Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1645 del 6 dicembre 2005 - Resoconto

OBJET N° 1645/XII - Loi de finance et loi de budget pour l'année 2006. (Début de la discussion générale. Prise d'acte de deux rapports)

Presidente - Riprendiamo, come convenuto, l'esame della legge finanziaria. Ieri vi sono state le illustrazioni del relatore Praduroux e dell'Assessore Marguerettaz.

La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Questo bilancio era stato preannunciato come "un bilancio di lacrime e sangue" in alcune interviste apparse sui giornali, sia da parte del Presidente, che da parte dell'Assessore al bilancio. Prendiamo atto che l'Assessore, ieri, nella sua relazione, ha un poco ridimensionato questo concetto. Chiediamoci però se è proprio vero che è "un bilancio di lacrime e sangue".

Già nel "PREFIN" avevamo notato come le entrate sono grosso modo simili a quelle degli altri anni per cui si parla di "sostanziale tenuta delle entrate". Nel bilancio di previsione si prevedono 1 miliardo e 483 milioni di euro, con un aumento di 24 milioni di euro, corrispondenti a 1,63% in più. Non possiamo non dire che siamo in presenza di aumento di risorse in senso assoluto; in senso relativo no, dice il Governo. I soldi ci sono, ma - questo è il ragionamento del Governo - dato che quest'anno le spese non comprimibili sono aumentate notevolmente rispetto allo scorso anno, in alcuni settori - sanità, contratti personale, trasferimento enti locali - di circa 60 milioni, abbiamo complessivamente 37 milioni di euro in meno da spendere in tutti gli altri settori.

Affermazione dell'Assessore: sono aumentate le spese incomprimibili di circa 60 milioni a fronte di stesse risorse; quindi - conclusione del ragionamento - avremmo bisogno di ulteriori risorse per mantenere le stesse percentuali di spese in tutti gli altri settori, come se fosse sottinteso un ragionamento di questo tipo: dato che il nostro modo di amministrare costa e costa ogni anno di più, chiediamo che anche lo Stato ci garantisca sempre più risorse: Invece quest'anno non è così. E poi, se teniamo conto delle spese in più che abbiamo in quei settori, non possiamo dire che sono spese da noi volute. Comunque sono spese che sottraggono denaro, quindi non abbiamo risorse sufficienti per gli altri settori. Il ragionamento che fa è: "sono aumentate, ma non per colpa nostra, si tratta di spese per il personale, spese che non dipendono da noi (spese per il personale, per la sanità, per la scuola, i cui stipendi sono definiti altrove e non in Regione)". Non credo che se fosse il personale dipendente regionale ci sosterebbe di meno, anzi! E poi mi fa strano sentire dire che sono diminuite le risorse regionali a disposizione perché agli enti locali vanno più risorse. A me sembra che anche gli enti locali facciano gli interventi che vanno a favore della popolazione. Sono enti locali a cui sempre più vengono trasferite competenze; se il Governo pensa che sono troppi i soldi dati agli enti locali, ha solo da cambiare la legge: invece del 95% dell'IRPEF, abbassa la percentuale al 90% dell'IRPEF, se questa è proprio una scelta politica precisa dell'Amministrazione. Credo che alla base di questo ragionamento ci sia anche una questione culturale che emerge dal modo in cui viene affrontata la questione della complessità.

L'Assessore, nella prima pagina della sua relazione, dice: "c'è una maggiore complessità che non è supportata da una crescita importante delle risorse finanziarie che sono, come è noto, in sostanziale stabilità"... come se ci fosse un'equazione: più complessità più soldi necessari per far fronte alla complessità. La complessità si affronta soprattutto con più risorse umane, conoscitive e professionali, con più capacità di innovazione e di ricerca, di analisi della situazione, con più capacità di dare risposte flessibili in tempi brevi, con strategie diverse, con risorse immateriali più che materiali, con software - verrebbe da dire - più che con hardware. Sì, il "PREFIN" mette la cultura in mezzo, quasi a voler dire che questo è un tema importante, ma poi questa affermazione non l'abbiamo vista tradotta nelle scelte di bilancio. È vero, abbiamo purtroppo più soldi che capacità di innovarsi in tutti i settori, risorse ne abbiamo tante e se poi le paragoniamo a quelle delle altre Regioni non possiamo non dire che la valle è ricca ed ha tante risorse. Si parla della Valle come del "regno del Bengodi": non so se è del "Bengodi" oppure no, ma so che se prendiamo come criteri quante sono le risorse che ad ogni persona della Regione sono destinate, rispetto alle altre Regioni, non possiamo non notare che noi abbiamo molte più risorse delle altre Regioni.

Se prendiamo il bilancio di previsione del 2004, se suddividiamo la cifra complessiva delle entrate di bilancio con il numero degli abitanti, vediamo che ad ogni abitante sono attribuibili 11.691,00 euro, ma se facciamo la stessa cosa anche quest'anno, se suddividiamo le cifre del bilancio con gli abitanti vediamo che abbiamo una cifra di 12.000,00 euro per ogni abitante. Cifra che in sé non dice niente, se non venisse rapportata anche alle altre Regioni, per cui vediamo che nessun'altra Regione in percentuale può disporre di una cifra così alta per abitante. Questa annotazione è suffragata da più elementi. Abbiamo appena votato una risoluzione in cui affrontiamo il tema delle riforme dello Stato. Nella riforma del regionalismo che l'"Union" vuole a tutti i costi, si dovrà necessariamente parlare di federalismo fiscale e allora se andiamo a vedere quanti soldi sono prodotti dalla ricchezza in Valle e quanti vengono trasferiti dallo Stato, vediamo che c'è un'enorme differenza! Alcuni studi recenti, sia della "CGIA" di Mestre, sia solo l'altro giorno su "Il Sole 24Ore", ci dicono che nel Veneto a fronte di 4.200,00 euro pro capite versati dalla Regione come imposte, dallo Stato la Regione ne riceve 2.878,00 euro, quindi veramente c'è da parte della Regione Valle d'Aosta la possibilità di utilizzare non solo risorse proprie, ma risorse che anche lo Stato dà alla Regione. Lo so che questo è un ragionamento che tutti coloro che si sono succeduti al Governo in questi anni non hanno mai condiviso, ma questa è la verità.

Abbiamo tante risorse; certo vanno spese e sono state spese in tutti questi anni con una serie di interventi e di strutture che si sono nel tempo affastellate e che costano, continuano a costare sempre più per la gestione, per la manutenzione, perché ogni Assessore ha cercato di rispondere a bisogni nuovi e ad accontentare i famosi portatori di interessi, di cui parlava ieri l'Assessore Marguerettaz, perché bisogna garantirsi un consenso, in quanto, nel momento in cui un ente locale pensa di costruire un auditorium o uno stadio, il Comune vicino vuole fare altrettanto. In questo modo ci siamo trovati con 2 conseguenze: a livello legislativo abbiamo visto proliferare le modifiche della legge, ma a livello democratico credo che si è, negli anni, consolidata una politica di clientelismo, di leggi per categorie, di leggi fatte per pagare attrezzature a tutti, di opere per attività sportive fatte e rifatte secondo il padrone del momento. Questo atteggiamento andrebbe modificato, sarebbe giunto oggi il momento di fare quello che si dovrebbe fare nel momento in cui si programmano le spese del bilancio, cioè vedere cosa del passato che ci trasciniamo dietro è ancora valido, cosa invece va abbandonato e quanto di nuovo può essere introdotto: questo però richiede che si abbia ben presente la direzione di marcia dove si vuole andare. È vero che siamo una società complessa, ma è anche vero che se non abbiamo chiaro il modello di sviluppo per la Valle d'Aosta che vogliamo perseguire, noi non riusciamo a fare delle scelte precise.

Nel "PREFIN" ieri non lo abbiamo discusso più di tanto, ma i contenuti ci sono e sono rapportati con il bilancio, nel "PREFIN" ci sono delle parole magiche: popolazione coesa e solidale, competitività regionale autonoma, qualità ambientale e sociale, ma parole magiche che sembra non trovino poi traduzione e soprattutto non tengano conto della situazione attuale. C'è la consapevolezza non so se del Governo, ma sicuramente da parte degli attori sociali,che siamo di fronte a una crisi del sistema generale della Valle d'Aosta, lo hanno detto in modo molto chiaro i sindacati confederali unanimemente in coro. Teniamo conto che i sindacati confederali rappresentano 30.000 cittadine e cittadini valdostani, quindi la loro voce non è la voce di uno o due sparuti rappresentanti di gruppuscoli, quindi c'è questa consapevolezza.

È una crisi i cui segnali ci sono e sembra quasi che il Governo non sappia leggerli. C'è la una crisi in ambito economico, la crisi dell'industria: le nostre industrie non riescono a stare sul mercato, si aprono e si chiudono in continuazione; c'è la crisi del turismo il cui andamento è legato alle stagioni e al clima, ci si accontenta della bellezza dei nostri monti, non si è in grado di offrire un prodotto "Valle d'Aosta", si chiudono alberghi e poi ci si lamenta che il turista non viene, si fa pagare la vista sul prato di S. Orso al turista; c'è una crisi in ambito sociale, l'Osservatorio sulla povertà ci ha fotografato una realtà difficile per migliaia di abitanti di questa Regione, ci sono i poveri, ci sono famiglie che faticano a vivere, che rischiano per una casualità, una malattia, una perdita di lavoro, di scivolare da una situazione di decorosa esistenza ad una situazione di faticosa esistenza, ci sono famiglie che hanno il problema della casa, il cui costo dell'affitto è sempre più esoso, però queste situazioni di crisi nel "PREFIN" non appaiono, per cui è difficile che il bilancio le recepisca.

Sono rimasta esterrefatta rispetto alla casa, quando - nei dati riportati nel PREFIN - mi si dice che rispetto al 2003 c'è una riduzione del canone mensile per 100 metri quadrati nelle zone di pregio; quindi l'aver indicato che c'è una riduzione del canone mensile per le zone di pregio per quanto riguarda l'affitto, questo diventa un elemento positivo per quanto riguarda la qualità della vita e per quanto riguarda le abitazioni, mentre sappiamo che la questione della casa è un tema su cui ci sono i dati, fra l'altro: sono dati presenti anche nei documenti ufficiali della Regione, ma che qui non vengono riportati. Quando mi si dice in documenti ufficiali della Regione che il canone medio mensile per i soggetti interessati dal rapporto di povertà è stato di 318,00 euro molto al di sopra della media nazionale, che si attesta su 288,00 euro al mese, cioè quando mi si dà documentazione sul costo enorme che hanno gli affitti per le persone, perché questi dati non vengono inseriti nel "PREFIN" per cui diventano oggetto di progetto nel bilancio?

C'è una crisi in ambito civile, è una crisi di partecipazione in questa Regione... poi torneremo sulla partecipazione. Qui non c'è la consapevolezza che la vita politica dipende in gran parte dalla decisione di una o due persone in questa Valle. Ieri ho sentito con piacere un accenno a questo disagio in ambito civile e democratico nelle parole del collega Cesal, quando ha chiesto che si intervenga a lavorare sulle regole elettorali, in modo che ci siano nuove regole democratiche che consentano di rompere quella formazione di cordate clientelari che chiedono poi il consenso. Ho fatto 2 o 3 esempi di non consapevolezza della crisi che esiste in questa Regione in vari ambiti; se non esiste questa consapevolezza è chiaro che è difficile individuare strumenti per intervenire in questa crisi. C'è una richiesta che più volte hanno fatto la società civile, gli attori sociali, e anche affermazioni che il Governo più volte ha fatto: si è annunciata una forte sferzata da parte del Governo nel senso del cambiamento. C'è una richiesta di cambiamento, ci sono affermazioni di cambiamento da parte del Governo, ma cambiamenti noi non li abbiamo trovati in questo bilancio, perché questo è la fotocopia, seppure aggiornata, dei bilanci precedenti! C'era la richiesta delle parti sociali di condividere quei percorsi che questa comunità ha assoluta necessità di mettere in campo per far fronte a crisi profonde, che vanno dal mercato dell'industria, per arrivare al turismo, al terziario anche avanzato, ma questa condivisione, che pure è presente nel "PREFIN" e nella relazione dell'Assessore, non avviene né nel metodo, né nei contenuti!

Nel metodo non è avvenuta la condivisione delle scelte strategiche, seppure ci sono state, del "PREFIN" e del bilancio nel "Patto per lo Sviluppo". Il "Patto per lo Sviluppo" è un momento informativo, non di condivisione. Allora, se non si condividono insieme, come si fa ad attuare? Ancora: solo ieri abbiamo visto un esempio di questa non condivisione di scelte con gli attori sociali, abbiamo visto un comunicato stampa dei sindacati in cui denunciano come rispetto a temi importanti di accordo di lavoro, la Regione imponga la sua visione senza dialogare... ma su questo torneremo. C'è un'assenza di condivisione anche nei contenuti del modo con cui il bilancio è stato costruito.

Ci saremmo aspettati questi cambiamenti nel rapporto tra spese correnti e spese di investimento, lo ricordava ieri l'Assessore con voce pacata, perché non poteva dire in modo trionfalistico che sono aumentate le spese correnti, sono aumentate di 1 punto e mezzo rispetto all'anno scorso, ma se prendiamo il 2002 - non prendo il 2001 che era l'anno dell'alluvione - vediamo che il rapporto fra spese di investimento e spese correnti era molto più favorevole rispetto alle spese di investimento. Nel 2003 abbiamo un'incidenza della spesa corrente del 65,57%, nel 2004 siamo a 67,62%, nel 2005 al 67,91%, nel 2006 al 69,40%... quindi c'è un incremento continuo! Sono dati preoccupanti, ma anche l'Assessore se ne rende conto; in Commissione aveva detto: "sì, è vero, c'è questo aumento, ma noi abbiamo fatto un'attività di presidio molto forte che ci ha permesso di mantenere inalterato un riparto abbastanza pesante fra spese correnti e spese di investimento", nel senso che non è peggiorata questa percentuale, pur in presenza di attività e di costi che hanno avuto un'evoluzione. Poi aggiunge: "riteniamo positivo questo, anche perché dobbiamo tener conto che molte di queste spese corrente in realtà sono spese di investimento per la cultura" e questo posso condividerlo, ma complessivamente non c'è stata la capacità di incidere su questo "trend", non solo, ma all'interno delle spese correnti la spesa fissa aumenta ed è aumentata quest'anno di 39 milioni di euro.

È vero che il Governo ha cercato di diminuire le spese comprimibili riuscendo a risparmiare l'1,24% delle spese comprimibili, pari a 2,3 milioni di euro, a fronte di un bilancio di 1 miliardo e 435 milioni di euro, pari allo 0,16% dell'intera spesa del bilancio. A me sembra che siano troppo esigue le contrazioni delle spese correnti! Il tanto decantato sforzo di diminuzione di spese correnti si limita a poche briciole e anche il risparmio che avviene sugli incarichi è di 242.000,00 euro in un anno a fronte di miliardi che si spendono.

Credo che sia abbastanza comprensibile che non si riesca a comprimere là dove bisognerebbe o a ridurre là dove le spese sono sorpassate, se non si ha chiaro dove si vuole andare, se non c'è una riflessione condivisa, per capire quali saranno gli scenari dello sviluppo del territorio e quali devono essere le azioni che mirino a contrastare gli effetti della crisi che coinvolge un po' tutti i settori, e non solo l'industria. Sarebbe importante che ci fosse questa chiarezza su dove vuole andare questa Regione, lo stesso bilancio si allarga all'infinito, senza individuare una direzione: per questa ragione è un bilancio rigido, che rischia di diventarlo sempre di più per il continuo aumento del volume delle spese obbligatorie ed incomprimibili che rende difficile attuare delle drastiche riduzioni (come ricordava "Confindustria"). È un bilancio che non fa scelte decise in settori importanti. Ricordavo prima il problema dell'industria: qui non c'è sufficiente chiarezza dei piani di investimento con cui operare a fronte della crisi economica-sociale e produttiva in atto nella nostra Regione.

C'è una crisi profonda dell'industria: il "PREFIN", certo, ci ha dato dati positivi relativi all'occupazione e al basso tasso di disoccupati, ma non analizza le sacche di precarietà che ci sono, non analizza il tipo di occupazione che abbiamo in Valle, che è di bassa qualificazione. Qui addirittura abbiamo una situazione economica per cui gli occupati del settore industriale sono lo stesso numero dei settori delle costruzioni: l'intero settore industriale occupa il 12%, quello delle costruzioni l'11%... credo che questo sia un rapporto su cui bisogna riflettere. La crisi economica oggi dipende molte volte dal fatto che non c'è abbastanza alta professionalità; allora, come si fa a intervenire in questo sistema così rigido senza un progetto ben chiaro, per vedere come è possibile trasformare e qualificare il settore delle costruzioni? Rispetto a questo non c'è un cenno! Complessivamente nel settore dell'industria vengono destinate minori risorse rispetto all'anno scorso. Altri settori hanno molte più risorse del settore industriale. Ci chiediamo che tipo di politica viene perseguita dalla Regione rispetto al modello di sviluppo: turismo, 74 milioni; agricoltura, 75 milioni; industria e artigianato e commercio, 26 milioni... di questi, all'industria solo 8 milioni; che scelte politiche ci sono alla base? C'è la centralità del lavoro nella sua dimensione politica, economica e sociale? Non ci sembra.

C'è stato un Consiglio straordinario a gennaio sulla crisi dell'industria in bassa Valle... quale seguito ha avuto, quali azioni - fra tutte quelle elencate in quella risoluzione - hanno avuto una traduzione, su quali il bilancio ha messo un accento, se vediamo che non c'è una risposta in termini di risorse? C'era una richiesta specifica fatta allora, di creare ammortizzatori sociali per consentire ai lavoratori valdostani, esclusi dalla produzione, un aiuto sociale dignitoso per affrontare la situazione di disagio sociale provocata dalla perdita del posto di lavoro... di questo non si vede traccia!

C'è la questione dell'Amministrazione regionale e della revisione della macchina organizzativa, che viene affrontata in termini di riduzione del personale, ma non è solo questione di riduzione di personale, è questione di professionalità, di formazione, di rispetto di competenze. Anche rispetto al personale si fanno scelte molte volte discutibili, ma vi torneremo al momento della discussione dei vari articoli della finanziaria. Si fanno scelte quali ridurre le assunzioni, fare i concorsi, ridurre i part-time, ma sulla base di quale piano concordato e condiviso con gli attori, che dovranno poi su queste decisioni impostare la propria vita?

È un bilancio che non mette risorse per le riforme importanti. C'è la riforma della scuola, la cultura è al centro di quel famoso diagramma, però per l'applicazione della legge sulla riforma scolastica attuata nella scuola di base non ci sono fondi. A parte i fondi per pagare il personale richiesto dal mantenimento dell'attuale organizzazione scolastica e dell'inserimento dell'inglese, complessivamente i fondi assegnati alla scuola sono diminuiti rispetto al 2005, eppure nel "PREFIN" si riporta che il dato sul livello di istruzione non è positivo, è inferiore a quello nazionale e a quello del nord-ovest, ma su questo non c'è un impegno. Ci sono complessivamente 100.000,00 euro in meno rispetto all'anno scorso, come se una riforma della scuola potesse essere fatta a costo "zero", come vuole fare la "Moratti" a livello nazionale! È un bilancio che non mette le risorse su problemi importanti come la casa... qui torneremo quando affronteremo il bilancio nelle varie voci, ma ci sono 1,8 milioni di euro in meno per l'edilizia abitativa, eppure la casa è un tema importante per la nostra Regione!

Noi condividiamo le scelte fatte sul sociale, credo che sia stato opportuno l'aumento del 15% sul sociale a fronte della riduzione del fondo sociale del 50% nella finanziaria nazionale, d'altra parte abbiamo una popolazione anziana che aumenta e, se si vuole mantenere uno standard dignitoso, non possiamo che aumentare le risorse! Ci sono famiglie monoparentali in difficoltà; credo che sarebbe utile rispetto al sociale pensare ad una legge complessiva che prenda insieme tutte le varie categorie, cioè gli anziani, ma anche le nuove povertà che sono le famiglie monoparentali, cioè le donne sole con figli.

Rispetto al sanitario c'è stato un incremento di 17 milioni di euro rispetto al 2005, ma per mantenere gli attuali livelli di prestazione sanitaria il bilancio prevede minori risorse, perché le altre risorse sono assorbite da spese come il contratto del personale o come la mobilità. Sul sanitario vorrei solo fare 2 accenni: il primo, la logica di operare continui rattoppi crea la necessità che i finanziamenti vengano spostati nel tempo; il secondo, rispetto all'Ospedale ricordo che ieri, qui, votando il "PREFIN", questa maggioranza ha detto di sì all'ampliamento ad est del nuovo Ospedale, contro una deliberazione del passato Governo che aveva detto di sì all'ampliamento a sud... non so se il Consiglio si è reso conto di questo, ma ieri chi ha votato il "PREFIN", ha detto che vuole una scelta in cui c'è l'Ospedale ampliato ad est! Rispetto sempre alla politica sanitaria c'è la criticità della mobilità passiva, nel senso che siamo di fronte a costi molto alti che si attestano sui 16 milioni di euro all'anno. Nel 2003 erano 14 milioni di euro, nel 2004 saranno 16 milioni, e sappiamo che qui basta lo spostamento di un chirurgo per invertire le tendenze dei flussi dei pazienti! Per cui credo che su questo tema, invece di intervenire con delle restrizioni alla libertà degli utenti, sarebbe molto più utile intervenire per qualificare l'attività della sanità!

È un bilancio che forse è stato fatto con maggior oculatezza, con toni meno trionfalistici rispetto agli altri anni, ma che presenta ancora troppe sperequazioni fra un settore e l'altro. Qui non è possibile analizzare tutto, semmai su alcune cose torneremo nell'analisi sui singoli documenti, mi limito a fare solo 2 esempi: per la ricerca e l'innovazione nell'industria sono previsti 6,5 milioni di euro, per la disponibilità di un elicottero per la Protezione civile 7 milioni di euro, quindi la presenza di un elicottero per la Protezione civile ci costa all'anno più degli incentivi che diamo all'industria per la ricerca e l'innovazione! Ci sono scelte politiche dietro questo? Non lo so! Vorrei che si riflettesse un poco... da una parte c'è la cura per la persona che ha un incidente, d'accordo; d'altra parte abbiamo centinaia di famiglie che, sì, non hanno un incidente in montagna, ma hanno esigenza di vivere giorno per giorno e di arrivare alla fine del mese in modo dignitoso... dove lo mettiamo questo? Altre sperequazioni, altro che equità!

Per la gestione della viabilità regionale spendiamo 14,8 milioni di euro, quasi quanto il costo dell'Università, Institut agricole, Fondazione turistica, Istituto musicale... io sto solo mettendo dei dati per vedere cosa significa tradurre le parole roboanti del PREFIN. Signor Presidente, sono pere e mele insieme, parlare di coesione sociale e di competitività, sono pere e mele anche quelle! Se le mettiamo nel "PREFIN", come avete fatto, in una logica di analisi complessiva della realtà, e mi sta bene, dobbiamo poi tradurle in un bilancio, ma non possiamo mettere delle parole roboanti e non tradurle nel bilancio!

Infine, sulle pari opportunità e sulle visioni di genere, già lo scorso anno avevo chiesto all'Assessore Marguerettaz di tenere presente, nella lettura che lui fa dei dati della realtà e delle previsioni, questa visione di genere. Questo è presente nei finanziamenti là dove ci sono progetti finanziati dalla CE; manca una prospettiva complessiva e chi lo dice siete voi, della Regione, perché un ufficio della Regione, la Consigliera di parità, un ufficio che è direttamente incardinato nella Regione ha fatto una serie di osservazioni che sono rimaste "lettera morta"! Io credo che su questo varrebbe la pena soffermarsi un momento ed eventualmente su questo tema predisporremo un ordine del giorno.

Depuis 10 heures 26 c'est le Vice-président M. Nicco qui remplit les fonctions de Président de la séance.

Presidente - La parola al Consigliere Salzone.

Salzone (FA) - Con questo nostro primo intervento cercheremo di dare voce a quello "spaccato" della società che trova in questo bilancio poco spazio; lo diciamo in modo costruttivo, perché sono le sensazioni che abbiamo tutti i giorni leggendo i giornali, frequentando la società civile, parlando con la gente. Ci rivolgeremo a lei, Assessore, e al Presidente Caveri per cercare di discutere insieme su questo "spaccato" della società che cresce sempre più, quindi torneremo su argomenti che più volte ci hanno visto dibattere in quest'aula: i problemi della società civile con particolare attenzione alle persone più deboli.

È evidente che svolgiamo il nostro ruolo dai banchi dell'opposizione, un ruolo che non permette tenerezze nei confronti della maggioranza, ma un ruolo che cerca di andare a trovare quelle criticità che non sono all'attenzione di questa maggioranza o, almeno, solo in parte. Dico subito che, visto che toccherò in particolare il problema del sociale, apprezziamo che lo stesso non sia stato toccato finanziariamente, anzi sono state fatte delle cose interessanti, ma per noi rimangono ancora lontane dal raggiungere una vivibilità adeguata in una Regione ricca come la nostra. Potremmo aprire e chiudere questo nostro intervento con una sola parola: crisi, che per certi versi potrebbe sembrare un termine apocalittico, ma - come dicevo prima - basta leggere i giornali, o guardare la televisione o semplicemente osservare la realtà per rendersene conto.

Il momento che stiamo attraversando nella nostra Regione preoccupa, non tanto perché le difficoltà sono numerose e trasversali in quasi tutti i settori, non tanto perché l'economia è stagnante a tutti i livelli o perché l'euro ha indebolito le tasche di tutti, non tanto perché il Governo nazionale costringe ad enormi sacrifici tutti gli enti locali o, ancora meno, perché scarseggiano le risorse, ma semplicemente perché la nostra è anche una crisi di sistema, è una crisi strutturale, è una crisi della politica, è la crisi della classe dirigente, è crisi dell'imprenditoria. Certo, il sistema è fragile e sembra non reggere il colpo che arriva da più lontano. È un sistema che negli anni ha diseducato i giovani al miraggio del posto sicuro in Regione o al super remunerato lavoro al casinò. Questo sistema ha frenato la formazione alle libere professioni, ha fatto perdere l'incentivo al rischio d'impresa, al confronto, alla competizione, allo studio universitario, e il risultato è sotto gli occhi di tutti!

Oggi, che siamo in difficoltà, avremmo bisogno di una classe dirigente preparata, all'altezza, capace di proporsi e proporre; avremmo bisogno di un'imprenditoria all'altezza, motivata, pronta al rischio, di un'amministrazione pubblica sburocratizzata e capace di dare risposte immediate; avremmo bisogno di più concertazione a tutti i livelli, di confronto con le altre realtà, ma soprattutto di pochi tentennamenti nelle decisioni, per stare dietro alla rapida evoluzione che questa società ha.

Oggi siamo ancora una Regione ricca, con ampie risorse, ma con un sistema fragile e lento, con indici negativi come l'inflazione e il "PIL", che per certi versi sono addirittura in controtendenza con il resto del Paese... non c'è cenno di ripresa. I dati della Banca d'Italia sono ancora una volta preoccupanti: l'economia è debole, il settore dell'industria, che ha un peso del 14% nella nostra economia, non manifesta il benché minimo segno di crescita. Basta ricordare che sono più di 40 le imprese in Valle d'Aosta che utilizzano la cassa integrazione guadagni. Il "PIL" nella nostra Regione nel 2004 è calato dello 0,3%, mentre la crescita nazionale era dell'1,2% e dal 1995 al 2002 il tasso medio è stato dello 0,7% contro l'1,7% di tutto il Paese, quindi 8 anni di arretramento rispetto alla media nazionale. In questi 8 anni, riguarda il "PIL" pro-capite che è calato di ben 10 punti: dal 42,1% al 32%. Rimaniamo pur sempre fra i più ricchi in Italia, ma il divario si riduce.

La "Confindustria" afferma anche quest'anno che vi è il rischio di un ulteriore deterioramento della situazione finanziaria regionale, a fronte di un bilancio sempre più rigido, per il continuo aumento del volume delle spese obbligatorie, che rende difficile attuare drastiche riduzioni. Il settore industriale nel 2006 viene penalizzato con un taglio del 30% rispetto all'assestamento di bilancio del 2005 e questo è un dato preoccupante che indica minore attenzione verso un settore giudicato da tutti prioritario.

Ancora: nel campo delle imprese sembrano ormai inderogabili interventi necessari a ripristinare la possibilità di presentare domande di contributi ogni 6 mesi anziché una volta all'anno. Si ribadisce la necessità di creare un fondo unico, destinato all'attuazione degli interventi per la promozione e lo sviluppo delle attività produttive. Resta molto bassa la percentuale delle imprese che vorrebbe fare investimenti. L'incertezza delle prospettive e l'appesantimento della situazione finanziaria rallentano il sistema; gli imprenditori, insomma, sono pessimisti perché vedono una ripresa lontana.

Il giudizio delle organizzazioni sindacali sui documenti finanziari è ancora più inclemente e non lascia certo spazio a giudizi ambigui. Immagino cosa sarebbe successo se le organizzazioni sindacali non avessero riferimenti governativi, cioè se non fosse così nella nostra Regione, credo che ci sarebbe la paralisi del sistema con scioperi ad oltranza, perché il dato anomalo in questa Regione è che le organizzazioni sindacali e imprenditoriali sono organizzazioni di Governo! I sindacati poi esprimono soprattutto la loro insoddisfazione in merito al metodo di confronto e di presentazione del documento contabile, che non è stato certo frutto di un tavolo di concertazione sui grandi obiettivi strategici, obiettivi atti a rilanciare, attraverso appropriati finanziamenti, il volano economico della nostra Regione. Il tavolo del "Patto di Sviluppo" probabilmente va rivisto nel suo funzionamento, come ha accennato ieri il Presidente stesso, perché non ha permesso di creare concertazione sui macro-obiettivi e sulle linee di futuro investimento.

Critiche poi alla rigidità del bilancio, che nella sostanza non presenta nessuna novità sugli indirizzi della gestione finanziaria. Ancora una volta viene segnalata la necessità di rivedere il funzionamento dell'apparato burocratico amministrativo della Regione, ancora una volta il bilancio non interviene sul problema del personale precario di alcuni "settori chiave" dei servizi socio-educativi, come quello degli ex assistenti educatori o assistenti alle mostre. Ricordo che sono 107 le persone che vengono assunte con progetto obiettivo e assieme alla collega Squarzino avevamo presentato iniziative per sollecitare la soluzione di questo problema, ma non siamo stati ascoltati. Le critiche delle organizzazioni sindacali spaziano dal settore dell'edilizia abitativa al turismo, dalla scuola all'industria, dalle enunciazioni di principio del "PREFIN" che non trovano traccia sul bilancio, all'impostazione generale del documento finanziario, alla mancanza di una politica forte ed incisiva del lavoro, alla "miopia" verso le nuove povertà, anche se riconosciamo che l'Assessore Fosson ha fatto molto in questo contesto e comunque rappresenta una garanzia in questo settore.

Per quanto riguarda le politiche sociali e il Welfare, ci ha ispirato l'ultimo numero de "Le Travail" - quindicinale che leggo sempre molto volentieri - che è lo specchio di quello che sta avvenendo in questo momento piuttosto travagliato. Nell'ultimo numero di novembre abbiamo trovato singolare, per non dire buffo sotto certi aspetti, leggere un articolo in prima pagina firmato dall'Assessore Ferraris, intitolato "Più Welfare" e, appena più sotto, un altro articolo intitolato "Finanziaria? Strumento da ripensare". In sostanza, l'Assessore Ferraris, nel suo articolo, dopo aver fatto una doverosa sviolinata al "PREFIN", afferma: "Una maggiore programmazione finanziaria era necessaria, così come molto avvertita era dalle parti sociali una reale condivisione nell'individuazione delle priorità dell'azione pubblica". L'Assessore prosegue, nel suo articolo, illustrando il proprio operato e quello della Giunta, facendo rilevare fra le altre cose che la Valle d'Aosta complessivamente ha una buona qualità della vita, e questa è una cosa che noi non smentiamo mai, il problema è che non si guarda mai l'altro pezzetto molto più piccolo, che non viene degnato di molta attenzione. Questo è tutto ovvio e non c'è niente di strano, chiunque di noi al posto dell'Assessore avrebbe detto le stesse cose, ma... perché abbiamo parlato di "specchio della situazione"? Perché subito dopo si assiste al rovescio della medaglia, me ne darà atto poi l'Assessore, e allora viene fuori tutta la verità, cioè l'insoddisfazione per il metodo di confronto, si parla di rigidità del bilancio, di mancanza di concertazione, non si affronta il problema della crisi economica e sociale, vi sono critiche per non aver previsto alcun finanziamento per la creazione di specifici ammortizzatori sociali e, infine, si dice che sono insufficienti gli interventi nel settore dell'industria. Se volessimo essere più pungenti, vi rimanderei alla lettura, sempre nello stesso numero de "Le Travail", di un altro articolo a pagina 7, intitolato "La crisi industriale esiste e va affrontata"; cito solo 2 righe per me molto significative nel contenuto e che condivido pienamente: "La crisi di gran parte del tessuto industriale valdostano non è una vergogna da tenere nascosta, ma una spiacevole realtà che non può essere esorcizzata con dichiarazioni ottimistiche". Perché abbiamo voluto sottolineare questo passaggio? Perché la pensiamo esattamente come "Le Travail", noi pensiamo come quelli che non fanno finta di non vedere, come quelli che dicono la verità, come quelle persone che, pur avendo riferimenti politici di Governo, dicono quello che vedono o sentono dalla gente o toccano con mano - quello che sanno tutti insomma - e che non accettano ipocriti ottimismi!

Lavoro e povertà sono le grandi emergenze, e lo sapete bene tutti, in modo particolare l'Assessore. Chi non ha un amico o un parente che è stato licenziato o è in cassa integrazione o è un pensionato che vive con 600,00 euro al mese o un amico quarantenne o cinquantenne che in virtù della crisi ha perso il lavoro? Lo sa l'Assessore, abbiamo amici comuni di quell'età che ci chiedono lavoro; lo sa l'Assessore Pastoret, abbiamo amici comuni che ci raccontano il dramma che vivono le persone di questa età!

Rimaniamo convinti sempre più della necessità di un cambiamento di rotta nell'impostazione generale del bilancio; se non ci sarà in futuro un'attenzione particolare alla centralità del lavoro, non vediamo come potrà riprendersi la nostra economia e come potremo dare impulso allo sviluppo nella nostra comunità. Se non consideriamo il lavoro come il perno di una convivenza sociale che dà sviluppo e genera una migliore qualità della vita, allora avremo perso l'occasione di valorizzare il nostro ambiente, allargando sempre più la forbice di chi è sempre più ricco e di chi, invece, diventa sempre più povero. Già, più povero, un argomento che piace poco, sembra quasi che non aver toccato finanziariamente il sociale equivalga a dire che siamo sulla buona strada, ma non è così, perché sociale e povertà non sono la stessa cosa!

In questo bilancio vi sono pochi segnali che vanno in questa direzione, mancano impegni strutturali veri;, ma ciò che a noi risulta sconcertante è che non esistono neppure manifestazioni di impegno, i dati sulla povertà in Valle d'Aosta sono ormai relativamente conosciuti e sono, a dir poco, allarmanti.

All'inizio del 2004 l'"ISTAT" assegnava alla Valle d'Aosta 3.820 famiglie con una spesa mensile al di sotto della soglia di povertà, pari al 7,1% delle famiglie valdostane, complessivamente si trattava di 10.334 residenti della nostra Regione; oggi le cifre in percentuale sono aumentate, le persone sulla soglia della povertà sono intorno alle 15.000. Senza scendere nei dati che ho già avuto modo in altre occasioni di illustrare, vale la pena sottolineare che, mentre a livello nazionale si sta sviluppando una corrente di pensiero di forte attenzione alle emergenti povertà, qui se ne parla poco, ma soprattutto non se ne vede la traccia, quasi non vi fosse il problema! Dove sono gli ammortizzatori sociali? Come ho detto ieri, perfino Berlusconi ha capito e ha lanciato un piano dell'abitazione sociale come ammortizzatore primario nell'ambito delle povertà emergenti.

Proverò, in questo contesto, a fare qualche piccola proposta alla lotta alla povertà. Non è pensabile che un solo provvedimento, ancorché massiccio, possa risolvere il problema, soprattutto se di carattere assistenzialistico. Penso al minimo vitale e mi rivolgo soprattutto all'Assessore Fosson, che ha la sensibilità marcata rispetto a queste cose. È necessario prevedere una serie di interventi strutturali e diversificati rispetto alla tipologia dei soggetti poveri, anziani ed inabili totali all'attività lavorativa: concessione del minimo vitale annuale e a tempo indeterminato se permangono le condizioni di povertà; minori e relative famiglie: raddoppio dell'ammontare degli assegni familiari a carico della nostra Regione; sostegno per la locazione: aumento del fondo per la locazione della legge n. 431/1998 e previsione di liquidazione del contributo dal mese successivo alla domanda (e non - come ora - dall'anno successivo); previsione di interventi immediati e straordinari per consentire di accedere e firmare il contratto di locazione (vedi le mensilità anticipate, le cauzioni...); sostegno ai lavoratori: si potrebbe studiare con i sindacati un meccanismo che è già stato utilizzato per le cooperative sociali di creazione di un contratto integrativo regionale per le categorie più penalizzate dall'euro. In parole povere si tratta di un aumento di stipendio a carico del datore di lavoro che potrebbe essere rimborsato da "Finaosta" o, meglio ancora, riassorbito attraverso l'esenzione di pagamento di alcuni oneri (in questo caso il carico potrebbe essere spalmato su enti diversi). Dov'è il piano dell'emergenza abitativa di questa maggioranza? Cosa ha prodotto il tanto annunciato Osservatorio della casa? Cosa ha proposto la Consulta della casa? Niente! La locazione assistita? Un fallimento. Il contributo all'affitto...

(interruzione del Consigliere Tibaldi, fuori microfono)

... Baccega è arrivato meno di un anno fa ed ha ereditato... Il contributo all'affitto! Un palliativo poco finanziato che sta producendo solo l'aumento degli affitti da parte dei privati. I programmi finanziati dallo Stato? È partito il primo intervento di 20 alloggi a canone concordato del cosiddetto "UMI 4", questi alloggi saranno assegnati, ben che vada, fra 3 anni. Rimangono poi ancora 78 alloggi da costruire finanziati dallo Stato con la vecchia legge n. 457, il cosiddetto "UMI 1", ancora da appaltare, quindi previsione diciamo 5 anni, e questi sono gli ultimi alloggi di edilizia sovvenzionata... e poi? Ho più volte sollecitato il Governo a sedersi attorno a un tavolo con i Sindaci dei Comuni della "Plaine", per fare una programmazione previsionale per il futuro, ma... niente! Sembra che solidarietà e sussidiarietà siano termini in certi casi inascoltati! La "ciliegina sulla torta" l'ha messa questo Governo: nel bilancio per l'edilizia sovvenzionata - quindi l'edilizia dei poveri - non c'è neanche un euro... per questo Governo quindi la casa non è un ammortizzatore sociale?

Vorrei che qualcuno mi spiegasse, ancora una volta, come fa oggi una famiglia a vivere, con 800,00/1.000,00 euro... sono gli stipendi di tutti i lavoratori dell'industria, ma anche gli stipendi degli addetti al commercio, ai servizi; come possono gli anziani, i pensionati, le ragazze madri, le giovani coppie sostenere le spese dell'affitto o del mutuo, le spese di riscaldamento, la luce, il telefono, gli accessori per l'automobile, le assicurazioni? Senza dire che magari possono andare una volta al mese al cinema o a mangiare una pizza una volta!Questi non possono, non devono! Come è possibile che in questo ricco bilancio, nel quale sono evidenti le spese superflue, non sia presente alcun nuovo finanziamento per la creazione di specifici ammortizzatori sociali, per consentire ai lavoratori un aiuto tangibile e dignitoso? Non è stato fatto neppure per quelle famiglie che hanno perso il posto di lavoro, e questo ci pare una vera ingiustizia! Perché non prevedere un contributo alle aziende tramite "Finaosta", come dicevo prima, che consenta di arrotondare il salario ai lavoratori? Questo sarebbe un segnale concreto, che non risolve certo i problemi, ma che aiuta! Ancora una volta siamo obbligati a constatare quanta poca volontà ci sia ad affrontare quei problemi, lavoro e povertà, che per noi rimangono prioritari.

Voglio fare un ultimo cenno al discorso delle tasse. Ad incidere ulteriormente sulle fasce deboli in questi anni sono state le tasse applicate dalla Regione e dai Comuni: infatti, nei primi 5 mesi di quest'anno le entrate tributarie degli enti locali sono aumentate del 5,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e questa percentuale rappresenta quasi il doppio dell'aumento registrato nello stesso periodo dallo Stato con il fisco nazionale. La Valle d'Aosta, fra le 20 Regioni è quella che ha gli aumenti maggiori di entrate tributarie locali (IRAP, addizionale IRPEF, ICI, TARSU), negli ultimi anni il 66,5% contro il 35,7% dell'Italia: è a fronte di questi dati che, meno di un mese fa, noi, di "Fédération" e "Stella Alpina", dopo abbiamo bloccato al Comune di Aosta una iniziativa che tendeva ad aumentare l'addizionale IRPEF e ICI per chiudere un bilancio che doveva dare risposte probabilmente a promesse elettoralistiche. Siamo consci che i Comuni cercano con tributi e imposte locali di difendersi dai tagli operati dallo Stato nei loro confronti, ma non c'è rapporto fra il maggiore introito dei Comuni (+35% in 4 anni) e i tagli nei loro confronti operati dallo Stato nello stesso periodo (-14,9%)... gira e rigira, insomma, è sempre "Pantalone" a rimetterci!

Presidente - La parola al Consigliere Maquignaz.

Maquignaz (UV) - Colgo l'occasione anch'io per intervenire su questo bilancio. Ritengo sia importante fare alcune considerazioni di ordine generale, prima di andare più nello specifico, anche se oggi nel mio intervento farò delle considerazioni più politiche su alcuni aspetti degli investimenti, ma soprattutto di questo bilancio.

Colgo l'occasione per dire che questo è un bilancio che va nella direzione di immettere ingenti risorse nel campo della sanità; vediamo già la prima voce, 250 milioni di euro trasferiti all'USL... si parla di 500 miliardi di vecchie lire che vanno per sostenere la sanità della nostra Regione, settore importante per la vita nostra e dei nostri figli. Mi sembra di capire anche che nel settore del sociale questo sia un bilancio generoso, per cui devo dire che noi condividiamo questa scelta.

Voglio poi continuare agganciandomi subito al discorso che faceva il collega Salzone, riferito al mondo del lavoro. È verissimo che stiamo passando un momento difficile in questa Regione, ma non solo noi, nel resto d'Italia sappiamo bene gli effetti che ci sono della crisi economica, sappiamo benissimo cosa sta succedendo con la moneta unica, l'"effetto euro". I risultati dell'euro nel non andare a calmierare i prezzi, di non avere un controllo sulla situazione economica, sappiamo quali sono stati; sono stati che le famiglie in Italia e nella nostra Regione hanno meno denaro, meno risorse da spendere: di conseguenza, tutti sono diventati un po' più poveri, ma non si può continuare a dire che per salvare la situazione, dobbiamo creare solo delle misure compensative! È vero che bisogna trovare delle soluzioni di aiuto e condivido in parte quello che diceva il Consigliere Salzone, ma vanno anche trovate delle strade per il rilancio del mondo del lavoro. È questo il discorso che voglio fare oggi: non basta, come Regione, dare una mano a chi è in difficoltà; siamo d'accordo di sostenere chi è in difficoltà e quando abbiamo avuto i problemi nelle industrie, la Regione è arrivata addirittura ad anticipare la cassa integrazione con una legge regionale - non so se altre Regioni lo hanno fatto - però questo mi sembra un passo verso l'aiuto alle famiglie in difficoltà.

Leggevo, nella parte del "PREFIN" legata all'Assessorato attività produttive e politiche del lavoro, e notavo il passaggio che dice: "il sostegno economico ai lavoratori in difficoltà occupazionale e l'adozione di contrasto alla precarizzazione del lavoro attraverso l'aiuto economico ai lavoratori sospesi dal lavoro e collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria attraverso lo strumento dell'anticipazione dell'indennità di cassa integrazione, l'adozione di misure in favore dei lavoratori economicamente indipendenti e discontinui con la preparazione di un disegno di legge, che preveda sostegno economico e previdenziale nei periodi di sospensione". Qui bisognerebbe capirsi meglio, questo io l'ho letto nel "PREFIN", l'ho preso come spunto, perché è in parte l'idea che ho io; a me piacerebbe portare delle idee in questa Assemblea e per portare delle idee bisogna fare dei ragionamenti che stiano in piedi. Non basta solo dire: "diamo una mano"; abbiamo capito che le risorse a disposizione stanno diminuendo, ci sono meno soldi per tutti, prendiamo atto di questo, facciamo delle considerazioni diverse per il futuro. Con questo voglio spiegarmi cosa voglio dire per quel che riguarda il mondo del lavoro, collegandomi al discorso del Consigliere Salzone.

È vero che abbiamo avuto vari licenziamenti in bassa Valle nelle industrie, purtroppo è un problema che esiste, però non possiamo dire: "siccome le persone vengono licenziate, dobbiamo sostenerle con delle leggi", senza al contempo cercare una reintroduzione nel mondo del lavoro, perché se vogliamo creare un'economia che funzioni dobbiamo andare ad occupare gli spazi vuoti. Questo vuol dire che dobbiamo iniziare a fare un ragionamento sulle stagionalità: ad esempio, abbiamo tante imprese in Valle dagli alberghi ai ristoranti al commercio stagionale - parliamo di migliaia di imprese - che devono assumere persone di fuori Valle. Ben venga, siamo disposti a dare lavoro a tutti e meno male che vi sono queste persone che fanno questo mestiere, ma io dico - per cercare di capire quale potrebbe essere la soluzione per uscire da questo problema - che dovremmo cercare di introdurre nel mondo del lavoro e del turismo stagionale delle persone che perdono il lavoro in un settore. Mi spiego meglio: dobbiamo creare un tipo di lavoro malleabile, un lavoro che possa evolversi e cambiare, non si nasce ingegneri e si fa gli ingegneri... il mondo non va più così! Si nasce ingegneri, ma si può anche fare altro se la necessità lo richiede: questo è il mio concetto, in un momento soprattutto di difficoltà.

Anche negli Stati Uniti le persone hanno cominciato a diventare malleabili, quindi con il mio discorso voglio dire che è possibile creare dei corsi di formazione particolari per inserire alcune persone che hanno perso il lavoro in modo che non rimangano disoccupate, perché non c'è posto per tutti. Diceva prima il Consigliere Salzone che ci sono ancora moltissimi disoccupati in questa Regione, e lo sappiamo, ma dobbiamo iniziare a fare un ragionamento di inserimento del disoccupato nel mondo del lavoro, ma... come fai a inserire un disoccupato nel mondo del lavoro? O lo inserisci in un settore che conosce già, ed è quello che cerchiamo di fare, però tante volte credo che questo non sia possibile... Allora potrebbe essere possibile fare un altro ragionamento e dire: "facciamo dei corsi che aiutino queste persone anche dovessero durare 2 anni o 1 anno, per cercare di imparare alcuni mestieri in alcuni settori dove vi è ancora dello spazio di inserimento".

Non è mai tardi per potersi inserire nel mondo del lavoro. Io propongo una soluzione che poi può essere discutibile, questo lo so benissimo, però perlomeno cercheremmo di trovare delle soluzioni inserendo le persone nel mondo del lavoro e quindi occupando dei posti che ci sono realmente. Mi ricollego comunque a quella legge di compensazione nei periodi di stagionalità, che va tutta messa in piedi e studiata chiaramente; però bisognerebbe valutare, perché il problema di fondo delle stagionalità qual è? Che il nostro lavoro nel turismo, per esempio, dura pochi mesi, quindi logicamente non è un lavoro su base annuale. Perché il nostro periodo è così breve? Perché ci sono delle stagioni, la stagione invernale, la stagione estiva, quindi alla fine si rischia di lavorare 6-7 mesi!

Una strada potrebbe essere quella di allungarle, queste stagioni, facendo ancora di più la politica massiccia di investimenti, legati al turismo, legati al mondo della crescita turistica, per allungare i periodi di permanenza degli ospiti, di conseguenza per allungare anche il periodo lavorativo delle persone; dall'altro lato, trovare delle misure compensative per quei mesi di mancanza, di vuoto, per cercare di calmierare questo periodo: questa è una idea che io lancio, è una considerazione generale che faccio, che però credo possa essere tenuta in considerazione per il prossimo futuro. Non solo assistere, non solo dire: "diamo contributi", ma anche avere il coraggio di fare delle nuove scelte e di andare ad occupare quegli spazi che forse in questa Regione esistono ancora, non solo nel mondo del turismo, anche in altri settori, quindi anche qui posso dire che è possibile aprire nuove aziende e sarebbe auspicabile che i piccoli artigiani, le piccole imprese possano nascere. Per farle nascere bisogna creare degli aiuti, che già con le leggi abbiamo; bisogna cambiare piano piano la mentalità ai giovani, non è detto che si debba andare a lavorare per qualcuno, si può anche aprire una piccola impresa, non devono essere grandi imprese nella nostra Regione, possono essere piccole aziende che stanno in piedi con le loro gambe, se sono sostenute da un'economia reale, se producono veramente qualcosa di reale chiaramente.

Dopo queste brevi considerazioni, voglio adesso non fare l'elenco della spesa, ma voglio dire cosa fa questo bilancio, perché tante volte si ha la brutta abitudine di dimenticarsi del passato. In politica è facile dimenticarsi del passato, sappiamo che molti dimenticano facilmente il passato, però dobbiamo anche ricordarci gli investimenti che sono scritti qui, cari signori; investimenti che da anni sono portati avanti in certi settori. Facciamo degli esempi: i vari contributi che i nostri cittadini percepiscono sempre, che tutti dimenticano... non siamo mica una Regione normale, non è che da oggi è cambiato tutto e questo bilancio cancella il passato! Esiste ancora una realtà, esiste ancora la nostra autonomia, esiste ancora la possibilità di fare delle leggi o... no? Abbiamo centinaia di leggi regionali che finanziano i nostri cittadini.

Diamo ancora i mutui per la prima casa in questa Regione, diamo ancora i contributi per i tetti in lose in questa Regione, abbiamo tantissimi interventi nel mondo dell'agricoltura, parlavamo prima di 73 milioni di euro, 150 miliardi di vecchie lire, per andare a riqualificare un territorio che oggi possiamo anche dire che è riqualificato in un certo modo, senza dubbio con anche degli sbagli, però il territorio che abbiamo in questa Regione, grazie agli investimenti fatti in questi decenni nel settore dell'agricoltura, è un territorio ben conservato. Qui voglio ricordare i consorzi di miglioramento fondiario che hanno la possibilità di gestire fondi per riqualificare dei territori, proprio per questo motivo questi fondi non vanno dimenticati, ci sono ancora nel bilancio, non è che non ci sono più! Ci sono ancora 150 miliardi lì, possiamo dormire tranquilli, il territorio sarà ancora ben conservato nel prossimo futuro, potremo presentare un territorio a un turismo di qualità se continuiamo ad investire sul territorio, facendo attenzione al rispetto dell'ambiente, e quant'altro, perché il futuro si gioca sul turismo di qualità di eccellenza, sul territorio ben conservato, sul turismo di tradizione, non sui grandi gruppi multinazionali in questa Regione, ma sui piccoli imprenditori valdostani che hanno lavorato in questa Regione, non solo le multinazionali e le lobbies... è qui la battaglia del futuro, se vogliamo essere noi i protagonisti della nostra economia, se vogliamo contare ancora qualcosina in Europa! E poi dirò quello che penso dell'Europa, ma... vado avanti per finire.

Interventi nel settore dei trasporti: anche lì, milioni di euro a pioggia! Interventi promozionali per l'industria, è vero, forse qualcosa è stato tagliato, ma bisogna vedere. Come diceva nella relazione l'Assessore Marguerettaz, non andiamo a guardare dove hanno tagliato un po' di più o un po' di meno, dobbiamo tutti risparmiare, si è tagliato in tutti gli Assessorati in parti uguali. Interventi per l'artigianato: questa Regione sostiene ancora con milioni di euro anche l'artigianato, quindi non è che l'artigianato è stato cancellato e messo "in pattumiera"... anche qui, finanziamo e aiutiamo! Interventi promozionali per il commercio: si può ancora aprire un negozio in questa Regione se si ha voglia di farlo; chiaramente anche lì, tornando al mondo del lavoro, ci vuole qualcuno che dica, anziché fare una scelta diversa: "cerco di partire per riuscire ad aprire qualcosa". E qui voglio dire qualcosa in più riguardo a questo: oggi aprire un'impresa non è facile neanche nella nostra Regione... perché? È il vecchio discorso: come fa un giovane, se non ha dei beni da ipotecare, ad avere i fondi per aprirsi una piccola impresa? Le prime cose che le banche chiedono... cosa sono? Le fideiussioni bancarie, le garanzie e le ipoteche, ma le ipoteche, per farsele mettere dalla banca... bisogna avere dei capitali, altrimenti quei capitali lì la banca non li dà...

(interruzione del Consigliere Salzone, fuori microfono)

... infatti voglio collegarmi a "Finaosta" e mi fa piacere che il Consigliere Salzone lo dica. Abbiamo tantissime leggi di finanziamento che aiutano, altrimenti non si potrebbe neanche fare gli imprenditori o lo si potrebbe fare con le banche private.

Oggi, secondo me, andrebbe studiata una soluzione per incentivare il mondo dell'impresa giovanile un po' alla volta, studiando un disegno di legge o qualcosa, che bisognerà concordare con la Giunta regionale per rilanciare il mondo del lavoro e della piccola impresa, perché il vecchio problema - come dicevo prima - è quello delle garanzie economiche che certi giovani non hanno. In questa Regione tante volte tanti hanno la possibilità di chiedere ai genitori: ipotechiamo l'immobile, e allora la banca ipoteca l'immobile di qualcuno che mette la firma, i soldini arrivano e si può fare l'impresa, ma già comunque non è facile. Chi non ha delle possibilità rischia di rimanere in quella situazione sociale per sempre e questa non è l'economia che vogliamo noi, io voglio un Paese libero, dove tutti possano esprimersi, dove tutti possano avere la possibilità, mi sta bene; quindi potremmo anche creare qualcosa in questa direzione, che aiuti i giovani ad aprirsi un'impresa avendo delle garanzie. Non dico che non devono avere delle garanzie, non c'è nessuno che dà del denaro, oggi, se non vi sono le garanzie dall'altra parte, però come politica regionale si potrebbe andare ad alleggerire delle garanzie con soluzioni che andrebbero concordare con gli uffici, studiate a tavolino e valutate.

Pur non dilungandomi troppo, voglio parlare d'altro e voglio parlare delle grandi scelte politiche di questa Regione, le scelte importanti che ci sono in questo bilancio. Voglio ricordare l'allungamento dell'aeroporto "Corrado Gex", la scelta politica di andare ad ampliare e modernizzare l'aeroporto per renderlo più efficiente, ma soprattutto per renderlo anche turistico... non dico nulla, intanto i soldi vi sono, gli investimenti ci sono, questa scelta questo Governo regionale, questa maggioranza, vuole portarla avanti. Dobbiamo concretizzare queste scelte: l'allungamento dell'aeroporto porterebbe beneficio alla Regione perché porterebbe nuovi ospiti e nuovi turisti, con aerei più grandi che atterrerebbero direttamente ad Aosta e quindi aiuterebbero anche la zona de la "Plaine" e la zona del centro di Aosta a crescere turisticamente; poi, con dei collegamenti con il casinò, si potrebbe rilanciare un domani la casa da gioco portando nuovi ospiti. Sono idee che si buttano lì, ma credo che l'idea politica di portare avanti questo aeroporto sia ben chiara e sia importante, sia una scelta che è scritta sulla carta anche questa o... sono fantasie anche qui? Se sono fantasie, allora può darsi... se siamo nella fantasia, benissimo... mi sembra solo di sentire delle critiche, io sono un uomo di maggioranza, allora faccio un intervento di maggioranza dicendo come stanno le cose, ma facendo anche delle considerazioni di un certo tipo, facendo anche le critiche dove vanno fatte!

Casa da gioco - chiedo scusa -: qui devo dire la mia; non ho mai parlato sul casinò, fino adesso difficilmente sono intervenuto sulla casa da gioco perché è un argomento molto delicato. Un po' perché non è mai facile intervenire su una situazione così complessa, non so se vi sono delle strutture così complesse come questa, in effetti vi sono stati migliaia di dibattiti su questo argomento, quindi è un argomento molto delicato, però credo che si debba cominciare a fare un discorso un po' diverso: capire quale sarà la strada del nostro futuro per quel che concerne la casa da gioco.

Sappiamo bene che il momento congiunturale non è facile, oggi c'è molta crisi; ma parliamoci chiaro: con i soldi che mancano in giro, le famiglie hanno sempre meno soldi, tutti hanno meno soldi e pretendiamo anche che... tutti quelli che hanno meno soldi vadano a giocare più di prima... abbiate pazienza, sarebbe difficile, potrebbe succedere nel famoso "Paese del Bengodi" che ricordava l'Assessore Marguerettaz nella sua relazione... allora lì, magari c'è qualcuno che, avendo meno, spende di più! Questo per dire che non è facile questo momento politico economico nella nostra Regione, però è anche vero che bisogna avere il coraggio di fare delle scelte politiche chiare sulla gestione della casa da gioco, e anche qui vi sono 2 linee di pensiero chiare. Anni fa si è deciso di rendere pubblica la casa da gioco, costituendo la S.p.a. regionale: 99% Regione, 1% Comune di Saint-Vincent... oggi, la gestione della casa da gioco è una gestione pubblica. Sappiamo bene che abbiamo moltissimi lavoratori alla casa da gioco, circa 1.000 dipendenti senza l'indotto di tutto quello che c'è intorno alla casa da gioco, e va benissimo. È comunque un'impresa che rende alla Regione parecchio denaro, anche se la gestione perde, in realtà nel conto finale la Regione ha ancora delle entrate elevate che stanno diminuendo, ma sono delle entrate elevate.

Il nostro futuro sarà politicamente di decidere se ci sarà l'opportunità di valutare una gestione privata della casa da gioco, diciamocelo pure chiaro; vedremo quanto si perde, vedremo come andranno avanti le cose! Non diciamo che quella sia la strada da indicare, io faccio delle considerazioni e dico che non è detto che con il tempo si possa anche arrivare a fare un ragionamento su questo, non è detto di no! Questa è una mia idea personale, ci tengo a dirlo, però da imprenditore permettetemi di fare il mio ragionamento in questa Assemblea. Sappiamo bene che gestire privatamente la casa da gioco vorrebbe dire avere, da un lato, certi problemi e, da un altro, altri, quindi non dico che questa sia la strada giusta, ma trovare anche un compromesso fra pubblico e privato... su questo si potrebbe fare un ragionamento; comunque anche questa considerazione è piuttosto forte, nel senso che oggi andare a dire di cambiare il tipo di gestione non è semplice, però possiamo porci il problema, senza dubbio, anche perché non è detto che questo tipo di impostazione nel futuro, visto che l'economia sta cambiando, sia ancora adatto al futuro prossimo.

Vado avanti cercando di "tagliare un po' la testa al toro" e arrivare a un argomento a me molto caro...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

... non ancora, prima preferisco parlare di qualcos'altro e poi parlerò del turismo, l'argomento cioè delle grandi opere, della legge che va a finanziare le opere di rilevante interesse regionale. Mi ricordo con gli amici di "Forza Italia" quanto abbiamo discusso in questa Assemblea sulla questione della variante stradale della Valtournenche, la cosiddetta "circonvallazione". Ci sono stati molti dibattiti; i colleghi di "Forza Italia", insieme a me e a tutti i gruppi consiliari nell'ottobre 2003, tutti insieme presentammo una risoluzione in cui dicemmo che bisognava intervenire sulle grandi varianti stradali in questa Regione. Dopo quella risoluzione mi presi l'impegno con questa Assemblea, dissi: "ci sarà una legge sulle grandi opere che andrà a dare spazio a queste esigenze". Quella risoluzione di allora, in effetti - secondo il mio punto di vista, e poi mi confermerà il Governo regionale quello che dico - va nella direzione di finanziare, studiare un piano di programmi, fare i progetti preliminari, di alcune opere di rilevante interesse regionale.

Devo dire che nella finanziaria possiamo vedere che nel 2006 in effetti abbiamo 1 milione di euro, quindi non abbiamo cifre elevatissime, perché si parla ancora di progettazione, di progetti preliminari, siamo ancora all'inizio, ma subito dopo nel 2007 vediamo 13 miliardi di vecchie lire e subito dopo nel 2008 vediamo 23 miliardi di vecchie lire. Chiaramente questi fondi sono qui per il momento, non che verranno tolti, verranno incrementati secondo me se vogliamo fare le strutture in questa Regione, se vogliamo essere una Regione tra le prime nelle classifiche europee o se invece vogliamo essere una Regione dove ancora si passa per un centro abitato, si inquina un Paese e si rischia di investire qualcuno! Non credo che questa Regione abbia la vocazione di rimanere con queste varianti da fare. Le strade sono diventate regionali, adesso la responsabilità è della Regione. Prima si poteva dire è colpa dell'ANAS o del Governo, questo è stato detto per anni, ma adesso non possiamo più lavarci le mani. Adesso dobbiamo dire che le strade sono regionali, adesso la competenza per fare queste varianti importanti rimane regionale, quindi con questa legge credo che l'intenzione sia di dare una risposta a questi importanti progetti che verranno presentati.

Sono fiducioso, volevo sottolineare questi fondi che sono molto visibili nel bilancio; sappiamo che arriverà una lista di opere da finanziare, sappiamo che il Consiglio era d'accordo su alcune opere importanti, quindi colgo l'occasione per ricordare la variante stradale di Valtournenche, tutte le varianti delle altre vallate, la Valle del Lys e quant'altro, per dire che è importante presentare una Valle d'Aosta nei prossimi anni che sia una Valle d'Aosta con un sistema viario moderno, sicuro e poco inquinato se possibile, andando poco ad inquinare i nostri bellissimi Paesi che devono essere riqualificati per poter nel loro interno rilanciare l'economia nei Paesi. Per poter rilanciare l'economia nei Paesi dobbiamo far sì che si possano creare anche delle isole pedonali, delle isole dove si possa camminare, dove la gente possa andare con un passeggino tranquilla, dove si possa dare ai nostri turisti dei paesi che siano a dimensione d'uomo. Con questa legge credo che si possa andare in questa direzione e sono fiducioso verso il Governo regionale, sono convinto che gli impegni che la Giunta ha preso li porterà a termine.

Voglio parlare di un altro argomento che ho molto a cuore: gli impianti a fune. Devo intervenire in questo Consiglio, devo sottolineare anche qui l'impegno politico di questo Governo da quando siamo stati eletti, per investire denaro negli impianti a fune. In effetti dobbiamo dire che abbiamo, nel 2006, 35 milioni di euro, quasi 70 miliardi di vecchie lire, stanziati per gli impianti a fune. Cosa vuol dire? Vuol dire che questa Regione vuole sostenere comunque il mondo del turismo, vuole sostenere quelle 1.000 persone che lavorano negli impianti a fune, vuole sostenere quei 60 milioni di euro di fatturato che le aziende di impianti a fune chiaramente producono, anche se le società di impianti a fune faticano a creare ricchezza e reddito, perché ormai i costi per la sicurezza e i costi per il rifacimento degli impianti sono troppo elevati!

Dobbiamo renderci conto che, nel prossimo futuro, le società di impianti sempre più diventeranno regionali per poter dare i servizi che vanno dati. Questo è un discorso, credo, abbastanza chiaro: infatti, fra le società che abbiamo in Valle d'Aosta, ad esempio la "Monterosa Ski" è quasi completamente regionale - ma abbiamo tantissime altre società che sono quasi completamente regionali -, abbiamo continue "iniezioni" di denaro che servono per sostenere non l'impianto e solo l'impianto, ma tutto l'indotto, i 1.000 dipendenti, tutti i fornitori che nelle vallate portano gli alimenti e li vendono, tutti i fornitori che lavorano, tutti i ristoranti che ci sono nelle vallate, tutti i commerci e i negozi, gli alberghi, le infrastrutture, tutta quell'economia che si muove comunque, diciamocelo una volta per tutte, intorno anche all'impianto a fune, il futuro si gioca anche lì e io condivido pienamente gli investimenti fatti da questo Governo negli impianti a fune! Faccio un esempio: la cabinovia del Crest, un impianto importantissimo nella Val d'Ayas che dà lustro alla nostra Regione!

Voglio fare altre considerazioni e dire cosa sta succedendo in giro, perché non è che gli altri signori attorno a noi siano fermi e non facciano investimenti; vi leggo cosa sta succedendo. Allora, a parte che nel mondo abbiamo già degli impianti con il frigobar dentro e con delle seggiovie riscaldate, che qui ancora non vediamo - faccio riferimento a "Squaw Valley", che sono però grandi dimensioni e non le nostre, siamo una piccola Regione e accontentiamoci di seggiovie normali per il momento -, parliamo delle 24 strutture nuove nel "Dolomite Superski" con un investimento di 123 milioni di euro, volte a migliorare confort e collegamenti sci ai piedi. Questo cosa vuol dire? Che dall'altra parte hanno investito una barca di milioni di euro! Ma noi vogliamo rimanere alla finestra o vogliamo anche noi contare nell'economia turistica? Allora ben vengano questi 35 milioni negli impianti: è questo il messaggio che passa, perché la concorrenza è alle porte, il Piemonte ha fatto miliardi di euro di investimenti in nuove strutture...

(interruzione di alcuni Consiglieri, fuori microfono) ... ci sono le Olimpiadi quest'anno!

... fatemi finire... quest'anno questi impianti sono attivi... anche lì, leggiamo sul giornale: "Nell'area di Torino 2006 spicca sulla Via Lattea la nuova telecabina ad 8 posti che parte dal Sestrière, poi una nuova seggiovia a 4 posti a Clotz, a Bardonecchia altri impianti nuovi...", cioè dall'altra parte nel vicino Piemonte sono stati fatti milioni e milioni di euro di investimenti... e io vorrei capire con che soldi più che altro, perché qui, fino ad oggi, li mette la Regione, lì li hanno presi forse dallo Stato o... sbaglio? Mi va benissimo che la Regione Piemonte ne abbia messi una parte, avranno anche avuto dei fondi di Stato, ma quei fondi lì non fanno concorrenza alla nostra Regione? È qui il problema perché noi ci troviamo in Valle d'Aosta e sappiamo benissimo cosa abbiamo passato per le direttive europee e le regole della concorrenza.

Cosa abbiamo passato? Abbiamo passato dei momenti difficili, perché Courmayeur e Breuil-Cervinia sono rimaste fuori per le direttive europee e per la "Commissione concorrenza", che ha definito 2.000 posti letto il tetto limite per finanziare queste località in Europa, e siamo rimasti alla finestra! Però nel Piemonte, signori miei, sono arrivati soldi a pioggia, tutto nuovo, quindi fanno concorrenza a Courmayeur... Courmayeur non potrà mettere a posto gli impianti, il Breuil faticherà a metterli a posto, ma questo nessuno lo ha detto! Invece questo va detto!

E la Svizzera, che non è in Europa, può finanziare come vuole dall'altra parte? La "Commissione concorrenza" in Europa non doveva tener conto anche delle situazioni che ci sono e che vanno a modificare la concorrenza a questo punto, perché la Valle d'Aosta si trova fra il Piemonte e la Svizzera, cioè si trova in una situazione difficile. Può ancora finanziare, grazie a Dio, con il risultato che è stato ottenuto, gli impianti fino all'80%, ma le località minori sotto i 2.000 posti letto, e qui ringrazio i finanziamenti che vengono dati per sviluppare la società "Cime Bianche" di Valtournenche, ingenti investimenti che abbiamo messo come Regione per aiutare questa società a riqualificare il sistema degli impianti che erano in scadenza, per poterla far andare avanti. Bene l'impianto - dicevo prima - che è stato fatto al Crest, quindi un impianto moderno e nuovo, bene questi milioni di euro che vediamo nei bilanci: 35 milioni nel 2006, 20 milioni nel 2007, 12 milioni nel 2008, tutti investimenti che serviranno a cercare di abbattere la concorrenza del vicino Piemonte, che sta costruendo posti letto alberghieri che quest'anno saranno pieni sicuramente...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

... 15 giorni, come dice qualcuno. Sembrerebbe che l'"effetto olimpico" porti dei vantaggi anche a noi, dico la verità, perché l'impressione che c'è sulla stagione invernale è piuttosto positiva per il momento: sarà l'"effetto Olimpiadi", la promozione, la pubblicità, ma soprattutto tutta la promozione fatta dalla Regione in questi anni: più di 5 milioni di euro, che vedo in bilancio, sono stati investiti nei mercati nuovi o nei mercati già conosciuti, come la Spagna, che ora vengono implementati, o come nel mercato russo: a gennaio, devo dire, abbiamo più russi in Valle d'Aosta. Serve quindi investire nella promozione e qui devo fare un plauso al Presidente della Regione, già Assessore al turismo, e al nuovo Assessore Pastoret, perché fanno battaglia per investire denaro nella promozione; se vogliamo essere conosciuti nel mondo, dobbiamo investire dei soldi, ma dobbiamo presentarci con delle infrastrutture anche in regola, delle infrastrutture moderne e degli impianti di un certo livello.

Voglio anche lanciare un altro messaggio, oggi poi qualcuno mi riprenderà, ma anche qui è una mia opinione; credo che per poter essere competitivi nel mondo, oggi, si debba avere anche il coraggio di fare delle scelte forti... quindi perché non ipotizzare il collegamento dalla Valtournenche alla Val d'Ayas? Qualcuno mi dice che da "Cime Bianche" collegandosi di là - sono anni che se ne parla - si potrebbe creare uno dei più grandi comprensori sciistici del mondo (così almeno sembrerebbe). So che ci sono delle difficoltà, so che non è semplice collegare un comprensorio grande come il nostro - per dire Valtournenche, ma anche Breuil-Cervinia, Zermatt - con Champoluc, Alagna Valsesia, Gressoney e quant'altro, ma rendiamoci conto che questo collegamento - se sarà mai realizzato! - sarà un collegamento storico che lascerà il segno. Allora noi da che parte vogliamo stare? Chiaramente stiamo con i piedi per terra, perché sono grandi investimenti, è vero, ma sono anche scelte da tenere in considerazione. Si parlava di tunnel intervallivi in certi progetti, quindi io la butto come una scelta che potrebbe cambiare le sorti della nostra Regione, perché ci presenteremmo con uno dei comprensori più grandi del mondo: da Alagna a Zermatt, non è poco, credetemi, nel mondo conta poter presentare un comprensorio così e promuoverlo!

Voglio finire il mio intervento facendo delle considerazioni sull'Europa. Nelle linee del "PREFIN" vi è la voglia di creare, giustamente; abbiamo già un ufficio a Bruxelles, vogliamo fare un "Info point" per l'Europa, per tutti quei benefici che dall'Europa arrivano, e non possiamo dimenticarci di tutti i benefici che l'Europa ha portato e porta, però non possiamo neanche dimenticarci di quello che ci ha tolto l'Europa, e nessuno lo dice mai! Mi ricordo, e poi vorrei che qualcuno mi smentisse soprattutto a livello di Governo regionale - quando era Assessore all'agricoltura il Consigliere Perrin -, vi furono grossi problemi con le direttive per i finanziamenti all'agricoltura, perché l'Europa imponeva certe regole; mi sembra che per quel che riguarda gli alberghi, un tempo, per i mutui regionali per gli alberghi, era allora Assessore al turismo il Consigliere Lavoyer, si parlava di 20 anni più 2 di pre-ammortamento per la restituzione dei capitali e, anche lì, per delle direttive si è dovuto restringere il tempo di restituzione a 15anni più 2, 5 anni in meno per restituire i debiti contratti dagli imprenditori... è cambiato qualcosa o no, signori?

Nell'agricoltura non è cambiato qualcosa? Negli impianti a fune... sembrerebbe, dalle leggi che parlano chiaro, che il Breuil e Courmayeur non sono più finanziati, ma possono essere finanziati con le regole come per le altre località, quindi l'Europa non so che benefici ha portato! Sì, ne ha portati tanti, ma diciamo una volta per tutte che questa Europa non è così generosa solo con la Valle d'Aosta! Possiamo dirlo? È un'opinione personale, però parliamo con i dati alla mano: negli ultimi anni ogni cosa deve essere vagliata dalla "Commissione concorrenza", ci sono delle procedure di inflazione, se si fa qualcosa di sbagliato si paga, quindi non è che critico l'Europa...

Squarzino (fuori microfono) ... vuoi uscire dall'Europa?

... non voglio uscire da nessuna Europa, abbia pazienza! Ricordiamoci però - al di là di tutti i benefici che l'Europa porta, quindi i fondi ai quali possiamo avere accesso e conseguentemente alle infrastrutture che siamo riusciti a costruire - anche quello che ci ha tolto! Aggiungo poi che non è detto che si debba sempre dire "sì", per quel che mi riguarda; si può anche avere una posizione su certi aspetti a volte delicati, di potersi imporre, anche se non è facile, ci sono delle regole da rispettare, lo so benissimo, i miracoli non li fa nessuno, ma questo voglio dirlo, perché sono gli effetti dei risultati di cui possiamo renderci conto tutti. Oggi, con certe regole europee, non possiamo più come Regione fare quello che facevamo una volta.... questo volevo dire, in sostanza.

Per concludere, voterò questo bilancio, lo voterò perché è un bilancio che, malgrado il momento difficile che la nostra Regione, l'economia italiana, la nostra economia, l'economia europea sta passando, gestisce le risorse in modo equo, quindi dà peso al sociale, alla sanità, agli aspetti fondamentali anche per la vita dei nostri cittadini e, dall'altro lato, è un bilancio che va a dare ingenti risorse per il rilancio della economia della nostra Regione.

Presidente - Con l'accordo del collega Lattanzi, do la parola al Presidente Caveri per la presentazione delle relazioni di cui è prevista la comunicazione al Consiglio in occasione dell'approvazione del bilancio di previsione.

Vi faccio anche distribuire un emendamento presentato dal gruppo "Arcobaleno", ai sensi dell'articolo 66, 4° comma del Regolamento, che consente la presentazione di emendamenti che si trovino in correlazione con emendamenti precedentemente depositati.

La parola al Presidente della Regione, Caveri.

Caveri (UV) - Verrà distribuita fra breve, perché questo è quanto previsto dalla legge vigente, sia la comunicazione al Consiglio sul sistema delle autonomie in Valle d'Aosta, sia la relazione previsionale concernente gli interventi regionali di cooperazione e solidarietà con i Paesi in via di sviluppo.

Per quel che riguarda, brevemente, la prima delle due relazioni si dà atto anzitutto dell'attività svolta dal Consiglio permanente degli enti locali, in particolare le espressioni di parere sull'insieme di leggi e di atti amministrativi che il "CELVA" ha dato nel corso del 2005. Inutile nascondersi, perché questo sarà oggetto di un incontro con il Presidente del Consiglio, che in questa attività di parere, oggi, si è insinuata una qualche forma di ambiguità, sia perché i pareri del "CELVA" nel tempo sono diventati eccessivamente puntuali, trasformandosi addirittura in proposte di emendamento, sia - questo sarà argomento di un dialogo con il "CELVA" - in alcuni casi gli emendamenti che sono stati presentati a delle nostre leggi in discussione hanno riguardato anche degli argomenti ultronei e non riguardanti le materie di competenza degli enti locali, oltre che talvolta il caso di pareri che sono arrivati in limite, quando la proposta di legge era ormai in discussione in aula. Si tratterà quindi di trovare con il "CELVA" un modo di dialogo che riporti con esattezza a quanto era previsto invece dalla legge.

Per quanto riguarda la seconda parte, ovvero finanze e contabilità, devo qui esprimere una viva soddisfazione del rapporto con il "CELVA", perché per quel che riguarda in particolare tutta una serie di problemi collegati al "Patto di stabilità" abbiamo avuto un rapporto molto fruttuoso, in particolare con quella parte del "CELVA" che si è organizzata nel Comitato per la finanza e la contabilità degli enti locali. In parte queste norme sono presenti nell'articolato in discussione in Consiglio in queste ore. Una parte della relazione è dedicata alle Comunità montane che, con questa legislatura comunale, cambiano pelle e ottengono delle competenze precise, ma i finanziamenti assumono la particolarità di essere legati ai servizi collettivi che vengono gestiti volontariamente attraverso i Comuni, anche se noi abbiamo fissato una serie di materie che sono di pertinenza delle Comunità montane. Si dà atto delle 2 riunioni del "Conseil de la Plaine" e si dà atto anche dell'insieme delle leggi regionali che riguardavano il sistema degli enti locali.

Per quel che riguarda invece gli interventi regionali di cooperazione e solidarietà con i Paesi in via di sviluppo, ringrazio la Consigliera Viérin Adriana che si occupa per la Presidenza del Comitato regionale. Troverete la programmazione per il 2006 suddivisa in progetti per le infrastrutture di accoglienza: uno, in particolare, in Marocco e, l'altro, in Senegal, un progetto sul settore infrastrutture e attrezzature varie in Madagascar, dove fra l'altro prosegue nel settore della sanità la collaborazione (ricordo che il collega Fosson è anche stato ad operare in quell'ospedale costruito dalla Regione Valle d'Aosta in Madagascar). C'è poi un intervento per una bambina orfano bielorussa, mentre per il settore di intervento informazione ed educazione c'è un progetto in Congo, infine per l'agricoltura c'è un progetto in Tibet.

Questo era quanto dovevo al Consiglio, vale a dire la presentazione, seppure rapida, di queste due comunicazioni che sono a disposizione dei colleghi.

Il Consiglio prende atto delle due relazioni.

Presidente - La parola il Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (CdL) - Ho dato la mia disponibilità a far parlare il Presidente, però devo dire che mi sfugge la necessità di intervenire nel dibattito generale del bilancio su comunicazioni che potevano essere fatte... non lo dico perché riguardava me, ma perché mi sfugge la necessità dell'urgenza di comunicare queste cose che potevano essere fatte alla fine della discussione sul bilancio...

un Consigliere (fuori microfono) ... era per ringraziare Adriana Viérin...

... fatto e ringraziato Adriana Viérin, possiamo andare avanti.

Intanto volevo tranquillizzare l'Assessore Marguerettaz, che quest'anno non passerò il mio tempo, né lo farò passare ai colleghi che pazientemente, in questi ultimi anni, mi hanno dovuto ascoltare per impegno istituzionale, a dire quanto questo bilancio non mi piace. Cercherò invece di spiegare perché questo bilancio non ci piace e non mi piace, partendo...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

... la differenza è che è inutile perdersi nei singoli capitoli di spesa, se non si condivide un quadro generale, all'interno del quale questo bilancio è nato. Non è un segreto che, come dicevamo ieri in occasione del "POSTFIN", noi su questo bilancio non individuiamo all'interno la coerenza, ma vorrei fare un altro ragionamento - se mi è permesso -, magari dando un contributo a questo dibattito sul bilancio.

Io credo che la valutazione di questo bilancio non sarebbe onesta intellettualmente né politicamente, se non fosse contestualizzata al momento che stiamo vivendo, e credo che sia limitativo fare un'analisi di questo bilancio, di questi capitoli di spesa, se non all'interno di un quadro più ampio che non riguarda solo il nostro essere una delle Regioni d'Italia, ma - come sempre si suole dire - una delle Regioni d'Europa e, io aggiungo, una delle Regioni nel mondo, perché siamo all'interno di un processo di globalizzazione con tutti gli effetti positivi e negativi. Qui apro una parentesi: quando si parla di "globalizzazione", il primo istinto è un istinto di pericolo, perché immaginiamo immediatamente che la globalizzazione sia quella "malattia necessaria" affinché il mondo intero interconnesso stimoli una competitività a volte esagerata ed esasperata. Io invece vorrei ricondurre il concetto di globalizzazione in una realtà di fatto, cioè una realtà epocale. Abbiamo la fortuna di vivere in un contesto realmente epocale, un po' come quelli che i nostri nonni e i nostri genitori hanno vissuto durante la guerra e subito dopo la guerra, quando interi scenari si modificavano e interi confini si allargavano.

Oggi abbiamo assistito, nell'arco di pochissimi anni - non più di 4 o 5 -, ad un processo di allargamento del mercato della competitività e cito un solo dato: abbiamo vissuto la nostra piccola Regione all'interno di un mercato di 60 milioni di italiani, all'interno di un mercato che è stato fino al '93 separato, a compartimenti stagni, ma in un contesto di circa 150 milioni di europei, e in una economia globale che non raggiungeva più degli 800 milioni di individui nel mondo, su una popolazione mondiale di 5 miliardi di persone, quindi abbiamo vissuto in un contesto di economia reale di competitività limitato fino agli anni '93 alla sola Italia, quindi un mercato interno, che vede la competizione fra le Regioni italiane, e poi abbiamo scoperto che c'erano anche le altre Regioni e gli altri stati d'Europa, quindi abbiamo visto un mercato competitivo con cui doverci confrontare di circa 250 milioni di europei, che sono aumentati e aumenteranno fino ad arrivare - con l'annessione prossima dopo i primi 25 Paesi dell'est, anche della Russia e di altri Paesi - a circa 370 milioni di consumatori.

La novità vera che stiamo vivendo in diretta e che i nostri figli studieranno sui libri di scuola, è che nell'arco di 4-5 anni l'economia mondiale di 800 milioni di consumatori, di abitanti di questo pianeta, per noi improvvisamente sono diventati 3 miliardi, perché agli 800 milioni di abitanti delle economie occidentali (Nord e Sud America, Europa, Giappone ed alcune parti di economia asiatica) nell'arco di pochissimo tempo si sono annesse 3 economie incredibili come quella della Cina, 1,5 miliardo di persone, come quella del Pakistan, 1 miliardo di persone, come quella dell'India, un altro miliardo di persone... dimensioni incredibili...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

... sì, 800 milioni il Pakistan... però dimensioni di partecipazione alla crescita mondiale che tutti chiamano "globalizzazione", con tutto quello che ne consegue, con l'intersezione degli interessi, con gli accordi sul commercio bilaterali che sono stati stipulati pochi anni fa anche con la Cina che hanno, in un certo contesto, messo a dura prova il nostro sistema.

Oggi abbiamo un'Asia che cresce ogni anno per una forza di mercato interno - quando parlo di "Asia", parlo di: India, Malaisia, Tailandia, delle Tigri di Singapore, come si usa chiamarle - di miliardi di persone di circa 6,5 punti di "PIL" annui, mentre noi facciamo fatica a fare lo 0,20! Abbiamo la sola Cina che fa economia a sé, un gigante di 1,5 miliardo di persone che oggi conta già più di 100 milioni di milionari in dollari, che nell'arco di pochissimo tempo ha dato un'accelerazione spaventosa non solo della Cina, ma dell'intero mondo con tutte le problematiche che questo comporta, come l'assorbimento delle risorse, ferro, rame, petrolio, idrogeno, con un assorbimento in una industria che cresce oggi del 9% di "PIL" annui, e così è previsto per i prossimi 3 anni. Abbiamo India e Pakistan che viaggiano a 6,5 punti di "PIL" crescita annua, un miliardo e mezzo di persone. Abbiamo la Russia, di cui si parla sempre molto poco, ma che sta crescendo di quasi 5 punti di "PIL annui", anche qui creando delle nuove ricchezze, ma anche delle nuove povertà, perché quando ci sono sviluppi così impetuosi, e noi lo abbiamo vissuto nel nostro dopoguerra, chi lo ha vissuto in prima persona, io l'ho studiato sui libri di storia, ricorda come nella fase iniziale di uno sviluppo industriale e agricolo del nostro Paese, gli anni '50 si contraddistinsero per un'accelerazione di una certa parte del Paese, che trascinò negli anni '60 anche l'altra parte, ma nella fase iniziale anche noi avevamo i bambini che lavoravano a 10 anni - mio padre iniziò a lavorare a 9, come molti dei nostri genitori -, anche noi abbiamo vissuto i deficit di democrazia e di diritti di un'economia esplosiva, che porta un Paese dalla povertà del Comunismo e del Socialismo reale alla libertà di mercato.

In questo contesto mondiale abbiamo un'economia potente nel mondo, che è quella nordamericana, che invece ha una esperienza diversa, cioè è un Paese dove i diritti si sono affermati, dove le leve di progresso e di sviluppo non possono essere la mano d'opera a basso costo o il reperimento di risorse a basso costo, perché stiamo parlando di un Paese dove per certi diritti anche per i lavoratori si sono conquistati... pur con tutte le flessibilità di cui l'America è stata capace di dotarsi, non ci sono le condizioni produttive della Cina o del Pakistan. Eppure è un'America che è stata capace negli ultimi anni di cogliere un abbrivio, di ristrutturare una sua società che stava invecchiando, non solo sotto l'aspetto anagrafico, ma stava invecchiando sotto l'aspetto industriale, sotto l'aspetto della tecnologia. Ebbene, nell'arco di due Presidenze, quella di Reagan che ha lanciato un certo movimento, sul quale si è innescato lo sviluppo della "gestione Clinton" e la "gestione Bush", questo Paese è stato capace di affrontare la sfida della globalizzazione e di diventarne il protagonista. Oggi gli Stati Uniti d'America, con tutte le loro deficienze, viaggiano ad una crescita che per noi è sconosciuta: 4,7% annuo previsti ancora per il prossimo anno e per altri 2 anni successivi.

Certo, l'America non si è dotata di vincoli di sforamento del bilancio, l'America si è ben guardata dal darsi delle regole che le avrebbero impedito di fare quegli indebitamenti per gli investimenti che sono stati poi il segreto che hanno indotto tutte le aziende americane ad investire nella tecnologia, potendo contare su una riduzione drastica delle aliquote fiscali, e sulla tecnologia, sullo sviluppo della qualità dei propri prodotti e dei propri servizi l'America, oggi, sta costruendo il suo successo, proprio sfruttando in positivo i grandi mercati dell'Asia e della Cina, verso i quali lei è una delle prime esportatrici di tecnologie e di servizi... le più grandi aziende cinesi nascono da "joint venture" con aziende americane.

C'è poi l'Europa. Un'Europa che naturalmente arranca, io credo che sia sufficiente leggere - mi rivolgo a chi ha avuto ieri la voglia di leggersi l'articolo della "Stampa" del giornalista Enrico Singer, corrispondente da Bruxelles - le prime 10 righe per rendersi conto in che stato è l'Europa in un contesto di questo tipo: "Una riduzione del bilancio dell'UE di 25 miliardi di euro rispetto all'ipotesi che era stata discussa 6 mesi fa e che era naufragata in una tempesta di veti incrociati. Un risparmio da realizzare tagliando circa il 10% dei sussidi previsti a favore delle economie deboli dei Paesi dell'Est - cosa che non hanno ancora ricevuto, ma che già si prevede di tagliare - e riducendo non più del 15% anche il contestato sconto di cui la Gran Bretagna beneficia dal 1983 sul suo contributo alle casse comuni. Sono questi i 3 punti cardinali della proposta che oggi Tony Blair invierà ufficialmente ai venticinque, con la speranza di arrivare a un accordo nel vertice europeo che si terrà a Bruxelles il 15 e 16 dicembre, ma la strada si presenta tutta in salita, perché il piano britannico scontenta i nuovi partners dell'Unione e non entusiasma neppure i vecchi soci del club europeo, tanto che la prospettiva di un altro fallimento è concreta".

Ora, su questi temi sapete qual è l'opportunità che l'Europa ha di poter far passare eventuali riduzioni o aumenti o riforme o impostazioni diverse del proprio bilancio? L'unanimità. Voi sapete, e l'Onorevole Caveri lo ha vissuto sulla sua pelle, quanto questo sia un dramma per le scelte politiche dell'UE, perché su 25 Paesi basta uno anche piccolo che ponga il veto e si deve ricominciare a ridiscutere all'infinito.

In un contesto di globalizzazione, dove le economie asiatiche viaggiano a 5 velocità, l'economia americana viaggia a 3 velocità, ma facendo forza sullo sviluppo della tecnologia e sulla sua qualità nella produzione di beni e servizi, l'Europa ha un'economia che è asfittica proprio per la mancanza di scelte politiche, per l'incapacità di ristrutturarsi, di riformarsi, scoprendo che non solo i singoli Paesi, Italia compresa, hanno apparati burocratici vetusti, fuori da ogni dinamicità di mercato, ma addirittura la stratificazione delle strutture burocratiche europee comincia a diventare un fardello finanziariamente insostenibile! Abbiamo migliaia di interpreti, decine di migliaia di burocrati che tutti i giorni studiano, si inventano qualcosa per regolamentare il mercato interno dell'UE misurando i cetrioli, la lunghezza delle banane, quanto deve essere bianca una camicia, lasciando totale libertà di importazione nei Paesi europei di tutti i prodotti che dall'Asia e dagli Stati Uniti arrivano! È di pochi giorni fa la notizia che la volontà dell'UE era quella di bloccare le importazioni di milioni di tessuti in lino e in cotone dalla Cina, rendendosi poi conto che gli europei che avevano ordinato quelle materie prime, su quelle contavano per poter vendere i loro prodotti sul mercato interno. Da qui l'anomalia, l'assurdità di un Paese che non riesce a fermare la concorrenza, ma soprattutto non riesce a strutturarsi per competere e per esportare i propri prodotti e i propri servizi.

Vi è una politica dei tassi devastante da parte della Banca centrale, poche ore fa è stato ulteriormente alzato - e questo proprio quando gli altri Paesi tentano di abbassare, e quando noi dobbiamo competere con mercati nei quali il costo del denaro è all'1%, 1,25% - in Europa il Presidente della Banca centrale, per paura di un eccesso dell'inflazione, ha alzato, dicevo, di un quarto di punto il costo del denaro in Europa, quando l'Europa oggi ha bisogno di risorse a basso costo per potersi finanziare lo sviluppo e la crescita. C'è una visione dell'economia burocrate, centralista, centralizzata, un contesto nel quale non solo i veti incrociati la fanno da padrone, ma - ripeto - l'inutilità di una struttura che è burocratica, ma non è politica. Abbiamo ancora 25 Ministri degli esteri, 25 Primi Ministri che lottano all'interno dei loro Paesi per stare in Europa mantenendo le loro prerogative. In questo contesto il "Paese Italia" cosa sta facendo? Stiamo scontando più di chiunque altro questa situazione e questo per effetto di un debito pubblico che è straordinario per dimensioni. Abbiamo il 108% del "PIL" nelle casse con un meno, che è il nostro debito, e siamo il Paese più indebitato di tutta Europa.

Due parole sulla storia del debito le farei, perché è significativa. Sicuramente i colleghi ricordano che si cominciò a parlare di debito alla fine degli anni '90, della stratosfericità delle dimensioni del debito italiano, quando l'Europa cominciò a dirci: "guardate, voi avete un debito"; noi, questo lo sapevamo, ogni italiano si diceva che avesse 52 milioni di debito compresi i neonati, ma il senso di questa cosa ci sfuggiva, fino a quando non abbiamo dovuto competere con gli altri Paesi. Qual è la storia di questo debito? La riassumo in 3 passaggi chiave.

Tutti noi ricordiamo come dal dopoguerra fino agli anni '70 ci fu una crescita impetuosa del nostro Paese in termini economici, il famigerato "miracolo economico italiano". Un miracolo economico ricordo che fu possibile grazie agli investimenti degli Stati Uniti, che hanno creduto per primi nella ricostruzione del nostro Paese, certamente beneficiandone perché non lo facevano a gratis, ma faceva parte di un contesto di opposizione al fronte Comunista che si stava radicando nei paesi dell'Est; ebbene, questi investimenti produssero la più straordinaria crescita del nostro Paese fra il dopoguerra e gli anni '70. Negli anni '70 ci fu la famigerata rivoluzione socialista nel nostro Paese come in tutti i Paesi europei, e come l'affrontò il nostro Paese e l'allora "DC" che era al potere e che tutto voleva, meno che mettere in discussione la propria presenza nei posti di potere? Applicò una strategia: quella della concertazione con l'opposizione, il famigerato "compromesso storico" che ufficialmente non fu mai dichiarato, ma che il Presidente Caveri credo abbia vissuto alla Camera e al Senato...

(interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

... successivamente, lo visse come analisi della storia politica del nostro Paese. Vide quanto quel compromesso, quel partito comunista che era all'epoca fintamente all'opposizione, dagli anni '70 agli anni '90, la "DC" - terrorizzata di perdere il potere sull'onda della rivoluzione sindacale e studentesca, in quegli anni con una Russia che ci soffiava sul collo perché pagava alcuni partiti in Italia, uno "in primis", per potersi impossessare del nostro Paese -... la "DC" applicò una strategia straordinaria: quella della concertazione con l'opposizione. Nacque non solo il pentapartito, ma il sest-partito, cioè i 5 che governavano e il 6° che era all'opposizione, ma che condivideva tutto. Nacquero le pensioni-baby, che con 20 anni 6 mesi e 1 giorno andavi in pensione, 15 anni, 6 mesi e 1 giorno... nacquero i risparmi di Stato: "BOT", "BTP" e "CCT", che garantivano ai risparmiatori e alle famiglie italiane un reddito straordinario purché prestassero i soldi allo Stato, perché è evidente che quelle manovre costavano e lo Stato aveva bisogno di reperire risorse sul mercato e allora chiese di offrire denaro allo Stato, emettendo obbligazioni e titoli di Stato a tassi di 3, 4, 5 punti dell'inflazione reale, che era già alta. Abbiamo toccato il record storico nel '73, quando i "BTP" resero il 22% lordo, tolta l'inflazione che era al 17% immaginate 4, 5, 6 punti di rendimento netto soltanto mettendo i soldi in banca e prestandoli allo Stato, che ogni 6 mesi ti mandava una cedola, ogni anno ti arricchiva e ogni 5 milioni di interessi che portavi a casa sottoscrivevi un altro titolo e questo ciclo virtuoso del risparmio italiano cresceva in maniera straordinaria!

Ho voluto citare le motivazioni dello sviluppo del debito del nostro Paese non solo per ricordare fatti storici, ma per ricordare le motivazioni che stavano alla base di quelle scelte politiche, di quelle scelte di bilancio in cui si dava la casa a tutti, in cui si davano le pensioni a tutti, anche ai malati che non esistevano, anche ai ciechi che andavano in motorino, in cui si affrontava il "Mezzogiorno" invece che con investimenti per lo sviluppo con i trasferimenti per l'assistenzialismo! Anche noi, in quegli anni, riuscimmo a portare a casa il famigerato "riparto fiscale", 1973... ricordate la data?... perché il clima era favorevole a chiedere qualcosa allo Stato, perché davano qualunque cosa pur di mantenere la fiducia nelle finanziarie, e noi contavamo per un voto, ma che era determinante per l'allora Governo democristiano, socialista, "PSDI", Liberali, Repubblicani... quindi un contesto di economia italiana chiusa, dove "Mediobanca", "Cuccia" e "Banca d'Italia" impedivano sistematicamente l'apertura di nuove banche, e quelle poche banche che c'erano non si facevano concorrenza - tu apri una filiale lì, io ne apro un'altra in un altro Paese... -, dove i tassi erano da rapina ed erano usurai legalizzati perché la "Banca d'Italia" impediva la concorrenza, in quanto c'era la concertazione in nome di un equilibrio finanziario del Paese, dove poche aziende, quasi tutte statali e quelle poche private come la "FIAT" erano di fatto statalizzate, perché si statalizzavano le perdite e si privatizzavano gli utili, quindi a fronte di una minaccia di 200mila operai in cassa integrazione lo Stato in quegli anni prontamente interveniva per sanare le casse delle aziende private che diventavano di fatto para-Stato. In quel contesto il debito pubblico esplose a 1,5 milioni di miliardi di vecchie lire.

Perché ho voluto parlare di questo? Perché se non parliamo di questo, non possiamo renderci conto in un contesto internazionale quale quello che ho tracciato, in un contesto europeo, in un contesto italiano, del perché oggi la sfida per il nostro Paese è una sfida mortale, di cui non ci rendiamo forse conto!

Qualcuno prima si preoccupava della competizione delle Dolomiti, ma faceva giustamente riferimento alla competizione della Svizzera o del vicino Piemonte... io aggiungerei della vicina Francia, perché non mi risulta che i Milanesi si fermino a Courmayeur, ma che facciano il tunnel e vadano a Chamonix a comprarsi le case e a portare i loro soldi, e noi, inermi, li vediamo passare! Ci siamo costruiti un'autostrada che da Milano porta le persone a Courmayeur in una ora e mezza... loro fanno 25 minuti di tunnel e portano i soldi in Francia!

Non solo, oggi esprimiamo preoccupazione perché abbiamo un sistema regionale che è fatto di un'economia asfittica, il collega Salzone citava l'analisi fatta da "Le Travail". Vogliamo dirla tutta? "Le Travail" fa parte del Governo regionale, è la voce dei "DS", e allora fa piacere sentire che c'è qualcuno nell'"Union" e nei "DS" che oggi dice che il mutato contesto internazionale obbliga la nostra Regione a delle scelte strategiche. Lo abbiamo anche riconosciuto nella relazione! Io faccio fatica a non riconoscermi nella relazione dell'Assessore Marguerettaz: non c'è una sola parola, fino a pagina 4, che non possa condividere, perché l'analisi del contesto è oggettiva!

Come non si fa a non dire che siamo in un contesto di difficoltà economica, perché in un "Paese Italia" dove le tasse sono ancora troppo alte, dove tutti chiedono le riforme, ma nessuno le vuole, dove tutti si è disposti a far abbassare le tasse proprie e ad alzare i costi altrui, in cui la maturità del Paese è una maturità che fuori da Pont-Saint-Martin è molto evidente sulla pelle degli imprenditori e dei commercianti... ed io ho la sfortuna, per lavoro, di dover andare a Milano quasi ogni giorno e c'è un clima di competitività fra artigiani e commercianti, da come si arredano le vetrine per Natale - non dico dalle luminarie, altrimenti alzerei un polverone! - da come a Cavaglià, a Santhià, se si va nelle cittadine del Vercellese o del Biellese, c'è una vitalità data dalla fame, dalla paura di non poter chiudere l'anno con un leggero incremento rispetto al 2004, con la preoccupazione di vedere i magazzini smaltiti delle cose comprate qualche settimana fa per il prossimo Natale, con la necessità di far fatturato.

Questo lo si vede ancor di più... e lasciamo perdere il Piemonte che beneficia, oggi, di un contributo statale per fare le Olimpiadi, quelle Olimpiadi che noi non abbiamo voluto, caro Maquignaz, il tuo partito non ha voluto, il tuo partito ha fatto fare un referendum per dire "no" alle Olimpiadi perché si devastava l'ambiente... va bene, è una scelta, ma non piangiamoci addosso, il tuo partito con Joseph César Perrin è andato a sostenere insieme a Stévenin la candidatura di Sion contro quella di Torino 2006... il tuo partito! Allora ti ascoltavo anche con un po' di tenerezza sentendoti dire cose che condivido, ma sei nel posto sbagliato, dovresti spostarti di 10 posti sulle poltrone e dire le stesse cose, visto che sei inascoltato nell'"Union", perché ti dimostrerò che, al di là della tangenziale che forse ti faranno nelle grandi opere, il tuo partito non potrà dare le risposte a tutte le questioni che tu hai sollevato! E le hai sollevate con la passione di chi, giovane imprenditore, inserito nel contesto di competizione, vede la Svizzera, la Francia, il Piemonte fargli concorrenza e si chiede: ma noi cosa facciamo? Le Dolomiti - lo hai detto tu - spendono 120 milioni per gli impianti a fune, noi 35, vedi tu... Noi siamo preoccupati di regionalizzare le gestioni degli impianti a fune, perché così anche quei 1.000 dipendenti degli impianti a fune si sentono più dipendenti regionali... perché? Perché il concetto è che se noi, come Regione, riusciamo a finanziare anche quelli, la ricaduta sui commercianti e gli albergatori sarà positiva.

Io ti voglio disilludere. Noi non abbiamo alberghi a 5 stelle in Valle d'Aosta... ti dice nulla? Non solo, abbiamo pochi alberghi a 4 stelle, abbiamo pochi centri benessere, abbiamo pochi posti letto rispetto a quello che vorremmo attrarre... sono contento che il Presidente ride, vuol dire che sa delle cose che non so e sono contento se ride per il futuro della Valle d'Aosta...

(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

... mancano tante cose, io mi sono limitato a queste. Vedete, se lo scenario è quello che l'Assessore descrive in questo paragrafo: "La necessità di programmare nasce proprio da queste due necessità: da un lato, un ambiente esterno con scenari sempre più ampi e complessi, con eventi solo in parte prevedibili e controllabili, penso a questo proposito alla globalizzazione dei mercati, penso al ruolo della CE rispetto al ruolo dei singoli Stati, agli equilibri mondiali, penso anche alle difficoltà di dare ai nostri giovani una prospettiva di certezza a medio termine...", ma due pagine dopo dice: "Quando abbiamo iniziato il percorso della programmazione ritenuta necessaria in quegli scenari mutati e mutevoli, dopo l'insediamento della Giunta, ci è stato chiaro..." - notate le parole: "dopo l'insediamento dell'attuale Giunta", come se prima non fossero sempre loro a governare! - "... come, a fronte di una crescita dell'1,6% delle entrate, risulta difficile far fronte a tutte le necessità di una macchina organizzativa che ha il 95% delle risorse spese derivanti dall'applicazione di leggi già esistenti. In termini assoluti la crescita delle entrate è quantificabile in 24 milioni di euro a fronte di una crescita si sono presentate numerose richieste, fra le quali..." - oltre a tutte quelle che voi avete citato, lui dice - "... solo le voci riferibili alla finanza locale sommate alla sanità e alla spesa per il sociale sono state superiori l'incremento a 60 milioni di euro. Appare evidente come queste spese risultino incomprimibili, in quanto ambiti..." - attenzione, qui c'è la scelta politica! - "... della vita pubblica in cui la Regione è attenta".

C'è una scelta: siamo fatti così e vogliamo restare così! Alleluia! Assessore, le riconosco che questa relazione è stata veramente onesta, perché è una visione di tutto il mondo che ci sta intorno e della necessità convinta, ferma, decisa, di riuscire a mantenere questo stato sociale valdostano così com'è! Certo voi avete l'interesse a che rimanga così com'è; rimane così com'è perché non solo è una scelta culturale, profonda e intima che voi avete, ma è anche una scelta di potere... conviene che per voi rimanga così com'è! Però, vedete, quello che sfugge è che quando parliamo di "competitività" secondo me non ci rendiamo conto di cosa significhi; quando con grande fatica l'Assessore Pastoret trascina la squadra giapponese a La Thuile a firmare un accordo perché venga a fare qui il ritiro insieme al Presidente Caveri, fa una cosa buona e giusta, ma quante nazionali abbiamo che vengono in Valle d'Aosta, quanti Stati come il Giappone - e faccio i compimenti per questa operazione - potranno vedere nelle loro televisioni, quanti milioni di Giapponesi... ma potevamo averne di russi, di cinesi, di scandinavi, di brasiliani, quanti milioni di stranieri potranno vedere le nostre montagne e avere la curiosità di venirle a vedere facendo una vacanza...

(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

... vede siamo qui: non facciamo le Olimpiadi perché le Olimpiadi creano deficit. Allora chiedi al Presidente Ghigo quanto deficit si creerà per il Piemonte. A me basta guardare quanto utile loro porteranno per i prossimi 20 anni per le infrastrutture che si sono creati, perché quel deficit lo assorbiranno non in 2 o 3 anni...

(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

... non facciamole le Olimpiadi, il problema non è fare le Olimpiadi, il problema è fare qualcosa! Lei dice che le Olimpiadi non vanno bene? Avete lottato, siete convinti, alla luce di queste scelte ne siete ancora più convinti? Beati voi! Io vi chiedo: ma quali sono le scelte alternative? Le Olimpiadi no, va bene, le Olimpiadi no... cosa però?

(nuova interruzione del Presidente della Regione, fuori microfono)

Ah, non posso dirlo qui, peccato che governate da 15 anni! Allora questo bilancio è coerente non con la relazione, che è onesta, che dice le cose nella parte introduttiva come stanno, ma è incoerente con le decisioni che uno dice, perché se uno dice: "il contesto è mutato, dobbiamo tirarci su le maniche", dobbiamo smettere di assistere gli agricoltori, ai quali diceva prima il collega Maquignaz...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

... lo dice il bilancio questo! Il bilancio dice - e il Consigliere Maquignaz lo sottolinea - investiamo ancora 150 miliardi per il mantenimento del territorio, cioè paghiamo dei giardinieri, dipendenti para-regionali che hanno un solo compito: io ti do i soldi, tu mi mantieni il verde... è sufficiente? Ci sono pochissimi agricoltori che oggi ancora credono, e lì lo avete detto voi: è necessario dire la verità, Vicquéry ha tentato di farlo un paio di volte in qualche assemblea degli agricoltori e gli hanno mandato le croci, poi dopo andavano dal Senatore Rollandin a dire: "ma cosa dice quello lì?", per sentirsi rispondere: "Non ti preoccupare, ci penso io"...

(interruzione del Consigliere Vicquéry, fuori microfono)

... ti hanno applaudito e poi sono andati dal Senatore Rollandin a dire: "Questo qui dice che dobbiamo tirare la cinghia, ci tocca produrre qualcosa". Vedete, il problema non è fargli produrre qualcosa, il problema è di integrarli in una filiera, che sia zootecnia, agricoltura, finalizzata al turismo, perché i prodotti che facciamo in Valle d'Aosta... ma è chiaro che non abbiamo l'industria per esportarli nel mondo! Per quanta fontina possiamo produrre, forse è meglio che la smettiamo di surgelarla nei magazzini della "GEA", magari cominciamo a fare una fontina che sia di quella qualità, per cui quando uno vuole mangiare della fontina buona deve venire in Valle d'Aosta, perché se vuole mangiare salsicce e budini valdostani deve venire in Valle d'Aosta e non trovarli al "Carrefour" a Torino, perché non è quella la nostra strada, sono d'accordo con te!

Cosa stiamo facendo per dire agli agricoltori: producete latte... pensate che non riusciamo a produrre latte neppure per il fabbisogno valdostano, lasciamo perdere la qualità su cui uno potrebbe anche andare a discutere, ma il concetto non è di pagare dei giardinieri perché tengano in piedi il verde e tengano bella la Valle, perché se la Valle è vuota, il giardino verde possiamo farlo a Paradisia, a Cogne!

Certo che è importante mantenere il nostro territorio, certo che sono importanti le opere che sono state messe in bilancio, ma chi può essere contrario alle opere che ci sono sul bilancio! Manca però il contesto di consapevolezza che le cose, come viene scritto in relazione, ma nel bilancio manca, quando si fanno devono avere una loro efficacia sullo sviluppo, come dice - lo avete citato voi - il premio Nobel "Barro". Le scelte dell'Amministrazione devono avere un evidente, riscontrato impatto sulla crescita, e io faccio fatica a vederlo, perché se facciamo 14 rotonde da Aosta a Courmayeur, condivisibile, per snellire il traffico nell'arteria centrale della Valle, se non abbiamo i turisti è inutile fare le rotonde perché ci costano 3-4 miliardi l'una! Se le facciamo, non è per far andare quelli che abitano ad Aosta a Aymavilles più velocemente, non è per far prendere la statale più rapida a quelli che abitano a Sarre per andare a Saint-Christophe, ma è per creare un'arteria parallela regionale all'arteria autostradale nazionale, che ha una logica diversa!

Non basta fare il muro per tenere su un muro, bisogna capire se quel muro è funzionale alla nostra scelta di fondo e la scelta di fondo qui non c'è, perché "Le Travail" lo dice criticando il suo Assessore, che non si può più pensare alla crisi industriale di questa Regione come a una cosa da nascondere, ma come ad una malattia che bisogna dirsi in faccia! Ma noi lo stiamo dicendo da 10 anni... benvenuto "Le Travail"! Però, se non lo spiega l'Assessore Ferraris, che non riesce ad imporsi nella sua Giunta per fare delle politiche di insediamento industriale e artigianale coerenti con il nostro modello di Valle d'Aosta che abbiamo davanti... ma io vi chiedo qual è il modello Valle d'Aosta che proponete! Da qui a 10 anni con questo bilancio qual è il pezzo di Valle d'Aosta che stiamo costruendo? Vorrei sapere che Valle d'Aosta avete in mente per il 2011, perché se nel 2011 siamo tutti d'accordo che deve essere una Valle d'Aosta meno dipendente dai trasferimenti statali, più capace di creare "PIL" reale sul territorio attraverso la strada maestra del turismo, del commercio, dell'agricoltura funzionale al turismo e al commercio, con una serie di insediamenti industriali e artigianali coerenti con questa scelta di fondo, vi chiedo se questo bilancio ci fa fare un pezzettino di strada rispetto a quella Valle d'Aosta là, altrimenti ci riempiamo la bocca!

Allora questo bilancio... quale pezzo di strada ci fa fare? Ci fa fare esattamente il pezzo di strada che abbiamo fatto fino a ieri negli ultimi 10 anni con alcune varianti, che sono del tutto esautorate da decisioni di questo Consiglio e di questa Giunta, cioè si è deciso di limitare la spesa delle spese correnti, perché lo ha detto il Governo nazionale; si è deciso di ridurre al 50% il "turnover" dei dipendenti regionali, e io vi chiedo: lo avrebbero fatto se Berlusconi non lo metteva in finanziaria?, perché non lo citano, qui, che questo è un obbligo di finanziaria nazionale, appare come una scelta della Regione, e invece no! Lo devi fare!... perché "col cavolo" che lo facevi se non te lo imponeva il "Patto di stabilità"! Abbiamo ancora i nostri laureati che vanno a Pavia, a Milano, a Torino a laurearsi e la prima cosa che fanno come lavoro è tentare di vendere la loro tesi alla Regione! Ne è pieno il blocco che ci mandate ogni mese degli incarichi e delle consulenze, è pieno di quella roba lì: architetti, geometri, ingegneri che, come attività, fanno creare progetti e consulenze per la Regione! Abbiamo centinaia di professionisti legati a 2 mani alla greppia regionale! Ma la vedo solo io questa Valle d'Aosta qui o... la vedete anche voi? Adesso lo scrivono anche su "Le Travail", quindi la vedono anche i "DS", mi fa piacere!

L'Union Valdôtaine scrive su "Le Peuple": "dobbiamo saper valorizzare la nostra montagna, creare un modello Valle d'Aosta che abbia una prospettiva di autorealizzazione, autoautonomia, autodefinizione, autodeterminazione..." ... auto, auto, auto... e poi l'unica cosa che siamo capaci di fare è: non possiamo modificare le leggi in essere... ma questo chi lo ha detto? Il 70% sono spese correnti, va bene, lì si andrà a lavorare perché con la riduzione del "turnover" e con un po' meno di spese sulle consulenze, con un po' di scelte coraggiose sull'assistenzialismo passivo, le spese si possono ridurre da 70 a 65 o 63; no, noi negli ultimi 3 anni siamo passati da 67 a 70, ed è previsto 70 per i prossimi 3 anni! Ma che scelta è? Il resto 30% come viene gestito? Al 25% sono già risorse stabilite in leggi, quindi immodificabili; operazione di manovra, 5%. Ma dove andiamo, noi, con il 5% di flessibilità sul bilancio? Dove andiamo se decidiamo di cambiare rotta? Se decidiamo che la nostra Regione deve essere meno assistenzialista, meno socialismo reale, più tutti ci tiriamo su le maniche, se vogliamo che passi il messaggio ai giovani, ai dipendenti che oggi magari sono a rischio di cassa integrazione, che possono aprirsi qualcosa... qual è l'incentivo, qual è la spinta che diamo?

Oggi, uno che deve decidere di aprirsi un'azienda, prima di decidere questo fa 3 concorsi, perché la cultura è prima di tutto un posto sicuro in Regione! Abbiamo i sindacati che al casinò scioperano per il contratto, abbiamo i sindacati al casinò, che fa debiti, che scioperano per il rinnovo del contratto! Sarà impopolare dirlo... così i croupiers non ci votano più, noi, di "Forza Italia"? Ma chi se ne "frega" se ci votano! Il problema è tenere aperta la casa da gioco! Ma l'azionista cosa decide di fare? Casa da gioco che perde decine di milioni di euro e non siamo capaci di dire che la festa è finita, che ci vuole una politica di gestione privatistica reale, con quel povero Puddu che è lì, immobile, perché non si può muovere, perché la gestione politica che gli sta dietro non gli permette di muoversi, non c'è una scelta strategica che sia stata fatta per parlare di quello! È un ex pugile Puddu? C'era anche un ex pugile... ah, di botte ne prende, non so quanto resisterà anche lui...

Abbiamo la necessità di utilizzare questi benedetti 4.000 miliardi per 120 mila abitanti, che è un quartiere di Milano, abbiamo la necessità di fare in modo che questa comunità si risvegli! Ma non si risveglia se la classe politica di questa Regione continua a dire che la soluzione al problema è mantenere i collegamenti con Roma, che si omettono naturalmente di avere, piuttosto che quelli con Bruxelles, che invece questi, sì, che ci porteranno dei soldi - ma bisognerebbe leggere i giornali -, perché la nostra autonomia si difende solo se difendiamo l'accaparramento delle risorse dall'Europa piuttosto che dallo Stato italiano. Va bene, non sono mica come i "Verdi" che facciamo i "Tafazzi", che diciamo che siamo i più ricchi d'Europa, che è una vergogna, che dovremmo essere capaci di gestire meglio queste risorse perché noi abbiamo risorse..., io non dico mica questo! Io dico: portiamo a casa tutto quello che possiamo da Roma e da Bruxelles, ma facciamo degli investimenti che producono qualcosa! Abbiamo speso 200 miliardi per l'area "Cogne"... non ha prodotto un posto di lavoro! Ecco perché non entro nei singoli capitoli di questo bilancio, smetto di tediarvi e vi mando a mangiare, perché così è più utile una buona polenta grassa che un "grasso" bilancio!

Credo che la Regione debba smettere di fare il concorrente sul mercato del lavoro; quando un artigiano o un piccolo commerciante, oggi, deve assumere del personale, si trova un concorrente devastante: la Regione! Credo che dobbiamo affrontare - e in questo bilancio non c'è - la riduzione degli enti inutili di questa Regione; "Finaosta" è un "Assessorato alle finanze bis", che ha patrimoni ingenti che gestisce in totale autonomia rispetto al Consiglio regionale - non rispetto all'Assessore o al Presidente della Regione -, ma cosa ha prodotto "Finaosta" in questi ultimi 15 anni? Qualcuno me la vuole presentare una relazione di quello che ha prodotto "Finaosta" in questi 15 anni? Quanti posti di lavoro "Finaosta", nel suo ruolo di finanziaria di incentivo allo sviluppo e all'economia regionale, ha prodotto e quali iniziative imprenditoriali? Vogliamo chiudere questo "Centro sviluppo"? Noi lo chiudiamo, lo diciamo ai Valdostani, se andiamo al Governo, lo chiudiamo perché non ha prodotto altro che burocrazia, atteggiamenti perversi nei confronti degli imprenditori oltre alla concorrenza sleale che fa agli imprenditori stessi!

Ho ricevuto - come tutti voi - decine di imprenditori valdostani e non valdostani, che sono venuti da me, mi hanno chiesto cosa potevano fare per insediarsi nel territorio, sono stati invitati ad andare nel "sancta santorum" della burocrazia regionale dello sviluppo, hanno incontrato straordinari burocrati della Regione che gli hanno spiegato di compilare un malloppo così di roba per spiegare il loro business e, dopo un anno, hanno detto loro: "guardi la cosa non si può fare... perché? non lo so"! Neanche la risposta al perché "no"; perché se tu mi dici perché "no", cambio quel "no" e lo faccio diventare un "sì". No! Una grossa attenzione subito appena si presentano con il "business plan": "guardi, deve portare il "business plan"... ma io ce l'ho già... ma non basta, deve portare anche tutto questo elenco"... Io mi sono tolto la curiosità: fatevi mandare dal "Centro sviluppo" l'elenco delle schede da compilare da parte di un imprenditore per ricevere non dei soldi, ma una consulenza di come si deve muovere, dove deve andare, come si deve organizzare, perché il "Centro sviluppo" non dà dei soldi, dà delle indicazioni. Chi ci abbiamo messo, noi, lì?

Presidente - Collega Lattanzi, grazie, ci sarà un secondo intervento...

Lattanzi (CdL) - ... erano le 12,23 quando ho iniziato...

Presidente -... il tempo scorre nello stesso modo per tutti...

Lattanzi (CdL) - ... va bene, pensavo un'ora, invece sono 45 minuti. Chiudo.

Noi condividiamo l'esposizione di tutti i colleghi che sono intervenuti e anche dello stesso Assessore che, nella relazione, descrive la necessità di un cambiamento, però rileviamo che questo budget il cambiamento non lo produce, caro Consigliere Maquignaz e cari colleghi che ancora avete fiducia, non tanto nelle persone che rappresentano questa maggioranza, ma in un modello culturale... che è perdente! Questo modello culturale è perdente per i nostri figli e per il nostro futuro! Non credo di aver detto nulla di straordinario rispetto alla contrarietà; rilevo soltanto che ad immutabili scenari non muta l'atteggiamento di questa Regione!

Presidente - Vi faccio distribuire un ordine del giorno, primo firmatario il collega Cesal e su ciò chiudiamo i lavori della seduta antimeridiana. Riprenderemo i lavori alle 15,30 con la prosecuzione della discussione generale sulla legge finanziaria e sul bilancio con l'intervento del collega Riccarand.

La seduta è tolta.

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La séance se termine à 13 heures 16.