Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 482 del 1° aprile 2009 - Resoconto

OGGETTO N. 482/XIII - Reiezione di mozione: "Richiesta al Parlamento italiano di non convertire in legge le norme del decreto-legge in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale".

Mozione

Il Decreto-legge recante "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, di contrasto alla violenza sessuale e in tema di atti persecutori" recentemente approvato dal Governo e attualmente all'esame del Parlamento per la sua conversione in legge obbliga di fatto i medici alla denuncia dei pazienti migranti clandestini che si presentano nelle strutture sanitarie e nei centri di vaccinazione e la norma, per effetto del possibile configurarsi del reato di omessa denuncia da parte del pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio, colpirebbe anche gli insegnanti e gli operatori sociali;

Giudicando questa disposizione - già pubblicamente condannata da un gran numero di operatori sanitari - contraria ai principi di umanità e solidarietà e ai doveri della funzione medica, oltre che pericolosa per la salute pubblica in quanto, a fronte del rischio di denuncia per soggiorno irregolare, molti clandestini sceglierebbero di restare in clandestinità senza curare le proprie malattie, comprese quelle pericolose e contagiose. La previsione legislativa risulta inoltre contraria ai diritti umani fondamentali e in modo particolare a quelli legati alla salute, all'infanzia e alla maternità;

Ricordando che lo stesso decreto conferisce, inoltre, ai sindaci la possibilità, previa intesa coi Prefetti, di avvalersi di forme di collaborazione da parte di associazioni di cittadini non armati utili a segnalare casi di disagio sociale o che possano recare pregiudizio alla sicurezza, facoltà, che consente di dare vita alle "ronde" come forme associative private in funzione di autotutela da parte della cittadinanza;

Ritenendo oggettivamente pericoloso, anche alla luce di fatti di violenza già verificatisi nelle scorse settimane, lo svilupparsi di tali associazioni in relazione alle finalità di ordine politico che spesso vi sono sottese e ritenendo più opportuno che l'ordine pubblico sia tutelato in via esclusiva dalle forze dell'ordine cui occorre fornire adeguata dotazione unità di personale e di mezzi;

Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta

Chiede

al Parlamento italiano di non convertire in legge le norme sopra richiamate.

F.to: Louvin - Bertin - Cerise Giuseppe - Chatrian - Morelli Patrizia

Président - La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Grazie, Presidente. Abbiamo ritenuto necessario riportare in discussione in aula una tematica che ha già fatto capolino qualche settimana fa in questa sede, problematica relativa alla sicurezza, e che è stata oggetto di un rinvio alla Commissione consiliare, dove si sta sviluppando un approfondimento in quanto la Commissione stessa e tutti i Consiglieri hanno ritenuto utile che vi fosse un'adeguata conoscenza e consapevolezza delle problematiche relative alla sicurezza dei cittadini nei comuni della Valle d'Aosta, ai necessari presidi che sono o possono ulteriormente essere attivati. Se riportiamo oggi insieme a questo tema un altro tema strettamente collegato, perché introdotto quasi contestualmente nell'ambito delle misure che sono state volute dal Governo e che sono attualmente in discussione al Parlamento, mi riferisco a quello relativo all'obbligo di denuncia da parte dei medici dei pazienti migranti clandestini, è perché riteniamo che vi siano due livelli distinti di approfondimento e di deliberazione. Vi è un'interlocuzione con il mondo delle autonomie locali sulla problematica della sicurezza che è stato sviluppato dal Presidente della Regione in un recente incontro con i sindaci, che noi stessi in Commissione abbiamo voluto sotto la direzione del Presidente della nostra Commissione interrogare e con i quali abbiamo desiderato confrontarci per conoscerne l'opinione, ma c'è anche un momento e un livello di decisione e di orientamento politico che riteniamo giusto esternare, affinché questa comunità continui a mantenere la sana abitudine di avere una propria consapevolezza e una propria determinazione in ordine a questioni politiche di natura generale.

Vorrei scindere le due problematiche ben sapendo che su quella relativa alla sicurezza continua comunque una discussione e un approfondimento tecnico in Commissione, ma vorrei tenere distinte le due problematiche, perché comportano valutazioni diverse e oltretutto hanno anche preso sul piano parlamentare dei cammini distinti essendo state inglobate in provvedimenti in discussione in Parlamento distinti. Mi riferisco in particolare, per quanto riguarda la questione dei migranti clandestini, al progetto di legge n. 2180, che lo ha indirizzato verso questa norma, mentre la problematica della sicurezza è rimasta nel decreto che in questo momento è in discussione. Fatta questa doverosa precisazione, perché, a nostro modo di vedere, tali problematiche hanno una filosofia comune di innalzamento non solo genericamente dei presidi, ma anche di un certo modo anche problematico per noi di affrontare le questioni legate alla sicurezza, riteniamo che tali questioni possano dare luogo ad un pronunciamento congiunto e fare oggetto di una manifestazione di posizione da parte nostra.

Sulla questione dei migranti clandestini vorrei riassumerne molto rapidamente, a beneficio anche dei colleghi che non hanno seguito finora questa problematica, il contenuto perché, come forse molti sapranno, questa materia è regolata in modo da far sì che in questo momento sul piano legale il medico non possa in nessun modo fare luogo ad una segnalazione all'autorità giudiziaria, fatti salvi i casi in cui sia obbligatorio un referto, qualora venga interpellato da un clandestino, da un migrante non in regola per dirla correttamente per una richiesta di trattamento sanitario. In altri termini, se un migrante non in regola è malato o vittima di un incidente, chiede comunque un soccorso medico, il sanitario che tratta tale questione e con lui chi collabora in quella sede è tenuto a non esporlo ad una denuncia per un motivo molto semplice e non solo per un motivo di carattere umanitario. È un motivo di giusta facoltà di accesso ad un trattamento sanitario, alla cura, per evitare anche che situazioni di grave deterioramento della salute possano tradursi in momenti di epidemia o in aggravamento della stessa malattia qualora non si intervenga correttamente. Se ritengo possibile o addirittura inevitabile che il medico mi denunci per clandestinità, eviterò accuratamente di farmi curare da una struttura sanitaria pubblica e in ogni caso esporrò me stesso ed eventualmente altre persone ai pericoli collegati a questo mio stato di malattia. Questo è un principio ormai consolidato nel nostro ordinamento, è il principio che è contenuto nell'articolo 35 del Testo unico sulla disciplina dell'immigrazione e ci riferiamo ad un "testo unico Turco-Napolitano" prima, poi modificato in "Bossi-Fini", quindi finora ampiamente condiviso da tutte le parti politiche. Questo articolo verrebbe fatalmente abrogato e con tale abrogazione scatterebbe una situazione inquietante: gli operatori sanitari e gli operatori dell'istruzione addirittura, quindi anche i maestri, i professori che apprendano che un paziente o un minore che chiede accesso al diritto all'istruzione, questi operatori sarebbero obbligati a segnalarne la presenza all'autorità giudiziaria. Perché questo obbligo? Perché nello stesso provvedimento di legge in discussione il Governo ha trasformato la condizione di sanzione amministrativa per l'immigrazione clandestina in reato e, trattandosi di un reato, il fatto di essere presente illegalmente nel territorio fa scattare per chi ne è a conoscenza, anche per il medico quindi, l'obbligo di denuncia. Tutti sanno che su questo punto le organizzazioni sindacali di categoria dei sanitari in particolare hanno immediatamente inteso far sentire la loro voce, si sono espresse in modo molto deciso per la richiesta di espungere questa norma dal progetto di legge in discussione chiedendo che venga ripristinata la situazione precedente. Noi condividiamo questa loro preoccupazione, è anche la nostra, perché crediamo sia un caposaldo di civiltà anteporre il diritto alla salute e il diritto all'istruzione rispetto alle necessità di regolarizzazione della posizione in cui si trova il cittadino migrante. Questa è la nostra valutazione, questa è la preoccupazione che ha spinto il nostro gruppo a chiedere al Consiglio di pronunciarsi in modo netto per la non conversione in legge di tali norme.

Il secondo aspetto ci richiama ad una discussione che abbiamo già avuto in quest'aula e che ha portato in Commissione ad un'interessante discussione e ad un approfondimento che riteniamo di grande utilità, intanto perché ha portato a conoscenza direttamente dei Commissari le preoccupazioni delle forze dell'ordine, di cui si è fatto interprete il Presidente della Regione quando è stato in Commissione a relazionare, così pure degli enti locali che si sono espressi, ma ha anche permesso un confronto aperto su diverse impostazioni che abbiamo sul tema. Queste valutazioni ci portano ad una richiesta di pronunciamento che sia scevra da qualsiasi ambiguità su un passaggio di questo decreto sicurezza, che è attualmente in discussione in Parlamento; Parlamento cui vorremmo far arrivare una nostra opinione che è di segno evidentemente contrario. Il decreto attribuisce ai sindaci la possibilità, in accordo con i prefetti, di avvalersi di forme di collaborazione da parte di associazioni di cittadini non armati che siano utili a segnalare casi di disagio sociale o che possano recare pregiudizio alla sicurezza. Questa formulazione, secondo alcune interpretazioni, vorrebbe solo dare un manto di legalità, una copertura formale a ciò che sta già avvenendo in qualche parte del Paese, dove, sulla spinta di gruppi, di associazioni di chiara matrice politica, si sta già dando corpo a forme di autodifesa territoriale che si attivano sotto questa copertura per dare una sensazione di maggior tutela dell'ordine pubblico. È nostra convinzione che questo sia un procedimento pericoloso, si sarà trattato forse di una vicenda marginale, ma non è un caso che nei primi giorni successivi all'adozione di questo decreto legge le forze di polizia siano dovute intervenire per sedare dei conflitti che erano scoppiati fra questi raggruppamenti ed altri assembramenti di persone ispirate da posizioni politiche di segno opposto, quindi mettendo alla prova e aggravando ulteriormente l'onere delle forze dell'ordine. Lo riteniamo pericoloso perché questa impostazione avvalora l'idea che ci siano parti della cittadinanza più solerti, più impegnate ed attive nella difesa dell'ordine pubblico rispetto ad altre, mentre riteniamo che nel suo complesso questa funzione debba essere primariamente assolta dagli organi di polizia e, laddove - già lo prevede anche la nostra legislazione regionale - vi sia la necessità di avvalersi del concorso di soggetti esterni, questo non avvenga in forma volontaristica da parte di organizzazioni che nascono allo scopo e che si connotano con questa finalità, ma che debba semmai nascere direttamente sotto l'egida dell'ente pubblico per sua volontà e attraverso organismi che non abbiano alcuna connotazione di tipo politico. Riteniamo che la politica della sicurezza vada praticata in modo molto più profondo, quando si dice che deve nascere una cultura e quindi si deve fare della formazione per la sicurezza un coinvolgimento attivo della cittadinanza, siamo perfettamente d'accordo e intendiamo sostenere fino in fondo questa linea; siamo più preoccupati nel vedere incoraggiate iniziative di carattere evidentemente estemporaneo, strumentale e soprattutto temiamo molto una colorazione politica delle funzioni d'ordine, che devono rimanere di natura generale. Nei giorni scorsi il Presidente della Regione ha dato vita ad una Consulta per il servizio civile; se canale vi deve essere da parte di questa nostra comunità - sottolineo tre volte "se" -, che siano questi i canali che attiviamo come valdostani per dare maggior spessore all'azione di contenimento e di sorveglianza, azione che deve passare attraverso il coinvolgimento della comunità intera in modo trasversale e non dando una corsia preferenziale o in qualche modo i galloni a chi autonomamente ritiene di doversi far carico di queste funzioni. Vi è sempre un primo passo anche in tali vicende, ma sono vicende che - lo abbiamo già detto e non vogliamo ripeterlo per non dare enfasi che sarebbe assolutamente strumentale alla questione - contengono dei germi di alta pericolosità. Per questo abbiamo ritenuto giusto riaprire tale capitolo, ne facciamo oggetto di condivisione con voi tutti affinché vi sia un pronunciamento chiaro e netto sull'inopportunità di quelle che sono state chiamate le cosiddette "ronde", ma che per noi nella configurazione che possono prendere in base al decreto legge sulla sicurezza pubblica, il contrasto alla violenza sessuale e agli atti persecutori possono assumere dei connotati altamente pericolosi.

Président - La discussion générale est ouverte.

La parole au Conseiller Zucchi.

Zucchi (PdL) - Il collega Louvin, al quale va riconosciuta un'abilità oratoria particolare che gli è propria, anche a seguito di anni e anni di militanza in questo Consiglio, ha fatto uso della parola strumentale un paio di volte nel corso del suo intervento. Credo che di strumentale, se proprio vogliamo usare questo termine, vi sia la sua mozione, perché come definire diversamente una mozione che contiene due argomenti che sono completamente differenti uno dall'altro e che sono in corso di discussione in questi momenti in Parlamento anche nei contenuti che ha enunciato il collega Louvin? Questo di fatto vanifica la preoccupazione da parte dei colleghi proponenti su entrambe le materie. Sia sul versante della sicurezza, sia sul versante delle questioni riguardanti i malati, l'obbligo da parte dei medici, i proponenti sanno bene che è aperto un grande dibattito in queste ore anche all'interno delle forze politiche. Ho avuto occasione di essere presente durante il Congresso de Il Popolo della Libertà, dove nella piena autonomia e libertà di espressione, anche i vari leader che si sono pronunciati sull'argomento hanno espresso delle opinioni anche diverse che determinano le diverse visioni che avranno modo di esprimersi in Parlamento su queste due materie. Il Presidente della Camera, Fini, intervenendo sabato sulla costituzione de Il Popolo della Libertà, ha rimarcato su questi due punti la necessità che le forze di maggioranza e il Parlamento nella sua interezza dibattano, approfondiscano tale tema, pertanto non consideriamo dal punto di vista contenutistico appropriata la mozione in questo caso presentata, se non per il fatto - e bisogna dare atto allo stesso collega proponente che nella I Commissione lo ha anche ammesso - dell'intento che si vuole prefiggere nel presentare la mozione. L'intento cioè - scevra la mozione dei contenuti che sono oggetto di discussione in Parlamento - di far emergere in modo strumentale la posizione di questa maggioranza, quasi a sottolineare che tutto quello che potrebbe essere sostenuto da tale Governo o, meglio, non obiettato dal Governo regionale per quanto attiene i provvedimenti che provengono dalla maggioranza di governo nazionale è male, mentre è bene il contrario. Credo che la maggioranza - non sta a me fare l'avvocato difensore della maggioranza - non sia così sprovveduta da non ritenere lo scopo della mozione, che è veramente un po' risibile, perché è solo un tentativo di pesca fuori stagione. Non so se è iniziata la pesca, è comunque una pesca senza licenza e pretendere di andare a pescare senza la lenza, prendendo quasi a schiaffoni i pesci..., pensando che vengano fuori mi sembra pretenzioso.

Credo che sugli argomenti, sui contenuti, come ha ricordato il collega Louvin, siano dopo le Commissioni che approfondiranno; la I Commissione analizzerà e approfondirà i problemi della sicurezza, mi limito al tema che inerisce la mia Commissione, la prima, di cui faccio parte, così come abbiamo cominciato a fare e che hanno dato delle risultanze che sono non di poco conto. Un conto è analizzare le questioni della sicurezza che sono legate al nostro territorio e che riguardano la nostra Commissione e questo Consiglio, un altro è cercare di sfruculiare per cercare di mettere un po' di peperoncino. Si capisce qual è l'intento da parte dei proponenti, ma credo che questo tentativo verrà respinto per le motivazioni che ho addotto.

Presidente - Se non ci sono altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.

La parola al Presidente della Regione, Rollandin.

Rollandin (UV) - La presentazione di questa mozione risente ed evidenzia un escamotage piuttosto pacchiano di ridiscutere per la seconda volta un tema che, proprio per la delicatezza dello stesso, era stato presentato alla Commissione competente. La Commissione sta discutendo del tema relativo alle ronde e, mentre si sta discutendo di esso, si riporta all'attenzione del Consiglio in questa mozione il discorso stesso, per ammissione degli stessi proponenti dicendo che sono due cose messe assieme, ma che hanno già un percorso separato. La prima domanda che pongo allora è perché è stato fatto questo panaché innaturale in questo momento? Evidentemente per delle ragioni che non sono per far esprimere nel merito, ma per cercare di evidenziare qualche difficoltà, cosa che non esiste e, quando arriveremo a conclusione del discorso sicurezza, potremo dire tutto quello che pensiamo sulla sicurezza.

Per quanto riguarda il primo punto, le misure relative alla parte collegata all'intervento dei medici, quindi per quanto riguarda i medici che sono tenuti alla denuncia dei pazienti migranti clandestini che si presentano nelle strutture sanitarie, questo, come ha detto già l'interpellante, ha preso una corsia diversa, sta per essere riesaminato in termini che devono essere visti sotto due profili. È stato infatti sottolineato che, a differenza di prima, il discorso dell'atteggiamento da tenere nei confronti del clandestino è mutato, oggi il fatto di essere un clandestino non è casuale o da prendere in considerazione a seconda dei momenti, ma è reato; se è reato, lo è per tutti i clandestini, indipendentemente dalla sua questione. A tale punto si inserisce il discorso umanitario, che giustamente porta i medici a dire: "noi medici facciamo i medici", non facciamo i rilevatori di clandestini, nel senso che il medico dice: "ho di fronte una persona che ha bisogno di cure, io intervengo", che poi questo sia in una posizione diversa... qualcun altro rileva il fatto che nell'evidenziare le generalità risulta che questo non ha una posizione nel nostro Paese che sia regolarizzata. Ecco perché da quando la clandestinità è reato, c'è questa difficoltà di rappresentare nel modo giusto l'atteggiamento del medico, che deve fare il medico, quindi deve curare e, quando la persona arriva al pronto soccorso, lui interviene indipendentemente dal fatto che sia clandestino o no, ma nel contempo non si può ignorare che se uno è clandestino, bene o male tale tipo di atteggiamento o di presenza non regolare va segnalata, perché questo è un obbligo per tutti, quindi ci sono delle regole che, finché non vengono cambiate, vanno rispettate. Questo per quanto riguarda, perché si è fatto anche il distinguo, il momento di emergenza sanitaria, ossia il pronto soccorso, laddove curano e poi guardano i documenti per arrivare alla possibilità di individuare il soggetto interessato. Diversa è invece la frequentazione ambulatoriale o come veniva spiegato sotto il profilo dell'esigenza di andare a dire che il soggetto, che avrebbe bisogno di cure, non va in ambulatorio perché, siccome è clandestino, se va in ambulatorio e presenta i dati, potrebbe esserci questo controllo e viene fuori che la persona non ha una posizione regolare, perché la posizione regolare non è solo legata al fatto della persona che non ha seguito certe regole e la prima domanda che ci si pone è perché certe persone non hanno seguito queste regole. Possono esserci fra i clandestini dei fior di galantuomini, ma possono esserci anche persone per le quali non si è arrivati ad una regolarizzazione. Per tutte queste ragioni oggi c'è una riflessione attenta su tale tema, per cui noi non possiamo che condividere il fatto che l'aspetto umanitario deve essere privilegiato, quindi comprendiamo la situazione dei medici, ma questo non ci autorizza oggi a trovare le soluzioni per uscire dall'altro tema, che il clandestino oggi deve essere trattato come un clandestino. Non c'è una via d'uscita ad oggi ed ecco la meditazione che è in atto per riuscire a ricucire questa situazione che oggettivamente crea non poche perplessità. Il fatto di aver voluto nella mozione abbinare questi due soggetti: uno in fase di approfondimento con l'altro che ha invece una determinazione chiara mette ancora più in difficoltà il tutto nel momento in cui chiede al Parlamento di condividere le norme. Quali sono le norme? Qui si parla di uno e dell'altro? Noi allora diciamo che, per quanto riguarda la prima parte, sicuramente siamo dell'idea che un ripensamento vada fatto e che la soluzione deve essere trovata a livello legislativo nazionale, perché quella è la sede. Pensiamo che il medico debba fare il medico e, per quanto riguarda la regolarizzazione o l'eventuale denuncia, non spetti al medico, ma a chi controlla i dati e deve fare in modo che la legge sia rispettata da tutti. Per l'altro verso, ripeto, mentre si sta facendo una discussione in Commissione, ci sembra perlomeno paradossale che qui sia stata di nuovo fatta tutta l'illustrazione del perché le ronde... per carità, si è voluto fare in modo surrettizio e ne prendiamo atto, ma noi riteniamo di fare una distinzione netta fra questi due aspetti, perché uno è in fase di approfondimento, e non voglio entrare nel merito perché l'approfondimento verrà fatto e ci permetterà di entrare in un sistema, che è quello della sicurezza e che in Commissione viene approfondito prendendo in considerazione una serie di aspetti e quindi andrà fatta una riflessione più attenta sulla sicurezza. Per quanto riguarda il primo punto, riteniamo che questo non possa essere oggi giudicato perché in fase di approfondimento, condividendo il fatto che il medico debba fare il medico e non debba fare un'attività di denuncia come viene chiesto. La cosa più corretta sarebbe che questa mozione venisse ritirata perché non è possibile fare una valutazione quando mancano dei riferimenti puntuali sul tema. Sul primo abbiamo detto qual è la nostra considerazione, c'è il riferimento al reato di clandestinità che non può essere sottaciuto, quindi le norme portano a creare questa difficoltà. Il secondo aspetto è in discussione, quindi ci sembra improprio che venga chiesto di votare una mozione di questo tipo, se si insiste a mantenerla, per le considerazioni fatte ci asterremo sulla mozione.

Président - La parole au Conseiller Donzel, pour déclaration de vote.

Donzel (PD) - L'argomento è più che mai attuale, ma tengo a precisare che meglio di quanto potrebbe fare il gruppo del Partito Democratico, su questo tema si stanno battendo a livello nazionale i nostri rappresentanti e devo dire con molta efficacia, visto che sono riusciti a convincere parte della maggioranza a fare marcia indietro su certi provvedimenti. Per quanto riguarda la questione delle cure mediche, ci pare assolutamente evidente la necessità di garantire l'assistenza medica a chiunque, è un principio umanitario imprescindibile e su questo siamo convinti che ci sarà uno sforzo vero in Parlamento affinché si vada in quella direzione, per questo non mi dilungo su tale punto. Sull'altro punto che riguarda la questione della sicurezza, come Partito Democratico abbiamo preso impegno di discuterla all'interno della Commissione. In quella sede mi sembra che un grosso passo avanti anche in questa regione sia stato fatto, in quanto sono state rigettate le istanze più demagogiche e populiste e spero che si cammini nella direzione che è richiesta da tutti i sindacati di polizia, che hanno manifestato lunedì, eccetto gli autonomi. CGIL, CISL e UGL hanno manifestato davanti al Viminale per protestare contro i tagli del Governo alla sicurezza, che riducono ulteriormente le risorse per le forze di polizia. Credo che la I Commissione stia svolgendo un lavoro che va nell'indirizzo di trovare sul territorio la possibilità di rispondere a queste misure e in questo senso c'è un certo imbarazzo da parte nostra a trovare nella mozione una parte che assolutamente condividiamo e che siamo sicuri anche a livello nazionale verrà cambiata e una parte che stiamo discutendo in Commissione, dove abbiamo preso l'impegno di continuare a discuterla. Pertanto essendo chiara la posizione su entrambi i punti del nostro gruppo, riteniamo non esserci le condizioni tecniche per votare la mozione e ci asterremo.

Président - La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - È curioso come questo tema provochi a vari livelli delle reazioni di silenzio, la stampa aveva indicato come assordante il silenzio che era calato nell'Associazione dei sindaci sul tema delle ronde e mi pare che anche da parte delle forze politiche presenti in Consiglio, in particolare le forze di opposizione, vi sia una certa afonia. Questo è forse dovuto alla natura surrettizia di queste iniziative, non adeguata; tutto è opinabile, colleghi, ma dopo le lodi che ha voluto tessere stamani il Presidente Cerise dell'operato, dell'alacre impegno di tutta l'Assemblea, ci sembra che il fatto di esprimersi politicamente rientri nei doveri di tale Assemblea, anche laddove queste tematiche siano di primaria competenza di un Parlamento nazionale, perché la comunità valdostana - lo abbiamo detto, ma lo ripeteremo anche in futuro - non deve privarsi del diritto-dovere di esprimere in quest'aula un suo orientamento, di misurare le posizioni della politica su temi di grande spessore. Li abbiamo accomunati, per noi c'è un denominatore comune molto preciso, che si riporta ad un problema di fondo che tutti siamo coscienti essere centrale nella decisione politica all'interno di questo Paese, che è il tema della migrazione, è il tema anche di una criminalità in parte indotta e forse anche amplificata in questi ultimi tempi a livello di media, che costantemente porta ad accrescere un allarme sociale, una preoccupazione e di riflesso la politica ad innalzare barriere. Siccome di barriere ce n'è bisogno, ma devono essere delle barriere compatibili con i principi fondamentali di tutela persona umana e con la necessità di avere delle istituzioni attente, che non deleghino a parti private la gestione della loro sicurezza, riteniamo doveroso su entrambe le questioni che vi sia una posizione. Chiederemo al Presidente del Consiglio la cortesia, nell'interesse anche dei colleghi che lo ritengano eventualmente, di disporre una votazione per punti della mozione, scindendo le due questioni, perché sono questioni che possono dare adito a valutazioni diverse ed è giusto che ciascuno le espliciti nel modo ritenuto più opportuno, fatto salvo da parte degli uffici della Presidenza del Consiglio della competenza a rimaneggiare sotto il profilo formale l'esito della mozione.

Per quanto riguarda la questione dell'obbligo di denuncia dei clandestini, Presidente, chi non sottoscrive l'indicazione che il medico deve fare il medico? Lei ha detto una cosa che anche fuori da quest'aula faccia l'unanimità, è qualcosa di tautologico e di assolutamente evidente. È altrettanto evidente che si deve dire al medico se deve fare due righe di denuncia all'autorità giudiziaria quando mette mano a pinze e garze per curare un clandestino oppure no, non lo possiamo lasciare nel dubbio o nell'equivoco sul fatto se scatta o non scatta un 361 del Codice penale. È una questione di assoluta priorità far sì che lo si sappia, perché il migrante in condizioni di clandestinità non si presenta più dal medico, non va più a cercare un presidio medico ed è fonte di pericolo all'interno della nostra comunità per sé stesso e per gli altri. Riteniamo questo un problema che non deve essere demandato solo ad una riflessione attenta da parte del Parlamento, ma deve essere oggetto di una pronuncia da parte nostra. Che i medici dell'Ospedale di Aosta lancino un appello sulla questione alla comunità valdostana e indirettamente anche a noi, fa sì che abbiamo un obbligo morale di pronunciarci; abbiamo ritenuto di doverci fare carico di introdurlo in questa Assemblea. A noi pare necessario che si dia al Parlamento la nostra voce e si dica: "Signori, l'equilibrio difficile, complesso, ma stabile che è stato raggiunto su questo tema attraverso la "Turco Napolitano" prima e la "Bossi Fini" dopo per noi deve rimanere consolidato". Questo famoso quinto comma dell'articolo 35 per cui l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio un referto qualora ci siano altri crimini che stanno dietro soprattutto alla necessità di epidemia a parità di condizioni con il cittadino italiano; questo è un equilibrio delicato che si è consolidato nella legislazione e che va perfettamente mantenuto.

Punto secondo: abbiamo preso atto che non si vuole aprire una discussione politica su questo tema, si preferisce mantenere la discussione sul canale della stampa attraverso iniziative annunciate o altri veicoli di informazione; questo a noi non pare opportuno alla luce del fatto che si dice voler mantenere in quest'aula il baricentro della discussione ed è un peccato, ma non per ragioni strumentali, sarebbe veramente meschinello se perseguissimo solo questi obiettivi, lo troverei veramente di basso profilo. Nel momento in cui i sindaci stessi, con un garbatissimo no comment manifestano la loro disapprovazione per questa impostazione, nel momento in cui le forze di polizia in modo maggioritario e anche apertamente manifestato chiedono che vi siano diverse soluzioni sul problema e non ci si affidi a questo orientamento, a questo punto abbiamo o non abbiamo il dovere di dire la nostra? Si dice: "è meglio rimandare in Commissione, studiare, approfondire, discutere...", eccetera; fra pochi giorni scadono i termini di conversione di questo decreto e si saprà, come già emerge dalla Commissione, se questa norma delle ronde diventa a tutti gli effetti una legge definitiva. A nostro modo di vedere bisogna far sapere che siamo in disaccordo, noi lo siamo radicalmente, non ci interessano momenti di approfondimento che siano solo tesi a prendere tempo rispetto ad un'esplicitazione di un pensiero, di un'opinione che a nostro avviso deve trovare corpo in quest'aula. Chiediamo quindi che sia messa in discussione e facciamo appello al Presidente affinché disponga queste votazioni in termini separati, palesi, ciascuna forza politica dica se è d'accordo o non è d'accordo su tali due questioni, dopodiché l'opinione pubblica ne potrà trarre le proprie legittime conclusioni.

Presidente - Grazie, collega Louvin, sono affascinato dalla sua illustrazione, lei mi ha quasi convinto. Premetto che continuo a tessere le lodi di questo Consiglio, anche perché vorrei fare un lavoro utile, ma non ho capito come posso mettere in votazione un dispositivo che è enunciato in una sola frase, perché si dice: "chiede al Parlamento italiano di non convertire in legge le norme sopra richiamate..."

Louvin (fuori microfono) - ... se ne approva solo una e diventerà la norma...

Presidente - ... lei mi ha fatto una proposta e voglio capire bene, perché o mi si propone qualcosa di diverso, altrimenti cosa metto in votazione? Ci troviamo di fronte ad una mozione che ha una premessa, sulla quale non mi risulta si sia mai votato e c'è un dispositivo che chiede di... allora se non mi si dà una formula alternativa, cosa posso mettere in votazione? "Chiede al Parlamento italiano di non convertire in legge...", ma scusate o emendiamo questo dispositivo... lei ha fatto il Presidente di questa Assemblea come me, guardi che la discussione generale è chiusa, siamo in fase di dichiarazione di voto, quindi la proposta di per sé non è più emendabile...

Louvin (fuori microfono) - ... non abbiamo chiesto di emendare, abbiamo chiesto di fare l'adeguamento testuale, la cosiddetta "correzione formale"...

Presidente - ... no, guardi, lei non sta chiedendo... scusi, se mi propone di sottoporre a votazione diversa, vuol dire che non è più una correzione formale, ma è sostanziale! Secondo me, la mozione a questo punto resta quella che è, non può essere cambiata.

La parola al Consigliere La Torre.

La Torre (FA) - Grazie, Presidente. Cercherò di sdrammatizzare e quindi, caro collega Louvin, "sei bello come una femmina" diceva il dott. Soria al suo servitore clandestino che lavorava da lui e sperava tanto di essere messo in regola; questo a significare che le leggi ci sono e devono essere applicate e il fatto che molte volte non siano applicate fa sì che tante persone, tanti clandestini vivano in uno stato di sottomissione. Credo che oggi il fatto di mettere in condizione i clandestini di essere evidenziati, quindi segnalati, se volete denunciati, sia un modo di rispettare la loro dignità, ossia di farli uscire da quella condizione di sottomissione in cui tante persone li vogliono per poterli sfruttare. La clandestinità non è un modo di vivere e anche il medico, che rispetto, infatti non entro nella discussione perché sostengo quanto ha detto il Presidente, che ci sono discussioni in corso in Parlamento ed è giusto attendere il dibattito, penso che anche il medico si dovrebbe porre la questione della dignità di questi clandestini, che non possono essere considerati delle persone senza volto, né nome, perché sono persone che devono avere un nome, un indirizzo e una vita che gli venga riconosciuta. Non possono essere dei desaparecidos della civiltà, ma questa è una discussione che poi affronteremo più avanti e questo per quanto riguarda il primo punto.

Per quel che riguarda il secondo punto, personalmente, ma sono di nuovo sulla posizione espressa dal Presidente, la lascerò da solo a chiedere al Parlamento di non convertire questo in legge per i motivi che sono stati detti. Sicuramente perché il dibattito è in corso e legittime sono tutte le posizioni, rispetto la sua idea, credo che debba essere rispettata anche la mia, è un'idea che in questo momento è un decreto in discussione in Parlamento, quindi è un'idea del Consiglio dei ministri ed è un'idea che ha uno spessore, un significato che non vuole essere né quello strumentale, né quello che vuole banalizzare con il termine "ronde" una sicurezza partecipata, il che vuol dire rendere i cittadini responsabili o, meglio, io ho definito meno indifferenti rispetto a quello che accade intorno a loro. Dobbiamo rompere il muro dell'indifferenza sull'insicurezza proprio perché tutti si sentono responsabili di una civiltà comune che deve essere condivisa anche nel darsi sicurezza l'un l'altro, questi però sono modi di vedere che sicuramente faranno parte del dibattito e su cui oggi non entrerò. Ritengo quindi che noi le nostre posizioni abbiamo avuto modo di esprimerle sui giornali come è giusto che fosse, avremo modo di parlarne ancora all'interno della maggioranza come deve avvenire, attraverso anche delle proposte legislative che io e il collega Salzone faremo, sull'onda delle proposte che sono state fatte non adesso, ma già da molti anni da altre Regioni, nel 2002 in Lombardia, dove c'è una legge che regola queste cose, nel Veneto, in Abruzzo, nel Molise ci sono leggi che ormai da 5-6 anni regolano un indirizzo, un percorso di sostegno del territorio, delle comunità e dei sindaci. Sono degli strumenti che si vogliono dare ai sindaci, una facoltà in più, dei soldi, dei denari che spesso possono servire ai sindaci per organizzare meglio la loro polizia locale, che possono servire per organizzare l'aspetto tecnologico per un volontariato legittimo, un volontariato che deve essere normato.

L'unica cosa che posso dire che condivido, ma non è sufficiente perché sostenga la mozione, quindi mi asterrò, come è stato preannunciato dal Presidente, è questo riconoscimento alle Forze dell'ordine pubblico, ai Carabinieri e alla Polizia che operano e che molte volte lo fanno anche in regime di difficoltà. Cos'è che invece non possiamo accettare ed è il motivo per cui ho alzato la voce su questo argomento? È che si dica che il problema della sicurezza non c'è, perché ogni volta che sentirà dire che il problema della sicurezza non c'è, alzerò la voce perché il problema della sicurezza c'è, la gente lo percepisce, ci sono dei problemi reali legati alla sicurezza che tenderanno ad aumentare. Siccome le crisi bisognerebbe sempre prevenirle e non rincorrerle e ne abbiamo vissuta una economica e la stiamo rincorrendo, ma molte volte le cose si possono prevenire, la sicurezza è uno di quei temi su cui dibattendo, incontrandosi, parlando, potremo con le sue posizioni, che rispetto - spero che lei rispetti anche le mie -, e con le mie, che sono molto chiare, spero dare un contributo sulla sicurezza. Per quel che mi riguarda (e penso anche la maggioranza a sentire le parole del Presidente) mi asterrò sulla sua mozione.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (PdL) - Grazie, Presidente. La mozione ha il pregio di aprire un dibattito importante, mi permetto di dire, cercando di stemperare la tensione del dibattito, che parlare di sicurezza al Consigliere La Torre è come dire al Consigliere Lattanzi che la borsa non salirà mai. È evidente che quando si dirà che la borsa non salirà mai, il Consigliere Lattanzi alzerà la voce tanto quanto farà il Consigliere La Torre quando si parlerà di sicurezza. Spero che mi passiate la battuta. Vede, Presidente Louvin, gli argomenti che lei ha voluto trattare con questo strumento della mozione, ma soprattutto con un'impegnativa così sintetica, ci mettono di fronte ad un problema di forma e di sostanza e lei lo ha capito perfettamente, forse lo ha capito nel momento in cui ha voluto portare questi due argomenti all'attenzione dell'aula.

Forse proprio nel momento in cui abbiamo cominciato a parlare, si è reso conto che lo strumento non era adeguato, al di là di quello che poi è stato il rilievo del Presidente che considero corretto, che non si può disgiungere la votazione su argomenti diversi quando lo strumento è questo. Io dico purtroppo, perché non mi sarei sottratto anche alla votazione separata; a mio avviso questo strumento non è adatto né ad affrontare tale dibattito, né ad esprimere una posizione politica che voglio darle merito, penso che ci conosciamo abbastanza per rispettarci sotto questo aspetto. Ho capito le vostre posizioni sia sul tema della questione degli extracomunitari purtroppo clandestini che si presentano al pronto soccorso, sia dei medici, che è un tema di una delicatezza così grande che il mio collega ricordava che anche ne Il Popolo della Libertà il dibattito è ancora tutto aperto al punto che il Governo... che aveva inizialmente fatte proprie una serie di esigenze che sapete perfettamente arrivano da alcune parti del Paese, nel quale gli extracomunitari clandestini si presentano con le malattie più svariate e beneficiano di una serie di servizi, solo per dire quanto sia profondo questo argomento, pesando sulla sanità nazionale, al contrario di molte persone italiane, cittadini, che anche in ristrettezze economiche i ticket li devono pagare, le tasse le devono pagare per tenere in piedi il sistema... Sappiamo perfettamente che su questo tema si rivoltano sensibilità di tipo umano e quindi la priorità della persona, che il Presidente Fini ha voluto ribadire viene prima di alcuni elementi come quello della sicurezza, ma implicano anche l'assunzione di responsabilità da parte di chi ha la responsabilità delle risorse pubbliche, che deve accollare al sistema sanitario nazionale migliaia di cittadini non cittadini, quindi di clandestini e sono d'accordo con il collega La Torre che la clandestinità non può essere un modo di vivere in questo Paese, può esserlo in altri Paesi, ma non in questo, non in un Paese civile e quindi comporta una serie di implicazioni nei bilanci, di ingiustizie sociali nei confronti di Italiani che pagano le tasse con le loro pensioni e non hanno i soldi per andare a farsi una TAC o una cura perché le risorse non bastano, perché l'8% della popolazione clandestina pesa... ci sono una serie di implicazioni che non si possono affrontare con questa risoluzione. Lo ha capito anche il "Governo Berlusconi", che ha dovuto rimettere al Parlamento le decisioni su una posizione che comunque lo Stato italiano ha il dovere di assumere, sia nella questione dei cittadini non cittadini, quindi dei clandestini per quanto riguarda le prestazioni sanitarie, sia sull'altro aspetto che nasce da esigenze di alcune zone del Paese al nord come al sud, al nord in particolare dove le ronde non sono nate per fare un'allegra bicchierata al bar, ma per l'esigenza di affiancare le Forze dell'ordine, che per questioni di bilancio lo Stato non può ampliare. E qui torniamo al quel famoso 43% delle tasse, che è la più alta percentuale d'Europa, ma non ci permette di pagare tutto e tutti e che vede nascere l'esigenza di associazioni di cittadini che sono già nate, ma sono da regolamentare! Nel primo caso degli extracomunitari clandestini quindi lei mi dice giustamente che c'è l'obbligatorietà della denuncia e lei sa che oggi per effetto di emendamenti e di dibattito politico a livello parlamentare stanno lavorando anche i colleghi del PD, compresi gli Onorevoli Nicco e Fosson, per fare in modo che la clandestinità venga gestita al meglio.

Sul secondo caso si parla di facoltà e sulla facoltà della regolamentazione delle ronde, sulla possibilità di avvalersi da parte dei prefetti delle ronde, il dibattito è aperto, perché è una possibilità e non un obbligo, ma c'è la necessità di regolamentare associazioni ormai fatte di centinaia di volontari che al nord e al sud cercano di proteggere le loro vite da assassini spregiudicati, a volte non extracomunitari, ma comunitari clandestini, che entrano nelle case e sgozzano le persone per 200 euro! Noi non possiamo comprendere quel disagio perché non lo viviamo ancora e spero non lo vivremo mai, ma se andate a Rozzano, o a Segrate, o a Treviso, il sentimento di paura giustifica che alcune persone di notte mettono una giacca rifrangente e si mettono sul territorio per disincentivare questi atti. Non stiamo parlando di fascistelli con i manganelli che si divertono: stiamo parlando di gente di 50-60 anni con le famiglie preoccupati non solo di perdere i loro averi, ma di perdere la vita; su questo sono nate quelle cose e quelle cose esistono e resisteranno che noi le regolamentiamo o meno! Il Parlamento ha dovuto affrontare un problema, ci sono centinaia di persone che sono organizzate in associazioni e che stanno pattugliando il territorio senza alcuna regolamentazione né di cosa devono, né di cosa possono fare, in totale disgiungimento da un controllo e in un Paese civile questo non può succedere. Su tali temi il Governo ha presentato una proposta che il Parlamento sta discutendo, è già stata modificata, cambierà ancora, ma questo Parlamento ha il dovere di legiferare. Se voi scrivete con una sola riga: "il Parlamento non converta quel decreto in legge" vuol dire che non lo converte neanche se modificato e questo non lo possiamo accettare, perché da cittadini italiani e valdostani responsabili abbiamo il dovere che quella legge venga emendata e approvata, affinché si abbia una linea chiara di comportamento nei confronti degli extracomunitari e comunitari clandestini quando si presentano alle strutture sanitarie. È un tema delicatissimo, che non si può risolvere, mi permetta, collega Louvin, con una riga dicendo: "il Parlamento non approvi", non esiste, là stanno lavorando 700 persone! Lei vuol dire che dobbiamo far sentire la nostra voce? Lo abbiamo fatto, abbiamo due Parlamentari: uno ha presentato un emendamento che è stato accettato e l'altro spero che faccia la sua parte. Sono lì a rappresentare la comunità valdostana, decidetevi: o la rappresentano o non la rappresentano! Se la rappresentano, credo che loro sappiano cosa devono fare sia per quanto riguarda la questione degli extracomunitari e comunitari clandestini, sia per quanto riguarda quella delle ronde.

La questione delle ronde, se smettiamo di banalizzarla e andiamo a fare un giro in Lombardia, in Veneto e nella periferia di Torino, forse ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando. La parola "ronda" è, secondo me, inadatta, giornalisticamente corretta, ma politicamente inadatta, non si parla di ronde, si parla di padri di famiglia che devono uscire la notte e dormire, invece che 7 ore, 5 ore, perché le loro vite sono in pericolo. Le regolamentiamo o no queste cose? Facciamo in modo che si coordino con i Prefetti e con le Forze dell'ordine o no? Oppure diciamo populisticamente: "quello lo devono fare i poliziotti...", non ce la farà mai nessun esercito al mondo! Se poi dovessimo aumentare i poliziotti nelle strade, direste che stiamo militarizzando le zone! Decidetevi! Una regolamentazione di libere associazioni di cittadini la dobbiamo fare. Credo che, pur riconoscendo la lealtà di tale iniziativa sotto l'aspetto politico, la passione, la voglia con cui volete dire la vostra su questa cosa, lo strumento sia formalmente e sostanzialmente sbagliato e su tale strumento non ci possiamo esprimere e quindi ci asterremo.

Président - La parole au Conseiller Salzone.

Salzone (SA-UdC-VdA) - Grazie, Presidente. Il problema di queste iniziative da parte dell'opposizione è cercare di capire fino a che punto sono strumentali, perché, come è stato detto da altri, posta in questa maniera la mozione mi pare provocatoria dal punto di vista della discussione.

Tengo a precisare una cosa: se il Governo modificherà questa norma, mi riferisco a quella della funzione del medico che deve assistere o meno i clandestini, noi ne abbiamo parlato, siamo d'accordo, ma, posta in questi termini la mozione - ripeto: in termini provocatori -, mi pare che non si raggiunga il buon senso. Voglio dire che sarebbe bene aspettare il dibattito, oppure farlo noi nelle sedi opportune per capire quali sono i dubbi che ci possono sorgere rispetto ad un problema posto in questi termini che considero superficiale. Perché se sono d'accordo in linea di principio rispetto alla tutela della salute di chiunque, clandestini o no, è pur vero che qualche dubbio me lo sono posto. Cosa vuol dire "non denunciare i clandestini"?, che, come è stato detto in modo chiaro, è un reato? Diciamo allora al medico di non denunciare il clandestino chiunque esso sia?, possiamo fare l'esempio, vogliamo estremizzare?, il terrorista che deve farsi medicare non deve essere denunciato? Facciamo una disparità fra cittadini italiani e stranieri? Non lo so, sono dubbi che mi pongo. Credo allora che valga la pena discutere in modo serio questo tipo di discorso: bisogna per forza fare delle distinzioni e trovare un sistema... per non dire che... i medici non devono denunciare i clandestini quando la clandestinità, come è stato detto, è un reato. Ci sono una serie di dubbi che eventualmente anche i giuristi devono risolverci per darci la possibilità di esprimerci in modo serio. Su questo fatto, ripeto, avremmo anche potuto decidere di votare tale parte della mozione, rimanendo con tutti i nostri dubbi e senza avere sul piatto le risposte di cui ho detto in modo molto sintetico in questo momento, ma sono sicuro che ci sono argomenti che possono essere approfonditi in una maniera diversa, in modo più serio.

Per quanto riguarda l'altra parte, qui mi riferisco alla strumentalità della mozione, Presidente Louvin, mi pare che avavamo raggiunto un accordo che, sulla base della risoluzione da voi proposta e rinviata in I Commissione, avremmo discusso in quella sede, per sviscerare in modo serio tutti i dubbi esistenti, per non dover sempre rispondere solo con slogan, che a volte sono, per motivi giornalistici, strumentalizzati. Quella è la sede per poter dare delle risposte e poi venire in aula e fare un dibattito sereno. Se questi erano gli accordi, è evidente che non possiamo oggi aprire un dibattito su un tema del quale ormai è da diverso tempo che stiamo parlando e abbiamo anche voglia di sviscerare tutte le cose che abbiamo in testa. Per dirla in un modo semplice, questa volta lei non mi ha convinto per niente sulla seconda parte della mozione, esattamente quando parliamo in modo dispregiativo di quei cittadini che sarebbero disponibili a dare una mano per aiutare le Forze dell'ordine e che voi come molti altri identificate in un concetto che definite volgarmente ronde. Capisco che è più facile intendersi forse, ma è molto diverso l'aspetto di come si pone tale questione. Dicevo che non mi ha convinto su questo argomento, mi ha convinto molto di più il suo collega Chatrian, che su questo concetto ha espresso un parere che mi trova concorde, ossia, cito da un giornale, quando il Vicepresidente Chatrian dice: "potranno essere..." - si riferisce ai cittadini - "... coinvolti soprattutto per segnalare alle Forze dell'ordine che nella vicenda manterranno il loro ruolo primario". È una concezione che, come diceva il Consigliere Lattanzi, anche se in modo diverso, è quella che cerchiamo di esternare anche noi. Anche su questo fatto avremo l'occasione di discutere meglio, essere più precisi e soprattutto dare risposte più serie ad un problema che rischia di aggravarsi anche da noi.

Président - La parole au Conseiller Caveri.

Caveri (UV) - Grazie, Presidente. Credo, a nome dell'Union Valdôtaine, che non si possa che essere d'accordo con quella misura e quell'equilibrio che ha portato il Presidente della Regione ad esprimersi in quest'aula, facendo una cronistoria a cui brevemente vorrei rifarmi per argomenti quali quelli che stiamo discutendo, che sono molto seri, sui quali esiste una vigilanza e un'attenzione da parte dell'opinione pubblica e certamente in un voto di astensione confluiscono anche idee e modi di pensare, atteggiamenti che possono avere anche sui singoli punti delle differenze. Pur tuttavia, credo sia bene ricordare perché siamo arrivati a questa discussione e il contesto all'interno del quale ci dobbiamo muovere in quanto Consiglio regionale; quindi, da una parte, la legittimità di espressioni politiche, ma, dall'altra, come ha ricordato in apertura stamani il Presidente Cerise, quel ruolo di legislatori che ci è proprio nell'ambito delle materie che ci sono assegnate dallo Statuto di autonomia.

Era già stata presentata in quest'aula una risoluzione che andava a toccare la questione delle ronde e la richiesta che era stata fatta era quella di poterne discutere con serenità nell'ambito della I Commissione. Il collega Zucchi ha ricordato come questo sia avvenuto in maniera assai positiva, perché abbiamo avviato una discussione che ha portato non solo un confronto approfondito con il Presidente della Regione anche nelle funzioni prefettizie, che, come ho detto la scorsa volta in aula, vanno tenute opportunamente separate, perché nelle funzioni prefettizie il Presidente della Regione risponde al Governo nazionale e non al Consiglio regionale, quindi bisogna essere, come dimostrato anche dalla storia della funzione prefettizia, molto cauti. Avevamo discusso anche con i sindaci di tali argomenti, anche questo è un risultato molto interessante: penso alle dichiarazioni del Presidente della Comunità montana Mont Rose, Ilo Chanoux, quando ha ricordato come in bassa Valle persistano dei problemi di chiamare attraverso il telefono i centralini, perché ancora purtroppo in determinate circostanze, in assenza, Presidente, purtroppo del numero unico previsto dall'Unione Europea, il "112", risponde in alcuni casi ancora Ivrea. È un tema interessante che potrà essere sviluppato. Il collega Louvin e il suo gruppo avevano aderito a questa idea di avere sul tema delle ronde, (anche se il "tema ronde" fa un po' sorridere, perché ci riporta tutti all'infanzia quando Aosta era una città alpina e c'erano tre energumeni che si aggiravano per i bar della città e facevano la ronda alla ricerca dei militari di leva che facevano i birichini per le città...), ma in realtà avevamo deciso di affrontare una discussione che in Commissione è stata molto interessante, perché ha riguardato la polizia locale, la legge che abbiamo in vigore e che prevede fra l'altro una forte componente di aiuto nel comparto della sicurezza da parte delle associazioni di volontariato. È un tema molto importante, sul quale avremo come legislatori la possibilità di tornare. Il gruppo del collega Louvin ha invece deciso di accelerare riproponendo in aula per un voto politico, come è stato detto, il tema delle ronde in un momento nel quale non sappiamo ancora come questo decreto-legge verrà convertito in legge. Ha aggiunto un altro tema molto importante nella discussione politica, sul quale forse le sensibilità non sono del tutto uguali, che è la questione della denuncia da parte dei medici dei clandestini. Questo è un tema molto delicato, abbiamo visto che l'Ordine dei medici si è espresso un po' dappertutto, si sono espressi i colleghi: da un lato, esiste il problema di perseguire la clandestinità e, dall'altro, esiste un diritto costituzionale, il diritto alla salute e anche il rischio che, avendo un atteggiamento nerboruto, come è avvenuto nelle statistiche, si allontanino una serie di persone dal mondo della sanità, innescando dei rischi che esistono. Ecco perché nel voto di astensione confluiscono molte questioni interessanti sulle quali avremo la possibilità di esprimerci nel prosieguo, soprattutto quando conosceremo le norme definitive. Nel caso particolare delle ronde, ma anche nel caso dei medici, che in questo momento mi sembra essere stato stralciato in una discussione che ha assunto una caratteristica autonoma rispetto al complesso del decreto... è chiaro che sulla questione delle ronde oggi è difficile discutere quando si sa che il decreto ministeriale applicativo sarà il cuore del provvedimento e che andrà al di là di quello che è scritto nell'articolo 6. Questi sono argomenti sui quali avremo modo di tornare anche nella discussione più pacata e meno politicizzata e meno in favore di telecamere o in favore di una discussione che serve anche a posizionarsi rispetto ad uno scacchiere politico che non è indifferente in questo momento in vista delle elezione europee. Mi sembra che la discussione che abbiamo fatto abbia consentito di esprimere diversi punti di vista, che mirano alla fine - penso alla questione sulla quale immagino siamo tutti d'accordo, che è il progetto della videosorveglianza della nostra Regione - a fare in modo che il cittadino percepisca elementi di tranquillità e sicurezza, perché talvolta non sono solo le statistiche a dare la percezione della sicurezza, ma sono anche i pensieri, la psicologia, i timori e questo in una popolazione in evidente invecchiamento qual è la popolazione valdostana e in un contesto sociale nel quale l'immigrazione continua a crescere, certamente sono degli elementi che porteranno a vive discussioni, perché questa è anche la costruzione della società valdostana del futuro.

Presidente - La parola al Consigliere Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Grazie, non si preoccupi, Presidente, né si preoccupino i colleghi. Prendiamo atto della decisione della Presidenza di non procedere a votazione separata, ce ne rammarichiamo perché riteniamo che sarebbe stato un modo più limpido per i colleghi che lo desiderassero di potersi esprimere su due questioni che abbiamo voluto porre contestualmente, ma che potevano essere discusse anche separatamente viste le sensibilità.

Un'osservazione legata allo svolgimento di questo dibattito, ma pro futuro. Abbiamo introdotto la questione con un'illustrazione sufficientemente ampia, c'è stato un intervento ampio del Presidente della Regione, nessuna delle forze politiche di maggioranza è intervenuta nella discussione generale, le ho con un cenno chiesto io stesso se non c'erano altri interventi al momento delle dichiarazioni di voto, perché sembra garbato consentire ai proponenti di avere una parola di replica se ci sono delle posizioni differenziate, hanno tutti atteso i colleghi ad esprimersi dopo il nostro intervento. Pro futuro, Presidente, se è possibile i dibattiti cerchiamo fra tutti di organizzarli in modo diverso, in modo che vi sia una possibilità di interlocuzione. Ho sentito degli interventi interessanti da parte dei colleghi che si sono espressi, ma che si sono tutti espressi dopo che abbiamo fatto l'illustrazione...

(interruzione del Consigliere Lattanzi, fuori microfono)

... chiedo scusa, è un invito pro futuro ad organizzarci in modo diverso, altrimenti veniamo tutti qui con il compitino pronto e con le posizioni... A noi piace che il dibattito possa essere aperto e poter rispondere alle questioni che sono poste. Per quanto riguarda le dichiarazioni di voto, sono già state fatte e naturalmente manteniamo il voto favorevole.

Presidente - Pongo in votazione la mozione:

Consiglieri presenti: 34

Votanti e favorevoli: 5

Astenuti: 29 (Agostino, Benin, Bieler, Caveri, Cerise Alberto, Comé, Crétaz, Donzel, Empereur, Fontana Carmela, Impérial Hélène, Isabellon, Lanièce André, Lattanzi, Lavoyer, Maquignaz, Marguerettaz, Pastoret, Prola, Rigo, Rini Emily, Rollandin, Rosset, Salzone, Tibaldi, Viérin Laurent, Viérin Marco, Zublena Manuela, Zucchi)

Il Consiglio non approva.