Oggetto del Consiglio n. 2193 del 6 ottobre 2006 - Resoconto
OGGETTO N. 2193/XII - Reiezione della mozione: "Valutazione in termini di benefici sulle attività agro-silvo-pastorali delle strade poderali e forestali".
Mozione
Osservato che nella nostra Regione sono state realizzate, nel corso degli anni, circa 300 km di strade forestali e poco più di 2200 km di strade poderali e interpoderali;
Rilevato che a seguito della promulgazione della legge regionale sulla valutazione d'impatto ambientale è stato istituito l'Ufficio V.I.A., al quale è affidata l'istruttoria degli studi d'impatto ambientale dei progetti di infrastrutture tra le quali le strade poderali, interpoderali e forestali oltre 2 Km;
Constatato che nelle relazioni generali costituenti la documentazione di VIA, più precisamente nelle parti che trattano l'analisi dei costi benefici delle opere, viene fatto esplicito riferimento al legame tra la realizzazione dell'opera stessa e le ricadute economiche;
Considerato che, anche alla luce delle innumerevoli osservazioni che si accompagnano alle procedure VIA riguardanti la costruzione di strade a servizio di alpeggi, appare sempre più opportuno ed improcrastinabile l'avvio di un serio e approfondito studio, il quale metta in relazione i costi generali delle opere già realizzate con i benefici reali da esse generati, ad esempio sulla gestione dell'alpeggio, sull'incremento del patrimonio immobiliare, sulla gestione del patrimonio forestale;
Il Consiglio regionale
Impegna
la Giunta regionale e l'Assessore competente ad istituire un team di esperti di provata competenza che, partendo dalle opere infrastrutturali già realizzate, ne analizzi le ricadute in termini di benefici sulle attività agro-silvo-pastorali.
F.to: Venturella - Bortot - Squarzino Secondina
Presidente - La parola al Consigliere Venturella.
Venturella (Arc-VA) - Questo, parrebbe il Consiglio delle strade poderali e delle piste forestali e quant'altro.
Questa mozione non intende approfondire, in questa sede le motivazioni, il perché si costruiscono le strade, il perché si sono costruiti negli anni circa 300 km. di piste forestali e 2.200 circa km. di strade poderali e interpoderali. Vuole partire da questo dato di fatto: sono state costruite; come sono state costruite, se sono utilizzate... in questa sede non interessa. Interessa invece partire da un altro presupposto: il primo, il fatto che esiste una rete di strade che un tempo l'Istituto geografico militare considerava le strade bianche, cioè quelle fatte in terra battuta, non in asfalto. Bisogna partire da un altro dato: che esiste un ufficio, l'ufficio della VIA, al quale è affidata tutta l'istruttoria degli studi di impatto ambientale relativi alle strade poderali, interpoderali e forestali, oltre i 2 km.. Partiamo da questi due presupposti.
Partiamo anche da un altro presupposto: che esistono, in definitiva, dei vincoli di tipo progettuale, delle consegne che devono svolgere i progettisti delle strade poderali e delle piste forestali, i proponenti per dare l'avvio alla progettazione e alla costruzione devono valutare l'esistenza di certi presupposti, cioè si dice: costruiamo questa pista forestale o questa strada interpoderale perché vi sono dei motivi di carattere economico e di gestione, ad esempio negli alpeggi, sicuramente questa strada che congiunge il fondovalle con il "mayen" o con l'alpeggio produrrà un incremento del patrimonio immobiliare, ci sarà un miglioramento sulla gestione del patrimonio forestale con i piani di assestamento, i piani di sfruttamento del bosco.
Noi partiamo da questi 3 presupposti: primo, esistenza di una rete di strade poderali, esistenza di un ufficio in cui sono custoditi tutti gli studi preliminari, esistenza per ogni strada poderale di alcuni osservazioni, cioè conviene... si può fare... non si può fare... la zona che è attraversata è a rischio di valanghe...? Insomma ci sono sempre polemiche, osservazioni, cioè per ogni progetto ci sono anche solo all'interno del Comune interessato dal progetto persone che avanzano dubbi.
Cosa chiediamo noi? Chiediamo, finalmente, che la Regione si appropri delle sue capacità di studio, di analisi dei benefici economici reali per far sì di impostare una politica fatta di programmazione e di pianificazione. Vediamo quindi, attraverso un "team" di esperti, se sul serio queste strade poderali, almeno quelle passate attraverso la procedura del VIA, abbiano prodotto benefici reali, benefici sulla gestione dell'alpeggio, sulla gestione del patrimonio forestale, sull'incremento del valore immobiliare dei fabbricati considerati. Studiamo, vediamo attraverso uno studio in prospettiva, partendo da ciò che è stato già realizzato, perché è necessario imporci un metodo, non possiamo ogni volta pensare di avallare la costruzione di qualsivoglia strada o pista forestale, anche perché la rete valdostana - ricordo: 2.200 km - è già abbastanza importante.
Ciò che chiediamo al Consiglio è di impegnare la Giunta ad analizzare tutto ciò che è stato fatto in funzione dei benefici veramente realizzati, così finalmente si farà chiarezza.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale. Vi sono colleghi iscritti a parlare?
La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Credo sia opportuno fare un po' di chiarezza sulle premesse illustrate dal collega Venturella.
Dall'illustrazione sembra quasi che non ci sia alcuna valutazione a monte prima di arrivare a quel passaggio importante. quello della valutazione del VIA, che sembrerebbe che fa tutte le istruttorie. Si salta un passaggio secondo me importante: il lavoro che fanno gli uffici competenti... questo può ingenerare un po' di confusione. Poi si accenna al fatto che a livello di singoli comprensori, di Comuni, ci siano delle polemiche; a volte le polemiche nascono proprio perché mancano le conoscenze delle vere procedure... polemiche ce ne sono fin troppe a volte!
Io vorrei illustrare le cose di cui non si è a conoscenza: le istruttorie che vengono fatte per questo tipo di viabilità; fra l'altro, abbiamo già avuto modo di trattare tali argomenti in questo Consiglio che rischia di diventare abbastanza orientato in questa analisi, quindi alcuni cenni sono già stati fatti in precedenza. Comunque direi di distinguere fra la viabilità interpoderale che è quella che riguarda una valenza più di carattere agricolo, e quella delle cosiddette "strade forestali", tenendo conto che tutta questa viabilità che va a servire il territorio nella maggior parte dei casi ha un carattere di interdisciplinarietà perché molto spesso, vista la caratteristica del nostro territorio che ha una conformazione tale per cui in ambiti ristretti abbiamo una convivenza di situazioni e di esigenze diverse, possiamo avere delle strade che hanno a volte, per una parte, l'obiettivo di servire il bosco perché lo attraversano, di raggiungere degli alpeggi e dei "mayens", e molto spesso una valenza di servire dei nuclei storicamente importanti che in zone più marginali hanno necessità di essere recuperati, perché si tratta di un patrimonio rurale esistente che non ha più funzione di ruralità. È quindi necessario valutare caso per caso le proposte che provengono dal territorio, dai Comuni, dai consorzi e anche dai privati.
Queste istruttorie non vengono fatte dal VIA, ma dagli uffici preposti. Partendo dal Dipartimento agricoltura, si può dire che nell'arco degli ultimi decenni sono state realizzate numerose strade interpoderali di importanza strategica all'interno di molti comprensori, queste opere hanno garantito la sopravvivenza dell'agricoltura e il mantenimento di un minimo di popolazione attiva in zone marginali. La presenza di un'adeguata viabilità supportata da una corretta sistemazione dei terreni, ha consentito in aree agricole ad alto rischio di abbandono l'introduzione di tecniche di coltivazioni razionali, l'esecuzione di ulteriori miglioramenti fondiari, la riduzione dei tempi di lavoro, senza contare il fondamentale ruolo svolto dalla presenza di una viabilità nel garantire il recupero degli alpeggi e nella sopravvivenza della pratica della monticazione con tutte quelle ricadute positive sulla conservazione del tradizionale paesaggio alpino. Naturalmente non tutto questo è traducibile in una quantificazione solo di carattere economico, perché le valutazioni vanno fatte per tutta una serie di valenze che non necessariamente si traducono in un rapporto costi-benefici facilmente quantificabile, perché il non mantenimento di certe attività sul territorio si paga a volte con dei costi che altrimenti sarebbero ben maggiori legati all'abbandono, e questo lo si vede solo se non lo si fa.
L'alternativa alla realizzazione di infrastrutture è l'abbandono dell'attività agricola e il progressivo avanzare dell'incolto e del bosco, che non sono solo quello che si dice a volte lasciare alla natura fare il suo corso, perché la natura - come insegnano secoli di governo del territorio - può anche creare dei problemi se fa il suo corso e se non è governata, perché può portare a effetti che non sono piacevoli nel momento in cui si verificano degli eventi eccezionali; comunque poi il finanziamento delle strade interpoderali presuppone sempre un lungo iter burocratico, questo è importante dirlo, quindi non c'è solo il VIA. A seguito della domanda di sopralluogo preliminare inoltrata da un consorzio o da un privato, seguono uno o più sopralluoghi effettuati spesso congiuntamente dai funzionari coinvolti dal rilascio di autorizzazioni e/o nulla osta: quindi il funzionario dell'Assessorato competente, i funzionari che devono esprimersi per quel che riguarda la tutela del paesaggio. La valutazione più importante, quella che dà il via all'istruttoria, è quella di tipo agronomico; tale valutazione prevede un'analisi approfondita delle strutture agricole presenti sul territorio e, nel caso di alpeggi, del numero di capi potenzialmente monticabili in seguito alla realizzazione della viabilità. Là dove il territorio è in fase di abbandono, si chiedono garanzie al fine di garantire la prosecuzione dell'attività agricola: questo naturalmente a tutela degli investimenti che si fanno.
L'attuale deliberazione di Giunta prevede, a carico dei privati, l'obbligo di coltivazione o monticazione nel caso di alpeggi per almeno 10 anni: questo con l'obiettivo di fare in modo che non ci siano delle richieste che sono un po' superficiali, ma siano delle richieste a cui conseguono degli impegni diretti. Molto spesso c'è da dire che queste strade sono comunque supportate anche da pareri da parte dei Comuni competenti per quel che riguarda le necessità legate anche al possibile recupero dei fabbricati rurali, soprattutto quando si trovano in certi agglomerati che una volta erano utilizzati dal punto di vista agricolo, che non lo sono più, quindi per il possibile riutilizzo di questi immobili.
Per le strade forestali, anche qui si fanno delle istruttorie sempre precedentemente al passaggio del VIA sulla realizzazione di strade e piste forestali; qui c'è da dire che le strade forestali realizzate in Valle d'Aosta sono programmate - prima sentivo parlare di programmazione, e programmazione c'è - in base alle disposizioni dei piani di assestamento forestale, cosiddetti "piani economici". I piani di assestamento forestale hanno interessato dal 1964 ad oggi tutte le proprietà pubbliche, ossia i boschi dei Comuni e delle consorterie. Solo in pochi casi i rilievi sono stati estesi alle proprietà private per iniziativa dei proprietari che potevano usufruire di contributi ai sensi della legge regionale 7 agosto 1986 n. 44, e attualmente transitata nel piano di sviluppo rurale con apposite misure.
L'assestamento forestale è lo studio e l'applicazione delle tecniche di pianificazione necessarie per l'uso sostenibile dei boschi. Il piano, partendo dal censimento del patrimonio boschivo, intende stabilire le future utilizzazioni e indicare i miglioramenti necessari per condurlo alle condizioni ottimali in riferimento alla sua multifunzionalità, protezione idrogeologica, produzione di legname, produzione di ossigeno, mobilizzazione del carbonio, funzione paesaggistica, habitat per la fauna... con tutte le valenze variegate. Nel piano di assestamento, che viene regolarmente revisionato alla scadenza decennale, sono indicati i risultati dendrometrici - diametro, altezze, area basimetrica, volume, incrementi dei popolamenti suddivisi per specie -, nonché le caratteristiche fitosociologiche ed ecologiche dei popolamenti. Sono inoltre previste le cure colturali e la ripresa, cosiddetti "volumi da taglio". Avendo i boschi una funzione anche di produzione, il piano di assestamento forestale fornisce indicazioni e motivazioni per la costruzione di viabilità, e qui arriviamo al punto: la viabilità forestale è costituita da strade forestali che sono le vie principali di penetrazione nelle superfici boscate per automezzi utilizzati per il trasporto del legname e per automezzi atti allo spegnimento degli incendi, e che hanno le stesse caratteristiche costruttive complesse delle strade comunali, con la sola differenza della larghezza, che viene stabilita dal PTP, da metri 2,50 a metri 3. Le infrastrutture fatte finora sono essenzialmente delle strade e non delle piste; quelle che in termine tecnico si definiscono "piste forestali" sono delle vie di penetrazione di larghezza minima per il transito di piccoli mezzi - trattori - con la fondamentale funzione di strascico del legname verso le zone di carico su automezzi.
Veniamo all'iter per la costruzione delle strade forestali, questo sempre a dimostrazione del fatto che c'è tutto un percorso di istruttoria a monte rispetto al VIA gestita dagli uffici. Le strade vengono richieste generalmente dai Comuni proprietari dei boschi, questa è la realtà della nostra Regione, oppure vengono programmate sulla base delle necessità dirette dell'Amministrazione regionale per lo spegnimento degli incendi, e questo naturalmente inserito in un piano specifico che è il piano protezione incendi. Ogni richiesta viene vagliata dagli uffici del settore viabilità forestale con il coordinatore del ciclo - dr. Pasquettaz Edy - o dai tecnici dell'Ufficio antincendi, previo sopralluogo, per verificare l'effettiva necessità dell'opera e consultando il piano di assestamento forestale. Le richieste possono essere presentate da privati - intesi anche come consorzi, perché i consorzi pur rappresentando un numero consistente di privati, sono di natura privata e sono assimilati a questi - ai sensi anche del piano di sviluppo rurale; anche in questo caso vengono effettuati appositi sopralluoghi per verificare le esigenze e l'utilità della strada. Naturalmente in base alla disponibilità finanziaria del bilancio si inseriscono, secondo le priorità dei piani di assestamento, le strade da realizzare nel piano triennale dei lavori pubblici e si iniziano le procedure per l'affidamento degli incarichi di progettazione preliminare e via via delle fasi successive. Alcuni progetti giacciono per lungo tempo in Assessorato, in quanto spesso vengono richiesti approfondimenti dalla Sovrintendenza e dal VIA, per cui occorre revisionare i progetti e ripresentarli per i vari pareri di competenza degli Assessorati.
Due numeri per dire che molto spesso noi diciamo che c'è una "sovrabbondanza di viabilità", tenuto conto della superficie di circa 35mila ettari di boschi di produzione secondo i parametri tecnici applicati nella zona alpina; lo sviluppo totale della viabilità dovrebbe essere di 20-25 metri ad ettaro, pertanto nel complesso di circa 600 km. contro i 200 attuali, quindi non siamo sicuramente in una situazione di sovrabbondanza di viabilità. Evidentemente questo deve tener conto di tutta una serie di sensibilità e di esigenze, molto spesso gli approcci non sono sempre di approccio razionale ed equilibrato, perché si affrontano questi problemi con una visione molto spesso che non approfondisce a 360 gradi, ma ognuno ha un suo modo di vedere: c'è chi vorrebbe il territorio completamente vergine, chi lo vorrebbe infrastrutturato e gli uffici competenti si trovano a dover valutare sulla base delle istanze e sulla base del rispetto delle varie sensibilità di cui tengono conto, alla fine, i diversi uffici competenti. C'è chi ha il compito di rispondere più ad esigenze di carattere operativo e chi più ad esigenze di carattere estetico. Ben vengano queste valutazioni che poi convergono nei pareri, e a volte anche negli approfondimenti che sono necessari al fine di valutare l'impatto ambientale secondo le regole previste.
Alla luce di quello che si è detto, credo non sia il caso di andare ulteriormente a caricare di ulteriori strutture burocratiche le istruttorie che si fanno, in quanto queste si ritengono sufficientemente efficienti e in grado di portare a gestire in maniera sufficientemente equilibrata il nostro territorio. Con questo inviterei i proponenti al ritiro della mozione.
Si dà atto che dalle ore 16,47 presiede il Vicepresidente Lanièce.
Presidente - La parola al Consigliere Venturella.
Venturella (Arc-VA) - Ho seguito con attenzione quanto ha risposto l'Assessore; la sua è stata un'ampia risposta e lo ringrazio per questo; una risposta articolata, molto precisa, ma vorrei avanzare alcuni ragionamenti.
Se lei legge questa mozione, non vi è un'impostazione di tipo ideologico, è molto neutrale, chiede solamente un approfondimento, è un invito ad approfondire e a ulteriormente migliorare ciò che lei bene ha esposto nel suo intervento, quindi non vi è alcun approccio, noi vogliamo solo sapere ciò che poi avviene, perché lei sa bene che quando si costruisce una pista forestale o una strada interpoderale, la procedura, tutta la fase di studio e di concertazione è antecedente. Noi chiediamo che ci sia una verifica post, una specie di studio successivo per vedere se le ricadute ci sono state, perché in caso affermativo il solco è tracciato, continuiamo su quell'itinerario; se, invece, non ci sono state delle ricadute positive in generale sul territorio valdostano, dobbiamo prendere atto di questo approfondimento e cercare di modificare l'itinerario.
Seconda osservazione. Lei dice: "non sovrastrutturiamo tutte le procedure, perché tutti i progetti passano sotto le "Forche Caudine" degli uffici competenti"... ho sotto gli occhi una missiva, non riporto né quale pista forestale interessa la missiva, né il nominativo dell'estensore, ma è una risposta a una pista forestale in fase di realizzazione. Dice un dirigente della Regione: "Legge regionale n. 6/1991, parere sul progetto relativo alla realizzazione della pista forestale denominata... per gli aspetti di cui sopra, esaminati gli elaborati pervenuti, si evidenzia come il progetto in epigrafe sia pesantemente condizionato dalla morfologia dei luoghi, in gran parte caratterizzata da elevate pendenze trasversali e da depositi di copertura in condizioni di latente instabilità". In definitiva si dice: "guarda che la pista passa in mezzo a un "clapey"; credo che molti versanti sia in destra che in sinistra orografica delle nostre valli laterali abbiano questi problemi. Secondo periodo: "Poiché gli interventi di stabilizzazione comporteranno con ogni probabilità una spesa di gran lunga superiore a quella preventivata, come evidenziato dallo stesso studio di VIA, si suggerisce di riconsiderare l'opportunità della realizzazione del progetto". Terzo periodo: "Nel caso esso fosse giudicato come irrinunciabile, si condiziona la sua realizzazione alla stretta osservanza delle misure di mitigazione"...
Quello che lei dice, Assessore, è che in definitiva per alcune piste - e queste sono prove "provate", se vuole gliele consegno, anche - non è così tutta lineare e trasparente la procedura amministrativa; di fronte a dei pareri che motivano il fatto che non sia conveniente realizzarlo, non solo, non sia neanche opportuno realizzarlo, voi, dopo un po' di anni, rispolverate il progetto nel cassetto e lo fate comunque... E per questa pista forestale ci sono altri esempi, che non leggo per non tediare, ma dei suoi stessi uffici che avanzano dei dubbi; ecco perché chiediamo, alla luce di queste osservazioni che sono venute fuori negli anni, che una volta che è stata realizzata la pista o la strada, una volta che si sono apprezzate le ricadute, che possono essere considerate anche... sono d'accordissimo con lei, le strade poderali... ricordiamoci questa rete di più di 2.000 km di strade poderali in Valle d'Aosta, possono anche servire per limitare il fenomeno dell'abbandono della montagna, ma Assessore, è sicuro che nel 2006 sia proprio questa la strada? È sicuro che l'assunto "strada poderale = non abbandono" sia l'unica strada valida per tutte le nostre valli laterali, per tutti i "mayens" e gli alpeggi, per cui si crea una relazione biunivoca fra "non abbandono" e "costruzione della strada"? Credo che l'esperienza in altre zone delle Alpi ci possa dire che esiste un'altra prospettiva, ecco perché non mettiamo in dubbio ciò che lei dice sul fatto che esista una procedura, ma chiediamo che lo studio sia una conseguenza: le abbiamo costruite, adesso vediamo se sul serio ci sono stati questi benefici negli anni, dato che questi 2.200 km sono stati costruiti anche molti anni fa.
Non capisco questa sua esigenza, ogni volta, di rivolgersi a questa parte politica come se volesse dire: "ma sì, ma voi non vivete sul territorio, sappiamo noi come gestire"! Una volta ha fatto una dichiarazione all'ANSA in cui dice: "non accettiamo lezioni da nessuno"; la invito ad essere un po' meno arrabbiato nei suoi attacchi di tipo politico perché noi proponiamo, vogliamo il confronto, però il confronto deve avvenire, non che il confronto lo si rifiuta perché si crede che comunque da questa parte provenga solo opposizione fortemente ideologizzata!
Manteniamo questa mozione, perché questo è un tentativo per confrontarci, non per elevare una barriera.
Presidente - La parola all'Assessore all'agricoltura e risorse naturali, Isabellon.
Isabellon (UV) - Molto brevemente, credo che a parte quel cenno al fatto delle lezioni, rimango dell'idea che i suggerimenti siano sempre ben accetti; quando ci si pone in maniera "cattedratica" di fronte alle situazioni che meritano gli approfondimenti, ebbene, credo di non aver mai avuto questo tipo di atteggiamento, né accetto che ci siano da parte di altri queste posizioni, perché i suggerimenti sono una cosa, la convinzione di essere depositari delle verità non fa parte del costume che normalmente adottiamo. Per quel che mi riguarda, ho insegnato anni fa e neanche a scuola avevo l'approccio di lezione frontale, ma cercavo di coinvolgere un po' tutti.
Detto questo, il discorso relativo alle istruttorie è avvalorato da quelle citazioni che lei ha fatto, perché lei ha citato proprio il fatto che ci sono i nostri dirigenti che si preoccupano di approfondire in maniera precisa e puntuale le situazioni che vengono loro sottoposte, e questo gioca nella direzione di dire che non si fanno le cose a cuor leggero, ma si fanno con tutte le dovute valutazioni, anche se poi questo non risponde agli obiettivi di chi propone questi interventi, perché non crediate che tutte le proposte che vengono presentate siano accettate! Anzi, l'Ufficio VIA molto spesso chiede degli approfondimenti, chiede delle ulteriori valutazioni prima di arrivare alle decisioni... ci sarebbero da citare tantissimi casi.
In effetti quella che lei citava era una fase che fa parte dell'approccio alle decisioni, non è un discorso, come parrebbe proporre la mozione, di fare delle ulteriori commissioni che valutino in maniera ragionieristica anche la valutazione costi-benefici, perché molto spesso i benefici non sono quantificabili solo in termini di rapporti di cifre. Infatti, per certi interventi sul territorio non abbiamo molto spesso le controprove, perché non possiamo valutare l'abbandono maggiore che si avrebbe in assenza di presenza delle attività umane che tipo di costi potrebbe comportare.
Come dicevo in precedenza, comunque, la proposta è quella di fare in modo che venga seriamente valutato un intervento prima di finanziarlo e di realizzarlo; quindi vale lo stesso discorso e, nel momento in cui non viene accettato il ritiro della mozione, noi non potremo votare a favore.
Presidente - Pongo in votazione la mozione in oggetto:
Consiglieri presenti: 23
Votanti: 21
Favorevoli: 3
Contrari: 18
Astenuti: 2 (Ferraris, Fontana Carmela)
Il Consiglio non approva.