Oggetto del Consiglio n. 277 del 21 novembre 1970 - Resoconto
OGGETTO N. 277/70 - Proposta di legge statale per la revisione dell'ordinamento finanziario della Regione Valle d'Aosta.
Chantel (P.S.I.) - Premetto che è stato distribuito o è in fase di distribuzione il nuovo allegato c) che è stato modificato con un aumento della quota fissa e una diminuzione della quota variabile, dopo la discussione avvenuta nella Commissione Affari Generali e Finanze.
"Signori Consiglieri, ho chiesto la parola per illustrarvi, se ancora ce ne fosse bisogno, il disegno di legge statale che viene oggi sottoposto alla vostra approvazione per la revisione dell'attuale sistema di ripartizione fiscale.
La relazione allegata al disegno di legge illustra con chiarezza e sufficienza i motivi che hanno indotto la Giunta regionale a rivedere l'attuale sistema di ripartizione che, ormai vecchio di ben 15 anni, si è dimostrato nel tempo insufficiente a sopperire le esigenze finanziarie dei bilanci regionali.
Il problema ormai sul tappeto da tanti anni trova oggi, con la proposta formulata, pratica e ritengo soddisfacente soluzione, del tutto idonea ad assicurare nel futuro, alla nostra Regione disponibilità finanziarie, essenza stessa di una vera autonomia, consone ai compiti che la Regione si propone di assolvere per il benessere della popolazione valdostana.
Ritengo qui doveroso ringraziare coloro che prima di me hanno trattato questo importante problema, in particolare gli Assessori alle Finanze, Avv. Fillietroz e Rag. Bordon che mi hanno preceduto, predisponendo svariati studi ed intavolando difficili trattative per addivenire ad una revisione del riparto.
La legge che viene sottoposta all'approvazione del Consiglio non è che la conclusione di tutti gli sforzi fin qui compiuti ed il risultato di comuni esperienze che meritano in questa sede, e prima di passare all'esame del provvedimento, un particolare commento.
Fra le esperienze di maggior rilievo che ci hanno indotto a sottoporre all'approvazione del Consiglio un nuovo riparto, devo qui ricordare che la richiesta allo Stato di speciali contributi annuali (art. 12 dello Statuto) per sopperire in pratica a normali esigenze di bilancio, si è dimostrato nel tempo sistema estremamente lento e macchinoso tant'è che ancor oggi deve pervenire alla Regione il contributo speciale di 3 miliardi concessi per il 1968, e per evitare ulteriori discussioni e trattative per i contributi 1969 e 1970 il disegno di legge riporta un apposito articolo (art. 13) per la loro concessione alla Regione.
È forse il caso di affermare che non tutti i mali vengono per nuocere, tant'è che l'inconveniente lamentato è stato ampiamente discusso dalle Commissioni Finanze e Tesoro, che in sede di esame del provvedimento di concessione alla Regione del contributo speciale per il 1968, in un ordine del giorno hanno concordemente raccomandato al Governo di rivedere l'attuale sistema di ripartizione fiscale fra lo Stato e la Regione ed il Sottosegretario di Stato per il Tesoro Dr. Riccardi ha dichiarato di accettare la raccomandazione.
Le trattative che ne sono seguite sono state lunghe e laboriose e l'impostazione data al nuovo riparto si concretizza nei seguenti punti essenziali:
1) riconoscimento alla Regione a partire dal 1971 di una quota di riparto idonea ad assicurare la copertura di tutte le sue spese, non solo correnti o di funzionamento, ricorrenti in conto capitale e relativi al rimborso di prestiti, ma anche e soprattutto delle spese in conto capitale indispensabili a favorire un normale impiego di investimenti rientranti, di per sé stessi, nei compiti istituzionali della Regione;
2) assegnazione alla Regione di uno speciale contributo in conto dell'art. 12 dello Statuto di complessivi 6 miliardi per gli anni 1969 e 1970 a definizione delle istanze a suo tempo presentate e non ancora definite e a copertura di corrispondenti spese già impegnate o stanziate nei bilanci 1969 e 1970;
3) assegnazione alla Regione nel quinquennio 1971 e 1975 di speciali contributi per complessivi 16 miliardi, ai sensi dell'art. 12 dello Statuto, atti a consentire interventi straordinari e contingenti per opere ospedaliere, edilizia scolastica ed edilizia popolare.
I competenti organi ministeriali, con i quali ho avuto ripetuti contatti hanno sostanzialmente aderito alle tesi sostenute dalla Regione e superate difficoltà di ordine tecnico amministrativo è stato possibile predisporre il disegno di legge sottoposto oggi alla Vostra approvazione che, sul piano pratico assicura alla Regione la possibilità di fruire dei seguenti finanziamenti:
a) quota fissa di riparto per un importo annuo di circa Lire 11.500.000.000 con un incremento di circa 6 miliardi rispetto al gettito delle quote fisse previste per il 1970;
b) possibilità di ottenere dallo Stato ad integrazione della quota fissa ulteriori decimi su determinate imposte per un importo massimo di circa 3 miliardi e 600 milioni all'anno (la quota variabile 1970 è stata concordata in circa 3 miliardi 300 milioni);
c) assegnazione di un contributo speciale di Lire 6 miliardi in conto dell'art. 12 1969-1970;
d) assegnazione di uno speciale contributo di 3 miliardi e 200 milioni annui, per la durata di 5 anni, in conto dell'art. 12 dello Statuto regionale.
La Commissione consiliare permanente per gli Affari Generali e Finanze cui la Giunta ha sottoposto il disegno di legge oggi in esame ha espresso il proprio parere favorevole alla sua approvazione.
Al Consigliere Avv. Caveri, che anche a nome del gruppo consiliare Union Valdôtaine ha sollevato, in sede di Commissione, riserva circa la prevista attribuzione alla Regione di due quote di riparto fiscale, una fissa e l'altra variabile, puntualizzo:
1) in base alle trattative intercorse con i competenti organi ministeriali (Dicasteri delle Finanze del Tesoro) che in pratica saranno chiamati ad esprimere il loro parere tecnico-amministrativo sul provvedimento è sorta la questione di evitare l'attribuzione di una quota di riparto per evitare non tanto analoghe richieste da parte di altre Regioni a Statuto speciale, ma essenzialmente per evitare di escludere da ogni possibilità di riparto l'imposta di fabbricazione sugli olii minerali, non ammessa a riparto da nessuna Regione a Statuto speciale.
Francamente non mi sento di proporre al Consiglio di escludere tale entrata dal riparto e ciò in relazione al gettito che ne può derivare alla Regione trattandosi di un imponibile che oggi supera largamente i 2 miliardi l'anno (i nove decimi rappresentano per la Regione 1,8 miliardi) ed è destinato al sicuro sensibile incremento;
2) una più larga base imponibile ammissibile a riparto consentirà una maggiore elasticità al bilancio della Regione che, in sede di formazione del bilancio stesso, potrà sempre contare su una quota di riparto che come ho già accennato non potrà soltanto tener conto delle normali esigenze della Regione (Spese correnti o di funzionamento, spese per rimborsi di prestiti e spese ricorrenti in conto capitale), ma dovrà soprattutto tener conto di investimenti produttivi rientranti nei compiti istituzionali della Regione da destinare ad un indispensabile incremento dei redditi per un futuro migliore della nostra Valle.
La più larga base imponibile cui ho accennato potrà altresì compensare eventuali, non auspicabili, flessioni nel gettito della Casa da Gioco di St. Vincent.
Prima di concludere voglio rivolgere un pubblico ringraziamento al nostro Segretario Generale Dr. Brero, al Ragioniere Capo Peretto ed ai loro collaboratori tutti per la serietà e la diligenza dimostrata nel condurre a termine questo gravoso lavoro.
Sono certo che hanno operato così nel solo interesse della Valle d'Aosta e mi auguro che tutti i colleghi Consiglieri, a qualunque partito appartengano, vogliano, operando nello stesso spirito di superiore interesse al nostro Paese, dare, adesso, la loro approvazione alla legge sul riparto per seguirla poi, in completa collaborazione, e con tutti i mezzi a loro disposizione nel suo iter legislativo verso la sua definitiva approvazione da parte del Governo presieduto dall'On.le Colombo che, sia nel rispondere all'On. Ollietti nel corso del dibattito sulla fiducia al Governo, sia nel rispondere ad un telegramma di auguri inviatogli dal Presidente della Giunta valdostana Dott. Dujany, assicurava il suo interessamento favorevole per la definizione dei problemi che interessano l'avvenire e lo sviluppo della Valle d'Aosta".
Montesano (P.S.D.I.) - Chi chiede la parola? Nessuno chiede la parola su questo importante documento?
Dolchi (P.C.I.) - Signor Presidente e Colleghi Consiglieri, come prima cosa voglio sottolineare che bene ha fatto il Presidente Montesano ad accogliere la proposta della Commissione Affari Generali e Finanze e dedicare la seduta odierna esclusivamente alla discussione e alla approvazione della proposta di legge per il riparto fiscale.
È un argomento di tale importanza che merita tutta l'attenzione ed anche il tempo necessario. È uno degli argomenti di fondo - di cui abbiamo parlato nella scorsa seduta - su cui la volontà autonomistica del Consiglio può e deve misurarsi. È una impostazione che può dimostrare lo spirito unitario necessario ed indispensabile perché il provvedimento vada a buon fine e superi tutte le difficoltà che potrà incontrare nel corso dell'iter parlamentare.
Abbiamo già detto, e mi sembra inutile ripetere, che i Gruppi parlamentari Comunisti sono disponibili ad appoggiare una siffatta legge che tende a definire i rapporti finanziari fra Stato e Regione, come già è emerso chiaramente negli ordini del giorno proposti dai deputati e senatori comunisti nelle competenti Commissioni alla Camera e al Senato.
Vorrei però aggiungere che la legge sud riparto fiscale è anche, per quanto ci riguarda, la prova di una concezione diversa dell'opposizione e della funzione della minoranza.
Parecchie volte abbiamo ribadito, anche in polemica con la Democrazia Cristiana, che ritenevamo superato il concetto per cui la maggioranza governa e l'opposizione si limita a criticare. Abbiamo sempre affermato invece che l'opposizione, o se volete, le minoranze, hanno il dovere di partecipare alla vita dell'Assemblea elettiva con proprie proposte ed iniziative. Ha il dovere, una minoranza cosciente della propria responsabilità, ha il dovere di assumersi le proprie responsabilità nell'indicare soluzioni, nel contribuire all'elaborazione di provvedimenti interessanti la comunità. In tal senso ci siamo mossi in questi anni con la convinzione di assolvere alla nostra funzione di Partito di classe, che concepisce l'autonomia come strumento di effettiva partecipazione democratica.
Ricordo questo perché penso che non ci sia nessuno che possa negare il notevole contributo dato dal Gruppo regionale comunista che ha seguito questa linea di opposizione costruttiva e partecipe all'impostazione e allo studio del problema del riparto fiscale.
Direi che abbiamo, in accordo e in collaborazione con gli altri Gruppi di opposizione, non solamente tallonato e spronato la Giunta, ma addirittura sopravanzato a volte le timide iniziative in proposito negli ultimi anni effettuate dall'Assessore prima e Presidente poi, Rag. Bordon.
Tutti ricordano come una legge presentata un anno fa su questo argomento, legge presentata dalle opposizioni, ma che ricalcava un testo proposto dallo stesso Rag. Bordon, non sia stata discussa in questo Consiglio per un colpo di forza dell'allora maggioranza che la rinviò in Commissione dove poi giacque. E tutti ricordano come in ogni discussione di bilancio preventivo, quasi con cocciutaggine, da parte comunista si richiedeva la definizione di un nuovo riparto fiscale con lo scopo di dare stabilità e credibilità alla parte Entrate della Regione e come la nostra critica al contributo statale sull'art. 12, tanto caro all'amico Bordon, fosse basata sulla preoccupazione dell'aleatorietà della soluzione che di anno in anno si presentava.
Siamo giunti oggi, pertanto, al dibattito di una proposta che va nel senso delle cose da noi dette in tutti questi anni e non possiamo che rallegrarcene.
Ciò sta a significare che non abbiamo parlato ed agito invano.
Però, con la stessa franchezza e coerenza con le quali ci siamo battuti per un nuovo riparto fiscale ed abbiamo criticato, nel passato, le posizioni rinunciatarie che riguardavano le forze politiche, che il problema non volevano affrontare e risolvere - mi sento in dovere di dire che il disegno di legge che oggi voteremo potrà superare gli scogli che troverà o che verranno posti sul suo cammino se non sarà solamente il risultato di un voto consiliare - che mi auguro unanime - ma anche l'espressione della volontà di tutta la Valle d'Aosta.
Bisogna che attorno a questa applicazione statutaria, a questo fondamentale diritto autonomistico si stringa la volontà delle popolazioni, si faccia ad esempio sentire la voce dei Consigli comunali, consci che in un nuovo riparto fiscale può trovare posto l'attesa legge di integrazione dei bilanci comunali.
Si faccia sentire pure la voce dei Sindacati, delle Organizzazioni di categoria, che devono comprendere come con questo nuovo riparto, nuove possibilità della Regione si possono manifestare per l'avvio delle riforme anche in Valle d'Aosta.
È indispensabile cioè, secondo noi, e in tal senso prenderemo con tutti quelli che condividono questa impostazione le opportune iniziative, è indispensabile che la proposta del Consiglio regionale per avere successo sia accompagnata dal consenso e dall'appoggio di tutti gli abitanti della Valle e di tutti gli organismi elettivi della Regione affinché questo nuovo riparto fiscale si concretizzi, divenga realtà nell'interesse dell'avvenire della Regione e del suo ulteriore sviluppo.
Grazie.
Caveri (U.V.) - Je ferais quelques considérations sur ce projet de loi. Les Conseillers de l'Union Valdôtaine voteront à faveur de ce projet de loi. Cependant il nous sera permis de faire quelques remarques.
Il y a un aspect négatif dans cette proposition de loi qui consiste dans le fait qu'il y a toujours le système de la quota fissa et de la quota variabile.
Nous de l'Union Valdôtaine, come d'autre part d'autres Groupes du Conseil, nous avons été toujours contraires au système de la quota fissa e de la quota variabile pour des raisons qui sont évidentes, il y a une raison de nature financière, mais il y a surtout une raison de nature politique, parce que le système de deux pourcentages et de deux quote est un système qui dépend de la théorie, de la fameuse théorie de robinet de Ministre Gava.
Or, évidemment, nous ne pouvons pas accepter ces tentatives de chantages qui sont quelque chose de plus que des tentatives parce que c'est un chantage qui a été exercé vis-à-vis de la population valdôtaine pendant des longues années.
Un étudiant américain qui n'est pas suspect de théorie grossiste puisqu'il appartient au parti Républicain a écrit une thèse de doctorat sur l'autonomie de la Vallée d'Aoste et il s'étonne, il se scandalise que le Gouvernement central en Italie c'est toujours servi de l'arme des chantages politiques vis-à-vis de la Vallée d'Aoste, et il cite vraiment la fameuse théorie des robinets de Gava pour déplorer ses méthodes politiques.
Voilà pourquoi nous sommes contraires au système de la quota fissa et de la quota variabile et c'est la réserve la plus importante que nous faisons sur cette loi.
Nous nous rendons compte, cependant, que dans l'imminence de la réforme financière, d'une manière transitoire la quote variable peut être utile dans le cas que prévue de la suppression de certains impôts.
Je ne dis pas de plus. Alors il y une raison d'ordre pratique qui nous fait accepter d'une manière transitoire, provisoire ce système, mais nous faisons, nous adressons une vive prière à la Junte, de vouloir bien reconsidérer la théorie d'une quote fixe unique comme d'ailleurs elle est prévue par le Statut, parce que quand on prévoit deux quotes, évidemment cette disposition est anti-constitutionnelle et anti-statutaire parce que le Statut dit "una quota" et non "due quote o parecchie quote", "una quota sui tributi".
Il y a dans le même temps une disposition dans ce projet de loi, qui est, au lieu, très positive, et c'est là où on prévoit une série de dispositions en manière que, à la Vallée on puisse assigner une partie des impôts en rapport aux sociétés, aux activités économiques qui s'exercent en Vallée d'Aoste, mais qui payent certains impôts en dehors de la Vallée d'Aoste, et je crois que la chose sera d'autant plus utile pour l'impôt de l'IGE. Je ne veux pas ici, rappeler une longue polémique qui s'est déroulée entre M. Bordon et moi, à cet égard, - mais ce n'est pas vrai, ce n'était pas vrai ce qu'on avait dit à M. Bordon de l'impossibilité d'établir le montant de l'imposta entrata, ce n'est pas vrai, parce que dans le bilan 1967 de la Cogne, on voit très bien quel est le fatturato, comme on dit, de la Cogne d'Aoste, quel est celui de la Cogne de Castellamonte et quel est celui de la Cogne de Imola, de manière qu'on peut aussi établir en examinant les bilans des différentes sociétés, on peut très bien établir quel est le montant de l'IGE qui se réfère à la production en Vallée d'Aoste ou à la production en dehors de la Vallée d'Aoste, et alors, là aussi, tandis que j'ai fait une réserve sur la question de la quota fissa et de la quota variabile, j'approuve amplement ces dispositions qui sont contenues sauf erreurs dans l'article trois et dans l'article treize.
J'ai voulu faire une exposition très synthétique sur ce problème, parce qu'il me semble que c'est inutile de faire, excusez-moi la vilaine parole "de grande pissaie" quand on parle au Conseil régional, on peut être synthétiques et être clair dans le même temps, comme ça, on ne fait pas perdre du temps aux Conseillers régionaux, qui des fois s'embêtent à écouter certaines interventions kilométriques et exposées avec des lectures très mal à propos et très ennuyeuses à ce propos, comme nous en entendons de temps en temps, c'est-à-dire, assez souvent.
Pedrini (P.L.I.) - ... poche cose da dire.
Mi trovo purtroppo, non è purtroppo, direi che la parola purtroppo non deve essere messa tra virgolette, in quest'ultimo periodo, alcune volte sulla stessa posizione del Consigliere Caveri e questo non è che mi dispiaccia perché si vede che ci sono delle identità di vedute. Io quindi sposo in pieno le parole che l'Avv. Caveri ha detto su questa proposta di legge. Mi permetterei di soffermarmi - specialmente poi per quanto riguarda le imprese commerciali, ecc. - vorrei soffermarmi un attimo solo sui canoni annui per le concessioni di derivazioni di acque a scopo idroelettrico.
Io qua, non soltanto sono soddisfattissimo della voce, non soltanto io sono d'accordo, io sono sempre ancora fermo, forse per un carattere insito in me, sono ancora fermo al fatto che la Valle è stata depauperata di quelli che sono i suoi diritti delle acque pubbliche. Ed allora io su questo insisterei proprio in maniera diciamo ferma affinché questi canoni che, evidentemente devono essere - almeno io mi immagino, non soltanto dei canoni, di quelli che sono passati, ma dovranno essere programmati anche per il futuro, io almeno penso che sia così, noi si calchi la mano, perché, a noi, valdostani è stata rubata una cosa che era nostra di diritto. E questo io non lo dico soltanto oggi in quest'aula, ma l'ho detto in pubbliche assemblee davanti all'Avv. Di Canio, Presidente dell'Enel, lo ripeto ancora in questa occasione. Su questo io sarei veramente intransigente sotto qualsiasi profilo.
È evidente che, avuta l'assicurazione, sotto questo senso, da parte della Giunta, io non ho nulla in contrario a dare il mio voto favorevole a questa proposta di legge.
Ramera (D.C.) - Chiedo scusa all'Avv. Caveri se sarò, non dico chilometrico, ma ettometrico, se si può dire.
Nella seduta scorsa, replicando proprio all'Avv. Caveri e con il suo piacevole richiamo alle confessioni di Jean-Jacques Rousseau, reo di aver deluso le speranze della bella gentildonna veneziana affidata alle sue cure per la preparazione matematica, pretendeva con questo un accostamento alla Democrazia Cristiana, colpevole di aver rifiutato di far parte della Commissione unitaria per i problemi statutari, avevo detto - e questo senza ombra di alcuna presunzione - che noi, nei panni del filosofo francese, non avremmo disatteso le speranze della fanciulla veneziana, così come non avremmo mai disilluso le attese dell'elettorale e della collettività valdostana. Mi era spiaciuta questa replica all'Avv. Caveri che normalmente sa essere davvero brillante quando inserisce nei suoi interventi piacevoli accenni letterari.
Ma nell'occasione, il suo intervento non mi era parso indovinato per cui avevo dovuto rigettare l'infelice accostamento con Rousseau. E che l'insinuazione fosse errata, apparirà ancor più evidente oggi con la posizione che intende assumere la D.C.
Così come andranno in fumo certi accenni polemici giuntici la volta scorsa da alcuni settori con i quali si voleva farci capire in quale errore macroscopico saremmo caduti dicendo "no" alla Commissione unitaria.
A questi Consiglieri così premurosi per le nostre sorti e per gli interessi della Democrazia Cristiana diciamo soltanto che tanta solerte preoccupazione, non richiesta né voluta, è perlomeno fuori luogo, perché agli interessi nostri ci pensiamo noi che, oltre ad essere Consiglieri regionali, siamo anche dirigenti di Partito.
Fatta questa premessa, abbiamo dunque di fronte a noi l'annunciata proposta di legge concernente la revisione dell'ordinamento finanziario della nostra Regione con la quale si chiede di modificare la precedente legge del 29/11/1955, legge che, guarda caso, venne sollecitata e fatta approvare da una Giunta democristiana.
Sappiamo già quel che ci si potrà obiettare in proposito, e poiché non vogliamo fare la facile Cassandra eviterò di anticipare, in merito, quel che altri vorranno dire. Semmai mi permetterò a quel momento di replicare. Tuttavia rimane il fatto che l'unica legge su quello che è il cardine della nostra autonomia e cioè l'ordinamento finanziario è una legge di 15 anni or sono voluta da quella D.C. valdostana che il Consigliere Tonino ha incautamente definito "nemica della Valle d'Aosta", legge approvata dal Parlamento nazionale dove la Democrazia Cristiana ha da 25 anni una parte determinante.
Detto questo dovrei, a nome del mio Gruppo, passare ad esaminare il contenuto della proposta di legge che viene sottoposta al nostro esame ed alla nostra approvazione. Ma ritengo sia in parte superfluo anche se esistono in noi delle perplessità, non sul contenuto della legge che mi sembra essere buono, soprattutto con le variazioni che ho notato or ora. E, poiché ricalca già quanto in precedenza era stato predisposto, ma per quelle parti migliorative che, a parer nostro, non ci convincono appieno, soprattutto la previsione di introiti per voci di non facile individuazione e determinazione, così come non ci convince la celerità prevista per l'entrata in vigore della legge, che potrebbe invece subire dei ritardi, data la prevista riforma burocratica e altrettanto non siamo convinti della frettolosità con cui si vuol portare avanti questa proposta di legge senza aver trattato a livello ministeriale, ma semplicemente a livello di funzionari di Ministero.
E questo senza nulla togliere alla capacità di questi funzionari con i quali si è trattato e che personalmente conosco per aver incontrato più volte durante i due anni in cui ho diretto l'Ufficio di Roma.
Tuttavia ritengo che per dare concretezza e certezza a questo disegno di legge occorreva, a nostro avviso, un preventivo accordo a livello di Ministri del Tesoro, delle Finanze, del Bilancio, per non incontrare successivamente ostacoli che potrebbero rallentare l'iter legislativo.
Sono semplici perplessità che riteniamo doveroso esprimere, non per ostacolare l'operato della Giunta, ma per evitare troppo ottimismo in chi avrà la non facile responsabilità di portare avanti questo discorso.
Se una critica, invece, mi è concessa avanzare, questa sta nel prevedere ancora il ricorso ai contributi speciali previsti al comma 3 dell'art. 12 dello Statuto. Tanto deprecati quando eravamo noi a richiederli e divenuti ora un fatto logico e normale, anche se questo ricorso all'art. 12 viene giustificato con l'intento di attuare il piano regionale di sviluppo.
Il richiedere contributi speciali sull'art. 12 è senz'altro da noi condiviso perché ricalca sistemi già messi in atto da noi. Lo sarebbe ancor più con questa motivazione che però, consentitemi, non si giustifica in tale modo poiché:
1) non abbiamo ancora esaminato il piano regionale di sviluppo;
2) poiché ritengo che per l'attuazione di tale piano occorreranno degli investimenti di gran lunga superiori se veramente si ha in animo di dare il via ad una vera programmazione e se si pensa che il Friuli Venezia-Giulia, pur tenendo conto delle sue dimensioni, ha richiesto, sul medesimo nostro articolo, e con la stessa nostra giustificazione, la somma di 500 miliardi.
Comunque sia, e come appare evidente da quanto esposto sinora, il Gruppo della D.C. - questo sparuto Gruppo, posto ai margini della vita regionale, pur essendo il primo Partito della Valle - non pone pregiudiziale alcuna sulla proposta di legge che, proprio per la sua particolarissima importanza, deve avere l'adesione totale del Consiglio e voterà pertanto a favore, smentendo in questo modo, e proprio su quelli che noi riteniamo essere i problemi concreti dell'autonomia, i facili profeti che forse già pensavano che noi saremmo venuti qui ad ostacolare il cammino dell'Amministrazione regionale.
La Democrazia Cristiana vota invece a favore, poiché sul terreno delle cose concrete siamo sempre stati consci delle nostre responsabilità e da queste non vogliamo sottrarci, anche se molta forza ci è venuta a mancare dalla nostra dolorosa scissione.
Tuttavia, come già avevo detto la volta scorsa, questa Democrazia Cristiana ha una dignità da difendere e, su questa nostra dignità, noi richiamiamo l'attenzione dei Gruppi che formano l'attuale maggioranza. Siamo rimasti in 6 (oggi persino in 5) e voi sapete che questo non rispecchia la giusta rappresentanza della D.C. in questa Assemblea regionale. Il nostro elettorato ribadirà al momento giusto quali sono le nostre proporzioni. Il nostro Partito però, lo dicevo la volta scorsa, lo ripeto oggi, ritengo abbia ancora parecchio da dire e da fare per lo sviluppo della nostra autonomia per cui sta all'attuale maggioranza valutare nella sua giusta luce il voto positivo che noi diamo oggi a questa legge.
Se ritenete che la D.C. abbia ancora un ruolo importante nella vita del nostro paese e abbia soprattutto le possibilità di intervenire decisamente a favore dei problemi che interessano la nostra collettività, se tutto questo ritenete, non potete di certo pensare che la D.C. possa rimanere emarginata in quest'angolo come se fossimo dei lebbrosi, ma deve essere reinserita al suo giusto posto che le compete, non per investitura divina, ma semplicemente perché 25.000 valdostani ci hanno conferito nel 1968 un mandato fiduciario che non può essere ignorato e tanto meno calpestato.
L'isolamento e l'emarginazione della Democrazia Cristiana è un fatto negativo per tutti e come tale va dunque eliminato.
Noi vi invitiamo a meditare su questa situazione e augurandoci che dalla meditazione abbiano a sortirne conclusioni quali sono nelle attese di tutti i veri valdostani, noi vi confermiamo, col voto positivo alla proposta presentata, la nostra disponibilità e il nostro fermo intento di operare, oggi come sempre, nell'interesse della Valle. A voi della maggioranza, dunque, una risposta altrettanto chiara e leale, come lo è stato il nostro voto di oggi.
Grazie.
Balestri (P.S.I.) - Noi voteremo a favore di questa legge anche se in passato siamo sempre stati per una quota unica. Ma si spiega oggi, in questo momento, il progetto di legge portato avanti dalla Giunta regionale, in questo senso, che, nella quota fissa sono già stati concentrati moltissime voci e quindi dà già un importo che già da una tranquillità all'Amministrazione regionale.
L'Assessore prima ha spiegato che, prevedendo ancora una piccola parte della quota mobile, rientrano delle voci che altrimenti non potevano essere ammesse, e quelle, principalmente, che riguardano gli oli minerali, lubrificanti.
Per di più bisogna tener presente che questa legge ha una certa precarietà in quanto la questione della riforma finanziaria, che ormai sembra di attuazione se non prossima ma almeno vicina, dovrà essere riveduta, quindi questa legge attuale dà per ora alla Valle d'Aosta una certa tranquillità finanziaria autonomistica. Quindi siamo favorevoli per questo a portarla avanti come è stata concepita.
Germano (P.C.I.) - La tentazione della polemica sarebbe molto forte. Però noi non pensiamo sia utile per la Valle d'Aosta fare polemiche. Ci interessa di più, in questa situazione, l'unità del Consiglio regionale e quindi lasciamo perdere tutta la questione.
Direi solo un dettaglio - mi permetta Ramera un dettaglio solo. Ramera vanta che la D.C., unica, ha saputo fare una legge sul riparto fiscale. Ebbene, guardiamo quella legge. La legge sul riparto fiscale fatta nel 1955, che noi abbiamo dichiarato subito insufficiente, insufficiente, la Democrazia Cristiana stessa, 4 anni dopo, votava degli ordini del giorno con noi dicendo che era insufficiente. Quindi non vantiamolo quello, che non è stato una cosa geniale!
Qui ci troviamo di fronte ad una legge che, volere o no, nel 1959, Bordon, nel 1959 sono stati votati ordini del giorno unitari per la revisione del riparto fiscale... (voce) ...Qui ci troviamo di fronte ad un altro tipo di legge, una legge che, se approvata, dovrebbe sistemare per lungo tempo le finanze della Regione.
Stiamo trattando di un problema di fondo della nostra autonomia, cioè dell'autonomia finanziaria e se non risolviamo questo problema - questo dobbiamo mettercelo in testa - in futuro potremmo avere tutte le buone intenzioni di questo mondo, fare tutto il lavoro che vogliamo: programmare con intelligenza, fare delle iniziative interessanti, saremo però sempre bloccati inesorabilmente dal fatto di non avere sufficienti disponibilità finanziarie.
Si tratta, in sostanza, di dare le gambe, e le più solide possibili, per far camminare il più a lungo e il più velocemente possibile, la nostra autonomia. Il riparto fiscale, l'ha già detto Dolchi, per il nostro Gruppo - e credo anche per altri Gruppi -, è sempre stato considerato come il problema di fondo della nostra vita autonomistica. Certo, sul problema si potrebbero fare lunghe cronistorie e superare la classica mezz'ora dei nostri interventi. Quindi non voglio qui ripetere cose ed argomenti già illustrati e dibattuti, mi limiterò ad alcune considerazioni di carattere generale.
La prima questione che vorrei sollevare è quella del momento politico in cui approviamo questa legge, e delle possibilità di riuscita dell'iter legislativo di questa legge.
Devo dare atto alla tempestività e all'urgenza con cui questa maggioranza - e, ripeto, non è ancora quella auspicata da noi -, questa maggioranza e il nuovo Assessore alle Finanze hanno sottoposto al Consiglio l'approvazione di questa legge.
È stato fatto con urgenza e con tempestività, al momento opportuno, perché il momento politico è favorevole, la riforma delle Regioni ci dà una mano.
Lo Stato accentratore sta subendo colpi in tutti i campi e da molteplici direzioni. D'altro canto abbiamo avuto le cose già citate dall'Assessore Chantel: il Governo, per bocca del Presidente del Consiglio, in Commissione Tesoro e Finanze della Camera e del Senato ha accettato gli ordini del giorno che auspicavano un aumento considerevole del nostro riparto fiscale. Siamo quindi in condizioni facilitate, come compito per l'iter legislativo.
Ci troviamo per la prima volta con una volontà politica unitaria al centro per risolvere questo. Nel passato c'è stata sempre, per lo meno a parole, una volontà politica unitaria nella Regione e abbiamo sempre trovato l'ostacolo al centro.
Ora, il Presidente del Consiglio, le Commissioni Finanze e Tesoro all'unanimità votano ordini del giorno dove auspicano l'aumento delle quote del riparto fiscale a favore della Regione. Quindi, al Centro, abbiamo una situazione politica favorevole.
Vi sono dei dubbi, vi sono delle perplessità per l'unità del Consiglio regionale? Questo si vedrà. Si vedrà se ci saranno interventi diversi, qui, si vedrà soprattutto se si dicono delle parole qui e poi si fanno degli atti diversi da altre parti, anche questo sarà constatabile, anche questo sarà controllabile. Ma è chiaro che se vi è unità e volontà politica nel Consiglio regionale, questa volta vi sono le possibilità per far passare questa legge.
Sulla legge: poche considerazioni. La legge ha l'aspetto già citato da altri interventi, dall'On. Caveri, di Balestri, che ha la questione di principio che noi abbiamo sempre combattuto, che abbiamo anche sollevato in Commissione, cioè la questione dell'esistenza della quota variabile, che anche se non si chiama più quota variabile, si chiama "una quota" e poi "un'altra quota", ma la sostanza è che è sempre la stessa. Il nostro giudizio su questo lo abbiamo detto e quindi non sto a ripetere: un rubinetto, è causa di discriminazioni, di pressioni, di arbitrio, ecc.
Però occorre guardare alla realtà. Questa volta la quota cosiddetta variabile rappresenta una entità diversa dalla legge del passato. Nella legge del passato arrivava al 40-50%. In questa arriva al 15-20% cioè il margine di possibili discriminazioni è molto, molto ridotto.
E ci sono anche alcune considerazioni che io non condivido, che fanno dire che la quota variabile servirebbe, in casi straordinari. E questo non è, perché in casi straordinari c'è il 3° comma dell'art. 12.
Ad ogni modo. Ci sono queste considerazioni. È un peso diverso. Ed inoltre, direi, la legge nel suo complesso risolve tutta una serie di questioni importanti, importantissime che noi, nel passato, abbiamo sempre sottolineato e puntualizzato.
Dunque, dicevo, dagli articoli 3 e 4 risulta che la quota fissa è sufficiente a coprire la parte ordinaria del bilancio, per pagare quindi tutti i servizi che dallo Stato sono stati trasferiti alla Regione. Questo è un fatto importante, che su un blocco di imposte di 13,5 miliardi che noi paghiamo, 10,6 ritornano alla Regione. È un fatto notevole!
È un fatto poi notevole che vi sia una disponibilità di circa 5 e mezzo - 6 miliardi per la quota variabile. È vero che la Sicilia prende il 100%. È vero che altre Regioni prendono quote più alte. Noi consideriamo però un passo in avanti, un passo notevole. Un passo che, soprattutto, stabilizza il bilancio.
Nel complesso della legge, all'art. 2 - e questo, secondo me, è molto importante - si riconosce senza mezze misure che i proventi della Casa da gioco sono entrate della Regione e quindi esenti da imposizioni tributarie, e questo è un altro grosso problema che chi è addentro a queste cose sa il pericolo e di quale entità di miliardi saremmo stati soggetti se non passa questo articolo 2.
Si è accettata anche una nostra richiesta affacciata in Commissione, ancora nei tempi passati quando si parlava dell'eventualità della riforma tributaria.
Non è esattamente come diceva il Consigliere Balestri, non è che questo serve adesso. È contemplato anche l'eventualità della riforma tributaria. E nell'art. 16 si dice che si adotteranno, per le nuove imposte, per uguali importi, e con percentuali, in modo da seguire quello che sarà l'iter delle eventuali imposte che loro metteranno.
Vengono poi - anche questa è una questione di principio che non costa molti soldi, ma è importante per la nostra posizione autonomistica - vengono riconosciuti al Presidente della Giunta, negli articoli 17 e 18, gli stessi diritti dei Prefetti, in modo da evitare, per esempio, quegli inconvenienti che la lunga degenza del compianto Avv. Bionaz, ha creato. La questione della delega, della firma, la questione dell'interruzione di determinati compiti specifici del Prefetto.
Infine, sulla parte "norme transitorie finali", e l'ha citato anche l'Assessore Chantel, viene sistemata anche la parte contributo dello Stato per gli anni 1969 e 1970 evitando così l'inoltro di leggine, che tutti sappiamo, sono lunghe e portano avanti anni e anni la risoluzione del problema dei due bilanci passati che, in questo modo, potrebbero essere chiusi e chiusi in modo positivo.
E poi bisogna considerare questo: finalmente abbiamo una legge finanziaria completa, organica. Contempla la parte ordinaria, contempla alcune questioni di principio di fondo che sono interessanti, interessantissime per la Regione. Contempla anche la parte straordinaria.
Ramera ha detto: ma il piano quinquennale non c'è ancora. È evidente. Il piano quinquennale non c'è, ma lo dovremo discutere noi, lo dovremo discutere qui, decidere qui e quindi giustamente è stato contemplato.
Ramera, nel medesimo tempo ha detto: eh, il Friuli ha chiesto 500 miliardi. Beh, noi non siamo neanche esagerati così, siamo molto più modesti ed è giusto che sia stato messo con questo rilievo nella legge finanziaria. Soprattutto anche per la traccia del piano, per quello che emerge. È importante il fatto che il piano marcia nella direzione della programmazione nazionale e regionale, cioè nella direzione delle riforme, nella direzione dei problemi di fondo posti avanti dalle lotte dei lavoratori, dei giovani e da tutta la parte lavoratrice italiana, cioè nella direzione della casa, della salute, della scuola, dei problemi cioè che qualificano un'amministrazione, che sono qualificanti per un'amministrazione.
Quindi, per queste importanti questioni noi superiamo la questione di principio sulla quota variabile e siamo favorevoli a questa legge.
Ha già detto Dolchi che ci impegniamo, come Partito, regionalmente e nazionalmente, ad appoggiare tutte le iniziative per facilitare l'iter e la rapida approvazione di questa legge, convinti di fare gli interessi della Valle d'Aosta, della sua autonomia, del suo sviluppo economico, del suo progresso sociale.
D'altro canto, io vorrei leggere ancora - perché è bene qualche volta ritornare alle origini - alcune frasi di Einaudi nella discussione degli articoli 12 e 13 del nostro Statuto alla Costituente.
Einaudi diceva allora "oggi noi vogliamo fare qualche cosa di diverso. Vogliamo fare qualche cosa di più e non limitarci soltanto a copiare il decreto del 1945 che concedeva soltanto un'autonomia amministrativa. Qui si vuole dare un'autonomia alle Regioni, non ci si vuole supinamente accontentare di una autonomia amministrativa". E, più avanti diceva una frase che credo sia utile anche per l'iter della nostra legge, diceva: "data la piccolezza del territorio, può benissimo darsi, che visti i bisogni della Valle, lo Stato debba assegnare alla Valle anche i 9/10 di tutte le sue entrate erariali dando anche di più di quello che ha dato ad altre Regioni".
Noi non chiediamo tutto questo. Siamo, direi, più onesti sul piano politico. Non chiediamo il 100% e neanche i 9/10 su tutto, chiediamo quanto abbisogna alla Valle, quanto è giusto dare alla Valle.
Quindi, se ci sentiamo, come Consiglio, uniti nel rivendicare questo atto di giustizia nei confronti della Regione, io credo che avremo la forza di portare avanti questo problema che è il problema, direi, massimo, della nostra autonomia.
Tonino (P.S.I.U.P.) - Io non posso non essere d'accordo su questo disegno di legge e non ho nessuna difficoltà di ammettere che se questa legge sarà accolta, la stessa va ad integrare una parte importante della nostra autonomia regionale e del suo stesso significato. Quindi, una volta tanto, debbo riconoscere che questa Giunta ha affrontato un grosso problema e pertanto il mio impegno non può che essere quello di interessare direttamente i parlamentari del mio Partito a dimostrare ancora una volta la loro volontà di risolvere i problemi tra lo Stato e la regione della Valle d'Aosta.
Non va dimenticato, a tale proposito, che uno dei protagonisti della nostra autonomia regionale porta il nome del Senatore Lussu social-proletario, né va dimenticato che di recente, circa un anno addietro, ad una proposta di emendamento per la salvaguardia della lingua francese presentata dal Deputato Valdostano Dr. Ollietti, il Gruppo social-proletario della Camera, assieme ai comunisti, votò a favore di questo emendamento.
Ciò dimostra e smentisce coloro che attribuiscono ai nostri Gruppi parlamentari un disinteresse per i problemi statutari della Valle d'Aosta.
Detto questo e rifacendomi a quanto ebbi a dichiarare all'atto della costituzione di questa Giunta che giustificava il mio voto contrario nel fatto che era presto per attribuire dei meriti, prendo atto che qualcosa di utile sta per essere affrontato anche se alla proposta di questa legge si continua a lasciare un rubinetto a disposizione di chi vuole regolare le competenze della Valle d'Aosta.
Ma comunque ritengo che questo disegno di legge è un grosso disegno che tiene conto delle esigenze e dei dettati costituzionali. Quindi d'accordo con la riserva che, qualora questo disegno di legge verrà accolto, le corrispondenti somme che verranno incassate dalla Regione siano indirizzate su determinate scelte specie per quanto riguarda l'edilizia popolare e le opere ospedaliere.
Il Consigliere Ramera ha voluto ritornare sul mio intervento della seduta passata in cui è vero che avevo detto che la D.C. dimostra essere nemica della Valle d'Aosta. Quindi la parola "dimostra" ha un altro senso che non il dire: la Democrazia Cristiana è nemica della Valle d'Aosta. Comunque non intendo polemizzare nuovamente su quanto sarebbe giusto polemizzare con il Consigliere Ramera perché non servirebbe a nulla una nuova polemica.
Quello che è importante è che questa legge trovi la sua approvazione prima in questo Consiglio e successivamente ai Ministeri competenti e alle Commissioni parlamentari Finanze e Tesoro.
Quindi io sono d'accordo e voterò a favore di questo grosso e importante problema, riservandomi poi, successivamente, come ho già detto, sulla distribuzione di queste eventuali nuove entrate, che devono essere indirizzate secondo le esigenze del momento ed in modo particolare sui problemi della casa per tutti, sui problemi della salute, sui problemi dei servizi ecc.
Montesano (P.S.D.I.) - Nessun altro chiede la parola?
Prima di dare la parola al Presidente della Giunta desidero fare una mia dichiarazione. Io voterò a favore della legge, però mi mette obbligo di indicare al Presidente della Giunta e all'Assessore alla Finanze una - per me - prospettata difficoltà per quanto contenuto nell'articolo 2 alle ultime tre righe. Non perché io non sia convinto di quanto è affermato e cioè: "l'attività esercitata mediante la casa da gioco di St. Vincent ed i relativi proventi sono esenti, sin dalla sua istituzione, di qualsiasi tributo".
Andrione (U.V.) - Lei ha il vecchio testo.
Montesano (P.S.D.I.) - Ah, è modificato? (voce: corrisponde alla stessa cosa però...) ...Comunque sia io desidero prospettare soprattutto all'Assessore alle Finanze, il quale dovrà prendere i dovuti contatti con gli organi centrali, che su questo punto egli ritroverà una notevole difficoltà nell'affermazione di questo principio sul quale io sono d'accordo. Però, siccome il problema non è soltanto di natura finanziaria, ma anche di natura giuridica, ambito giuridico sul quale esiste una divergenza notevole fra i concetti che vengono espressi dagli organi regionali e i concetti che vengono espressi dagli Organi centrali. Quindi io sono d'accordo che si affermi il principio che i proventi che provengono dalla Casa da gioco di St. Vincent siano senza tributi, però desidero riconfermare la mia perplessità nel fare accettare questo concetto dagli organi centrali, i quali sinora si sono sempre rifiutati di configurare i proventi della Casa da gioco di St. Vincent come esenti da tributi.
E ne abbiamo avuto l'esperienza per il passato. Noi abbiamo, la Regione ha sanato quella famosa questione dell'IGE sino al 1969, però a me risulta che su questo punto, dal 1970, il Ministero delle Finanze afferma l'imponibilità dei proventi della Casa da gioco di St. Vincent.
Quindi ripeto: è bene che sia affermato nell'art. 2, però io penso che l'Assessore alle Finanze, che dovrà avere i contatti necessari con il Ministero e le Finanze, riaffermi questa nostra volontà però si tenga preparato ad una posizione tutt'affatto aderente alla nostra tesi e quindi possa, - che io auguro - possa far superare questa perplessità da parte del Ministero delle Finanze ed arrivare alla soluzione definitiva di questo importante problema per la Valle d'Aosta.
Nessun altro chiede la parola?
Chantel (P.S.I.) - Lasciando poi al Presidente della Giunta una risposta che riguardi anche la parte politica, dò le risposte alle singole interpellanze.
A Ramera vorrei solo far notare che negli anni 1966, 1967, 1968, 1969 e 1970 la quota che riguarda l'art. 12 è stata inserita necessariamente nel bilancio per coprire le spese ordinarie in quanto la quota sia variabile che fissa assegnata alla Regione era insufficiente a coprire queste spese.
Non abbiamo mai raggiunto i 9 miliardi tra quota fissa e quota variabile, ma ne abbiamo raggiunti 7-7,8-8-8,2, mentre effettivamente le spese attuali correnti e ricorrenti dell'amministrazione si aggirano sugli 11 miliardi, 11 miliardi e mezzo tenendo conto degli aumenti avvenuti specie nel settore della pubblica istruzione che si avvicinano ad una cifra che rasenta i 5 miliardi.
Ecco perché noi abbiamo richiesto una sanatoria in questa stessa legge degli anni 1969 e 1970, dopo che la Commissione Finanze e Tesoro della Camera e del Sentato avevano affermato che noi non dovevamo chiedere questo aumento attraverso l'articolo 12, ma dovevamo chiederlo attraverso il normale riparto.
È stato poi chiesto, per l'art. 12, su una programmazione eventuale futura dal 1971 al 1975, un contributo di 3 miliardi e 200 milioni all'anno per quel che riguarda i tre grandi problemi che riguardano l'edilizia popolare cioè la casa, la sanità, gli ospedali e la pubblica istruzione.
Per quel che riguarda l'osservazione del Dr. Balestri io voglio ricordare che all'art. 16 della legge è stato previsto che in caso di cambiamento di voci comunque lo Stato avrebbe provveduto a darci, ritoccando le voci e cambiando? La stessa cifra di quota fissa da noi richiesta.
Per quel che riguarda le due osservazioni fatte sia dall'Union Valdôtaine, sia dal Partito Comunista, sia dai Liberali, sia dal PSIUP, io devo farvi notare che nella tabella riassuntiva, mentre sono previsti - tenendo conto dell'imponibile accertato nel 1969, unica base a mia disposizione - sono stati previsti 10 miliardi e 694 milioni di quota fissa nella quota variabile, levato via il 4% sull'IGE e il 4% sui monopoli, che fanno 1.516 milioni, il grosso della cifra richiesta in quota mobile riguarda l'imposta di fabbricazione degli olii minerali che si aggirano a circa 2 miliardi e 200 mila, cifra ottenuta dall'UTIF di Torino che ha, naturalmente, tutte le fatturazioni, e può senza dubbio distinguerle e che naturalmente danno un apporto come vedete di un miliardo e 980 milioni, quasi due miliardi.
Siccome questa imposta di fabbricazione non è mai stata concessa a riparto né qui né a nessun'altra Regione, l'ho posta, con la speranza di ottenerla, l'ho posta su una quota variabile di riparto.
Per quel che riguarda l'interrogazione, l'osservazione fatta dal Prof. Montesano, le dirò che l'ultimo capoverso è, in parole povere, la stessa voce che esisteva nella vecchia legge, posta forse in condizioni un po' più accettabili di quel che era posta nella vecchia legge che era un po' troppo cruda, vero.
E, aggiungerò, che almeno per quel che riguarda gli arretrati fino al 1969, ci sono in corso trattative per cui ci saranno abbonate e liquidate tutte le parti arretrate, perché il problema si porrà solo dal 1970 in avanti.
Dujany (D.P.) - Signori Consiglieri, ritengo opportuno innanzitutto ringraziare tutti coloro che sono intervenuti in occasione della discussione di questo oggetto di vitale importanza per l'Amministrazione della Regione.
Ritengo di ringraziare soprattutto per la serietà e l'obiettività con il quale è stato affrontato questo problema, prendo atto delle dichiarazioni della Democrazia Cristiana nella certezza che la sensibilità e l'interesse odierno non si limiti a questa giornata.
Perché abbiamo ritenuto di presentare questo nuovo progetto di legge?
Non è una novità da parte di tutti i Consiglieri l'insufficienza del nostro riparto fiscale stabilito tra lo Stato e la Regione con una legge del 1955, perché fin dal 1960 il Consiglio regionale esprimeva una serie di ordini del giorno in cui lamentava l'insufficienza del riparto in relazione ai compiti e alle funzioni normali alle quali doveva assolvere. Il Consiglio votava unanimemente un ordine del giorno in tal senso il 13 luglio del 1960, un altro il 18 gennaio del 1964, un altro nel 1965 e un ultimo ancora nel 1966, in cui in sostanza si ribadiva continuamente l'insufficienza delle nostre entrate finanziarie e in cui si affermava la necessità di rivedere il riparto stabilito con legge del 1955.
Quella legge teneva conto in quel momento di determinati compiti e funzioni affidati alla Regione dallo Statuto regionale e dai decreti amministrativi precedenti allo Statuto regionale, legge che in un primo tempo si era dimostrata sufficientemente soddisfacente, ma che presto diventava ampiamente insufficiente per l'ampliamento dei compiti e delle spese che venivano a cadere sul bilancio regionale e per una serie di provvedimenti di carattere indipendente dalla Regione - vedi ad esempio la nazionalizzazione Enel che ci ha naturalmente impedito di introitare somme rilevanti come imposte dirette dalla vecchia SIP e altri fattori del genere, vedi fortissimo aumento delle spese per la scuola che dal 1955 dai 700 milioni oggi è salito a più di tre miliardi.
Accanto a questo abbiamo assistito ad una leggera lievitazione nell'incremento delle imposte dirette su cui si basava la nostra quota fissa e ad un forte incremento delle spese ordinarie necessarie per il funzionamento della nostra amministrazione pubblica tanto è vero che la percentuale delle spese, cioè la percentuale del riparto in rapporto alle spese, nel 1955 rappresentava il 75% scendendo gradualmente sino ad arrivare al 45% del bilancio 1970,
Accanto a questa nuova proposta di legge che tende a portare la quota fissa dagli attuali 5 miliardi agli 11 miliardi circa necessari per far fronte alle spese ordinarie del nostro bilancio abbiamo previsto un contributo straordinario previsto dall'art. 12 dello Statuto che deve fronteggiare a degli interventi di carattere straordinario, secondo lo spirito dell'art. 12 e non alle funzioni normali dell'amministrazione della Regione.
L'inadeguatezza del riparto non è stato solo sottolineato dal Consiglio regionale, ma è stato pure sottolineato da due ordini del giorno in sede parlamentare da parte della Commissione Finanza e Tesoro in occasione dell'approvazione dei tre miliardi di concessione alla Regione, dell'ultima concessione in base all'art. 12.
Accanto a questo provvedimento di carattere così, direi, ordinario, e continuativo, abbiamo ritenuto di proporre in questa stessa legge la richiesta dei 3 miliardi sull'art. 12 per il bilancio del 1969 e 1970, i quali sono ancora ampiamente scoperti per queste previsioni previste sulla carta, ma che in realtà ci troviamo senza i relativi finanziamenti e, in più, nell'art. 14, si stabilisce la concessione alla Regione, sempre in base all'articolo 12, dello Statuto, di contributi speciali per l'attuazione di un piano regionale ospedaliero e di sviluppo della Scuola e dell'industria edilizia, restituendo quindi a questa norma costituzionale prevista dall'art. 12 la sua vera funzione costituzionale prevista da programmi organici della Regione e realizzati in base a questi programmi stabiliti dalla Regione.
Risponderò brevemente ad alcune osservazioni e per primo a quanto sollevato dall'avv. Caveri, il problema della quota fissa disgiunta dalla quota mobile.
È vero che noi qui abbiamo chiesto una quota di riparto che garantisca... in questa quota fissa prevediamo un importo per garantire le spese ordinarie attuali dell'Amministrazione regionale e una quota aggiuntiva da concordarsi di anno in anno.
Ma mi pare che questa quota aggiuntiva rappresenti veramente il minimo indispensabile per non chiudersi tutte le porte nel caso di eventualità particolari.
All'osservazione del Consigliere Pedrini, il quale è assente, quindi non so se vale la pena rispondere, passerei alle osservazioni fatte da Ramera, il quale lamentava la frettolosità del provvedimento e la superficialità di questo provvedimento e la mancanza di accordi a livello di Ministri. Mi pare di non poter condividere il discorso della frettolosità in quanto ho detto all'inizio che questo argomento si presenta costantemente al Consiglio regionale fin dal 1960; è una necessità di cui tutto il Consiglio si è reso conto votando una serie di ordini del giorno nello spazio di questi dieci anni, ordini del giorno unanimi di tutte le forze politiche.
Non abbiamo ritenuto opportuno di prendere immediatamente contatti col Ministro prima di avere il parere del Consiglio regionale, perché non avremmo voluto vincolarci in sede politica per una proposta che avrebbe potuto non essere condivisa dal Consiglio regionale. Ci è parso giusto procedere nel modo più logico, portando in sede parlamentare, in sede governativa, una proposta consiliare e non una proposta personale che non avrebbe potuto avere il suffragio di questa Assemblea.
Prenderemo immediatamente questi contatti qualora il Consiglio ci desse l'apporto ed il sostegno della sua approvazione, ed io penso che con la nostra volontà, con la coscienza e la responsabilità che è nostra, possiamo portare avanti questo problema in sede governativa e in sede parlamentare nel modo più celere possibile, perché questa è l'esigenza del funzionamento della nostra amministrazione regionale.
Ringrazio ancora la Democrazia Cristiana per il voto favorevole; dichiaro che meditiamo sulle dichiarazioni fatte, ringrazio della disponibilità di operare nell'interesse della Regione, augurandomi che questa disponibilità di operazione abbia una volontà seria e concreta di continuazione sul piano di passi concreti; ringrazio tutte le opposizioni, anche l'opposizione comunista e psiuppina per il loro giudizio, che mi pare onestamente positivo, e soprattutto per la loro posizione di opposizione costruttrice e partecipe. E ritengo con questo atto che il Consiglio regionale abbia ritrovato in sé la capacità e la volontà di voler operare sostanzialmente e veramente nell'interesse dell'amministrazione regionale e della sua popolazione.
Mi dispiace che non ci sia Pedrini, perché è inutile che risponda al vento.... - mi poni dei problemi e poi te ne vai nei corridoi -. Il Consigliere Pedrini aveva posto il problema del diritto delle acque e allora vorrei solo fargli presente che questa legge, questo problema è appena accennato per quanto riguarda i sovracanoni, ma il problema di fondo, che è stato oggetto nel 1968 di una discussione di progetto di legge in sede consiliare, era stato affrontato in quella sede, ed è in quella sede - ed esattamente il 3 dicembre del 1968 - che il Consiglio regionale approvava una proposta di legge di competenza parlamentare in cui si prevedeva di ridare alla Regione la competenza della subconcessione delle acque e di applicare un'imposta dello 0,80% ogni kw di energia prodotta nel territorio della Regione.
Questa proposta di legge, che è sempre rimasta non si sa perché nei cassetti della Regione, ci siamo preoccupati ultimamente nel mese di settembre di consegnarla ai due parlamentari, On.le Ollietti e On. Berthet, affinché ne facciano oggetto di proposta parlamentare affinché possa avere inizio il suo iter; e quindi mi pare che sia attraverso questo altro strumento in cui si possa rispondere in un modo più soddisfacente alle osservazioni sottolineate dal Consigliere Pedrini.
Concludo ringraziando e augurandomi che l'unanimità odierna possa continuare nell'operosità che ci impegnerà nei prossimi mesi.
Montesano (P.S.D.I.) - Dopo la replica del Presidente della Giunta e dell'Assessore alle Finanze, io credo esaurita la discussione generale e prima di passare alla votazione degli articoli desidero chiedere al Consiglio quale iter si vuol fare seguire a questa legge, cioè se l'iter normale di una proposta del Consiglio al Parlamento oppure l'iter al quale ha accennato fugacemente il Presidente della Giunta, cioè legge di iniziativa governativa; questo bisogna che l'Ufficio di Presidenza lo sappia... (Voce del Vice Presidente Fosson) ...no, siccome poi quando si è finito di votare tutti scappano, e allora bisogna che, allora io prego poi dopo, fatta la votazione, i Signori Consiglieri di rimanere un momentino ai loro posti per stabilire che cosa bisogna fare.
Allora io leggo gli articoli, cioè il numero degli articoli e se non ci sono osservazioni vengono approvati.
Articolo 1 - Il Consiglio approva.
Articolo 2 - Il Consiglio approva.
Articolo 3 - Il Consiglio approva.
Articolo 4 - Il Consiglio approva.
Articolo 5 - Il Consiglio approva.
Articolo 6 - Il Consiglio approva.
Articolo 7 - Il Consiglio approva.
Articolo 8 - Il Consiglio approva.
Articolo 9 - Il Consiglio approva.
Articolo 10 - Il Consiglio approva.
Articolo 11 - Il Consiglio approva.
Articolo 12 - La parola al Presidente della Giunta.
Dujany (D.P.) - Direi nell'articolo 12 cancellare l'ultima riga.
Montesano (P.S.D.I.) - È già fatto nel testo modificato, quindi il Consiglio approva.
Articolo 13 - Il Consiglio approva. Germano ti prego di rimanere in aula, grazie.
Articolo 14 - Il Consiglio approva.
Articolo 15 - Il Consiglio approva.
Articolo 16 - Il Consiglio approva.
Articolo 17 - Il Consiglio approva.
Articolo 18 - Il Consiglio approva.
Articolo 19 - Il Consiglio approva.
Si passa alla votazione a scrutinio segreto che è comprensiva dell'approvazione anche degli allegati.
Risultato della votazione: presenti 31 - votanti 31 - maggioranza 16 - favorevoli 30 - contrari 1.
Il Consiglio approva