Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 241 del 27 novembre 2008 - Resoconto

OGGETTO N. 241/XIII - Approvazione di mozione: "Predisposizione di un provvedimento legislativo di istituzione di un fondo regionale di solidarietà a favore dei familiari delle vittime di infortuni sul lavoro".

Mozione

Ricordato che c'è un'Italia che continua a morire nei cantieri e sui luoghi di lavoro;

Ricordato altresì l'incidente che ha colpito un giovane ragazzo che stava lavorando in un cantiere nel comune di Saint-Vincent;

Ricordato ancora l'ennesimo appello, di poche settimane fa, del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha riproposto "l'imperativo assoluto di interventi e controlli stringenti per la sicurezza sul lavoro e per spezzare la drammatica catena di morti bianche" per le quali "bisogna avere ogni volta la capacità di indignarsi, di reagire di fronte alle stragi sul lavoro" e che tutti, istituzioni, imprese, sindacati, enti ed associazioni, devono fare uno sforzo maggiore;

Constatato che gli interventi istituzionali possono seguire due binari: quello della prevenzione, con controlli accurati e quello del sostegno economico urgente a favore dei familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro;

Rilevato che diverse Regioni (Sardegna, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia) hanno approvato leggi regionali che prevedono interventi urgenti a favore dei familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro e per la prevenzione degli infortuni;

Evidenziato che la legge regionale del 20 giugno 2008 n. 13 "Approvazione del piano regionale per la salute ed il benessere sociale 2006/2008" all'obiettivo n. 5 "Attività A: prevenzione dell'infortunistica sul lavoro" fa esplicito riferimento alla necessità di sviluppare specifiche azioni ed iniziative di coordinamento;

Ritenuto necessario intervenire al fine di riconoscere l'importanza del lavoro, soprattutto, prevenire gli infortuni e, nel contempo, aiutare concretamente i familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro;

Il Consiglio regionale

Impegna

la Giunta regionale a predisporre, entro un brevissimo tempo, una apposita legge regionale con due duplici obiettivi:

1) istituire un fondo regionale di solidarietà a favore dei familiari delle vittime decedute a causa di infortuni sul lavoro;

2) promuovere misure per realizzare un effettivo coordinamento fra tutti i soggetti pubblici e privati ai quali sono affidati, dalla normativa in vigore, compiti in materia di prevenzione degli infortuni e sicurezza dei luoghi di lavoro.

F.to: Rigo - Donzel - Fontana Carmela

Président - La parole au Conseiller Rigo.

Rigo (PD) - Grazie, Presidente. Sperando di non essere troppo noioso, l'intervento che ho preparato ha due obiettivi: il primo è spiegare le ragioni che hanno portato il nostro gruppo a presentare la mozione alla vostra attenzione e il secondo, attraverso un piccolo lavoro di ricerca, offrire dati ed elementi utili per una riflessione più ampia su una problematica, quella sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, che impone alla politica un maggiore impegno. L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Lavorare però non deve voler dire morire e quando succede significa che tante cose non hanno funzionato. Purtroppo l'elenco non finisce mai, le tragedie sul lavoro continuano, un omicidio bianco dietro l'altro. Gli infortuni avvenuti nel 2007 in Italia e denunciati all'INAIL sono stati 912.615, quelli mortali 1170. Gli infortuni che hanno colpito le donne sono stati 251.080, di cui 97 mortali, infortuni fra l'altro non tutti indennizzati. Dal rapporto annuale 2007 sull'andamento infortunistico dell'INAIL rileviamo infatti che sulle 912.615 denunce, 603.756 sono state definite alla data del maggio 2008, mentre quelle mortali sono 1088 su 1770. Sui posti di lavoro si contano più vittime che fra i soldati americani nella guerra del Golfo, a terra ci sono più corpi di manovali che di marines; l'edilizia seppellisce un lavoratore al giorno. Quest'anno il contatore dei morti sul lavoro si avvicina a 1000, 926, e l'anno non è ancora finito. Così scriveva il 18 novembre Concita de Gregorio: "Se in Italia in questo piccolo paese lungo e stretto sulla carta del mondo fosse una carestia, sarebbe una tragedia umanitaria. Se fosse una battaglia, passerebbe alla storia e la studieremmo sui libri. Se fossero bagnanti travolti da un'onda anomala sulla spiaggia di Copacabana mentre si ungono di olio e giocano a beach volley, non ne parliamo nemmeno, non basterebbero le telecamere a riprendere ogni angolo di bagnasciuga, avremmo speciali tivù per mesi e ad ogni ricorrenza dossier sulle vacanze a rischio clima. Invece sono operai. Magari a qualcuno il termine sembrerà fuori moda, eppure esistono ancora. Si possono osservare nelle foto di gruppo quando di rado manifestano e più spesso in barella, carbonizzati, e in questo caso in primo piano, si vede un braccio, una gamba nuda, un piede senza scarpa. Sono persone che lavorano, molto spesso stranieri, ma non sempre, anche molti giovani italiani, se per caso facesse qualche differenza, gente che sta lì a spaccarsi la schiena e a rischiare la vita per paghe da miseria e senza protezioni, spesso senza garanzie".

Per pura informazione dall'inizio dell'anno alla giornata di ieri le cifre sono queste: 951 morti, 951.624 feriti, 23.790 invalidi. I dati sono consultabili sul sito www.articolo21.info. Ma non sappiamo nemmeno quanti sono i veri decessi, i veri incidenti, le statistiche sono indicative, i numeri poco affidabili, quasi che questa spoon river italiana non avesse il diritto a contare esattamente le croci e se anche conoscessimo la precisa realtà degli omicidi bianchi, chi potrebbe certificare quanti sono i decessi annuali per malattie professionali, come dicono gli esperti, quante migliaia di morti dovremmo elencare. L'Italia su questo fronte è un paese primitivo ha scritto l'Osservatore romano, e noi che siamo una Repubblica fondata sul lavoro, non tuteliamo a sufficienza neppure chi vive della propria fatica. Siamo assuefatti al peggio, il cinismo dei mezzi di informazione si limita ad elencare quotidianamente i morti, una breve cronaca e via. C'è una specie di abitudine al lutto che viene superata ogni tanto, quando la gravità dell'incidente appare scandalosa nell'Italia potenza economica dell'occidente industrializzato, da un'indignazione plateale agli appelli a mettere fine a questa carneficina quotidiana, ma il sentimento dura poco. Poi i morti sul lavoro tornano al loro anonimato. Eppure, ha incoraggiato il Presidente della Repubblica Napolitano: bisogna avere ogni volta la capacità di indignarsi e di reagire di fronte alle stragi sul lavoro.

Qui non ci sono scorciatoie, non ci sono soluzioni miracolose che da un giorno all'altro possono sanare questo disastro, tocca alla politica e come sempre ai lavoratori in tutte le loro espressioni organizzative e sindacali mettere in campo le iniziative necessarie a contrastare un fenomeno così diffuso. La morte, l'incidente, la malattia sul lavoro non dipendono dalla fatalità, ma hanno origine spesso nella mancanza di diritti, nelle tutele negate, nello sfruttamento, nei controlli a volte inesistenti, nella latitanza delle istituzioni pubbliche.

In un paese come il nostro, dove trionfa l'economia sommersa e per alcuni politici ed economisti sarebbe un segnale del dinamismo della imprenditoria, dove l'evasione fiscale e contributiva è uno strumento di competizione fra imprese sul mercato, la tutela dei lavoratori passa necessariamente attraverso una azione prolungata e combinata di lotta al lavoro nero, di sanzioni più severe per la violazione delle norme di sicurezza, di moltiplicazione dei controlli che devono diventare più stringenti. In questi anni, in particolare nel 2006-07, sono stati fatti passi avanti nella direzione di un rinnovato ordinamento giuslavoristico; a questo proposito voglio ricordare il lavoro prezioso del prof. Carlo Smuraglia, del suo impegno per ben 18 anni nella elaborazione di un testo unico in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, ma che lo stesso Smuraglia nel 2005 doveva "prendere atto del fallimento del tentativo di giungere alla predisposizione di un testo essenziale strumento di tutela" perché allora orientamenti politici diversi non permettevano la conclusione attraverso una legge del suo lungo lavoro. Legge 81 poi, ovvero il T.U. sulla sicurezza approvato e pubblicato in Gazzetta ufficiale, con rara coincidenza, il primo maggio di quest'anno, legge voluta fortemente grazie all'impegno dell'ex ministro del lavoro Cesare Damiano. Oggi ci sono gli strumenti, cerchiamo di utilizzarli con l'ottica di esercitare le finalità formativa, preventiva e di deterrenza.

L'attuale governo sembra invece intenzionato a rivederne l'impianto; attenzione, perché può capitare come l'evasione fiscale, se cambiano le norme e si fanno i condoni, non è facile poi combatterla. Se si dà il segnale che tanto le sanzioni verranno ridiscusse, si allenta il peso e il contenuto delle norme, bisogna stare attenti. L'esecutivo di centro destra ha infatti già provveduto ad undici modifiche silenziose e mirate del famoso testo unico, piccoli bulloni che una volta svitati fanno crollare una impalcatura - proprio come nell'edilizia - già malferma.

Il primo bullone salta con il decreto dei rifiuti sulla Campania: c'è una emergenza e si deroga sulle norme di sicurezza sul lavoro. Non c'entra nulla ma va bene lo stesso. Si continua poi con il c.d. decreto proroga termini, vengono differite la comunicazione a INAIL, a PSEMA dei dati relativi agli infortuni, le norme in materia di visite mediche nonché il documento di valutazione dei rischi la cui presentazione è stata spostata al 1° gennaio 2009, vengono abrogate le misure che prevedevano la responsabilità solidale fra committente e appaltatore per la regolarità delle ritenute fiscali. Con la manovra finanziaria viene meno l'obbligo per i datori di lavoro e i dirigenti di munire i lavoratori di apposita tessera di riconoscimento nei cantieri della edilizia e si modificano alcune norme in materia di orario di lavoro, variando la definizione di lavoratore notturno e di lavoratore mobile, e poi si consentono deroghe ai contratti aziendali e territoriali in materia di riposo giornaliero, pausa, modalità di organizzazione del lavoro notturno e durata dello stesso. Troppo! Non interventi episodici ma un disegno organico. Occorre a nostro parere una stringente vigilanza sulla applicazione delle norme, in un sistema in cui disordine, mancanza di coordinamento, inefficienze la fanno da padrone.

Allora creiamo maggiore coordinamento, realizziamo un sistema di premi per le imprese che investono in sicurezza, aumentiamo gli indennizzi ai lavoratori, lavoriamo per l'emersione del lavoro nero. La cometa di Halley passa sopra al pianeta ogni 75 anni e tre mesi, l'ispettore del lavoro si vede nel cantiere o in fabbrica con la stessa frequenza. Non è negligenza ma è realtà. Incrociando il numero degli ispettori che devono vigilare sulla sicurezza dei posti di lavoro, meno di 6500, e il totale delle aziende da controllare, più di 6 milioni per Unioncamere, viene fuori un rapporto senza scampo: si rischia un controllo ogni passaggio di cometa! Perché il plotone ispettivo è esiguo e tra l'altro disperso, metà degli ispettori fanno capo al ministero del lavoro, gli altri all'INPS e all'INAIL; poi ci sono i carabinieri, ai quali spetta indagare sulla regolarità dei rapporti di lavoro. Sul territorio operano anche gli ispettori degli uffici di prevenzione delle varie aziende ASL, con il compito di controllare il rispetto delle norme di sicurezza. Le due squadre quindi si muovono su due piani diversi, difficile che riescano ad incrociare i controlli in più di 100mila aziende l'anno. Basta pensare che l'obiettivo ideale di questo nostro benedetto paese è arrivare al cinque per cento di controlli; se fossero sempre viaggi unici senza nuove visite nei posti sanzionati si visionerebbero tutte le aziende in circa trenta anni. Le aziende così possono operare senza rispettare le norme di sicurezza, la probabilità di un controllo è minima! Una volta controllata, fino al 2007 l'impresa rischiava multe risibili, dai 300 ai 10 mila euro. Quando l'allora Ministro del lavoro Damiano rinforzò gli ispettori, in tre mesi furono redatti 48 mila verbali per un totale di 250 milioni di euro, una multa media di 5000 euro. Mettere in sicurezza un cantiere di medie dimensioni costa molto di più e siccome i controlli sono rarefatti, conviene rischiare la multa. Il 18 settembre 2008 il Ministro del lavoro Sacconi ha firmato una delibera che recitava grosso modo così: "cari ispettori, non accanitevi contro le aziende, non le controllate più di una volta, e quando vi presentate nei cantieri e nelle fabbriche, ovunque, siate meno poliziotti e più consulenti, cercando comunque di garantire la continuità produttiva delle imprese". L'ultima frase è letterale.

Ma come fa il controllore a garantire la continuità produttiva del controllato? La severità di un controllo è semmai garantita dalla sua indipendenza, il Ministro dà disposizioni contrarie e nel farlo segue indicazioni precise fornite sei mesi prima, ad aprile, dal Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che si era lamentata del testo unico appena approvato dal governo Prodi, perché inaspriva le sanzioni. "Chiederò al prossimo governo di rivedere quella norma", disse. Sacconi ha preso appunti e ha fatto quel che poteva: ammorbidire gli ispettori che dipendono da lui. Quando gli ispettori acclarano la presenza di manodopera in nero sopra il 20% del totale, sono obbligati a bloccare l'attività; il Ministro chiede di chiudere un occhio. Una contropolitica che si commenta da sé. I dati sui controlli infatti parlano chiaro: il 63% delle visite degli ispettori ministeriali e il 70% di quelle ordinate dalle aziende ASL rilevano situazioni variamente illegali. C'è poi la facilità con cui si può costituire un'impresa. Per iscriversi alla Camera di commercio e mettere su una azienda in edilizia bastano 5 minuti e un numero di partita IVA, così in appena un lustro sono spuntate 100 mila imprese, che fanno capo a stranieri. Crescono del 30% l'anno, durano lo spazio di una commessa, un lavoro al massimo guadagno, e poi come fai a trovarli? Eppure la recente tragedia di Sasso Marconi che ha coinvolto insieme un operaio e un datore di lavoro dimostrano come in questa fase la globalizzazione affianca e mescola le esperienze e le rende interdipendenti. La sicurezza non è più materia che riguarda Cipputi, la sua tuta blu, il salariato; di questo noi tutti ci dobbiamo rendere conto. Questo paese ha bisogno di un cambio culturale non solo però in questo settore.

In Valle d'Aosta dal rapporto annuale sull'andamento infortunistico dell'INAIL veniamo a sapere che le denunce del 2007 sono state 2387, in diminuzione rispetto al 2006, 2591, e in diminuzione rispetto al 2005 con 2665. I morti sul lavoro sono stati, nel 2007, tre; nel 2006, cinque; nel 2005, due. Nel 2007 gli infortuni in agricoltura sono stati 205, di cui uno mortale, nell'industria e servizi 2172, di cui due mortali, tra i dipendenti conto stato 10. Nell'anno 2000, lo voglio ricordare, purtroppo un anno che bisogna ricordare, si sono verificati 9 casi mortali e in 38 lavoratori si è verificata una invalidità permanente. In agricoltura sono stati 5 con esiti permanenti e 3 mortali. Già il Piano regionale per la salute e il benessere sociale 2006/2008 come ricordato nella mozione, descrive alcune delle azioni possibili per contrastare il fenomeno. Con questa nostra iniziativa abbiamo cercato di porre l'attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ma allo stesso tempo vogliamo promuovere una iniziativa che ha, a nostro avviso, un alto valore politico: riconoscere l'importanza del lavoro, la sua centralità, la difesa dei diritti e delle tutele individuali, allo stesso tempo essere vicini ai familiari delle vittime e non lasciarli soli in un momento tragico e drammatico, in cui molto spesso si devono fare i conti con i soldi che mancano improvvisamente. Nella mozione facciamo riferimento a due binari, quello della prevenzione con controlli accurati e quello del sostegno economico urgente, dato che le eventuali risorse, come avviene in altre regioni, dovranno essere erogate entro pochissimi giorni dalla tragedia.

Per quanto riguarda la prevenzione, auspichiamo che la legge possa prevedere un potenziamento delle attività in particolare di coordinamento fra i poteri pubblici a diverso titolo coinvolti, comprese le necessarie funzioni di controllo e ispettive articolate nell'ambito delle competenze dello Stato, della Regione e dell'azienda. Passatemi il termine: servirebbe rafforzare il coordinamento della Regione, che dovrebbe fare da regia al sistema. Si legga a questo proposito l'interessante articolo comparso su Il Sole 24 Ore nord-ovest di mercoledì 29 ottobre 2008 incentrato proprio sul sistema del coordinamento in capo all'Amministrazione regionale. Una legge che possa dispiegare la promozione della conoscenza tecnica e della buona cultura del lavoro, per migliorare le competenze degli operatori pubblici e privati addetti alla sicurezza nei luoghi di lavoro e quella più generale dei lavoratori e degli imprenditori, attraverso un programma specifico da definirsi unitariamente. Una legge che grazie a questa attività possa realizzare un sistema di premi per le imprese che investono in sicurezza. In conclusione, una proposta che rappresenta un piccolo sostegno alle famiglie che in Valle d'Aosta hanno vissuto la tragedia di un familiare deceduto sul lavoro e un piccolo strumento per accrescere la cultura della sicurezza del lavoro. Grazie per l'attenzione.

Président - La discussion générale est ouverte.

La parole au Conseiller Lattanzi.

Lattanzi (PdL) - Grazie, Presidente. Aspettavo per vedere se si voleva rispettare la questione dell'alternanza, spero che quelli della maggioranza possano esprimere il loro pensiero su questa tematica.

Collega Rigo, il tema non può che essere condivisile; anzi, riconosco il merito al vostro gruppo di aver portato oggi questo tema che nelle cifre e nella gravità sociale è sotto gli occhi di tutti, ma è di difficile soluzione, non solo perché il Ministro Sacconi ha preso dei provvedimenti che possono essere più o meno condivisibili, ma perché il tema è stato gestito purtroppo da destra e da sinistra ed è ad oggi da risolvere. Non credo che si possa dare a Sacconi e a Berlusconi la colpa delle migliaia di morti che quest'anno ci sono state, visto che governano da sei mesi, o andare - come si fa in questo periodo - alla caccia del killer con titoli come quello della Stampa di stamani che prende lo sfogo di un ragazzo e cerca presunti colpevoli...com'è il titolo che mi facevi vedere? Ecco: "Ragazzo ucciso da persone senza scrupoli". Credo che ci sia un clima molto difficile in questo paese non solo per la difficoltà economica, ma perché la difficoltà economica implica anche una difficoltà sociale. Quando affrontiamo il tema delle morti bianche o degli omicidi bianchi - come sostiene il collega Rigo - si fa riferimento a un costo di vite umane che l'attività lavorativa porta con sé ogni anno. È un costo che tutti vogliamo ridurre, ma quando si passa dal dire al fare sappiamo che le cose sono molto difficili. Lui faceva prima l'esempio di aziende che per sfuggire ai controlli, mettono in pista delle attività di nascita di aziende che dopo un appalto scompaiono, e ha aggiunto però una riflessione che non condivido: queste aziende fanno questo esclusivamente per sfuggire ai controlli, per lucrare il più possibile e per portare a casa il maggior guadagno. Diciamo così, lo fanno per by-passare i costi di attività in termini di sicurezza e portare a casa il maggior profitto. Ho un'altra visione, pur condividendo il 99% delle cose sostenute da Rigo, ma un'altra visione che forse potrebbe essere utile al dibattito e alla approvazione della mozione, che noi approveremo perché consideriamo valida sia l'impegnativa per quanto riguarda il fondo di solidarietà sia per l'attenzione alla prevenzione e il coordinamento della prevenzione. La nostra visione è che il prezzo di quelle morti non è solo dovuto, anzi in questo periodo forse non è neanche tanto dovuto alla volontà di lucrare maggiormente da parte delle imprese, perché sono tutti piccoli artigiani. È dovuto alla necessità di sopravvivere! Allora se il segno di assenso del collega Rigo è onesto, credo che da questo punto dobbiamo partire, altrimenti si dice che tutti sono evasori ma solo quelli di una certa categoria, o tutti sono delinquenti per far soldi quelli di una certa categoria. Non credo più negli assolutismi di classe, comincio a far fatica a credere nella destra e nella sinistra, figuriamoci negli assolutismi di classe...

Rigo (fuori microfono) ...per quello dicevo premi a chi investe in sicurezza...

Lattanzi (PdL) - ...condivisibile il fondo di solidarietà, affrontare il problema, creare un coordinamento. Ma quando parliamo di creare un coordinamento più efficace in termini di controllo, immagino il piccolo artigiano con due operai che stamani ha ricevuto la visita dell'ispettorato del lavoro e ha chiuso l'azienda beccandosi una denuncia penale perché la persona non aveva la cintura né il casco, era sulla impalcatura senza l'aggancio di sicurezza...

Chi ha avuto modo di seguire un cantiere, come io ho avuto quest'anno, si rende conto che se dovessero essere applicate in toto le normative 626 la casa non sale; è matematico! Quindi c'è sempre questo giusto compromesso fra quelli che sono non i delinquenti che fanno morire gli operai per lucrare, perché questo è più legato alle grandi aziende che speculano su questa cosa perché il prezzo del lavoro è una componente del bilancio importante e cercano di lucrare su queste cose. Ma ricordo che l'economia italiana è fatta per l'80% non dalle grandi imprese, che dovrebbero essere sottoposte a maggiori controlli soprattutto quando fanno i giochini delle società che nascono e che muoiono, ma da un tessuto di piccole imprese, fra l'altro in Valle sono 4000 imprese, sulle quali possiamo essere d'accordo per un maggior coordinamento della prevenzione in termini di sicurezza. Bene, ma su queste 4000 imprese come si tradurrà questa cosa? Aumentiamo il numero degli ispettori, facciamo cantiere per cantiere? Benissimo, ne chiudiamo 2000, perché non hanno le risorse! Ieri Donzel ha fatto una osservazione molto giusta quando diceva che le piccole imprese in Valle d'Aosta devono spendere fra 8 e 9000 mila euro all'anno solo per poter partecipare a bandi di appalto, senza avere la minima speranza di prenderne uno. Ma devono mettere a bilancio che se vogliono presentare domanda, per partecipare a dei lavori da piccoli artigiani - in questa regione solo i piccoli artigiani possono esistere -, devono sostenere dei costi disumani. Aggiungiamoci anche questi e poi andiamo sul pragmatismo, vediamo quanti ne restano in piedi. Allora dovremmo fare un fondo di solidarietà per dare tutte le mobilità a tutti i dipendenti che verranno licenziati per eccesso di controlli...

Dico questo non per dire che il prezzo delle morti è un prezzo da sostenere, assolutamente no! Però dobbiamo affrontare il tema con la consapevolezza del vivere quotidiano delle imprese, che a queste regole sono sottoposte, fermo restando di perseguire gli eccessi; ma se dobbiamo andare ad applicare la norma 626 così com'è per cantieri di piccoli artigiani, abbiamo 2000 aziende valdostane che chiudono domani, con minimo 2-3 dipendenti; sono 7000 persone che non saprebbero dove andare a lavorare. Dice: allora dobbiamo lasciarli liberi? No, non dico questo, dico però che questa è la realtà e non è di facile soluzione. Se l'affrontiamo in maniera demagogica, dicendo che il Ministro Sacconi ha liberalizzato le prevenzioni, credo che questa sia della demagogia che non serve a nulla perché Sacconi è lì da sei mesi e 5000 morti all'anno non li ha provocati né Sacconi adesso né Prodi prima né Berlusconi prima ancora! È il costo drammatico che una società che vuole produrre oggi ha. Come lo riduciamo? Dalle parole ai fatti la soluzione è molto più complessa, se poi la vogliamo riferire alla nostra realtà vi suggerisco di farvi il giro dei cantieri e di chiedere al decoratore che ha il ponte con sopra due operai, di applicare in toto la 626. Sapete cosa fa? Chiude e va a casa. Allora dobbiamo fare un fondo di solidarietà per i tre decoratori più due operai che sono licenziati, perché non riescono a lavorare. Perché la 626 la conoscete: solo per spostare il materiale nel cantiere da una parte all'altra, bisogna mettere in piedi tante di quelle giuste prevenzioni ma inapplicabili!

Quante cose sono giuste ma non si riescono a realizzare o confliggono con il quotidiano vivere?

Noi voteremo con convinzione perché il problema va affrontato, ma senza demagogia, senza destra e sinistra, senza Sacconi, Berlusconi, Prodi e Veltroni, né Union contro Union a favore dell'Union a favore di Rollandin amico di Rollandin... qui va affrontato il problema. Vogliamo ridurre fra l'altro il costo di quelle morti? Perché quelle morti non sono solo un costo sociale, sono anche un costo economico perché molti di quelli che non muoiono fortunatamente gravano economicamente sulla società molto più di quanto non farebbero stando sani. Quindi dobbiamo investire in quei termini, certo, perché se uno rimane invalido a vita è un costo più grande di quanto non sia il costo della prevenzione, e spero che si possa farlo e noi vi diamo il nostro consenso senza avere imbarazzi e pruriti verbali nel dire che Prodi può aver fatto bene piuttosto che Berlusconi male, noi andiamo oltre, i problemi sono da affrontare e risolvere. Poi ognuno ha le sue convinzioni, ma su temi come questi se riusciamo a far fuori la demagogia e a mettere in campo le idee, una legge, una proposta come avete fatto voi, questa non è una proposta di destra o di sinistra, è una proposta di buon senso e noi la voteremo.

Président - La parole au Conseiller Empereur.

Empereur (UV) - Merci, M. le Président.

Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Rigo su un tema di assoluta attualità e come in altre circostanze, ho colto nelle sue parole la passione che lui mette di fronte a temi inerenti la situazione sociale del paese. È messa in evidenza con questa mozione una situazione, uno spaccato dell'Italia che non funziona, sia essa governata dalla destra o dalla sinistra. Ciò che viene messo in evidenza è da un lato una forte rigidità della normativa, spesso una sovrapposizione della stessa, quasi sempre una difficoltà applicativa - lo abbiamo sentito dalle parole del collega Lattanzi -, oltre a una carenza di controlli perché mancano le risorse e le professionalità da mettere in campo. Allora ci dovrebbero essere degli auspici conseguenti, che da un lato la normativa sia meno complessa, che ci sia una maggiore semplificazione della stessa, e che ci sia dall'altro un momento di formazione, di educazione, se posso permettermi l'espressione quasi una cultura della sicurezza da trasmettere agli imprenditori, siano essi radicati o anche improvvisati. Il problema che viene esaminato oggi è la conseguenza di tutto ciò ed è opportuno che pur auspicando quelle modifiche a cui facevo riferimento, la Valle d'Aosta reciti un ruolo che sia un ruolo importante e quindi ben venga la possibilità di istituire un fondo di solidarietà, ben venga questo effettivo coordinamento fra i soggetti coinvolti. Ci dichiariamo, come gruppo dell'Union Valdôtaine, a favore di questa mozione facendo presente che il problema potrebbe essere risolto alla radice, qualora ci fosse una maggiore sensibilità sulla prevenzione, piuttosto che una presa d'atto quasi disarmante della conseguenza.

Président - La parole au Conseiller Louvin.

Louvin (VdAV-R) - Portiamo anche noi un sostegno a questa mozione, che hanno presentato i colleghi del gruppo Partito Democratico, facendo qualche brevissima ulteriore considerazione. Le condizioni di lavoro in questa nostra regione sono rese precarie in questo momento da quel difetto di cultura della prevenzione, che fa parte di un miglioramento qualitativo della organizzazione del lavoro, ma anche da fenomeni di distorsione del lavoro, dal lavoro nero che spesso rende precarie queste condizioni. Abbiamo avuto notizia di accertamenti a cui facevano seguito fughe generalizzate da cantieri, da luoghi di lavoro, a testimonianza del fatto che queste condizioni di lavoro nero sono ben presenti purtroppo nella nostra regione, e di riflesso, riprendo anche la tematica che è stata richiamata dal collega Lattanzi, per necessità di concorrenza anche aziende più sane e tendenzialmente più propense al rispetto delle regole, delle precauzioni, delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro, sono costrette in condizioni estreme. Crediamo che su questo effettivamente la Regione, il governo regionale abbiano un ruolo da svolgere, nel senso di quel coordinamento pubblico/privato che auspicano i proponenti e nel far sì che ci sia il giusto intervento repressivo, là dove deve esserci, da parte delle autorità preposte. Ci chiediamo peraltro se non sia anche ruolo e compito delle commissioni consiliari avere uno sguardo continuo, una forma di osservatorio permanente del fenomeno della sicurezza sul lavoro, per evitare che diventi un tema ricorrente di doglianza, di lamentela anche all'interno del Consiglio regionale o di rinvio sempre ad altri.

In fondo le Commissioni consiliari esistono anche per questo, per avere costantemente sotto gli occhi i fenomeni rilevanti. Accanto a questo porrei anche altri fenomeni, come quello delle morti sulle strade, come quello della salute sui luoghi di lavoro, perché auspichiamo che le Commissioni consiliari non siano solo lo stomaco che digerisce dei provvedimenti legislativi di iniziativa della Giunta o del Consiglio, ma diventino il luogo dove c'è una visione di cosa sta succedendo in questa Valle e di cosa si deve attivare in questa direzione. Questo per quanto riguarda le iniziative, e in particolare quella del fondo regionale di solidarietà, auspichiamo che nel momento in cui adottiamo questa mozione, se sarà accolta, non aspettiamo una vita per darvi corso. Noi la settimana prossima saremo fra questi banchi a discutere il bilancio regionale, è nel bilancio che si trovano i fondi e si adottano le misure finanziarie, e io mi auguro, penso che parlandone con i Consiglieri proponenti e con gli altri colleghi sicuramente si dovrà individuare lì il momento di definizione di un primo embrione di questo fondo, di un punto di partenza di questo fondo, e che ci sia in quella sede l'apertura di orizzonte, l'apertura mentale che mi pare esserci in questo momento da parte delle forze di maggioranza per andare in questa direzione.

Non siamo formalisti, non vogliamo in nessun modo fare le bucce, ma poiché siamo noi stessi legislatori, il rinvio alla Giunta non è un rinvio di delega in bianco, ma è un invito a noi stessi a fare la nostra parte nei modi e nei momenti. Se vogliamo che dai primi mesi del prossimo anno si possa mettere mano alla nascita di un fondo per le vittime decedute e per causa di infortuni sul lavoro, credo che l'appuntamento dobbiamo darcelo in prima battuta per la settimana prossima e fare in modo che questo lavoro della Giunta, per preparare un disegno di legge in questa materia trovi già prefissato il necessario impegno sul piano finanziario, per evitare che ci sia un rinvio sine die e che questo genere di mozioni si traduca in pura dichiarazione di intenti.

Con questo portiamo il nostro voto favorevole alla mozione dei colleghi.

Président - La parole au Conseiller La Torre.

La Torre (FA) - Voteremo anche noi questa mozione, che ha il pregio di riportare l'attenzione su un argomento così importante, di cui non si parla mai abbastanza, ma tengo a precisare che questa maggioranza nella precedente legislatura e in questa legislatura ha sempre avuto una attenzione particolare nei confronti di queste problematiche, ha sempre seguito in collaborazione con tutti gli enti preposti ogni possibile strada ed azione necessaria per garantire la sicurezza sul lavoro. È stato fatto in diversi modi con delle iniziative portate avanti con l'INAIL, con manifestazioni esplicite, con lettere e con riunioni di coordinamento con i sindacati e quindi credo che questa regione - qui purtroppo non condivido l'intervento di Lattanzi - stia dimostrando nel tempo e anche con delle azioni di essere avanti nel rispetto della sicurezza del lavoro. Respingo pertanto questa idea di una regione dove ci sia il 50% delle aziende che non sono in regola o che facciano difficoltà a non essere in regola.

Certamente anche in Valle d'Aosta ci saranno aziende che non sono in regola, ma la Valle d'Aosta è ben diversa da altre regioni, purtroppo mi dispiace dirlo, magari del sud Italia, dove il non essere in regola è la norma; la Val d'Aosta è in regola e non sono necessari altri centri di osservazione, ci sono già dei centri di osservazione preposti che fanno bene il loro lavoro, che sono coordinati con partecipazione di tutte le forze sociali dall'USL ai sindacati, all'INAIL a tutti i competenti organismi, e l'unica cosa che dobbiamo fare è facilitare il loro lavoro, non andando a infrapporci fra quelle che sono le loro competenze e le nostre legittime richieste di informazione, ma solo vigilando e coordinando le attività preposte. La Valle d'Aosta è un territorio dove si può ancora svolgere un buon controllo, le problematiche al limite possono derivare dalle infiltrazioni esterne, perché sappiamo quante imprese dall'esterno vengono a lavorare in Valle, sappiamo che è dall'esterno che molte volte queste problematiche vengono introdotte e molte volte i nostri imprenditori si trovano in difficoltà perché devono essere in concorrenza con chi non rispetta le regole. È questo il vero problema: chi rispetta le regole e in modo etico, morale e anche economico investe, si trova in concorrenza con chi le regole non le rispetta, ma molte volte chi non rispetta le regole viene da fuori. Quindi dobbiamo difendere i nostri imprenditori non dicendo che non sono in regola, perché non è vero, ma dicendo che i nostri imprenditori, che cercano di essere in regola e lo sono, molte volte perdono gli appalti perché combattono contro chi non è in regola, e noi come Regione su questo dovremmo fare qualcosa. Molte volte sappiamo che le gare al massimo ribasso sono il cavallo di Troia che introduce persone che poi magari con delle semplici certificazioni, con delle dichiarazioni vincono delle gare e poi impediscono ai nostri imprenditori valdostani che sono seri (ci tengo a ribadirlo) di essere sul mercato e di mantenere le loro aziende. Quindi sicuramente la Valle d'Aosta è una regione sana, dove il controllo e le garanzie del lavoro sono esercitate; comunque non è un motivo per cui non dobbiamo votare questa mozione, anzi, la votiamo con convinzione perché ritengo che parlarne sia importante e bene ha fatto il collega Rigo a presentarla.

Président - La parole au Conseiller Comé.

Comé (SA-UdC-VdA) - Grazie, Presidente. Solo per dire che anche il gruppo della Stella Alpina voterà questa mozione, che ha avuto il merito di sollevare da parte del PD una questione importante che è all'attenzione di tutti. Certamente la mozione oggi va nella direzione di istituire un fondo che permetta la solidarietà a favore delle famiglie delle vittime e certamente da parte nostra c'è l'appoggio a questa mozione.

Vorrei anche io sottolineare due aspetti. Uno è quello che diceva prima il collega La Torre; giustamente nella presentazione Rigo ha fatto un lungo elenco, facendo una analisi della situazione a livello nazionale, e citando anche dei dati pesantissimi di morti a livello nazionale, e poi nell'ultima parte del suo intervento ha citato l'elenco delle morti avvenute anche in Valle d'Aosta. Se guardiamo le percentuali, vediamo che abbiamo una percentuale bassissima, pur sempre pesante, rispetto al resto d'Italia e sotto questo profilo direi che questa è una dimostrazione di quanto sottolineava prima La Torre, di quanto la Regione sia sempre stata molto attenta. Lo ha evidenziato anche Rigo nella sua premessa della mozione, dove dice che l'approvazione del piano regionale per la salute e il benessere sociale 2006 all'obiettivo n. 5 nell'attività A va a definire tutta la prevenzione dell'infortunistica sul lavoro e fa riferimento alla necessità di sviluppare specifiche azioni ed iniziative di coordinamento.

Questo è un lavoro che a livello regionale è stato già portato avanti, con questo non voglio dire che bisogna rallentare l'attenzione, ma bisogna migliorare questo, e direi anche io che bisogna guardare con grande attenzione soprattutto le morti che provengono da imprese valdostane o le morti che provengono da società che arrivano dall'esterno. Da parte della Stella Alpina non possiamo che essere favorevoli a questa mozione, quindi daremo il nostro assenso garantendo anche il nostro impegno nel cercare di incrementare l'attenzione verso la prevenzione al massimo di quelli che sono gli infortuni sul lavoro.

Président - D'autres qui veulent intervenir? Je ferme la discussion générale.

La parole au Conseiller Rigo.

Rigo (PD) - Ringrazio i colleghi per il loro intervento, per le parole che hanno usato, per il loro tono, per la volontà espressa da tutti di lavorare insieme per fare di questa Valle, che è vera, che è attenta, farla ancora più attenta su una tematica particolarmente delicata e importante per la vita di tutti i giorni dei valdostani. Potevamo preparare noi un disegno di legge molto semplice, con 3-4 articoli, copiandolo anche da altre regioni, che hanno già leggi in questo senso. Abbiamo voluto invece cominciare con il Consiglio un percorso insieme su un tema che deve essere di comune attenzione. Sono anche d'accordo con il collega La Torre sulla differenziazione che l'Italia non è tutta uguale, questi sono i dati del rapporto INAIL 2007 e in questi dati sono contenute quelle analisi attente su come vengono sviluppati i controlli, le sicurezze sui posti di lavoro, sui cantieri e ci sono delle indicazioni che devono condurci a lavorare insieme per dare un senso compiuto alle indicazioni che vengono fuori dai documenti e dalle statistiche. Credo che la nostra regione sia più attenta delle altre o al pari di quelle regioni che sono più attente in questo settore. Le indicazioni che sono venute oggi mi sembrano importanti, in particolare rispetto a tre obiettivi riconosciuti da tutti. Il primo è quello che comunque dobbiamo fare una azione culturale nei confronti delle persone, delle aziende, delle imprese; il secondo sono interventi mirati premianti anche per quelle imprese che possono offrire maggiori margini di sicurezza e il terzo è la capacità di un coordinamento sui controlli che vengono fatti. Credo che ci siano le condizioni per lavorare bene, per far fare a questa regione un salto in avanti, ne sono contento.

Président - La parole au Président de la Région, Rollandin.

Rollandin (UV) - Il tema merita, come è stato detto, tutta l'attenzione che ha avuto e che sicuramente avrà in altre occasioni non solo in questo consesso. È oggetto di dibattito attento il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, che interviene trasversalmente su una serie di settori, quindi va ad inserirsi in una logica di coordinamento che dovrebbe essere sempre più efficace. Nell'argomentare da parte dei proponenti le motivazioni di un impegno in tal senso si è fatto riferimento a una serie di dati che vanno nella direzione di far capire qual è l'impatto del problema. Sono stati anche evocati i dati della nostra regione, che dicono che per fortuna si tratta di 2-3 unità che se giustamente rapportate ad altre situazioni che ci mostrano i pericoli che portano ad avere incidenti mortali, ci fanno riflettere. Dico per fortuna tutto sommato abbiamo una situazione discretamente valida dal punto di vista anche dei controlli e su questo vorrei soffermarmi con riferimento all'ambito dell'azione che si vuole attivare sui luoghi di lavoro, al di là della crescita culturale e della progressiva presa di coscienza dell'impegno che c'è da parte di una azienda ad avere un contratto, quindi di utilizzare momentaneamente o per un periodo più lungo dei lavoratori. Perché il discorso è nel rapporto e giustamente è stato ricordato anche quante imprese nascono e muoiono, il che rende molto difficile questa operazione, perché guardando le statistiche ultime anche in Valle d'Aosta, che prima era esente da questo tipo di fenomeno, adesso anche in Valle ci sono molti che creano queste premesse, lo vediamo dalla richiesta di contributi per la formazione. Abbiamo visto che ci sono imprese che chiedono il contributo per aprire una nuova attività, e poi di colpo spariscono, non hanno nessuna esperienza, nessuna storia; mentre prima la formazione arrivava gradualmente anche sull'ambito della costituzione del possibile imprenditore a tutti i livelli, artigianale o di più larga dimensione, ma c'era comunque una preparazione, oggi non c'è più! Oggi basta avere uno strumento e una pala meccanica e diventi imprenditore, ti iscrivi e sei pronto per partecipare a un appalto. Questo la dice lunga sulle difficoltà che sono insite nell'ambito della attività di prevenzione innanzitutto delle problematiche del lavoro.

Sul concetto di prevenzione dobbiamo anche qui capirci; credo che i controlli vanno benissimo, devono essere fatti, ma quando si parlava della frequenza dei controlli, in Valle d'Aosta la cometa arriva molto più frequentemente e ne arrivano tante comete! Il problema è che non c'è una cometa sola, questo è il punto che disorienta anche le piccole imprese! Là dove si vedono arrivare sui luoghi di lavoro una serie di professionisti legati ad attività che sono INPS, INAIL, tutto il resto delle competenze, molte volte la domanda che viene fatta è: ma possibile che non si possa coordinare questa attività preventiva? Ma non per dire: bene, comunque ti dobbiamo fare una multa, perché se arrivi con il concetto di: comunque ti devo multare, viene la pelle d'oca tutte le volte che arriva qualcuno a controllare il cantiere! Il problema su cui si vuole impostare dovrebbe essere l'opposto, cioè facciamo un controllo preventivo quando apre il cantiere, vediamo quello che deve essere fatto, diamo il tempo necessario prima di aprire, dopo di che l'imprenditore è a posto, bene. In questo modo possiamo controllare un qualcosa su cui abbiamo fatto una azione. Questa è l'azione che manca, altrimenti il problema del controllo di per sé, dico per fortuna c'è già, abbiamo i numeri che parlano chiaro su questo dato, la Valle d'Aosta credo che sia in assoluto la regione più controllata d'Italia sotto tutti i profili, le verifiche della finanza nei vari esercizi dove arrivano in Italia una volta ogni tre/quattro anni, qui arrivano ogni sei mesi e così via. Sotto questo profilo non ci sono dubbi.

Ripeto, l'aspetto collegato con questo ambito di competenze che è il lavoro, credo che vada articolato in modo tale da poter coordinare nel rispetto delle reciproche competenze; non vogliamo interferire con le competenze dell'INAIL, dell'USL, o dei vari enti responsabili, ma fra questi ci deve essere un coordinamento, altrimenti c'è da un punto di vista dell'imprenditore, piccolo o grande che sia, una situazione di disorientamento, cioè il trovarsi con una serie di verbali perché manca questo o quello, molte volte per impreparazione, perché bisogna ammettere che non c'è preparazione. Quindi credo che ci sia un grosso lavoro da fare. Tutto sommato quando si è letta quella indicazione: meno poliziotti e più consulenti, io devo dire che non la vedo così male, perché il concetto è quello. Io approvo questo tipo di indirizzo, sono molto più discutibili un'altra serie di indirizzi invece che sono un po' in controtendenza. Ma in effetti immaginare che sia possibile avere un indirizzo, che ci sia un aiuto mentre imposto il cantiere, dico cantiere per dire qualsiasi attività, lo approvo; poi evidentemente la sottovalutazione dell'utilizzo di alcuni mezzi, perché in genere alcuni incidenti mortali sono stati provocati dall'utilizzo di mezzi in un modo improvvisato; quanto è prevedibile nell'ambito della formazione di chi poi utilizza queste macchine? È un argomento delicato. Nell'insieme credo che ci sia una condivisione su questa preoccupazione di andare nella direzione di una migliore formazione e di un coordinamento nell'attività di una prevenzione, il controllo preventivo è la base del discorso. Credo che nel contempo siamo perfettamente d'accordo di prevedere una norma, qualcuno ha detto di prevedere anche i finanziamenti, e questa è una preoccupazione valida. Non dimentichiamo che nel bilancio abbiamo, come sempre, messo un fondo a disposizione per le attività legislative che intervengono nei vari settori, questa è una attività legislativa che può essere largamente coperta tenendo conto che vi sono numeri molto bassi e tenendo conto che abbiamo già guardato con attenzione le leggi delle regioni che l'hanno già previsto, fra l'altro leggi recentissime: 2007 e le ultime 2008 tanto per intenderci. Lo dico nel senso che il problema si è posto ultimamente, là dove al di là delle garanzie assicurative che vengono date per i lavoratori, c'è una situazione familiare da gestire che non è compresa ed è il problema che giustamente sollevava Rigo dei tempi, cioè la possibilità di intervenire prima che sia troppo tardi e questo è condivisibile. Ho visto anche le modalità con cui le altre regioni hanno previsto l'intervento, con un regolamento che dia applicazione, che abbia quel minimo di requisiti per dire è necessario intervenire. Quindi sotto questo profilo condividiamo il tipo di procedura. Nel merito del coordinamento che si chiede al punto 2, promuovere misure per realizzare un effettivo coordinamento fra tutti i soggetti pubblici e privati ai quali sono affidati, dalla normativa in vigore, compiti in materia di prevenzione, e qui per fortuna alcuni colleghi lo hanno già ricordato, questo era un punto previsto nel piano che abbiamo presentato come maggioranza, cioè avevamo proposto di investire in maniera incisiva nella sicurezza dei luoghi di lavoro in particolare nei cantieri e in questo coordinamento, vorrei però ricordare che abbiamo ricostituito il comitato regionale di coordinamento in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, con delibera 3211 del 7 novembre, a cui partecipano tutti i responsabili delle varie organizzazioni, dell'USL, dell'ispettorato del lavoro e altri istituti interessati. In più abbiamo previsto, in considerazione della natura del territorio regionale, di integrare la composizione del comitato con la partecipazione dei rappresentanti dell'associazione impianti a fune, dell'associazione guide alpine e di coinvolgere, in ragione del particolare apporto specialistico che ne può derivare per i settori in cui opera, anche la SITRASB, il GEIE del traforo del Monte Bianco e CVA. Quindi abbiamo già tenuto conto di questo allargamento e andremo in quella direzione, ma per dire che lo abbiamo già ricostituito il comitato. Nulla osta però di accettare il punto 2 nel senso di attivare un coordinamento, per cui sarà oggetto di discussione, però questo ad oggi è già stato fatto. In conclusione riteniamo di approvare questa procedura, di renderci conto che su questo tema si sono spese più parole che fatti negli anni, speriamo di non andare in questa direzione, ma di dare una dimostrazione di quello che si può fare per, da una parte, intervenire dopo, ma quello che ci interessa di più è intervenire prima. Quindi non solo il coordinamento, ma che tutte le attività vadano nella direzione della messa in sicurezza preventiva dei luoghi di lavoro.

Président - Je soumets au vote la motion:

Conseillers présents et votants: 31

Pour: 31

Le Conseil approuve à l'unanimité.