Oggetto del Consiglio n. 3025 del 4 ottobre 2007 - Resoconto
OGGETTO N. 3025/XII - Ritiro della mozione: "Tutela dello svolgimento di attività agricole in conglomerati residenziali".
Mozione
Premesso che da millenni le attività umane si sono svolte insieme ad animali domestici, che queste attività hanno prodotto nei secoli una cultura che è indispensabile per l'uomo e per una corretta gestione delle risorse e del territorio;
Ritenuto che anche nei nostri tempi tale cultura vada tutelata, ovviamente adeguandola a norme igieniche e sanitarie condivise;
Constatato che molte volte non viene colta la distinzione tra le piccole aziende agricole, da sempre inserite nel territorio, e le grandi aziende intensive scollegate con il territorio, inquinanti e poco rispettose di chi vi lavora e degli animali; e che tale concezione, carica di pregiudizi, discrimina anche le persone che conducono da sempre queste piccole attività agricole, insieme con gli animali domestici;
Verificato che a tale visione del mondo agricolo e contadino conseguono atteggiamenti e comportamenti lesivi delle piccole imprese agricole, imponendo loro vincoli che comportano talvolta lo sradicamento, la delocalizzazione, se non addirittura la chiusura delle attività, da sempre insediate nel villaggio o nel paese, con costi e mortificazioni insostenibili;
Verificato che il processo incontrollato di urbanizzazione dei villaggi e dei piccoli paesi innesca interessi immobiliari che stravolgono in poco tempo la vita e gli equilibri sociali;
Il Consiglio regionale
Impegna
il Governo regionale e le Commissioni consiliari competenti ad attivarsi per:
1) definire le condizioni che consentano alle piccole stalle inserite nei villaggi e nei paesi di continuare la loro attività, nella consapevolezza che le attività agricole non intensive sono un valore aggiunto per l'intera collettività;
2) concordare, tra tutti i soggetti interessati, associazioni di categoria, Enti Locali, Assessorato all'Agricoltura, Unità Sanitaria Locale, dei protocolli di comportamento, di riconoscimento e di rispetto reciproco tra le aziende agricole e gli abitanti limitrofi;
3) verificare periodicamente con gli Enti Locali la situazione delle piccole attività agricole e promuovere adeguate forme di sostegno delle stesse, nel rispetto delle linee guida del Piano di sviluppo Rurale;
4) accelerare la predisposizione del piano regionale di costruzione di impianti di biogas ove gli agricoltori possano conferire le deiezioni animali.
F.to: Bortot - Squarzino Secondina - Venturella - Sandri
Presidente - Vorrei chiedere ai colleghi Sandri e Fontana Carmela se possiamo discutere il punto n. 34 più tardi, dovrebbe arrivare l'Assessore competente, Cerise.
La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Non possiamo rifiutare una richiesta così gentile, quindi va benissimo.
Presidente - La parola al Consigliere Bortot.
Bortot (Arc-VA) - Si può dire che questi ultimi 2 argomenti fanno parte delle risorse del genere umano? Prima abbiamo parlato di alimenti, adesso parliamo di letame... A parte la battuta, credo che tutto il Consiglio e 3/4 della Valle d'Aosta sia a conoscenza di quello che è avvenuto in questi ultimi 6 mesi. Ho fatto un "résumé" per il Consiglio, una cronistoria degli avvenimenti per poi trarre dei giudizi e delle valutazioni. Il 12 dicembre 2006 20 nuovi abitanti insediatisi a Saint-Christophe, frazione Chaussod, fanno un esposto alla Procura denunciando la puzza di letame che emerge dalla stalla del Sig. Cimberio. Il Sig. Cimberio ha 25 mucche su 2 stalle, in questa stalla ha 12 mucche; non solo, ma nell'esposto alla Procura si denuncia anche il fieno soprastante la stalla e di fianco alle loro abitazioni, fieno che potrebbe creare pericolo in caso di incendio. Nell'esposto si sottolinea anche il fatto che nella strada... davanti alla stalla dove Cimberio porta ad abbeverare le mucche, sono 10 metri, sovente c'è del letame che potrebbe causare gravi danni alla salute dei bambini. Questo è il tono dell'esposto di 20 persone che sono andate ad abitare in quella frazione, insisto: "sono andate ad abitare" perché tutti gli abitanti di quel villaggio non si sono mai sognati di presentare un esposto sulla pericolosità presunta di quella stalla in quel villaggio, tanto che la famiglia Cimberio gestisce quella stalla da 2 generazioni e il Sig. Cimberio da quando aveva 10 anni. A seguito di quell'esposto il 4 gennaio 2007 avviene un sopralluogo da parte del veterinario Ruffier assieme all'ufficiale sanitario dr.ssa Cristaudo. A seguito del sopralluogo ordinano al Sig. Cimberio di installare una ventola, delle reti per le mosche, la pulizia costante e di diminuire la presenza dei capi all'interno della stalla. La settimana successiva, quindi senza neanche il tempo di respirare, l'11 gennaio l'ordinanza del Sindaco al Sig. Cimberio, a seguito del sopralluogo del veterinario che intima al Sig. Cimberio di installare le reti, di stare attento alle deiezioni, alla pulizia della stalla e dei passaggi, cosa verificata dal sottoscritto che è stato diverse volte in quel luogo, il comportamento e la gestione della stalla da parte del Sig. Cimberio non ha dato mai fastidio agli abitanti del villaggio, l'ho verificato chiedendo a 2 o 3 persone. Naturalmente una stalla è una stalla, c'è sempre stata, non siamo mai morti, però i commenti vorrei farli successivamente. Il 26 gennaio 2007, 15 giorni dopo, sopralluogo del veterinario Paganoni, Dirigente USL, che dice al Sig. Cimberio di aprire una finestra, di mettere le reti, di stare attento all'asportazione delle deiezioni, di installare l'abbeveraggio all'interno della stalla e non più far uscire le mucche, utilizzare della paglia per la lettiera delle mucche e la pulizia costante del luogo. Il 19 febbraio, 25 giorni dopo, arriva il Direttore dell'USL, Orlandi, che chiede al Sindaco se la stalla è classificata di prima classe come insalubre e se sia stata autorizzata, se le deiezioni sono smaltite correttamente, se la stalla è dotata di concimaia. Il 13 marzo 2007 il Sindaco risponde: "per la stalla non è stata trovata l'autorizzazione..." - ma se è lì da 2 generazioni... non credo che un secolo fa vi fosse l'autorizzazione per aprire una stalla in quel luogo - "... non è dotata di concimaia...", nel senso che lui le deiezioni quotidianamente le trasportava all'esterno del villaggio, perché non c'è lo spazio fisico per la concimaia vicino alla stalla. Il 22 marzo, 9 giorni dopo, scatta l'ordinanza di chiusura della stalla da parte del Sindaco, che però concede l'uso della stalla fino all'"Inarpa", fin quando le mucche vanno in alpeggio per poter effettuare i lavori. Il 23 marzo la Procura scrive al Sindaco che la stalla non ha i requisiti minimi per poter rimanere aperta e svolgere l'attività dell'agricoltura; scatta anche l'istanza di sequestro da parte dell'avvocato del Sig. Cimberio; fra l'altro, se qualcuno ha un po' di tempo, quella istanza di sequestro è una delle "cose migliori" che abbia mai letto dal punto di vista della giurisprudenza, a mio modesto parere. Il 19 giugno il TAR accoglie la richiesta di annullamento dell'ordinanza di chiusura della stalla, ordinanza emessa meno di un mese prima da parte del Sindaco. Il 12 luglio il Sindaco ordina al Sig. Cimberio un'apertura finestra e 2 reti mosche, l'abbeveraggio alla posta, la lettiera di paglia, la pulizia costante, massimo 9 capi. Il 6 settembre scatta il sequestro preventivo del tribunale; il 26 settembre vi è il rigetto del riesame del provvedimento avverso al sequestro della stalla, in sostanza l'avvocato impugna il sequestro, l'impugnazione viene rigettata e il sequestro della stalla permane.
A fine settembre - non ho segnato la data - viene inviato un avviso di garanzia al Sig. Cimberio in base all'articolo 674 del Codice penale, che vi devo leggere per farvi capire che con un'interpretazione qualsiasi di questo articolo si chiude dalla "Cogne" alla stalla del Sig. Cimberio, dipende chi utilizza, chi interpreta, chi gestisce l'articolo; l'articolo dice:
"Getto pericoloso di cose. Chiunque getta o versa in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato, ma di comune o di altrui uso cose atte ad offendere o imbrattare, o molestare persone ovvero nei casi non consentiti dalla legge provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo atti a cagionare tali effetti è punito con l'arresto fino a un mese e con l'ammenda fino a 206 euro".
Capite che con tale articolo si può fare qualsiasi cosa, lo dico senza commenti. Questo per dirvi che nel giro di 6 mesi il Sig. Cimberio, che da 55 anni fa l'agricoltore, si è trovato di fronte ad un ingorgo giuridico-istituzionale, amministrativo, chiamatelo come volete, non da poco e vorrei che ognuno di noi si mettesse nei panni di quel Signore, non noi che siamo un po' "navigati" e abbiamo un minimo di dimestichezza con le leggi, non passiamo la vita a seguire le mucche nel senso tradizionale del termine, non le mucche come settore industriale. Mettetevi nei suoi panni e poi vi rendete conto, perché sia il collega Borre che il sottoscritto siamo andati a casa sua, siamo andati a vedere la stalla, perché non tutti gli agricoltori in Valle d'Aosta si comportano come il Sig. Cimberio, non è che gli agricoltori sono tutti santi e non è che l'igiene e le norme sono... insomma... "senza voler fare di tutta un'erba un fascio". Faccio un esempio, perché discussioni ve ne sono state all'inverosimile: abbiamo parlato prima di ristorante e di somministrazione di cibi e bevande, se il mio ristorante è sporco, non è che devono chiudere tutti i ristoranti della Regione, mi viene data una sanzione, mi si dice di fare alcune cose e poi mi si dà la possibilità di riaprire. Ora con questo trambusto, mettendoci nei panni del Sig. Cimberio, ditemi quando avrebbe potuto fare tutto quello che gli è stato ordinato di fare per tranquillizzare tutti quelli che hanno visitato, nell'ambito delle loro funzioni, la sua stalla. Io abito in un villaggio lontano dalle mucche, ho le mosche in casa, ho messo le reticelle di nylon che si incollano e non vedo perché devo far aprire delle finestre alla stalla del Sig. Cimberio se il problema sono le mosche. Se il problema invece sono le norme per cui le stalle devono avere determinati requisiti, se non si tiene conto della struttura fisica di quella stalla, posso ordinare di aprire 50 finestre, tanto diventa impossibile e ho anche un alibi per sequestrargli la stalla, senza volersi accanire o dare dei giudizi sui comportamenti degli amministratori, dei veterinari, dei medici, delle guardie forestali che sono intervenuti su questo caso, voglio dire sono persone che hanno svolto dignitosamente le loro funzioni. Certo che alcune volte ci vorrebbe un po' di buon senso, il buon senso presuppone che, se dico a Dario Comé che deve fare una cosa sapendo che non la può fare... evidentemente il buon senso non l'ho usato molto.
Vi ho fatto la cronistoria e spiegato chi è il Sig. Cimberio, veniamo alle conseguenze politiche. Abbiamo una cultura agro-silvo-pastorale, sono cresciuto fino a 10 anni in una stalla, ho avuto un ristorante a Saint-Barthélemy per 10 anni in mezzo alle stalle e alle mucche, ho sentito odore di letame, ho comprato carne, fontina, ho aiutato a fare i fieni, mi sono perfino avvicinato a delle mucche e sono ancora vivo. Nonostante i miei 64 anni, godo ottima salute pur avendo frequentato delle persone che lavorano con delle mucche e avendo avvicinato delle stalle, un po' maldestro ho rischiato un pestone. La dico e qui chiudo perché non voglio intervenire sui lavori della III Commissione, lo dirà il Presidente Borre, la III Commissione in questi giorni ha lavorato bene, sapete che è nato un comitato che ha raccolto molte firme. C'è un grosso dibattito in Valle se le mucche sono un fattore inquinante e pericoloso per le persone o se fanno del letame e se questo letame è una risorsa per la nostra Comunità, perché, se passa la logica che il letame o le mucche sono pericolose e inquinanti, o è stata mal gestita la norma dai giudici che hanno mantenuto il sequestro della stalla, oppure dovremo "mettere mano" alle leggi che regolamentano tutto il settore. È anche vero che sono cambiate le sensibilità generali del vivere e delle persone, però, se noi rispetto a questo cambiamento dettato forse da troppa televisione, dove è meglio bere latticini e mangiare formaggi scremati, emulsionati, "sacramentati" e quel che volete, rispetto al formaggio buono, si crea una mancanza di cultura e di conoscenza fra le origini di quel che mangiamo e beviamo e il loro consumo. Se si separano questi fatti, si inserisce una cultura - io la chiamo una non cultura, ma non voglio disprezzare nessuno - del sapere e delle origini dei prodotti con cui ci alimentiamo. C'è una fabbrica che produce latticini, non si sa bene se c'è qualche mucca geneticamente modificata che fa il latte e igienicamente è tutto sterilizzato con un'etichetta larga così che ci tranquillizza, ma, se l'avvenire è questo, dove non c'è più capacità di capire fra sostanza e forma e ci danno da mangiare i colori e la forma, perché capite la pubblicità che ci viene rifilata quotidianamente su quel che possiamo o non possiamo mangiare... siamo mal messi! Se c'è questa idea che la fontina deve essere criminalizzata assieme a tutti i formaggi di latte intero perché il colesterolo... il collega Sandri ha fatto una lezione domenica sulle origini del colesterolo, sull'utilizzo di questo fenomeno che fanno le case farmaceutiche, se permettiamo che passino tali messaggi che le persone non sappiano più qual è l'origine delle cose che mangiano, dal punto di vista della cultura e della civiltà, non dico che torniamo indietro, ma andiamo troppo avanti e non sappiamo più chi siamo, da dove arriviamo e dove andiamo e le conseguenze sul piano culturale sono disastrose. Finisco per dire che, al di là della discussione sulle norme igienico-sanitarie, al di là di come dobbiamo definire con i Sindaci i piani regolatori, al di là se dobbiamo delocalizzare o meno le stalle, l'unica cosa che questo Consiglio deve evitare è che passi il concetto che gli animali domestici, il cane, la mucca o la capra inquinano e sono pericolosi alla salute dell'uomo, altrimenti facciamo una frittata immane! E la cosa che deve fare questo Consiglio è ribadire questo concetto: siamo cresciuti per millenni con gli animali domestici, li abbiamo addomesticati, ci hanno reso un servizio immane, non credo che saremmo qui se non ci fosse stata questa civiltà, però questi sono i punti di riferimento per discutere quel che decideremo oggi e definire quel che dovremo stabilire con le leggi, i regolamenti, i gruppi di studio. La base di partenza è che gli insediamenti agricoli devono rimanere, rispettando con un po' di buon senso norme e logica, dove sono, se a qualcuno danno fastidio, non è obbligato ad andare ad abitare nei paesi di montagna, se ne sta da dove arriva, si alimenta come meglio crede, ma non può andare "a rompere le palle" a quelli che da decenni fanno onestamente il proprio lavoro. Pensate che quello che dico sia demagogico? Siamo convinti di quel che diciamo, non c'è una briciola di demagogia, perché ne va di mezzo la cultura e la storia non solo la nostra, ma quella delle nuove generazioni, permettiamo che crescano senza sapere cos'è una mucca e da dove arriva un litro di latte? Evidentemente dopo il lavoro fatto in III Commissione la mozione viene ritirata perché c'è una risoluzione comune della III Commissione.
Presidente - Suggerirei, se il Consiglio è d'accordo, di fare una discussione congiunta, nel senso di discutere adesso, relativamente a questo argomento, anche della risoluzione presentata dalla III Commissione unitamente al collega Sandri... e, nel momento in cui si procederà alla votazione, verrà ritirata la mozione.
Il Consiglio prende atto.