Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1646 del 6 dicembre 2005 - Resoconto

OBJET N° 1646/XII - Suite de l'examen de la loi de finance et de la loi de budget pour l'année 2006. (Continuation et clôture de la discussion générale)

Président - Nous sommes toujours en discussion générale, nous reprenons donc nos travaux.

La parole au Conseiller Riccarand.

Riccarand (Arc-VA) - Ci tenevo che fosse presente l'Assessore alle finanze, anche perché, guardando questo bilancio e soprattutto la relazione che ha fatto ieri, la domanda che mi pongo è se ci sarà mai un Assessore alle finanze nella nostra Regione che dirà la verità al Consiglio e alla popolazione valdostana per quanto riguarda il bilancio e soprattutto la struttura dell'entrata di questo bilancio, che è la base di tutto, perché, se non entrano i soldi, è difficile spenderli.

Devo dire che le 3 pagine che l'Assessore ha dedicato nella sua relazione ad un'analisi dell'entrata sono totalmente insoddisfacenti e cercherò di argomentare questo giudizio partendo dal presupposto che è vero che è importante la politica di spesa, vedere dove vengono destinate le risorse, ma l'elemento essenziale in qualsiasi economia politica è di vedere anche da dove entrano le risorse, quali sono le nuove caratteristiche, come sono strutturate tali risorse. Qui, ripeto, l'analisi che viene fatta ci sembra del tutto carente. Intanto vorrei partire anch'io da un elemento che ha già messo in luce la collega Squarzino stamani, intervenendo in discussione generale, sul fatto che, contrariamente a quanto era stato annunciato ad ottobre sui giornali, cioè l'operazione "lacrime e sangue", rievocata anche nella relazione - con tagli alle spese per 300 milioni di euro, "quando la nave affonda va giù anche il carico, lo Stato annaspa e di conseguenza la Regione", questo diceva l'Assessore, prospettando una situazione drammatica -, se andiamo a vedere i dati, tale situazione in termini di entrata non è assolutamente così, perché i dati indicano una crescita dell'entrata che ormai è continua, perché, se andiamo a vedere la serie storica dell'entrata, dal 1981 al 2006, ci accorgiamo che c'è un'ininterrotta crescita e questa crescita è quasi sempre superiore al tasso di inflazione. Se poi dai dati dei bilanci di previsione andiamo a vedere i consuntivi, che sono più indicativi delle previsioni, ci accorgiamo che tali entrate sono a consuntivo notevolmente superiori alle previsioni iniziali, anche per la giusta prudenza nelle previsioni iniziali, quindi abbiamo dei consuntivi molto più alti. Facendo un'analisi dei consuntivi dal 1981 al 2004, mi sono reso conto che c'è un solo anno il 1994 - in cui c'è stata una flessione, tutti gli altri hanno un segno di crescita superiore al tasso di inflazione. Da quanto ho saputo dagli uffici, esaminando i dati del bilancio, anche sul consuntivo del 2005, che non abbiamo ancora, ma di cui si intravedono già le linee, avremo una crescita sensibile, notevolmente superiore al tasso di inflazione rispetto al consuntivo del 2004. Non abbiamo quindi una riduzione dell'entrata, ma una crescita dell'entrata, abbiamo un'abbondanza di risorse che caratterizza il bilancio regionale ormai da 25 anni e non sono solo risorse abbondanti e in continua crescita - e anche su questo voglio riprendere un dato che ha già indicato stamani la collega Squarzino, ma mi sembra importante sottolinearlo ulteriormente -, noi abbiamo delle entrate in proporzione agli abitanti che sono notevolmente superiori a tutte le altre Regioni italiane. Che siano superiori potrebbe anche essere un dato normale e giustificato, ma è l'ammontare di tale superiorità che è impressionante. Questi sono dati di un istituto specializzato che è l'"ISSIRFA" (Istituto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie), uno dei più grossi osservatori sulla dinamica della spesa e dell'entrata regionale; ebbene, i dati riferiti al bilancio di previsione del 2004 sono impressionanti: Valle d'Aosta entrate pro capite 11.691 euro per abitante, Italia entrata media 2.485 euro per abitante, quindi la nostra entrata è 5 volte superiore a quella media italiana, Piemonte 2.043 euro per abitante, quindi più di 5 volte superiore all'entrata media del Piemonte, superiore all'entrata media delle altre Regioni anche a statuto speciale. Abbiamo quindi un'abbondanza di risorse, una crescita e non c'è sicuramente tale crisi delle risorse, questa operazione "lacrime e sangue" che è stata preannunciata. È vero che anche la crescita delle entrate del nostro bilancio non è più così impetuosa come negli anni '80 e '90, c'è stato un rallentamento di questa crescita, però sempre di crescita si tratta. Ora, ritengo che l'Assessore avrebbe dovuto fare un'analisi un po' più approfondita della struttura dell'entrata del nostro bilancio, e lo voglio dire... in tutte le direzioni, sia per quanto riguarda elementi di debolezza, sia per quanto concerne anche elementi di positività che ci sono. Quello che mi sorprende è la totale assenza di analisi di questi elementi che sono invece dei dati fondamentali da conoscere, altrimenti non capiamo che situazione abbiamo, perché abbiamo tale situazione, in che direzione andiamo e come dobbiamo e possiamo spendere questi soldi.

Per entrare nel merito della struttura dell'entrata, cito un'altra tabella sempre dell'"ISSIRFA", che fa un'analisi sulla base dei dati del 2003, che non sono modificati oggi, sulla composizione percentuale delle entrate delle varie Regioni italiane, perché c'è un dato impressionante. Mette a confronto tutte le Regioni italiane rispetto al rapporto esistente fra tributi propri e compartecipazione al gettito di tributi erariali. Cosa viene fuori? Viene fuori che la Valle d'Aosta ha una percentuale dei tributi propri che è del 13,2% e una compartecipazione del 70,6%, poi ci sono mutui, eccetera. Viceversa, se andiamo a vedere una Regione come la Lombardia, ha tributi propri per il 54,9% e ha compartecipazioni per il 24%. Il dato è completamente capovolto, cioè siamo debolissimi nella parte in cui dovremmo essere più forti - i tributi propri - e siamo molto forti nelle compartecipazioni, cosa che non avviene in tutte le Regioni ordinarie: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, eccetera, in cui l'elemento tributi propri è centrale nella formazione dell'entrata. Non c'è solo questo dato che deve preoccupare, perché, se andiamo a vedere questo dato del 13,2%, in realtà, per un corretto confronto con le altre Regioni, dobbiamo dimezzarlo, perché in questo 13,2% c'è anche l'entrata della casa da gioco, che nessun'altra Regione ha. Se vogliamo fare un confronto corretto, depurato di quel dato, quindi abbiamo tributi propri che sono il 7% del bilancio, cioè siamo i penultimi, perché c'è solo la Sardegna con il 6,4% che ha una percentuale di tributi propri inferiore alla nostra, mentre tutte le altre Regioni hanno una percentuale di tributi propri che è molto più elevata. Questo è un dato che deve far riflettere, perché sull'elemento fondamentale - poi ci tornerò alla fine quando parleremo del federalismo fiscale - e che dovrà diventare sempre più portante del bilancio regionale abbiamo un dato di estrema debolezza che non mi invento io, ma risulta dalle statistiche e dai dati che vengono pubblicati da istituti specializzati.

Sempre sulla struttura dell'entrata vorrei soffermarmi un attimo sulla tabella della relazione dell'Assessore a pagina 12, perché estremamente emblematica. C'è una tabella in cui è scritto: "principali entrate", e sono elencate le 7 principali entrate. Ci sono 8 voci ma, in realtà, l'IRPEF è 2 volte... quindi sono le 7 principali entrate descritte in questa tabella. Qui c'è un dato clamoroso perché come fate a pubblicare una tabella di questo genere? Come fate a mettere una tabella delle principali entrate in cui non c'è la principale entrata? Questo lo avevamo già detto lo scorso anno, ma sistematicamente voi non segnate la principale entrata del bilancio regionale, fate un'operazione di omissione, di disinformazione e di rimozione che è sistematica! Qui manca la principale entrata: manca la quota sostitutiva che è la principale entrata del bilancio regionale, che è in termini numerici il dato più rilevante, superiore all'IRPEF, superiore all'IRPEG, superiore all'IVA... nel consuntivo 2004 la quota sostitutiva ha sommato 282 milioni di euro, nel preventivo 2006 l'avete quantificata in 290 milioni di euro, è la prima voce dell'entrata del bilancio regionale. Voi sistematicamente omettete questa voce, fate tutto il ragionamento come se tale entrata non esistesse, come se non facesse parte del nostro bilancio. Ne capisco le ragioni politiche, ma non sono assolutamente condivisibili, soprattutto in un discorso di trasparenza e di correttezza rispetto al Consiglio e alla popolazione valdostana. Fosse ancora un'entrata casuale, aleatoria, annuale e non ripetitiva... ma ormai sappiamo che questa entrata è il pilastro fondamentale del bilancio regionale, prima come IVA da importazione e poi come quota sostitutiva, da ben 25 anni, è il pilastro su cui si è costruita tutta la spesa regionale, per cui non cogliere questo dato, rimuoverlo significa impostare una politica di spesa che non è assolutamente corretta. È una politica di spesa sulla base di una rendita che abbiamo da 25 anni, ma che non è una rendita a tempo indeterminato, una rendita su cui si può guardare ancora per 100 anni... è una situazione del tutto particolare e anomala che va gestita con estrema precauzione. Tale tabella a pagina 12 quindi è una tabella falsa, perché non è vero che le principali entrate sono queste. Vi è un'altra voce di tale tabella su cui mi vorrei soffermare perché anche questa è molto significativa, abbiamo qui la quarta entrata per ordine di importanza del bilancio regionale: l'imposta di fabbricazione della birra, per cui nel bilancio di previsione 2006 si prevedono ben 87 milioni di euro, inferiore solo alla quota sostitutiva, all'IRAP e all'IRPEF. Perché bisogna fare un ragionamento? L'Assessore lo sa, ma non lo dice al Consiglio, perché questa imposta di fabbricazione ha avuto un andamento anomalo, nel senso che improvvisamente fra il 2000 e il 2001 è successo che nel giro di un anno si è decuplicata. Era un'entrata che sommava nel 2000 18 miliardi di lire, nel 2001 ha sommato 108 miliardi di lire, come mai? Perché è stato modificato il meccanismo di riscossione dell'imposta. Il famoso modello "F24" che l'Assessore cita a pagina 12 ha fatto sì che tutta l'imposta di fabbricazione di tutta la birra prodotta dalla "Heineken" di tutti gli stabilimenti italiani venisse pagata in Valle d'Aosta, dove ha sede la società e quindi la Regione riscuotesse i 9/10 dell'imposta di fabbricazione di tutti gli stabilimenti "Heineken" in Italia. Solo che la produzione in Valle d'Aosta rappresenta un quinto o un sesto di questa cifra, tutto il resto è entrata aggiuntiva. C'è un aspetto paradossale: che ci sono degli stabilimenti dell'"Heineken" anche in Sicilia. Recentemente è stato fatto un decreto del "Governo Berlusconi" per la Sicilia in cui il Governo ha riconosciuto sul tavolo della contrattazione - lo stesso che c'è anche aperto per la Valle d'Aosta - di restituire alla Regione Sicilia la quota corrispondente all'imposta di fabbricazione prodotta sul proprio territorio, quindi lo Stato dovrà riversare - poi l'Assessore mi risponderà, ma io ho letto anche il decreto - alla Sicilia la quota corrispondente all'imposta di fabbricazione prodotta nell'isola. Questo non significa che la toglieranno a noi...

(interruzione dell'Assessore Marguerettaz, fuori microfono)

... ma non sto dicendo quello! Sto dicendo che lo Stato pagherà due volte: pagherà a noi i 9/10 di tutta l'impostazione di fabbricazione della "Heineken" prodotta in Italia e pagherà i 10/10 alla Sicilia per quanto riguarda l'imposta di fabbricazione dell'"Heineken" prodotta in Sicilia. Sono affari dello Stato, è vero, ma attenzione perché, quando ci si mette su un terreno così iniquo, perché qui siamo fuori da ogni regola del buon governo... alla fine qualcuno i conti li farà. Con questo cosa vogliamo dire? Quello che mettiamo in evidenza è che sulle principali entrate del bilancio regionale... la prima è un'entrata anomala, quota sostitutiva... del tutto anomala sotto ogni aspetto; la quarta è un'entrata anomala, a rischio, con tutta una serie di elementi che possono da un momento all'altro cambiare; a questo aggiungiamo anche che abbiamo un'altra entrata con gli elementi di anomalia: quella del Casinò, cioè questa è un'entrata legata ad un'attività a livello locale, ma anche su questo un minimo di ragionamento nella relazione dell'Assessore sui cambiamenti che stanno intervenendo nel mercato del gioco, sulle prospettive di questa entrata, sul fatto che c'è una riduzione significativa, sul fatto che tale entrata si è indebolita, un minimo di ragionamento a mio avviso doveva esserci! Altrimenti non ci rendiamo conto di cosa sta succedendo e di che prospettive abbiamo. Vi è quindi una carenza grave dell'analisi su tali entrate del bilancio regionale sotto questi aspetti di debolezza.

D'altra parte, per essere onesto fino in fondo, devo anche dire che lei poteva anche argomentare anche su elementi positivi del bilancio, perché è vero che ci sono questi elementi negativi, ma rispetto all'entrata forse alcuni ragionamenti anche di altra direzione che a mio avviso non compensano tali elementi di debolezza, ma che ci sono, avrebbero dovuto essere messi in luce, anche perché sarebbe interessante che il Consiglio potesse conoscere alcune cose. Mi sorprende che non vi sia alcuna considerazione in questa analisi dell'entrata, ad esempio sugli effetti sull'entrata regionale della "operazione ENEL" e acquisizione centrali. Ci si continua a dire, a ragione, che questa operazione sta producendo dei benefici in termini di entrate anche del bilancio, in particolare sull'IVA, sull'IRPEG, che adesso diventa IRES, anche significativi - qualcuno li ha quantificati in 60 milioni di euro e qualcun altro in 100 milioni di euro, non ho i dati, mi piacerebbe capire meglio -, però mi sorprende che non vi sia un minimo di ragionamento nella relazione dell'Assessore su tale aspetto, anche perché questo è un dato rilevante! Se ci sono degli elementi di rafforzamento di quella che possiamo considerare un'attività legata alla nostra attività produttiva, tali elementi vanno evidenziati all'interno di un'analisi del bilancio, anche per controbilanciare elementi di debolezza che invece ci sono. Non vorremmo - e lo dico esplicitamente - che i dati e le informazioni che provengono dai banchi della Giunta anche su documenti importanti come il bilancio fossero filtrati in base a logiche politiche e correntizie, che devono essere totalmente fuori dal discorso di questo Consiglio. Ci siamo tutti interrogati sulla vicenda del "dossier Bo", sul fatto che comparissero certi dati relativi a vicende della gestione del Casinò e improvvisamente tali dati saltano fuori; viceversa qui altri dati, che sarebbero riconducibili ad un'attività di governo di una corrente unionista, che sappiamo è di un certo tipo, vengono totalmente omessi da un qualsiasi tipo di ragionamento. Questa mancanza di trasparenza su una serie di dati, magari indotta da logiche di politiche interne, logiche correntizie, secondo noi non è accettabile, perché il discorso in Consiglio deve essere il più aperto e trasparente possibile e non deve essere guidato da nessun tipo di omertà o logica correntizia. Chiediamo quindi una maggiore verità sulla struttura dell'entrata, sui punti critici e anche su elementi di controtendenza positiva che ci possono essere e che ci sono; domandiamo una maggiore attenzione rispetto al futuro. A pagina 13 della relazione l'Assessore qualcosa dice: "seguiamo con attenzione l'evoluzione della riforma fiscale in atto", però lo dice come coordinamento con le norme della legge n. 690/1981, come attenzione alle vicende del gettito di compartecipazione dei tributi erariali, con una visione ragionieristica che non tiene in considerazione altri aspetti, che sono rilevanti. Anche su questi aspetti sappiamo tutti, perché è aleggiato negli interventi che sono stati fatti in Consiglio, che esiste ormai un articolo della Costituzione italiana - quello fatto dal Centro Sinistra e approvato dal popolo italiano, che è Costituzione a tutti gli effetti, l'articolo 119 - che declina il federalismo fiscale che è in attesa di una sua attuazione. Un ragionamento su cosa significa "federalismo fiscale" e cosa può rappresentare in termini di entrata sul nostro bilancio andrebbe fatto, perché l'articolo 119 - ne voglio rileggere il secondo comma - è chiarissimo nell'impostazione e questa è Costituzione: "i Comuni, le Province e le Regioni hanno risorse autonome, stabiliscono e applicano tributi ed entrate proprie, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica". Questo è il primo concetto: "stabiliscono e applicano tributi ed entrate proprie". In secondo luogo dice: "dispongono di compartecipazione al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio" e infine dice: "la legge dello Stato istituisce un fondo perequativo senza vincolo di destinazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante". I "gradini" quindi sono tre: il primo, tributi propri; il secondo, compartecipazione; il terzo, eventuale fondo perequativo per le Regioni più povere.

Questa impostazione del federalismo fiscale cozza con la struttura della nostra entrata, lo abbiamo visto prima, perché le nostre entrate proprie a seconda del calcolo che possiamo fare vanno dal 7% al 13% del nostro bilancio, mentre le compartecipazioni, che dovrebbero essere l'aspetto aggiuntivo, sono al 70%, quindi usufruiamo adesso di una cosa che non è il fondo perequativo, ma di un sostegno statale molto rilevante. Si può anche obiettare: questo è scritto nella Costituzione, non è stato attuato, non si farà mai, figuriamoci se si fa in Italia! Il problema è che - ormai la "vicenda Galan", Veneto, lo indica emblematicamente - ci sono alcune Regioni italiane che si sono rese conto fino in fondo che i propri contribuenti pagano tutto il "sistema Italia", e sono il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, l'Emilia Romagna, la Toscana essenzialmente, queste Regioni non sono più disposte ad accettare tale situazione, tanto più nel momento in cui hanno un articolo della Costituzione che gli dà ragione! Se Galan quindi può apparire folcloristico e può anche suscitare qualche sorrisino quando afferma: "adesso chiediamo l'annessione al Trentino Alto Adige", quando dice: "adesso applichiamo il federalismo fiscale", attenzione che lì c'è qualcosa che tocca anche noi, non so in che misura, né quando, ma un ragionamento su questo lo dobbiamo fare, non possiamo far finta che non ci sia "niente di nuovo sotto il sole". Riteniamo quindi che andasse fatto - e non lo ritroviamo nella relazione - un ragionamento serio, un'"operazione verità" per quanto riguarda l'entrata della Regione, che poi portasse anche ad un ragionamento concreto sulla spesa. Lo abbiamo sempre detto, non mi soffermo perché lo abbiamo sempre detto tutte le volte che abbiamo discusso il bilancio, proprio perché riteniamo la principale entrata del bilancio un'entrata anomala e non ripetitiva, che questa non andava utilizzata per la spesa corrente, ma andava utilizzata solo per investimenti di carattere strategico. Non si è mai voluto accettare tale impostazione, si è sempre voluto mettere tutti questi miliardi nel grande "calderone" e utilizzarli in tutte le direzioni, però un ragionamento sulla spesa e sulla struttura della spesa legato alla struttura dell'entrata prima o poi dovrà essere fatto, perché non si può continuare ad andare avanti così.

Ho visto che più volte avete insistito sulla rigidità del bilancio, sui vincoli posti da determinate voci, sul fatto che la finanza locale ormai assorbe grandi energie, lo ha già detto stamani la collega Squarzino, ma il fatto che la finanza locale qui assorba il 95% dell'IRPEF è una scelta politica che si è potuta fare solo perché avevamo dei proventi enormi! Ma credo che non possa esistere uno Stato italiano, una Regione italiana che dà il 95% della principale risorsa per la finanza locale e si tiene il 5%! È giusto l'aggancio automatico, ma il 95% non è giusto, perché non dà le risorse opportune alla Regione Valle d'Aosta! Questo è stato un sistema comodo per ampliare la finanza locale, per dare anche servizi alla popolazione, ma anche per costruire tutto un sistema di potere, che è un sistema poi congeniale al successo elettorale che avete come "Union Valdôtaine", perché tutto è collegato. Basta guardare il numero di sindaci che si presentano nelle liste dell'"Union"! È tutto un sistema collegato quindi, ma il 95% alla finanza locale è un lusso che solo la nostra Regione si può permettere, ma non è prescritto dal medico; questo si può benissimo modificare e si deve rimodulare. Così come sulle spese di funzionamento... qui abbiamo di nuovo un incremento di quasi il 5%, anche qui non è che sia obbligatorio, si possono fare delle scelte, ma un incremento del 5%, certo, la Regione lo può fare perché ha abbondanza di risorse, ma non è in linea con una gestione prudente e precauzionale del nostro bilancio. Viceversa, per quanto riguarda la spesa, riteniamo vi siano settori strategici in cui si è scelto di non investire adeguatamente. Non si sono finalizzate delle risorse, quindi si sono dirottate troppe risorse verso spesa corrente, finanza locale, spese di funzionamento e troppo poche risorse per affrontare nodi strategici. Quando leggiamo nella relazione che per l'ammodernamento della ferrovia viene stanziato un milione di euro, sapendo com'è la situazione della ferrovia in Valle d'Aosta, e poi 24 milioni di euro per la manutenzione delle strade, che poi non copre tutte le spese... c'è una sproporzione inaudita! Abbiamo delle infrastrutture, in particolare quelle ferroviarie, che non sono assolutamente all'altezza di una Valle d'Aosta degli anni 2000! Sia il Consigliere Salzone che la Consigliera Squarzino hanno ricordato il problema delle abitazioni, cioè l'assenza di risorse per una politica della casa, per dare delle risposte significative; con le risorse che abbiamo dovremmo essere all'avanguardia, invece stiamo scivolando sempre più indietro. Patrimonio culturale: non voglio entrare nel dettaglio, ma le risorse che potremmo investire in questo settore, dalle miniere all'archeologia, ai beni culturali... invece siamo in una situazione di estrema staticità... le risorse da destinare ad un'economia veramente solida e autocentrata, che non è la nostra economia attualmente in Valle d'Aosta, per un'offerta turistica all'avanguardia, per quella che anche stamani negli interventi dei Consiglieri Salzone e Squarzino è stata definita di lotta alla povertà, alle situazioni sociali più difficili... questa disattenzione per la struttura della nostra entrata, per le caratteristiche delle nostre risorse si traduce poi in un'incapacità di selezionare la spesa, di mettere delle risorse in un settore in cui è veramente importante investire. Noi quindi diamo un giudizio negativo proprio sull'impostazione complessiva del bilancio, ancora prima di entrare nel dettaglio delle singole voci, bilancio che ci sembra evidenzi una grave carenza di consapevolezza politica, di volontà di intervenire in modo efficace nella società valdostana, di volontà di finalizzare le risorse. Queste sono le critiche che facciamo in modo puntuale e documentato a tale bilancio di previsione.

Presidente - La parola al Consigliere Comé.

Comé (SA) - Il documento contabile presentato oggi per l'approvazione del Consiglio rappresenta un bilancio che prosegue nell'impostazione che ormai da anni siamo abituati a vedere. È un bilancio che nella sua rigidità cerca di salvaguardare, conservare e mantenere. Sono perlopiù qualità importanti, certamente, sia per la gestione di una società complessa qual è quella valdostana dei nostri giorni, sia per la prosecuzione di una gestione amministrativa della comunità, che peraltro continua ad essere figlia di un modo di amministrare che per noi è ancorato al passato. Ci aspettavamo, a seguito del cambio del Presidente della Regione e del nuovo Esecutivo, che si è insediato a luglio della scorsa estate, un'impostazione nuova; pensavamo di poter vedere una volontà e una possibilità non dico di inversione di tendenza, ma che evidenziasse qualche strategia o progettualità di grosso spessore, per far uscire questa Valle da un modo un po' superato di governare. Non siamo invece riusciti ad intravedere in questo bilancio una... dico una proposta che si sia differenziata dall'impostazione dei bilanci degli anni scorsi. L'unica novità è una piccola richiesta di contenimento della spesa, non tanto per scelta, ma forse perché si inizia ad avere la necessità; questa "vacca grassa" - così definita l'Amministrazione regionale - sembra che inizi a dare segni di dimagrimento, ma la "vacca" non è assolutamente ancora magra. Sarebbe auspicabile effettuare una dieta, per togliere quella massa grassa e mantenere invece la muscolatura efficiente. Ci sono sembrate esagerate le esternazioni del Presidente della Regione quando ha detto che quest'anno bisognerà versare lacrime e sangue; fra l'altro, queste sono esternazioni che abbiamo sentito riportate anche da Bersani quando ha commentato la finanziaria a livello nazionale, anche se mi sembrano due livelli molto diversi. Non ci sono per ora né lacrime, né sangue, ma queste arriveranno se da parte nostra non si interverrà in maniera strutturale sulla conduzione della cosa pubblica. Abbiamo sentito in audizione il Presidente Caveri iniziare a dire che non si possono più fare degli interventi di contenimento della spesa pubblica "a macchia di leopardo" e con incidenze più o meno forti negli anni; bisognerà invece iniziare ad operare in maniera più netta e non si potrà più dare a tutti, ma fare delle scelte privilegiando la qualità e la competitività. Fra l'altro, rileggendo le prime pagine della relazione dell'Assessore regionale, si leggono queste affermazioni più volte. Sono affermazioni che non possiamo che condividere, noi tali affermazioni le abbiamo fatte per anni senza mai essere ascoltati. Certo, se qualcuno ieri ci avesse dato retta, oggi la realtà sarebbe meno preoccupante. Mi viene in mente il detto: "finché ce n'è, viva il re, quando non ce n'è più, viva Gesù!".

Il Presidente della Regione nell'audizione ha illustrato le linee di intervento, che poi ritroviamo nella finanziaria e condividendo alcuni passaggi non ho potuto non constatare come alcune iniziative abbiano perso quella impostazione politicamente più vicina alla Sinistra e si stiano avvicinando ad un'impostazione più di Centro. Certamente il bilancio è una creatura contabile che risente anche di aspetti esterni: le modificazioni all'assetto politico sociale dell'Europa, del nostro Paese e anche della nostra Valle che sono intervenute negli ultimi tempi non ci possono consentire di proseguire senza riflessioni e senza le necessarie modifiche al cammino istituzionale intrapreso alcuni anni fa. Realtà economiche generali, scelte politiche dell'Unione europea, assetti istituzionali italiani e strutture di governo nazionali impongono infatti l'urgenza di una riflessione, che forse non è stata compiuta approfonditamente finora e che pare ormai indispensabile. L'economia mondiale, in particolare quella italiana, è avvolta da tempo in una spirale recessiva, della quale non si distingue il termine, salvo illudersi alle parole di facili seminatori di ottimismo che da un dato disaggregato di questo o quell'indicatore traggono auspici dalla fine del "tunnel" e dal rilancio del "welfare". In realtà, i processi produttivi e le aree forti di scambio di ricapitalizzazione delle risorse passano ormai lontane dall'intero nostro Paese, sempre più trasformato in area terziarizzata e conseguentemente improduttiva, per prendere altre strade con mete e Paesi maggiormente avanzati del terzo mondo - oggi il Consigliere Lattanzi ci ha dato un'ampia illustrazione -, quindi Cina innanzitutto, ma anche Corea del sud, India ed altre realtà emergenti sotto il profilo produttivo. Del resto, il mercato globalizzato, a cui tutti noi abbiamo lungamente creduto per i vantaggi immediati che pareva consentire all'occidente, destinato secondo gli ottimisti a ricoprire il ruolo di "regista locomotiva" dell'intero processo, si è rivelato per quello che in realtà è: un processo di omogeneizzazione subalterna delle risorse, delle economie, delle stesse civiltà, egemonizzato da poche e onnipotenti realtà multinazionali estranee addirittura alle nozioni ovest-est. L'Unione europea, effettuata la scelta obbligata di ampliamento a 25 Stati in ossequio alle necessità di ampliamento dei mercati e per corrispondere alle logiche aspettative scaturenti dalla disgregazione del "defunto" blocco orientale, è in forte difficoltà nella sua funzione di istituzione ridistributiva di risorse e perequatrice di sistemi e Paesi dissimili e talvolta incoerenti fra di loro. In effetti, perfino la mera necessità di far compiere ad alcuni dei Paesi neocomunitari il lungo passo, per integrarli nella realtà economico-sociale dell'Unione, risucchierà ogni risorsa disponibile per indirizzarla verso le più macroscopiche disfunzioni dell'est europeo e sottrarrà ogni finanziamento significativo ai progetti di integrazione interalpina e sovranazionale, che hanno rappresentato negli ultimi anni un'importante leva di finanziamento per gli Stati membri. Qui ricorderei anche i grossi finanziamenti di cui la Regione ha potuto beneficiare. Il "sistema Valle d'Aosta", basato sulla capacità finanziaria della Regione, presenta preoccupanti segnali di stagnazione e in alcuni settori di accentuato cedimento. In questa situazione sarebbe utile l'iniezione di importanti risorse per le necessarie iniziative di rilancio, ma siffatta manovra è condizionata dalla rigidità del bilancio regionale, dalle imposizioni statali dirette a contenere la spesa pubblica e infine dalle ridotte capacità delle attività economiche regionali di produrre ricchezza tassabile. La compartecipazione ai 9/10 della fiscalità riscossa dallo Stato in Valle garantisce ancora consistenti risorse finanziarie, ma non dobbiamo dimenticare che in tale contesto percepiamo anche i 290 milioni di euro - cosa che aveva sollevato prima il Consigliere Riccarand - sostitutivi dell'imposta sul valore aggiunto per le merci a suo tempo sdoganate all'autoporto di Pollein. Tale somma costituisce un aspetto delicato del vigente ordinamento finanziario, perché è fonte di pesanti critiche dirette a dimostrare che percepiamo di più di quanto fiscalmente produciamo. In merito è significativa la tabella pubblicata a pagina 2 de "La Stampa" di martedì 15 novembre, ove risulta che, a fronte di 4.208 euro di imposte pro capite versate, lo Stato ha trasferito alla Valle d'Aosta ben 7.086 euro pro capite così da riservarci il primo posto nell'elenco delle somme devolute alle Regioni. Si dimentica però che siamo una delle Regioni d'Italia dove le competenze statali sono ormai ridottissime e dove molte spese, che in altre Regioni sono poste a carico dello Stato - spese per l'istruzione e il servizio sanitario - sono nella nostra realtà soddisfatte con oneri a carico del bilancio regionale. La presente situazione dei conti pubblici nazionali costituisce un fattore di criticità, che potrebbe in un prossimo futuro imporci l'onere di qualche ulteriore sacrificio, ovvero una nuova compressione dell'ammontare delle entrate oggi iscritte al bilancio. Al meglio dobbiamo attenderci, come peraltro significa la relazione al bilancio, la sostanziale stabilità dei trasferimenti statali ai valori in atto, con pesanti effetti sulla finanza regionale, perché le spese correnti assorbono oggi il 69,40% di tutte le risorse. La manovra di contenimento posta in essere dalla Giunta regionale con il bilancio in corso di approvazione non sembra sufficiente a realizzare un'inversione di tendenza, accertato che le spese correnti presentano - come si legge a pagina 15 della relazione al bilancio - un tasso annuo di crescita del 3,84%, mentre le entrate effettive, escluse cioè le partite di giro, espongono un incremento dell'1,6%, la ricchezza disponibile per le spese di investimento è conseguentemente erosa del 2,24% annuo. La conferma di questa tendenza negativa peraltro si ottiene osservando l'evoluzione della spesa corrente, che nel bilancio di previsione del 2001 assorbiva il 47,75% delle risorse e che nel bilancio del 2005 è salita a 67,91%, con un incremento nel quinquennio del 20,16%. Il perdurare nel tempo di questo fenomeno produrrà un progressivo e irrimediabile impoverimento dell'economia regionale, conseguente all'impossibilità di sostenere le spese per le attività produttive. In questo contesto il retorico esame del bilancio di previsione non ha alcun senso, perché non esistono spazi di manovra in quanto le risorse finanziarie sono soffocate per il 69,40% dalle spese correnti e per il resto - 30,60% - è destinato ad interventi indispensabili a sostenere iniziative che necessitano del finanziamento pubblico.

Qui vorrei ricordare come l'anno scorso nel "PREFIN" era stata presentata quella famosa "torta", dove, al di là dei 67,80% di spese correnti, il 30% che rimaneva per il 25% era considerato per spese da mettere a bilancio perché dovevano finanziare delle leggi esistenti. Era stato fatto l'esempio dei 100 euro, per dire che 5 erano liberi; non siamo stati quest'anno aggiornati su questa tabella, ma, essendosi alzato il tetto della spesa di gestione, presumo che il biglietto da 5 euro si sia trasformato in due pezzi di moneta da 2 euro, quindi oggi la disponibilità è di 4 euro.

La situazione dei conti del bilancio statale non permette di immaginare il trasferimento di altre risorse finanziarie, ne discende che dobbiamo far ricorso alle nostre risorse, per attivare iniziative che possono produrre ricchezza, indispensabile per il risveglio dell'economia regionale. L'impressione che si realizza alla lettura del bilancio presentato dalla Giunta è quello di una resa, a fronte dei pesantissimi oneri di gestione, in difesa di un oneroso "welfare" interno, che a questo ritmo sarà impossibile sostenere ancora per molto tempo. È certamente mancata una visione proiettata al futuro dei riflessi economici finanziari, delle iniziative poste in essere dalla Regione ed è perciò corretta la richiesta della Confindustria della Valle, che chiede espressamente di accompagnare ogni progetto di investimenti pluriennali ad un "business plan" con una valutazione dei costi e della loro copertura con i ricavi previsti. Fra l'altro, questa è una situazione che nei Comuni vige da anni; quando ero sindaco, nel momento in cui dovevo approvare un investimento, mi si chiedeva di determinare gli oneri di gestione che ne derivavano, ed era una situazione corretta, quindi penso sia più che giusto che anche la Regione si doti di tale sistema. Non è invece condivisibile il passaggio contenuto nelle osservazioni della medesima associazione, laddove precisa: "nella relazione al bilancio si legge che per i prossimi anni le risorse disponibili non fanno prevedere l'esistenza di margini disponibili per la realizzazione di avanzi di amministrazione, sono in ulteriore incremento le spese di funzionamento e quelle di investimento vengono coperte con il ricorso al debito". Tale considerazione trae probabilmente origine da una collaudata forzatura nella costruzione del bilancio, secondo cui le risorse disponibili non lasciano prevedere fin d'ora l'esistenza di margini per la realizzazione di avanzi di amministrazione. Si deve infatti tener conto che eventuali economie rispetto agli stanziamenti iscritti in bilancio contribuiranno semplicemente a limitare il ricorso all'indebitamento previsto per ciascuno degli anni del prossimo triennio. Gli stessi concetti sono contenuti nella relazione ai bilanci di previsione degli anni scorsi, ma nei fatti sono stati puntualmente smentiti dai conti consuntivi, tanto che negli anni 2002 abbiamo avuto un avanzo di amministrazione di 127 milioni di euro, 228 per il 2003, 226 per il 2004. La congiuntura negativa impone di ritrovare una nuova e diversa severità nell'impostazione della manovra di bilancio, archiviando le opere di ingegneria contabile, perché in questa situazione non sono più accettabili; tutte le risorse devono essere correttamente quotate a bilancio, offrendo così una visione esaustiva delle disponibilità in campo.

Nei giorni scorsi si è avuto conferma che per il quarto mese consecutivo Aosta è la capitale italiana dell'inflazione, ove la crescita dei prezzi è stata del 3,6%, quasi un punto in più rispetto alle seconde classificate, che erano Torino e Trieste. La situazione del Comune di Aosta non si discosta molto da quella degli altri Comuni valdostani e non bisogna perciò stupirsi delle difficoltà di un'area sempre più vasta della popolazione per far quadrare i propri bilanci, tanto da indurre i sindacati valdostani ad osservare che il bilancio in corso di approvazione nella sostanza non affronta sufficientemente con opportuni piani e investimenti la crisi economica, sociale e produttiva oggi in atto nella nostra Regione; concludono sollecitando un cambiamento dell'impostazione generale del documento finanziario. In un'altra recente dichiarazione delle organizzazioni sindacali, rilasciata a conclusione di una recente riunione a Montjovet, si dicono preoccupate per il perdurare allarmante della crisi industriale, che sta determinando pesanti e drammatiche ricadute sociali in Valle d'Aosta. Qui abbiamo i dati, praticamente negli ultimi 4 anni abbiamo avuto fra cassa integrazione e mobilità più di 600 persone che sono state toccate da questa bruttissima situazione.

La crisi economica e sociale si deve affrontare modificando gli assetti strutturali su cui oggi si incardina la politica economica e governativa, dando concreta attuazione ad una visione prospettica indicata a pagina 34 del "PREFIN", ove si legge che l'elemento decisivo per rilanciare lo sviluppo economico è il progresso sociale e la competitività del territorio. Noi a questa osservazione non siamo riusciti a vedere alcuna proposta, sebbene il "PREFIN" rilevi che l'indebolimento della competitività e dello sviluppo economico rappresentano in questo momento una variabile critica per il Governo regionale. Alla riconosciuta criticità del momento non è infatti seguita alcuna iniziativa, sebbene sempre nel "PREFIN" si dica che una maggiore priorità verrà accordata agli interventi quanto più stretta ed evidente sarà la loro concatenazione logica e di effetto con la direttrice dell'animazione e dello sviluppo economico. È quindi giunto il momento di una brusca virata - fra l'altro, lo stesso Assessore lo dice nella relazione e noi ce lo auspichiamo - per destinare tutte le risorse ancora disponibili agli interventi che possono determinare un radicale cambiamento dei parametri atti a determinare sviluppo e progresso sociale. Nel nostro territorio sono ancora presenti potenzialità atte a recuperare competitività; per essere competitivi bisogna infatti disporre di energia a basso prezzo, l'opposto di quanto accade con il petrolio che sale di prezzo e strangola l'economia.

Se si esclude l'incremento del valore del patrimonio della Regione, l'unico beneficio che a livello economico al momento è conseguente all'acquisto delle centrali idroelettriche dell'"ENEL" è stato un aumento delle compartecipazioni al gettito dell'IVA, per effetto della fatturazione a livello locale dell'energia prodotta; al contrario per le attività economiche e per la popolazione l'iniziativa non ha sortito quasi alcun effetto. Siamo diventati degli ottimi produttori di energia, tanto che i due terzi dell'energia idroelettrica prodotta vengono esportati per essere consumati fuori dal territorio regionale; insomma, la spesa sostenuta per l'acquisto delle centrali è ben poco funzionale con lo sviluppo dell'economia locale, tanto più che la Regione, pur essendo l'unica azionista della società che ha acquistato le centrali idroelettriche, non ha ricercato le vie idonee per avere competenze nel fissare le tariffe di vendita dell'energia, che sono ancorate ad una logica nazionale connessa al prezzo dei combustibili fossili. Ben altro presupposto per lo sviluppo costituirebbe questa importante risorsa se potessimo impiegarla nella vita quotidiana e soprattutto nelle attività economiche locali, fissando le tariffe effettivamente connesse al prezzo di produzione. Ecco una volta ancora abbiamo investito, così come per quanto riguarda l'istruzione e la sanità, in un'attività ove non abbiamo la minima capacità decisionale per dirigere opportunamente gli effetti di tale investimento.

Da tempo ci battiamo in difesa del nostro ambiente, mi pare sia inserita nella relazione dell'Assessore, nel terzo obiettivo, la qualità ambientale, immaginando azioni atte a ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera, nell'intenzione di realizzare un beneficio di particolare valore, tenendo conto della vocazione turistica della nostra Valle, settore che non vive un momento particolarmente brillante: traffico automobilistico, emissione degli impianti di riscaldamento, non ultimo il fenomeno dell'inversione termica, che spesso si verifica in molte zone della Regione - che determina una difficoltà di circolazione dell'aria atmosferica e un conseguente ristagno di inquinanti -, sono le cause di una situazione che in via generale è al limite della tollerabilità. Non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà di programmare il futuro della nostra Regione, basato su un'economia forte, perché derivante dalla ricchezza presente nel nostro territorio, dalla quale trarre la "linfa" necessaria a sviluppare attività economiche autosufficienti, in linea con le esigenze del mercato. Impostiamo quindi in futuro il "sistema Valle d'Aosta" su un progetto energia, sulla base di un piano quinquennale, per aumentare la produzione di energia elettrica, facendo in modo, con soluzioni opportunamente studiate e giuridicamente sostenibili, che i nuovi quantitativi di energia possano essere consumati esclusivamente in Valle, in un regime di autoproduzione. Non arrestiamo la nostra iniziativa, se dovessimo accertare che le risorse idriche non risultano sufficienti, perché sono oggi possibili altre iniziative dirette a produrre energia, quali ad esempio la costruzione di centrali a celle di idrogeno, sfruttando per la produzione di tale elemento risorse rinnovabili come l'acqua, biomasse e soprattutto il vento. Non è il caso di spaventarsi, perché nel passato di questa Regione sono numerosi gli esempi di comunità locali che hanno posto in essere iniziative di particolare valore sociale ed economico, che in effetti sono stati presupposti che nel tempo hanno realizzato lo sviluppo e il progresso sociale delle piccole realtà comunali valdostane.

Depuis 16 heures 30 c'est le Vice-président M. Lanièce qui remplit les fonctions de Président de la séance.

Presidente - La parola al Consigliere Lavoyer.

Lavoyer (FA) - Normalmente si dice che nella fase di discussione del bilancio si consumi un rito nel quale le posizioni sono precostituite e, per certi versi, anche gli interventi. Io pensavo di non intervenire, poi ho letto ieri sera la relazione dell'Assessore Marguerettaz e la stessa mi ha dato alcuni spunti, quindi il mio intervento verterà su alcune osservazioni su tale documento, dal quale emerge lo stile dell'Assessore. Nella filosofia della relazione c'è la parte filosofica, dove si trovano i trionfalismi, i paroloni, le grandi dichiarazioni roboanti. Vi è poi il "rovescio della medaglia" come entriamo nei contenuti e nei dati, come entriamo nella realtà e nella concretezza; allora vediamo che nella realtà e nella concretezza in questa relazione e in questo bilancio c'è poco o nulla.

Qui si parla di equità e di solidarietà e non ultimo di sostenibilità; questi sono dei bei termini teorici che vengono ripresi, penso, dalla relazione del "PREFIN" di ieri, quindi sono dei termini che neanche sono stati voluti e scritti dall'Assessore, ma forse qualcuno ha scritto questa relazione per suo conto. Se entriamo poi negli obiettivi... una popolazione coesa e solidale... ma qui non ci poniamo il problema di qualche responsabilità grossa dal punto di vista politico della situazione di pochissima coesione esistente all'interno della nostra popolazione, di quasi totale mancanza di solidarietà, una solidarietà che ha fatto la storia della popolazione valdostana! Proprio tale comportamento politico ha fatto sì che anche la dignità valdostana venisse meno e sempre più subentrasse alla stessa un egoismo portato da un arrivismo clientelare e penso che, dal punto di vista politico, qualche responsabilità ce l'abbiamo anche noi. Si parla poi di competitività regionale autonoma: queste sono parole, perché i fatti sono stati sottolineati bene ieri dal collega La Torre, abbiamo questa onnipresenza dell'Amministrazione regionale su tutte le imprese e su tutti i gangli dello sviluppo della nostra Regione, e allora come si fa a parlare di competitività regionale autonoma? Come facciamo a sottolineare che questi obiettivi diventano difficili per la complessità del nostro ambiente? Ma proprio la complessità del nostro ambiente è il punto di forza su cui deve agire l'azione politica e amministrativa della nostra Regione; certamente deve agire su un settore in modo particolare: quello del turismo.

La necessità di programmare poi... qui è evidente il contrasto fra la teoria e la pratica e abbiamo passato ieri 3 ore a discutere sul "PREFIN"; è vero, c'è la necessità di programmare, ma se la programmazione è come quella del "PREFIN", che arriva mezz'ora prima del bilancio, voi capite che questa programmazione è pura teoria. Fra l'altro, condividiamo che sia importante programmare, altrimenti tutte le volte che cambia un Presidente di Regione si riparte da zero, perché ieri l'Assessore Marguerettaz ci ha detto che l'impossibilità di fare per tempo il "PREFIN" nasceva dal fatto che c'è stato il cambio di Giunta. Voglio solo ricordare che in questi ultimi 17 anni, malgrado il "record" del Presidente Viérin, sono cambiati 7 Presidenti, quindi è importante la programmazione, perché, se c'è una buona programmazione, indipendentemente dai soggetti che portano avanti i programmi, questi ultimi resistono nel tempo, soprattutto in una situazione blindata come questa, dove abbiamo l'"Union" in quanto forza di maggioranza relativa che dà continuità, al di là degli uomini, all'azione amministrativa. Qui si dice: "la necessità di programmare"... penso al ruolo della Comunità europea rispetto al ruolo dei singoli Stati; poi, analizzando attentamente il bilancio, non ho visto in questo bilancio nulla di nuovo, non ho visto quella azione di slancio per far sì che la nostra Regione avesse gli strumenti, avendo le competenze, di comportarsi come Stato membro. Non si vede in questo bilancio la seconda fase dell'autonomia, il passaggio da una fase difensiva ad una fase intenzionale; il nuovo ruolo che deve giocare l'autonomia della Valle d'Aosta nel contesto europeo è mancante. Le parole sono roboanti.

Se entriamo nella parte della relazione che si lega al "PREFIN", cadiamo nel comico. Il percorso iniziato con questa legislatura si è perfezionato con l'introduzione del "PREFIN" e con la scheda di valutazione degli impatti economici dei disegni di legge. Questo percorso è continuato con l'affinamento del "PREFIN" (perché lo scorso anno abbiamo iniziato con il "PREFIN", quest'anno lo abbiamo affinato); quest'anno abbiamo voluto definire molto precisamente gli obiettivi, le priorità, ma soprattutto i criteri per l'identificazione degli obiettivi prioritari, ma se ieri lo stesso Presidente Caveri ha detto che il "PREFIN" non può entrare nel dettaglio, in quanto elemento di macroprogrammazione! Questo è il problema che è stato sottolineato ieri, questo "PREFIN" non può essere discusso 2 ore prima del bilancio, perché ci ritroviamo la relazione del bilancio a supporto del bilancio, che riprende tutte le contraddizioni che sono emerse e che sono state condivise nella fase di discussione del "PREFIN". Si parla poi di monitoraggio sui disegni di legge dello studio e del loro impatto economico; dove siano questi monitoraggi noi Consiglieri non abbiamo ancora avuto la possibilità di esaminarli.

Partecipazione regionale. Le partecipazioni regionali sono un disastro, ha detto bene ieri il collega La Torre, quando parliamo di rilancio di economia e di concorrenza come fanno gli imprenditori privati a fare concorrenza con un'amministrazione, che si sostituisce all'imprenditoria? Noi la svolta di questa programmazione la vedevamo in questa direzione: uno snellimento della burocrazia regionale, una volontà dichiarata di snellire il peso della Regione, di far sì che l'imprenditoria regionale crescesse, quella autonoma e non quella assistita dalla Regione.

Quando si parla di continuità e di cambiamento... sulla continuità siamo abbastanza d'accordo per certi versi, ma dov'è questo cambiamento? Questo bilancio è un bilancio di ordinaria gestione, quasi timoroso, senza coraggio; non emergono interventi qualificanti che possano dire che questo è un bilancio di cambio di rotta.

Si dice poi che per spendere meglio è necessario condividere. A parte il programmare meglio, perché abbiamo già detto sul "PREFIN"... ma bisogna poi condividere: qui direi che sono parole e nient'altro. Si parla di decisionismo: qui c'è un totale immobilismo, altro che decisionismo! È vero che c'è bisogno di prendere delle decisioni in fretta. Abbiamo cercato in questi primi anni di legislatura di dare il nostro contributo costruttivo, ma vediamo che questo contributo diventa a volte elemento di battute di spirito, cioè noi saremmo gli "entristi", quelli pronti ad entrare in maggioranza al primo "schioccar di dita" e allora vogliamo cercare di cambiare il nostro atteggiamento, di dare con maggior precisione elementi di spunto, di essere più puntuali nel sottolineare le carenze di questa azione amministrativa.

Il "PREFIN" qui ritorna in tutte le pagine, di nuovo la terza pagina... il "PREFIN"... lo abbiamo chiamato una società solidale, si continua a nominare questo "PREFIN" senza tenere assolutamente conto della discussione, che è stata alla base poi della votazione di quel documento.

Si va poi sulle sfide importanti, qui bisogna comprimere le spese; poi si dice che ci sono delle spese incomprimibili, si parla del personale regionale, ecco questa poteva essere una sfida: cercare di sburocratizzare questa amministrazione, cercare di ridimensionare questo "elefante"! Abbiamo molti uffici dove 10 anni fa c'era una sola persona che faceva tutto, adesso ci sono 3 uffici e non si risolve più nulla. Per fare una comunicazione da parte di un ufficio all'altro di fronte basta attraversare il corridoio, qui scrivono 3 lettere! Altro che il "problem solving"! Noi auspicavamo che in tale bilancio ci fosse qualche elemento che andasse fortemente nella direzione di modernizzare questa struttura amministrativa.

Alcuni se lo chiederanno anche con quel gusto un po' sadico di verificare qual è l'Assessorato maggiormente penalizzato, ma qui non c'è neanche bisogno di andare a ricercare. Il solito Assessorato penalizzato è l'Assessorato del mio amico Ferraris, questa industria ormai è proprio ridotta ad una "Cenerentola" in tale bilancio! Non parliamo poi del turismo! Qualche piccolo passo avanti forse, dopo la "new entry" dell'Assessore Pastoret, rispetto al bilancio dello scorso anno è stato fatto, però il settore portante della nostra economia è quello più trascurato. Questa, quindi, è una relazione completamente incoerente, fatta probabilmente dallo stesso consulente che ha costruito il documento del "PREFIN", fatto senz'altro da chi non conosce la nostra realtà, non emergono punti di forza, non emerge un progetto da questo bilancio.

Brevissimamente entro nel dettaglio di alcune voci, che sono richiamate nella relazione, tralasciando a pagina 6... "infine in materia di partecipazione si è tenuto conto della necessità di contrastare le difficoltà del mercato delle case da gioco e quindi dell'opportunità di procedere ad un aumento di capitale della società "Casino de la Vallée"...", perché già in questo bilancio si dichiara che probabilmente c'è di nuovo da ricapitalizzare nel 2006. Tutti gli interventi che vanno nella direzione di rilanciare questa famosa casa da gioco, al di là delle dichiarazioni di principio, quindi nella sostanza si esauriscono in una ricapitalizzazione annuale.

Interventi a carattere generale: qui vediamo una serie di interventi che vengono presi ad esempio, che dovrebbero caratterizzare il bilancio, ma sono cose che da anni caratterizzano questa amministrazione. Si torna a parlare della biglietteria integrata, del sistema integrato di gestione tariffaria, ma siamo ancora lì? Si parla poi di interventi importanti nel settore turistico, di potenziamento di infrastrutture ricreativo-sportive, il secondo lotto della struttura "Palaindoor" nel Comune di Aosta, il secondo lotto della pista agonistica "Leonardo David", il secondo lotto della pista ciclabile della Comunità montana Monte Emilius: ma sono tutti progetti partiti 10 anni fa! Non sono elementi di novità del bilancio!

Sugli impianti a fune sarebbe interessante andare a capire se questo enorme quantitativo di denaro venga destinato con una selezione degli interventi e con una distinzione fra le stazioni a livello di importanza europea o quelle a livello locale. Qui intanto vediamo che sono destinate delle somme importanti.

Mi spiace per l'Assessore Pastoret, perché qui vediamo che per rilanciare il settore turistico si aprono nuovi mercati: quello russo, quello spagnolo, ma, se andiamo a guardare i fondi destinati, sono delle "gocce d'acqua"! Quando spendiamo 10 miliardi all'anno per la promozione, fatichiamo ad incidere minimamente nel mercato nazionale; adesso entriamo con delle cifre irrisorie sul mercato russo e sul mercato spagnolo, ci apriamo a nuovi mercati, abbandoniamo i mercati tradizionali. Mi chiedo allora quale sia la logica. A questo si aggiunge la legge regionale n. 32/2001, che finanzia il soccorso sulle piste di discesa: potevamo evitare di sottolinearlo come un intervento qualificante, perché tutti sanno la finalità di questi finanziamenti, tutti sanno l'"escamotage" che si nasconde dietro agli stessi. Mi pare che qui non vi siano grandissime novità e queste sono quelle contenute nella relazione... l'Assessore Marguerettaz non ha capito la finalità di questi finanziamenti? Devo esplicitare meglio...

(interruzione dell'Assessore Marguerettaz, fuori microfono)

... eviterei di "lanciarmi"... sulla legge n. 32 lo sa bene il Presidente Caveri, che ha fatto anche il Parlamentare europeo, qual è la motivazione. Altro che finanziare il soccorso delle piste di discesa, quelli sono contributi a fondo perso per mantenere aperti gli impianti!

I settori economici. Sui 35 milioni degli impianti a fune abbiamo già detto; qualcuno lo ha già detto prima di me, ritroviamo puntualmente - e non possiamo su questo fare alcuna colpa al neo Assessore ai trasporti - tali interventi: l'ammodernamento del sistema ferroviario, a parte la cifra, sappiamo bene che è un progetto che non si può risolvere con un milione di euro, la solita Aosta-Pila, il collegamento Cogne-Pila, l'aeroporto, ma sono tutti progetti che sono anni e anni che questa amministrazione sta portando avanti!

Non mi soffermo sugli interventi nel settore culturale, dove vediamo "tornare" dopo anni l'area megalitica di Saint-Martin de Corléans, che continua a rimanere un cantiere aperto e che invece doveva essere il rilancio di un certo turismo nella nostra Regione.

In conclusione, caro Assessore Marguerettaz, sia sul piano economico che su quello culturale possiamo definire questo bilancio un bilancio arido, anzi un bilancio di stagnazione. Sul piano economico riteniamo che l'attuale maggioranza si dimostri incapace di rispondere alle esigenze reali della nostra Regione. Questo sistema politico valdostano dimostra di non avere gli strumenti per dare soluzione adeguata al divario che si è venuto a creare fra il Paese, quale "rispecchiato" dal potere... vedi Governo regionale... e la maggioranza del Paese reale. Abbiamo qui un'amministrazione che a parole a volte si sente onnipotente e contemporaneamente un'amministrazione che è anche minacciata da chi timidamente, ma molto timidamente, protesta. La risposta è una reazione tendente a tessere una rete di protezione, costituita da un intreccio di alleanze anomale e disperate, nelle quali i soggetti ricorrono a "colpi di mano". Altro che coesione, solidarietà, partecipazione, condivisione! "Colpi di mano" decisi da pochi, al limite della violenza, mentre la Regione sprofonda nella depressione; purtroppo, gli esempi non sono isolati, ma sono una consuetudine. Qual è il detonatore? È sempre in questi casi lo strapotere, vero o immaginario, di pochi manovratori che vogliono condizionare chi governa portando la situazione alla paralisi. Sul piano culturale poi questo bilancio trascura completamente il "fil rouge" del "particularisme valdôtain", che dovrebbe essere il pilastro fondante della programmazione e dello sviluppo regionale. Qui si dimentica che:

"le particularisme valdôtain peut être et doit être défini comme l'ensemble des valeurs et des traditions qui distinguent la Vallée d'Aoste vis-à-vis des Régions frontalières et qui justifient et sont à la base de l'actuel régime d'autonomie. On a parlé à ce propos de civilisation valdôtaine, il est peut-être plus mieux de se limiter à l'expression d'ethnie ou de culture valdôtaine. Le particularisme donc pour nous de la "Fédération" est un fait essentiellement historique et culturel" , senso lato... insomma un punto di forza, di apertura e non di chiusura economica.

Per questi motivi riteniamo questo un bilancio piatto, senza slanci, ripetitivo, senza competitività, senza grandi progetti, senza sogni, anonimo, timoroso e senza un'anima. Volevamo e ci aspettavamo un bilancio di svolta totale sia sul piano economico... un bilancio che creasse una maggiore autonomia e solidarietà, una minore burocrazia e minori protezioni, minore corporativismo, minore assistenzialismo. Sul piano dei rapporti e del metodo ci aspettavamo un bilancio che segnasse la fine dell'autocensura, la fine del dispotismo, la fine delle scelte fatte fuori dalle istituzioni. Malgrado gli sforzi del Presidente Caveri, ne diamo atto, tutto ciò non esiste e traspare una situazione sempre più "ingessata", una situazione che richiede coraggio, decisioni rapide e incisive. Questo bilancio purtroppo fotografa in modo impietoso la situazione nella quale deve dibattersi questo Governo, messo sempre "sotto scacco" da decisioni assunte fuori da tale Palazzo. Di ben altro aveva bisogno la Valle d'Aosta!

Presidente - La parola al Consigliere Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) - Credo di avere allo stesso tempo un compito facile e ingrato: facile perché dopo gli interventi della collega Squarzino stamani e del Capogruppo Riccarand oggi pomeriggio, le osservazioni e la linea politica del gruppo rispetto alla finanziaria e al bilancio sono state ottimamente tracciate; ingrato perché dopo due interventi di tale livello riesce difficile trovare altre argomentazioni ed esprimere con intelligenza le idee che altri hanno già esposto brillantemente. Mi limiterò quindi ad alcune osservazioni di carattere politico, che cercherò di esprimere cercando di non fare troppa confusione e senza troppo disordine.

Dicevo, idee politiche, perché, rileggendo la relazione dell'Assessore Marguerettaz, abbiamo trovato anche quest'anno - ma lo avevamo già evidenziato gli scorsi anni, senza peraltro ottenere dei risultati - una relazione di carattere preminentemente ragionieristico, più che politico. Forse lo dicevo già lo scorso anno o l'anno prima, io addirittura ho nostalgia delle relazioni dell'Assessore Agnesod, che cercava - per le minori sue competenze tecniche - di evidenziare quali erano gli aspetti politici del bilancio. Il bilancio preventivo è un documento che deve suscitare dibattito politico. Si tratta forse di una "forma mentis", ma ognuno di noi ha le proprie "incrostazioni" difficili da superare, forse anche per quanto ci riguarda.

Credo che dalle vicende della finanziaria 2006 e dal bilancio 2006 emergano alcuni punti importanti da sottolineare, accennerò a tre o quattro di questi. Innanzitutto il punto centrale delle entrate: non lo voglio trattare dettagliatamente perché lo ha già fatto prima di me il Capogruppo Riccarand, ma tutto possiamo dire tranne che tali entrate non siano ingentissime. Sono state veramente fuori luogo le dichiarazioni fatte alla stampa qualche settimana or sono quando si paventavano chissà quali gravi conseguenze alle finanze regionali; non so se questa operazione mediatica faccia parte di una tattica ormai usata da decenni, si grida "al lupo al lupo", ma il "lupo" non arriva mai. Arrivano sempre tonnellate di soldi da Roma, il "lupo" non lo abbiamo mai visto! E ancora quest'anno il bilancio riporta delle entrate che sono in crescita rispetto allo scorso anno; lo scorso anno erano in crescita rispetto all'anno precedente e via dicendo.

L'unica voce in decremento è quella relativa alla tassa di concessione della Casa da gioco, perché sappiamo che il Casinò va male. Si tratta dell'unica voce in controtendenza. Tra l'altro - ma forse ce ne occuperemo quando parleremo della finanziaria, apro solo una parentesi -, è quanto meno curioso, non sotto il profilo contabile perché lì è corretto, ma sotto il profilo politico che già si individui una norma per coprire i deficit che avrà la "Casinò" nel 2006. Forse il Governo regionale dovrebbe preoccuparsi di far funzionare meglio il Casinò e di fare in modo che il Casinò abbia degli utili, piuttosto che mettere in bilancio per il 2006 le perdite che si immagina il Casinò andrà a produrre. Non mi sembra un grande segnale, lo voglio sottolineare. Avremo ancora modo di parlarne in occasione della votazione della finanziaria e sicuramente nel corso dell'anno, perché se questo è il "trend" - e purtroppo sappiamo che questo è il "trend" - e non si fa nulla per uscirne, è evidente che le perdite del Casinò - come è successo nel 2005 - dovranno essere ripianate anche nel 2006.

So che, come negli altri anni, a seguito della vostra rappresentazione di quella che noi indichiamo come realtà sull'ammontare delle entrate, che viene in tutti i modi elusa... non c'è mai una spiegazione. Addirittura la voce più importante manca nel prospetto riassuntivo del bilancio... di fronte a questa rappresentazione, per un'operazione che è prima di tutto un'"operazione verità" sui nostri conti pubblici e sulle entrate ingenti che abbiamo, ci verrà ripetuto il solito ritornello: "voi, cari Consiglieri dell'"Arcobaleno", dimenticate che in Valle d'Aosta abbiamo non solo tutte le competenze che hanno le altre Regioni, ma abbiamo anche diverse competenze statali". Segue eventuale elenco. Questo è vero, però anche la Giunta regionale, in particolare l'Assessore che sa "fare di conto", dovrebbe riconoscere che la somma dei pagamenti di tutte le competenze che abbiamo in luogo dello Stato è molto, molto inferiore di quanto lo Stato ci trasferisce. Non perché lo diciamo noi, ma perché è un dato pacifico, riscontrato tra l'altro in uno studio ad hoc di alcuni anni fa della Fondazione "Chanoux", che, com'è noto, non è un'associazione che opera sotto la direzione dei "Verdi". Quello studio è finito nei "cassetti", perché era uno studio duro da digerire. Questo lo dico per anticipare un'osservazione che farà l'Assessore e che ascolteremo per l'ennesima volta, dicendo fin d'ora che, neanche dal punto di vista politico, ma proprio da quello aritmetico, è una cosa inconsistente, sostenere che: "tanti soldi in più e tante competenze, uguale sommatoria zero". Non è così: la sommatoria è molto favorevole alla Regione, la Fondazione "Chanoux" qualche anno fa l'aveva quantificata in circa 400 miliardi di vecchie lire a favore della Regione. Di tutti questi soldi questa Regione cosa fa? È vero quello che diceva stamani la collega Squarzino, quando efficacemente sosteneva che abbiamo più soldi che capacità innovativa, perché qui ci sono due ordini di problemi: uno di carattere contabile e finanziario con dei risvolti politici; poi c'è un problema di merito della spesa. Qual è il problema principale di carattere finanziario? È un problema che abbiamo già sollevato lo scorso anno e che la Giunta disse - ma probabilmente si trattava della vecchia "Giunta Perrin", quindi gli impegni potrebbero essere diversi - che avrebbe affrontato: quello che abbiamo chiamato la rigidità del bilancio. Faccio un riassunto per chi l'anno scorso era distratto. Cosa succede? Intanto il nostro bilancio 2006 è costituito dal 69,4% di spese correnti, in aumento rispetto agli altri anni per tutte le ragioni elencate... quindi ci si immaginerebbe che la Giunta può operare sul restante 30,6% in maniera elastica sulle spese di investimento, dicendo: "faccio questo, metto i soldi da una parte, c'è l'urgenza della ferrovia, finanzio la ferrovia oppure finanzio qualche altro investimento". Non è così purtroppo, perché di quel circa 30% - per dichiarazione dell'Assessore lo scorso anno, non riconfermata, ma credo vi sia una riconferma tacita, perché, se vi fosse stato uno zero virgola uno in meno, avremmo visto un grafico grosso così, invece non c'è niente, quindi o quel dato è rimasto tale e quale, oppure la situazione è ancora peggiorata - solo il 5% è effettivamente impiegabile in maniera elastica, perché il resto è rigidamente assegnato da leggi di spesa che riguardano spese di investimento. Questo avviene perché il Consiglio negli anni ha sovrapposto leggi su leggi di spesa, quindi oggi la Giunta regionale quando predispone il bilancio, il Consiglio quando lo approva hanno il 95% di bilancio prefissato. Come ho detto una volta, quel 95% lo otteniamo schiacciando il tasto di un computer; sul 5% si fanno gli investimenti veri, quelli discrezionali, che poi sono la base dell'azione amministrativa: la discrezionalità. Perché tutto ciò è importante? Perché ha delle evidenti conseguenze sul piano politico, perché la Giunta, l'amministrazione, il Consiglio hanno ormai le "mani legate". Si tratta di una tendenza che è via via cresciuta, tanto che io credo che negli ultimi anni, anche nella scorsa legislatura, tale tema non solo fu intuito, ma si cercò di affrontarlo. Anche in questa ottica nacque l'"operazione ENEL". Qual è il tentativo coerente con quello che ha fatto l'Amministrazione regionale in tutti questi anni? Non volendo incidere sulle spese, ha sempre cercato di aumentare le entrate. Più entrate, più spese. Perché questo era funzionale a tutto un sistema clientelare di distribuzione ampia delle risorse regionali. Difatti negli anni '80 si sono ottenuti dei finanziamenti statali sempre più ampi, poi la quota sostitutiva dell'IVA da importazione, poi questo e poi quello e poi l'imposta di fabbricazione della birra. Quando ormai si era raschiato il "barile" dei trasferimenti statali, ecco l'"operazione ENEL", che è stata un'operazione di una certa importanza economico-finanziaria, ma anche strategica, che non va disconosciuta. Questo sistema però ha un limite, perché ad un certo punto le entrate - e siamo vicini a questo limite - è vero che crescono, ma crescono in misura proporzionalmente inferiore a quanto capitava nei decenni scorsi, quindi il sistema va in crisi! Va in crisi perché, di fronte a delle entrate ingentissime, vi siete talmente "legati le mani", che non potete più fare scelte politico-strategiche! Fra spese correnti e leggi clientelari avete speso tutto o quasi, quando iniziate a discutere del bilancio, discutete del 5%, il resto è tutto bloccato! Con questo 5% cosa fate? Mi sembra che un dato che viene fuori è quello di dire: abbiamo prestato attenzione allo stato sociale... fondi alla sanità e all'assistenza, con tutti i limiti che sono stati segnalati in maniera piuttosto efficace dal collega Salzone, quando ha accennato ai problemi della casa e della povertà. Questo è un dato di cui tener conto. Se si investe nel settore dello stato sociale, si fa dell'assistenzialismo, che non è una brutta parola, ma bisogna stare attenti perché, quando con un bilancio si riesce a fare solo l'assistenzialismo, vuol dire che si gioca in difesa, vuol dire che abbiamo messo in panchina Trapattoni: primo, non prenderle! Perché non è più possibile fare una politica di attacco, offrire occasioni di crescita vera dell'economia! Stiamo cercando di sanare le situazioni più difficili!

Questo mi sembra il problema politico centrale: bilancio "ingessato", impossibilità e/o incapacità di fare delle politiche che non siano quelle ormai di "salvare il salvabile" e di spendere le risorse che abbiamo in maniera assistenzialistica, ripeto, utilizzando questo non in un'accezione necessariamente negativa, ma in un'accezione neutra. Quando dico invece "clientelismo" dico una cosa negativa, da non confondere con l'assistenzialismo. Se questo è vero, come a nostro giudizio è vero... sono ormai anni che leggiamo dei bilanci che sono la fotocopia uno dell'altro, in cui non si vede più un progetto strategico, ma non c'è neanche più un'opera pubblica di un certo rilievo! Due o tre anni fa avevo fatto dell'ironia, dicendo che l'opera pubblica di rilievo era la funivia del Monte Bianco, una cosa piccola del genere... quando negli anni precedenti avevamo dovuto affrontare l'alluvione, prima ancora le conseguenze della chiusura del traforo del Monte Bianco e poi l'"operazione ENEL" che era costata 800 miliardi di lire! Ma adesso non si fa più neanche questo! Veramente facciamo le rotonde, come mi sta dicendo qualcuno, paghiamo i dipendenti dell'USL, diamo i soldi ai Comuni, poi facciamo un po' di strade pubbliche, perché quello è un settore che gode di una certa popolarità in questa Regione, senza però affrontare questo tema di fondo e la cosa è particolarmente preoccupante, perché non siamo al primo bilancio di legislatura, siamo al terzo bilancio di legislatura! Dal punto di vista delle scelte economico-finanziarie, siamo già proiettati oltre metà legislatura, eppure leggiamo sempre gli stessi bilanci che non danno più respiro, che rafforzano quella famosa frase del Prof. De Rita di un benessere senza sviluppo, solo che, come già accennavo lo scorso anno, a forza di puntare al benessere senza sviluppo il benessere comincia a calare. Ora, sullo sviluppo potremmo discutere, perché di questa parola possono esserci tante interpretazioni ma, se la ricchezza non è basata sul lavoro e su un'economia sana, ma su risorse finanziarie che arrivano dall'esterno perlopiù immeritate, è chiaro che una Regione non può produrre ricchezza vera. Dicevo, forse al primo bilancio ce lo saremmo aspettato, metà anno... invece siamo al terzo bilancio... Ma c'è un dato ancora più allarmante e qui do un giudizio politico di quello che è successo nello scorso mese di luglio. Abbiamo negli scorsi anni duramente criticato il bilancio, facendo più o meno le stesse critiche che oggi facciamo al bilancio della "Giunta Caveri". Lo facevamo quando era Presidente il Consigliere Perrin. Cosa si imputava al Presidente Perrin, qual è stata la motivazione ufficiale data sul Presidente Perrin quando è stato deposto? L'incapacità di dare la svolta, l'incapacità di decidere, l'incapacità di avere idee innovative, l'incapacità di dare un'accelerazione a questa Regione. Oggi leggiamo che, dopo 5 mesi di "Governo Caveri", tutte queste incapacità vengono confermate. Il bilancio 2006 non è né più, né meno quello del 2004 e del 2005. Se il bilancio e la finanziaria sono strumenti economico-finanziari che costituiscono la "cartina di tornasole" della capacità innovativa del Governo, qui non ci siamo. O, meglio, non vediamo nessuna discontinuità, c'è coerenza assoluta. Cos'è cambiato rispetto all'anno scorso anche nella conduzione del Governo regionale? Sicuramente tanti comunicati stampa in più, sono forse quadruplicate le interviste al "TG3", però atti concreti emergenti da questo bilancio non ne vediamo. È cambiato a luglio il timoniere del Governo regionale, ma chi ha letto il bilancio non se n'è accorto.

Depuis 17 heures 29 c'est le Président M. Perron qui remplit les fonctions de Président de la séance.

Président - La parole au Conseiller Perrin.

Perrin (UV) - La discussion du budget de prévision représente le moment clou du débat politique au Conseil de la Vallée. Je partirai par quelques considérations face au rapport fait par l'Assesseur. Dans ce rapport, comme quelqu'un l'a déjà dit, je n'ai pas perçu de véritables raisons politiques qui aillent encadrer le budget de prévision, qui est quand même un document comptable, mais aussi un document politique important, il lui manque la collocation dans le système de l'autonomie, ce concept de autonomie, c'est-à-dire d'autogouvernement et d'assomption de responsabilité que cette Assemblée a et que le Gouvernement représente, pour gérer l'institution Région autonome de la Vallée d'Aoste, avec toutes les valeurs qui sont à l'origine aussi de ses ressources financières.

Quelques considérations d'ordre général quant au budget 2006, mais avec un oeil particulièrement attentif au budget 2006?2007?2008, qui pratiquement prévoit la programmation budgétaire jusqu'à la fin de cette législature; donc nous avons là déjà une perspective des choix politiques qui se feront pendant cette législature. Je voudrais partir par l'analyse des recettes - des entrées prévues - qui nous tranquillise; je suis d'accord sur le bien-fondé de nos recettes, qui nous garantissent une stabilité des ressources disponibles et, par conséquent, une certaine tranquillité pour permettre les investissements prévus pour le développement de notre société et de notre économie. Ce sont des recettes considérables, cela a été dit, et il est aussi à souligner, dans cette période de difficulté, une reconnaissance implicite de la part de l'Etat du droit et du bien fondé de nos attributions financières; tout en relevant qu'il y a encore la nécessité de concorder avec le Gouvernement - je crois que l'Assesseur le sait bien - la régularisation de quelques recettes qui ne sont pas prévues dans l'actuelle répartition financière et il faudra nous préparer à la mise à jour du système, qui est quand même annoncée, du système de coparticipation avec la nouvelle situation impositive et financière. Nous concordons, par contre, sur le principe du Pacte de stabilité, surtout pour ce qui concerne le contrôle de la dépense publique, tout en revendiquant avec force la nécessité de concorder avec l'Etat les modalités et les pourcentages d'application, afin de garantir nos compétences en la matière pour mieux finaliser nos choix.

J'avais entendu - comme d'autres l'ont déjà dit - des alertes, qui ne me semblent pas justifiées, il faut être attentifs à ne pas toujours crier au "loup" et surtout à éviter des mots exagérés, c'est vrai qu'on a la tendance à copier bien souvent ce qu'on nous dit au niveau national, le fameux: "saranno lacrime e sangue, dovremo tutti tirare la cinghia"; ce sont des alertes pas justifiées qui ne nous conviennent pas! La disponibilité financière est garantie, il faut 1'utiliser de la façon la plus profitable pour notre Vallée.

J'ai écouté avec attention l'analyse du Conseiller Riccarand, qui est une analyse réaliste, mais quand même nous avons, nous, le devoir de défendre nos recettes, donc ce Conseil a le devoir de trouver toutes les motivations, afin que ces recettes puissent continuer à être utilisées par notre Région.

En parcourant la partie dépenses je me suis retrouvé face à un document qui me paraît être tout à fait connu et familier: les frais pour le fonctionnement de la machine régionale qui sont énormes et ils sont encore augmentés; les transferts, selon la loi des finances aux collectivités locales, eux aussi en augmentation, merci à une discrète tenue de notre économie, les nombreux chapitres de financements prévus par les innombrables lois des différents secteurs qui intéressent le "système Vallée d'Aoste", à tous les niveaux... c'est quand même cette Assemblée qui a été l'âme législative pendant ces années et qui a touché à 360° à tout le "système Vallée d'Aoste", donc à toutes les nécessités même les plus petites de notre communauté... J' ai recherché, moi aussi, avec beaucoup d'attention les nouveautés attendues et j'ai retrouvé des voix qui sont présentes dans le budget: l'aéroport, je ne sais pas quel est l'état d'avancement du plan de développement de l'aéroport, ou bien l'acquisition des terrains qui sont importants pour la réalisation de ce plan de développement; les chemins de fer, là aussi avec des prévisions de dépense très réduites, mais je pense qu'il y aura le programme des ouvrages d'intérêt général qui pourront prévoir des interventions plus importantes; les politiques du travail, la recherche, les remontées mécaniques, la funiculaire Aoste-Pila, l'Hôpital, les bâtiments pour 1'Université, les premiers timides fonds pour les ouvrages d'intérêt général. Il m'a paru du "déjà vu" ou plus gentiment: "rien de nouveau sous le soleil". Pour le budget 2006-2007-2008, même sensation avec peut-être quelques trous supplémentaires.

Une analyse un peu plus détaillée me porte à faire quelques considérations ponctuelles qui ont pour but surtout de suggérer quelque action possible, ou d'avoir quelques précisions de la part du Gouvernement. Je n'entrerai pas dans le détail. Il y a une augmentation de la dépense courante qui semble intéresser surtout le personnel pour la mise à jour des contrats, il y a quelques nouveautés annoncées quant au temps partiel, quant à la réduction du personnel pour les substitutions. Je relève quand même une augmentation des dirigeants, ce qui avait toujours été exclue, car dans nos considérations on a toujours dit que le nombre de dirigeants était énorme dans cette Région: il s'agit de la figure du Secrétaire général, c'est un choix quand même qui comporte une dépense considérable, les dirigeants fiduciaires encore pour la Présidence, qui, entre autres, dispose d'un secrétariat élargi et d'un bureau de presse de tout respect, mais dans le programme on dit qu'il faut garantir la visibilité de la Région, qui s'identifie surtout avec celle de son Président. Nous ne voyons pas, par contre, encore d'autres signaux quant à la réforme de la loi n° 45, pour laquelle - je le revendique, quelqu'un dans cette salle avait dit qu'on n'avait rien fait à ce sujet - on a préparé un travail préliminaire important, c'est-à-dire une analyse capillaire faite quant aux charges de travail, condition essentielle pour connaître la machine, toutes ses lacunes, ses nécessités et donc en activer la réforme ...

(interruption d'un Conseiller, hors micro)

... il y a des dossiers qui sont consistants, c'est impossible de ne pas les trouver, les dossiers sont là. Pour ce qui est de la finance locale, je partage l'adresse d'engager les attributions supplémentaires pour les investissements, aucun signal par contre n'est donné quant aux nouveaux transferts des compétences dans le triennal et donc quant au transfert conséquent de personnels et l'allocution de ressources financières adéquates; c'était un engagement début législature pour les collectivités locales et donc toute une action de concertation, de confrontation finalement pour activer le transfert de compétences prévues par la loi.

Quant au patrimoine régional, je n'ai vu aucune intervention finalisée à rationaliser les espaces mis a disposition des structures de la Région, selon les solutions envisagées d'après une analyse attentive faite pendant ces années; peut-être que là il y aura des réponses.

Une constatation pour ce qui concerne les dépenses prévues pour la réalisation d'ouvrages publics ou d'ouvrages de mise en sûreté du territoire, il y a une disponibilité inférieure pour 2006 - l'Assesseur Cerise dit toujours qu'il est pénalisé -, mais il faut se rappeler du plan supplémentaire approuvé en 2005 et aussi du nouveau programme d'ouvrages d'intérêt général, qui, en application de la loi n° 21 de 2004, nous vient d'être présenté en Commission. Là je crois qu'un débat sérieux devra être entamé quant à la nature des ouvrages prévus, des montants nécessaires pour leur réalisation et des priorités que d'ailleurs en partie le Gouvernement a déjà indiquées.

Une sollicitation doit être faite quant aux interventions de valorisation des parcs et des sites d'intérêt naturel, tels que Mont Avic, Mont Mars, "Marais", Fondation "Grand Paradis" et je cite en tout dernier Cheneil, qui n' a pas encore démarré après plus de 2 ans qu'on a approuvé une loi pour la valorisation de ce domaine.

Lors de l'intégration au programme de majorité, l'on déclame - je cite -: "le secteur de l'économie constituera une priorité absolue". Je n'ai pas perçu cette tension forte pour relancer l'économie comme amplement annoncé, sauf l'avoir reconfirmé un fond important pour les politiques du travail et pour 1a recherche. J' ai pu noter une légère baisse des financements pour le Plan de développement rural et les investissements pour le secteur agricole, où une action de programmation générale pour les années 2000?2006 a reconduit un secteur difficile à une relative stabilité, il faut faire attention à maintenir les ressources pour ce secteur qui est à la fois un secteur faible, mais vital. Je perçois, par contre, avec une certaine préoccupation dans le budget triennal un vide qui devra être comblé par la nouvelle programmation, je pense que vous êtes en train de travailler dans ce sens, mais il est important qu'on se prépare. Je crois qu'il faudra aussi imaginer de nouvelles mesures dérivant de l'application des lois concernant l'élevage, la valorisation des produits, la promotion - j'ai vu qu'elle est très réduite dans le secteur de l'agriculture -, qui ont toujours la tendance à se standardiser, car il est nécessaire d'actualiser et de proposer des évolutions pour stimuler le secteur, qui, par sa nature, à la tendance à s'asseoir et à codifier les aides.

Quant au tourisme, secteur qui le plus nécessite d'imagination, de mesures promotionnelles pétillantes, nous voyons une quantité de contributions disparates selon les différentes lois qui intéressent le secteur, avec les AIAT encore bloquées sur une activité routinière de fonctionnement et des financements immobiles pour les 3 années; des interventions importantes pour la modernisation des remontées mécaniques, on voudrait toutefois comprendre la politique relative aux grandes stations - je parle de Breuil, Courmayeur et ensuite La Thuile - qui ne pourraient être favorisées par les financements, qui peuvent arriver jusqu'à 80% de la dépense admissible, prévus par la loi régionale et aussi comprendre le taux de participation régionale dans le capital social des différentes sociétés.

Pour les transports, en lisant le budget on n' a pas une grande perception de la politique des transports en Vallée d'Aoste, sauf à mettre en évidence l'énorme effort pour soutenir l'organisation du transport public, mais les voies principales sont inscrites (Aosta?Pila chemin de fer, aéroport, Aoste-Martigny, on a parlé du Mont Blanc, du tunnel du Grand Saint Bernard). Je crois que les dernières déclarations que nous avons entendues pendant ces jours n'ont pas porté de la clarté dans le secteur, donc il faudra qu'à ce sujet il y ait une réflexion importante de la part du Gouvernement et de cette Assemblée. Ce sont des choix importants pour le futur de notre Région.

Un aspect encore à définir concerne la dotation financière et la nature des mesures cofinancées par l'Union européenne et l'Etat avec la conclusion en 2006 de la programmation 2000?2006; d'ailleurs, justement à titre de précaution 2007-2008 il n'y a pas de prévisions. L'on a beaucoup parlé du rôle de la Région dans les institutions européennes - M. Lattanzi -, on a amplement débattu à tous les niveaux de la notion de montagne et des conséquences de l'application tout court de certaines directives européennes sur l'économie des Régions de montagne. Notre Président, tout en ayant abandonné le Parlement européen, a été délégué dès le début législature pour ses connaissances et ses liens à représenter le Gouvernement valdôtain dans toutes les instances européennes et dans tous les organismes où l'on discute de politique de la montagne. Il serait intéressant de comprendre quelles seront les mesures financées par la nouvelle programmation quant à la formation professionnelle, aux indemnités prévues pour l'agriculture et les agriculteurs - il y a un débat de ces jours, où l'on annonce qu'il y aura une grande diminution des disponibilités pour le secteur agricole en Europe, c'est un thème très délicat -, de comprendre ce qui sera de nos nombreux projets "Interreg" et "Leader" et des différentes compensations prévues pour équilibrer l'économie. Ce "blanc" budgétaire prévu pour les années 2007?2008 nous laisse perplexes.

Un jugement positif est à exprimer quant aux disponibilités financières pour les secteurs de la santé et de la sécurité sociale; une Région riche et moderne doit se distinguer surtout pour la qualité des services à sa population, mais là aussi pas toujours la quantité d'argent disponible correspond au bon fonctionnement, on a soulevé beaucoup de précisions quant à ce secteur, qu'en partie je partage, parce qu'il faut faire attention car toutes les machines routinières sont souvent ennemies de la modernisation, des évolutions et des améliorations. Le problème de faire démarrer le plus tôt possible la 3e phase de réalisation de l'Hôpital régional est à la une, il est prévu dans les œuvres d'intérêt général; le programme des œuvres d'intérêt général le prévoit, il me semble qu'il y a encore des perplexités de nature politique et d'opportunité pour une solution définitive, là il y a le risque de ne plus sortir du marécage dans lequel la "question Hôpital" parfois semble s'être perdue.

Dans le document "PREFIN" - qui a été défini de façon différente dans cette salle - la culture représente le noyau, le pivot autour duquel tournent toutes les autres activités régionales, c'est une image forte et engageante que je partage totalement. Comme quelqu'un dirait: "il y a des pains sur la planche": les défis du Fort de Bard, de l'aire mégalithique de Saint-Martin, la valorisation de Aoste Est, prévue dans les ouvrages d'intérêt général, mais aussi le développement de l'Université et le défi de la Caserne "Testafochi" et encore la tant souhaitée réforme de l'école, liée aussi à toute la formation professionnelle.

A noter la disponibilité énormément réduite pour les fonds globaux, ce qui démontre encore que les ressources libres qui pourraient financer des nouveaux projets, des nouvelles lois, malheureusement sont très réduites, ce qui devrait nous amener à revoir radicalement la formation de notre budget. C'est une discussion qu'on avait déjà entamée. Dans les fonds globaux nous percevons une grande nouveauté institutionnelle: la Fête de la Région, avec tout son entourage de décorations, et cetera; moi je dis encore des célébrations!

Or, un Gouvernement qui est né avec une motivation politique générique: qu'il aurait la nécessité de stimuler un nouvel élan pour la Vallée d'Aoste, aurait dû se présenter avec un budget renouvelé, avec des choix stratégiques où l'on indique comme priorité absolue le secteur économique, comme cela a été annoncé. Il me semble que rien de nouveau n'a été présenté, ni pour 2006, ni pour 2007?2008 et l'on va compléter les prévisions à réaliser pendant cette législature. On pourrait alors se demander quelle a été la véritable raison du changement. En effet, une autre motivation a été donnée quant à la nécessité de garantir une meilleure cohésion soit du groupe de l'"Union Valdôtaine", soit de la majorité. Pour ce qui est du Gouvernement, on a parlé dans le programme d'un "authentique travail d'équipe", je laisse à chacun de vous la liberté de faire vos considérations sur la collégialité du Gouvernement, où la devise semble être "chacun pour soi, à condition de ne pas troubler la lumière présidentielle". Pour ce qui est de la cohésion du groupe de 1'"Union Valdôtaine" et de la majorité, je vous laisse juger par les événements qui ont intéressé la vie politique de la Région dans cette période et pour l'attitude de confiance envers le Gouvernement, même le jour de son élection, pour certains Assesseurs seulement; pour continuer avec les différents épisodes de "dissenso" exprimés clairement ou exprimés à travers un phénomène copié aux habitudes acquises probablement à Rome au Parlement, mais finalement organisé aussi à Aoste: celui des "franchi tiratori" et je le dis fort et face à cette Assemblée, que ce n'est pas de ma coutume de m'exprimer de cette façon, je l'ai toujours fait de façon franche, à visage ouvert. Ces méthodes, ces comportements de manque de loyauté et d'expression d'arrogance font désormais partie de la façon de gérer la politique par les actuels responsables, il suffit de nous pencher sur le débat politique au sein du Conseil de la Vallée pour discuter des adresses générales, des buts et des objectifs à atteindre pour garantir un développement équilibré de notre Région. Je parle du "PREFIN", je ne voudrais pas me répéter, car on a amplement débattu sur ce thème, mais je partage les perplexités qui ont été exprimées. Le Président a récité la part du néophyte, je rappelle à M. le Président qu'il faisait partie du Gouvernement les années précédentes, il n'est pas "tombé du ciel"! Ces adresses générales discutées et peut-être partagées peuvent garantir la rédaction d'un budget qui tient compte des suggestions avancées par cette Assemblée. Il y a eu dans cette occasion, comme dans beaucoup d'autres, un manque de respect des institutions, des rôles, de la démocratie; un manque de respect vers la majorité et pour ce qui nous concerne vers le groupe de 1'"Union Valdôtaine", où il y a un manque total de débat et cela ne représente pas un épisode, mais une attitude dangereuse, qui se répercute sur la politique valdôtaine toute entière. Ce n'est pas seulement question d'"Union Valdôtaine". Ce sont les méthodes utilisées lors des différents passages qui ont porté à la formation de ce nouveau Gouvernement et qui ont accompagné les principales décisions que ce Gouvernement a prises suite à son élection.

Il s' agit d'une façon de gérer la politique qui ne mortifie pas seulement l'"Union Valdôtaine" et la majorité, mais il existe un problème de fond de nature politique?institutionnelle qui intéresse toutes les forces politiques présentes dans ce Conseil, qui intéresse les rapports politiques plus en général, contrôlés par quelques personnages, où les institutions mêmes sont mortifiées! Cette Assemblée, élue par le peuple par un système bien représentatif, comme celui proportionnel, doit réagir et commencer à travailler pour garantir son autonomie aussi à travers son travail dans les commissions conciliaires. Nous assistions souvent à des tentatives de mortifier le travail des commissions par l'imposition de temps et de méthodes qui ne sont pas partageables; il est temps de nous confronter sur les contrepoids que chaque système qui se veut démocratique exige pour respecter les rôles et les fonctions pour garantir à cet organe souverain toutes ses potentialités, afin que 1e Gouvernement soit un véritable organe exécutif, mais pas impositif. Une révision de quelques aspects de la loi électorale pourrait être un premier pas, mais aussi une définition plus moderne des méthodes d'élection du Gouvernement régional; d'ailleurs, le Chef de groupe de l'"Union" hier à ce sujet a déjà fait des déclarations d'ouverture à une confrontation générale.

Je voterai ce document comptable, car il est nécessaire et indispensable pour la vie, je dirais routinière, des Valdôtains. Autre est le jugement politique, face au manque total de nouveautés et au manque de confrontation. Sur ces aspects, s'il y aura la nécessité, j'interviendrai dans une deuxième intervention ou en phase de déclaration de vote.

Président - La parole au Vice-président Lanièce.

Lanièce (SA) - Il bilancio di previsione e la legge finanziaria, che oggi stiamo analizzando, hanno come elemento qualificante quello del contenimento delle spese. Questo ci è stato detto a più riprese nelle varie sedi in cui sono stati presentati tali provvedimenti. Se da una parte possiamo condividere tale impostazione, resa più che mai necessaria, visto il rapporto sempre più alto fra spese correnti - quasi il 70% - e le spese di investimento, abbiamo invece alcune riserve sui metodi adottati; ad esempio, la scelta di ridurre la quota complessiva per l'accesso al "part-time", che, oltre a ledere i diritti contrattuali di tutti i dipendenti del comparto unico del pubblico impiego, come hanno sollevato i sindacati tramite un comunicato stampa, non ci sembra possa portare quei benefici di riduzione di spesa prospettati. Siamo d'accordo che bisogna operare dei tagli, ma solo se non si riesce a meglio controllare e indirizzare la spesa pubblica. Spesso leggiamo pesanti accuse rivolte alla struttura amministrativa e burocratica della Regione, accusata di rallentare i processi di intervento. Abbiamo la sempre più chiara percezione di una sorta di incapacità di una parte della dirigenza regionale ad operare davvero con quelle caratteristiche manageriali che pure costituiscono la ragion d'essere della loro retribuzione. Un vero e proprio esercito di consulenti e un ricorso troppo frequente a consulenze sembrano evidenziare questo limite operativo e il carico economico di tale situazione è al limite della sopportazione ed è qui che occorre operare i tagli tanto pubblicizzati. Infatti è poco credibile che il lavoro della dirigenza sia svolto da consulenti esterni che, qualora si volesse affermare che sono assolutamente indispensabili, meglio sarebbe assumerli "in pianta stabile". Esistono strutture e dipartimenti regionali dove i consulenti "sono assai numerosi da occupare addirittura le scrivanie dei dipendenti" e questa situazione grottesca evidenzia ancora di più la non utilizzazione dei dipendenti in ruolo. Abbiamo in Regione circa 2.000 unità di personale, ma sono sottoutilizzati con tutte le conseguenze negative che ciò comporta. Impariamo invece ad utilizzare appieno, mettendoli in condizione di formarsi e di svolgere l'incarico per cui sono stati assunti, permettendo loro di migliorare la propria posizione; così facendo, valorizzeremmo una risorsa umana e professionale, riducendo al massimo l'utilizzo di consulenti che, purtroppo, a volte non hanno l'intento reale di risolvere celermente i problemi, ma solo quello di perpetuare il loro redditizio rapporto di consulenza. Questo dovrebbe essere il primo metodo di contenimento della spesa. È del tutto evidente che il pubblico impiego è un "settore rifugio", il numero esorbitante di dipendenti pubblici corrisponde alla nostra esigenza di limitare la disoccupazione, ma questo non dovrebbe costituire un ostacolo nel rendere possibile che il pubblico dipendente offra un servizio qualificato o che la ricerca di qualità debba essere perseguita solo facendo ricorso a consulenze. Questo è un problema molto delicato e diventa necessario metterci mano, anche perché l'incidenza delle spese fisse rispetto a quelle di investimento è un limite oggettivo ed evidente di tale bilancio.

Per quanto riguarda l'industria, occorre evidenziare che nel bilancio vi è un ridimensionamento delle risorse destinate direttamente a questo settore; in un momento in cui bisognerebbe porre in essere azioni finalizzate a contrastare gli effetti della crisi vengono meno le risorse per raggiungere tali obiettivi; tra l'altro, la "Stella Alpina" aveva proposto di creare in bilancio un apposito fondo per lo sviluppo da cui trarre le risorse per intervenire a favore delle imprese in crisi. A fronte di minori risorse per l'industria, dobbiamo constatare una poco accurata valutazione dei costi di certe opere pubbliche. Spesso ci troviamo di fronte a progetti pluriennali di realizzazione di strutture ed opere senza che tali iniziative siano accompagnate da "business plan" con valutazione dei costi di gestione e della loro copertura con i ricavi previsti. Queste opere quindi rischiano di essere ultimate in ritardo, ma soprattutto di ingenerare eccessivi costi di gestione, che, di fatto, mettono in forte difficoltà l'amministrazione pubblica, erodendo risorse che potrebbero essere utilizzate in modo migliore. L'attuale crisi industriale ed economica si può superare puntando ad un miglioramento della competitività del sistema e dell'attrattività del territorio valdostano; purtroppo questo bilancio non affronta sufficientemente con opportuni piani di investimenti la crisi economico-sociale e produttiva oggi in atto nella nostra Regione. Notiamo incertezza anche nella trasformazione e nell'utilizzazione delle aree dismesse, ad esempio l'area "ex Cogne". L'elenco delle imprese in crisi o decotte e chiuse non può non spaventarci e non solo per la perdita di numerosi posti di lavoro, in modo particolare nella bassa Valle, ma anche perché ci stiamo avviando verso un sempre più accentuato allargamento dello squilibrio fra i settori economici portanti: agricoltura, industria, terziario dovrebbero essere una compresenza armonica integrata per rendere possibile l'esistenza di un sistema economico forte; invece in Valle, mentre l'agricoltura non può svilupparsi per ovvie ragioni, il terziario turistico manca di idee e quello burocratico-amministrativo è gonfiato a dismisura. L'equilibrio economico è al limite del collasso e nel bilancio non si leggono né investimenti, né soprattutto nuove idee che lo possono evitare o ne possono limitare le conseguenze. Noi dobbiamo renderci conto che la globalizzazione comporta dei problemi a fronte dei quali o siamo in grado di offrire un modello nostro di sviluppo, oppure non potremo far altro per chissà quanto tempo che correre dietro ad effetti, conseguenze e decisioni assunte altrove. Questo è un vero e proprio snodo autonomistico: vogliamo essere autonomi per gestire crisi e fallimenti indotti da decisioni altrui, o vogliamo essere protagonisti del nostro avvenire, usando intelligenze e competenze per affermare un modello in grado di prevenire, per quanto possibile, gli effetti di situazioni macroeconomiche che ci sfuggono, di intervenire creando un sistema che funzioni sia dal punto di vista culturale che da quello economico, valorizzando al massimo le nostre potenzialità e le nostre ricchezze? Occorre rivalutare il ruolo dell'imprenditoria valdostana e delle libere professioni locali, nell'obiettivo di promuovere la cultura di impresa e di attività autonome. In questo contesto la "Finaosta" deve tornare a svolgere il ruolo per il quale era nata: ricercare, favorire, accompagnare, sostenere valide iniziative, compatibili con il nostro territorio e la nostra gente, per la creazione di nuove imprese e di nuove occasioni di lavoro. La nostra dimensione alpina va tutelata in un mondo, in un'Europa, che non sembrano capaci di pensare ad altro che ad un'Europa piatta, dove le produzioni, le comunicazioni, i commerci, le cultura circolano come se fossimo un'enorme pianura. Le ragioni, i diritti e le peculiarità della montagna vanno affermate come ricchezza dell'Europa e come componenti irrinunciabili della nostra identità.

Prima parlavo del fatto che spesso ci sono delle opere che ingenerano eccessivi costi di gestione, che bloccano e mettono in difficoltà l'amministrazione pubblica. Per fare un esempio concreto, parliamo del Forte di Bard. Durante la discussione e in sede di Commissione competente ci è stato detto che il "business plan" predisposto da "Finbard" prevede, a regime, una perdita di esercizio di 1 milione di euro, a fronte della quale comunque si prospetta la presenza di circa 250 mila persone all'anno. Non so se i colleghi hanno visto l'accesso al Forte di Bard: ci sono 4 ascensori, ogni ascensore ha una portata di 11 persone, per giungere dalla base al Forte ci vogliono 5-6 minuti. Ripartendo queste ipotetiche 250 mila persone durante l'anno dovremmo pensare che ci potrebbero essere dei fine settimana in cui ci siano 1.000 persone che dovrebbero salire al Forte di Bard. Poiché 11 persone impiegano 5 minuti per raggiungere il Forte di Bard, si capisce come forse certe scelte dovrebbero essere viste complessivamente; probabilmente il Forte di Bard se non verrà ampliata la modalità di accesso avrà difficoltà ad accogliere un numero così consistente di persone visto che l'accesso ad oggi è limitato a questa portata. Questo è un esempio di come molte volte idee positive nella pratica rischiano di diventare irrealizzabili. Forse sarebbe stato meglio accogliere la proposta che feci tanto tempo fa quando immaginai che il Forte potesse ospitare la sede dell'Università della Valle d'Aosta, diventando una sede prestigiosa e un riferimento culturale di sicura portata europea, generando un effetto positivo indotto. Questa mia proposta non è stata presa in considerazione, d'altronde si era parlato di sede universitaria anche per il castello di Aymavilles, ma la cosa che più mi rammarica è il fatto che abbiamo dato corpo a una struttura la cui enormità dei costi di gestione ci schiaccerà e non ci darà purtroppo i risultati auspicati. Se facciamo riferimento invece all'area megalitica di Saint-Martin de Corléans, da anni si parla di questo problema, ma sembra che non ci sia la volontà di affrettare la conclusione di tale opera, dimenticandoci dell'alta valenza turistica che questa opera, una volta ultimata, potrebbe portare.

Parlando di turismo, abbiamo letto in un'intervista al neo Assessore Pastoret quali sono le ragioni del suo ottimismo. Prima considerazione: ci sono dei "rigurgiti" olimpionici, speriamo che le Olimpiadi ci portino qualcosa; peccato che, se allora ci fossimo comportati diversamente, avremmo gestito noi le Olimpiadi, avremmo avuto da guadagnarci...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

... le battaglie politiche fatte dall'"Union Valdôtaine" bisogna anche ricordarsele e occorre anche fare autocritica ogni tanto in Consiglio, perché l'autocritica è il fondamento della democrazia, non esiste la ragione solo da una parte! In questo caso penso che nessuno possa dare ragione alla scelta che fece allora l'"Union Valdôtaine ". Un altro elemento, che è stato evidenziato dal collega Lavoyer, è il fatto che si fanno delle promozioni, ma le risorse per farle sono limitate. Ci si chiede se stiamo indirizzando bene la nostra offerta turistica, se stiamo cercando bene i Paesi a cui offrire la proposta turistica valdostana e se, in assenza di neve, stiamo cercando mercati per i quali visitare il Forte di Bard con i suoi prestigiosi spazi museali, novità assoluta per la nostra Regione, possa essere un'attrattiva tanto esaltante da giustificare la scelta privilegiata di quel mercato.

Per quanto riguarda l'agricoltura, anche qui lo stesso collega Perrin ha evidenziato che c'è una diminuzione di risorse, ma occorre fare molta attenzione e penso che lo stesso Assessore Isabellon - che da anni segue questa attività - ne sia consapevole, anche perché il settore dell'agricoltura non è importante solo perché è quello che meglio rappresenta la tradizione e la cultura valdostana, ma anche perché ancora oggi in una valida politica di valorizzazione della vita e della produzione agricola potrebbe costituire una valida sinergia con il turismo, da un lato, e con il commercio, dall'altro. Infatti l'agricoltura e il turismo sono attività che in un ambiente montano come il nostro presentano elementi interconnessi e complementari allo sviluppo regionale; per tali motivi i parametri per la gestione del territorio devono essere costruiti sulla base di compatibilità reciproche. L'obiettivo è quello di giungere a un progetto globale, che, nel rispetto delle vocazioni naturali dei siti, delle imprese agricole e turistiche e delle genti valdostane, costituisca il modello di sviluppo sul quale lavorare per implementare ulteriormente la crescita di questi due settori fondamentali per la nostra Valle. È importante lavorare su questo progetto globale, che però non si intravede; bisogna portarlo avanti, bisogna cercare di capire che non si può lavorare sempre a "compartimenti stagni", siamo una Regione piccola dove bisogna coordinare tutto se vogliamo veramente dare prospettive, soprattutto rilanciare un settore come quello agricolo, che sappiamo, per le difficoltà morfologiche, è un settore difficile, da sostenere per la sua tradizione e per quello che dà anche come immagine alla nostra Regione. Se da un lato gli agricoltori, giardinieri del territorio valdostano, con il loro faticoso lavoro contribuiscono a migliorare l'offerta turistica; dall'altro, i prodotti nel nostro territorio faticano ad essere promossi dagli operatori turistici. Spesso andiamo in ristoranti dove manca il prodotto valdostano e ogni prodotto valdostano è una specie di pubblicità della nostra Regione, che automaticamente permette il mantenimento di certi settori. Occorre lavorare per giungere al più presto ai marchi "DOP"; ieri parlavamo del problema delle mele, importante, perché siamo una Regione piccola che può avere solo una produzione di nicchia di qualità, e quindi l'ottenimento di un marchio "DOP" è importante per garantire tale nicchia. È ovvio che, una volta raggiunto questo livello, bisogna mantenerlo, altrimenti non serve a nulla arrivarci se poi succede quello che è successo per la fontina: ad un certo punto c'è stato un abbassamento della qualità e questo non è statopositivo! Adesso c'è la volontà di tornare in auge, ma bisogna fare attenzione: quando si è a un certo livello, bisogna mantenerlo! Lo stesso succede nel settore vinicolo: siamo ad un buon livello, bisogna mantenerlo!

Un'altra riflessione che voglio fare riguarda il mondo dei giovani, per i quali ben poco si trova in questo documento finanziario. I giovani rappresentano il futuro ma, leggendo tale documento finanziario, le voci che possono far riferimento ai giovani sono poche. L'appesantimento dell'apparato burocratico è la naturale conseguenza di una situazione occupazionale difficile, ma non bisogna alimentare false illusioni, lasciando immaginare che alla Regione, all'USL e al Casinò ci sia un posto di lavoro per tutti. Sono necessari nuovi sbocchi per garantire ai giovani valdostani altre dignitose e interessanti opportunità di impiego, che potrebbero anche derivare dallo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche e informatiche. Parimenti mi sembra assolutamente indispensabile individuare un quadro normativo e linee guida per lo sviluppo delle politiche giovanili regionali; recentemente ho visto che è stata presentata in merito una deliberazione dalla Giunta, ma è da anni che mancano iniziative politiche indirizzate ai giovani e penso che questo sia grave. I giovani valdostani devono essere protagonisti e coattori delle politiche, delle iniziative, delle scelte che li riguardano e non dei semplici fruitori. Inoltre la scuola e il mondo del lavoro devono essere maggiormente collegati, in questo campo ci aspettiamo molto dall'università, almeno in termini di capacità di analisi, di proposizione e di formazione dei quadri e di intelligenze capaci di rinnovare la società, ma l'Università valdostana per ora è "al palo" e non è ancora stata capace di crescere, di diventare un mezzo trainante per lo sviluppo.

La crisi dell'intero sistema economico sta mettendo a dura prova anche le famiglie, e spesso si parla del problema della povertà, della difficoltà delle famiglie a giungere alla fine del mese. Interventi di provvidenze e di decisioni già meritoriamente assunti a sostegno delle famiglie vanno riesaminati, riletti in quanto adottati a fronte di una diversa e meno grave situazione di quella che, di contro, si sta prospettando oggi, addirittura lasciando pensare che possa ulteriormente aggravarsi. Bisogna rileggere la legislazione che riguarda gli anziani, il cui numero e le cui problematiche sono e saranno sempre più in aumento. Occorre decentrare i servizi, attività mediche e specialistiche, e questo è uno degli aspetti importanti; credo che si debba prestare una grande attenzione al problema della mobilità passiva - fra l'altro, il nostro gruppo presenterà in merito un emendamento e poi abbiamo visto che anche l'Assessore lo ha presentato - ed operare affinché il numero delle prestazioni che gli utenti valdostani chiedono di ottenere in strutture fuori Valle diminuisca. Questo è stato oggetto di una mia iniziativa recente in Consiglio; è evidente che ci sono prestazioni che devono essere prestate in strutture esterne alla Regione, le uniche in possesso di strutture e strumenti e professionalità specifiche, ma è altrettanto evidente che altre e qualificate prestazioni possono e devono essere effettuate in Valle. Va quindi forse "ricucita" almeno in parte la fiducia dell'utenza locale nella reale capacità della nostra sanità di dare buone risposte alle esigenze degli utenti. Bisogna far sì che la nostra sanità sia più appetibile - se così si può dire - e mi sembra che questo sia il senso del nostro emendamento e anche di quello dell'Assessore.

Bisogna cercare di rivedere le procedure che oggi rendono possibile l'accesso ai mutui per la casa, le cui norme anche qui non sono più adeguate rispetto alle situazioni che sono mutate rispetto al momento in cui quel tipo e quelle modalità di intervento vennero adottate. La politica della casa deve essere indirizzata verso scelte che privilegino in modo particolare i recuperi rispetto alle nuove costruzioni. Sappiamo che è allo studio una nuova legge sul problema della casa; qui sarà interessante vedere quali sono i contenuti, ma è importante pensare a questo problema.

Il collega Comé poi ha già parlato del problema dovuto all'acquisizione delle centrali idroelettriche dell'"ENEL"; anche qui il problema che ci siamo posti più volte è qual è il ritorno economico di questa scelta soprattutto per le famiglie. Il nostro gruppo aveva presentato un apposito disegno di legge, che giace fermo da quasi un anno nelle Commissioni competenti.

Queste sono alcune considerazioni che ho voluto fare e che dimostrano che tanti sono i problemi sul tappeto, ai quali questo documento finanziario non dà molte risposte esaurienti. Questo è un bilancio di ordinaria amministrazione che non dà prospettive per il futuro, essendo sempre più rigido per il continuo aumento delle spese obbligatorie e incomprimibili, fatto che rende difficile attuare drastiche riduzioni e non permette soprattutto di operare un'inversione di rotta, più che mai necessaria per rilanciare il "sistema Valle d'Aosta", garantendo alle nuove generazioni vere prospettive di sviluppo, anche in un sistema completamente federalista.

Presidente - La parola al Consigliere Rini.

Rini (UV) - Stiamo assistendo al solito copione e, come già fatto rilevare in altre occasioni, alle solite litanie: come di consueto, da una parte, la minoranza che in generale evidenzia le criticità e tende a giustificare un voto, che sarà sicuramente o contrario o di astensione; dall'altra, la maggioranza che in generale evidenzia le positività a volte in modo un po' troppo marcato. Credo che noi tutti dovremmo cercare di analizzare questi importanti elaborati, qualcuno ha cercato di farlo, staccandoci un po' dalle logiche di maggioranza e di minoranza, in modo costruttivo, cercando di fare le giuste critiche, delle proposte e delle riflessioni che possano contribuire al miglioramento dei risultati fin qui ottenuti e a dare risposte adeguate ai problemi ancora irrisolti, per i quali i cittadini aspettano adeguate soluzioni.

Dall'analisi di tali elaborati che gli uffici sono riusciti a rendere ancora maggiormente comprensibili rispetto agli anni passati, malgrado la loro complessità - per questo credo che dobbiamo fare loro un plauso -, possiamo senz'altro evidenziare molti aspetti significativi, che vanno nel senso di una particolare attenzione verso i problemi che sono presenti sul nostro territorio. Siamo di fronte ad un documento contabile che, partendo dalla quantificazione realistica e prudente delle risorse disponibili, cerca di indirizzarle per quanto possibile verso i settori economici che possono creare ricchezza per la nostra Valle; quindi, risparmiare il massimo possibile nei settori dove ciò è possibile e spendere meglio con un'oculata e prudente programmazione. Non tagli automatici in percentuale fissa su tutti i capitoli quindi, ma dove è possibile e a volte necessario, come ad esempio il blocco del 50% delle assunzioni per posti della dotazione organica, vacanti alla data di entrata in vigore della presente legge, come il blocco delle sostituzioni di personale per assenze di durata minore ai 3 mesi, come la riduzione del "part-time"... e "part-time" solo se necessario per motivi validi. Credo che chi ha un'altra attività non possa mantenere un posto lavorando a volte un solo giorno alla settimana. Riduzione delle consulenze e tagli alle spese comprimibili. Possiamo evidenziare che, anche grazie ai risparmi prodotti dai tagli, possiamo permetterci di non aumentare il prelievo fiscale; non solo mantenere, ma addirittura aumentare il trasferimento agli enti locali. Impegnare ingenti somme a sostegno delle politiche del lavoro, nell'ambito sociale e sanitario. Sono state introdotte delle misure di maggiore equità, con l'intento di dare solo a chi ha veramente necessità e non indistintamente a tutti con un "sistema a pioggia".

Vorrei fare ancora una riflessione. Si rileva che in Valle d'Aosta stiamo meglio che altrove, che abbiamo meno disoccupazione rispetto alle altre Regioni, che siamo tutto sommato ancora un'"isola felice", ma dobbiamo stare molto attenti e renderci conto, per essere obiettivi, che in alcuni settori potremmo essere ai primi posti non tanto per i nostri meriti, ma anche per i demeriti altrui. "Cullarsi sugli allori" non serve e potrebbe nuocere. Problemi non completamente risolti ce ne sono tanti e dobbiamo impegnarci e trovare delle soluzioni compatibili con le risorse disponibili per la loro soluzione ottimale. Dobbiamo ad esempio creare delle prospettive di lavoro, ma lavoro vero, quello che, come ho già avuto modo di dire, faccia esercitare il cervello e i muscoli. In tempi di sacrifici il lavoro leggero non ha senso ed è un danno. Dobbiamo aiutare le iniziative valide e serie; un "no" secco ai faccendieri, ai parassiti e ai fannulloni. Dobbiamo avere il coraggio di rimuovere chi non è adeguato al posto che occupa, dobbiamo avere il coraggio di fare delle scelte anche impopolari quando sono volte all'interesse collettivo. Dobbiamo saper dire anche "no"! Abbiamo bisogno di una Regione più "leggera", che lasci forse più spazio anche al privato, meno burocrazia e più decisionismo politico. Dobbiamo purtroppo constatare che esiste in Valle ancora troppa povertà ed in diversi ambiti... a cominciare dalle difficoltà familiari. In molti settori mancano ancora le professionalità e, malgrado sia presente sul nostro territorio un gran numero di disoccupati, dobbiamo ancora ricorrere a manodopera da fuori Valle. I beni culturali, architettonici, storici ed artistici dovranno essere valorizzati di più. Tanto si è fatto, ma tanto rimane da fare nel settore socio-sanitario, in particolar modo per quanto riguarda le strutture ed i servizi sul territorio. Esistono ancora troppe problematiche, che investono i giovani e gli anziani. Molti cittadini non hanno un'abitazione adeguata, malgrado gli sforzi notevoli già fatti per trovare una soluzione. Maggiore sostegno dovremmo poter dare ai commercianti, agli artigiani e alle piccole imprese, soprattutto a quelle ancora presenti nelle valli laterali, anche per evitare lo spopolamento, come pure più attenzione dovremmo avere verso il settore agricolo che, come ben sappiamo - altri lo hanno già ricordato -, è trainante per il turismo e la salvaguardia del territorio. Dobbiamo cercare di stare più vicini ai cittadini in stato di gravi difficoltà, e ce ne sono tanti, che per dignità non osano chiedere aiuto o forse non hanno il coraggio o la forza di farlo. Dovremo forse coinvolgere ancora di più i cittadini e le categorie produttive nelle scelte strategiche e ciò per cercare di fare sempre meglio e sbagliare sempre meno. Un'ultima considerazione: coinvolgere maggiormente tutti i Consiglieri anche nella predisposizione del bilancio, come fra l'altro già emerso ieri con l'approvazione della risoluzione riguardante il "PREFIN".

Ho voluto evidenziare alcune criticità ancora presenti, criticità sulle quali la Giunta sta lavorando e per alcune delle quali già troviamo delle, seppure parziali, soluzioni con i documenti che stiamo analizzando. Certo, i soldi sono quelli che sono e anche se tanti, non sono mai sufficienti per risolvere tutti i problemi e qui mi dispiace e mi stupisce il dover rilevare anche oggi che alcuni Consiglieri, presenti in quest'aula, siano quasi dispiaciuti del fatto che le entrate siano in crescita. Probabilmente auspicherebbero un taglio delle entrate, taglio che potrebbe creare dei problemi e mettere in difficoltà non solo la Giunta e il Consiglio, ma soprattutto i nostri cittadini. Spero che gli stessi Consiglieri non abbiano incaricato i loro rappresentanti a Roma per lavorare affinché i tagli arrivino e, se dovessero arrivare, la popolazione saprà a chi dire grazie.

Tornando al bilancio e ai risparmi auspicabili, ci sono delle spese incomprimibili e delle spese obbligate, anche per scelte non troppo oculate fatte in passato - questo bisogna ammetterlo - e qui mi ci metto dentro anch'io, non voglio sottrarmi a delle responsabilità. Credo sia giusto fare anche un po' di autocritica. A proposito di spese correnti, credo che in alcuni casi debbano essere tuttavia considerate come investimenti e mi riferisco a quelle riguardanti l'Ospedale, le microcomunità, gli asili, le scuole (solo per citarne alcune).

Alcuni hanno fatto rilevare che questo bilancio non è strategico, che è poco innovativo e che non presenta "sterzate". Credo che in un momento come quello attuale non sia facile, né auspicabile effettuare delle brusche "sterzate", anche perché stiamo portando avanti nel segno della continuità delle scelte fatte e che l'elettorato ha condiviso anche dandoci la fiducia. Alcuni correttivi e alcuni aggiustamenti andavano fatti e in questo bilancio sono presenti. È probabile che altri verranno fatti appena possibile e anche sulla base di proposte che in quest'aula sapremo suggerire.

Reputo tale bilancio un buon bilancio, realistico, prudente ed equilibrato, non è un "libro dei sogni", ma un documento che tiene conto della realtà e che recepisce quanto programmato ed approvato da questo Consiglio. Un documento che cerca di dare delle risposte e dà la possibilità alla Valle d'Aosta di crescere ancora, sviluppandosi, e trarre i benefici che credo tutti qui auspichiamo. Concludo, scusandomi ancora per questo disordinato ed improvvisato discorso, che spero però possa - anche se in maniera piccola - servire come stimolo per fare sempre di più e meglio.

Président - La parole au Conseiller La Torre.

La Torre (FA) - La serata sicuramente è ancora lunga, quindi ritengo di dover fare un intervento un po' diverso da quello che mi ha preceduto. Dico subito che non vi farò grandi critiche, né vi tesserò delle lodi, nemmeno vi chiederò di cambiare il bilancio e le vostre idee; credo piuttosto che potrebbe essere utile a tutti fare qualche riflessione, perché quello che colgo alle 19,00 circa è che non vi è più entusiasmo, ma non è che non vi è più entusiasmo stasera, è un po' che non vi è più entusiasmo! Non vi è entusiasmo in quest'aula, nella Regione, nei Consigli comunali, nemmeno nei partiti! Vi è sempre meno partecipazione, le riunioni si fanno, viene sempre meno gente, vengono sempre gli stessi, gli amici di quelli che sono gli amici, siamo un po' ripiegati su noi stessi, ma tutti! Il guaio è che, oltre a questa mancanza di entusiasmo, non vi è neanche più la tensione ideale che, se ci riflettiamo, è sempre stata un motore fortissimo per tutti. Tensione ideale, confronto di idee, scontri, ma scontri che servono all'interno di un confronto per far crescere, per cambiare, per modificare. Addirittura all'interno della classe politica non vi è più neanche l'ambizione. Una volta nella classe politica vi era anche l'ambizione, che comunque era una molla: l'ambizione di fare qualcosa meglio di un altro, l'ambizione di ricoprire un ruolo. Non c'è più! Non c'è più neanche all'interno della classe politica quella ambizione che si giocava in quel terreno del confronto, ma che produceva dei risultati! Mi viene allora da ripensare a percorsi. Negli anni '80 si diceva che bisognava introdurre la managerialità nella politica. Ho fatto il Consigliere comunale e mi ricordo che negli anni '80, prima di poter dire qualcosa, stavi 2 o 3 anni in Consiglio comunale e partecipavi zitto, partecipavi alle Commissioni, non c'erano tante presunzioni, non c'era tanta convinzione di saperla più lunga di un altro e c'era sempre anzi il timore nell'esplicare le proprie idee che potessero essere delle fesserie. C'era anche tanta voglia di partecipare con una certa umiltà. Oggi la classe politica probabilmente ha perso dappertutto questa caratteristica, sia quella dell'ambizione, sia quella dell'umiltà. Negli anni '80 c'era questa sensazione che introdurre la managerialità all'interno delle istituzioni potesse essere l'elemento di svolta; poi gli anni '80, gli anni '90, siamo arrivati al post-socialismo, al "berlusconismo" e abbiamo visto che forse la managerialità è un elemento utile, ma non è l'elemento qualificante, perché la gestione di un Paese, di un Governo, di una Regione, di un Comune deve avere dei principi di managerialità, ma deve avere dei principi che sono quelli dello Stato, del governo dello Stato, del fare politica, deve essere animata dai principi dell'equità sociale.

Mi dico: oggi che queste cose le abbiamo vissute, cosa fa la differenza da un politico all'altro, da una Giunta all'altra, da un sindaco all'altro, ma io dico addirittura da un uomo all'altro? A meno che non vogliamo globalizzare anche il concetto di uomo, abbiamo globalizzato tutto, globalizziamo anche il concetto di uomo, tutto un "unicum"! Non credo sia così, credo che ci debbano essere delle differenze - è questa la riflessione che faccio per me stesso e che magari cerco di presentare anche a voi - per cui uno da politico possa essere ambizioso, ma possa essere anche stimato, riconosciuto, rispettato, possa essere diverso da un altro politico e possa agire in modo diverso proprio per ricercare queste strade. D'altronde abbiamo degli esempi in questa Regione che io non ho difficoltà a vedere, oggi abbiamo il nostro Presidente, che si chiama Caveri, ma suo zio era un esempio in questo senso. Oggi è ricordato e stimato e apprezzato per ciò che ha fatto, non per ciò che non ha fatto, ma per il coraggio delle scelte che ha avuto la capacità di portare avanti. Così come anche altri, c'è gente come Pertini - lo cito perché sono un socialista - che ha avuto il coraggio di andare in carcere, ha fatto delle scelte, e questo ha fatto la differenza. Mi chiedo: ma noi vogliamo essere ricordati perché abbiamo gratificato la nostra gente? Il gratificare può essere un elemento, ma allora vogliamo essere ricordati, se non basta solo la gratificazione, perché ci hanno temuti? Anche l'essere temuti è un elemento, ma l'essere gratificati e l'essere temuti fa di noi un politico stimato, riconosciuto che verrà ricordato nel tempo? Un politico che farà la storia come lo zio del Presidente che ho citato mentre era fuori, in termini positivi? L'essere temuti o ricordati per essere gratificati può essere un aspetto... dico che potrebbe non bastare. Si pone allora un altro dilemma. Qualcuno fa politica per passare la giornata, ci credo... non ha un mestiere, o se ce l'ha non si ricorda più come si fa, o se ce l'ha era meno buono che fare il politico e allora uno può fare politica per far passare la giornata... secondo me, chi lo fa è degno di rispetto, ma evidentemente non potrà ambire ad essere ricordato; probabilmente passerà da una legislatura all'altra finché sarà eletto, poi, quando non sarà più eletto, chi se lo ricorda più! Mai nessuno gli farà una scritta su una lapide, di sicuro! Qui forse scatta un po' di orgoglio, ma allora qual è il valore aggiunto che vogliamo dare noi in generale, che non vogliamo solo venire a passare la giornata all'interno delle istituzioni, non solo qui locali, ma anche a livello nazionale? Qual è il valore aggiunto che dà una maggioranza rispetto a un'altra? Siamo arrivati addirittura al livello che, se uno fa un ragionamento di questo tipo, per andare in una maggioranza dovrebbe prima farsi spiegare qual è il valore aggiunto che tale maggioranza si vuole dare, altrimenti corre il rischio addirittura di compromettersi, non solo di non essere ricordato, ma di essere ricordato al contrario, cioè male! E non solo qui, dappertutto! Se non fai bene attenzione di dove ti vai ad infilare, corri il rischio addirittura di "sputtanarti" ed è un concetto aberrante perché non si riesce più a creare il valore aggiunto! Lo sappiamo poi... ma vogliamo dircelo: con quello che sta succedendo con la globalizzazione le cose non potranno andare meglio. Sono contento che quest'anno vi siano ancora più denari o che il bilancio si chiuda, ma le cose non potranno andare meglio. Questo lo dobbiamo sapere: con la crisi della politica nazionale, la crisi della globalizzazione europea le cose andranno costantemente peggio, la "devolution" stessa, il federalismo... lo Stato magari non ci toglierà i 9/10 e ci darà più competenze, ci dirà: "adesso la polizia ve la pagate voi" e cose di questo tipo, quindi le cose non potranno andare meglio.

Quali sono allora le differenziazioni, le cose che ci fanno capire in cosa ci possiamo differenziare? È uguale il pilota e il passeggero? Io dico "no", perché il cittadino, che è il passeggero, non ha la responsabilità del mezzo che viene guidato, ma il pilota, che vede quello che ha davanti, ha la responsabilità di portare sano e salvo il passeggero al termine del percorso che si è prefissato. Qui ci dobbiamo porre di nuovo la domanda: vogliamo realmente insieme portare il passeggero - il cittadino valdostano - all'arrivo di questo percorso, che ci siamo assegnati candidandoci a rappresentarlo? C'è chi opera delle scelte, ad esempio Louvin... non lo condivido, ha fatto la compagna elettorale al Comune di Aosta dall'altra parte... ma lui ha scelto di essere ricordato, ha fatto delle scelte difficili, ha scelto di contrastare l'"Union", lui che era un uomo dell'"Union", incredibile da un certo punto di vista, però ha fatto una scelta; in questo va stimato, in questo va riconosciuto come un politico che cerca di affermare la sua identità. In cosa io, voi, noi possiamo affermare la nostra identità, in che cosa i Valdostani ci possono riconoscere, stimare, giustificare o criticare per le azioni che noi facciamo o faremo? Perché li abbiamo gratificati, perché ci temono? Io non vorrei essere ricordato o apprezzato solo per questo, anche perché sono sicuro che non sarei né ricordato, né apprezzato. A cosa ci stiamo riducendo? Siamo addirittura costretti ad abbassarci gli stipendi per diventare credibili, come se lo stipendio fosse il parametro del buono o del cattivo Consigliere. Questa è la più grande banalità del mondo, però dobbiamo abbassarcelo, altrimenti non siamo più credibili! Ma non è che noi scendiamo sul terreno del dimostrare che siamo capaci e che quello che ci danno è addirittura poco rispetto a quello che facciamo, no! È meglio che ce lo abbassiamo, perché, siccome dobbiamo tornare ad essere credibili e non siamo in grado di creare questo valore aggiunto e questa differenza, è molto meglio abbassarsi lo stipendio e moralisticamente assumere tale posizione. Perché bisogna "salvarci la faccia", perché c'è rimasto solo un po' di quello: "salvarsi la faccia"!

Si diceva che manca anche l'entusiasmo e drammaticamente questo entusiasmo manca anche fra la gente. Qui mi viene la perplessità tornando al bilancio: eppure i soldi ci sono! Ritengo che ormai stia avanzando una presa di coscienza generale da parte di tutti, fuori, qui dentro, infatti tale entusiasmo non c'è e si vede... che le cose non funzionano tanto bene e che occorre reagire.

Credo, Presidente, che questa - la conduzione di una Giunta - sia una grande occasione. Ritengo che lei abbia le capacità e l'intelligenza di creare quella differenza fra lei ed altri, come è giusto che sia, ma bisogna che questa volontà emerga e che sia un fatto così leggibile in cui anche altri possano o riconoscersi o criticare, ma a ragion veduta, non solo su un piano strumentale - io sono all'opposizione, io sono in maggioranza -, ma sul terreno del vero confronto. Non può essere solo sul fatto: io sono lì, io non sono lì; ci deve essere un valore aggiunto, un contenuto, anche perché sennò non verrà ricordato e lei perderebbe una grande occasione. Io non sono Presidente, se lo fossi, cercherei di fare qualcosa per essere anche ricordato e questa è un'occasione che non capita a tutti; anche perché altrimenti qual è la differenza fra la politica e i dirigenti? Se andiamo avanti così, fra un po' la gente dirà che la differenza è che i dirigenti sono meno rissosi, lavorano di più, sono più utili e sono sempre lì. Forse con questo concetto man mano la gente penserà che della classe politica si possa fare a meno! Dico che questo sarebbe un grossissimo errore, perché la politica, se va nel solco dei suoi reali valori, è fondamentale! Ma bisogna che si capisca qual è la differenza fra fare politica ed essere politicanti, che è una differenza sostanziale. La politica è il governo dello Stato, il politicante è colui che agisce nel proprio interesse, senza avere tutte quelle capacità! Preferirei essere l'ultimo dei politici che il primo dei politicanti e questa è una riflessione che faccio per me, perché molte volte ho l'impressione di essere un politicante, quindi faccio anche autocritica. Il bilancio è la stessa cosa. Qual è la differenza che c'è fra un bilancio utile alla gente e un bilancio contabilmente corretto? Qui non si vedono più queste differenze. Il bilancio è contabilmente corretto, i soldi sono stati spesi bene, ma un bilancio utile alla gente è un'altra cosa, oppure no? Non lo so, pongo questa domanda, le mie sono riflessioni, non ho la presunzione di dire: "è così", mi pongo delle domande, altrimenti qui continuiamo a leggere le voci, ce ne sono alcune che fra l'altro neanche combaciano, ma qual è la differenza? Qual è la differenza che contraddistingue il mio intervento all'interno di questa Regione, con una massa di denaro di tale tipo, in un clima di tale tipo, dove ci sono tante diversità sociali, ognuna con delle esigenze che non sono solo di cultura, ma anche di quotidianità dove l'uomo deve tornare ad essere al centro della politica, dell'economia e dell'amministrazione, in tutte le sue forme (questo non è un concetto solo della Destra, è un concetto della Sinistra, è un concetto cristiano, è un concetto umano)? Anche nell'opera di un politico qualcosa deve rimanere, altrimenti non c'è più differenza, perché il problema è quello di ottenere rispetto e, come dicevo prima, non solo attraverso il gratificare o il farsi temere, ma ottenere rispetto dagli altri, e gli altri chi sono? Gli altri sono il proprio popolo. Noi ci siamo esposti a fare i Consiglieri regionali, altri no, ma chi si espone deve scendere su quel terreno e deve cercare il rispetto degli altri, perché solo così può sentirsi con la propria dignità protagonista, altrimenti è uno come tanti, che farà una, due, tre, cinque... ma non verrà mai ricordato per nulla. Lo ricorderà forse sua moglie, magari la moglie lo cornifica pure, quindi non è neanche un uomo da tenere così da conto. Vogliamo allora essere uomini così piccoli? Io dico che dobbiamo essere di più, dobbiamo essere qualcosa che dia un significato all'impegno che diamo tutti i giorni. È una grande sfida credo dovuta al cittadino, perché i valori stanno venendo meno, le situazioni stanno peggiorando, e andranno sempre peggio. Abbiamo una grande occasione: quella di dimostrare che si può ancora agire attraverso le istituzioni e che le istituzioni sono ancora credibili e non sono credibili solo perché i Consiglieri si abbassano del 10% gli stipendi.

Il mio intervento - che spero sia stato diverso, qualcuno dirà magari da prete, però penso anche forse utile quanto quello di altri - quindi non è una critica al bilancio, è un invito a lavorare per farsi rispettare, è un invito a pensare che cosa vogliamo. Vogliamo darci degli obiettivi di tipo politico e perseguirli, obiettivi che comprendono la volontà di superare altri, di fare di più di altri, di avere più voti di altri, ma attraverso un'azione amministrativa che passa attraverso dei valori, attraverso un confronto, con la presa di decisioni più o meno popolari, con delle scelte di campo che permettono agli altri di capire come tu ti poni nei loro confronti, quindi di interloquire, perché uno dei problemi che abbiamo tutti - il nostro gruppo lo ha avuto e spero che lo superi - è quello di non riuscire ad avere una posizione così definita, d'altronde è difficile rispetto ad altri che cambiano le posizioni, perché non riesci mai ad interloquire fino in fondo e ad esprimere fino in fondo la tua, perché dall'altra parte c'è una tale e tanta mutabilità di situazioni e di fatti che le posizioni di nuovo continuano ad essere indefinite. Credo che - e vi auguro anche un buon lavoro - sia questa la vostra occasione, non quella di fare un bilancio contabilmente corretto, non quella di fare un bilancio dove trovate delle risposte che possono gratificare e nemmeno dove magari non date delle risposte per essere temuti, ma di fare un'opera e un lavoro che vi permetta di essere stimati dai vostri amici e dai cittadini valdostani, di esaltare voi stessi al positivo, al punto tale da poter ricoprire dei ruoli ancora più importanti attraverso l'opera che fate, altrimenti - e certamente potrete fare a meno del mio giudizio, infatti non l'ho espresso - tutti spariremo nel nulla e difficilmente saremo ricordati come Severino Caveri e altri che sono venuti prima e che hanno fatto la storia della Valle d'Aosta. Avremo avuto la nostra occasione, l'avremo persa, non l'avremo utilizzata, non avremo fatto del bene per la nostra Regione e resteremo quello che eravamo: dei poveri Consiglieri regionali, che si devono abbassare del 10% il loro stipendio per riprendere quel poco di credibilità nei confronti dei cittadini che dicono: "siete lì che lo rubate".

Président - La parole au Conseiller Sandri.

Sandri (GV-DS-PSE) - Capisco che l'ora è tarda, la glicemia si abbassa, abbiamo tutti voglia di andare a rifocillarci, per cui cercheremo di essere relativamente sintetici, anche se questo è il momento fondamentale del dibattito politico in Valle d'Aosta, quello sul bilancio regionale, che tradizionalmente porta alla maggiore partecipazione anche in termini numerici, non solo di qualità, del Consiglio su un tema. Proprio su questa importanza del dibattito consiliare però mi permetto di fare a me stesso e a tutti voi un'osservazione, un'autocritica e critica, cioè mi sembra che tanti affrontino tale tema del bilancio regionale come se fosse la panacea universale, cioè con il bilancio regionale si risolve tutto. Non è così, nel senso che il bilancio regionale è importante ma, dato che non facciamo più parte del socialismo reale, esistono altre forze che intervengono nel benessere della popolazione: le forze economiche, le forze sociali. Il bilancio quindi è importante, ma è uno degli elementi fondamentali del benessere valdostano, quasi inferiore alla capacità politica, cioè alle nostre capacità che non si devono esprimere solo sul bilancio, ma su altre cose e poi entrerò nel concreto di queste cose di cui siamo responsabili.

Prima di giungere alle nostre responsabilità, credo siano da ricordare alcuni altri straordinari protagonisti del nostro benessere e delle nostre scelte che condizionano pesantemente la nostra vita e su cui il bilancio regionale può poco o nulla: innanzitutto l'Europa. Non è una fase dell'Europa in cui possiamo starcene tranquilli, perché tanto le cose vanno bene, "Madama la Marchesa"... è di questi giorni il progetto del Presidente Blair di andare ad una rivisitazione importante del bilancio dell'Europa, ma soprattutto che va ad interessare la politica agraria come è stata fatta finora, i trasferimenti. Questi allora sono elementi importanti che condizionano il bilancio regionale e il bilancio delle famiglie valdostane, non possiamo non tenerne conto, così come non possiamo non tenere conto - quindi alla ricerca dei colpevoli ci sono anche tali elementi - del "problema Italia". Il "problema Italia" significa una finanziaria che va in una certa direzione, una stagnazione economica che è ormai quinquennale, un Patto di stabilità che ci comporta tutta una serie di problematiche, ma anche tutta una serie di altri problemi che voi conoscete meglio di me: i problemi della scarsa volontà dello Stato di confrontarsi con noi nella Commissione paritetica, i tagli alla "RFI" e quindi agli investimenti nelle ferrovie, i tagli all'"ANAS". Vi sono notevoli elementi, che poi determinano la nostra possibilità di scegliere, che non dipendono da noi, ma da questi elementi nazionali, ma ce ne sono anche altri, di cui voglio parlare brevemente, un po' perché sono di attualità e un po' perché, identificando dove dobbiamo andare a relazionare, poi sappiamo come muoverci. Trovo importantissimo riportare in auge la parola "Torino", non solo perché lo ha fatto un noto geografo, Batzing, che, ospite di una nota associazione culturale politica ispirata a Emile Chanoux, terrà una conferenza venerdì prossimo, che vi invito tutti ad andare ad ascoltare. Batzing fa una riflessione importante sull'evoluzione delle Alpi. Le Alpi sono di fronte a una trasformazione epocale, ma lo sbocco di questa è la presa di relazione fra le Alpi e le città più importanti metropolitane di riferimento. Ora, "Torino" è una parola che evoca una relazione storica della Valle d'Aosta; per tantissimo tempo la Valle d'Aosta ha relazionato con Torino, oggi ancora di più, è importante questo perché di là passa ad esempio la soluzione di problemi come quelli del Parco nazionale del Gran Paradiso, della rete ferroviaria e di altre cose, su cui ci stiamo muovendo. Così come non tralascerei, anche per rispetto alle dichiarazioni di Chivasso sulle popolazioni alpine, questa iniziativa, per certi versi un po' estemporanea, di alcuni esponenti politici delle valli piemontesi del Parco, Val Soana ed altre, che però ci indicano una strada importante di relazioni, cioè noi dobbiamo costruire sempre più relazioni con le altre popolazioni alpine che ci sono vicine o anche meno vicine, per dare solidarietà e forza alla nostra iniziativa, il che non vuol dire andare a fare dei pasticci istituzionali, ma significa cercare della collaborazione per reciproco interesse e benessere. Capiamo allora che il problema che sta alla base di una comunità come la Valle d'Aosta è innanzitutto quello di una capacità di rapporti politici sia in Europa, sia in Italia, sia con le comunità vicine, di qui o di là dalla frontiera (lo stesso discorso del Piemonte e di Torino può valere per Chambéry, per Ginevra, per Sion). Rivendico alla nostra forza politica, alla "Gauche Valdôtaine", aderenti al Partito Socialista europeo, di aver sempre puntato l'attenzione a questo tipo di rapporti, cosa che abbiamo fatto in passato e che cercheremo di svolgere sempre più; un ruolo sempre più forte in questo senso, perché è uno degli elementi essenziali di sviluppo della nostra Regione: quello della capacità di solidarietà e di relazionarsi con tutti questi soggetti.

Devo dire che c'è un po' di dolce nostalgia per quei bei tempi in cui, oltre noi con le nostre piccole possibilità, tutti noi godevamo perché l'attuale Presidente della Regione era Sottosegretario in un Governo nazionale con delega alle Regioni o era Presidente della Commissione dei trasporti a Bruxelles. Oggi questi collegamenti non sono così efficaci e forti, i motivi sono posti alla riflessione di tutti e non sono univoci, sono molteplici, ma certamente le forze politiche di maggioranza, ma anche di minoranza devono farsene carico, perché è impegno di tutti riuscire a creare questa rete di solidarietà e questo tipo di collegamenti. Costruire reti di solidarietà e di collegamenti diventa fondamentale, pensiamo soltanto a un elemento infrastrutturale, di cui qui abbiamo parlato perché, per fortuna, è ampiamente evidente non solo nel "PREFIN" e nel bilancio, ma anche in tanti altri atti di tale maggioranza: il problema della rete ferroviaria. Questo coinvolge l'Europa, perché l'Aosta-Martigny non può essere pensata solo come collegamento transfrontaliero in accordo con la Svizzera, ma all'interno di un piano più generale dei trasporti europei, con l'Italia per "RFI" lo abbiamo già detto, con il Piemonte - perché uno degli elementi determinanti di questo progetto è il "passante" di Chivasso, cioè evitare l'inversione a Chivasso, che significa guadagnare una ventina di minuti - e naturalmente il Canavese, perché 100 chilometri di tratta a binario unico non reggono dal punto di vista del rischio dei ritardi, quindi bisogna identificare una zona di raddoppio, può essere da noi, può essere da loro, ma questo deve essere concertato con il Canavese. Se vogliamo mettere in piedi una struttura che sia un vero moltiplicatore dell'efficienza e della competitività... perché in Francia e in altri Paesi che hanno investito nella ferrovia - penso non solo al "TGV", ma a un sistema integrato come in Svizzera - questo ha portato straordinari vantaggi per la popolazione. Se la popolazione riuscisse a risparmiare un po' in materia di automobili, ci sarebbe un guadagno non solo in termini ambientali... anche per quanto concerne i bilanci familiari si avrebbero delle grosse economie se il trasporto pubblico consentisse una pari efficienza. Questo diventa un volano economico a regime, perché rende le cose più semplici per i cittadini; pensate, venire in treno a sciare da Torino: oggi sembra una cosa assolutamente fuori luogo ma, se si andasse a Torino, Porta Susa, da Aosta in un'ora e dieci, questo si potrebbe realizzare evitando di costruire dei parcheggi a Pila o dei parcheggi ad Aosta. Dicevo, un volano per quando sarà realizzato, ma anche un volano nel momento in cui si realizza, perché tutte opere infrastrutturali sono poi un grosso investimento. Ho ricordato in questi giorni il Loetschberg, per cui i Cantoni di Berna e del Vallese hanno avuto un incremento del PIL molto significativo grazie ai cantieri che in 10 anni hanno consentito di realizzare tale opera. Occasionalmente l'idea del Loetschberg è iniziata 2 anni dopo l'idea dell'Aosta-Martigny, però verrà realizzata l'anno prossimo; noi per tanti motivi, anche legati al fattore nazionale ed europeo, non ci siamo riusciti.

Arrivando al tema più specifico, non si può non passare una piccola osservazione sul "PREFIN". Credo sia stato un momento di difficoltà un po' per tutti, ci sono state motivazioni pratiche, penso nessuno possa andare a fare "il processo alle intenzioni", ma il fatto che il "PREFIN" non sia stato presentato quest'anno nei termini canonici previsti dalla legge si riverbera sul bilancio, perché tale bilancio, pur avendo dei forti contenuti, non riesce a farli emergere con chiarezza. Le scelte operate sono confuse in una descrizione troppo dettagliata, che impedisce di cogliere i forti significati, che pure ci sono e di cui parlerò a breve. Mi interessava però capire come mai nella costruzione di questo bilancio, come anche di altri passaggi, c'è una qualche difficoltà, ad esempio a capire che i dubbi, le osservazioni, le perplessità non sono qualcosa per destabilizzare il quadro politico, per mettere in difficoltà la Giunta regionale o la maggioranza, ma sono un aiuto formidabile affinché si facciano le scelte più raffinate, più meditate, più giuste possibili, perché la "costruzione" di una scelta è sempre un apporto non solo di più persone, ma anche un apporto che evolve nel tempo dopo il confronto, dopo la concertazione. Differentemente da quanto pensa "la Casa delle Libertà", la concertazione, certo, può qualche volta essere troppo prolungata o coprire certe inefficienze, ma è l'unico metodo con cui le scelte si avvicinano il più correttamente alla verità e alla scelta giusta. Viceversa si dovrebbe essere molto più preoccupati di chi nasconde le proprie critiche con una costante obbedienza e osservanza degli indirizzi generali e poi magari fa emergere in ben altra maniera il proprio dissenso.

Devo dire che questo bilancio, proprio perché non è e non vuole essere esaustivo di tutte le problematiche, è un bilancio ampiamente positivo e che dà le risposte alla nostra società. Mi sembra però che su alcuni concetti, al di là del bilancio, maggioranza e opposizione dovrebbero fare un po' di autocoscienza, perché anche nell'analisi degli interventi di oggi della minoranza ho sentito alcune contraddizioni. Probabilmente hanno preso spunto da un'espressione presente nel "PREFIN", che non ho capito: la competitività autonoma. Significa che siamo competitivi fra di noi e non verso l'esterno? Mi sembra che in questa espressione non si colga quella che è una legge, ci piaccia o non ci piaccia esiste... ormai la competitività è globale, è nei confronti di tutti, inclusi i Cinesi, che studiano molto di più e parlano molto meglio l'inglese dei nostri ragazzi, hanno tutta una serie di "arretrati" per cui hanno una voglia straordinaria di imporsi nella società, nel lavoro, nella propria carriera. Il pensare che la competitività possa essere arginata da barriere protezionistiche è una pia illusione. Dobbiamo cominciare a pensare rispetto al problema della competitività un po' come con i nostri figli; è chiaro che occorre proteggerli abbastanza affinché non si facciano dei danni permanenti, ma bisogna anche lasciarli sufficientemente liberi, affinché prendano qualche "testata", perché "sappiano tirarsi su le brache da soli", come si suol dire "si facciano le ossa". Se tutti siamo convinti di questo allora... ho l'impressione che spesso nel lavoro di Commissione, piuttosto che in Consiglio o in Giunta, il tentativo del protezionismo venga fuori. Spesso la maggioranza viene accusata di non essere abbastanza protezionista; secondo me, questa è una di quelle scelte strategiche, di quelle competenze che dobbiamo mettere in piedi, su cui non ci si può sbagliare. Guardate che qui come maggioranza forse abbiamo fatto degli errori, ma spesso e volentieri le critiche che ho sentito ancora oggi sono critiche del tipo: "ma noi dobbiamo difendere i nostri...", come se la maggioranza volesse offenderli. Questo intanto non è vero, ma soprattutto difenderli significa dargli gli strumenti per essere competitivi, per essere all'altezza della situazione, non metterli in una "campana di vetro" o sommergerli di contributi, che è la stessa cosa. Il programma di maggioranza è un programma che nasce nel 2003 e che contiene anzitutto una straordinaria voglia di ammodernamento infrastrutturale della nostra Regione. I dati sono ormai palesemente sotto gli occhi di tutti, parlo delle funivie, parlo della ferrovia, parlo degli accessi alle valli laterali; credo che questi siano dati molto importanti perché è su questo che si basa la competitività. Viaggiare più rapidamente con maggiore sicurezza, con impianti più moderni significa dare un servizio migliore a chi ci lavora, a chi ci arriva per turismo, a chi deve utilizzare questi impianti. Noi quindi abbiamo detto: "se vogliamo fare dei passi in avanti, dobbiamo essere capaci di avere maggiore capacità di relazioni politiche verso l'esterno, siamo convinti che vogliamo dare molta importanza alle infrastrutture". Nel bilancio regionale poi ci sono altri elementi importanti per quanto riguarda il sapere e le competenze; facciamo dei grossi investimenti in questo settore, mi pare importante sottolinearlo.

Affronterò un unico tema, su cui credo che la maggioranza abbia operato bene in questi anni e che possa migliorare nel futuro: quello dell'università. Mi fa piacere che, differentemente dal quadro nazionale, si continuano a garantire in Valle d'Aosta all'università i fondi necessari per un buon funzionamento; questo è determinante, perché forse non sempre il quadro politico e la popolazione si rendono conto dell'importanza di tale struttura, ma questa non è solo un "fiore all'occhiello" del nostro sistema di istruzione, è intanto un grande motore di cultura, perché significa che lì si produce in tutte le condizioni possibili ed immaginabili un qualcosa che nessuno può rubare. Ci possono rubare la macchina o quant'altro, ma la cultura che abbiamo dentro non ce la ruba nessuno! Questa è la grande ricchezza di cui siamo "armati" noi e di cui dobbiamo "armare" i nostri figli, ma è anche uno straordinario strumento di rivitalizzazione economica: metà degli studenti che fanno Psicologia vengono da fuori e torneranno fuori, quindi non c'è neanche il problema... per dire: "non abbiamo 50 posti di psicologi all'anno da mettere in Valle d'Aosta". L'università non è nata per creare posti di lavoro, l'università è nata per dare risposte di questo genere. Tenuto conto che la nostra università, per nostra fortuna, è più a dimensione di studenti, perché non si arriva lì e si trovano 200 persone, ma ce ne sono magari 15 o 20, quindi si impara meglio, si ha un collegamento migliore con l'insegnante, si ha più facilità, perché non c'è il caos delle grandi città, costa pure meno l'iscrizione... ebbene credo che questo significa che la Valle d'Aosta ha un'università che potenzialmente può avere dei grossi indici di crescita e già li ha avuti in questi anni. Oggi naturalmente bisogna dare le risposte, quindi trovare il problema della sede, delle strutture e delle infrastrutture, ma anche l'organizzazione più efficace per consentire a tutti questi di poter lavorare. C'è forse qualche difficoltà qui e là, ad esempio c'è qualche problema di coordinamento fra la legislazione regionale, che poi corrisponde a quella nazionale, in termini di abilitazione, e il problema dei "SSIS". Qualche taratura rispetto alle immissioni in ruolo dovrà essere fatta, così come bisogna tarare meglio i servizi che potenzialmente saranno attribuiti ai laureati del corso di laurea in Pedagogia dell'infanzia per quanto riguarda il settore dell'assistenza alla prima infanzia e, per esempio, servizi come quello delle tate familiari, perché qui si parla di competenze diverse e c'è il rischio di uno scarso coordinamento, ma penso che su questo nei prossimi mesi avremo la possibilità di dare una risposta positiva. Ci sono momenti importanti per quanto riguarda le infrastrutture, anche la capacità a livello strutturale della Regione di saper cogliere queste indicazioni della Regione.

Mi dispiace di vedere che, malgrado gli sforzi del Governo regionale sul problema delle autolinee, del trasporto pubblico, della ferrovia non vi sia da parte degli amministratori degli enti locali una pari sensibilità rispetto a queste tematiche. Trovo invece che l'aumento dell'offerta del trasporto pubblico sia un dato fondamentale, non si può semplicemente dire alla gente che non può posteggiare lì, o non può circolare lì, o semplicemente non puoi, ma si deve dare un'alternativa o delle alternative ed è chiaro che l'alternativa non può che essere il trasporto pubblico, perché costa meno, naturalmente rendendolo di qualità paragonabile. In questo senso credo vi siano nel bilancio regionale e nelle altre iniziative connesse, tipo quelle delle grandi opere, importanti e significative risorse che vanno in tale direzione. Dobbiamo esserne più convinti noi, più di supporto noi a questo tipo di impegno, ma soprattutto dobbiamo chiedere agli enti locali di fare anche essi la loro parte.

Vi sono investimenti infrastrutturali di vario genere che vengono portati avanti, ne voglio sottolineare due che sono assolutamente indispensabili: il primo, quello sull'edilizia scolastica, trovo che l'edilizia scolastica a livello delle superiori - come giustamente è stato evidenziato nel "PREFIN" e nel bilancio - debba avere il piano straordinario di rimessa a norma che è stato previsto, perché è importante dare al cittadino una chiara percezione che la manutenzione del patrimonio, la manutenzione e l'efficienza dei servizi sia perfetta in tutto l'ambito dei servizi, dalla scuola in avanti, ma nella scuola è ancora più importante, perché i giovani è da lì che capiscono l'importanza della politica. Certo, se cominciano a vedere la scuola con i soffitti che cadono, le luci che non vengono sostituite, con la messa a norma elettrica che non c'è, si rendono conto che il patrimonio pubblico non è mantenuto con serietà, "e allora se non ci tenete voi al patrimonio pubblico..." - si dicono - "... ma perché ci devo tenere io?". È profondamente educativo quindi intervenire sull'edilizia scolastica, così come è importante intervenire sull'edilizia ospedaliera, sia con l'obiettivo fondamentale di riunificate le sedi ospedaliere, sia di dare una struttura alla Valle d'Aosta la più efficiente dal punto di vista del principio costi-benefici, perché questo è un altro di quei servizi che poi si rischia di pagare in termini di costi di manutenzione e di costi di gestione.

Credo che a questo punto non possa che fare i complimenti al collega della "Stella Alpina" Comé, che ha centrato, anche in riferimento a due cose che ho detto adesso sull'Ospedale e ancora prima sul problema delle scuole, con un'immagine un po' "sanguigna", ma molto efficace, uno dei problemi centrali di ogni bilancio. Quando dice che alla "mucca grassa" bisogna ridurre la massa grassa e aumentare la massa muscolare, credo che abbia centrato il vero problema di ogni bilancio. In ogni bilancio, per questioni non di cattiva volontà, ma di abitudine, di consuetudine, si rischia di portarsi avanti del "grasso", ovvero delle procedure inutili, dei finanziamenti poco efficienti, faccio un esempio: ci sono 10 voci di bilancio per comprare dei libri in Valle d'Aosta, tutte che hanno una motivazione, potrebbe avere più senso cercare di organizzare meglio questo tipo di cose. Credo che in questo bilancio non siano stati fatti degli smagrimenti così, ma ritengo sia stata fatta una cura dimagrante seria e mirata proprio a tagliare le zone di inefficienza e gli sprechi. Non sono stati tagliati dei servizi, o delle opportunità di dare un servizio alla popolazione, o un'opportunità di sviluppo alla nostra società: si è cercato, per quanto possibile, di togliere tale "grasso". Forse non siamo riusciti ad arrivare all'"optimum", ma la direzione è questa, perché, insieme agli altri elementi fondamentali: la capacità di relazione politica, le infrastrutture, i saperi, l'efficienza, cioè il non andare avanti con dei carichi inutili, credo sia fondamentale. Basta pensare - e probabilmente il collega Comé da lì è partito - che nello sport una cosa è essere un maratoneta di 1,80 metri e 100 chilogrammi, altra cosa è essere un maratoneta di 1,80 metri e 54 chilogrammi: il primo arriva sicuramente molto più tardi del secondo. Da questo punto di vista, permettetemi due o tre ultime osservazioni. La prima è una perplessità che ho sul problema del "part-time" a livello regionale. Il "part-time" è stata una delle chiavi di sviluppo economico di grandi Paesi - "grandi" non in termini dimensionali, ma in termini di capacità economica, oggi viaggiano sul 3%, 4% all'anno di aumento del PIL, tanto per essere chiari - come la Gran Bretagna e l'Olanda, perché? Perché il "part-time" significa una flessibilità del lavoro dal punto di vista dei costi, ma associata ad una stabilità del lavoro, cosa diversa da quella che abbiamo visto con la legge n. 30 in Italia. Andare a ridurre dal 25% al 20% il "part-time" apparentemente sembra una contraddizione, in effetti così non è, perché, per nostra fortuna, attualmente in Regione il "part-time" è al 18%, quindi ci manteniamo ancora in termini di aumento fino verso il 20%, ma sicuramente è un discorso che con i sindacati dovremo andare ad affrontare, perché il "part-time" potrebbe essere una grande opportunità per la Regione, intanto per avere una maggiore efficienza, ma anche per dare una risposta positiva alla vita delle gente. In questi Paesi, Gran Bretagna, Olanda, Francia, eccetera, la riduzione dell'orario di lavoro è stata accettata con grande interesse, perché si associava a un miglioramento della qualità della vita. Naturalmente si parlava di smagrire la "mucca grassa", questo vale per la Regione, ma perché non deve valere anche per tutti gli altri enti? C'è un settore su cui bisogna fare una maggiore attenzione: quello della sanità, non per la sanità e assistenza sociale a livello regionale, ma per l'USL. Ho l'impressione che nel bilancio dell'USL qualcosa di più si possa fare. Ritengo che si possa richiedere una maggiore attenzione, non ne ho una particolare esperienza, ma ho percepito che negli ultimi anni c'è stata una perdita di attenzione nei confronti dei volontari del soccorso, dando in appalto ad enti "ONLUS" che dipendono da Roma o a privati dei servizi, trascurando una risorsa straordinaria presente nel territorio regionale: 18 associazioni di volontariato - e altre ne potrebbero nascere se ci impegnassimo a farle sorgere nel capoluogo regionale, che non ne è dotata, -; allora forse non era così fondamentale pagare centinaia di migliaia di euro per servizi dati da privati o da enti che con la Valle d'Aosta, e soprattutto con la mentalità di questa Regione, hanno poco a che fare. Questo non è solo uno spreco, è anche un minare uno dei concetti fondamentali della Valle d'Aosta: la solidarietà, il presidio del territorio; questi volontari sono quelli che nel 2000 hanno dato grande prova di sé nel momento dell'alluvione, non possiamo mortificare tali volontari con una disattenzione di questo genere. Mi è dispiaciuto vedere che nella relazione del Responsabile di questo servizio alla Dirigenza dell'USL, che è stata evidentemente ingannata, non c'era neanche una parola di riferimento ai volontari del soccorso, come se non esistessero! Se noi in Regione ci siamo dati dei comportamenti, questi devono essere portati avanti anche dall'USL e la Dirigenza dell'USL non può essere ingannata in questa maniera!

Infine, molto più dolcemente, una memoria storica e una riflessione che ho adottato dal collega Nicco, che ho portato avanti lo scorso anno nel bilancio e che riporto quest'anno, devo dire con più soddisfazione, perché ho visto muoversi qualcosa, ho visto l'inserimento di tale problema nel piano dei grandi lavori, quindi credo che questa sia una fase di avviamento, però la storia, la nostra memoria, l'Archivio storico regionale, la Cittadella degli archivi... ha avuto in questo Consiglio un unanime impegno a portarla avanti; credo che si debba continuare con maggiore sollecitudine a perseverare in questa direzione. Mi permetterete di sprecare una parola per un ente privato che però, proprio per le sue caratteristiche, ha assunto in Valle d'Aosta un ruolo straordinario, mi riferisco all'Istituto storico della resistenza. Ritengo che questa gente che con devozione tutela e cura tali valori debba essere incoraggiata a svolgere al meglio il suo lavoro. Lo stiamo facendo con il Comitato del sessantesimo, ho visto che sono stati fatti altri passi avanti e questo non può che rallegrarmi; continuiamo in tale direzione perché solo un popolo che conosce la propria storia può costruire il proprio futuro, parole queste fra l'altro del Presidente della Regione sul suo sito pochi giorni fa.

Presidente - Vi faccio distribuire 2 emendamenti: uno è una correzione formale; l'altro è una correzione, per una migliore formulazione del testo, di 2 emendamenti già presentati.

La parola al Consigliere Stacchetti.

Stacchetti (SA) - Vista l'ora e sentiti i precedenti interventi, mi verrebbe da dire che la mia relazione è data per letta, ma qualcosa voglio dire anch'io, anche se, dopo i vari interventi più autorevoli e più preparati del sottoscritto, qualcosa ho dovuto eliminare per non ripetere. Il fatto che più mi ha colpito nell'esaminare il bilancio della Regione per il 2006 è l'eccessiva prevalenza delle spese correnti di gestione rispetto a quelle di investimento, che sono quelle destinate a promuovere lo sviluppo della nostra comunità. Questo delicato aspetto del nostro bilancio non costituisce un fatto episodico, ma è invece la conseguenza di una tendenza in atto da diversi anni che rischia di compromettere la possibilità di garantire alla nostra gente un livello della qualità della vita almeno uguale a quello in atto. Siamo giunti a destinare poco meno del 70% delle risorse di bilancio alla spesa corrente e la restante quota non sembra caratterizzare l'attività di questa Amministrazione perché, al di là di una debole iniziativa di ridurre le spese relative al personale, si tratta di una normalissima riedizione dell'impostazione degli anni scorsi: il restante 30% delle risorse è stato ripartito nei soliti canali di spesa diretti a sostenere in qualche modo l'economia regionale: un "tot" ai lavori pubblici, un "tot" all'agricoltura, un "tot" al turismo, eccetera. L'impressione finale è di un bilancio piatto, perché non esiste alcuna iniziativa di rilievo diretta cioè a modificare la variabile critica della congiuntura valdostana che la Giunta regionale individua nell'indebolimento della competitività e dello sviluppo economico. Abbiamo probabilmente dimenticato per troppi anni che la cultura valdostana d'"antan" era caratterizzata dalla parsimonia tanto a livello familiare quanto e soprattutto nella gestione della cosa pubblica. Abbiamo dimenticato che esistono momenti in cui è necessario fare ed imporre sacrifici, adattando la nostra condizione alla situazione economica che si è venuta a creare reagendo con orgoglio a un momento di difficoltà. Contrariamente a quanto sostiene il Presidente della II Commissione, il bilancio che stiamo esaminando non è caratterizzato da austerità, ma è la conseguenza di un'evoluzione negativa che ha portato ad aumentare le spese correnti del 21,52% in 6 anni; siamo infatti passati dal 47,75% del 2001 al 69,27% del 2006. La possibilità di contenere il loro livello è quasi impossibile, perché gran parte del loro ammontare non è comprimibile, sia per scelte fatte da questo e precedenti Governi, sia per impossibilità decisionale della Regione, in quanto la loro determinazione discende da scelte compiute a livello nazionale, e mi riferisco alle spese per retribuire il personale sanitario e scolastico. Un motivo in più di preoccupazione quindi per l'inesistente livello di autonomia gestionale che abbiamo nei confronti di tali attività e per le crescenti difficoltà che fra qualche anno incontreremo per sostenerle: se le entrate non aumenteranno, gioco forza aumenterà il loro peso nell'economia del nostro bilancio. Dobbiamo allora immaginare di aumentare le nostre entrate con una nuova progettualità diretta ad aumentare la ricchezza prodotta dalle attività economiche, elevando conseguentemente il gettito fiscale proveniente alla Regione dal riparto fiscale. Essere competitivi non significa solo e soprattutto aumentare i finanziamenti per avviare attività produttive in Valle d'Aosta, significa anche saper infondere entusiasmi nella popolazione locale nell'intenzione di ridurre e sconsigliare l'affannosa ricerca di un posto di impiego nelle varie diramazioni della pubblica amministrazione. Sembra sia venuto meno lo spirito di iniziativa, la voglia di mettersi in gioco e, quando questa voglia è esistita o c'è, spesso non viene considerata o, peggio, soffocata dalla politica valdostana. A prova di quanto detto voglio ricordare che qualche anno fa mi ero posto alla guida di un gruppo di operatori valdostani per acquistare, assieme al Comune di Courmayeur, le funivie di Courmayeur e di Pila: la Regione ha fatto di tutto per cassare la nostra iniziativa e per favorire una società francese, con i risultati che sono sotto l'attenzione di tutti. I Francesi erano sicuramente migliori di noi dove davano del reddito, dubito che sia poi andato così. La società "Finaosta" in questa, come in altre occasioni, si è posta in concorrenza soffocando, con i denari provenienti dal bilancio regionale, un'iniziativa a livello finanziario e imprenditoriale di soggetti privati residenti in Valle d'Aosta, che nessun aiuto economico avevano chiesto all'ente pubblico per il raggiungimento del loro scopo, cioè le funivie di Pila ai "Gressanins" e le funivie di Courmayeur ai "Courmayeurins". Quanto detto è un esempio di quanta fiducia, di quanta considerazione ha avuto ed ha ancora purtroppo il politico valdostano nei confronti dell'imprenditoria locale. La "Finaosta" non era forse nata per creare sviluppo e per favorire la nascita e il consolidamento delle attività locali? Non dobbiamo stupirci se l'Associazione valdostana industriali senza mezzi termini sviluppa, fra le altre, la seguente osservazione al bilancio 2006:

"chiediamo inoltre all'Amministrazione regionale di ridurre la propria presenza, diretta o indiretta, nel sistema economico, dove riscontriamo un crescente e preoccupante espansionismo della proprietà pubblica, che crea concorrenza sleale nei confronti delle imprese private. La Regione e gli altri enti locali non devono investire in attività improprie, affidando servizi ed attività a società pubbliche, ma devono svolgere solo il proprio ruolo di soggetto programmatore e di controllore, affidando le attività che non sono istituzionali ai privati, in modo da rendere la gestione più efficiente e secondo criteri manageriali".

Quanto alle attività improprie alla pubblica amministrazione, è corretto ricordare che la Giunta regionale ha chiesto, con l'articolo 28 della proposta di legge finanziaria, l'autorizzazione a sottoscrivere quote di capitale sociale della società "Casino de la Vallée" fino alla concorrenza massima della quota di partecipazione posseduta dall'azionista Regione, pari ad euro 4.950.000 equivalente al 99% dell'intero capitale. La richiesta è giustificata dalla recessione economica in cui versa tutto il Paese ed è matematicamente sicuro che la società di cui si tratta sconterà una perdita di capitale di importo tale da richiederne - ai sensi della vigente legislazione - la ricapitalizzazione: un'operazione identica per motivazione ed importo a quella deliberata nei mesi scorsi per ripianare le perdite dell'esercizio 2005. A questo punto non esiste alcun dubbio che l'impostazione adottata per gestire la Casa da gioco di Saint-Vincent non funziona e non è possibile giustificare le perdite con la recessione economica e le difficoltà del settore del gioco, perché, per esempio, mi risulta che il bilancio delle case da gioco francesi e svizzere e/o slovene non presenti lo stesso "trend" negativo, sebbene la recessione faccia sentire i suoi effetti anche in quegli Stati. Se la Regione ha la titolarità all'esercizio del gioco di azzardo a Saint-Vincent, non è detto che debba esercitarla direttamente. Quando la Casa da gioco di Saint-Vincent era gestita dai privati, la Regione introitava a titolo di tassa di concessione una somma molto superiore e i problemi gestionali non affliggevano, come oggi, tutte, tutte le riunioni del Consiglio regionale. Certo, all'epoca abbiamo assistito a fenomeni di mal costume, ma non sembra - a giudicare dagli episodi evidenziati dal liquidatore della Gestione straordinaria - che le cose siano cambiate di molto. Tutte le case da gioco italiane presentano risultati deludenti e tutte le case da gioco italiane sono a gestione pubblica; questo è probabilmente il male che affligge queste aziende. La società "Casino de la Vallée" è gestita da alcuni qualificati e stimati professionisti in materie giuridiche, commerciali e finanziarie, ma non possiamo pretendere che si trasformino in biscazzieri. A ognuno il proprio mestiere ed è strano che vogliano continuare in un'esperienza deludente, i cui risultati negativi saranno addebitati alla loro incapacità nel gestire una casa da gioco. Il mantenere lo "status quo" penalizza qualsiasi possibilità futura: dobbiamo reagire immaginando una diversa impostazione degli strumenti in atto per la promozione e lo sviluppo delle attività produttive. Probabilmente è finita l'epoca degli incentivi finanziari, perché le troppe esperienze negative hanno gioco forza imposto l'adozione di procedure rigide, aumentato contestualmente i livelli dei controlli e delle garanzie. La "Finaosta" ha perso la funzione per cui era stata costituita ed immaginata. Oggi è l'ufficio a cui appoggiare le consulenze, gli studi, le analisi che non è opportuno affidare alle strutture regionali. Tutto il settore del credito agevolato ora è appoggiato alla società finanziaria regionale e non importa se a costi superiori rispetto a quelli bancari! Così facendo, anno dopo anno siamo giunti alla situazione odierna di un bilancio imbrigliato, sul quale tutte le rappresentanze di categoria, a ragione, manifestano insoddisfazione. Le organizzazioni sindacali hanno "calcato la mano" in modo pesante, ma in questa situazione come dar loro torto? Immedesimiamoci nella situazione delle famiglie della bassa Valle, il cui presente è legato all'instabilità del rapporto di lavoro con troppe aziende sul punto di chiudere. È materia sufficiente per sollecitare un cambiamento nell'impostazione generale degli indirizzi della Regione, dimenticando iniziative ormai in disuso anche nei Paesi dell'Est europeo, favorendo l'iniziativa privata propria di una politica più liberale, meno attenta a realizzare il consenso elettorale e più alle esigenze della nostra comunità.

Presidente - Non ho altri interventi, mi sembra giudizioso sospendere, posso chiudere la discussione generale per poi riprendere dopo con le repliche?

La discussione generale è chiusa.

Sospendiamo il Consiglio fino alle ore 21,00. Vi chiedo di essere puntuali, visto che anticipiamo di un quarto d'ora, così proseguiamo nella trattazione dei lavori.

La séance est suspendue de 19 heures 46 jusqu'à 21 heures 14.

Président - Nous pouvons reprendre nos travaux. La discussion générale a été fermée.

La parole au Président de la Région, Caveri.

Caveri (UV) - Interverremo il sottoscritto e l'Assessore Marguerettaz, dopodiché sui singoli argomenti e sui singoli temi avremo modo, nel corso dell'esame successivo, di poter aggiungere qualche precisazione rispetto ai problemi singoli e specifici che sono stati sollevati. Una parte verrà affrontata dall'Assessore Marguerettaz e un'altra parte dai singoli colleghi per ciascun argomento. Le mie riflessioni saranno di ordine politico, perché nel corso della discussione si sono incrociati commenti politici ad osservazioni più puntuali rispetto alla strategia e rispetto al respiro di questo bilancio triennale, perché, come qualcuno ha osservato, pur essendo il bilancio costituito sull'anno successivo è ovvio che nell'incrocio fra i contenuti del "PREFIN" e i 3 anni successivi emerge la strategia da qui alla fine della legislatura. Naturalmente qui ognuno si assume le proprie responsabilità rispetto al contenuto di questo documento. Non so quali dinamiche personali abbiano portato ciascuno di noi alla politica, ma personalmente credo che la politica sia la quotidianità, fatta di rapporti non solo qui, ma anche altrove. Viviamo oggi nell'epoca delle reti: chi si isola e passa il tempo a guardare il proprio "ombelico" rischia grosso in questa società ormai fortemente globalizzata. Nella maratona del bilancio sappiamo che c'è un che di rituale, in cui ognuno di noi gioca forzatamente un ruolo. Normalmente dovrebbe essere il ruolo maggioranza ed opposizione, così è la democrazia e i meccanismi parlamentari disegnano ancora delle dinamiche che chissà quanto sono davvero corrispondenti al mondo esterno. Ogni tanto assomigliamo ai guerrieri, ai cavalieri medioevali che si scontrano in una tenzone dialettica e poi magari abbiamo 10 secondi sul telegiornale e una riga sulla stampa di domani, quindi talvolta è una specie di tenzone virtuale che ci appassiona molto, ma che poi non ha grandi ricadute esterne. Democrazia che è fatta di regole e, per fortuna, non si tratta solo della ricerca del consenso. Regole ben comprensibili, che mettono in gioco ciascuno di noi a seconda delle proprie responsabilità.

Vorrei difendere il lavoro serio che è stato fatto settore per settore per formare l'insieme della manovra finanziaria e difendo anche la squadra, il Governo regionale che ha avuto un approccio molto serio e responsabile senza chiedere sconti a nessuno e affrontando la discussione difficile della finanziaria con forte senso di responsabilità. "Lacrime e sangue", "cintura con dei buchi in più", semplice "restyling" rispetto alle finanziarie dello scorso anno? Posso solo dire che, quando ci siamo trovati al tavolo della discussione, i tagli che si dovevano compiere rispetto alle richieste erano di 300 milioni, quindi una cifra ingente e devo dire per chi li ha letti che i testi della finanziaria dello Stato del 2006, i testi che serviranno paradossalmente "ex post" a discutere con lo Stato quel Patto di stabilità - ed è quanto dovrà avvenire entro la fine del mese di marzo - sono degli elementi seriamente preoccupanti, perché nella finanziaria di quest'anno si concretizzano una serie di misure sul Patto di stabilità che abbiamo dovuto anticipare. È la questione per la quale ad esempio abbiamo messo delle norme sul personale, alcune delle quali normalmente oggetto di contrattazione: mi riferisco alla riduzione dal 25% al 20% del "part-time", che non toccherà per nulla il fatto che poi nella fase applicativa spetterà all'ARRS e al rapporto con le organizzazioni sindacali questo rapporto, ma era un segnale che crediamo sul personale di aver dato, con la scelta del blocco al 50% del "turnover", che è comunque una novità che ritengo essere rilevante.

Quali sono oggi le difficoltà che dobbiamo affrontare con l'ottimismo necessario, perché è assolutamente inutile "fasciarsi la testa" o avere atteggiamenti non dico disfattisti, ma pessimistici? Abbiamo oggi tre livelli rispetto ai quali dobbiamo ragionare e credo si debba ragionare sotto alcuni profili al di là delle diverse appartenenze di ciascuno di noi, anche se queste appartenenze non possono essere cancellate, ognuno di noi ha il proprio ruolo all'interno della dialettica politica. I 3 livelli sono: Aosta, Roma, Bruxelles. Aosta perché è dovere nostro in quanto autonomia speciale, ma è anche dovere nostro in quanto esempio antico di una democrazia parlamentare, perché nel regionalismo europeo oggi avere quasi 60 anni è una grande responsabilità. Noi, in realtà, nel secondo dopoguerra siamo stati dal punto di vista amministrativo i primi. Quando si parla di regionalismo speciale e regionalismo ordinario, vorrei che si ricordasse che le Regioni a statuto ordinario sono nate nel 1970, quindi noi per più di 20 anni siamo stati, insieme ad una serie di Regioni a cui si aggiunse alla fine degli anni '50 il Friuli Venezia Giulia, l'unica realtà istituzionale. Credo quindi che dobbiamo riflettere sul ruolo delle nostre istituzioni e, quando riflettiamo sulle nostre istituzioni, dobbiamo anche riflettere sull'efficacia, sull'obsolescenza, sulla capacità, sull'incapacità delle nostre istituzioni di reagire oggi in maniera moderna. Non è solo la riforma della macchina amministrativa che è necessaria, la riforma della dirigenza, un dimagrimento complessivo di una macchina che è diventata elefantiaca e ciclopica, ma è anche un miglioramento delle procedure, è una riflessione su una maggiore trasparenza degli atti, è un interrogarsi a proposito di una riforma amministrativa che tocchi anche gli strumenti con i quali governiamo. Quando noi in una riunione media di Giunta portiamo 100-130 deliberazioni... dovremmo arrenderci perché siamo di fronte a una mole di argomenti da trattare in una Giunta che non è comprensibile. Dobbiamo dare più fiducia alla dirigenza, quando ne migliorerà la qualità, dobbiamo trovare degli strumenti nuovi con i quali parlare in termini amministrativi, e qui dobbiamo tener conto che alcuni dei nostri strumenti non dico che risalgono alla Provincia di Aosta, ma poco ci manca, perché abbiamo nel nostro DNA un'incapacità nell'utilizzo di strumenti. Questo vale anche per una riflessione nel rapporto fra Governo e Consiglio regionale. A regime cosa dovremmo modificare dal punto di vista istituzionale? La mia convinzione è che nel frattempo dovremmo continuare a riflettere anche sui rapporti centro-periferia, cioè fra il sistema delle autonomie locali e il sistema Aosta-centrico. Dobbiamo riflettere sempre in campo nostro sulle evoluzioni della società, sui cambiamenti identitari che sono in corso. Quando mi è capitato di dire che una delle priorità, presenti peraltro nel "PREFIN", è una riflessione sugli aspetti demografici e sugli aspetti migratori, credo si sia detto qualcosa che in qualche maniera deve essere anticipato dalla politica prima che alcuni fenomeni non siano più governabili. Naturalmente quando parliamo di istituzioni dobbiamo anche parlare del loro progresso e, se da un certo punto di vista possiamo migliorare il migliorabile attraverso degli strumenti ordinari, è indubbio che il passo immediatamente successivo che finora non ha funzionato nel suo tentativo di modificazione è quello di toccare o non toccare lo Statuto. Finora le Commissioni speciali del Consiglio si sono arenate in dibattiti d'aula, anche per una certa paranoia, peraltro condivisibile, che inviare uno Statuto a Roma con la sua emendabilità potesse significare una profonda modificazione rispetto al testo proposto dal Consiglio Valle. Personalmente ritengo che in quel che resta di questa legislatura, verificando anche quale sarà la composizione del nuovo Parlamento, dovremo osare e approfondire questa questione. Istituzioni, federalismo interno alla Valle d'Aosta, riforma dello Statuto, riflessioni sulla società, sull'identità, ma tutto ciò non basterebbe se non continuassimo a tenere, come una stella polare, anche tutta la questione dell'infrastrutturazione della Valle d'Aosta. Il secondo dopoguerra, quando la Valle d'Aosta era povera, è servito a creare delle infrastrutture di base - fognature, strade, illuminazione pubblica -, oggi ci troviamo di fronte alla necessità di realizzare una serie di opere, molte delle quali sono oggi definite nel programma delle grandi opere e, quando verrà in discussione la deliberazione in Consiglio, vedremo come queste opere non siano niente affatto banali e in alcuni casi siano frutto di una serie di riflessioni rispetto al fatto che non bastava mettere l'"etichetta", ma bisognava scegliere anche il contenuto. Non bastava dire: "modernizzare la ferrovia", bisognava anche decidere cosa mettere dentro la modernizzazione dell'aeroporto. Non era sufficiente declinare gli "slogan" "autostrade informatiche", senza sapere poi cosa metterci dentro. Oggi siamo in una fase molto avanzata di riflessione, che consentirà di declinare da qui alla fine della legislatura una serie di realizzazioni concrete e pratiche.

C'è poi il rapporto con Roma, rapporto che anche in questo caso prevede una tempistica diversa. Dovessi dire quello che ritengo essere oggi il tema cardine dei rapporti con Roma, direi - in questo momento ci stiamo provando e vedremo come andrà a finire il tentativo da qui a pochi mesi - che è la rimessa in funzione della Commissione paritetica. Abbiamo una serie di "dossier" molto rilevanti, che possono cambiare l'autonomia. Bisogna ricordarsi che la modifica del titolo V della Costituzione fotografava in maniera molto chiara il percorso, dicendo: "bisogna che, ai sensi dell'articolo 116, le Regioni a statuto speciale modifichino e aggiornino il proprio Statuto rispetto al nuovo quadro istituzionale". Nel frattempo esiste la legittima possibilità di migliorare ed aggiornare lo Statuto attraverso le norme di attuazione dello Statuto. Non sto qui a fare l'elenco delle norme di attuazione dello Statuto, ma molte delle cose che diciamo in finanziaria possono poi trovare una loro concretezza se riusciremo nei prossimi mesi a raggiungere almeno 3-4 obiettivi, ovvero il trasferimento della motorizzazione civile, il trasferimento del catasto, le norme in materia di previdenza integrativa che risultano sempre più importanti. Credo che questa sia la sfida del 2006, il fatto di riuscire o con il Governo uscente, o con il Governo entrante ad avere un pacchetto di norme di attuazione, vale a dire quelle 6-7-8-10 norme di attuazione che sveltiscano e migliorino la situazione. Intanto, sempre guardando a Roma, è chiaro che la questione dei rapporti finanziari non è per nulla banale, perché ci troviamo di fronte ad una riforma complessiva della fiscalità che in parte comincia ad essere discussa, una modifica dei meccanismi di trasferimento alle Regioni ordinarie che rischia di avere ricadute anche nei confronti delle speciali, quindi, quando si grida: "al lupo, al lupo", non è per il "refrain" che rende poi questo "slogan" ripetitivo, tanto che poi la volta in cui si grida: "al lupo" per davvero nessuno accorre, ma è perché le misure finanziarie possono essere la chiave di volta dello smontaggio progressivo dell'autonomia politica. Sappiamo poi che questa vicenda ci obbliga anche ad un rapporto sempre più forte a Roma con le altre Regioni, perché è indubbio che, da una parte, dobbiamo avere una rete solidale con le altre Regioni a statuto speciale, in particolare con quelle orbitanti attorno all'arco alpino per questioni storiche e di maggior facilità di dialogo, ma dobbiamo avere un rapporto chiaro e franco anche con tutte le altre Regioni, comprese quelle a statuto ordinario, che devono smettere di vedere le Regioni ad autonomia differenziata come delle specie di "babau" pericolosi. Sarebbe invece opportuno che si capisse che il livello di autonomia differenziata è un livello al quale tutti possono elevarsi, perché, se così non fosse, non si capirebbe perché tutti parlano di un'evoluzione di tipo federalistico se la logica è di fare un regionalismo uguale per tutti. L'altra questione politica forte nei rapporti con Roma è il Patto di stabilità. Questo patto nasce in Europa con una logica condivisibile, cioè nasce perché tutti gli Stati europei avevano un deficit pubblico crescente che rischiava di rendere scarsamente competitiva l'Unione europea. Sono quindi stati posti questi paletti del Patto di stabilità che nel sistema italiano sono diventati un modo per mettere la "mordacchia" al sistema delle autonomie locali. Un'interpretazione errata quindi, perché oggi il Patto di stabilità nella versione italiana sembra essere cieco, inizia a non distinguere più le spese correnti dalle spese di investimento. Se ci sono grandi opere non gliene importa niente, se ci indebitiamo per fare una determinata cosa importante, sembra poco importante il contenuto, mentre è importante l'operazione finanziaria che non si può condividere, perché il Patto di stabilità è diventato una specie di piovra a tentacoli che rischia di bloccare l'operatività delle Regioni, compresa la nostra, e di entrare nel paradosso che potrebbe registrarsi nelle finanziarie fra qualche anno di avere i soldi e non poterli spendere. Abbiamo incontrato quelli del Friuli Venezia Giulia, loro sono già in una situazione assai simile e sono curioso di vedere Cuffaro, che si troverà all'improvviso con un mare di soldi provenienti dai ricalcoli del riparto fiscale, come farà a spenderli con il Patto di stabilità.

Il terzo interlocutore è Bruxelles. "Bruxelles è buono", "Bruxelles è cattivo", "Bruxelles è vicino", "Bruxelles è distante". Bruxelles c'è, poi ci può piacere o non ci può piacere. Noi siamo fra gli Stati fondatori del 1° gennaio 1958, e pian piano si è costruito un sistema di tipo europeistico del quale facciamo parte. Devo dire che reputo l'Europa né buona, né cattiva. Ritengo che nella costruzione europea vi siano importanti scelte: la scelta di mercato, che personalmente condivido, una scelta di mercato che però è contemperata, anche grazie alla presenza dei Paesi nordici, da un forte "imprinting" sociale di attenzione alla persona, all'associazionismo, ai servizi sociali. Credo quindi che, pur con tutti i limiti, l'Europa di oggi sia interessante, anche se ogni tanto - ed è risultato dal dibattito - è un po' parossistica, per cui gli aiuti di Stato, la concorrenza sono tutti strumenti che fino ad oggi sono stati adoperati come delle accette, senza avere quella capacità che invece potrebbe avere un bisturi di agire per ogni singolo "dossier" in maniera mirata e non sparando come con la lupara a pallettoni, ma cercando piuttosto di trovare delle soluzioni per ciascuno dei problemi che di volta in volta si pongono. È inutile dire che siamo in un momento particolare che, a mio avviso, dobbiamo seguire: dobbiamo essere spettatori e partecipi delle vicende europee, chiedendo una maggiore possibilità per le Regioni di partecipare. Il "Governo Berlusconi" aveva varato una legge applicativa della riforma del titolo V molto interessante, che prevedeva che le Regioni autonome partecipassero sempre almeno con un proprio rappresentante ai Consigli europei con la delegazione italiana, questo non è ancora stato fatto ed è un peccato. Abbiamo infatti moltissime competenze nel nostro Statuto, per cui cascherebbe "a fagiolo" il fatto di poter partecipare con la delegazione italiana. In Europa ci sono oggi discussioni molto feroci sui fondi strutturali, che hanno portato molti soldi alla Valle d'Aosta e hanno portato anche un metodo di lavoro. Grazie all'Europa si discute oggi delle Euro-Regioni e io credo che questa sia una vocazione naturale. Qualcuno ieri ironizzava sul federalismo europeo, io penso che, da tale punto di vista, la Valle d'Aosta abbia una posizione geografica che resta invidiabile. Avrò modo in qualche occasione di spiegare qual è stata l'azione diffusa che è stata fatta sulla montagna in questi anni, credo che ne sia buona testimonianza il fatto che per la prima volta il termine "montagna" è stato inserito in quella Costituzione europea, che purtroppo in questo momento è arenata, ma che prima o poi si sbloccherà obbligatoriamente.

Naturalmente poi c'è il mondo, che influenza moltissime delle cose che capitano a casa nostra, soprattutto nel settore dell'economia, in cui abbiamo vissuto in questi anni aperture e chiusure di stabilimenti, che sono legati ad operazioni di borsa remote, oppure stabilimenti in crisi vedono oggi persone che sono interessate al loro acquisto provenienti da Paesi lontani. Questa è la realtà di un mondo globalizzato, mondializzato, quindi questo sommarsi di diversi livelli ci deve essere assolutamente chiaro.

Ho concluso, avevo promesso di essere breve e lo sono stato. So che con la Presidenza si assumono onori ed oneri anche solo per 150 giorni per i quali siamo qui. Non sono un neofita, non sono una verginella, ma rivendico - e non lo dico sulla difensiva - il tempo necessario per il cambiamento. Non per restare nella storia, mi piacerebbe solo che i miei figli fossero fieri di me come io come nipote sono fiero di Severino Caveri, anche se talvolta devo correggerti Leonardo, perché molte delle personalità del secondo dopoguerra della Valle d'Aosta sono state dimenticate, con quel meccanismo dell'oblio che citava Giovanni, per cui noi viviamo delle "querelle" quotidiane senza dimenticare il senso di "longue durée" all'interno del quale ciascuno di noi vive. Viviamo in una società che brucia i tempi, che chiede che le cose vengano fatte tutte e subito, ma in contemporanea la complessità della società in cui viviamo rende tutto più difficile da realizzare.

Credo che questa sia una finanziaria realistica, in continuità con le finanziarie degli scorsi anni, per cui nessuno di noi è Superman, Rambo, Alice nel paese delle meraviglie o Cenerentola. Io non ho bacchette magiche in tasca, purtroppo, ho una matita anche un po' spuntata. Però ritengo che alcune scelte che iniziano a manifestarsi nella finanziaria di quest'anno si potranno meglio realizzare nella finanziaria del prossimo anno se - questo è un tema che ho affrontato alcuni giorni fa in un'assise politica - ci sarà una logica di stabilità, e penso ai Pierini la peste, ai tiratori più o meno franchi o sinceri, ai gatti con gli stivali, o a tutte le altre diavolerie, perché è chiaro che la stabilità è importante. Se si vuole realizzare qualcosa da qui al 2008, questo è un bene che va preservato, che prescinde dalle ambizioni personali del sottoscritto o dalla speranza di ottenere una commenda o un sigaro, come si diceva una volta, anche perché non fumo! Mi auguro che questo dibattito possa nella parte più concreta, e anche nelle risposte più puntuali su alcuni temi sollevati da parte dell'Assessore Marguerettaz, rientrare nei ranghi di una discussione ordinaria, che ha nel bilancio un suo passaggio, un passaggio importante perché ci consente di allocare le somme e le decisioni per l'anno successivo, ma ho l'impressione che il problema della politica è l'impegno giorno per giorno, perché è solo così che si possono ottenere i cambiamenti.

Président - La parole à l'Assesseur au budget, aux finances, à la programmation et aux participations régionales, Marguerettaz.

Marguerettaz (UV) - Cercherò di essere breve e di fornire una serie di chiarimenti a dei dubbi che sono stati rappresentati nei vari interventi. Permettetemi però solo una piccola considerazione: ma pensate che sulle sedie di questa Giunta ci siano 8 disgraziati che buttano via un miliardo e mezzo di risorse? Credete che un'entità così importante di risorse venga "scialacquata" in iniziative che non hanno "né capo, né coda"? Dai vostri interventi - perlomeno non so se voluto o non voluto - non è emersa una nota positiva rispetto a tale stanziamento! Pensate che tutte queste risorse non abbiano come obiettivo quello di rispondere a dei bisogni dei cittadini? Sicuramente c'è sempre un modo migliore di utilizzare le risorse, sicuramente possiamo fare tutti gli sforzi possibili e immaginabili, ma rispetto a questa attività credo vi sia un atteggiamento non dico ingiusto, ma un po' troppo severo. Non abbiamo la prova contraria, ma non so quale creatività e quale attività suppletiva possa essere messa in aggiunta alle nostre povere competenze: chi è un politico importante non è un ragioniere, chi è un ragioniere non è un politico; insomma, giriamo le carte, ma abbiamo sempre un po' di incapaci ad amministrare la Regione. Io ne prendo atto, cercherò di migliorare se ne ho le possibilità, ma dalla discussione probabilmente siamo andati un po' oltre rispetto a una giusta critica e a un giusto dibattito.

Fatta questa premessa, "rientro" in alcune considerazioni. Innanzitutto c'è un confronto fra il nostro bilancio e il bilancio delle altre Regioni. Da questo punto di vista, le osservazioni che sono state proposte dalla collega Squarzino e dal collega Riccarand possono avere una giustificazione matematica, ragionieristica, ma sono fondate su dati che sono non omogenei, non dico sbagliati, ma non omogenei. Come abbiamo avuto modo di vedere, noi abbiamo la sanità completamente sul nostro bilancio, e non faccio l'elenco che il collega Curtaz ha voluto fare, ma semplicemente dal punto di vista delle entrate, perché noi, rispetto a quelle entrate, non tocchiamo nulla rispetto al fondo sanitario, quindi le altre Regioni che hanno questo tipo di problema hanno il volume delle entrate che è del tutto sbilanciato dal punto di vista delle percentuali, tant'è che - cari Consiglieri Riccarand e Salzone - le altre Regioni, lo si legge su un articolo su "Il Sole 24Ore", stanno aumentando l'IRAP, Piemonte e Liguria dal 4,25% a 5,25% a carico di imprese finanziarie e assicurative per pagare i debiti nella sanità, mentre la Campania prevede un aumento di mezzo punto: da 4,25% a 4,27%. Rispetto a questo tipo di argomento, Consigliere Riccarand, lei fa dei confronti all'interno delle percentuali che sono assolutamente disomogenei, all'interno del bilancio regionale della Valle d'Aosta ci sono tutta una serie di componenti che falsano il nostro bilancio, prova ne è che, nonostante un Governo di Centro Destra, non particolarmente amico delle autonomie speciali, è stato costretto...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

... adesso mi faccia parlare, poi avrà tutto il modo di replicare, io ho ascoltato tutto un giorno tutte le vostre cose, in silenzio, magari facendo delle smorfie, ma in silenzio. Da quel punto di vista, caro Consigliere Frassy, se all'interno del Patto di stabilità l'Amministrazione statale ha concesso la determinazione del Patto di stabilità in modo diverso rispetto alle Regioni a statuto ordinario, secondo lei, lo ha fatto per darci un regalo, o perché è un nostro riferimento statutario? Evidentemente la seconda risposta, perché se potevano non avrebbero fatto questo, tant'è che all'interno del Patto di stabilità da sempre si è fatto un altro tipo di ragionamento, ma perché rischiavano una norma incostituzionale. I riferimenti sono completamente diversi e Consigliere Riccarand, siccome ha buona memoria, si vada a rivedere quando l'Amministrazione regionale si è fatta carico di tutta la spesa sanitaria, perché c'era una normativa completamente diversa e all'interno di tale normativa, essendoci le compartecipazioni all'interno delle imposte... ha detto: "in virtù di questa compartecipazione, io mi faccio carico di tutta la sanità". Queste sono le cose che devono essere dette, non delle cose diverse; quindi, quando si fanno dei paragoni, soprattutto quello più fuorviante e meno serio... quello di fare una divisione con i volumi e gli abitanti... questo atteggiamento è poco serio. Lo dico dal punto di vista politico, cara collega Squarzino, lei sta facendo una cosa che è poco seria, perché lei deve fare degli altri ragionamenti, deve mettere insieme tutto il comparto pubblico, deve prendere il bilancio delle altre Regioni, deve mettere insieme le Province, i Comuni e la Regione, questo è il discorso serio! Se non fate questo, fate delle cose non serie, fate delle speculazioni politiche e non fate un servizio né al Consiglio regionale, né ai cittadini, perché maturano delle idee che non sono giuste! Da lì a dire che noi siamo penalizzati ne passa... chi ha mai sentito dire che siamo penalizzati rispetto agli Italiani? Nossignore, noi stiamo dicendo altre cose, ma fate attenzione ad utilizzare le statistiche, perché come prendete le statistiche per "rovesciare la frittata" queste "frittate" possono essere rirovesciate. Non è serio, tanto che nell'"omnibus" abbiamo detto: "vogliamo cercare di "dare" un po' di metodo e di struttura ed istituire un osservatorio che ponderi questi dati, perché tali dati ci portano lontano, ci portano ad essere i primi della classe quando magari non lo siamo o gli ultimi della classe quando non ce lo meritiamo". Rispetto a questo quindi usate un po' meglio i numeri, e non solo per dire che uno sta facendo bene o sta facendo male.

Rispetto al rapporto fra spese correnti e spese di investimento, adesso è rientrato anche il collega Stacchetti... vorrei dire: prendiamo dei riferimenti che siano dei riferimenti onesti. Se volete fare un discorso onesto, andate a prendere il rapporto fra spese correnti e spese di investimento del 1999, cioè un momento precedente all'alluvione e a dei grandi investimenti. Sa qual era la percentuale nel 1999 fra le spese correnti e le spese di investimento? Dal 64% al 65%, abbiamo aumentato di 4-5 punti in 6 anni. Rispetto a questo ho sentito delle percentuali sbagliate, avete detto che è aumentato del 20%, per forza! Andate a scegliere negli anni le cose che più si addicono a un calcolo percentuale! Ma non è così, la matematica è rigida; volete andare nel 1998? C'è una differenza di 0,5%. La proporzione già nel 1998 e nel 1999 era di questo tipo: 65% quasi, arrivavamo dal 64% al 65%. Non c'è stata questa degenerazione, sembra che qui sia venuto un flagello. Consigliere Lavoyer, ma per carità, nessuno ha la pretesa di essere Pico della Mirandola, ma ci inseriamo all'interno di un percorso che negli anni è stato costruito e che, tutto sommato, ha dato delle risposte.

Dal punto di vista della rigidità di bilancio, collega Squarzino, "è da mo'" che lo diciamo, ma non con la pretesa di avere la soluzione in tasca. Un bilancio è rigido nel momento in cui ci sono dei procedimenti che creano delle aspettative, e io non dico tanto perché voi potete massacrare questo bilancio, ma una cosa la rivendico, questa sì, ad alta voce: che noi non abbiamo lasciato nessuno allo "scoperto"; stiamo dando delle risposte a tutti i cittadini, magari in modo inadeguato, magari in modo non completo, ma una cosa la rivendico: questo bilancio dà una risposta a tutti! Ripeto: magari in modo insufficiente, lei prevederebbe altre cose, ma noi, rispetto a tutti i procedimenti e a tutte le leggi che sono state fatte fino ad oggi, diamo una risposta a tutti, ci siamo fatti carico di tutto, quindi, da questo punto di vista, rimando al mittente il fatto che questo bilancio è fatto da un patto di scellerati che non danno delle risposte alle persone! Dopodiché possiamo discutere.

Il Consigliere Salzone dice che ci sono delle spese inutili; facciamo tutto l'elenco, adesso noi andremo avanti foglio per foglio, però, siccome faccio un ragionamento che è un ragionamento di collettore, perché, quando sui giornali è venuto fuori che sono stati fatti 300 milioni di tagli, probabilmente la comunicazione non è stata corretta, ci siamo espressi male, ma, rispetto alle istanze che i vari dipartimenti hanno manifestato, c'era un esubero di 300 milioni di euro. Questo è stato quello che è andato sotto gli occhi di tutti, dopodiché lo sbilancio iniziale di 300 milioni ha dovuto trovare un momento di equilibrio. Questo è, non abbiamo detto delle cose diverse, ma abbiate pazienza: o diciamo che tutte le strutture, tutti i nostri dirigenti fanno delle previsioni e fanno delle istanze a vanvera, oppure questi 300 milioni avevano una giustificazione, erano riconducibili a qualche attività - condivisibile o meno, quello è un altro "paio di maniche" -, ma c'erano delle istanze, c'erano dei motivi.

Rispetto a delle considerazioni che ho raccolto qui e là, rispetto a delle istanze provenienti dai sindacati - poi il Consigliere Salzone mi ha detto che ha apprezzato l'emendamento che è stato presentato inizialmente e credo fosse quello il dato che i sindacati hanno rappresentato -, abbiamo cercato, nel limite del possibile, di onorare un'istanza che era stata espressa l'anno scorso al Presidente Perrin e all'Assessore Ferraris: quella di dare un po' di "ossigeno" a coloro che avevano dei mutui prima casa, però anche lì andiamo a rinunciare a delle risorse, che poi devono trovare un equilibrio.

Dal punto di vista del rapporto delle tasse, su cui probabilmente avremo modo nel bilancio di ragionare, abbiamo forse voluto intendere delle cose diverse, nel senso che, dal punto di vista delle imposte - poi se andiamo su dei corrispettivi per dei servizi, che possono essere l'acquedotto, lì non parliamo più di tasse, ma è solo una questione di terminologia, lì sono tariffe e voi sapete che da quel punto di vista il servizio deve essere interamente coperto con il corrispettivo, quindi non credo abbiano una grande flessibilità -, io le rappresento, collega Salzone, che la Regione Valle d'Aosta non ha mai fatto nessuna azione di aumento dell'IRAP, anzi tutti i provvedimenti che trovate in questa finanziaria e nelle finanziarie precedenti sono stati tutti delle manovre per l'IRAP in diminuzione, sono state concesse solo agevolazioni nell'IRAP. Sui Comuni nessuna addizionale IRPEF mai è stata messa, avete studiato voi quest'anno per il Comune di Aosta se fare una cosa o fare l'altra. Dal punto di vista dell'ICI, siamo la Regione con Comuni che non hanno mai toccato l'ICI, mai; ce ne sono alcuni che hanno per le seconde case o per certe tipologie inserito degli aumenti, ma tendenzialmente siamo una delle Regioni che dal punto di vista fiscale... anzi è esattamente la lamentela che fanno le altre Regioni... non ha mai utilizzato la leva fiscale, dopodiché, se lei mi parla dei rifiuti dell'acquedotto, quello è un discorso che...

(interruzione del Consigliere Salzone, fuori microfono)

... però rimaniamo nel nostro ambito, stiamo parlando di imposte, lei è andato a parlarmi su dei servizi a domanda individuale che hanno un'altra natura, per cui da un certo punto di vista dobbiamo fare un'altra cosa, e lo dico anche lì agli amici di "Forza Italia", la nostra caratteristica con questa teoria ci porta lontano. Lì dobbiamo difendere, ha ragione il Consigliere Perrin, è compito nostro difendere questo discorso, non per i privilegi, ma se devo pagare il costo dell'acquedotto che serve la mia frazione e ho bisogno di 3 chilometri di acquedotto per servire un utente, lei capisce che ogni litro d'acqua costa più di un Barolo di Gaja, perché devo parlare dei miliardi di infrastrutture! Allora lì dobbiamo intervenire, lì - come ha detto bene il Presidente Caveri - dobbiamo far sì che la nostra realtà di montagna abbia una sua specificità, non per essere privilegiati, ma per pagare l'acqua esattamente come la pagano a Torino o a Milano. Non credo sia una cosa diversa rispetto all'equità che abbiamo indicato nel nostro bilancio, che tanto fa sorridere alcuni colleghi.

Consigliere Lattanzi, posso anche seguirlo nel giro sul mappamondo, posso fare tutte le considerazioni possibili e immaginabili, posso anche immaginare che il Pakistan abbia 1 miliardo di abitanti, in realtà ne ha 150 milioni, ma nello spaziare probabilmente sono saltate alcune quote. Rispetto a tutta una serie di discussioni, però credo siamo andati un po' oltre; abbiamo fatto un po' di folclore, abbiamo detto delle cose che possono anche aizzare le folle, ma, dal punto di vista della proposta, mi sono trovato in difficoltà, quindi non ho delle grandi cose da dire. Ho invece delle cose da dire al Consigliere Riccarand, perché nella tabella che egli indica noi abbiamo scritto le previsioni, dove abbiamo fatto delle cose. L'entrata sostitutiva dell'IVA non ha niente di previsionale e, siccome ha passato 2 o 3 giornate negli uffici dell'Assessorato, gli avranno spiegato bene che quello dipende da una norma che è indicizzata; quindi, da quel punto di vista, "nulla di nuovo sotto il sole". Il vostro intervento è fatto neanche con la fotocopiatrice, il ciclostile, perché dite sempre le stesse cose...

(interruzione del Consigliere Riccarand, fuori microfono)

... no! Da quel punto di vista, facciamo delle previsioni e ogni anno le previsioni... quando si fa un bilancio, non è che il bilancio può spaziare... io non faccio il poeta, faccio l'Assessore al bilancio e l'Assessore al bilancio, con tutta la creatività che vuole, deve dare contezza dei numeri. Ripeto: lì non c'è nulla di nuovo; rispetto a quello che lei dice, abbiamo un'entrata che è costituzionalmente difesa e difendibile, che è una norma di attuazione. Dopodiché lei può dire: "mi piace", "non mi piace", per carità, lei vada pure in piazza a dire che siamo dei privilegiati, ma noi abbiamo un ordinamento che ha delle strutture solide, ma non lo dice l'Assessore Marguerettaz, lo dice "Standard & Poor's", lo dicono le società di "rating", perché, se fosse come dice lei, direbbero delle cose diverse! Direbbero che la situazione finanziaria della Regione è assai precaria! Voi politicamente potete anche non credere all'Assessore Marguerettaz, ma tali società di "rating" hanno una credibilità diversa e quindi le cose che lei dice sono miseramente smentite, perché queste nostre entrate sono difendibili, difese e certe. Rispetto a questa sua speculazione, che non chiamo sciacallaggio... che cerca di fare come Stenmark nell'infilarsi nei paletti di qualche sensibilità diversa all'interno dell'"Union" dicendo: "ma qui c'è una corrente, quindi l'"operazione ENEL" non la dipingete con l'enfasi con cui va dipinta"... ma abbia pazienza, non vengo qui a farvi sempre la solita lezione. Avete approvato una legge regionale, dove è stato contratto un prestito di 394 milioni di euro; se non ci fossero state queste previsioni, come Amministrazione regionale ci sarebbe stata una certa difficoltà. Dopodiché assolutamente quel tipo di operazione, che aveva già dei rientri positivi, è andata addirittura oltre quelle rosee previsioni e quindi, proprio in virtù del fatto che l'energia elettrica, qualcuno lo ha ricordato prima, è legata al prezzo del petrolio e con l'evoluzione del prezzo del petrolio sta dando dei risultati decisamente positivi, il risultato è assolutamente migliore. Colleghi Riccarand e Squarzino vorrei ricordarvi ancora un'altra cosa: se questo tipo di discorso è andato nel verso giusto, nel senso che quell'investimento, che ha privilegiato le spese correnti, negli anni dopo ha generato spese correnti, quindi, dal punto di vista della percentuale, gli investimenti del passato generano delle spese correnti e dal punto di vista degli investimenti... se voi quest'anno costruite la casa, avete degli investimenti, ma l'anno dopo dovete fare le pulizie, dovete pagare delle spese correnti... ed ecco che la percentuale si rovescia, ma non è perché pagate delle spese correnti che bisogna criminalizzare, queste spese sono dovute, quindi, dal punto di vista contabile, nel momento in cui fate l'investimento, il mutuo negli anni dopo ha delle spese correnti tutte in rimborsi; quindi, rispetto a quel tipo di evoluzione, vi do anche una rappresentazione dal punto di vista matematico. Rispetto all'"operazione ENEL", quindi, non ho nessuna difficoltà nel dire che questo tipo di operazione è un'operazione assolutamente vantaggiosa, è un'operazione che sta dando dei grandi risultati, ma non è la sola cosa positiva che abbiamo messo... abbiamo un tavolo tecnico che lei ha citato, che ci vede creditori per centinaia di milioni! Signorsì, un tavolo tecnico che il Governo non sta chiudendo proprio perché ha una posizione debitoria importantissima e non sa dove trovare i soldi...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

... quindi l'attività che è stata fatta di ricostruzione di tutte queste cose rientra fra le attività che giustamente...per cui non è che c'è la necessità di nascondere nulla. Consigliere Riccarand, quando c'è un'occasione... l'altro giorno c'era la giornata della comunicazione della "CVA" e abbiamo partecipato valorizzando tutto quello che è stato fatto, quindi non c'è nessuna volontà oscurantista. Consigliere Riccarand, quando lei mi dice: "dovete spendere meglio i soldi", ma lei ha fatto due conti quando mi porta come investimento e come momento di crescita e di ricchezza le miniere di Cogne? Noi più prudentemente abbiamo detto: "filosoficamente siamo d'accordo, vorremmo vedere i conti"; lei invece ha preso la "scorciatoia", ha detto che le miniere di Cogne sono una panacea. Consigliere Riccarand, io la stimo molto, lei lo sa, però da immaginare che questa miniera di Cogne e questa valorizzazione ci riempia le tasche di soldi... io ci farei già un pensierino. Quando lei mi "porta" la viabilità... la viabilità è una nostra competenza, ma io avrei gradito che nell'ambito della chiacchierata sulla ferrovia avesse detto che quegli investimenti dovrebbero toccare a questo Stato benefattore! Avrebbe cioè dovuto dare un'indicazione! Invece no, lei dice: "la ferrovia è tutta a carico nostro, infatti tutte le Regioni si fanno carico di...", ma cosa? Ma non diciamo delle forzature! Compartecipano...

(nuova interruzione del Consigliere Riccarand, fuori microfono)

... ma in Alto Adige sono anche soci delle autostrade, le autostrade sono tutte pubbliche!

Rispetto poi all'intervento del collega Comé, che si è lanciato in tecniche contabili, io non ho nessun tipo di problema nel dire che potremmo andare ad inserire l'avanzo di amministrazione, però dovremmo togliere il mutuo a pareggio, cioè quello che metti togli. Dal punto di vista contabile, le due cose sono alternative: o metti l'avanzo di amministrazione, o metti il mutuo a pareggio! Rispetto a questo ragionamento, potremmo anche discutere, ma cambia poco la sostanza.

Infine, volevo dire una cosa, perché il Consigliere Curtaz è arrivato con un po' di ritardo, allora, rispetto a quel meccanismo che ha indicato sulla ricerca delle spese e delle entrate per sostenere le spese, siccome la lezione gliela ha già fatta il Presidente, ma lei non era presente, gliela rifaccio io. Il Patto di stabilità, purtroppo, oggi non permetterebbe più le cose che sono state fatte nel passato, perché blinda le spese sia in parte corrente che in parte investimenti; quindi lei, paradossalmente, se avesse delle entrate nuove, si troverebbe come il Friuli ad avere un avanzo di amministrazione, perché non avrebbe modo di spendere. Il Patto di stabilità è concepito per le Regioni a statuto ordinario e non riusciamo a far breccia nel dire che noi il Patto di stabilità lo vogliamo concordare sui saldi di bilancio, in modo tale che, in presenza di importanti entrate, si possano gestire le spese non compromettendo la posizione debitoria; questo purtroppo gli amici de "la Casa delle Libertà" non lo vogliono capire, quindi, da quel punto di vista, quella sua esortazione cade nel nulla. Infatti noi le operazioni belle, intelligenti, fruttuose fatte nel passato non potremmo farle, perché abbiamo questo limite legislativo. Tutto lì. In 30 secondi rimando le varie discussioni nell'ambito delle valutazioni, che avremo modo di fare nell'analisi degli allegati. Grazie e scusate per il tono.