Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 668 del 15 luglio 2009 - Resoconto

OGGETTO N. 668/XIII - Approvazione del Piano triennale di politica del lavoro.

Il Consiglio

Richiamati:

- la legge regionale 31 marzo 2003, n. 7: "Disposizioni in materia di politiche regionali del lavoro, di formazione professionale e riorganizzazione dei servizi per l'impiego", in particolare l'art. 4 che definisce le caratteristiche e le procedure per la predisposizione e l'approvazione del Piano triennale di Politica del lavoro;

- il programma di governo per la XIII legislatura contenuto nel documento "Un programma comune per la XIII legislatura. Punti di rilievo e priorità" e nello specifico quanto previsto al punto concernente il lavoro;

- la deliberazione di Giunta regionale n. 408 del 15 febbraio 2008 che approva le linee di indirizzo per l'elaborazione del Piano triennale di Politica del lavoro, come previsto dall'art. 4, comma 3, lettera a) della legge regionale 31 marzo 2003, n. 7;

- il Piano Operativo Regionale Occupazione 2007/2013 "Obiettivo competitività regionale ed Occupazione 2007/2013" approvato con decisione della Commissione Europea C (2007) 5530 del 9 novembre 2007 e con deliberazione della Giunta regionale n. 452 in data 23 febbraio 2007, e ratificata dal Consiglio regionale con atto n. 2619/XII del 4 aprile 2007;

- il "Documento unitario di programmazione (D.U.P.) per la politica regionale di sviluppo 2007-2013" approvato con deliberazione della Giunta n. 1489 del 16 maggio 2008 ed elaborato in coerenza con quanto previsto dal quadro strategico nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007/2013 (approvato dal C.I.P.E. a dicembre 2006 e dalla C.E. a giugno 2007);

- la Decisione del Consiglio Europeo n. 2005/600/CE del 12 luglio 2005 sugli "Orientamenti per le politiche degli stati membri a favore dell'occupazione";

- il Regolamento (CE) n. 800/2008 della Commissione del 6 agosto 2008, che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato comune in applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato (regolamento generale di esenzione per categoria).

Rilevato che:

- l'attività preparatoria per la predisposizione del Piano triennale di Politica del lavoro 2009/2011 è avvenuta presso il Dipartimento delle politiche del lavoro e della formazione, attraverso un fattivo coinvolgimento dei componenti il Consiglio per le politiche del lavoro;

- la proposta di Piano triennale di Politica del lavoro 2009/2011, allegata alla presente deliberazione, è stata approvata nella seduta del 28 aprile 2009 dal Consiglio per le politiche del lavoro, come previsto dall'art. 4, comma 3, lettera b) della legge regionale 31 marzo 2003, n. 7.

Considerato che la redazione della proposta di Piano triennale di Politica del lavoro 2009/2011 tiene conto delle più recenti tendenze del mercato del lavoro della Valle d'Aosta e del contesto normativo regionale, nazionale ed europeo nel quale si colloca l'attuale programmazione.

Considerato altresì che le politiche sostenute dal nuovo Piano di Politica del lavoro in armonia con il P.O.R. - F.S.E. occupazione 2007/2013, come previsto dalla legge regionale n. 7/2003, in coerenza con l'insieme dei riferimenti strategici di programmazione regionale, nazionale ed europea e nell'attenzione posta all'attuale crisi economica ed occupazionale assolvono, in particolare, i seguenti orientamenti specifici:

- rafforzare, integrare e migliorare la qualità dei sistemi di istruzione, formazione e lavoro e il loro collegamento al territorio;

- innalzare i livelli di apprendimento e di competenze chiave, l'effettiva equità di accesso ai percorsi migliori, aumentare la copertura dei percorsi di istruzione e formazione iniziale;

- aumentare la partecipazione a opportunità formative lungo tutto l'arco della vita;

- migliorare la capacità di adattamento, innovazione e competitività dei lavoratori e degli attori economici del sistema;

- rafforzare e valorizzare la filiera della ricerca e le reti di cooperazione tra il sistema della ricerca e le imprese;

- qualificare e finalizzare in termini di occupabilità e adattabilità gli interventi di politica attiva del lavoro, collegandoli alle prospettive di sviluppo del territorio;

- facilitare l'innovazione e promuovere l'imprenditorialità;

- far sì che un maggior numero di persone arrivi e rimanga sul mercato del lavoro attuando politiche occupazionali finalizzate al pieno impiego, al miglioramento della qualità e della produttività del lavoro e al rafforzamento della coesione sociale e territoriale.

Tenuto conto infine che l'importanza di adeguare le capacità di intervento, rafforzando gli esiti della precedente programmazione, richiede un bilanciamento fra le azioni direttamente rivolte ai beneficiari diretti (adattabilità, accesso all'occupazione, inclusione sociale, ecc.) e le azioni rivolte all'adeguamento della capacità del sistema dell'offerta formativa e dei servizi per l'impiego, tali da ridurre i costi di accesso all'apprendimento.

Precisato che l'analisi del mercato del lavoro e la proposta di Piano di politica del lavoro sono rappresentate dal documento che viene allegato alla presente deliberazione che ne costituisce parte integrante.

Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 3830 in data 30 dicembre 2008 concernente l'approvazione del Bilancio di gestione per il triennio 2009/2011 con attribuzione alle strutture dirigenziali di quote di Bilancio e degli obiettivi gestionali correlati e di disposizioni applicative;

Visti i pareri favorevoli rilasciati dal Coordinatore del Dipartimento delle politiche del lavoro e della formazione e dal Direttore dell'Agenzia regionale del lavoro ai sensi del combinato disposto degli articoli 13, comma 1, lettera e), e 59, comma 2, della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45, in ordine alla legittimità della presente deliberazione;

Visto il parere della IV Commissione consiliare permanente;

Delibera

di approvare l'allegato Piano triennale di Politica del lavoro che costituisce parte integrante della presente deliberazione.

Allegato

(omissis)

Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.

Rollandin (UV) - Merci, M. le Président. Présenter ce plan triennal du travail je crois que c'est présenter un travail qui a été fait en équipe, qui a été présenté, élaboré et donc qui est le fruit d'une participation active des forces sociales et syndicales et surtout des quatre Présidents des Commissions compétentes qui ont suivi dès le début le travail et qui ont accompli et je veux les remercier avec toutes les autres forces qui ont travaillé à ce plan, qui est le fruit d'un bon travail, car, comme je crois vous avez pu le voir, est un plan complet, exhaustif, concret et finalisé à deux points surtout: à donner une réponse aux jeunes et surtout aux personnes plus démunies et défavorisées. Dans ce sens j'estime que ma présentation ne peut qu'être partielle compte tenu que je crois que c'est importante l'intervention des collègues Présidents de Commission, qui ont bien voulu gérer des Sous-Commissions pendant le travail qui a duré plus de six mois, avec des réunions régulières pour ce qui est des Commissions, qui ont été gérées de la part des collègues Rigo, Empereur, Rosset et Comé, avec la participation bien sûr dans ce groupe de travail des responsables soit des entreprises, que des forces syndicales, que des forces sociales. J'estime donc que leur rapport nous donnera la possibilité d'apprécier les différentes propositions qui ont fait dans son ensemble un projet, qui s'insère à plein titre dans un moment très délicat, dans une période de crise et qui va donner une réponse ponctuelle à une série de requêtes, qui feront l'objet d'une présence attentive pendant ces trois ans de travail.

Le plan triennal représente une réponse de l'Administration régionale qui est sans doute importante à cet aspect conjoncturel. Ce plan comporte en effet un engagement important chaque année pour le soutien de l'emploi en Vallée d'Aoste, ainsi que des actions ponctuelles sur tous les versants des politiques actives et passives des entreprises, des professions libérales et contre le chômage. Ces actions visent dans leur ensemble à limiter, si ce n'est pas à éviter, les retombées d'une crise internationale sans précédents, dont les effets n'ont encore pas terminé et qui se feront sentir fondamentalement encore pour les années à venir, surtout pour l'année prochaine. Les données statistiques relatives au premier semestre 2009 feront état et font état en Vallée d'Aoste d'une augmentation du recours au chômage technique, d'une diminution de l'embauche et d'un accroissement du nombre des chômeurs qui s'adressent au Centre de l'emploi. De manière synthétique, car il y a les annexes qui vous donnent la possibilité de l'évaluer, si l'on compare mois par mois les données de 2008 à celles de 2009, l'on constate une augmentation mensuelle d'environ 70 chômeurs, une diminution mensuelle d'environ 100 embauchés, une augmentation mensuelle de 4 pour cent du nombre d'emplois précaires par rapport au total des embauchés, étant donné que le pourcentage de recrutement sous contrat à durée déterminée est passé de 90 pour cent dans le premier semestre de 2008 à 84 pour cent au premier semestre 2009. Ce nouveau plan définit avant tout les stratégies précises pour faire face à la crise actuelle, telles que l'accroissement du recours aux amortisseurs sociaux mis en place par dérogation à la législation en vigueur pour les petites entreprises, les actions de Conseil et de soutien visant à prévenir la situation de crise dans les entreprises, le soutien de la croissance de certains secteurs productifs, le suivi de la création de nouveaux emplois à la suite de la réalisation de nouvelles structures sur le territoire, le pôle universitaire et aire mégalithique, l'institution d'un système comportant une banque d'heures de travail, la réalisation d'analyses pour faire face au phénomène de la précarité compte tenu du fait que le recrutement sous contrat à durée déterminée ne constitue désormais plus une exception, mais bien la règle et que la précarité de l'emploi est devenue une constante en Vallée d'Aoste. Egalement ces données mettent en évidence une situation très préoccupante, car elles sont relatives à la période qui suit l'hiver et qui devrait normalement être marquée par la reprise routinière des activités. Dans ce contexte difficile je voudrais mettre l'accent sur deux points importants de ce plan, qui figurent parmi les objectifs prioritaires du programme de la législature: investir dans la formation des jeunes et ressources humaines, rechercher les meilleures synergies entre le développement de la production et les politiques du travail. A qui est destiné ce plan? A tous les usagers, mais si nous voulons être plus précis, il ne fait pas de doutes que ses principaux destinataires et ceux qui devraient en bénéficier le plus sont les jeunes. Pour ce faire nous avons notamment prévu des actions suivantes: le soutien de la formation en vue du respect du droit-devoir de l'éducation et de la formation, la consolidation du système de l'apprentissage, le soutien au démarrage de l'activité des professionnels libéraux, le soutien des activités dans les domaines de l'innovation et de la recherche. La clé de voûte de ce plan est l'attention consacrée aux jeunes diplômés et licenciés qui sont par définition destinés à occuper des emplois précaires, jeunes dont la qualité de vie globale risque vraiment d'être inférieure à celle de la génération de leurs parents, jeunes qui sont dans la plupart des cas découragés sans illusions et prêts à accepter n'importe quel emploi à n'importe quelles conditions pour couper le cordon ombilical qui les lient encore à leur famille. Jeunes, enfin, pour lesquels les politiques du travail représentent un pari à l'avenir, un défi que j'oserais presque qualifier d'existentiel. Ce défi nous devons le relever, nous devons le gagner. Les instruments pour ce faire nous les avons, ils sont soigneusement décrits et analysés dans ce plan, maintenant il faut les mettre en œuvre et exploiter tout leur potentiel. Cette tâche exigera la collaboration, comme il a été fait et comme on a obtenu pour la préparation de ce même plan, de vous tous. Nous nous trouvons face à un travail, qui demande avant tout cet esprit d'équipe constructif et positif qui a guidé le groupe de travail lors de l'élaboration du plan, car cela c'est à la fois la condition de base et la clé du succès. Ce que nous proposons aujourd'hui c'est un plan pour les jeunes, un plan pour l'essor de la Vallée d'Aoste, un plan pour l'avenir des jeunes de la Vallée. Dans ce sens il y aura la possibilité dans ces trois années à venir de suivre et de voir quelle est la retombée positive, comme nous l'espérons, de ce plan qui ne doit pas être un instrument qui est adopté car la loi le prévoit, mais il est adopté car on y croît, car c'est un instrument positif, actif et dynamique, que, s'il est utilisé de la façon la meilleure, peut donner des retombées très positives dans le marché du travail.

Président - Avant d'ouvrir la discussion générale, je vous rappelle que l'acte a été approuvé à la majorité avec un amendement présenté par le Gouvernement. La discussion est ouverte.

La parole au Conseiller Lattanzi.

Lattanzi (PdL) - Grazie, Presidente. Non c'è dubbio che parlare di occupazione, di piani strategici per le politiche del lavoro, per il sostegno al lavoro, per l'occupazione in questa regione è un fatto complesso, perché è complessa la nostra piccola realtà economica, una realtà che è stretta fra due settori: quello turistico e quello industriale, che pongono delle tematiche anche per solo la morfologia del nostro territorio, le condizioni socio-economiche della nostra popolazione, pongono delle tematiche complesse per quanto riguarda l'attuazione di processi di creazione di nuovi posti di lavoro. Così come certamente non favorisce un percorso di sviluppo alle politiche del lavoro quelle che a nostro avviso sono state scelte sbagliate dei passati Governi, che in questi ultimi venti anni hanno speso molte risorse ed energie in scelte in processi che si sono rivelati, quando non fallimentari, appena appena da considerare come degli ammortizzatori sociali. Mi riferisco alle innumerevoli risorse spese e investite per produrre dei disoccupati più formati sul nulla, che hanno attivato dei percorsi di formazione che poi non si sono tradotti in inserimento nel mondo del lavoro. È sufficiente ricordare la bassa Valle, quante iniziative sono state attuate con grande difficoltà, per poi oggi tirare un bilancio non solo contestuale a questo momento di crisi economica mondiale, un bilancio che, esulando dalla crisi contestuale mondiale, è un bilancio altamente fallimentare. Credo che sulla bassa Valle abbiamo perso negli ultimi 20 anni un'occasione pazzesca, incredibile; avevamo un'opportunità di sviluppo della tecnologia e delle iniziative qualificanti di attività imprenditoriali nel settore della tecnologia e delle nuove tecnologie, che venti anni fa erano state anche delle scelte giuste, potevamo diventare la Silicon Valley dell'Italia in termini di scelte (ricordiamo gli investimenti fatti in attività di alta tecnologia). Iniziative purtroppo che sono poi fallite per incapacità della struttura politica pubblica sia amministrativa, burocratica, ma anche politica nel valutare gli investimenti giusti, ma soprattutto gli interlocutori giusti. Ecco perché credo che oggi questo nuovo piano lo possiamo considerare un piano molto ambizioso, perché, da una parte, deve affrontare una crisi straordinariamente importante e grave; dall'altra, deve recuperare un ventennio di politiche sbagliate, che non favoriscono una visione di prospettiva. Abbiamo però ancora una chance, un atout che possiamo e dobbiamo saperci giocare: le risorse. Abbiamo ancora qualche risorsa dal Fondo sociale europeo, piuttosto che dalle leggi regionali che sono state anche emanate ultimamente e che hanno messo delle risorse, dei capitoli di spesa, degli investimenti per quanto riguarda la creazione di posti di lavoro importanti. Possiamo - credo - condividere che queste forse sono una delle ultime poche chances che abbiamo ancora da poterci giocare, perché il futuro è veramente nelle nostre mani e in quello che sapremo decidere e creare nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Noi abbiamo affrontato l'analisi di questo piano da un punto di vista anzitutto tecnico, dicevamo è un piano che riteniamo ambizioso per il fatto solo che deve recuperare del tempo perso, ma che cerca di impostare un certo tipo di ragionamento.

Nella relazione viene detto che è un piano che, da una parte, vuole mantenere una certa continuità su alcune politiche che vengono considerate dall'attuale maggioranza politiche da sostenere: mi riferisco a tutti i corsi di formazione che sono stati erogati, agli aiuti ultimi che sono stati dati per il sistema anticrisi, dall'altra parte cerca di dare obiettivi nuovi e cerca di creare un quadro di riferimento verso il quale le future scelte di questa Regione dovranno orientarsi. Sotto l'aspetto della prospettiva, devo dire che non abbiamo grandi obiezioni, perché, quando leggiamo gli obiettivi di questo piano, difficilmente sugli obiettivi possiamo essere contrari. Come facciamo ad essere contrari laddove si dice: "definire delle strategie, dei progetti che rendano l'occupazione in questa regione più facile, che favorisca il reinserimento di quelli che a 40-50 anni perdono il posto di lavoro, quindi che entrano in una situazione di mobilità molto delicata, che hanno necessità di processi di conversione delle loro qualifiche"? Come si fa ad essere contrari a questi obiettivi? Come si fa ad essere contrari al quadro che dà come riferimento l'emanazione di leggi che favoriscono l'insediamento di nuove attività produttive? Ne abbiamo parlato anche recentemente in occasione dell'assestamento di bilancio, non possiamo essere contrari! Certo, il piano ripeto è ambizioso, molto dettagliato sotto l'aspetto delle intenzioni e delle linee strategiche, poi ci permettiamo di rilevare che gran parte degli strumenti che rendono attuativo questo piano sono quelli che già conosciamo, in parte nuovi, perché appena approvati per la legge anticrisi (gennaio, marzo, aprile) che noi abbiamo condiviso e abbiamo anche votato e ahimè, per quanto riguarda il gruppo de Il Popolo della Libertà, fa questo piano futuristico di prospettiva ancora riferimento a quelli che noi consideriamo vecchi strumenti, obsoleti, che hanno evidenziato tutta la loro limitatezza, alla luce anche dell'analisi (scarna devo dire) che questo piano cita quando va a vedere il frutto del lavoro fatto fra il 2004 e il 2008. Sono talmente scarni i cenni ai risultati della politica regionale del 2004-2008 che oggettivamente capisco anche la necessità di farla così piccola, perché si sarebbe dovuti andare a scrivere quante risorse e lì non è citato, ma sono centinaia di milioni di euro, che sono state destinate per politiche passate e sulle quali oggi andiamo "a tirare una riga", dico, ma quanti sono i posti di lavoro creati? Qualche centinaio, 240 posti di lavoro in 4 anni, 240 posti di lavoro che fra l'altro non sono neanche definitivi, non a tempo indeterminato, ma sono precari e sono attività tutt'altro che garantite o sicure. Sul passato quindi non possiamo che esprimere la nostra contrarietà, la nostra critica alla luce delle enormi risorse spese; se vogliamo, un punto positivo sul passato lo possiamo ribadire: noi le risorse le abbiamo usate tutte, tutte quelle possibili e immaginabili: del Fondo sociale europeo, quelle regionali le abbiamo... chi ha dovuto essere protagonista di questi processi le ha utilizzate tutte; almeno quello, i soldi li abbiamo spesi tutti! Se poi diciamo cosa abbiamo ottenuto oggi sul mondo del lavoro rispetto a quegli investimenti... però credo che tutti insieme possiamo prendere coscienza che risultati non ce ne sono stati e oggi - ripeto - parlare di processi di politiche del lavoro per il prossimo triennio partendo nel 2009 nel centro... speriamo nel centro passato della più grande crisi del dopoguerra, certamente non è un fatto facile. Noi quindi evidenziamo i limiti di questo piano legato alle tante leggi che vengono citate come strumenti per realizzarlo, che sono vecchi carrozzoni che a noi risultano inadeguati, lo hanno già dimostrato, quindi auspichiamo di poter vedere presto leggi che sostituiscono quei carrozzoni che non hanno funzionato: mi riferisco a quei tanti corsi di formazione per quarantenni e cinquantenni che hanno poi prodotto dei disoccupati anticipati, che poi hanno fatto il prepensionamento, sono stati scivoli, diciamocela "fuori dei denti", sono stati corsi di formazione che erano veri e propri ammortizzatori sociali, non avevano nessuna ambizione di creare una professionalità, di creare una condizione. Aggiungo anche tutte le leggi che hanno finanziato imprese che sono venute, hanno preso i soldi, sono scomparse e hanno lasciato "buchi" a Finaosta, piuttosto che ad Aosta Factor, normali processi di scelta che ci possono stare nelle crisi. Oggi noi crediamo che valga la pena ragionare sugli strumenti legislativi di questa Regione, ripeto, abbiamo apprezzato quelli di questo primo semestre, perché sono puntuali e coerenti con la crisi in questo momento.

Abbiamo assistito la settimana scorsa alla presentazione del marketing strategico per il turismo, che consideriamo ancora oggi la nostra industria primaria alla quale dovremo essere capaci di affiancare soprattutto per la bassa Valle tutta una serie di iniziative industriali di altissimo livello, ecco noi questa visione la cominciamo oggi a vedere accennata nei programmi, nei progetti, qui abbiamo il piano del marketing turistico che l'Assessore stamani ci ha ribadito, con il Piano triennale delle politiche del lavoro vediamo cenni di volontà di creare occupazione reale e sappiamo perfettamente che l'occupazione reale non la formuliamo attraverso semplici corsi di formazione, ma la formazione è uno degli elementi che può essere integrativo di scelte, dirette a decidere cosa noi, quali sono le aziende, quali sono le imprese, quali sono le industrie, qual è il livello e la qualità dell'industria che vogliamo collocare nella nostra regione per quanto riguarda il settore industriale certamente da Aosta a Pont-Saint-Martin. Siamo ancora qui ad aspettare che l'altro vecchio piano della politica del lavoro produca occupazione alla Pépinière e nei suoi paraggi, vi ricordo che quell'area prometteva centinaia di posti di lavoro, è un bellissimo deserto tecnologicamente molto avanzato, ma che rimane oggi un deserto di occupazione e lì abbiamo una carenza di dieci anni di mancate decisioni, che oggi stiamo pagando sulla pelle dei disoccupati a cui oggi offriamo un corso di formazione riqualificante, ma per andare a lavorare dove? Quando li abbiamo riqualificati, dove vanno? Oppure per incentivare i giovani ad assumere iniziative industriali, imprenditoriali, commerciali, turistiche? Beh, l'Assessore al turismo non più tardi della settimana scorsa a Saint-Vincent ha, con grande onestà intellettuale, dipinto chiaramente qual è il grado di difficoltà di convincere le nostre nuove generazioni ad assumersi responsabilità di investimento, di iniziativa privata, di lavoro autonomo quando il dogma che vige nella cultura e nella testa delle famiglie valdostane è: "trovati un posto in Regione che almeno sei tranquillo!". Lì ricordo sempre i tanti curricula che ognuno di noi ha sulla propria scrivania, che purtroppo ci condannano a questa dura realtà. Quando vedremo scomparire le richieste di lavoro nei tavoli dei politici, avremo un chiaro segnale che l'economia sta dando delle risposte al mondo dell'occupazione. Credo che su questo tema, perché ci tocca tornare su alcuni temi di carattere economico che abbiamo già affrontato, quindi non voglio tediare i colleghi... il piano triennale è un'occasione: da una parte - ripeto - esprimiamo la contrarietà al passato, perché è un passato che è stato fallimentare, lo dicono i soldi e i risultati; dall'altra parte, questo è un piano che di prospettiva è molto ambizioso e cito i quattro argomenti che ci hanno interessato e sui quali siamo disposti ad aprire un confronto concreto. Sostenere e favorire l'insediamento e lo sviluppo di attività produttive, pensate quanto è sfidante questo obiettivo! Oppure: ricercare in stretto coordinamento con le organizzazioni sindacali - e già qui abbiamo ampi spazi di miglioramento - e con i rappresentanti dell'imprenditoria le migliori sinergie per lo sviluppo produttivo delle politiche del lavoro, ossia dentro un argomento di questo tipo ci sta lo scibile umano, dopodiché valorizzare le professionalità. Punto terzo: investire sulla formazione dei giovani... ossia cose che abbiamo già sentito quindici anni fa, così come, quando dice investire in maniera incisiva sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, poi abbiamo la legge successiva: quella che crea il coordinamento delle politiche della sicurezza sul lavoro oltre che a dare dei sostegni a chi è vittima delle morti bianche, quindi la Regione si fa carico di sostenere queste famiglie, ma devo dire che i processi di coordinamento della prevenzione degli infortuni sul lavoro, che anche in questo piano vengono citati e che con quello strumento vengono realizzati, aprono una storia mica da ridere! Perché da una parte c'è la necessità di creare della sicurezza, dall'altra parte la sicurezza costa e bisogna che qualcuno decida chi ci mette i soldi, perché se la sicurezza deve ricadere come costo sulle aziende, abbiamo delle aziende che vanno fuori mercato. Sarà quindi un tema importantissimo e con il gruppo del coordinamento delle politiche della prevenzione e della sicurezza sarà una sfida molto importante per la nostra Comunità economica da affrontare. Ho visto che ci sono i rappresentanti di tutte le categorie economiche, dei sindacati e di tutti, ma non è una cosa proprio da ridere. Certo, si farà ordine dicendo che non è che tutti partono in tutte le aziende, ci vanno cinque controllori che fanno cinque cose diverse: dalla Forestale all'INAIL, all'INPS, al vigile urbano e che ognuno parte... Un coordinamento delle attività ispettive, preventive e di controllo forse finalmente ci permetterà di mettere in condizione le imprese di avere dei riferimenti nell'Amministrazione pubblica di dialogo e di coordinamento. Dall'altra parte se si vogliono realmente attivare delle politiche di sicurezza, bisogna mettere i soldi e i soldi qualcuno li deve mettere; se alla fine devono metterli le imprese, le imprese fanno quello che possono e fra tenere un dipendente o mettere due caschi in più in testa al dipendente, che forse mantiene una famiglia... e quindi c'è tutta una politica che va affrontata. Credo che questo piano triennale abbia delle ambizioni, condivise; rileviamo la debolezza di alcuni provvedimenti legislativi a cui si fa riferimento come strumenti per... perché sono quelli del passato che non hanno prodotto risultato. Prendiamo atto di alcuni strumenti legislativi che sono stati appena approvati, che si dice dovranno essere approvati e su cui noi sempre d'accordo ogni qualvolta si parlerà di fare investimenti per creare occupazione reale, che non sia il posto di lavoro in Regione, perché è chiaro che la festa è finita, bisogna che questo messaggio arrivi chiaro e forte a tutte le famiglie valdostane, ma bisogna che anche dall'altra parte incentiviamo la cultura dell'impresa individuale e del lavoratore autonomo, del commercio, del turismo, della piccola impresa e della ricerca industriale... è un lavoro mica da ridere! Qui si tratta di superare 15 anni almeno di parassitismo da socialismo reale, ricco, perché se fossimo poveri, saremmo già andati tutti a lavorare prima! Siccome siamo in una condizione di favore finanziario, si è creata una struttura di burocrazia socialista ricca, che da una parte ha tutti i vantaggi del socialismo reale quando funziona e quando è alimentato, dall'altra parte, se mancano le risorse, finisce la festa! Per quanto ci riguarda, noi su questo provvedimento esprimeremo la positività e il sostegno su tutti quei provvedimenti che realizzeranno questo piano triennale delle politiche del lavoro, che saranno indirizzate esclusivamente agli investimenti e alla formazione qualitativa vera! Quando individueremo investimenti che vanno nella direzione dell'assistenzialismo dell'ammortizzatore sociale, credo che, per correttezza e onestà intellettuale, quei capitoli di spesa vanno destinati agli ammortizzatori sociali e non mascherati da corsi di formazione che non servono a nulla! Grazie.

Président - La parole au Conseiller Rosset.

Rosset (UV) - Merci, M. le Président, chers collègues, il piano triennale di politiche del lavoro ha un ruolo strategico per la Valle d'Aosta. Si tratta di uno strumento importante, perché contiene elementi che puntano sull'innovazione, mantenendo un forte legame con la peculiarità della realtà valdostana. L'analisi che è stata svolta dal gruppo di lavoro a cui ho partecipato si è rivolta principalmente all'integrazione fra istruzione e formazione. Ora, l'integrazione fra scuola, formazione e lavoro è importante, ma va ricordato che esistono grandi differenze fra il mondo della scuola e quello della formazione professionale. È questa una premessa da tenere in seria considerazione, questo per comprendere meglio il settore, tenendo tuttavia conto di due questioni decisive: l'allungamento dell'obbligo scolastico, la scelta nazionale anche di avvicinare scuola e formazione. Gli spunti di riflessione dai quali siamo partiti condividono con il piano di politiche del lavoro l'inquadramento generale, vale a dire l'analisi di una situazione economica che configura una congiuntura che anche per la nostra Regione si annuncia problematica e che altrove si concretizza in una crisi economica, l'analisi dei dati occupazionali, e i fenomeni che dobbiamo contrastare con una particolare attenzione ai settori giovanili e femminili... giovanili giustamente come citava il Presidente, ma aggiungerei anche il settore femminile che emerge dalle diverse discussioni. Il metodo di lavoro ci ha condotto... ringrazio nell'occasione il supporto di tutti i rappresentanti che hanno partecipato... dicevo, ci ha condotto ad evidenziare le criticità del settore, a delineare gli obiettivi definendo in seguito azioni e modalità per migliorare e risolvere le problematiche individuate.

Scorrendo con estrema sintesi l'agenda dei lavori svolti nel corso delle numerose riunioni, devo sottolineare la necessità a più riprese ribadita di investire nel settore della formazione. Condivido l'analisi fatta da Lattanzi, ma che condivide anche il gruppo e l'ha sviscerata. Fra i punti trattati dal gruppo, è emerso con evidenza che l'integrazione fra scuola e formazione non è sufficientemente sviluppata e che ci sono ambiti di integrazione sui quali è indispensabile investire, fra le maggiori criticità emerse il modello nazionale IFTS, troppo rigido, complesso, a cui si aggiunge la mancanza di figure adeguate alle esigenze delle aziende e inoltre necessita di definire meglio il ruolo dei soggetti che devono fornire servizi di orientamento, siano essi orientamento scolastico, professionale o universitario. Senza voler entrare troppo nello specifico, si ritiene utile una cooperazione fra soggetti pubblici e privati che si occupano di politiche del lavoro, questo per rafforzare una cultura della formazione attraverso progetti comuni, reti informative, per la diffusione capillare degli interventi regionali, servizi adeguati e una migliore interazione fra competenze professionali ed esigenze del mercato. La necessità di una qualificazione dell'offerta del lavoro più mirata ai fabbisogni della gente è un altro elemento che è stato discusso, sul quale ci siamo confrontati individuando come obiettivo una migliore integrazione fra sistema formativo e quello educativo. Va ricordato in tal senso che la valorizzazione e la crescita delle professionalità presenti contribuiscono indubbiamente alla crescita di competitività del sistema produttivo regionale nel suo totale insieme. Bisogna poi aggiungere che un migliore orientamento delle politiche del lavoro è un supporto determinante per aumentare la competitività delle aziende e conseguentemente migliore qualità. Scorrendo ancora brevemente gli spunti offerti dal lavoro svolto, c'è da rilevare che la situazione attuale con il sistema della formazione professionale totalmente finanziato tramite FSE è destinata a cambiare e di questo dobbiamo tenerne conto, dobbiamo essere pronti al cambiamento con soluzioni adeguate. Una proposta è l'individuazione di finanziamenti sul bilancio regionale in alcuni ambiti formativi strategici per potersi affrancare dal FSE anche grazie alla ridefinizione delle risorse regionali. Fra gli ulteriori obiettivi indicati dal gruppo figurano lo sviluppo di una rete fra i soggetti coinvolti nei settori formativi ed educativi, il supporto alle scelte formative e professionali in base alle esigenze del mercato del lavoro, la valutazione sulle modifiche al modello sperimentale dei percorsi triennali, anche attraverso la competenza regionale in materia di istruzione e formazione professionale, in particolare con attenzione alla salvaguardia dell'equilibrio fra la crescita culturale e gli obiettivi professionalizzanti. Fra le modalità indicate vi è al primo posto la necessità di intervento per normare, in forma organica, il settore dell'integrazione fra istruzione e formazione, oltre alla possibilità, laddove necessario, giustamente come anche tu citavi, di apportare modifiche alla legislazione regionale in questa materia, tengo a citare per tutte la legge n. 7/2003. Fra le azioni ipotizzate vi è inoltre la creazione di un gruppo di lavoro interistituzionale per favorire lo sviluppo del sistema di istruzione, formazione e lavoro. Un altro intervento normativo regionale questa volta in materia di apprendistato è fra le modalità indicate per raggiungere appunto l'obiettivo di definire la messa a regime del cosiddetto "sistema apprendistato". Ulteriori obiettivi messi a fuoco sono: l'ampliamento dell'offerta dei corsi post diploma in alternativa agli IFTS, il potenziamento all'alternanza formazione-lavoro e scuola-lavoro con stage e tirocini, favorire un orientamento allo studio universitario che possa essere spendibile sul mercato e sul territorio regionale, consolidare il sistema di accreditamento degli enti di formazione, ma soprattutto creare il catalogo relativo all'offerta il più possibile rispondente alle esigenze dei giovani.

Concludo ricordando che il lavoro svolto fin qui rappresenta una sintesi dei molti aspetti che compongono un tema così vasto e complesso come quello della formazione scuola-lavoro. Una prima tappa dunque che potrà e dovrà essere integrata con un percorso che ci consenta di individuare un efficace sistema formativo in grado di dare risposte adeguate non solo ai soggetti in cerca di occupazione, ma anche alle esigenze delle aziende valdostane. Grazie.

Président - La parole au Conseiller Rigo.

Rigo (PD) - Grazie, Presidente. La politica, a mio modo di vedere, è prima di tutto contenuti e per me il lavoro è fra le prime cose: lavoro come promozione umana, come realizzazione di sé, lavoro come volano di libertà. La politica deve recuperare il termine e il concetto di lavoro, in questi anni un vocabolo un po' troppo negletto. Il lavoro come elemento fondamentale della vita di ciascuno, dato centrale della propria libertà sociale. In questi giorni anche Papa Ratzinger nell'enciclica afferma che occorre "garantire a tutti l'accesso al lavoro e anzi a un lavoro decente". È una sfida per la politica come giustamente ha scritto in questi giorni su L'Unità Luigi Berlinguer. Sul lavoro sarà bene aggiornare la nostra cassetta degli attrezzi - uso anch'io questo brutto termine ormai di moda -, non certo per ricordare Marx, né il fordismo della catena di montaggio, della ripetitività meccanica dei gesti o dell'antica bestiale fatica dello sfruttamento dell'operaio-massa e faccio mie le parole di Luigi Berlinguer: "Penso al lavoro come ricchezza sociale, come fattore produttivo oggi prioritario, come risorsa essenziale, individuale e collettiva, motore dell'economia e della conoscenza. Lavori fortemente intrecciati col sapere - altra risorsa essenziale - e mai disgiunti da esso, come professionalità, continuo aggiornamento, formazione, competenza...". Come quindi non pensare e non richiamarsi al primo articolo della Costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro"? Declinando questo articolo, allora come non chiedere e fare prima di tutto per la sicurezza sul lavoro. "... la sicurezza è essenziale, non è accettabile che di lavoro oggi si possa morire. Non voglio fare ideologismi di maniera... ma un tenace proponimento, che produca risultati, non predicazioni...".

Ho voluto richiamare questo argomento, perché lo stesso è parte del piano che stiamo discutendo, è perché, con nostro grande piacere, la sicurezza sui luoghi di lavoro sarà da questo Consiglio subito dopo ripresa con uno specifico disegno di legge, "... ma sicurezza..." - e riprendo ancora brevissimamente Berlinguer - "... è anche costruire dighe contro la dilagante precarietà e, per fare questo, c'è solo un modo: rilanciare l'idea della piena occupazione. Le tutele assistenziali antiprecariato sono incapaci di reggere l'urto della crisi. Serve una politica economica che faccia della piena occupazione uno dei suoi pilastri, anzitutto per equità sociale..." - non dimentichiamolo - "... ma non solo: la piena occupazione è soprattutto garanzia di libertà di scegliere la propria professione, è mobilità (quella voluta, quella cercata, non quella attuata forzosa, subita, precaria). Non è un sogno, è "un'utopia realizzabile", come diceva Tommaso Moro, è l'obiettivo prioritario di una vera economia della conoscenza che si fonda sulle risorse umane. È la sintesi ultima fra libertà ed uguaglianza. Si contrappone allo sbandamento originario di certa antica dottrina che, sbagliando, contrapponeva in modo giacobino diritti sociali e diritti individuali, ovvero uguaglianza e libertà. Il lavoro è un diritto ed è un dovere, è palestra responsabilizzante, fonda il dovere civico e sociale, lavoro che si qualifica, si professionalizza, si intride di apprendimento e di sapere, fa crescere, forma, è terreno di impegno, di merito. Non accetta il modello della destra del successo facile, vuoto, fatto di velinerie e di calciatori milionari, ribalta di una rappresentazione sociale che nega i valori della coerenza e serietà del risultato e del successo come esito dell'impegnata costruzione di sé stessi".

Ho voluto riportare queste righe, scritte da Luigi Berlinguer, perché mi sono spesso domandato in questi mesi, in qualità di componente del Consiglio per le politiche del lavoro, come richiamare questi concetti nel lavoro di stesura del piano? Come possiamo scrivere un piano che valorizzi le capacità di ciascuno, che premi il merito, esalti i talenti ed offra opportunità a tutti e solleciti il merito di tutti, che sottragga la crescita sociale ai "lacci" dei privilegi e della resistenza dei corporativismi, della conservazione sociale, dei burocratismi, dei vantaggi ingiustificati in una libera e legittima competizione, che punti sulla promozione umana, ma combatta la competizione deregolata e selvaggia, l'abbandono a sé stesso di chi non ce la fa, dei deboli, dei marginali, degli immigrati; insomma la concreta applicazione dell'articolo 3, anche qui, della Costituzione. Il piano triennale di politica del lavoro, che oggi stiamo discutendo, racchiude in sé tutte queste cose? No, certo che no. È però un piano che ha nel lavoro un valore fondante, scritto.

Prima di passare all'illustrazione di alcuni ragionamenti, voglio richiamare la vostra attenzione sul metodo individuato per redigere questo documento, lo ha accennato brevemente il Presidente. Non mi pare una cosa di poco conto, anche perché purtroppo non sempre un'effettiva concertazione è alla base di un confronto vero fra le parti, in questo caso tra rappresentanti di mondi diversi. In questo Consiglio avremo modo di verificare direttamente quando una scelta è stata operata dopo un reale confronto, un vero approfondimento e non attraverso una decisione unilaterale, certo legittima, ma che confligge con la ricerca della partecipazione alle scelte di sistema. Il Consiglio per le politiche del lavoro, dopo alcuni approfondimenti, ha elaborato una bozza di documento propedeutico e successivamente si è diviso in 4 sottogruppi per un'analisi specifica su determinate questioni. Le ricordo: congiuntura e crisi, formazione scuola-lavoro, informazione e comunicazione piccola e media impresa, svantaggio e inclusione sociale. I membri del Consiglio, secondo la loro competenza e conoscenza, si sono divisi nei gruppi e hanno potuto avvalersi della collaborazione degli esperti in servizio presso l'Agenzia del lavoro. Il loro aiuto, il loro sostegno è stato determinante e li ringrazio, così come è stato molto utile il coordinamento diretto da parte del Coordinatore, dott. Vicquéry. Gli incontri sono stati numerosi, lo ha ricordato il Presidente, e concreti e, per quanto mi riguarda, devo riconoscere che sono stati confronti per me non solo utili, ma anche piacevoli. L'impegno del Consiglio per le politiche del lavoro non poteva che partire da un'analisi del contesto di riferimento e io provo a riassumere le principali osservazioni che hanno indirizzato le nostre valutazioni. Il mercato del lavoro valdostano risulta caratterizzato da condizioni positive di impiego, così è scritto a pagina 13 del piano stesso e i dati riportati, il grafico a pagina 9, indicano che in questi anni l'attenzione all'occupazione è stata alta e coerente. L'occupazione finanziata ha interessato circa 1.350 persone, in media ogni anno il piano ha promosso circa 270 assunzioni. Se poi colleghiamo i dati relativi al piano con i dati dell'iniziativa finanziata con il POR FSE nel periodo 2004-2007, gli utenti coinvolti a vario titolo sono stati oltre 16.000.

Il Consiglio ha puntato le sue attenzioni in particolare sulle criticità principali: il costante tendenziale aumento della domanda di lavoro di determinati e specifici settori dovuti al contestuale effetto di tendenze diverse e che contribuisce, questo sì, a determinare un rilevante ricorso a forza lavoro extraregionale; il mancato incontro fra domanda ed offerta di lavoro, che è andato rafforzandosi negli ultimi anni, che non può essere ricondotto unicamente al turnover fisiologico di un mercato del lavoro ad alta mobilità, come quello della Valle d'Aosta, lo dicono i dati contenuti nel rapporto, ma sembra invece essere legato alla difficoltà di incontro fra domanda e offerta ulteriormente aggravata dalla presenza: primo, di un'offerta di lavoro poco disposta ad accettare occupazioni non coerenti con la propria professionalità; secondo, una fascia di lavoratori difficilmente collocabili per le loro caratteristiche personali e professionali che vanno ad alimentare il cosiddetto "zoccolo duro" della disoccupazione di lungo periodo, costituito prevalentemente da adulti. Continuando nella criticità: il fatto che una parte significativa della domanda di lavoro sia trainata dal terziario, che si rivolge soprattutto ai giovani con bassi titoli di studio, disposti a lavorare con contratti flessibili, anche se le imprese iniziano a lamentare difficoltà di reperimento per professioni tecniche intermedie, oltre che per operai specializzati e personale non qualificato. Il risultato è una situazione di precoce uscita dal circuito scolastico e formativo, con conseguente carenza di professionalità specializzate - qui è già stato ricordato questo fatto -; il permanere di disparità di genere in termini di tassi di attività e di occupazione e soprattutto di disoccupazione. Si tratta di disparità che si accompagnano ad evidenti fenomeni di scoraggiamento occupazionale, che stanno progressivamente coinvolgendo anche la dimensione del salario e dei rapporti di lavoro; una crescente tendenza all'utilizzo di contratti flessibili che interessa soprattutto l'occupazione femminile e che non è più limitata alla sola fascia giovanile; la concentrazione delle difficoltà occupazionali su di un'area di disagio sociale e sugli adulti con basse qualifiche e precedenti esperienze di lavoro. Continua inoltre il trend di aumento della durata media della disoccupazione soprattutto fra gli adulti con bassi titoli di studio. La crisi complessiva dell'economia globale, le cui ricadute sul sistema locale non sono ad oggi facilmente ipotizzabili, anche se ci si può attendere un peggioramento della situazione economica regionale, porterà sicuramente ad acuire alcune delle criticità richiamate sopra. In particolare, si può ipotizzare un ampliamento dell'area del disagio e delle difficoltà di inserimento occupazionale, inoltre le difficoltà pre-esistenti di alcuni settori produttivi potranno subire un ulteriore impulso contribuendo al rallentamento della dinamica occupazionale. Proprio ieri martedì 14 luglio, nel corso della riunione del Consiglio per le politiche del lavoro, sono stati presentati i dati sul mercato del lavoro nella nostra regione e alcuni li ha citati il Presidente, numeri che rispecchiano una crisi in atto. Uno su tutti il numero di inserimenti in lista di mobilità descrive una situazione piuttosto critica. Nei primi cinque mesi del 2009 abbiamo un numero di lavoratori inseriti quasi pari al totale del 2008; per la verità statistica, bisogna però tenere conto che nel mese di maggio la società Fallimento Tecdis S.p.A. ha licenziato la totalità dei dipendenti, 135, dopo diversi anni di inattività. Dato questo quadro di riferimento, nell'elaborazione del piano alla nostra attenzione sono stati a mio avviso validi - il riferimento è a pagina 2 del piano stesso - gli orientamenti indicati dalla deliberazione della Giunta regionale n. 408 del 15 febbraio 2008.

Per quanto mi riguarda, rispetto alle mie piccole conoscenze, il piano fra gli altri doveva affrontare alcuni punti prioritari. Sono 4:

- il primo, interventi per supportare il sistema delle politiche del lavoro attraverso:

- la strutturazione di un modello regionale di servizi per l'impiego pienamente integrato con le altre politiche del lavoro, che permetta di offrire servizi di qualità nell'ambito di una gamma di attività volte a rafforzare l'occupazione dei lavoratori. In questo ambito particolare attenzione doveva essere posta al rafforzamento dei servizi orientati allo sviluppo dell'impresa sociale quale infrastruttura economico-sociale maggiormente qualificata nel fronteggiare lo svantaggio, fenomeno quest'ultimo che la crisi economica ha aggravato e aggraverà, mettendo anche in evidenza nuove tipologie di svantaggiati a cui si dovrà dare risposta e supporto. In tale modello si è cercato di puntare ad avere un'attenzione alla presa in carico dell'utenza, lo dice il piano, in tutte le sue fasi in cui il soggetto ha la necessità di servizi per l'impiego. "A tal fine è stata segnalata l'opportunità di realizzare servizi mirati e individualizzati..." - dice il piano - "... di accoglienza e informazione integrate";

- la realizzazione di una struttura organizzata in grado di garantire nel tempo risorse qualificate e competenti, capaci di agire in modo integrato fra loro.

- secondo punto, nel corso di questi ultimi anni si è andata rafforzando la necessità di definire un vero e proprio sistema integrato fra tutte le diverse opportunità di istruzione e formazione, ma questo lo ha sviluppato bene il Presidente, Consigliere Rosset;

- l'attivazione di azioni e interventi, terzo punto, in particolare di coloro che hanno perso un posto di lavoro e che non rientrano nell'ambito di intervento degli ammortizzatori sociali oggi in essere;

- ultimo punto: dare definizione al percorso di sperimentazione di pratiche, di certificazione delle competenze, portato avanti in questi anni dall'Agenzia del lavoro; questo argomento è stato oggetto della riunione di ieri, martedì 14 luglio, nel Consiglio per le politiche del lavoro e devo dare atto alla struttura della Presidenza di aver deciso un'accelerazione all'iter del provvedimento stesso.

La mia attenzione è stata poi posta in particolare sul tema dell'inclusione sociale, gruppo di cui facevo parte. Fra gli altri il gruppo stesso ha evidenziato questi punti: i dati presentati dal Centro per il diritto al lavoro dei disabili e degli svantaggiati facevano emergere una strutturale insufficienza di posti di lavoro riservati e immediatamente fruibili; il sistema delle imprese sociali appare piuttosto debole, soprattutto rispetto alla capacità di favorire la transizione verso il mercato del lavoro ordinario. Lo stesso sistema risulta troppo dipendente dai progetti di lavori di utilità sociale, che conoscono bene i Sindaci di questo Consiglio, vi sono infatti cooperative sociali la cui maggior parte del fatturato è rappresentata dai rimborsi relativi alla realizzazione di questi progetti; anche a seguito del trasferimento delle competenze in materia di collocamento mirato dal Ministero alla Regione, vi è la necessità di definire le competenze e di integrare i servizi tra i Centri per l'Impiego e il Centro per il Diritto al Lavoro; i lavoratori tendono a permanere nel circuito dei LUS, mentre la misura deve essere di transitorietà delle esperienze e quindi si è resa necessaria la diversificazione in questo piano in tre elementi; l'assenza di un contratto unico e di un trattamento economico piuttosto appetibile è un elemento che non favorisce la fuoriuscita dal sistema dei progetti LUS; una scarsa ricaduta occupazionale soprattutto per la mancata applicazione della normativa nazionale su convenzioni e clausola sociale; l'assenza di servizi intermedi fra l'area assistenziale (questo è un punto particolarmente premiante a mio avviso ovviamente nel piano) e quella lavorativa, in forma definitiva o transitoria, e in questa ottica è venuto un accordo, un coinvolgimento dell'Assessorato delle politiche sociali, e quindi la necessità di un maggiore raccordo fra le politiche sociali e quelle del lavoro, il laboratorio occupazionale a cui fa riferimento il piano stesso. Ovviamente per sommi capi queste sono le indicazioni frutto del confronto in seno al gruppo di cui facevo parte; indicazioni recepite al momento della stesura del piano oggetto della nostra attenzione; queste le considerazioni che ci portano ad esprimere, come gruppo Partito Democratico, il voto positivo.

Président - La parole au Conseiller Comé.

Comé (SA-UdC-VdA) - Grazie, Presidente. Così come ha anticipato il Presidente della Regione nella presentazione del piano di politiche del lavoro, all'interno del Consiglio i quattro Presidenti hanno seguito dei temi diversi e io con il mio gruppo di lavoro mi sono occupato della questione crisi. Certamente questa recente crisi economica che ha colpito l'intero pianeta a partire dal secondo semestre 2008 ha reso più drammatica la condizione del lavoro e ha aggravato la situazione economica e sociale del territorio, ma paradossalmente ha reso ineludibile un ripensamento complessivo delle politiche economiche, occupazionali e sociali. Per superare la crisi economica e finanziaria, occorre quindi rivedere i principi teorici, fondati sul neoliberismo, che hanno dominato le scelte economiche di questi ultimi anni, ridisegnando nuovi modelli di intervento, coinvolgendo pubblico e privato per predisporre politiche multidimensionali, finalizzate ad uno sviluppo equilibrato del sistema economico-sociale. Il summit dei grandi, il G8, si è focalizzato fortemente sul tema dell'economia e della finanza, con l'approvazione di un documento dove sono state definite le regole anticrisi, regole nuove e solidi meccanismi di vigilanza per evitare di ricadere in un altro buco nero. Il mercato del lavoro, in Italia, a seguito anche di sollecitazione dall'Unione europea, è stato negli ultimi anni profondamente modificato e semplificato sia dal punto di vista delle competenze istituzionali, sia dal punto di vista delle regole di funzionamento, la gestione dei servizi offerti ai cittadini e l'individuazione delle misure di politica attiva per l'occupazione sono state delegate alle Regioni e agli enti territoriali, in modo da rispondere meglio alle esigenze effettive del territorio. Il piano di politica del lavoro della nostra Regione vuole appunto essere attento ed è stato costruito a seguito di un'analisi delle particolarità del nostro territorio e da un confronto con il quadro nazionale ed europeo. Considerando quindi che anche la nostra Regione ha subito e sta subendo i riflessi della crisi economica e, pur essendo stato preannunciato che il periodo più difficile è superato, rimangono ancora alti i livelli di rischi e di incertezze. Nella predisposizione del piano si è voluto definire tutte quelle politiche atte a prevenire e a fronteggiare le conseguenze e le evoluzioni della crisi.

Ho presieduto il gruppo di lavoro, che ringrazio anch'io per la collaborazione e l'impegno dimostrato nelle diverse riunioni svolte. Questo gruppo ha predisposto delle specifiche azioni, alcune già rientranti in attività svolte da anni e con successo da parte dell'Agenzia del lavoro, altre di natura più innovativa, ma con l'obiettivo di rispondere in modo adeguato ed efficace alle difficoltà che colpiscono i lavoratori e le aziende. Le misure che sono state proposte e inserite in questo piano sono orientate su due livelli: il primo livello sono tutte quelle misure messe in atto per fronteggiare l'emergenza, situazioni di maggiore difficoltà; il secondo livello è quello di andare a creare uno sviluppo del contesto economico in un arco temporale decisamente più ampio. L'approvazione tempestiva della legge regionale n. 1 del 23 gennaio 2009, dove vi è stato il voto unanime da parte di tutto il Consiglio su questo disegno di legge che riguarda le misure regionali straordinarie ed urgenti in funzione anticrisi per il sostegno alle famiglie e alle imprese e la sua applicazione relativamente a queste misure, appunto al sostegno alle imprese e alle famiglie, hanno permesso una risposta immediata alle prime necessità. Il gruppo di lavoro ha ritenuto fondamentale far emergere tutti i punti critici che una crisi economica pone in evidenza quali, ad esempio, tutto quello che riguarda l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, ordinari e straordinari ed in deroga la difficoltà per le piccole e medie imprese di avere i crediti, i settori lavorativi che maggiormente sono stati colpiti in questa crisi. Qui brevemente vorrei illustrare le azioni più specifiche che sono state individuate per fronteggiare in maniera adeguata le difficoltà dei lavoratori e delle aziende: primo punto, rafforzamento e sviluppo del patto di servizio regionale per far sottoscrivere ai lavoratori, che usufruiscono delle misure di sostegno al reddito, l'immediata disponibilità ad un nuovo posto di lavoro o a percorsi formativi, pena la perdita di qualsiasi sostegno al reddito erogato. Secondo punto: ampliare la casistica degli ammortizzatori in deroga per creare un paracadute sociale per quelle categorie oggi scoperte: artigiani, commercianti sotto i 15 dipendenti. Qui vorrei dire che già in applicazione dell'indicazione del gruppo di lavoro, ieri il Presidente della Regione con le parti sociali ha firmato l'accordo quadro sugli ammortizzatori sociali in deroga, che riveste una particolare rilevanza, perché per la prima volta avremo degli strumenti giuridici che verranno applicati al comparto del turismo, del commercio e anche per gli artigiani. Nel merito possono accedere alla cassa integrazione - che vorrei ricordare che comunque comprende l'80 percento del salario - anche le categorie più deboli sul mercato del lavoro, quali precari assunti a tempo determinato, i Co-Co-Co, i Co-Co-Pro, gli apprendisti e coloro assunti con contratto dalle agenzie private, tutto questo in applicazione dell'accordo quadro Stato-Regione concluso e firmato in data 12 febbraio 2009. Altra azione è quella di consulenze a sostegno, finalizzata a prevenire situazioni di crisi nelle imprese per permettere alle aziende di rivolgersi a professionisti esterni specializzati per sostenere con consulenza e per determinare le strategie da mettere in campo per superare i momenti di difficoltà. Il piano permetterà quindi il finanziamento di questo sostegno. Un altro punto è l'individuazione e il supporto alla crescita di alcuni settori innovativi, puntare decisamente su tutto il settore che riguarda l'ambiente e il settore che riguarda le fonti rinnovabili. Un altro punto importante e qualificante è l'indagine e il monitoraggio sugli effetti della crisi, in particolare al fenomeno dei precari proprio per avere una conoscenza della mappatura dei precari che sono oggi all'interno della nostra regione, precari che sono le fasce più deboli nel momento in cui c'è un contesto economico molto debole. Altra questione messa in atto e prevista dal gruppo di lavoro: l'analisi in modo attento circa le reali potenzialità del mercato del lavoro valdostano per definire dove vi è un'effettiva offerta di lavoro, valorizzando anche occupazioni scarsamente ambite e verificare le necessità occupazionali rispetto all'apertura di nuove strutture di insediamento nel territorio. Questo vuol dire andare a creare delle politiche anticipatorie, in modo tale da permettere i tempi per la formazione del personale e su questo vorrei citare alcuni esempi di strutture che saranno aperte nel prossimo futuro, fra cui aeroporto, campus universitario, necropoli. L'istituzione, altro punto estremamente qualificante, di un sistema di banche ore lavoro, forme appunto di microcredito, prestito d'onore a favore di persone o famiglie che vivono in situazioni di temporanea difficoltà economica, con restituzione mediante prestazioni di lavoro per un valore pari al finanziamento concesso; questo è un punto fortemente voluto da tale maggioranza, tant'è che posso anticipare che sarà all'attenzione del Consiglio questa legge subito dopo la pausa estiva, quindi alla ripresa dei lavori.

Prima di concludere l'intervento, vorrei fare due brevissime considerazioni e citare due avvenimenti. Il Consiglio per le politiche del lavoro, che si è riunito ieri, ha approvato due documenti importantissimi: uno riguardante le disposizioni per le chiamate pubbliche ai sensi dell'articolo 16 della legge n. 56/1987, da parte delle amministrazioni pubbliche per assumere a tempo determinato e voglio dire che l'84 percento delle assunzioni oggi avviene a tempo determinato, dando un'impronta nuova privilegiando l'assunzione dei neodiplomati e laureati anche se privi di curriculum e qualifica. Questo è un grande passaggio proprio perché si vuole dare una grandissima attenzione per il mercato dei giovani diplomati, quindi creare delle grosse opportunità per i giovani, permettere l'inserimento nel mondo del lavoro. Il secondo documento direi importante riguarda la certificazione delle competenze, che rappresenta una svolta significativa nelle politiche della formazione e istruzione professionale, documento che rappresenta veramente la prima esperienza in Italia, quindi siamo anticipatori di questo documento. In sintesi, per certificare una professione, un mestiere, si mette in piedi un processo di analisi delle singole attività, prendendo in considerazione non solo la scuola, ma anche le esperienze lavorative che verranno però considerate caso per caso e quindi viene dato un punteggio. In prospettiva permetterà ad un sistema di individuare profondamente il livello di preparazione dei lavoratori e di collegare meglio le politiche formative con quelle dell'istruzione. Queste sono le linee che il gruppo di lavoro ha approvato, ma dopo l'approvazione del piano triennale per le politiche del lavoro ci sarà la necessità di vederle concretizzare e quindi dovremo essere di nuovo attivi per portarle avanti, per permettere di intervenire a favore di quelle categorie di lavoratori e delle aziende colpite oggi duramente da questa crisi. Grazie.

Président - La parole au Vice-président Chatrian.

Chatrian (VdAV-R) - Merci, M. le Président. Qualche considerazione, qualche riflessione in merito. È stato detto tanto, tanti numeri, tanti principi, ma penso che, la filosofia di un piano sia proprio quella di pianificare il domani e che, per pianificare come è stato fatto bisogna partire da un'analisi dettagliata e puntuale, dove si fa il punto della situazione: si fa lo stato dell'arte. Nei vari diagrammi che ho potuto leggere, condividere e conoscere, dati che non sapevo e non avevo mai affrontato... indubbiamente il poter "mettere nero su bianco" dei volets, dei principi da condividere poi, è interessante, soprattutto affiancare questi processi e queste quasi sfide - più che difficoltà io utilizzerei il termine "sfide" -, in quanto condivido la filosofia di partenza: quella di voler promuovere la cultura del lavoro. Partirei quindi da questa base. Questa cultura del lavoro proiettato allo sviluppo da una parte, dall'altra al benessere del singolo, ma legato al benessere del singolo soprattutto con le stesse chances... Che ogni valdostano, ogni cittadino giovane o meno giovane abbia le stesse chances! Condivido quindi tanti principi inseriti in questo piano lavori, dove si parla innanzitutto - questa mattina ne abbiamo parlato, Presidente -, di formazione e informazione, forse mi fermerei prima al secondo, sull'informazione: riuscire, come è stato detto da altri colleghi ex sindaci, a fare rete e a portare nelle case valdostane le possibilità, le chances che al momento gli strumenti legislativi danno a tutti i livelli, ripeto, a giovani e a meno giovani, cinquantenni che hanno avuto delle difficoltà o/e piccoli imprenditori, o/e magari piccole aziende che potrebbero un domani avere quel passaggio di generazione da padre in figlio, perché il lavoro cambia, ma soprattutto si trasforma si evolve. Questa pianificazione la vedo legata ad un piano lavori che non deve essere piatto, ma deve essere un qualcosa di dinamico, un qualcosa che non deve inseguire i processi, ma deve affiancarli, se non riuscire a by-passare, a passare davanti ai passi successivi o ai processi, quello che viene comunque messo e pianificato. Dall'analisi si capiscono le difficoltà del nostro sistema, anche se è un sistema piccolo, ha la sua complessità. I vecchi piani, è stato detto, hanno dato qualche risposta, forse certe risposte non sono state date per niente, anzi alcune in maniera non positiva. Il sistema pubblico entra a gamba tesa all'interno del nostro sistema regionale, ma penso che un piano di proiezione per il domani debba creare quelle condizioni fra pubblico e privato da una parte, ma soprattutto quelle chances, ripeto, ad ogni individuo. Legandomi alle chances, vorrei fare qualche considerazione con voi. Curioso da una parte e interessante il fatto di voler riorganizzare il Dipartimento politiche del lavoro, forse è il centro della riorganizzazione, peccato che non si sia pensato prima di riorganizzare il Dipartimento politiche del lavoro, che dovrebbe essere quella struttura che dà il segnale, che crea quelle condizioni: da una parte organizzazione, dall'altra informazione e dall'altra formazione. Da lì è il cuore per poter far partire eventualmente dei metodi di lavoro e soprattutto dei processi. Condividiamo il dare attuazione a tutte le leggi che sono state approvate o a tante leggi magari già sorpassate e di nuovo da riportare in quest'aula per essere non solo integrate, ma modificate magari in toto. L'utilizzo del termine "dare attuazione" quindi è condivisibile, ma probabilmente non è sufficiente, in quanto dall'analisi si percepisce quella difficoltà di incoerenza fra domanda e offerta... di difficoltà soprattutto più che di incoerenza, quindi di difficoltà cibler" le domande e quali sono le offerte da condividere e "dar loro gamba".

Per quanto riguarda gli obiettivi politici messi "nero su bianco", condivisibili nei principi, è apprezzabile il punto legato al monitoraggio, alla valutazione di questo piano. Penso che le azioni che questo Consiglio andrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni ad affrontare dovranno essere correlate da un monitoraggio da una parte, da una valutazione dall'altra e modificabili con la dinamicità che deve avere... scusatemi se forse per deformazione professionale lo accomunerei ad un piano regolatore, importante... un piano regolatore che forse deve per essere dinamico deve non solo seguire i processi, ma deve anticiparli. Dovremmo quindi cercare di arrivare prima, per dare quella dinamicità: a chi? Agli individui, alle persone che si aspettano delle risposte da una parte chiare, ma dall'altra che possono dare delle garanzie, degli sviluppi e soprattutto, appunto, delle chances, perché un piano di politiche del lavoro penso che debba dare delle chances à quiconque deve partecipare a questo tavolo, a queste finalità, proprio per sostenere, ma soprattutto migliorare le condizioni e la qualità della vita, partendo dai servizi che ho detto essere legati alla rete, forse più pubblica, ma legati anche alla parte invece privata, che costituisce quel piccolo tessuto che, sommato, sommato, sommato, fa la differenza, diventa numeri importanti.

Il collega Rigo prima citava dei numeri legati al vecchio piano del lavoro: andiamo oltre il piano del lavoro se riusciamo, proprio perché è un sistema più complesso, che non è solo legato a questo piano del lavoro, ma è legato ad ulteriori strumenti legislativi che forse questo Consiglio dovrà attuare al più presto. Abbiamo condiviso anche noi ad inizio anno il primo pacchetto anticrisi, ma forse non è sufficiente, quindi proviamo a "dare gambe" più robuste a questi atti successivi, a questi strumenti attuativi che il Consiglio può e deve sostenere. Io mi fermerei un attimo anche sul diffondere... proprio come la cultura del lavoro... dall'altra il cercare, il creare le condizioni per diffondere questa cultura dell'impresa anche, della piccola impresa, della nostra impresa artigiana, di quella impresa che ha fatto funzionare il "sistema Valle d'Aosta" fino a pochi decenni fa nelle nostre vallate, nelle vallate più turistiche, ma anche e soprattutto in quelle meno turistiche dove le chances sono inferiori, in quella quota altimetrica che forse va dai 500-600 metri ai 1.200... e che non ha questa vocazione turistica, ed ha delle grandi difficoltà. Ebbene, troviamo dei punti di forza, cerchiamo di creare quelle condizioni affinché anch'esse possano risiedere in quei Comuni, i quali hanno quella difficoltà in questo momento, perché non hanno quella vocazione pura turistica ma, dall'altra, sono lontani dai centri, dalla vallata centrale, dove ci sono servizi, dove ci sono le scuole, dove ci sono gli uffici pubblici, dove ci sono tutta una serie di... quindi questa distanza, questo gap... cerchiamo in futuro di ridurlo, di dare delle risposte più mirate in diversi ambiti, quale quello agricolo, o quello turistico, può essere quello ad hoc proprio per mantenere i cittadini valdostani in queste comunità.

Condivido poi questa maglia... anche se è una maglia larga, e quindi, essendo una maglia larga, ahimè i principi si possono e forse si devono condividere, perché il "dare gamba" e soprattutto "dare gamba robusta" è la parte più difficile... ma il sostenere quel passaggio di proprietà nelle attività tradizionali da una parte alle nuove generazioni penso sia sempre stato un atout nostro della Valle d'Aosta, quindi su quello direi che dobbiamo scendere in dettaglio e "dare gamba" e soprattutto trovare degli strumenti attuativi importanti per farli non solo vivere... ma creare le condizioni per le nuove generazioni di poter sopravvivere in quei luoghi e utilizzare magari tutto quello che è stato fatto dalle precedenti generazioni.

Direi quindi che è un piano per quanto riguarda i principi condivisibile, un piano che dal punto di vista politico... innovativo sarebbe un termine importante... dà delle chances in più, ma è anche un piano che si aspetta delle "gambe" diverse, più robuste, delle "gambe" dove vi sia la voglia, e ci mettiamo a disposizione come gruppo, di riequilibrare il "sistema Valle d'Aosta", con quale senso? Da una parte l'informazione, dall'altra la formazione, dall'altra ancora però le chances. Equilibrare quelle chances che devono essere equilibrate, quando uno ha una partenza diversa, una partenza, non con gli stessi blocchi e non con le stesse possibilità. Sta a noi quindi - io dico al Consiglio e a questa Assemblea - poter dettagliare e puntualizzare nei prossimi mesi e nei prossimi anni proprio degli strumenti che vadano in quel senso. Lo vedo un po' come un lavoro di partenza, che però non deve essere piatto, non deve seguire i processi, ma dovrebbe cercare di essere dinamico e di anticiparli: quelle varianti sostanziali pesanti mirate che seguono le modifiche, ma soprattutto danno delle risposte per mantenere quell'equilibrio sociale da una parte e un riequilibrio dall'altra. Grazie.

Président - La parole au Conseiller Empereur.

Empereur (UV) - Signor Presidente, stimati colleghi, nella mia qualità di Presidente della IV Commissione, mi permetto alcune considerazioni sul tema. Il piano di politica del lavoro per il prossimo triennio, che oggi è alla nostra attenzione, discende, come voi ben sapete, da due riferimenti fondamentali: uno legislativo, la legge n. 7/2003, in particolare all'articolo 4, che definisce le caratteristiche e le procedure per la predisposizione e l'approvazione del piano triennale di politica del lavoro; l'altro riferimento è politico, vale a dire il programma di governo per la XIII legislatura della maggioranza regionale. Il piano di politica del lavoro per il triennio 2009-2011 rappresenta certamente un'opportunità per rafforzare ulteriormente l'insieme degli interventi in materia di politiche del lavoro, che già sono stati consolidati nel periodo precedente. Da un lato quindi una continuità nella direzione di favorire una crescita graduale e costante, dall'altro elementi di innovazione sia sul piano dell'approfondimento di alcuni temi, sia sul fronte della struttura, sia sul metodo. Credo a questo punto sia davvero importante anche da parte mia... prima di entrare nel merito di alcuni dei contenuti del piano che vorrei successivamente sviluppare, ritengo sia davvero opportuno sottolineare il metodo di lavoro adottato dal Presidente Rollandin e dai suoi collaboratori in materia per la predisposizione di questo importante documento: il coinvolgimento, il confronto, la concertazione, la condivisione sono stati elementi caratterizzanti il nostro lavoro e lo hanno qualificato oltremodo se si considera che l'attività preparatoria e la predisposizione del piano triennale di politica del lavoro è avvenuta presso il Dipartimento delle politiche del lavoro attraverso un fattivo coinvolgimento di tutti i componenti del Consiglio per le politiche del lavoro e con l'assegnazione di un ruolo importante di coordinamento dei vari gruppi di lavoro costituiti ai Presidenti delle Commissioni consiliari permanenti. Credo davvero che anche il metodo di lavoro unito alla concertazione con i principali attori locali, all'analisi dell'esperienza passata e alla conoscenza dei fenomeni economico-sociali caratterizzanti il territorio abbia contribuito a definire un piano dalla struttura semplice, ma un piano pragmatico, flessibile, atto ad affrontare situazioni e problemi in continua evoluzione, facilmente modificabile annualmente in accordo con le istituzioni, gli attori locali che si occupano di politiche del lavoro, i rappresentanti delle imprese, il mondo della formazione e dello sviluppo. Il documento alla nostra attenzione da cui ho tratto parte del mio intervento analizza il contesto socio-economico regionale, evidenzia gli obiettivi politici e il quadro normativo di riferimento, per poi declinare gli interventi di politica del lavoro articolati in due ambiti specifici: le politiche di sistema e le politiche attive. Tralascerò l'analisi in merito al contesto socio-economico, agli obiettivi politici e al contesto normativo di riferimento così ben riportati nel documento e già affrontati da alcuni colleghi; vorrei tuttavia cogliere l'occasione per sottolineare l'importanza di due strumenti previsti nel piano e secondo il mio punto di vista propedeutici alla sua concretizzazione. Sono fermamente convinto che azioni come il monitoraggio e la valutazione siano assolutamente fondamentali anche per un piano di politica del lavoro.

Vorrei passare ora ad approfondire alcune tematiche riferite alle politiche di sistema. Nel piano c'è scritto: "Il piano di politica del lavoro coniuga l'esigenza di conservare la dimensione tecnico-specialistica del documento, così da renderlo un chiaro supporto per gli "addetti ai lavori", con la volontà di pensare a questo documento come a uno strumento di comunicazione, dialogo e confronto anche con il più ampio panorama di interlocutori potenzialmente interessati a comprendere l'intreccio fra le istanze politiche in materia di lavoro e le concrete declinazioni operative" ed è in questa ottica che ha operato il gruppo di lavoro che ho avuto l'onore di coordinare e che si è occupato di informazione, comunicazione, piccola e media impresa. Il mio è stato un ruolo di coordinatore, forse di motivatore e a volte anche di provocatore. È questa quindi l'occasione per ringraziare i componenti del gruppo di lavoro per la loro collaborazione e anche per la loro comprensione. Anche noi ci siamo dati un metodo che, dopo aver individuato le criticità, ha definito gli obiettivi da raggiungere con azioni e modalità precise e dettagliate. Ci siamo occupati di promozione e comunicazione, vi cito alcune criticità evidenziate: i vari e differenti strumenti di comunicazione non sempre riescono a raggiungere tutti i destinatari finali; i consulenti spesso non danno informazioni corrette e esaustive ai loro clienti nonostante siano beneficiari di attività di comunicazione; gli imprenditori non sempre leggono documenti e comunicazioni di carattere tecnico; i piccoli imprenditori spesso non utilizzano un personal computer e non utilizzano di conseguenza internet quali possibili mezzi di acquisizione di informazioni utili; probabilmente manca una stretta collaborazione fra Agenzia del lavoro ed enti, parti sociali nella diffusione delle informazioni in materia di lavoro; il ruolo dei Comuni nella diffusione della comunicazione a livello territoriale spesso sembra sottoutilizzato. A fronte di queste criticità, si è pensato quindi di formulare le seguenti proposte che sono state recepite nell'ambito del piano e sono azioni che vedono la declinazione anche delle varie modalità attuative: dare trasparenza e promuovere la conoscenza delle politiche e degli strumenti di politica del lavoro, al fine di un più esteso utilizzo degli stessi da parte dei diversi target, monitorandone i risultati; rafforzare la collaborazione fra gli attori istituzionali coinvolti nella comunicazione delle politiche del lavoro; diffondere e condividere i dati sul mercato del lavoro, valorizzando i risultati ottenuti dalle politiche e soprattutto direi anche le buone prassi presenti in un contesto come quello valdostano. Abbiamo poi considerato indispensabile e non procrastinabile il potenziamento dei sistemi informativi, naturalmente proponendo di migliorare l'efficienza dei servizi, potenziando e sviluppando i sistemi informativi. Vorrei fare un breve accenno anche alle politiche attive, dove, a fronte di alcune criticità, quali ad esempio: una scarsa propensione dei giovani verso l'imprenditorialità, la presenza di una cultura di impresa a volte arcaica non adeguata alle condizioni economiche e attuali di mercato, uno scarso utilizzo degli strumenti moderni e - come già ricordavo prima - di tipo informatico, una poca propensione a fare ricerca e sviluppo, la necessità di prestare maggiore attenzione al settore delle libere professioni, che sempre più si presentano come forme alternative al rapporto di lavoro dipendente, la difficoltà di fare start up dei giovani che vogliono intraprendere la carriera della libera professione, si sono immaginate le politiche necessarie volte ad incentivare la vocazione all'imprenditorialità. Anche qui sono concetti semplici, che trovano ognuno per la propria declinazione delle modalità attuative che consideriamo sufficientemente precise. Queste le principali: diffondere la cultura di impresa, sostenere la creazione di un'impresa, sostenere le persone con meno di 35 anni, ecco di nuovo il concetto dei giovani, dell'avvio di attività professionali in forma individuale o associata, sostenere lo sviluppo dell'impresa, sostenere quel passaggio di proprietà delle attività tradizionali o a rischio di estinzione e l'accompagnamento al subentro nelle imprese familiari testè ricordato. Infine, in merito alle politiche tese a promuovere e sostenere l'innovazione e la ricerca, il piano, anche su suggerimento del nostro gruppo di lavoro, prevede azioni mirate per promuovere la cultura scientifica, l'innovazione e la ricerca per sostenere la creazione di reti fra università, centri di ricerca, mondo produttivo e istituzionale, per favorire l'accesso alla pratica, allo sviluppo tecnologico di giovani della nostra regione, per sostenere la crescita delle risorse umane nel settore della ricerca, per sviluppare infine competenze relative al trasferimento tecnologico.

Avviandomi a concludere, vorrei sottolineare come le politiche sostenute dal nuovo piano di politica assolvono in particolare i seguenti orientamenti specifici: rafforzare, integrare e migliorare la qualità dei sistemi di istruzione, formazione e lavoro e il loro collegamento al territorio; innalzare i livelli di apprendimento e di competenze chiare... l'effettiva equità di accesso ai percorsi migliori; aumentare la copertura dei percorsi di istruzione e formazione iniziale; aumentare la partecipazione ad opportunità formative lungo tutto l'arco della vita; migliorare la capacità di adattamento, innovazione e competitività dei lavoratori e degli attori economici del sistema; rafforzare e valorizzare la filiera della ricerca e le reti di cooperazione fra il sistema di ricerca e le imprese; qualificare e finalizzare in termini di occupabilità e adattabilità gli interventi di politica attiva del lavoro, collegandoli alle prospettive di sviluppo del territorio; facilitare l'innovazione e promuovere l'imprenditorialità; far sì che un maggior numero di persone arrivi e rimanga sul mercato del lavoro attuando politiche occupazionali finalizzate al primo impiego, al miglioramento e alla qualità della produttività del lavoro e al rafforzamento della coesione sociale e territoriale. I numerosi obiettivi definiti nel piano concorrono poi a comporre un quadro omogeneo di azioni, che traduce le politiche in un insieme di pratiche convergenti rispetto a quelle che erano le linee guida approvate dalla Giunta regionale con delibera n. 408/2008. Obiettivi e azioni sono quindi declinati nel piano, almeno secondo noi, in modo semplice, chiaro, preciso.

La IV Commissione consiliare permanente che ho l'onore di presiedere ha espresso un parere favorevole, l'approvazione del piano di politica del lavoro da parte del Consiglio permetterà di disporre di uno strumento grazie al quale poter operare e con il quale confrontarsi quotidianamente. I tempi che viviamo non sono certamente i migliori per la nostra Comunità, le difficoltà e i problemi non mancano e probabilmente non mancheranno; le attese che per alcuni sono veri e propri sogni dei nostri concittadini meritano da parte nostra comunque la necessaria attenzione e il conseguente impegno. È vero che in situazioni di difficoltà l'ottimismo da solo non basta, riteniamo tuttavia che, anche grazie a strumenti come questo piano di politica del lavoro, si possano affrontare nuove sfide e si possa guardare al futuro con un po' più di serenità. Grazie per la vostra attenzione.

Président - Plus d'autres qui ont demandé la parole? Je ferme la discussion générale.

La parole au Président de la Région, Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie, Presidente. Credo sia corretto e giusto sottolineare come gli interventi dei colleghi, dei quattro Presidenti di Commissione, che come ho detto prima hanno gestito in prima persona una fase costruttiva e importante di questo piano e che hanno voluto risottolineare (e li ringrazio) gli aspetti peculiari mettendo in evidenza le proposte, le fasi che possono andare a migliorare il rapporto, il raccordo fra offerta di lavoro che sicuramente rimane problematica, ma soprattutto il metodo con cui accelerare questo processo di formazione da un lato e dall'altro di informazione graduata, quindi questa sfida di regolare, di monitorare. Non è un piano, credo che questo lo abbiano sottolineato un po' tutti che è una fotografia fissa e adesso poi vediamo: è un piano dinamico, un piano che deve avere una sua gradualità, una sua costante applicazione e proprio per questo è previsto anche un monitoraggio che sarà il punto di riferimento per vedere se gli strumenti sono adeguati o devono trovare delle accelerazioni o delle modifiche in tal senso. Credo sotto questo profilo... quindi di condividere le sottolineature che sono state fatte e anche le critiche e gli apprezzamenti, legati ad un aspetto che voglio evidenziare, perché il problema che è stato anche rimarcato dal collega Lattanzi... nel senso di valutare come si spendono i soldi e qual è l'efficacia dell'utilizzo dei fondi. Siamo partiti proprio da lì, nel senso che non basta dire: "formiamo la gente", ma qual è il risultato di questa formazione seppure importante? Ossia se possiamo dare una percentuale di valore comunque al fatto culturale di una formazione... però se lo guardiamo dal punto di vista lavorativo, ossia quanti poi hanno trovato lavoro, ma non per un anno, per sei mesi e poi basta e di nuovo daccapo... In effetti la percentuale ha dei numeri che sicuramente hanno delle criticità ed è la ragione per cui si è cercato di trovare il collegamento con dei meccanismi che fossero più attenti a quanto si spende e all'efficacia della spesa. È la ragione su cui hanno insistito anche parecchi nel dire: "va bene, non è solo una professione di ottimismo" o non è sufficiente dire: "speriamo che le cose vadano in un certo modo", bisognerà fare in modo che vi sia una politica attiva sia per creare quelle premesse di lavoro... che non possono essere cieche e non possono soprattutto non guardare quali sono le possibilità operative reali in Valle, dare continuità a quello che c'è, mantenere l'occupazione laddove c'è, implementarla... creare le premesse... soprattutto affinché vi siano in alcuni settori che ben conosciamo. È stata ricordata nell'insieme l'attenzione che è rivolta ai giovani, alle donne, ai meno fortunati che devono trovare in questo una modalità di vedere quella trasparenza, quella informazione e quella possibilità di giocare le chances che ognuno ha e poter avere fiducia in quella che può essere una possibilità di avere il lavoro. Quanti hanno sottolineato e giustamente anche in fase preparatoria che non è solo il discorso di dire: "c'è un assegno che ti garantisce quel minimo vitale", non è quello che molti vogliono, anche soprattutto il tema dei disabili... ma è quello di avere invece una possibilità di avere un'occupazione, di sapere che quel poco o tanto che possono avere è frutto del loro impegno in base alle capacità residue che sono legate ad incidenti sul lavoro, a tutta una serie di ragioni per cui si trovano già in uno stato di disabilità. Credo quindi che debba dire con tranquillità che il piano, come è stato analizzato e presentato, ha sicuramente delle proposte, che possono essere operative, che dovranno attivarsi subito, in modo da vedere in tempi brevi i risultati e poterne valutare l'effettiva efficacia. Questo credo sia, come ho sentito, un po' l'augurio di tutti al di là di evidenziare, come è stato fatto in termini molto attenti, la cultura del lavoro e, sotto tale profilo, ringrazio chi ha voluto sottolinearlo, perché anche questo molto spesso sta mancando. L'attenzione al fatto di ridurre il gap nelle valli: anche questa è una politica attiva che dovrà essere portata avanti per evitare che vi sia la concentrazione solo in alcuni punti, perché se non c'è lavoro, se non mantengono le valli, la Valle diventa un deserto. Tutti concetti che conoscono bene tutti, che sono condivisi. Il problema è che "gambe" - è questo il punto - si possono dare, con che muscoli queste "gambe" possono operare e su che terreno operano, perché se è un terreno scivoloso, le sabbie mobili, le "gambe robuste" non vanno lontano; se il terreno è buono e le "gambe" possono avere un certo tipo di allenamento a creare le premesse per svolgere un certo ruolo, c'è una possibilità che, malgrado la crisi, malgrado la situazione congiunturale non positiva, l'economia nel suo insieme possa reggere, le famiglie possano contare su una giusta attenzione ad un futuro che sia anche di lavoro. Con questo ringrazio ancora tutti gli intervenuti e mi auguro che, come è negli auspici di tutti, il piano possa trovare applicazione vera in modo tale che questi discorsi si traducano in fatti reali e pratici.

Voglio ancora ringraziare e sottolineare... avremo altre occasioni... il collega Comé per aver voluto ricordare come proprio il Consiglio delle politiche del lavoro in questi ultimi tempi abbia fatto dei passi avanti sul discorso della trasparenza dell'attenzione al lavoro, gli accordi integrativi che sono stati fatti per nuove categorie; anche questi sono dei passi premianti per cercare di dare un futuro ai giovani e di tener conto che sotto questo profilo l'armonizzazione di alcune regole può dare uno spazio ad una continuità e ad un metodo di lavoro che può essere premiante, può essere un argomento che può dare delle soddisfazioni soprattutto ai giovani che si sono impegnati e che hanno trovato una professionalità degna di questo nome. Grazie.

Président - Il y a l'amendement de la Commission, qui récite:

Emendamento

Il secondo punto del secondo capoverso è sostituito dal seguente:

"il Consiglio per le politiche del lavoro, ai sensi dell'art. 4, comma 3, lett. b), della l.r. 7/2003, nella seduta del 28 aprile 2009, ha fornito parere favorevole sulla proposta di Piano triennale di Politica del lavoro 2009/2011, allegata alla presente deliberazione.".

Je soumets au vote l'acte ainsi amendé:

Conseillers présents: 34

Votants: 26

Pour: 26

Abstentions: 8 (Bertin, Giuseppe Cerise, Chatrian, Lattanzi, Louvin, Patrizia Morelli, Tibaldi, Zucchi)

Le Conseil approuve.