potete vedere, nel 2009 ci sono stati 25.000.000, quest'anno siamo a 26.000.000, 1.000.000 in più, per dare dei servizi come l'Allô Bus, l'Allô Nuit, le chiamate quando la domanda è più debole... anche per il trasporto per i diversamente abili abbiamo un occhio di riguardo; quindi mi sembra che non si possa dire che siamo totalmente assenti in questo... Naturalmente la Regione contribuisce anche in maniera determinante al ricambio del parco autobus, per fare in modo che gli autobus che vengono sostituiti siano a bassissimo impatto ambientale, ci sono dei contributi anche lì in maniera determinante. Vi sono poi i contributi dove sono aumentati nel settore dello sport: passiamo a 3.600.000 di quest'anno da 3.200.000 dello scorso anno, abbiamo migliorato anche lì. Abbiamo migliorato nella gestione delle infrastrutture sportive i contributi, negli impianti a fune, abbiamo messo 4.000.000 nel commercio, in questo settore importantissimo e trainante come il turismo e il commercio quest'anno mi pare che l'Assessore Marguerettaz possa beneficiare di 4.000.000 in più di euro da gestire in maniera oculata. Tutto questo nonostante la crisi nazionale e internazionale, dove tutti sono toccati compresa la Valle d'Aosta.
Un altro intervento positivo, dove ho visto che ci sono i fondi è il piano anticrisi in agricoltura, nella forestale, ad esempio per quei cantieri forestali dove l'anno scorso è stato fatto un bando per l'assunzione di 80 posti per persone che hanno perso il lavoro, per precari e dove la domanda lo scorso anno su 80 posti era di 150, ma noi abbiamo già dato una piccola risposta assumendone 80. Quest'anno ho visto che anche lì c'è stato di nuovo un occhio di riguardo nel continuare in quella direzione e questo non dobbiamo dimenticarlo sembra una piccola goccia, ma è importantissimo perché 80 posti in più messi nell'anno scorso vuol dire 80 famiglie di persone che magari si ritrovano a 50-55 anni senza né arte, né parte, quindi un aiuto dato dalla Regione in questo senso è importantissimo, magari per portarli alla pensione. Ritengo che in questo campo la Regione possa continuare a investire.
L'altra cosa importante sono i finanziamenti agli enti locali, mi pare che sono rimasti gli stessi, anzi sono aumentati di una piccolissima percentuale; mi pare che gli enti locali possano essere contenti nonostante la crisi, che la Regione possa avere a disposizione questa ricchezza da mettere a disposizione dei Comuni.
Mi pare che di questo bilancio tutto si possa dire, ma non che venga spalmato su tutti i settori, va a contribuire a non lasciare indietro nessuno, tutto quanto viene preso in attenzione. Sicuramente ritengo che questo sia un bilancio più che positivo, speriamo che il prossimo anno questa crisi diluisca, che potremo lasciarcela alle spalle e potremo investire nel settore dello sviluppo dell'intera regione. Grazie.
Président - La parole au Conseiller La Torre.
La Torre (FA) - Grazie, Presidente. Sicuramente siamo già entrati in una fase nuova della politica, in quella che si può definire la nostra seconda autonomia ed è su questo che dobbiamo riflettere, anche se poi il bilancio è un documento così vasto che ognuno riesce a vederci quello che vuole. In realtà il bilancio è uno strumento amministrativo che identifica bene chi lo gestisce e esalta anche il gradimento sul Governo che lo presenta. Credo che questo bilancio si possa dire con chiarezza un patrimonio delle forze regionaliste autonomiste, l'Union Valdôtaine, la Fédération e la Stella Alpina, poi, come Fédération, siamo anche particolarmente onorati, essendo l'Assessore alle finanze e al bilancio rappresentante del nostro movimento, di poter essere un piccolo pilastro di questo ragionamento e di questa cultura che le tre forze regionaliste vogliono rappresentare in questa regione. Perché è questo quello che si cerca di infondere all'interno di un bilancio: una cultura, una filosofia politica e anche una visione amministrativa, ma tutto questo non è che lo si fa pensando di non confrontarsi con una comunità, esattamente l'opposto amico Chatrian! Lo si fa confrontandosi con una comunità, perché, quando si gestisce il bene pubblico - e questo è il bene pubblico della nostra collettività -, il riscontro lo si ha dalla collettività che si amministra e, siccome in politica il riscontro è il consenso, posso dire che il Governo delle forze regionaliste autonomiste gode di ottima salute, perché gode della fiducia della sua collettività, della sua popolazione.
Questo è un bilancio aperto, non è vero che è un bilancio chiuso, al contrario è un bilancio aperto che ha visto nel suo iter una serie di incontri, tali e tanti come forse non c'erano mai stati, con una pazienza certosina nel voler costruire questi incontri. Ho qui l'elenco, potrei citarglielo, ma mi creda, ci sono tutte le energie di questa regione: dalle sociali alle sindacali, alle imprenditoriali e via così. E non va confusa, nel momento del dibattito e del confronto, l'intesa che si possa trovare con queste forze come una sorta di adagiamento da parte di chi è all'esterno, perché di questo non si tratta: si tratta al contrario di una presa di coscienza di comuni obiettivi che vengono perseguiti all'interno del bilancio!
Qualcuno ha sollevato prima che questo è un bilancio che viene molto distribuito, ma d'altronde facciamoci una domanda: quando parliamo di bene pubblico e parliamo dei 9/10 che provengono dal riparto fiscale, stiamo parlando dei soldi dei cittadini e a chi dovrebbero tornare questi soldi se non ai cittadini? E in che modo dovrebbero tornare ai cittadini, se non in servizi, in qualità della vita e benefici? Di questo non c'è da vergognarsi. Meno tasse? C'è chi ne parla, noi lo abbiamo fatto. Più servizi? C'è chi ne parla e noi li diamo. Non mi pongo neppure il problema di identificare la Regione come un ente che sicuramente va sburocratizzato, ma come una parte del nostro PIL, perché in fondo anche la nostra Regione produce un'economia anche con i suoi dipendenti e di questo non dobbiamo vergognarcene, perché se diamo alla nostra popolazione delle risposte, le diamo anche creando delle condizioni con i posti di lavoro, con tutte le conseguenze che ne derivano. È diverso poi ragionare sul suo funzionamento, su questo ci mancherebbe altro! Sul funzionamento si può dire molto, così come lo abbiamo capito anche nella questione dell'allevamento. Perché il vero problema non è quello di non dare o di non distribuire a chi ha bisogno in agricoltura: il vero problema è distinguere fra chi merita e chi non merita! Il problema è di cominciare a fare questi ragionamenti, perché non si può dare a chi non ha bisogno! In un momento come questo, un momento di crisi sottolineato da tutti, oggi dobbiamo dare soprattutto a chi ha bisogno e chi ha più bisogno dei nostri agricoltori e dei nostri allevatori o dei nostri imprenditori? Su questo sono d'accordo con Lattanzi: si dà sempre troppo poco all'Assessore alle attività produttive, ma questo è un altro discorso. Direi che questo è evidente, poi dobbiamo distinguere fra chi non ha bisogno e chi non merita.
Il vero ragionamento che volevo svolgere è più politico... quando facevo prima la riflessione che le forze regionaliste godono di ottima salute, perché hanno il consenso e la fiducia della popolazione... si devono porre la domanda, che è la domanda cruciale che nasce in una discussione sul bilancio per chi vuol parlare di politica: come gestire in prospettiva questa fiducia che la gente ci dà? Come gestire le aspettative di questa regione? Allora siamo entrati di fatto in questa fase della seconda autonomia, perché questo voto di fiducia che la gente ci dà, e che il bilancio ritrasmette alla gente distribuendo equamente le risorse alla popolazione, impone un senso di responsabilità per chi è al governo. Questa responsabilità si sente, si percepisce nel momento in cui tu devi cominciare a valutare da forza regionalista autonomista le prospettive migliori per la tua collettività, non quelle che tu preferiresti, perché il problema non è quello che preferisco io o preferisce un altro: sono le opportunità che devo creare per la mia collettività e nell'interesse della mia collettività e traguardando il futuro, perché non si può leggere un libro al contrario, bisogna leggere una pagina avanti del libro. Non serve neanche leggerne 10, come dicevano altre persone avanti, perché perdi il senso della realtà, ma una pagina avanti la devi leggere, perché devi essere pronto a guidare i cambiamenti sociali, perché una formazione culturale di un popolo si fa guidandola attraverso i cambiamenti sociali. Oggi ci troviamo di fronte a dei grandi cambiamenti sociali, basta guardare solo su Il Sole 24ore di oggi: via il 27 per cento delle poltrone locali, riduzione di 91.000 consiglieri comunali, riduzioni di Giunte, 20.000 Assessori, in arrivo 1.100.000.000 da Trento e Bolzano, chiuso un accordo fra Trento e Bolzano e il Ministro Tremonti sull'IVA.
È in atto un grande cambiamento ed è su questo che ci dobbiamo interrogare: come guidare questa Regione, al di là delle proprie aspettative personali o delle ambizioni personali, guidarla mantenendo questo livello di benessere che tale bilancio garantisce! Perché questo è un bilancio che garantisce il benessere della nostra collettività, il famoso modello valdostano, e non ci torno più sopra, è stato citato tante volte. La prima risposta è evidentemente l'esercizio pieno dell'autonomia, perché, mentre ci sono altre Regioni che combattono e discutono per ottenere l'autonomia, noi l'abbiamo e dobbiamo comprendere che la seconda autonomia consiste in un esercizio pieno della nostra autonomia, andando fra di noi a trovare le capacità di essere coesi su tale tipo di politica. Questo non può prescindere da un rapporto con lo Stato e con l'Europa, che diventano i due soggetti principali con cui una Regione-Stato come la nostra si deve confrontare. Questo è il punto su cui dobbiamo riflettere per il futuro: come ritrovare un equilibrio che cambia con tali realtà, perché non possiamo essere assenti dal quadro europeo e succubi di politiche che vengono gestite in luoghi dove noi non siamo, ma che determinano la nostra agricoltura, i nostri allevamenti e via così! Da qui una necessità di saperci rapportare in maniera aperta con questi cambiamenti, ma di farlo in modo politico. Dobbiamo quindi portare avanti un lavoro - passatemi il termine - lobbistico di rappresentanza della nostra Regione per gli interessi della nostra Regione ed è un lavoro che è già in atto, perché non è un problema che tocca solo l'autonomia speciale della Valle d'Aosta, ma tocca tutte le Regioni a statuto speciale, che sono quelle che hanno di più da perdere in questo momento. Mentre le altre Regioni cercano di conquistare degli spazi, le Regioni a statuto speciale corrono il rischio di perderne, perché noi abbiamo uno Statuto speciale, ma questo può essere messo in difficoltà a seconda dei passaggi che lo Stato farà portando avanti il federalismo fiscale e le riforme costituzionali, il Senato delle Regioni, il codice delle autonomie e "chi più ne ha più ne metta". Le risorse: non ci dimentichiamo dell'attacco alle risorse, la gestione privatistica dell'acqua, tutte cose che oggi sono in discussione, ma che diventeranno in prospettiva il vero tema del confronto rispetto allo Stato. Dobbiamo per forza mettere in campo una difesa attiva della nostra autonomia, oltre che piena consapevolezza, ma una difesa attiva riparte da un confronto con le istituzioni, con lo Stato e con le forze che lo rappresentano. Qui non è una questione di Inter/Juve, io tengo per l'Inter o tengo per la Juve e mi diverto a cambiare a seconda dei miei gusti personali, ma è una questione di logica e soprattutto di responsabilità politica. Si può poi essere o non essere d'accordo, ma bisogna assumersi le responsabilità sia delle scelte che si fanno, sia delle scelte che non si fanno, perché non si può far finta di non decidere e poi di quelle non decisioni non tener conto che abbiano un peso, perché sono le scelte non fatte che pesano di più: è il costo del non fare che pesa di più sull'amministrazione, a volte è meglio rischiare di sbagliare, ma fare delle cose, anziché subirle.
Una visione della seconda autonomia allora non ci può che ritrovare protagonisti di una capacità di interloquire e trovare un ragionamento con le altre forze politiche, con lo Stato, perché abbiamo fatto delle scelte nel nostro bilancio che impersonificano il nostro DNA di forze regionaliste autonomiste, che sono scelte chiare e anche costose. Non neghiamo che siano scelte costose, che molte volte il rapporto costo/beneficio non è a favore del beneficio, ma dobbiamo anche dirci che, se vogliamo mantenere un'economia di montagna, non può essere un'economia a guadagnare; questo lo dico a Massimo, perché sto cercando di trasformarlo ancora di più in un regionalista. Non può essere un'economia a guadagnare, Massimo: un'economia di montagna è un'economia che va sostenuta per la ragione stessa del suo posizionamento geografico, dei costi. Bisogna trovare un equilibrio fra questi due punti, sono d'accordo, perché bisogna stimolare una cultura che faccia sì che non ci si sieda in quella che è l'assistenza, perché questo è il rischio: che qualcuno, sapendo di essere assistito, si sieda in tale tipo di atteggiamento senza produrre uno sforzo reale. È questa la grande sfida, è questo il meccanismo che deve mettere in moto un bilancio!
Se leggiamo il bilancio in questo modo, lo leggiamo non più come una cosa statica, ma come un volano: avete presente i volani nelle moto che si mettono in movimento? La spinta iniziale è certamente una spinta faticosa, perché il volano è duro quando gira, ma, quando vince la sua inerzia, questo volano deve trainare. È questo il messaggio che dobbiamo trasmettere alla nostra popolazione, è questo il messaggio che deve passare anche per gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo, continuo a dire sempre troppo pochi, lo dico apertamente, perché sono la strada che può qualificare la nostra regione, per le sue caratteristiche in un territorio di ricerca e di sviluppo all'avanguardia, per tutte quelle che sono delle realtà specifiche che in altre regioni dell'Italia non ci sono... come territorio di sperimentazione per alcuni ambiti ambientali.
Credo che in qualche modo la nostra filosofia si traduca in questo bilancio, un bilancio che però deve segnare politicamente l'entrata in questa seconda fase dell'autonomia, la presa di coscienza di questa necessità di aprire un dialogo politico e un'azione attiva con le altre Regioni a statuto speciale, con la Sicilia, con il Friuli, con Regioni che si stanno muovendo per difendere le stesse motivazioni. Certo c'è un rischio: quello di partecipare a dibattiti più ampi con un peso piccolo, ma da qualche parte bisogna iniziare e forse anche il nostro peso nei confronti dello Stato, nel momento in cui lo esercitiamo con chiarezza e onestà intellettuale, è un peso che ha un significato, anche perché la Valle d'Aosta sarà anche la Provincia delle Gallie, ma resta una Regione che, per storia, per cultura e per tradizione, ha insegnato al resto dell'Italia cos'è il federalismo e cosa può essere un'autonomia e un governo dell'autonomia se ben gestito. Non dobbiamo avere paura di aprirci quindi, non dobbiamo avere paura di questo confronto con lo Stato; dobbiamo ricercare in queste strade l'inizio di un percorso nuovo per una seconda autonomia che veda garanzie nel bilancio, perché l'augurio che mi faccio io non è tanto quello oggi di discutere se una cosa va bene o va male, ma di avere sempre dei bilanci così, di avere sempre la possibilità di garantire ai nostri cittadini queste certezze, di avere sempre questa capacità di interpretare il nostro territorio. Io ho fatto parte prima delle forze non regionaliste e oggi ho vissuto e sto vivendo sul territorio cosa vuol dire essere pienamente una forza regionalista e la differenza è una: che interpreti veramente il territorio! Ne beneficiate anche voi, perché se anche voi siete all'opposizione come forza regionalista autonomista, voi ne state beneficiando di questa politica, credete a me! Chatrian, voi ne beneficiate di questo bilancio, ne beneficiate alla grande, fidati! Questo vi permette oggi di rilanciare... certo si può fare sempre meglio, ma in realtà voi ne beneficiate...
(interruzione del Vicepresidente Chatrian, fuori microfono)
...si deve fare meglio e io questo lo prendo come un invito, perché conosco la tua pulizia mentale e lo capisco.
Per concludere, questo è un buon bilancio, evidentemente si possono fare delle cose migliori, come diceva Chatrian, ma credo che questo bilancio sia l'inizio di quello che può essere un qualcosa di più, un qualcosa che veda le forze regionaliste autonomiste protagoniste non solo nella nostra regione, ma anche all'esterno, portatrici del loro messaggio. Perché non dimentichiamo che l'esperienza delle europee che su fronti diversi ci ha fatto condividere lo stesso obiettivo fondamentale: quello di essere in Europa, di partecipare al PPE... io l'ho già detto: dobbiamo avere la capacità di rapportarci ad un gruppo europeo, perché anche lì dobbiamo trovare la strada, ma ci ha dimostrato una cosa, collega Louvin: che la Valle d'Aosta è credibile all'esterno, perché i voti all'esterno li abbiamo presi noi e li ha presi anche lei. Vuol dire allora che questo è un buon modello, è un esempio che la gente ci invidia, vuol dire che in questa regione si sta bene e tale bilancio dimostra che questo Governo gode di ottima salute e che i valdostani possono essere fieri di essere valdostani, governati dal Governo delle forze regionaliste.
Président - Je n'ai pas d'autres conseillers inscrits à parler et je crois que c'est judicieux d'interrompre ici nos travaux, les travaux reprendront l'après-midi à quinze heures et trente.
La séance est levée.
---
La séance se termine à douze heures et cinquante minutes.