Oggetto del Consiglio n. 3026 del 4 ottobre 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 3026/XII - Approvazione di risoluzione: "Iniziative per una corretta armonizzazione tra attività agricole e urbanizzazione del territorio".
Risoluzione
Premesso che da sempre le attività umane si sono svolte insieme ad animali domestici e che queste attività hanno prodotto nei secoli una cultura che è indispensabile per l'uomo e per una corretta gestione delle risorse e del territorio;
Preso atto del "Caso Cimberio" che evidenzia come in taluni casi l'agricoltura sia vissuta come un problema di convivenza con parte della cittadinanza, anziché essere un momento economico-sociale di grande rilievo per la nostra Regione.
Constatato che, pur nel rispetto della Magistratura, dal contenuto dell'ordinanza n. 394/07 del Tribunale di Aosta, laddove si scrive testualmente: "dalla documentazione fotografica in atti emerge chiaramente che il sito in questione, per la sua struttura e conformazione, è tale da rendere necessaria la periodica uscita degli animali quantomeno per bere, con la conseguenza che durante tale tragitto avvengono normalmente le deiezioni degli animali medesimi (che determinano le esalazioni maleodoranti e la cui mancata tempestiva rimozione da parte del titolare dell'attività determina oggettivamente l'insorgere di condizioni di vita per gli abitanti della zona in spregio di elementari condizioni igieniche)", sembra emergere più una questione di disagio e fastidio arrecati dalle deiezioni degli animali ai ricorrenti piuttosto che un rischio per la salute pubblica;
Considerato che il territorio regionale, per la densità abitativa e per lo sviluppo complessivo delle attività economiche, risulta in buona parte saturato e che tale situazione crea nuove difficoltà;
Verificato, come alcuni recenti episodi dimostrano, che in tale contesto attività legate soprattutto all'agricoltura e all'artigianato, pur beneficiando della vicinanza di interessanti bacini di consumo, tendono ad essere confinate quando non rifiutate;
Riaffermato che le diverse componenti economiche e sociali devono poter godere di pari dignità per garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile della Regione;
Sottolineato che la sottrazione di suolo alle attività agricole compromette le caratteristiche di ruralità di porzioni di territorio e che la concomitante urbanizzazione, talvolta limitata alla mera funzione "dormitorio", rende più difficile il processo di gestione del territorio stesso e provoca, ove non supportato dalla cultura del reciproco rispetto, episodi di conflittualità;
Considerato, tuttavia, che la Regione dispone di adeguati strumenti di programmazione, quali il Piano Territoriale Paesistico e il Programma di Sviluppo Rurale, che questi contengono strategie per una corretta armonizzazione della crescita dei diversi settori e che queste devono tenere in debito conto i problemi e le esigenze sopra evidenziate;
Preso atto che il Decreto del Ministro della Sanità 5 settembre 1994 elenca in senso generale tra le industrie insalubri di prima classe anche gli allevamenti zootecnici;
Considerato che autorevole dottrina e giurisprudenza chiariscono che la definizione dell'elenco di cui sopra da parte del Ministero della Sanità rappresenta solo una determinazione in astratto delle strutture che possono essere considerate insalubri, ma che nel concreto spetta all'autorità comunale l'effettiva classificazione degli allevamenti zootecnici a seconda della situazione in essere;
Ritenuto che la declinazione delle norme e delle regole contenute nei citati strumenti, così come nel complesso delle varie normative igienico-sanitarie, dell'aria, dei rifiuti, del rumore, debba tener conto delle responsabilità comunali nelle materie;
Considerando come, soprattutto nelle situazioni che presentano elementi di criticità, sia necessario, nel rispetto della normativa, trovare di volta in volta le opportune soluzioni urbanistiche e tecnologiche, con l'accordo delle professionalità coinvolte, per consentire una civile convivenza, senza compromettere le attività economiche;
Il Consiglio regionale
Dà mandato
al Governo regionale di:
1) intensificare il suo ruolo di controllo, specie sui piani regolatori comunali, sull'applicazione dei principi del PTP vigilando che non vi sia contraddizione con gli obiettivi del Piano di Sviluppo Rurale;
2) provvedere ad incentivare tutte quelle pratiche che possono ridurre l'impatto della gestione delle deiezioni animali incentivando forme di gestione comuni a più aziende con possibile sviluppo energetico delle stesse;
3) prevedere un monitoraggio, d'intesa con i comuni, che verifichi la situazione e le soluzioni riguardanti le singole situazioni locali;
4) assumere, in collaborazione con i Parlamentari, un percorso di modifica della normativa nazionale in merito alla classificazione dell'attività di allevamento che sancisca che il territorio montano, come quello valdostano, rappresenta una realtà caratterizzata da una parte da un'alta commistione tra aree abitative e aziende agricole e dall'altra dalla presenza di aziende zootecniche costituite generalmente da un numero ridotto di capi, di cui è bene tenerne conto.
Invita
l'Assessore all'Agricoltura e risorse naturali a costituire un Gruppo di lavoro interdisciplinare per la predisposizione di un documento coordinato della normativa in vigore ai fini della sua univoca interpretazione da parte degli enti interessati.
F.to: Borre - Fey - Charles Teresa - Lanièce - Stacchetti - Ferraris - Venturella - Sandri
Presidente - La parola al Consigliere Borre.
Borre (UV) - Ringrazio il Presidente del Consiglio per aver scelto la strada di discutere insieme alla mozione, così si dà più tempo a chi vuole intervenire per sviluppare quanto ha intenzione di dire su questo problema. Vorrei anzitutto ringraziare i membri della III Commissione, i firmatari della mozione i Consiglieri Sandri, Bortot e Squarzino Secondina, ma soprattutto l'Assessore all'agricoltura e il Presidente della Regione, che hanno collaborato con la III Commissione per mettere insieme quello che è uscito dal lavoro della Commissione e sintetizzarlo in una risoluzione. Chiaramente il lavoro della Commissione non finisce qui, avrà ancora seguito nei prossimi giorni.
Prima di illustrare la risoluzione, vorrei sottolineare la situazione di disagio che provoca la palese contraddizione fra i principi enunciati dal Piano di sviluppo rurale, il PTP e la legge urbanistica e quanto invece avviene nel quotidiano, dove si registra poca sensibilità al settore, in alcuni casi addirittura contrarietà. Dico "in alcuni casi" perché poi abbiamo visto in questi giorni anche su "La Stampa" un certo Beppe Lavezzo, che invece dice il contrario: è disponibile a cambiare il suo alloggio di Torino con uno degli alloggi vicini alla stalla di Cimberio, dicendo che ha 2 garage e un alloggio e lo cambia volentieri perché sulla via dove abita respira ogni giorno il fumo delle auto, in aggiunta ai rumori e quant'altro, sarebbe felice di cambiarlo per andare a respirare l'odore del letame. Parlavo di contraddizione, perché il Piano rurale mette l'azienda agricola e la sua figura imprenditoriale al centro dello sviluppo locale, esaltandone la multifunzionalità, il presidio, la tutela del territorio, la gestione delle acque, la salvaguardia della tipicità e delle produzioni locali e altro ancora... le "Desarpe", le manifestazioni enogastronomiche non sono solo folclore, ma vogliono essere un momento di conoscenza della nostra realtà e, se possibile, anche rispetto e riconoscenza per chi lavora in quei settori. Il PTP, che è un altro strumento di programmazione del territorio, dal punto di vista urbanistico a livello di principio considera in maniera particolare la conservazione dei valori paesistici e ambientali, impone ai Comuni di prevedere nei piani regolatori generali le linee di indirizzo, programmando l'assetto del territorio locale attraverso parametri e criteri coerenti con il contesto agricolo tradizionale e le sue prospettive evolutive. La legge n. 11/1998 e le sue deliberazioni attuative danno ampio mandato ai Comuni di regolamentare e dirimere le problematiche legate alle distanze di rispetto, con riferimento sia alla realizzazione di nuove stalle o concimaie, sia a quelle esistenti rispetto alle abitazioni o alle aree urbanizzate; il piano regolatore può prevedere la rilocalizzazione delle stesse oppure apposite zone per la realizzazione di concimaie comuni per lo stoccaggio dei reflui zootecnici. Ecco il perché del mio disagio della contraddizione, norme che riconoscono la centralità del settore agricolo, finanziamenti per "dare gambe" ad azioni che permettano il raggiungimento di tale obiettivo e dall'altra parte intolleranza, egoismo, forse non conoscenza della storia, della cultura, della realtà valdostana, che rischiano di mettere in forse questo cammino, non conoscenza o peggio ancora nessuna voglia di conoscere.
Arrivo all'illustrazione della nostra risoluzione, che tiene conto di quanto è emerso nella III Commissione con le audizioni dell'Assessore all'agricoltura, l'Assessore alla sanità e l'Assessore all'urbanistica, perché i settori che mettono grande preoccupazione in noi Consiglieri che dovremmo andare a tranquillizzare la gente sul territorio sono anche le attività artigianali e commerciali, perché, come non si tollera l'odore delle mucche, il rumore delle campane, non si riesce a tollerare neanche il rumore che fa il falegname o chi taglia la legna con la circolare, qualcuno diceva il gallo che canta, quindi è un'intolleranza incredibile. Gli Assessori che hanno partecipato alla Commissione sono i 3 Assessori competenti nei vari settori, hanno partecipato il medico dell'USL, i veterinari competenti, l'AREV, l'Associazione Coldiretti e la Cia, che è un'altra associazione degli agricoltori, nonché il Comitato che ha raccolto le firme di solidarietà per il "caso Cimberio"; da questi soggetti sono emerse diverse richieste che abbiamo cercato di condensare nella risoluzione.
Il lavoro della Commissione è un atto corretto e anche opportuno, voluto dall'Assessore Isabellon perché si potesse affrontare questo caso - un caso che aprirà purtroppo altri contenziosi perché il settore si presta - e arrivare in Consiglio con il maggior consenso possibile nell'approvazione della risoluzione e soprattutto nel mettere in atto quegli strumenti che permettano ai Sindaci di autorizzare la permanenza di attività agricole, artigiane e commerciali nei centri rurali e centri abitati. Credo quindi sia stata portata avanti dalla Commissione un'azione voluta dall'Assessorato e dal Presidente della Regione. Questa risoluzione prende lo spunto dal "caso Cimberio", ricordando che l'agricoltura è un'attività che da sempre possiamo ritenere sia stata svolta in Valle d'Aosta, ma non è neanche tanto storia di un lontano passato, infatti, se si va indietro solo di 40 anni fa, c'era ancora gente che dormiva nelle stalle. Stalle che erano pulite, ben tenute, c'era una tenda che divideva il bestiame dal letto e dalla cucina, mai nessuno è morto per quegli odori, mai nessuno si è preoccupato così tanto che i loro figli avessero dei problemi per l'odore del letame. Vi sono odori che puzzano di più e che non si sentono, sono quelli dell'arroganza, quelli dell'incapacità di convivere e quelli di pensare solo a sé stessi, l'egoismo, quelli sono odori che non sentiamo, ma che fanno più danni di questo odore.
Partendo dal "discorso Cimberio" abbiamo constatato... soprattutto per una grossa preoccupazione che è stata anche espressa dal Consigliere Viérin nel Comune di Aosta, che quando ha sentito il problema ha presentato un'interpellanza per segnalare che stava succedendo una cosa grave, e ha chiesto al Sindaco e agli Assessori dei dati che evidenziassero se anche nel Comune di Aosta c'erano problemi del genere. Non è solo quindi un problema che ha sentito il Consiglio regionale, ma anche il Comune di Aosta lo ha subito rilevato e fatto presente al Sindaco e all'Assessore competente. Dicevo, questa preoccupazione è cresciuta quando nella documentazione dell'ordinanza di non accettazione del dissequestro c'era una frase che preoccupava tantissimo e la frase l'abbiamo citata nella nostra risoluzione:
"dalla documentazione fotografica in atti emerge chiaramente che il sito in questione, per la sua struttura e conformazione, è tale da rendere necessaria la periodica uscita degli animali quanto meno per bere, con la conseguenza che durante tale tragitto avvengono normalmente le deiezioni degli animali medesimi (che determinano le esalazioni maleodoranti e la cui mancata tempestiva rimozione da parte del titolare dell'attività determina oggettivamente l'insorgere di condizioni di vita per gli abitanti della zona in spregio di elementari condizioni igieniche)".
In questo passaggioa noi - e lo abbiamo scritto - sembra emergere più una questione di disagio e fastidio arrecati dalle deiezioni degli animali ai ricorrenti, piuttosto che un rischio per la salute pubblica: questo è quanto abbiamo ritenuto in Commissione e con la Giunta e i Consiglieri Bortot e Sandri. È vero che il piano regolatore prevede la delocalizzazione in casi dove non è possibile la coesistenza, ma non possiamo pensare che il nostro territorio vista la realtà talmente ridotta di terreno agricolo abbia terreni disponibili da poter delocalizzare tutte le aziende fuori dai villaggi ma, oltre a questo, vi è anche un problema che riteniamo che l'attività integrata all'interno dei villaggi sia non solo opportuna, ma vitale per il modo di vivere sociale di questi villaggi. Non vogliamo che divengano dei semplici dormitori con ristrutturazioni che possono costare qualcosa meno, perché tanto lì avrete la stalla, sarete più lontani dalla città. Quindi si invoglia la gente ad andare in campagna non perché le piace la natura o gli animali, ma ci vada solo per mero risparmio economico.
Nella nostra risoluzione poi sottolineiamo che la sottrazione del territorio non deve più avvenire: questo viene riaffermato nel piano regolatore. Va ricordato che i piani regolatori comunali devono stabilire in maniera autonoma le zone agricole e in queste anche delle sottozone "G", dove devono essere localizzate le concimaie laddove non è possibile individuarle nei centri storici. Abbiamo riportato il discorso del testo unico, che stabilisce gli allevamenti di bestiame quali aziende insalubri, quindi chiediamo che queste non siano ritenute aziende insalubri, ma vi sia caso per caso un'analisi di chi è competente a determinare se sono insalubri o meno. Chiaramente se vi fossero 300 maiali o 500 mucche in un villaggio, si rischierebbe di avere un allevamento insalubre, quindi la valutazione va fatta caso per caso. Nel dare mandato al Governo regionale, chiediamo che si intensifichi il controllo, cosa che sta facendo l'Assessorato dell'agricoltura. È stato detto che in alcuni hanno dovuto puntualizzare il riferimento del piano alle zone agricole, quindi in quelle zone non poteva esserci un'espansione urbanistica che vada poi a compromettere le stalle che sono state fatte in regola, e questo purtroppo è già successo nel recente passato quando si sono delocalizzate delle stalle e dopo il piano regolatore ha permesso di andare a costruire fuori dalle distanze che non aveva ancora stabilito come piano regolatore, quindi oggi abbiamo delle stalle costruite 10-15 anni fa contornate da ville o da case di civile abitazione che cominciano a "storcere il naso". Questo controllo già si sta facendo, è vero, chiediamo però che sia intensificato tenendo conto del principio stabilito dal PTP, che dice che le migliori terre vanno riservate all'agricoltura. Chiediamo più attenzione nelle previsioni urbanistiche della localizzazione delle concimaie, chiedendo l'individuazione delle zone per delle concimaie, verificando un possibile sviluppo energetico dei reflui zootecnici. Provvedere come Assessorato dell'agricoltura insieme ai Comuni ad un monitoraggio delle situazioni reali di oggi, chiamare in causa i nostri Parlamentari affinché cerchino con gli strumenti che hanno a disposizione di apportare se possibile una modifica al testo unico laddove si parla di aziende inquinanti, quindi andare a vedere la classifica di queste aziende con la realtà della nostra Regione. La parte conclusiva invita l'Assessore a costituire un gruppo di lavoro composto dall'USL, Assessorato... urbanistica e Associazione degli allevatori, insieme ai Sindaci, per mettere insieme tutte quelle norme, farne una sintesi, in modo che il Sindaco, quando viene coinvolto in casi simili a quello del Sig. Cimberio, possa avere chiarezza nelle sue azioni e vi sia la possibilità di mantenere il principio di zone miste all'interno dei nostri villaggi, dove miste significa agricoltura, artigianato e commercio.
Presidente - La parola al Consigliere Segretario Maquignaz.
Maquignaz (UV) - Méssieu Prézidàn, si vuù, seu, a portà én messadzo for pé povér éncó raprézéntà dédén la Val d'Ousta neutre aléveur, ma sourtoù lé-z-ommo qui raprézénton notre tradechón, qui raprézénton éncó notra téra, la téra dé la Val d'Ousta ioù possèn éncó... ioù possèn éncó étre aléveur... cher-z-amì... aléveur... cher-z-amì... ioù possèn éncó raprézéntà no dzèn, no montagnar é no campagnar. È sèn orgoilleu d'étre cler, mé si orgoilleu d'arrévà d'énna famèille, 'na famèille qui raprézénte l'agricolteua é qui y a travaillé dédén si sétteur. Pé sétta motivachón dz'é portó, seu, lo basén qui raprézénte lo son dé l'ésprì dé notra téra, la téra dé la Val d'Ousta...
(Traduzione letterale dell'intervento svolto in patois) Signor Presidente, sono venuto, qui, a portare un messaggio forte per poter ancora rappresentare della Valle d'Aosta i nostri allevatori, ma soprattutto gli uomini che rappresentano le nostre tradizioni e rappresentano anche la nostra terra, la terra della Valle d'Aosta dove possiamo ancora... dove possiamo ancora essere allevatori... cari amici... allevatori... cari amici... dove possiamo ancora rappresentare la gente, il montanaro e l'agricoltore. Sono orgoglioso, per essere chiari, sono orgoglioso di provenire da una famiglia che rappresenta l'agricoltura e che ha lavorato in questo settore. Per questo motivo ho portato, qui, il campanaccio che rappresenta il suono dello spirito della nostra terra, la terra della Valle d'Aosta...
Presidente - ... collega, mi spiega cosa sta facendo, collega Maquignaz...
(il Consigliere Maquignaz suona ripetutamente il campanaccio delle mucche che ha portato in aula)
Maquignaz (UV) - ... vorrei capire se questo suono dà fastidio all'Assemblea o ci dimentichiamo forse...
Presidente - ... collega, la invito a contenersi...
(il Consigliere Maquignaz riprende a suonare il campanaccio)
Presidente - ... collega, poi farà pervenire alla Presidenza un resoconto del suo intervento in patois...
Maquignaz (UV) - ... posso parlare visto che qui siamo eletti dal popolo e possiamo dire la nostra opinione? È anche importante, noi possiamo dire l'opinione anche degli allevatori e di quelli che forse in questo momento hanno bisogno di essere rappresentati con forza...
Presidente - ... chiedo un po' di silenzio!
Maquignaz (UV) - ... vorrei poter parlare in una democrazia o non si può?
Sandri (GV-DS-PSE) - ... in democrazia non si fanno le stupidaggini di questo tipo, vergognati!
Maquignaz (UV) - ... si vergogni lei! Probabilmente il Consigliere Sandri dovrebbe dire a tutti gli allevatori valdostani di vergognarsi, perché non capisco quale sia il problema di portare un campanaccio per mandare un messaggio molto chiaro, un messaggio a un mondo che è il nostro: il mondo dei campagnardi, dei montagnardi, dal quale tutti noi arriviamo e non ho paura di aver fatto questo gesto, anzi sono orgoglioso di averlo fatto, perché mi sembra un gesto democratico, non violento: c'è solo un campanaccio appoggiato qui come simbolo della battaglia in difesa dei nostri valori, i valori di fondo dai quali tutti noi arriviamo. Per tale motivo ho voluto fare questo gesto, un motivo forte, un gesto importante per far capire chiaramente - sono contento che siamo sul digitale in questo momento - che il mondo dell'allevamento ha bisogno di essere difeso. Qui voglio ad alta voce fare un plauso al collega Borre, che ha sempre amato questo mondo e lo ha difeso in tante battaglie. Lo voglio ringraziare come collega di movimento, ma soprattutto per la Commissione che presiede e che si sta impegnando per cercare di affrontare più a larga scala il problema dell'allevamento, dell'agricoltura e più nello specifico tale problematica, che fa parte della nostra storia, ma soprattutto della nostra vita e della nostra Regione. Voglio anche ricordare l'impegno del nostro Assessore Isabellon, che sta lavorando anche lui per cercare di trovare per i prossimi anni delle soluzioni. Tutti noi, per essere molto chiari, vogliamo rispettare le leggi, ma non ci dobbiamo dimenticare in questa Assemblea che vi sono dei luoghi che esistevano già nell'antichità e questi luoghi devono avere la possibilità di rimanere lì, gli allevatori devono avere la possibilità, essendo in regola - nessuno dice il contrario -, di poter operare nella loro terra e nei loro villaggi. Con tale gesto ho voluto mandare questo messaggio, ma voglio soprattutto ricordare per non dimenticare nessuno l'impegno forte da subito del Presidente Caveri sulla questione. Mi sembra che il nostro movimento voglia ribadire che è necessario difendere i nostri valori, le nostre tradizioni e soprattutto che dobbiamo difendere la nostra gente: i "campagnards". Sono orgoglioso anch'io di arrivare da una famiglia di agricoltori, io e mio fratello Jean-Antoine, e questo è il campanaccio...
(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)
Presidente - ... collega Squarzino, io cerco sempre di tutelarla quando i colleghi intervengono mentre lei parla, le chiedo di osservare la stessa cortesia nei confronti di un collega che sta intervenendo...
Maquignaz (UV) - ... questo campanaccio è di mio fratello Jean-Antoine che ha aperto da poco un'attività agricola, ho voluto portarlo qui anche per sostenere lui, oltre che tutti gli altri allevatori. È un campanaccio che ho fatto fare, ho voluto portarlo, mi dispiace che la collega Squarzino è così disturbata dal campanaccio qui in Consiglio, è così preoccupata; forse il mondo agricolo alla collega Squarzino fa paura o forse chissà... un giorno capiremo. Devo però fare un plauso al collega Bortot, che si è impegnato in una battaglia a favore di chi in un momento difficile si è trovato in difficoltà e qui mi sembra opportuno dirlo che il Consigliere Bortot ha fatto questa battaglia.
Non sono intervenuto per entrare in merito alla... o, meglio, sì, in merito alla risoluzione nello specifico, perché la risoluzione è già stata spiegata bene dal collega Borre. Con tale intervento voglio ribadire il ruolo degli allevatori nella nostra Regione e ricordare che il loro ruolo è un ruolo importante. Voglio ricordare i sacrifici fatti dai nostri vecchi per rimanere in montagna a tenere il territorio, voglio ricordare gli impegni economici della Regione e dell'"Union Valdôtaine" in questi anni per tenere i nostri allevatori in montagna, voglio ricordare la tutela e conservazione del territorio, tale territorio che ci consente ancora oggi di essere noi protagonisti della nostra economia nella nostra Regione. Non dobbiamo dimenticarci l'integrazione fra agricoltura e turismo, pilastro fondamentale e linea vincente per i prossimi anni; addirittura i nostri turisti sono contenti di vedere le nostre mucche e non si preoccupano così tanto per l'odore della "busa". Un conto è un odore nocivo, un contro è un odore fastidioso; chi di noi ha respirato l'odore della "busa" da piccolo non ha questi problemi o perlomeno non ha tali paure e non abbiamo neppure paura di dirlo qui nel Consiglio della Valle, dove siamo stati votati per rappresentare anche la gente.
Come dicevo prima, il binomio vincente per una comunità a vocazione agricola e turistica è l'unità della nostra gente e ho voluto intervenire oggi non solo per sollevare tale questione o per fare uno "show" - come forse qualcuno ha capito -, ma ho voluto farlo per mandare un messaggio forte di attenzione, un messaggio di unità fra tutti noi Valdostani e un messaggio di integrazione, ma soprattutto un messaggio di tolleranza nei luoghi dove tante volte c'è una stalla che può creare qualche problema, ma dobbiamo anche renderci conto che queste stalle erano già lì, sono già presenti da anni nei nostri villaggi, sono decine di anni che sono nei nostri villaggi. Mi chiedo allora chi compra una casa in questi luoghi sa che esiste una stalla e c'è chi opera? Il messaggio che si vuole mandare allora è quello della tolleranza, di comprare delle abitazioni magari in questi villaggi sapendo già - come si diceva l'altro giorno in Commissione con il collega Borre - che in tali villaggi vi sono delle attività esistenti. Ovviamente sarà necessario trovare delle soluzioni e non esiste solo il caso che ha fatto tanto scalpore del Sig. Cimberio, non voglio intervenire solo per questo caso, anche se sono solidale a tale persona, sono contento che tantissimi Valdostani - circa 3.000 - hanno firmato questa petizione. Il messaggio che voglio mandare è legato al mondo agricolo, per dire che dobbiamo "alzare la guardia" e per dire che non saremo disposti - almeno personalmente - a fare un passo indietro su questa battaglia.
Andrò oltre e dirò alcune cose che tante volte non vengono dette. Abbiamo un paese con una burocrazia che è al limite dei limiti! I nostri agricoltori e non solo, anche gli imprenditori valdostani stanno faticando: norme, regole, leggi, regolamenti, normative, direttive, circolari... poi a volte ci si chiede perché i Sindaci - scusate la battuta - sono in ritardo ad approvare il PTP. Non so se ci rendiamo conto, a volte ci chiediamo dove siamo; forse è ora di fare una politica diversa, cominciare a snellire la burocrazia. So che non è facile, so che ci sono le regole, ma è giunto il momento in cui la gente sta faticando: sta faticando a spostarsi, sta faticando a fare i nuovi investimenti perché è sempre più difficile. Il nostro mondo agricolo è stato sostenuto in questi anni e noi siamo stati onorati come "Union Valdôtaine", le nostre maggioranze negli anni, di aver sostenuto il mondo agricolo, il nostro mondo! Si può dire tutto, ma non che noi non abbiamo capito questo messaggio importante: quello dell'integrazione del mondo agricolo con il mondo turistico. La battaglia del futuro però si giocherà su tale integrazione e si giocherà sull'andare un po' alla volta a snellire la burocrazia. Abbiamo una situazione dove diventa difficile andare avanti e credo che dobbiamo tutti insieme nell'unità della nostra gente trovare delle soluzioni, che devono essere chiaramente trovate nel rispetto del mondo in cui si vive, quindi è giusto che gli agricoltori debbano rendersi conto che tante volte vi sono delle situazioni non facili, bisogna essere democratici, però lavorare per far passare il messaggio di integrazione di questi mondi e soprattutto lavorare per dare la possibilità a quelli che hanno delle attività in luoghi dove sono sempre esistite di poter rimanere lì e magari i loro figli potranno essere ancora lì un domani. Non dimentichiamoci della nostra storia, non dimentichiamoci delle nostre tradizioni, non dimentichiamoci da dove arriviamo! Crediamo che ricordare... e ho voluto con tale intervento - e magari qualcuno si è accalorato perché ho messo qui il campanaccio, che è simbolo della difesa di questo mondo - richiamare l'attenzione, perché qualcuno forse non si rende conto di come la situazione sta rischiando di degenerare, perché con tale questione del Sig. Cimberio si è creata una situazione di un certo tipo. Non vorremmo che tale questione andasse avanti o si creasse una situazione di divisione, dobbiamo creare una situazione di unità.
Per venire alla risoluzione, è importante questo documento perché va in tale direzione; ho voluto fare un intervento più politico, perché era inutile che ripetessi le cose dette dal collega Borre. Credo che la risoluzione sia lì da leggere, abbiamo capito cosa si vuole fare; però dall'altro lato credo che qualche considerazione di ordine generale su questo momento andasse fatta, per tale motivo ho voluto intervenire con fermezza e far passare questo messaggio oggi in tale Assemblea, dove credo si abbia il diritto di venire a dire la propria opinione, anche perché siamo stati eletti dal popolo che rappresentiamo.
Voglio anche invitare calorosamente da qui i nostri Parlamentari valdostani, che ben conoscono questi problemi e che ben conoscono i problemi del nostro mondo, poi comunque sia vedremo in questi giorni cosa succederà... è chiaro che con tale intervento voglio ribadire che la battaglia continua o, meglio, continueremo a fare la battaglia, almeno, per quanto mi concerne come persona e anche dentro il mio movimento, per portare avanti certi ragionamenti nei prossimi anni. Tornando ai nostri Parlamentari, dobbiamo trovare delle soluzioni, dobbiamo riuscire a trovare le soluzioni necessarie chiedendo anche l'aiuto a Roma, essendo noi determinanti in questo momento al Senato della Repubblica. È giunto forse il momento di tirare le somme, allora con tale intervento invito i nostri Parlamentari, soprattutto il Senatore Perrin - che questo mondo conosce molto bene, un uomo che arriva anche lui dalla valle del Cervino, un uomo che tali questioni ha vissuto sulla sua pelle direttamente -, a creare un clima di unità, un clima per cercare attraverso il Parlamento e quello che si potrà fare per difendere i nostri territori di montagna, per far capire che la Valle d'Aosta ha bisogno di deroghe. È stata già presentata una legge sulla montagna, abbiamo la necessità però di avere ulteriori deroghe per queste situazioni, abbiamo bisogno di riconoscimenti diversi del ruolo della montagna, della difficoltà che la montagna in questo momento sta passando. Riguardo tale argomento, chiediamo un intervento forte per riuscire a trovare delle soluzioni che siano compatibili con le esigenze di tutti i cittadini della Valle d'Aosta, per cui invitiamo anche i nostri Parlamentari a tale confronto, ma soprattutto a riuscire a sostenere ancora una volta tutti insieme, mettendo il proprio impegno e soprattutto trovando le normative necessarie, le deroghe necessarie, le idee che possono essere messe in atto, a rendersi conto e far rendere conto al Governo nazionale che l'allevamento in Valle d'Aosta è un allevamento con piccole stalle e piccole aziende, per cui chiediamo che il nostro allevamento, le nostre aziende non vengano paragonate alle aziende enormi ed insalubri che inquinano. Non conosco ancora nessuno che per l'odore del letame ha avuto i problemi... abbiamo convissuto per anni con questo problema, anzi forse senza tale odore sarebbe difficile tornare in montagna.
Con queste mie parole e con questo mio gesto simbolico di aver portato tale campanaccio ho voluto testimoniare la solidarietà a chi è in difficoltà in questo momento, ma ho voluto dire soprattutto che è giunto il momento di essere uniti, per far capire che tali mondi diversi devono convivere perché fanno parte della realtà in cui noi viviamo, sulla quale non possiamo pensare di cambiare la nostra storia. Sentivo qualcuno che diceva: "è impossibile fermare lo sviluppo", ma nessuno vuole fermare lo sviluppo; lo sviluppo deve esserci, ma deve essere equilibrato, di buon senso e deve essere uno sviluppo dove ci sono anche le mucche. Faccio l'esempio del Breuil, Cervinia, dove c'è l'alpeggio e il golf a 18 buche sotto, che è integrato benissimo con la montagna ed è un esempio di turismo-agricoltura, di un binomio vincente e non ricordiamoci solo dei nostri "montagnards", dei "campagnards", degli agricoltori, degli allevatori, di tutti solo quando andiamo alla "Desarpa" a fini turistici o dove la manifestazione diventa turistica, o solo quando andiamo alle battaglie a mettere i campanacci, ma ricordiamoci anche quando è il momento di essere uniti e creare unità fra la nostra gente e non creare divisioni. Dobbiamo ricordarci sempre da dove arriviamo, chi siamo, dove viviamo: viviamo in una Regione di montagna, dove vogliamo che si possa essere agricoltori, allevatori, uomini legati al proprio territorio; una Regione dove si possa vivere nei propri villaggi, dove i nostri figli potranno ancora continuare queste attività, una Regione dove rispettando gli altri si possa "essere noi".
Presidente - La parola al Consigliere Sandri, per mozione d'ordine.
Sandri (GV-DS-PSE) - Tenuto conto della disdicevole situazione che è avvenuta precedentemente, chiedo una sospensione di 5 minuti del Consiglio per una valutazione da parte dei Capigruppo.
Presidente - Il Consiglio è sospeso per 5 minuti.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 17,51 alle ore 18,27.
Presidente - Riprendiamo i lavori. Facendomi interprete delle diverse sensibilità che sono emerse nella Conferenza dei Capigruppo, mi permetto di richiamare i colleghi ad evitare manifestazioni eccessive, goliardiche...
(interruzione del Consigliere Frassy, fuori microfono)
... mi faccia finire... tipo quella che è avvenuta prima da parte del collega Maquignaz...
Frassy (fuori microfono) - ... un richiamo con nome e cognome!
Presidente - ... lo sto citando! Come ho detto prima, il collega Maquignaz farà pervenire alla Presidenza un testo scritto riguardante l'intervento in patois che riassuma il suo intervento e richiamo il collega Maquignaz ad un comportamento più consono alle funzioni del Consigliere e ad un rispetto del ruolo della massima istituzione di questa Valle, pur rispettando la libertà di espressione di ogni Consigliere, che ha il diritto di manifestare le sue opinioni come meglio crede.
La parola al Consigliere Stacchetti.
Stacchetti (SA) - Il mio intervento vuole tentare di stemperare questo ambiente un po' caldo e naturalmente non per cercare di cavalcare l'onda, ma vuol essere solo un intervento per dare un ulteriore contributo alla causa. Al di là di tanti, credo di poter affermare che sono un agricoltore, sono stato un agricoltore fino a 30 anni e generalmente gli agricoltori tanti schiamazzi non li fanno, questo non per "tirarti le orecchie", ma io non lo avrei fatto.
Detto questo, a seguito di tali vicende ho messo giù 4 righe. Bene il gruppo di lavoro che si pensa che verrà istituito dalla risoluzione, ma, affinché questo gruppo di lavoro non sembri un'operazione fine a sé stessa, secondo me va implementato e dobbiamo impegnarci da subito a ricreare la cultura della tolleranza, del rispetto dell'altro, la cultura del riconoscere e rispettare gli usi e costumi esistenti nei nostri villaggi, quindi l'esistenza delle stalle, dei pollai, del falegname, del fabbro, dello scultore e, perché no?, delle campane dei nostri campanili; la cultura che le nostre tradizioni sono la nostra vita, nonché le più importanti attrazioni turistiche. Per ottenere ciò bisogna coinvolgere "in primis" le istituzioni scolastiche a tutti i gradi e livelli con specifici programmi, mettere in atto una puntuale e costante campagna promozionale di sensibilizzazione della necessità di tornare al buon senso delle cose, al rispetto dei nostri usi e costumi e tradizioni in senso generale. Permettete una riflessione ironica. Visti i flussi migratori extracomunitari, non vorrei che per difendere la mucca e noi stessi fra qualche anno fossimo costretti a cambiare religione o trasferirci ad esempio in India.
Presidente - La parola al Consigliere Frassy.
Frassy (CdL) - Abbiamo qualche imbarazzo nell'affrontare l'argomento, perché riteniamo che questa risoluzione che è stata concordata fra le forze politiche di maggioranza e i proponenti della mozione che era iscritta all'ordine del giorno del Consiglio, pur leggendola con attenzione, alla fine abbia il pregio di essere una grandissima acrobazia dialettica. Riteniamo che, al di là dell'intervento passionale e un po' folcloristico del collega Maquignaz, che ha voluto forse sottolineare un suo sentire - e devo dire che peraltro sarebbe stato apprezzato un campanaccio usato, piuttosto che uno nuovo, perché avrebbe sottolineato un maggior coinvolgimento a quell'ambiente che lui ha più difeso -, alla fine stiamo dibattendo di un tema che è piombato in Consiglio in virtù di quella sovraesposizione mediatica, non sicuramente in virtù della sua problematica, perché stiamo dedicando attenzione ad una vicenda, sottolineo "una vicenda", seppur con la preoccupazione che vi possano essere tante vicende simili, che non pesa nulla nella scena politica ed amministrativa di questa Regione. Oggi apriamo i giornali e scopriamo che la più grande azienda industriale di questa Regione, che questa primavera sembrava destinata a conquistare i mercati cinesi, mette per 13 settimane in cassa integrazione 250 lavoratori. Con tutto il rispetto che possiamo avere per le mucche e l'agricoltura, penso che i problemi della Regione siano altri. La Giunta venerdì scorso ha adottato con 2 deliberazioni un provvedimento che mette a disposizione oltre 11 milioni di euro per l'ennesimo risanamento degli impianti a fune; non se n'è parlato in Commissione, non è stata data notizia nelle comunicazioni del Presidente della Regione, abbiamo predisposto una risoluzione che, visti i tempi con i quali sta procedendo l'odierna sessione, presenteremo come mozione per il prossimo Consiglio. Il rischio è che la politica, per inseguire la piazza, perda di vista il suo compito: di gestire gli eventi che influiscono sulla collettività. La sensazione è che qui si è montato un grandissimo caso mediatico su una vicenda umana che avrà un risvolto economico nell'economia di quella azienda agricola, ma che non aveva bisogno di quella risoluzione per essere risolto, perché, per fortuna, vi sono delle leggi in materia sanitaria, vi sono delle leggi in materia urbanistica, vi sono delle competenze a livello comunale, dove i Sindaci devono assumersi le loro responsabilità, vi sono degli uffici regionali che sono preposti e che spesso travalicano le loro competenze nel vincolare i privati alle norme del PTP e del piano regolatore, sappiamo bene cosa fanno le varie sovrintendenze, di conseguenza con questo ordine del giorno, al di là della presa di posizione politica, non abbiamo aggiunto una virgola.
Devo dire che il più coerente nel suo intervento folcloristico è stato il collega Maquignaz, perché ha espresso in maniera genuina una posizione istintiva, non ha avuto bisogno di ricorrere all'arzigogolatura di questa risoluzione, dove si dice che da sempre le attività umane si sono svolte insieme ad animali domestici e allora? L'uomo è nato nelle caverne o forse sugli alberi, ma questo accadeva qualche migliaio di anni fa. Qualche ora fa il Consiglio ha licenziato un regolamento di igiene sanitaria per la somministrazione di alimenti e bevande, decidendo così che, se fai 2 sughi, hai i requisiti igienico-sanitari, se ne fai 3, non ce li hai; 2 ore dopo in una schizofrenia politico-mediatica pensiamo che le stalle invece possano essere gestite in una maniera diversa, la credibilità della politica passa anche attraverso comportamenti che siano coerenti. Nella stessa seduta abbiamo tenuto 2 filosofie completamente differenti: la filosofia del regolamento igienico-sanitario dovrebbe riguardare tutti gli avventori dei bar e dei ristoranti e, in realtà, li utilizza per altri fini e qui ci stiamo perdendo dietro a una stalla quando 250 operai per 13 settimane saranno in cassa integrazione. Vedremo poi cosa accadrà, perché c'è anche un progetto che l'Assessore La Torre aveva divulgato con tanto di conferenza stampa sugli interventi che l'amministrazione pubblica, d'intesa con la "CAS", avrebbe fatto in quell'area e ne chiederemo conto nel prossimo Consiglio se quei piani di investimento sono confermati dall'azienda e se sono confermati dalla Regione, o se l'azienda ha cominciato a mettere le mani avanti per svincolarsi.
Sul turismo abbiamo visto quali sono i dati e quali sono le confusioni quando l'Assessorato con delega al turismo dice che vi sono 11 AIAT quando ve ne sono 10, e noi oggi scriviamo cosa? Dopo una pagina intera di belle riflessioni dove diciamo che spesso le attività dell'agricoltura o dell'artigianato sono messe ai confini della Comunità, va bene, ma dimentichiamo la vicenda del Comune di Aosta per le aree artigiane, dove non si è voluto concedere lo sviluppo naturale dell'area artigiana di Regione Tzamberlet all'implementazione degli insediamenti artigiani, perché facevano rumore? E quando noi in quest'aula, nella scorsa e in tale legislatura, l'Assessore Ferraris prima e l'Assessore La Torre dopo, l'Assessore Marguerettaz anche, abbiamo contestato quella pregiudiziale che c'era nei confronti degli insediamenti artigiani nell'area dell'"Espace Cogne", ex "area Cogne", e soltanto qualche mese fa finalmente si è sbloccato, concedendo al Consorzio artigiano che si è costituito, la possibilità di ampliare le loro attività in un'area a vocazione produttiva? Cosa scriviamo perciò? Scriviamo delle ovvietà, perché poi i piani regolatori decidono che nel centro storico ci sta questo e non ci sta quest'altro, che in una determinata area vi è il vincolo al mantenimento dell'area agricola, in un'altra area vi è il vincolo alle attività industriali, perciò questo "verificato" mi sembra che sia la verifica dell'ovvio. Questa è la filosofia della programmazione urbanistica, poi è ovvio che il fatto di mettere gli artigiani di qui e le mucche di là fa parte di scelte di politica urbanistica, ma che alla fine sono scelte politiche. Quando leggiamo che voi considerate che la Regione dispone di adeguati strumenti di programmazione e citate il PTP e il programma di sviluppo rurale e dite che questi contengono strategie per una corretta armonizzazione... dov'è il problema? Dite che contengono tali strategie, salvo dire subito dopo che queste però devono tenere in debito conto i problemi, ma allora le strategie sono soddisfacenti, oppure non lo sono.
Devo dire che quello scenario terrificante dell'agricoltura e della zootecnia evidenziato dal collega Maquignaz ci inquieta, in particolare al pensiero delle risorse finanziarie del Piano di sviluppo rurale del prossimo quinquennio in approvazione a Bruxelles, dove mi sembra che sia stanziata una cifra vicina ai 60 milioni di euro sulla programmazione ovviamente. Non mi sembra una cifra da poco, non mi sembra che per l'agricoltura e soprattutto per l'allevamento e la zootecnia si sia fatto poco in questa Regione: pensiamo alla politica del risanamento continuo, dalla rinotracheite alla brucellosi, alla mastite bovina, fino alla campagna della fine carriera, forse ho dimenticato la TBC, che ha avuto un momento di importante finanziamento. Questa allora, collega Maquignaz, è una critica alla politica agricola fatta dalla maggioranza in cui lei si colloca, perché non possiamo partendo da una stalla sostenere che qui non si faccia una politica agricola, forse non è quella che dà i risultati auspicati, ma di risorse ne sono state messe!
Se vogliamo aprire un dibattito serio, uscendo dalla tentazione demagogica di inseguire la protesta di piazza del momento, parliamo seriamente delle problematiche dell'agricoltura, domandiamoci come mai in questa Regione non funziona niente, perché non funziona l'agricoltura, non funziona il turismo, non funziona l'industria e non funziona neppure l'amministrazione pubblica! Se questa Regione sta in piedi, lo fa sulle tasse che pagano quelli che riescono a lavorare in proprio e mettendo quotidianamente a rischio la propria faccia, le proprie risorse e la propria fiducia nel voler intraprendere attività autonome e d'impresa. Penso che tutte queste premesse sono sintetizzabili in quelle acrobazie dialettiche che alla fine sono la fiera dell'ovvio.
L'aspetto più difficile da capire è l'impegnativa di questa risoluzione. Chiedete di intensificare i controlli, ma i controlli devono essere fatti con una logica, perciò non si sa più cosa si deve fare e si dice: "intensifichiamo i controlli", poi, quando i controlli sono intensificati, qualcuno si alza e dice: "ma qui non sono più controlli, siamo alla vessazione, siamo al controllo continuo!" e allora non è più un controllo continuo.
Si parla poi di monitoraggio d'intesa con i Comuni... Assessore Isabellon, mi stupisce che si dica questo, perché i Comuni hanno l'obbligo di monitorare il proprio territorio in base a norme di piano, a norme igienico-sanitarie che competono ai Comuni e al Sindaco in quanto primo ufficiale sanitario della Comunità; allora in una Regione autonoma scopriamo che il monitoraggio i Comuni non lo sanno fare, lo facciamo noi d'intesa con i Comuni. In questo voler inseguire provvedimenti che portano al nulla perciò dimentichiamo la filosofia dell'autonomia, il valore dell'autonomia che questa Regione dovrebbe ben conoscere.
Sui punti n. 2 e n. 4 poi penso vi sia da dire poco, perché che questa Giunta abbia fatto lavori sporchi penso sia notorio, che adesso abbia anche l'incarico di provvedere e rimuovere l'impatto delle deiezioni animali... penso che la "Giunta Caveri" con questo si è accollata ogni onere che potesse esserle accollato, da oneri e onori siamo alla ricerca di questo impatto. Passò alla storia un pittore che mise le mutande agli affreschi che lasciavano vedere la natura umana, mi pare che passò alla storia come il "braghettone" o qualcosa del genere. Penso che siamo arrivati a questi paradossi, con buona pace dei Parlamentari valdostani che non avendo combinato molto in questo anno di legislatura... gli diamo un mandato concreto che non sappiamo se riusciranno a portare a termine, ma dopo aver coinvolto la Giunta e i Parlamentari forse potevamo fare un piccolo riferimento all'Europa, poi magari all'ONU e sicuramente non dimenticando nessuno avremmo soddisfatto quella necessità di risposta politica invocata dai "Verdi Arcobaleno" a più riprese dalle pagine dei giornali.
Dimenticavo il gruppo di lavoro, perché un gruppo di lavoro non si nega a nessuno, e abbiamo visto che, anche non facendo nulla, ma costituendo un gruppo di lavoro si ha il titolo a prima pagina dove si dice che i buoni benzina sono salvi, perché i gruppi di lavoro per l'energia e sui buoni benzina non hanno fatto nulla, ma, non avendo fatto nulla ed essendoci ancora i buoni, hanno il merito di averci salvato per ora i buoni benzina.
Non voteremo contro a questa risoluzione, ma non chiedeteci di condividerla, colleghi, perché sarebbe la condivisione del nulla e, visto che il nulla è già difficile appropriarselo, condividerlo, ossia dividerlo risulterebbe che ognuno di voi avrebbe meno quota del nulla, quindi non vogliamo togliervi nulla di questo poco o nulla che rappresenta tale risoluzione.
Forse, Presidente Perron, qui l'intervento più concreto lo ha fatto il collega Maquignaz, nonostante sia stato censurato per il folclore con cui lo ha esibito, ma è stato genuino, veniva dal cuore e non dalle acrobazie che si sono fatte per sostenere quello che tutti condividiamo, ma che qui non risolviamo.
Un'ultima annotazione importante: in questo periodo di confusione per i ruoli della politica, dei giornali e della Magistratura non poteva non inserirsi in questa risoluzione un riferimento alla Magistratura. Forse per deformazione professionale ho sempre sostenuto che le ordinanze, le sentenze, i provvedimenti della Magistratura appartengono alla sfera della giustizia, non alla sfera della politica, quindi più che commentarsi si rimuovono con i rimedi giurisdizionali, con gli appelli e i ricorsi. Di conseguenza anche questa constatazione... nel rispetto della Magistratura, perché la Magistratura è bene rispettarla perché domani potrebbe capitare che vi siano dei "vis-à-vis" non graditi... si lascia intendere perplessità per la documentazione... Spesso la politica invita la Magistratura a non far politica, ma sarebbe bene che anche la politica non pretendesse di sostituirsi alla Magistratura, la quale peraltro dovrebbe applicare le leggi e la politica dovrebbe fare le leggi; allora leggi più chiare e norme più certe impedirebbero a certi magistrati di sostituirsi al legislatore interpretandolo e portando molte volte anche a delle aberrazioni.
Président - La parole à la Conseillère Viérin Adriana.
Viérin A. (UV) - Tout d'abord j'aimerais ici remercier tous ceux qui ont sérieusement travaillé autour de ce sujet, comme l'a déjà rappelé mon collègue Borre, et surtout je veux remercier le Conseiller Borre et la IIIe Commission pour le travail accompli, qui est arrivé à proposer une résolution partagée à l'unanimité. Je remercie également les Conseillers Bortot, Squarzino Secondina, Venturella et Sandri, qui avec leur motion ont eu le mérite de soulever le problème. Je ne partage pas le point de vue de M. Frassy qui tient à ridiculiser un peu le problème ou à l'amoindrir. Je crois que la situation des petits éleveurs mérite que ce Conseil y consacre quelques réflexions sans démagogie pour les retombées qu'elle peut avoir et elle est en train d'avoir à l'heure actuelle sur la vie, l'activité, la sérénité d'esprit de nos paysans et de leurs familles; tout comme pour les conséquences qu'elle peut entraîner sur la vie communautaire de nos villages et sur l'avenir de nos activités agricoles.
Il y a là, derrière ces manifestations que je définirai de peu tolérantes, toute une question culturelle qui s'ouvre, une confrontation de valeurs entre les règles de la nature et celles des organisations humaines, entre la civilisation alpestre et campagnarde et les besoins des citadins qui décident de vivre à la campagne, mais qui en même temps veulent imposer à nos hameaux modes de vie et paramètres propres à la vie citadine, comme si l'on était dans un processus de nouvelle colonisation: "je fuis la ville car j'en peux plus des voitures, du bruit, d'être réveillé par les camions qui retirent les ordures, de respirer des poussières fines et sentir les odeurs des carburants qui se répandent dans l'air, de perdre mon temps à rechercher un parking, de marcher en faisant attention aux crottes des chiens sur les trottoirs, je fuis la ville et je vais vivre à la campagne; la campagne où je prétends pouvoir garer ma voiture sans difficultés, circuler librement dans les ruelles très étroites des villages, je ne veux plus entendre aucun bruit qui me dérange, sauf ceux que je produits moi-même, où je veux pouvoir disposer de tous les services, comme si j'étais en centre ville, où j'arrive avec mes anxiétés et je les renverse sur mon nouvel espace de vie, intolérant tel que je suis devenu en ville. Un coq qui chante, cela me dérange, l'eau qui coule dans les ruisseaux ou dans la fontaine du village, mais quel horreur! Les cloches qui sonnent? Insupportables! Et les vaches? Là alors vraiment on est au "top": elles puent, salissent le chemin, entravent mon parcours quand je suis pressé en voiture, avec leur cloche me stressent et puis ces paysans qui ont le courage de se lever à l'aube pour traire les vaches, pour nettoyer l'étable... pas concevable!". Voilà la raison qui me fait penser à un problème culturel, à un problème d'ignorance qui appelle toujours à l'intolérance. Est-ce que nous avons perdu notre identité à un tel point que nous ne savons plus que les campagnards travaillent eux aussi, qu'ils ont leurs exigences et que les animaux ont également des exigences? Est-ce que nous croyons nous aussi que le lait pousse sur les arbres, déjà bel et bien confectionné en cartons et en bouteilles? Ou que la fontine se matérialise grâce à quelque magie chimique? Que nos prés, nos pâturages, notre environnement ne sont entretenus que pour des raisons d'image, pour présenter et vendre aux touristes les produits d'un espace naturel agréable? Voilà fini le Val d'Aoste, faux, tout faux ce que nous aimons raconter sur notre civilisation montagnarde, sur nos campagnes, sans racines culturelles plus de Val d'Aoste et plus de Valdôtains. Comme les Indiens d'Amérique dans leurs réserves, nous nous déguiserons en bourgeois de la ville, ceux qui restent en ville, ou en bons sauvages de la montagne pour amuser les touristes; notre environnement sera nickel, notre air sera stérile, sans odeurs ni parfums ou bruits, sauf quand les citadins nous le demandent, et voilà que nous serons prêts sur commande en bons commerciaux à reprendre le bruit de l'eau qui coule, le coq qui chante, le cloche qui sonne et pourquoi pas, sur la demande, à sortir les vaches avec leurs odeurs et leurs sons. Le spectacle terminé, tout rentre dans la normalité: les vaches elles seront peut-être hibernées ou bien équipées de couches, oui les couches-culottes, pourquoi pas mettre des couches-culottes aux vaches? Et le cathéter, pourquoi pas, pour contenir leurs déjections?
Voyez, le cadre que je viens de peindre sera même l'occasion pour sourire, pour faire de l'autoironie en caricaturant la réalité et pour en faire une prochaine pièce du "Charaban", sauf que, selon moi, il n'y a rien à rire, car je vois là le risque de tomber dans un cauchemar: le cauchemar d'une Vallée d'Aoste et des Valdôtains qui ne se reconnaissent plus, qui n'existent plus. L'identité n'est pas un mot vide de toute signification, un mot que l'on ressort pour les occasions officielles, elle nécessite de se concrétiser dans les comportements quotidiens et dans les attitudes; elle a besoin d'être cultivée et soignée au jour le jour, elle a besoin d'être partagée, d'être vécue et l'identité valdôtaine, chers collègues, elle est à mon avis bien montagnarde, ancrée sur les valeurs paysannes, valeurs qui ont su se transformer au fil de temps, qui ont su se moderniser et évoluer, mais qui ne doivent pas se perdre ou, pire, être écrasées par la recherche d'une prétendue stérilité environnementale, qui entraînerait - en soyez certains - une inquiétante stérilité sociale. Nos paysans, nos petits éleveurs, nos animaux, nos produits du terroir sont autant de manifestations de notre culture montagnarde. Ils sont autant de briques constituant le squelette de notre identité, qui elle est la base de notre autonomie. Utilisons donc notre autonomie pour les valoriser et pour les sauvegarder ces caractéristiques, tout en ayant égard bien sûr aux besoins de la modernité et de la santé publique, M. Frassy: cela fait des années qu'on y travaille et, à mon avis, avec grand succès. Trouvons un point d'équilibre entre ces intérêts, utilisons nos compétences législatives et financières pour adapter ces situations à notre identité, facilitons le rôle quotidien de nos paysans et de nos petits éleveurs, entre autres - pourquoi pas? - avec des installations pour la production de biogaz, il faut qu'on en parle rapidement. Il y a des villages et des communautés entières qui les demandent, qui les réclament, aussi pour éviter le problème des déjections des vaches et de leurs dépôts. Expliquons quand même aux citadins que la campagne est vivante et vécue et qu'elle n'est pas tout simplement un centre résidentiel, un village de vacance à leur service. Je crois que le moment est venu, où les contributions à soutien de l'agriculture ne suffisent plus: le moment où il faut intervenir par des lois et des normes adéquates à notre Pays et à nos valeurs, où il faut expliquer que les vaches parfois sentent mauvais et malheur elles urinent comme nous tous! Netteté et petite agriculture ne sont pas incompatibles, au contraire, au moins que nous ne voulons pas affirmer que nos paysans, que nos pères, que tous ceux qui œuvrent en silence pour entretenir notre environnement soient des souillons. Il suffit des règles claires et un soutien à nos paysans pour les concrétiser, eux nos paysans travaillent la terre et soignent les animaux, ne sont pas des juristes. Après que chacun fasse librement son choix: la ville ou la campagne avec les contraintes, leurs bruits, leurs odeurs respectifs. Voilà la tâche qui nous incombe et n'est pas la moindre, M. Frassy, pour que nous n'allions pas vers une réalité virtuelle, pour que la recherche d'une Vallée d'Aoste de rêves, propre et stérile à tout prix ne soit pas pour les Valdôtains et pour nous, pour moi, pour nos paysans un cauchemar.
Président - La parole au Conseiller Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Parto dalla mozione allegata all'oggetto n. 35, una mozione che ho condiviso con il collega Bortot, che ne è stato il promotore assieme ai colleghi Squarzino Secondina e Venturella, ma devo dire che era anche partecipata dalla collega Fontana Carmela, che non era presente al momento della firma. Questa mozione è importante proprio perché ha suscitato tante reazioni, ma la più importante credo sia quella della III Commissione. Condivido abbastanza i ringraziamenti che la collega Viérin Adriana ha fatto al Presidente Borre, perché ha portato ad un testo su cui tutti ci ritroviamo, ma credo che il peso del testo non sia indifferente. Noi avevamo fatto una cosa molto semplice, qui è venuto fuori una specie di trattato che dimostra la difficoltà in cui tutti ci troviamo ad affrontare questo tema. Credo che oggi siamo di fronte ad un passaggio importante, ma che è un inizio di un grande lavoro, perché, quando avremo le idee chiare, di tutte queste parole ne basteranno probabilmente meno della metà. Il gruppo di lavoro che ci accingiamo a costituire grazie all'iniziativa dell'Assessore all'agricoltura quindi avrà un grande compito: quello di sciogliere tutti questi nodi che abbiamo qui presentato e trovare una soluzione che non mi sembra né chiara, né immediata. La collega Viérin e anch'io nella mozione abbiamo parlato di biogas, su cui però vi sono dei ragionamenti che si devono fare: il problema della compatibilità con il PTP, con il Piano di sviluppo rurale, vi sono passaggi anche abbastanza difficili. Tutto ciò però non può spiegare la veemenza con cui l'"Union Valdôtaine" ha risposto a questa iniziativa del collega Bortot e poi all'iniziativa dei 2 gruppi consiliari "Arcobaleno" e "Democratici di Sinistra", ci deve essere qualcos'altro. Bisogna allora partire non tanto dalla veemenza della riaffermazione di un'identità al di sopra di tutto, che deve essere urlata proprio perché non è più credibile dicendola a voce normale; quando uno è profondamente convinto dei valori che esprime, non ha bisogno di urlare, né di campanacci, non ha bisogno di fare dichiarazioni in quasi uno stato ieratico di fronte ad una platea, lo dice semplicemente perché è così, perché è forte di sé stesso... quando la forza non è dentro, la forza bisogna metterla fuori... Chiediamoci allora perché oggi abbiamo sentito rinnovati appelli quasi sentimentali alla "bouse de vache", al profumo, a questo vivere agreste, rurale, lo abbiamo sentito dal collega Borre e anche dal collega Bortot. Lo abbiamo fatto probabilmente perché ci si è resi conto che l'iniziativa della raccolta delle firme per la difesa della "stalla Cimberio" ha evidenziato una frattura clamorosa fra la politica agricola portata avanti negli ultimi 20 anni e gli agricoltori, fra la classe politica che non sa leggere, ossia è capace ad andare dall'agricoltore a proporgli il contributo e a chiedergli il voto, ma non sa leggere la sua esigenza.
Il collega Maquignaz ha detto: "bisogna rivendicare...", ma rivendica a chi? All'Assessore all'agricoltura, che è del suo partito e a tutti gli Assessori all'agricoltura precedenti che sono tutti del suo partito, salvo forse un paio di anni all'epoca del ribaltone, che c'è stato Lanièce: forse è tutta colpa di Lanièce - papà del collega attuale - e di quei 2 anni? Fra l'altro, abbiamo ritrovato rapidamente, grazie alla solerzia dell'archivio, che non possiamo che ringraziare in questo caso, che c'è stato anche un Maquignaz Giuseppe Assessore all'agricoltura, nato a Valtournenche nel 1925 eletto per la "DC" e poi passato nei "DP", che è stato Assessore all'agricoltura dal 1968 al 1973. Credo sia un omonimo, non penso che faccia parte della sua famiglia, ma si rivolga...
Squarzino (fuori microfono) - ... non è suo padre...
Sandri (GV-DS-PSE) - ... non è suo padre... voglio dire, ci si deve rivolgere a questi, perché questi sono quelli che hanno gestito l'agricoltura fino ad oggi!
Noi allora abbiamo un chiaro esempio di come un Consigliere regionale, ogni tanto anche preso un po' in giro per la veemenza e la spontaneità dei suoi atteggiamenti... però ha captato quello che schiere di politici di grandissimo corso non avevano capito, ossia che gli allevatori avevano dei problemi a cui questa Regione non dà risposta, ma non da adesso, da 20 anni! E non è stato il Piano rurale che ha dato delle risposte, e non sono stati i finanziamenti della CE, perché qui non è un problema di contributi, è un problema di intelligenza, è un problema di capire che nell'evoluzione dell'economia bisognava prevedere la possibilità di un'evoluzione che rendesse compatibile la vita dei cittadini e la vita degli animali, la vita degli imprenditori e la vita dei loro vicini di casa: questo era il concetto! Qui c'era bisogno di norme, di regolamenti, di capacità d'iniziativa che non c'è stata, ma c'è stata sempre e solo la logica dell'assistenza. Il primo sconfitto quindi non è solo il quadro politico a cui accennavo prima, ma il primo sconfitto è stata la politica contributiva in agricoltura. Non che non ci devono essere i contributi in agricoltura, ma non sono sufficienti a dare tutte le risposte di cui i nostri agricoltori hanno bisogno e fa bene la collega Viérin a preoccuparsi dell'identità, perché, nel momento in cui non si sa leggere l'identità dei problemi di queste persone, si perde totalmente un collegamento con il territorio e, perso il collegamento con il territorio, un partito che fa dell'identità l'unico suo grande valore è perso! E allora davvero si rischia che i campanacci siano non i campanacci di festa della "Desarpa", ma i campanacci a morto di una politica che non ha più nessun futuro.
Mi permetterete di fare qualche piccolo "excursus" al di fuori delle nostre valli. Sono d'accordissimo sul fatto che non ci si debba preoccupare di un poco di odore, ci mancherebbe altro! Anche nei rapporti umani talvolta gli odori fanno parte di fatti positivi perché caratterizzano un individuo o un momento, o una situazione, ma credo che fermarsi all'elegia dell'odore non sia nulla né di moderno, né che ci consente di fare dei passi in avanti. Sono andato rapidamente a vedermi la legge svizzera sulla protezione degli animali che dice come devono essere le stalle, come si devono fare una serie di questioni e ho visto che c'è un lavoro molto grosso ad esempio sulla dignità degli animali, che non possono essere tenuti in stalle basse o strette, o non areate e credo che questo sia un obiettivo che anche noi ci possiamo porre, che realizzeremo. Non sono sicuro che tutte le piccole stalle che vogliamo difendere rientrano in questi campi, ma notavo che in Svizzera rispetto che da noi questa realtà contadina è riuscita a trovare un equilibrio maggiore; ho viaggiato spesso negli ultimi anni nel Vallese, ma sì ho trovato ogni tanto degli odori forti, ad esempio quello della vendemmia, l'odore di mosto che prende tutta l'aria, come quando vai all'alpeggio si trovano altri tipi di odori, però credo che limitarsi all'elegia pastorale, piuttosto che bucolica virgiliana, non credo che serva a niente. Ritengo sia invece importante "rimboccarsi le maniche" e qui trovo la parte più significativa del lavoro della III Commissione, che, anche se all'ultimo minuto, ha però messo insieme una serie di indirizzi di lavoro che possono insieme dare delle prospettive.
Proprio per far scendere la tensione di questa discussione, vi volevo parlare di un piccolo villaggio in Svizzera che si chiama Riederalp, vi leggo direttamente in francese come si può tirare giù da "Internet":
"Insolite un jeune hôtelier organise un concours dont le but est l'explosion du plus grand nombre d'excréments de vache. A Riederalp il y a eu cette année la première "Chüeflade Fest" (la Fête de la bouse de vache), jamais organisée de mémoire d'homme, aura pour décor l'alpage de Hohfluh, qui surplombe le glacier d'Aletsch sur les hauteurs de la station haut-valaisanne de Riederalp. Elle se déroulera le 25 septembre sous la forme d'un concours dont le but est l'explosion-dispersion du plus grand nombre de bouses qui émaillent le pâturage après l'estivage des bovins. Pour ce faire les concurrents auront le choix des armes: la chaussure de randonnée, le bon vieux râteau ou, plus raffiné, le club de golf..." - à son choix - "... ce concours a un double objectif: divertir les touristes et les indigènes, mais surtout entretenir le pâturage. A condition qu'elle soit dispersée, la bouse est un engrais naturel efficace qui favorise la repousse d'une herbe saine et drue.
La suite du concours emprunte sa forme au jeu de roulette, dont l'alpage est le plateau et la bouse est la bille. Trois vaches "D'Hérens"..." - c'est un type particulier de vache suisse - "... déambuleront dans une cinquantaine de carrés d'herbe numérotés. Les parieurs miseront 2 francs minimum pour l'espace dans lequel ils espèrent voir l'une d'elles déposer une bouse. Là aussi l'idée de l'hôtelier Andreas Furrer pas si farfelue qu'elle en a l'air a un but: si une partie des mises retournera aux 3 parieurs les plus "chanceux", le reste sera dévolu à la rénovation de l'enclos des moutons livré à l'abandon et à l'entretien des murs en pierre sèche qui bordent l'alpage".
A questa festa dei miei amici ci sono stati, ha avuto un grande successo, ma lo voglio citare per sciogliere la tensione e per dire che su tale tema si possono vivere le cose in modo diverso. L'alpeggio è un sistema montano, integrato, su cui andare a fare delle innovazioni è forse difficile, ma nulla vieta che il riutilizzo del ciclo tradizionale in modo più intelligente e moderno, per cui l'erba viene mangiata dalla mucca che poi produce del letame, che poi produce erba, che poi va alla mucca, da cui si produce latte, carne... non possa essere rimotivato in modo più intelligente. Per far questo serve evitare quello che ha fatto il collega Maquignaz: qui non c'è in ballo l'identità dell'"Union Valdôtaine", né nessuno di noi pensa di appropriarsi di un elettorato agricolo che tradizionalmente fa riferimento a quel partito, qui vi è la necessità per tutti noi di difendere l'autonomia della nostra Regione e essa si difende rendendone autonoma l'economia, tutelandone il territorio, consentendo che questo tipo di territorio possa, rispettando le proprie caratteristiche, saper vivere negli anni 2000. Di qui gli spazi sono infiniti: dalla delocalizzazione, agli aiuti... molte cose del Piano di sviluppo rurale ci sono, ma non sono le uniche cose sufficienti. Vi sono una serie di norme nazionali su cui vogliamo intervenire e qui, differentemente dal collega del gruppo "La Casa delle Libertà", sono contento che sia stato messo questo punto all'interno della risoluzione, soprattutto sono fiducioso nei risultati di tutto ciò, perché anche in tale caso esiste un problema vero: che, quando si legifera a livello italiano, è difficile tenere conto che la media delle aziende valdostane tradizionali di allevamento si identifica con numeri che vanno da 10, 15, 20, 25. Ovviamente si tiene conto forse... anche per il maggior numero di Parlamentari... che per l'azienda in Emilia, piuttosto che nel Cuneese si parla di centinaia di capi, non è difficile trovare aziende con 500, 1.000, 1.500 capi, quindi è evidente che è possibile - e sicuramente è stato questo caso - che non sia riuscito a tenere conto di tali caratteristiche. È però l'agire in squadra di tutti che può fare questa cosa; quindi, da un lato, noi non riteniamo che, da questo punto di vista, si voglia strumentalizzare tale problema nei confronti dell'"Union Valdôtaine", chiediamo ai colleghi di tale partito, con cui abbiamo condiviso questo tipo di percorso, di non strumentalizzarlo nei nostri confronti.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Sarò breve, nel senso che voglio ribadire alcune cose: la prima cosa è che da quando ho iniziato, assieme ad altri giovani agricoltori ed altre persone, tale iniziativa ci siamo ripromessi e mi sono ripromesso di tenere un profilo basso, perché questa è una questione che riguarda la Valle d'Aosta e il Consiglio, non il gruppo "Arcobaleno", non il Consigliere Bortot e non una categoria sola e non una parte politica sola, quindi stigmatizzo non il campanaccio, ma l'intervento del collega Maquignaz. Se il collega Maquignaz vuole aiutare l'agricoltura, può farlo; intanto poteva chiedermi qualche modulo invece di urlare oggi... e neppure quello gli rimprovero perché io sono uno di quelli che urla, ma gli rimprovero la strumentalizzazione! Collega Maquignaz, quando lei vuole difendere gli imprenditori, l'economia valdostana, gli agricoltori, dovrebbe fare un esame più approfondito, perché tutta tale problematica della quale stanno discutendo in questo momento è l'erosione dei terreni agricoli a scapito degli agricoltori da parte degli imprenditori valdostani di adozione e non (adesso non introduciamo anche qui brutte e cattive categorie). Bisogna quindi che i Sindaci e gli imprenditori edili della nostra Regione in qualche modo vadano a farsi un po' di "manicure" perché i Sindaci sono sotto pressione: da un lato, vi è la difesa dell'agricoltura con tutto quello che condividiamo e, dall'altro, vi sono interessi precisi, legittimi, ma che fanno a pugni con quegli altri interessi. Vi sono delle pressioni immobiliari, non parlo di speculazioni: parlo di pressioni immobiliari perché il diritto di avere una casa e di ristrutturare a me va benissimo, ma quando l'imprenditore - mi dispiace parlare di una persona defunta - promette che, se comprate lì, entro 2 anni la stalla del Sig. Cimberio è chiusa, allora non ci siamo più perché o ha promesso una cosa che non poteva promettere, oppure c'era della complicità con delle autorità di quel paese, per essere espliciti. Adesso ribasso nuovamente i toni.
L'intervento del collega Borre ha appena sfiorato... ma ha detto una cosa importante. Il Piano di sviluppo rurale ce lo siamo guardati, è tutto incentrato sulla famiglia degli agricoltori, sui piccoli allevamenti ed è giusto sia così. Dobbiamo prendere tale piano con anche le contraddizioni - ma di queste discuteremo ancora - e portarlo avanti e ci sarà qualche interesse che dovrà fare un passo indietro, ma dobbiamo anche capire quale Valle d'Aosta vogliamo; penso che per andare ad abitarci ci sono interi villaggi da ristrutturare senza rendere edificabili aree agricole. Il nodo della questione che discutiamo oggi è questo: occorre essere più coraggiosi nel pretendere che gli imprenditori, i Comuni e i Sindaci con gli equilibri funzionali evitino di mettere a disposizione più aree di quelle che sono necessarie, erodendole alle attività agricole.
Per sdrammatizzare ho anch'io una bella notizia. Senza farlo apposta mi è arrivata il 3 ottobre 2007 una lettera da Alessandra Piccioni di Lega Ambiente, dove mi informa che ci sono 2 giovani a frazione località Cré di Gignod che si sono messi a coltivare patate in un terreno incolto che mai avrebbero pensato di tirarne fuori 3 tonnellate e mezzo. Dice se possiamo in questo caso dargli una mano per venderle, perché sarebbe un peccato "frustrare" 2 giovani agricoltori che un po' scherzando e un po' sul serio si sono avvicinati all'agricoltura e hanno dissodato questo terreno incolto. Non conosco tali persone, ma credo sia una grande bella notizia!
Presidente - Se nessuno chiede la parola, dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola al Presidente della Regione, Caveri.
Caveri (UV) - Vorrei fare 2 rapide considerazioni sapendo che dopo di me l'Assessore Isabellon potrà fare alcuni commenti tecnici, peraltro anche il Governo regionale ha collaborato alla scrittura della risoluzione che impegna il Governo stesso su alcuni punti. Ognuno può dire legittimamente che vi è sempre un argomento più importante, 2 risoluzioni votate assieme per la loro iscrizione dimostrano bene cosa dovrebbe essere il mondo, dobbiamo occuparci dei drammi della Birmania, ma anche della piccola stalla di Saint-Christophe e non credo sia un abbaglio occuparsi di tale questione - mi rivolgo a chi come il collega Frassy è passato dalle stalle alle stelle della polemica politica - e non ritengo il lavoro agricolo un lavoro sporco, sarà perché sono figlio di un veterinario e il mio papà quando tornava a casa puzzava di mucca ma, come mi disse una volta, quell'odore di mucca era quello che aiutava la mia famiglia a campare. Si tratta di un tema invece rilevante sia per le radici rurali della nostra cultura, sia perché l'aria dei tempi si vede più da piccole vicende che da grandi fatti. C'è questo termine americano "not in my back yard (NIMBY)": "non nel mio cortile" e tale motto che ho già evocato qui in passato vale sia verso l'antico, nei confronti di una piccola stalla di un agricoltore valdostano, che verso fenomeni moderni. "Tutto può essere fatto: strade, rifiuti, elettrodotti, fabbriche, ma rigorosamente non nel mio cortile" e questo è un fenomeno culturale che ci deve preoccupare. Raccontava un Sindaco valdostano, Pino Cerise, della crisi di nervi di persone che chiamano i vigili urbani del suo paese quando il loro vicino si mette a segare la legna per una mezza giornata. Ricordo la sentenza della Magistratura dell'Alta Savoia, che ha vietato a una mandria di mantenere i campanacci... con il campanaccio che è stato esibito dal collega Maquignaz. Viviamo in uno strano mondo e la democrazia è cresciuta con lo svilupparsi dell'equilibrio dei poteri, argomento che specie nel diritto costituzionale appare sempre più complesso e bene ha fatto il Consiglio ad evocare anche qualche contraddittorietà nelle vicende che hanno segnato il "caso Cimberio". Il Sig. Cimberio non è né un eroe, né un poveraccio, ma è un agricoltore che rappresenta una sopravvivenza, perché sappiamo bene che non per colpa dei biechi Assessori unionisti all'agricoltura... ricordo al Consigliere Sandri che tornando indietro sarebbe imbarazzante perché è vero che c'è Isabellon, c'è stato Vicquéry, ma poi spuntano Carlo Perrin e addirittura Franco Vallet, e quindi attenzione perché è sempre molto difficile cercare...
(interruzione del Consigliere Sandri, fuori microfono)
... non sono "DS"? Pensavo che aveste fatto una grande alleanza autonomista e progressista, quindi si scopre qualche "cigolio" nella vostra coalizione. Al di là di quello, credo che dobbiamo dire che vi sono stati comportamenti anche da parte delle Magistrature diverse, ricordo che il TAR ha annullato una prima decisione di sequestro di chiusura della stalla sulla base di un discorso di bilanciamento di interessi. Credo che questa sia stata una sentenza molto interessante. Certo non possiamo non cogliere, come fa il documento del Consiglio, qualche contraddittorietà nella decisione del Tribunale di Aosta laddove magistrati, che ammiriamo molto per le loro capacità, sembrano interagire nel mondo dell'agricoltura con il Codice penale in mano, piuttosto che con una valutazione delle vicende calandosi nella realtà del caso specifico...
(interruzione del Vicepresidente Tibaldi, fuori microfono)
... scusi, Vicepresidente Tibaldi, io le leggo cosa hanno scritto i magistrati...
(nuova interruzione del Vicepresidente Tibaldi, fuori microfono)
... non ho capito, se c'è un partito in Italia che commenta tutte le sentenze, comprese quelle del vostro "leader", è il vostro partito; mi permetto di leggere un passaggio di un'ordinanza che dice:
"dalla documentazione fotografica in atti emerge chiaramente che il sito in questione, per la sua struttura e conformazione, è tale da rendere necessaria la periodica uscita degli animali quanto meno per bere, stalla legittima secondo il piano urbanistico del Comune di Saint-Christophe, con la conseguenza che durante tale tragitto avvengono normalmente le deiezioni degli animali medesimi (che determinano le esalazioni maleodoranti e la cui mancata tempestiva rimozione da parte del titolare dell'attività determina oggettivamente l'insorgere di condizioni di vita per gli abitanti della zona in spregio di elementari condizioni igieniche)"...
È legittimo da parte del mondo della politica valdostana esprimere qualche dubbio nel rispetto legittimo dei ruoli di ciascuno? Non siamo giudici penali, siamo politici, ma possiamo ritenere che esiste una tradizione per la quale nella nostra vita quotidiana abbiamo vissuto in ambienti nei quali la cacca delle mucche è legittima, altrimenti annulliamo le "Desarpe", compresa la "Desarpa" che facciamo al centro di Aosta, perché il collega Borre raccontava che la "Desarpa" va benissimo nel giorno della "Desarpa", ma se una mandria intende attraversare la città di Aosta, la polizia municipale ha degli atteggiamenti diversi. Nessuno di noi ritiene, essendo queste norme igienico-sanitarie per fortuna non solo derivanti dal Testo unico di pubblica sicurezza, ma da delle direttive comunitarie, per cui, quando dico che la stalla del Sig. Cimberio è una sopravvivenza, è perché sappiamo che fra 5-6-10 anni non ci saranno più delle stalle con pochi capi come quella del Sig. Cimberio, che sono destinate in una logica di economia di scala delle aziende agricole a non esistere più perché questa è un'evoluzione - come l'Assessore Isabellon ci dirà dopo - essendoci ormai la logica di un'azienda che deve avere una certa conformazione.
Oggi però legittimamente dobbiamo ritenere che hanno ragione tutti quelli che dicono: "non nel mio cortile"? Se oggi si applicasse il principio secondo il quale una cacca di mucca comporta una pericolosità igienico-sanitaria, quante stalle in nome del semplice Codice penale e in assenza di quel bilanciamento di interessi di cui ha detto il TAR sarebbero destinate a chiudere? Credo allora che questa sia oggi la preoccupazione che qui esprimiamo: non nel merito di un'ordinanza che non è ancora una sentenza, perché vi sono delle vicende che porteranno prima o poi ad avere una sentenza in cui gli elementi elementari della difesa... e l'avv. Gemma Coquillard ha scritto una difesa nella quale si raccolgono anche degli elementi culturali di una storia della Valle d'Aosta che non può essere dimenticata, perché non possiamo freddamente agire solo sulla base delle norme, ma dobbiamo calare le norme nella realtà. Certo che se dà fastidio la puzza o il rumore o la campana, perché abbiamo saputo dal Sindaco di Arvier che devono "spegnere" le campane del campanile, perché una serie di turisti che sono vicini al campanile ritengono di essere disturbati da un campanile che nel corso del resto dell'anno regolamenta la vita degli abitanti di quel Comune da centinaia di anni! "Non nel mio cortile" allora è un modo di porsi rispetto alle cose che è profondamente sbagliato e gli impegni che assumiamo qui sono degli impegni legittimi, rispetto ai quali il Piano di sviluppo rurale non è altro che il recepimento nell'ordinamento valdostano di una serie di regole europee, applicate in questo caso a mio avviso con grande buon senso su una realtà che non è la realtà della grande agricoltura mondiale.
Si dà atto che dalle ore 19,35 presiede il Vicepresidente Tibaldi.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - A me tocca fare un po' il riepilogo di tutta questa discussione e cercherò di farlo in maniera a ricondurre un po' tutta la discussione con i vari contributi su un taglio più di tipo operativo e pragmatico. Capisco e mi fa piacere che sia emersa su questo argomento specifico, che poi ha dei risvolti di carattere generale, una grande sensibilità per le problematiche del mondo rurale - agricolo in particolare - e anche delle problematiche della convivenza che a volte sul territorio porta a delle situazioni di conflitto. È da anni che, anche chi mi ha preceduto, nell'Assessorato dell'agricoltura nel ruolo che attualmente rivesto, come pure a livello dirigenziale, si affrontano queste problematiche. Non a caso, quando già si era predisposto il Piano territoriale paesistico e si era approvata la legge urbanistica con i piani di gestione dell'agricoltura, in particolare l'ultimo Piano di sviluppo rurale, erano emerse problematiche di questo tipo. Chi da qualche anno è in quest'aula sa benissimo che, anche a seguito della legge urbanistica e del PTP, era emerso il problema di come andare ad intervenire sui piani regolatori per fare in modo che fosse gestita al meglio la convivenza di realtà che a volte possono diventare conflittuali quando si hanno delle attività che possono interferire con delle altre, siano anche esigenze di carattere abitativo. Vi è un'evoluzione, tutte queste cose hanno prodotto delle linee guida, dei provvedimenti attuativi che già hanno individuato una necessità di dare indicazioni a chi predispone i piani regolatori per gestire tali situazioni: possono, però, emergere, nel momento applicativo, dei problemi che devono essere affrontati.
Sul caso in questione non mi limiterei ad un discorso specifico, ma è comunque un caso emblematico; in effetti, il fatto che oggi ci troviamo a proporre... e qui ringrazio in particolare il Presidente della III Commissione, Borre, che dal primo momento in cui si è pensato, dopo una riunione del 5 settembre in Assessorato... in cui si sono coinvolte tutte le figure rappresentative delle varie competenze per quel che riguarda le problematiche in questione, ossia il Governo regionale, i rappresentanti dei Comuni, i nostri dirigenti, il Presidente dell'Associazione allevatori, direttori, rappresentanti dell'Associazione agricoltori, veterinari, l'USL, rappresentanti dell'azienda in questione... e in questo momento di confronto è emerso l'indirizzo, visto che si è rilevata una valenza di tipo multidisciplinare per questo tipo di problema, si è pensato in quella sede di coinvolgere la III Commissione, perché? Perché, da un lato, c'è una multidisciplinarità legata ad un interesse di carattere urbanistico, sanitario, di pianificazione agricola e soprattutto si è pensato ad un interesse - che poi è emerso in quest'aula - generalizzato, a prescindere dalle appartenenze politiche. Il risultato di questa proposta di risoluzione dice che, quando si è pensata questa strada, si è pensato bene. Il Presidente Borre, appena è stato coinvolto per questa incombenza, si è dimostrato da subito molto collaborativo, ha riunito la III Commissione, quindi con una rappresentanza di tutto il Consiglio regionale, e ha attivato una serie di audizioni che credo proficue per arrivare a predisporre questo testo, comprese anche le rappresentanze di quel Comitato che recentemente ha raccolto le firme e - lo dico con la massima sincerità -, quando emergono le passioni, non sono le passioni che fanno "puntare il dito" per identificare una passione dell'individuo con la posizione di un movimento politico. Infatti un movimento politico non è identificato con le passioni del momento, altrimenti sarebbe superficiale come analisi, credo che le veemenze ognuno le ha a modo suo, c'è chi può essere veemente parlando in maniera fredda e chi più passionale, contano anche i contenuti.
Noi dobbiamo invece ricondurci ad un'analisi che ci porti comunque a dei risultati e devo dire che dagli interventi emerge una necessità di far presente la propria posizione, anche di esprimere un sostegno al settore agricolo e anche di andare ad esaminare le proposte che devono essere portate avanti nel momento in cui questa risoluzione viene approvata. Il perché si dà mandato al Governo regionale di intensificare il suo ruolo di controllo sui piani regolatori comunali... a tale riguardo ritengo che l'intervento del collega Frassy, che non è presente in questo momento, sia un intervento utile per la discussione, perché ha "messo il dito" sulle proposte che emergono da tale proposta di risoluzione. Quando si parla di intensificare il ruolo di controllo sui piani regolatori, è proprio una necessità di questi giorni, in quanto iniziano ad arrivare anche ai nostri uffici le proposte dei piani regolatori comunali. Intensificare cosa significa? Significa che, quando arriva il piano regolatore di Aosta, andiamo a vedere se a Porossan, dove è stato finanziato un intervento di riordino fondiario, qualcuno ha idea di fare una zona di espansione edilizia, andiamo a controllare se al Comune di Nus viene proposto un ampliamento della zona edificabile che va ad avvicinarsi ad una zona zootecnica esistente. Non è un controllo nuovo quindi, è un controllo che si fa volta per volta ed è un compito che nel caso specifico il nostro Assessorato deve svolgere in ottemperanza a quello che dice il PTP, a quello che dice la legge urbanistica e lo abbiamo fatto in tempi non sospetti, prima che vi fosse tale problema all'attenzione mediatica: questo lo dico perché l'intensificazione ci porterà ad esaminare anche gli altri piani regolatori con la stessa attenzione.
"Provvedere ad incentivare tutte quelle pratiche che possono ridurre l'impatto della gestione delle deiezioni animali...", anche qui non è che si cade nella terra di nessuno; attualmente già con il vecchio piano le aziende sono state incentivate a dotarsi di apposite concimaie. Le platee di stoccaggio comunali, che sono di carattere interaziendale, sono una delle possibili soluzioni data la nostra caratteristica territoriale, si conta con il prossimo piano di riproporre questo, ma, come diceva giustamente il Consigliere Borre, lo si può fare solo nel momento in cui il Comune si dota dello strumento urbanistico che permette di andare ad individuare una zona e quindi a monte vi deve essere anche una scelta di pianificazione territoriale per andare ad individuare la sottozona D, che veniva citata dal collega Borre. Vi è tutto un collegato, quindi non è che in questo modo andiamo ad inventare qualcosa di nuovo o andiamo a fare esercizi di stile; si dicono delle cose che, pur essendo già previste, se opportunamente sottolineate, magari possono essere utilizzate come messaggio ai Comuni che - sono la maggior parte - stanno ancora lavorando sui piani.
"Prevedere un monitoraggio, d'intesa con i Comuni, che verifichi la situazione e le soluzioni riguardanti le singole situazioni locali", questo è un compito che non può essere solo dei Comuni o solo dell'Assessorato dell'agricoltura, o solo dei veterinari, o di ogni singolo compartimento. Tale monitoraggio deve essere d'intesa, perché a volte i Comuni non hanno gli strumenti necessari, di qui il motivo per cui si era fatta una riunione - quella che citavo prima - per pensare ad un protocollo tecnico che dia informazione, che non è mai abbastanza. Prima parlavo con un rappresentante dell'informazione e questi non era a conoscenza ad esempio che noi non possiamo legiferare sulle leggi sanitarie, ma credeva che potessimo legiferare su tutto, che quindi potessimo fare un regolamento che gestisca gli aspetti sanitari, invece non è così semplice, bisogna vedere quali sono i margini di manovra, quello che è nella possibilità di fare.
Anche il passaggio successivo del punto n. 4 quindi è consequenziale perché, nel momento in cui andiamo a fare pianificazione urbanistica, è di nostra competenza e di competenza dei Comuni, invece le norme sanitarie possono essere modificate e anche integrate sulla possibilità di riconoscere le nostre realtà particolari di montagna e delle piccole aziende, perché il discorso piccole aziende, Consigliere Bortot, non è un discorso filosofico, abbiamo i numeri; sui nostri manuali di "standard" costruttivi abbiamo identificato le aziende come numero di UBA. Le nuove aziende, dai 15 UBA in su e il ricollocamento e l'intervento sulle aziende esistenti arriva a pochi UBA. A volte si sente dire che non c'è più l'attenzione alle piccole aziende, ma noi abbiamo solo piccole aziende, perché le aziende attualmente si collocano con un giusto rapporto fra il numero di capi e le superfici dei terreni aziendali.
Adesso è rientrato il collega Frassy, stavo dicendo che questi punti non sono esercizi di stile, giustamente lei ha sollevato... e la ringraziavo prima perché è stata sollevata anche una critica su tali punti, che permette di entrare nel dettaglio di queste proposte. Ritengo che lavorare su tali punti sia utile per andare a fare un passaggio in più: quello d'informare dove non c'è informazione, dare ai Comuni delle indicazioni che magari non hanno e fare in maniera di far collaborare i vari settori dell'Amministrazione a volte per permettere anche ai singoli rappresentanti comunali e ai Sindaci di gestire un problema come può essere quello di Saint-Christophe, perché noi possiamo anche fornire degli elementi con un protocollo tecnico, con una raccolta di tutte le normative che può essere utile nel momento in cui ci si trova sul tavolo un problema che con i propri uffici non si riesce a gestire. In ogni caso questa sensibilità generale fa ben sperare per il futuro, perché da tutti coloro che sono intervenuti è emersa tale sensibilità, una sensibilità che chiedo vi sia anche nel momento in cui a breve andremo a portare all'esame delle Commissioni e del Consiglio una legge quadro, che deve riassumere e riordinare tutte le normative del settore agricolo, compreso il riconoscimento del Piano di sviluppo rurale.
Una cosa ancora ci tengo a dire: sul Piano di sviluppo rurale, qualcuno ha ricordato, è prevista la centralità dell'azienda agricola, come ho già detto in occasione dell'incontro con il Comitato che ha raccolto le firme per il sostegno all'azienda "Cimberio", la centralità dell'azienda agricola deve essere vista a 360 gradi, perché per un'azienda agricola il problema non è solo la stalla o il fienile, perché abbiamo delle aziende agricole che non sono delle fabbriche di latte, abbiamo le aziende agricole che sono strettamente collegate con il territorio, quindi hanno necessità di avere i terreni aziendali corrispondenti al numero di capi allevati, e sono anche incentivate da queste... altrimenti non riescono a percepire i contributi legati all'indennità compensativa, all'agroambiente, non possono conferire il latte per la produzione di fontina, quindi c'è tutta una regolamentazione di questo. A volte però dobbiamo avere attenzione anche al miglioramento dei fattori produttivi, vedo il Consigliere Bortot che sorride perché sa dove voglio andare a parare, io dico che a volte abbiamo difficoltà, perché le stesse sensibilità io le chiedo anche nei momenti in cui si vanno a fare alcuni interventi sul territorio per migliorare l'attività delle aziende: sto parlando del riordino fondiario di Verrayes. Quando nel riordino fondiario di Verrayes leggo sul giornale qualche anima bella che dice: "mi sono perso, non vedo più il sentiero...", ma in quel riordino bisogna chiedere agli agricoltori se sono contenti che vi sia la stessa sensibilità che vi deve essere nel momento in cui si hanno dei problemi di altro tipo per quel che riguarda le aziende, perché se prima i fieni li facevano in 15 giorni, adesso li fanno in 3-4 giorni e questo è importante per le aziende, che hanno così minore manodopera e possono vivere con una maggiore razionalizzazione delle loro attività; quindi è giusto che vi sia la sensibilità, ma a 360 gradi.
Tornando al problema specifico delle aziende zootecniche, il biogas evocato in quest'aula lo troverete nel prossimo Piano di sviluppo rurale, a prescindere dall'aspetto di produzione energetica previsto, e nella legge quadro che a breve porteremo in Consiglio. La possibilità di produrre energia e di gestire reflui zootecnici con l'utilizzo del biogas quindi è un obiettivo che ci poniamo. Va benissimo andare ad individuare i casi critici e cercare di metterli all'evidenza e dare sostegno. Una cosa sola chiedo: che il tutto sia finalizzato al sostegno reale delle problematiche delle nostre aziende. Non "una tantum", non a "spot", non nei momenti particolari dove su questi temi vi è una sensibilità più generalizzata, perché i nostri allevatori non devono essere il tappeto di un "ring", dove si vanno ad esercitare altre attività che sono dei confronti che non hanno a che vedere con il problema vero, ma che possono essere dei confronti legati alle singole visibilità di chi in quel momento cerca di essere attento a tali problematiche.
Ripeto: è un problema che, a prescindere dall'appartenenza, deve essere affrontato, quindi questo è sicuramente un obiettivo; perciò il fatto che la risoluzione, dopo aver dato mandato al Governo regionale di affrontare i 4 punti, invita il nostro Assessorato a creare "un gruppo di lavoro interdisciplinare per la predisposizione di un documento coordinato della normativa in vigore ai fini della sua univoca interpretazione da parte degli enti interessati" - importanti sono le parole -, questo potrà dare un aiuto all'azienda in questione, perché da qui parte l'aspetto mediatico, il clamore che ha assunto tale vicenda, ma deve servire a tutti i Comuni della Regione, a tutte le aziende che a volte si trovano ad operare nel centro storico. Non solo, perché qui è emerso un problema di carattere più ampio, il problema della convivenza fra situazioni e attività diverse, le attività artigianali, le attività turistiche perché spesso vengono molte lamentele legate al locale pubblico che chiude un attimo dopo; vi sono problemi legati all'insofferenza che emerge a volte per delle situazioni che un tempo erano considerate facenti parte del contesto. La III Commissione ha le carte in regola per dare un ottimo aiuto, come ha dato in questa fase, al lavoro che faremo come Assessorato, quindi da qui ci deve essere un impegno ad uno stretto rapporto di lavoro fra la III Commissione e questo gruppo di lavoro che andremo ad individuare nell'ottica di avere un coinvolgimento di tutti coloro che vogliono partecipare e dare il loro contributo, con l'obiettivo di dare un aiuto al mondo agricolo e alle nostre aziende, che spesso rischiano di trovarsi in difficoltà.
Si dà atto che dalle ore 19,58 riassume la Presidenza il Presidente Perron.
Président - Collègue Bortot, je peux considérer la motion retirée? La motion au point n° 35 des Conseillers Bortot, Squarzino Secondina, Venturella et Sandri donc est retirée. Je soumets au vote la résolution qui porte la signature des composants la IIIe Commission, ainsi que M. Sandri, qui récite:
Conseillers présents: 32
Votants: 29
Pour: 29
Abstentions: 3 (Frassy, Lattanzi, Tibaldi)
Le Conseil approuve.