Oggetto del Consiglio n. 1405 del 14 luglio 2005 - Resoconto
OGGETTO N. 1405/XII - Approvazione, nelle loro linee programmatiche, delle pubblicazioni "Atlante della mortalità in Valle d'Aosta 1980-2003" e "Osservatorio per le politiche sociali - Primo rapporto", ai sensi dell'articolo 4, comma 3 della legge regionale 25 gennaio 2000, n. 5 e successive modificazioni e della legge regionale 4 settembre 2001, n. 18 recante approvazione del Piano socio-sanitario regionale 2002-2004.
(Raccoglimento per le vittime della strage di Londra)
Il Consiglio
Richiamata la legge regionale 25 gennaio 2000, n. 5 e successive modificazioni che prevede, tra l'altro, che la Regione assicuri, mediante la programmazione sanitaria, lo sviluppo del servizio socio-sanitario regionale, al fine di garantire i livelli essenziali ed appropriati di assistenza definiti dal Piano socio-sanitario regionale;
Richiamato l'articolo 4 della legge regionale 25 gennaio 2000, n. 5 e successive modificazioni che prevede che l'Osservatorio regionale epidemiologico e per le politiche sociali (OREPS) predisponga annualmente una relazione sullo stato di salute e di benessere sociale della popolazione regionale in versione strategica o congiunturale su uno dei temi di rilevanza per la programmazione sanitaria o sociale regionale;
Richiamato altresì l'articolo 5, primo comma, lettera i), della legge regionale 25 gennaio 2000, n. 5 e successive modificazioni che stabilisce i compiti e le funzioni dell'Osservatorio regionale epidemiologico e per le politiche sociali (OREPS) facente parte della Direzione risorse del Dipartimento sanità, salute e politiche sociali;
Richiamata la legge regionale 4 settembre 2001, n. 18 recante approvazione del Piano socio-sanitario regionale per il triennio 2002-2004 che declina, tra l'altro, gli obiettivi in termini di garanzia di livelli essenziali ed appropriati di assistenza da prestare alla popolazione nel triennio di riferimento;
Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 537 in data 28 febbraio 2005 recante approvazione della pubblicazione sul tema "Atlante della mortalità in Valle d'Aosta 1980-2003" curata dall'Osservatorio regionale epidemiologico e per le politiche sociali (OREPS), nell'ambito delle attività previste dall'articolo 5 della legge regionale 25 gennaio 2000, n. 5 e successive modificazioni e della legge regionale 4 settembre 2001, n. 18 recante approvazione del Piano socio-sanitario regionale 2002-2004;
Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 793 in data 21 marzo 2005 recante approvazione della realizzazione della pubblicazione sul tema "Osservatorio per le politiche sociali - primo rapporto" nell'ambito delle attività previste dall'articolo 5 della legge regionale 25 gennaio 2000, n. 5 e successive modificazioni e della legge regionale 4 settembre 2001, n. 18 recante approvazione del Piano socio-sanitario regionale 2002-2004;
Considerato pertanto che, nel corso dell'anno 2004, l'Osservatorio regionale epidemiologico e per le politiche sociali (OREPS) ha adempiuto all'obbligo previsto dall'articolo 4, comma 2, della legge regionale 25 gennaio 2000, n. 5 e successive modificazioni predisponendo - mediante le pubblicazioni di cui trattasi - la relazione sullo stato di salute e di benessere sociale nella sua versione congiunturale;
Preso atto che le pubblicazioni di cui trattasi comportano un approfondimento dei temi trattati nel vigente Piano socio-sanitario regionale e lo sviluppo della conoscenza dei fabbisogni di salute e di benessere sociale della popolazione regionale, destinati a migliorare i processi decisionali di scelta delle linee strategiche e di programmazione e controllo in materia sociale propri dell'Amministrazione regionale;
Ravvisata la necessità di procedere alla presentazione delle pubblicazioni di cui trattasi al Consiglio regionale affinché siano approvate, nelle loro linee programmatiche, e pubblicate sul sito internet dell'Amministrazione regionale;
Richiamata la deliberazione della Giunta regionale n. 4879 in data 30 dicembre 2004 concernente l'approvazione del bilancio di gestione per il triennio 2005-2007 con attribuzione alle strutture dirigenziali di quote di bilancio e degli obiettivi gestionali correlati e di disposizioni applicative;
Visto il parere favorevole rilasciato dal Dirigente della Direzione risorse dell'Assessorato sanità, salute e politiche sociali, ai sensi del combinato disposto degli articoli 13, comma 1, lettera e) e 59, comma 2, della legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45, sulla legittimità della presente deliberazione;
Visto il parere della V Commissione consiliare permanente;
Delibera
1) di approvare, nelle loro linee programmatiche, le pubblicazioni "Atlante della mortalità in Valle d'Aosta 1980-2003" e "Osservatorio per le politiche sociali - primo rapporto", ai sensi dell'articolo 4, comma 3, della legge regionale 25 gennaio 2000, n. 5 e successive modificazioni e della legge regionale 4 settembre 2001, n. 18 recante approvazione del piano socio-sanitario regionale 2002-2004;
di disporre la pubblicazione dei documenti previsti dal punto 1) del dispositivo della presente deliberazione sul sito internet della Regione.
Allegati
(Omissis)
Presidente - La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Fosson.
Fosson (UV) - Inizio con un ringraziamento, perché il lavoro che presentiamo oggi, e di cui sono orgoglioso, è dovuto all'attività dell'ultimo anno del nostro OREPS che ha elaborato questo primo studio della mortalità in Valle in modo scientificamente corretto e valido, con un grande lavoro. Se posso utilizzare una frase del collega Lanièce per sintetizzare quello che voglio dire, questo studio ha come senso il fatto di presentare com'è la situazione attuale, proprio nella logica che diceva ieri il collega e che cito: "se non si conosce, non si può affrontare".
Dicevo, sono orgoglioso di questo studio perché è la prima volta che in Valle d'Aosta si presenta in modo ampio uno studio sulla mortalità. La mortalità è un dato oggettivo, significativo dal punto di vista epidemiologico, ma non era mai stata raccolta in un unico studio una mortalità su un periodo molto ampio. Qui per la prima volta raccogliamo dal 1980 al 2003 tutte le cause di mortalità in Valle d'Aosta. Come dicevo ieri, il raccogliere tanti anni di mortalità tutti insieme ha il senso di contrastare quella menzogna statistica, cioè quei dati riferiti a piccoli numeri che invece studi fatti in precedenza su un anno solo di mortalità potevano incontrare; quindi, dicevo, uno studio molto ampio dal 1980 al 2003, dividendo addirittura in 2 periodi, poi confrontandoli fra di loro, di 12 anni l'uno.
Il secondo punto per cui sono orgoglioso di questo studio è che è fondamentale avere dei dati certi per programmare degli interventi sanitari. A volte senza i dati si corre il rischio di agire per sensazioni, per dati non così rilevanti. Questo lavoro per la prima volta ci permetterà di avere dei dati certi su un periodo molto ampio di mortalità.
Terzo punto in questa premessa: direi che questi 2 studi che presentiamo oggi sono i pilastri su cui si vuole presentare il nuovo Piano socio-sanitario, proprio su dati oggettivi vogliamo costruire le azioni fondamentali per arrivare a un miglioramento della salute e dell'aspettativa di vita in Valle d'Aosta. Mancano ancora lo studio sul numero dei disabili presenti in Valle d'Aosta e sulla loro presenza nei vari distretti e quell'atlante - che presenteremo a fine anno - in cui si mettono in relazione i rischi ambientali con la situazione della salute nei vari distretti della Valle d'Aosta. È un rapporto descrittivo, prende atto di tutta la situazione esistente in Valle d'Aosta, la fotografa, per permetterci poi, conoscendo l'argomento, di affrontarlo in modo più corretto.
Farò un'illustrazione abbastanza tecnica, dicendo ancora che questo rapporto ha, oltre a questo rilievo importante di descrivere la mortalità in 24 anni successivi - divisi poi in 2 periodi, e questa divisione in 2 periodi ci permetterà di fare successivamente degli altri rapporti, cioè di confrontare negli anni che verranno come sia modificato l'aspetto salute e l'aspetto terapeutico che incide su questo -, altre 2 caratteristiche importanti. Questo è il primo studio che è geografico, non solo ci dice com'è la mortalità in Valle, ma ci dice come tale mortalità è distribuita nei vari distretti. Vedrete che vi è una differenza di mortalità fra i vari distretti, cioè in alcuni distretti si muore di più che in altri, o alcune patologie sono più importanti che in altri. Capite bene cosa vuol dire avere la Valle d'Aosta divisa in aree geografiche con diverse cause di mortalità; questo ci permetterà di fare iniziative, una prevenzione mirata, cioè in alcune zone bisognerà rivolgere l'attenzione alle malattie cardiovascolari, piuttosto che a malattie tumorali e viceversa. L'ultimo criterio fondamentale che affronta questo rapporto, oltre a quello geografico e a quello della globalità dei dati, è che tiene conto delle disuguaglianze. In Italia si parla sempre più di disuguaglianza e di diritto alla salute, si parla di come lo stato sociale incide sulla sopravvivenza dell'individuo, riprendendo degli studi fatti in America, dove è dimostrato che nelle malattie cardiovascolari, dove l'intervento deve essere rapido e preciso, chi appartiene a un'area sociale più elevata ha una mortalità inferiore. In questo rapporto sulla mortalità, i comuni, sono distinti secondo un indice di deprivazione in comuni molto ricchi, comuni a ricchezza media e comuni deprivati. Questo secondo dei criteri ammessi in modo uniforme, cioè in base al titolo di studio della popolazione residente nei comuni, all'indice di affollamento, alla percentuale di occupati, alle abitazioni in affitto, eccetera. Togliendo il Comune di Aosta per ovvii motivi di dimensioni, abbiamo diviso i comuni in molto ricchi, medi e deprivati e vedrete come la mortalità in certi comuni deprivati sia maggiore, e anche qui si apre tutto un orizzonte di interventi. Come è stato fatto questo atlante? Con una metodologia classica per studi epidemiologici di mortalità, con un approccio che in tecnica si dice "Bayesiano", cioè con correzioni statistiche per basse intensità della popolazione, così come abbiamo noi.
La mortalità è superiore a quella italiana soprattutto per quanto riguarda i maschi, 113,3 con un tasso di mortalità di ogni 1.000 abitanti. Qui entra comunque il discorso di zone di montagna, ormai sempre più si tende a definire tutti gli interventi sanitari nella nostra zona come interventi particolari, svolti in un territorio non sempre agevole, quindi con delle necessità dal punto di vista organizzativo diverse che altrove. In Valle d'Aosta comunque la mortalità maschile è ancora superiore a quella del resto d'Italia, mentre è più favorevole nelle donne, che morivano molto meno nel primo periodo osservato (anni '80). Qui le riflessioni non le faccio io ma, essendoci lo stesso ambiente, probabilmente le donne si avvicinano a visite e a controlli in modo più frequente che non il sesso maschile e hanno stili di vita e esposizioni a rischio diverse.
Le prime cause di morte sono come in tutta Italia: la prima causa è dovuta a malattie dell'apparato cardiocircolatorio e la seconda ai tumori. Queste 2 cause insieme pesano per il 61,9% per gli uomini e per il 70,25% per le donne. Capite come prevedendo delle azioni mirate in questo settore possiamo raggiungere dei risultati. "Taglio" un pochino dicendo che per i tumori maligni si è avuto nel periodo dal 1992 al 2003 un miglioramento, più contenuto rispetto ai miglioramenti che si sono avuti per quanto riguarda l'apparato circolatorio, che sono stati significativi. La terza causa di morte è per malattie dell'apparato respiratorio, un miglioramento nei maschi è avvenuto nel secondo periodo, ma meno ancora del nord ovest. La fa da padrone in questo caso il tumore del polmone e qui l'indicazione del fumo e di tutte le battaglie che faremo per diminuire l'uso del fumo sarà significativa.
Nella divisione geografica l'area della Valdigne, l'area del distretto n. 1 è quella in cui si muore di meno per malattie dell'apparato respiratorio, questo soprattutto negli uomini, dove vi è l'incidenza più bassa della regione, mentre per le donne aumenta la mortalità per malattie polmonari, forse anche qui per l'introduzione del fumo nello stile di vita femminile. In sintesi, abbiamo avuto una riduzione costante della mortalità dal 1980, ma con un andamento diverso fra maschi e femmine. Vi è stato un miglioramento negli indicatori di mortalità precoce. È nell'infanzia che abbiamo avuto in questi 2 periodi raffrontati la maggiore riduzione di mortalità: meno 50% nei maschi e meno 40% nelle femmine, quindi un risultato veramente notevole. Qui ci fa pensare il discorso di un'unica maternità e lo sviluppo di un dipartimento materno infantile insieme all'"Ospedale amico del bambino" che sono sforzi significativi se hanno ottenuto i risultati che vi dicevo. La speranza di vita alla nascita è aumentata di 3,4 anni nei maschi e di 2,5 anni nelle femmine; a 35 anni invece è aumentata di 2,6 anni nei maschi e di 2,1 anni nelle femmine. Nel distretto n. 1 si registra la speranza di vita più alta e nel distretto n. 4 la più bassa.
Dalle analisi sul territorio scaturiscono dei dati molto interessanti, cioè sulla diversificazione delle nostre attività e sull'importanza di prevedere una territorialità sempre più marcata e particolare, sempre più specifica della nostra sanità. Infatti, come vi dicevo nelle premesse, non si muore nello stesso modo nei vari distretti, si muore molto di più nel distretto n. 4, il distretto di fondovalle, mentre la mortalità è decisamente minore nel distretto di Aosta, dove vi è una fascia di protezione notevole. Questo è facilmente identificabile nel fatto che, essendo l'Ospedale di Aosta l'Ospedale regionale ed essendo le malattie cardiovascolari la prima causa di mortalità, è facile pensare come la vicinanza ad un centro ospedaliero riduca la mortalità. Questo in accordo con tutta la letteratura, che dice quanto sia importante in questo tipo di mortalità un intervento precoce. Stiamo mettendo a punto anche degli interventi periferici, come la trombolisi su ambulanza, sul territorio, gli elicotteri che possono volare nelle valli e anche di notte. In tutte queste differenze territoriali di mortalità vedrete che vi è una comunità montana che ha una mortalità per tutte le cause maggiore che le altre. Le persone che hanno "costruito" questo atlante mi riferivano come già nel passato degli scritti di medici all'inizio del '900 "significavano" come questa comunità montana racchiudesse i casi più difficili e più particolari. Le disuguaglianze sociali già le abbiamo accennate, e segnano nei comuni deprivati una mortalità maggiore dell'11% rispetto la media regionale, questo è un dato veramente significativo come le disuguaglianze sociali... ed è un rilievo che, pur partendo da situazioni anglosassoni e americane, ormai viene riferito anche alla nostra situazione italiana, e comunque anche in Valle d'Aosta.
Andando avanti sempre nella mortalità per tumori, dal 1980 al 2003 nei maschi abbiamo avuto una modesta riduzione della mortalità (inferiore al 4%). Si poteva sicuramente fare meglio. Le differenze geografiche sono meno intense, per quanto riguarda la mortalità da tumori, è più omogenea e questo ci fa pensare a un potenziamento della prevenzione, gli "screening"... le cause accidentali che hanno un forte impatto soprattutto nei maschi e sono il quarto gruppo di cause di mortalità, soprattutto per incidenti sul lavoro, anche se la loro frequenza, anche da recenti studi fatti con l'INAIL, è in grande riduzione. Abbiamo degli "eventi sentinella", cioè abbiamo delle malattie che possono essere i "fari", cioè l'indicazione di situazioni a rischio che possiamo eliminare. Sono aumentati i tumori della pleura, vi è la bonifica dell'amianto, che sicuramente è significativo; sono aumentati in questi 24 anni i casi di AIDS, sono aumentate le overdosi, sono aumentati i linfomi di Hodking.
Cosa ne faremo di questo atlante? Non lo lasceremo sicuramente in un cassetto: intanto, dal punto di vista tecnico, sarà quello che dirigerà tutte le azioni e gli obiettivi previsti nel Piano socio-sanitario, ma non solo, perché i dati geografici emersi sono dei dati anche da presentare agli enti locali, alla popolazione, cioè sono dati che dovranno far ragionare sui presidi sanitari, sull'attività di prevenzione, sull'attività dei medici di famiglia in alcune zone della Valle d'Aosta. Non sarà messo nel cassetto, anche perché i rapporti futuri partiranno da questi dati che finalmente abbiamo.
Passo ora ad illustrare il secondo pilastro, la seconda raccolta di dati importanti per la programmazione sanitaria, quella cioè dell'Osservatorio per le politiche sociali: con una pubblicazione molto estesa... che costituisce il primo Rapporto sulle politiche sociali. Anche qui 2 anni di lavoro condivisi con tutti gli operatori e anche qui un rapporto con una funzione descrittiva e comunicativa, cioè la presunzione, ma corretta, di fare una fotografia della situazione sociale in Valle d'Aosta. Anche qui ritroviamo gli stessi criteri di prima: una territorialità, cioè, quando parliamo di natalità, divideremo i vari territori e vedremo dove vi è una maggiore natività rispetto a dove ce n'è meno, anche qui capite come può essere interessante fare degli interventi sociali avendo un insieme di dati come questo. Tale rapporto parte da dati raccolti il 1° gennaio 2002 in cui gli individui in Valle erano 120.000, 28,3% nel capoluogo, all'inizio nascono più maschi in Valle d'Aosta, però poi dopo i 60 anni le donne recuperano. Il tasso di fecondità in Valle è maggiore rispetto le medie nazionali, 1,3 contro 1,29; il tasso di natalità, numero dei nati su 1.000 bambini, è 9,2, un poco di meno rispetto al resto d'Italia. Il distretto più giovane è quello del Valdigne e il più vecchio è quello della bassa valle, di Donnas. La popolazione cresce o comunque mantiene i suoi numeri grazie ai nuovi iscritti nelle liste anagrafiche, quindi, se non vi fosse un movimento della popolazione, non potremmo mantenere lo stesso numero di popolazione.
La famiglia è il grande centro della nostra attenzione: in questo censimento le famiglie sono 53.333, abbiamo un'altissima percentuale di famiglie unipersonali (34,8%), contro il 28,4 del nord ovest e il 24,9 in Italia. Le famiglie di 2 persone sono invece il 29%, le coppie con figli sono il 50,6% ed è minore del nord ovest (53,5%) e di molto inferiore dell'Italia (57,5%), mentre le coppie senza figli sono più numerose che negli altri posti. Le famiglie con solo un figlio sono il 76%, contro il 73% del nord ovest e il 69% in Italia. Questa descrizione che ho fatto in modo sommario dimostra come, rispetto agli altri confronti, la famiglia in Valle d'Aosta viva un periodo di crisi rispetto... (in termini di numero di componenti)... rispetto ad altre situazioni. La popolazione infantile fra 0 e 2 anni è del 2,8%, fra 3 e 5 del 2,7% ed è simile più all'Italia che al nord ovest. Non vi sono grandi differenze geografiche, tranne che nel distretto n. 1, come abbiamo detto. Se volete sapere qual è il Comune che ha meno e più bambini fra 0 e 10 anni, vi dirò che quello con più bambini è La Magdeleine (16,1) e quello con meno bambini Ollomont. Questi sono dati importanti, perché "sotto" tali numeri vi sono situazioni da analizzare. Gli anziani nel 2002 fra 65 e 74 anni erano il 10,3%, sono dei numeri sovrapponibili al nord ovest (10,9%) e all'Italia (11%).
L'indice di vecchiaia da noi è un poco più basso di quello che è presente nel nord ovest, ma sapete che le nostre proiezioni ci fanno pensare che nel 2010 saremo molto più avanti rispetto alle altre regioni d'Italia. Meno anziani nel distretto n. 1, più anziani nel distretto n. 2 e 4. Il Comune che ha più anziani è Allein e il Comune più giovane è quello di Rhêmes-Notre-Dame. L'indice di carico sociale, cioè persone attive rispetto a quelle non attive sotto il profilo produttivo, è minore nel distretto n. 1 ed è maggiore nel distretto n. 4. I servizi residenziali nel 2004 registrano 993 posti per anziani (203 in strutture private) e sono maggiori nel distretto n. 2 e nel distretto n. 4, poi vi sono 121 posti diurni. I disabili: come vi dicevo, mancano ancora i dati certi dei disabili presenti in Valle, li avremo fra breve ma, riferendoci agli accertamenti fatti per l'invalidità... sia per la legge n. 104 che per altre invalidità e per la legge n. 68... abbiamo dei numeri statisticamente sovrapponibili alla realtà delle altre regioni. La presenza dei disabili nella scuola valdostana è complessivamente di 273 unità e 73 unità di disabili sono presenti nelle istituzioni scolastiche superiori di secondo grado. Questo è un dato in aumento rispetto al passato, che fa vedere come l'integrazione scolastica dei disabili sia un fatto corretto e ampiamente perseguito da noi. I dati dell'immigrazione: dal censimento del 2001 dell'ISTAT gli immigrati in Valle d'Aosta sono 2.630, con un tasso di immigrazione del 2,2% inferiore al 2,7% del nord ovest e maggiore del 2,05% dell'Italia. Per il volontariato vi è stato un incremento di iscrizioni in tutte le aree, siamo passati da 23 associazioni nel 1993 a 91 nel 2004, questa mattina le 91 associazioni sono salite a 99.
Conclusioni. Immagini interessanti, ma non ancora complete di una realtà sociale molto diversificata, propedeutica ad altri rapporti successivi, che fa vedere come sia necessario un forte investimento per le politiche familiari negli ultimi anni e da qui una nuova attività per i nidi dell'infanzia, le tate, ma la necessità anche di pensare ad un piano per anziani e a un cammino assistenziale diverso per gli anziani e i più deboli. Per i disabili, quando avremo questi numeri definitivi che ci diranno dove sono e che tipo di disabilità avranno, potremo pensare a una maggiore integrazione e soprattutto ad un'integrazione lavorativa e a un rapporto con la scuola. Gli immigrati possono essere una risorsa, ma è un flusso che va governato. Il volontariato è una realtà per la Regione, andrà organizzato, utilizzato nel modo migliore, ma sta già dando risposte molto positive.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Grazie, Assessore, grazie soprattutto all'OREPS, che in questi anni ha faticato a partire: ricordo che in questi anni in tale aula la mia era una delle poche voci che chiedeva a gran forza risorse finanziarie e umane per dare all'OREPS la possibilità di lavorare. Finalmente l'Osservatorio è decollato e da alcuni anni puntualmente fornisce dati interessanti su diversi aspetti che registrano lo stato di salute - e non solo - della popolazione.
"L'Atlante della mortalità in Valle" prende in considerazione 2 periodi decennali e riesce a registrare l'andamento di fenomeni, che non potrebbero essere percepiti se si prendessero in considerazione nel periodo breve. Sono dati che nella loro sinteticità fotografano alcune costanti dello stato di salute della popolazione e che segnalano alcuni punti critici su cui sarebbe opportuno intervenire. Nella presentazione dell'Assessore si individuano le finalità, che l'Assessore ha ripreso nella sua relazione e che condividiamo laddove si dice che la finalità è quella di "valutare l'eventuale esposizione a fattori di rischi, selezionare gli interventi preventivi o sanitari, operando delle scelte di politica sanitaria consapevoli e trasparenti, finalizzate al raggiungimento di un obiettivo comune: la salute di tutti i cittadini"; quindi scorrere queste pagine con l'occhio rivolto a cosa dovrebbe contenere il prossimo Piano socio-sanitario, per incidere positivamente sulla salute dei cittadini e cittadine che vivono in Valle d'Aosta. Alcuni di questi dati che già conosciamo riprendono documenti e studi che però qui vengono presentati nella loro progressione storica.
Non mi fermerò su tutti i dati, perché sarebbe troppo lungo e non è compito mio, ma vorrei prendere in esame alcuni elementi con l'ottica di dire quali suggerimenti ci offrono per il prossimo Piano socio-sanitario, ma non solo. Innanzitutto teniamo presente che in questi ultimi 20 anni in Italia - come ci dice l'atlante - si è registrata una forte riduzione della mortalità e un aumento della speranza di vita. Anche la Valle d'Aosta è partecipe di questo miglioramento, ma in misura minore: la mortalità è ridotta del 18% a fronte di un 24% nel nord-ovest. Come ricordava l'Assessore, la mortalità nel 2001 in Valle d'Aosta, specie quella maschile, è superiore alla media italiana. La speranza di vita di chi ha il privilegio di vivere e lavorare in Valle d'Aosta è inferiore rispetto agli abitanti delle altre regioni e forse questo dato andrebbe tenuto presente. Lo so che abbiamo difficoltà a volte, ma tenerlo presente ci può servire. Consentitemi un'osservazione, può essere banale, ma mentre leggevo l'"Atlante sulle cause di morte" ho letto anche l'integrazione del programma di legislatura regionale, in cui si dice che in montagna abbiamo molti costi, ma abbiamo delle risorse da utilizzare al meglio, "la situazione ambientale favorevole in termini di aria che si respira, stili di vita". Probabilmente tale affermazione non può essere presa "tout court", perché dall'"Atlante sulle cause di morte" si evince un'altra situazione, comunque questo è per dire che i dati che emergono da tale atlante dovrebbero aumentare la nostra consapevolezza nello sguardo con cui osserviamo tutti i fenomeni. Vi è a questo riguardo uno stile di vita da recuperare, da modificare, da suggerire. Stile di vita che a volte contrasta con abitudini alimentari tipiche della cultura della nostra Regione. Credo che su questo punto il Piano socio-sanitario dovrebbe proporre progetti e obiettivi chiari da perseguire. Il documento dell'Osservatorio, redatto 3 anni fa in occasione della "Ia Giornata della prevenzione in Valle d'Aosta", riportava già alcuni di questi dati quando elencava i fattori di rischio: fumo, alcool, alimentazione sbagliata, che sono la causa delle morti precoci che si verificano in Valle. Si dice nel documento della prevenzione rispetto all'alcol... e qui l'Assessore anche ieri sottolineava la complessità di questo problema: "In Valle d'Aosta il 28% degli uomini e il 6% delle donne eccede nel consumo di alcol, questi valori sono fra i più elevati in Italia. Tenendo conto dell'età sono valori superiori del 70% rispetto a quelli piemontesi e italiani per gli uomini e del 10-15% per le donne". Vi sono quindi dei problemi nei nostri stili di vita. Per quanto riguarda l'alimentazione, si dice che "il 40% della popolazione ha almeno un comportamento scorretto rispetto a quelli che sono individuati come nocivi per la salute e ad averne più di uno sono il 22% delle donne e il 28% degli uomini" e ancora si diceva - ma l'atlante misura le conseguenze di questi stili di vita - che con il tempo "l'alimentazione sbagliata produce molte patologie croniche e alcuni tumori gravi che colpiscono l'apparato digerente, oltre ad aggravare una serie di malattie dell'apparato cardiocircolatorio per l'elevarsi di valori come il colesterolo e la pressione arteriosa".
Ho ricordato tali elementi perché da questo atlante dovrebbe emergere ancora di più un'attenzione sulla prevenzione come priorità irrinunciabile del futuro Piano socio-sanitario. Dovrebbe essere preso come punto di partenza per progetti specifici di educazione, di prevenzione, di accompagnamento nella cura delle persona (alimentazione, igiene, "screening" periodici). Vi è anche un collegamento - qui l'Assessore lo ha ricordato - coi dati di zone diverse dal punto di vista geografico e dal punto di vista della deprivazione culturale ed economica; ci si chiede se non varrebbe la pena di pensare a figure socio-sanitarie specifiche che seguano la popolazione nelle zone a maggiore rischio, se si vuole intervenire. Sicuramente in questi ultimi 20 anni la Valle d'Aosta ha fatto un grosso passo in avanti per quanto riguarda il benessere generale, ci si chiede come mai rispetto alla salute vi è così difficoltà a migliorare lo stato di benessere dei Valdostani; questo è uno dei problemi di fondo delle politiche socio-assistenziali e sanitarie.
La speranza di vita è diversa nelle aree geografiche, nelle fasce sociali. Le prime cause di morte sono quelle che riproducono la situazione italiana: malattie dell'apparato circolatorio e i tumori maligni un po' come conseguenza di uno stile di vita che abbiamo, ma non solo noi, in tutta Italia. Rispetto ai tumori bisogna sottolineare come cosa positiva che lo "screening" che si sta facendo e i progressi anche nelle cure farmacologiche diminuiscono la mortalità in questa malattia, anche se ogni anno vi sono un centinaio di casi nuovi, per cui siamo colpiti dall'emergere ogni giorno di tale malattia; ma credo che la prevenzione stia dando i suoi risultati e ritengo sia utile e importante continuare con determinazione in queste campagne di "screening". Sottolineo anch'io il fatto che vi è una differenza fra uomini e donne rispetto al rischio di mortalità precoce, che negli uomini è doppio rispetto a quello delle donne. Prendiamo atto che le donne si rivelano le più attente alla salute, le più sensibili ai fattori di rischio (la riduzione della mortalità è più evidente nelle donne per quanto riguarda le malattie cardio-circolatorie, ma anche i tumori). Questo dovrebbe suggerire un orientamento per le campagne di prevenzione, che dovrebbero essere pensate in modo da coinvolgere sempre più le donne, cioè madre, moglie, figlie, sorelle nella tutela della salute dei propri congiunti.
Fra i vari "eventi sentinella" che l'atlante individua vi è il fatto che, confrontando i 2 periodi decennali, si registra quasi il doppio delle morti per overdose: da 13 a 24. Sul tema dell'uso delle droghe forse bisogna fare di più. Ieri l'Assessore ha trattato in modo approfondito il problema facendo emergere la complessità della questione; è un settore difficile, in cui raramente si vedono i progressi perché ci si confronta il più delle volte con comportamenti che fanno riferimento a valori, a scelte di vita non modificabili con farmaci. Questo è un problema che non riguarda solo l'Assessorato della sanità, ma il Governo e il mondo politico nel suo complesso. Bisognerebbe pensare a piani trasversali a tutti i settori culturali ed economici. Sempre dal confronto dei 2 decenni emerge il problema dell'AIDS, dove si passa da 3 a 30 decessi nell'arco di un decennio. Questo dato ci interpella proprio come società; emerge come vi sia una carenza d'informazione che circonda ancora questa malattia, non solo nelle scuole. Direi che qui ormai si è spostato su un altro piano; la genesi della malattia non è più riconducibile tanto a rapporti omosessuali, quanto a rapporti eterosessuali nell'ambito delle famiglie cosiddetti "normali". Qui la prevenzione non può essere fatta nelle scuole, forse la prevenzione va fatta anche con le agenzie di viaggio, chiedendosi qual è il "target" di persone portatrici dell'AIDS. In questo senso credo che il Piano socio-sanitario dovrebbe contenere precisi piani di azione.
Vi sono altre "sentinelle" e sono ancora sempre i dati sui suicidi. Abbiamo visto qui un incremento nel secondo decennio: da 13,7% a 16,6%; suicidi che - ancora una volta - sono più probabili in alcuni comuni molto deprivati. Ancora: ricordiamo i dati sulle malattie alcolcorrelate, in cui, pur essendo diminuito il numero totale dei decessi nei 2 decenni, si registrano ancora zone ben precise in cui esiste una maggiore mortalità rispetto ad altre; anche questi dati dovranno essere presi in carico dal nuovo Piano socio-sanitario. Ancora: i dati delle malattie derivanti da disturbi psichici, che registrano un aumento, specie per le donne. La politica forse non può fare nulla contro il male di vivere, però forse ci si deve porre il problema e chiedere se vale la pena di attivare o di chiamare a raccolta le forze più vive della società per porsi questo problema e trovare dei comportamenti e delle direzioni di marcia.
Se prendiamo a pagina 33, vediamo che, se è vero che le 2 cause principali di morte sono i tumori e le malattie all'apparato circolatorio, al terzo posto vi sono le cause accidentali. Ora, le cause accidentali, proprio perché non sapevo cosa potessero essere, sono andata a verificare cosa sono e ho scoperto che sono il trauma, la frattura, le commozioni celebrali, le contusioni, le ferite non legate agli incidenti stradali. È come se fosse legata alla normalità della vita che si affronta senza avere la consapevolezza dei rischi, che sono insiti in ogni situazione; quindi forse il tener presente questo tipo di elemento può aiutare ad individuare una prevenzione che faccia rendere attenti tutti, uomini e donne, a tutte le età, ai rischi legati ad ogni situazione.
Direi che il "leitmotiv" che emerge come indirizzo programmatico è proprio il fatto che la salute va tutelata e "custodita" tutto l'anno, in tutte le sue dimensioni, sul territorio. Anche noi qui - lo faccio io per prima, il "mea culpa" -, l'attenzione l'abbiamo sull'Ospedale, sui fenomeni acuti che sono però sempre la conseguenza e la conclusione di stili di vita, di malattie che potevano essere evitate o mitigate (il fatto stesso che la speranza di vita in Valle d'Aosta sia inferiore di quella a livello nazionale ci dice che vi è ancora spazio per molto lavoro e per un miglioramento). Forse dovremo incominciare a fare più attenzione al territorio, alla prevenzione, sia in termini di budget, sia in termini di organizzazione, sia in termini di priorità. È una prevenzione che andrebbe ripensata; ho scorso ieri il Piano nazionale della prevenzione 2005-2007 che chiede alle regioni specifici progetti sulla prevenzione, sottolineando come sia importante impostare una valutazione che misuri gli effetti delle azioni del piano di prevenzione, indicando in modo chiaro il rapporto fra gli eventi progettati e i risultati attesi. Questo potrebbe essere un salto di qualità nel progetto di prevenzione e credo che il lavoro puntuale e prezioso dell'Osservatorio non sarà inutile, se troverà un riscontro altrettanto puntuale nell'impulso alla prevenzione nel prossimo Piano socio-sanitario.
Qui faccio appello al Presidente del Consiglio, nel senso che abbiamo 2 grossi argomenti, adesso io ho cercato di contenermi, ma ho concluso l'analisi del primo documento e sto passando al secondo documento...
Presidente - ... continui tranquilla, le prolungherò il tempo.
Squarzino (Arc-VA) - ... grazie. Per quanto riguarda il primo rapporto dell'Osservatorio delle politiche sociali, anche questo offre una serie di dati che fotografano la tipologia della popolazione e la tipologia dei servizi offerti alle diverse fasce della popolazione. Anche qui, come per il resto, mi soffermo su alcuni punti che ritengo utili e importanti in vista di una futura progettazione. Sappiamo che il saldo naturale della popolazione è negativo nel 2002 (-228), però la popolazione cresce per effetto dell'immigrazione (saldo migratorio + 1591). Questo significa che per noi l'immigrazione è una risorsa a livello demografico. È nostro interesse favorire l'accoglienza, l'integrazione con politiche adeguate (scuola, mediatori culturali, eccetera). È vero, queste sono riflessioni che esulano dall'ambito strettamente sanitario e che dovrebbero e potrebbero essere esaminate in un'ottica trasversale (cultura, lavoro, abitazione, trasporti, eccetera). Sono a questo riguardo preoccupata di un'affermazione fatta ieri dal Presidente e oggi ripresa dall'Assessore, in cui si insiste sul fatto che l'immigrazione va governata. Ora mi chiedo cosa vuol dire per la Valle d'Aosta "governare l'immigrazione", non credo voglia dire assumere altre leggi speciali, o cose di questo genere...
(interruzione dell'Assessore Fosson, fuori microfono)
... su questo condivido, quindi non "governare l'immigrazione", perché questo vuol dire governare il flusso migratorio, ma governare l'accoglienza, l'integrazione degli immigrati, sapendo che sono per noi una risorsa. Senza immigrati avremmo un saldo demografico negativo e sarebbe peggiorato il rapporto fra popolazione attiva e popolazione in generale. In questo senso forse non è tanto a livello di Piano socio-sanitario, ma di un progetto immigrati che andrebbe attivato.
Rispetto alla tipologia della famiglia, l'Assessore ha ricordato i dati. Le famiglie unipersonali sono il 34,8% della popolazione, quelle composte da 2 persone rappresentano il 29% della popolazione. Le famiglie composte da una sola persona sono il 37,2% della popolazione, 6 punti percentuale superiore a quanto avviene nel nord-ovest e 10 in più alla media nazionale. Bastano questi pochi dati per farci capire come sia difficile impostare una politica di "welfare" nei confronti delle persone, che siano esse minori come anziani, come disabili, basata sulla valorizzazione della famiglia, dato che più di 1/3 della popolazione non ha nessun convivente che possa sostenerlo nei momenti difficili, è lui stesso la famiglia, e quindi nei momenti di dimissioni dall'Ospedale, di lunga convalescenza, di malattia improvvisa, di vecchiaia. Credo che questo sia un dato di cui tener conto nel progetto "welfare" per la famiglia. A queste vanno aggiunte quel 14,4% di famiglie formate da 1 genitore e 1 figlio. Anche in questo caso il genitore quale aiuto può trovare in caso di malattia sua o del figlio? O anche solo per conciliare lavoro di cura con lavoro professionale? Qui ho visto con piacere che nell'integrazione al programma si parla di un impulso agli asili-nido e aziendali. Vi sono 709 posti negli asili nido, vi sono 2 posti disponibili ogni 10 bambini fra 0 e 2 anni, ma questo vuol dire che 8 bambini su 10 da 0 a 2 anni non trovano posto nei servizi per la prima infanzia, questo è un problema che si pone. Rispetto al problema degli asili nido, bisognerebbe analizzare con attenzione il costo di questi servizi. Fra l'altro, vedendo nella progressione storica si vede come la percentuale delle quote pagate mediamente come utente di asilo nido sia aumentata: dal 14% della spesa totale negli anni 1998-2000, al 18% nell'anno 2001. Vi è da chiedersi come è possibile che facciamo pesare così tanto sui bilanci familiari un servizio per la prima infanzia che è importante offrire a tutti come attività educativa ai bambini, oltre che come aiuto alle famiglie. Ancora: la spesa media degli utenti deriva da differenze notevoli da comune a comune. Noi riteniamo che i servizi alla prima infanzia siano un bene utile e necessario per molte famiglie e che il suo costo non debba dipendere dalla zona di residenza. Una famiglia che risiede a Saint-Christophe nel 2001 si è trovata a pagare quasi il doppio di quella di Saint-Pierre: 24% a fronte del 13%, credo che questo sia un problema di coordinamento che il Governo deve assumere. Da questi dati emerge un'indicazione forte per il Piano socio-sanitario e per la politica regionale: più servizi per l'infanzia con minori costi per le famiglie, più equità tra le diverse zone della Valle e uguali diritti per le famiglie residenti in Valle. È un servizio troppo importante e non può essere lasciato alla discrezionalità delle scelte dei singoli comuni. È un servizio essenziale per la famiglia monocellulare della nostra Regione. Occorre ripensare la scelta fatta a suo tempo di inglobare all'interno della quota indistinta data ai comuni le risorse per i servizi alla persona. A me ha fatto specie vedere che, per esempio, il Comune di Rhêmes-Saint-Georges nel progetto politico della lista che ha vinto, diceva: "vogliamo attivare i servizi sociali in questo comune", come se la Giunta precedente non avesse avuto tale attenzione ed è significativo che sono proprio 2 donne che hanno puntato l'attenzione su questo. Però sappiamo che nella maggior parte dei casi i comuni sono retti da uomini, io non dico sia una cosa brutta, sta di fatto che queste sono le conseguenze. Credo allora che il Governo, che ha in mente obiettivi più generali, non può limitarsi a lasciar condizionare servizi per la prima infanzia dalla discrezionalità di chi in quel momento governa il pezzetto di territorio regionale.
Rispetto agli anziani la percentuale (10,3%) della popolazione anziana è grosso modo in linea con quella nazionale (11%) e del nord-ovest (10,9%), ma più bassa è la percentuale della popolazione attiva su 100 potenzialmente non attiva, per cui sempre meno persone lavorano in rapporto alla generalità della popolazione. I servizi per anziani dovrebbero tenere conto del fatto che alla spalle molte volte l'anziano non ha una famiglia di appoggio: è lui la famiglia, questo spiega in parte l'alto ricorso alle strutture residenziali e la difficoltà per molte persone di trovare posto in una microcomunità. È vero vi sono 900 e più posti, vede, ho provato prima molto sommariamente a fare il calcolo, prendendo la tabella di pagina 63, la complessità della popolazione oltre 65 anni in numero totale e il numero totale dei posti disponibili, abbiamo un rapporto del 2,2%, cioè qui può darsi che sia sufficiente, non lo so, bisogna fare una riflessione sopra. Non entro nel merito della funzionalità di queste strutture, credo però, come ricordava l'Assessore - e qui condivido -, che la funzione di tali strutture vada pensata all'interno di un percorso di accompagnamento della persona nel momento più fragile della sua vita, quindi dal potenziamento dell'ADI alla specializzazione delle microcomunità, ad una continuità assistenziale degli utenti e andrebbe anche affrontato il problema del costo.
Per i diversamente abili credo anch'io sia molto importante che questi trovino nella scuola dell'infanzia, dell'obbligo e nelle superiori un'accoglienza, ma bisogna accompagnare l'accoglienza e la disponibilità della scuola con un adeguato sostegno e questo è un problema trasversale che interessa l'Assessorato della sanità e della cultura. Gli assistenti educatori in ambito sociale hanno trovato una loro identità e un riconoscimento adeguato, la stessa cosa non avviene nella scuola e, se non si risponde a questo problema, la politica di integrazione del diversamente abile in ambito scolastico si riduce a parole e non è accompagnata dal necessario supporto.
Per quanto riguarda le risorse, abbiamo preso atto che i servizi agli anziani, insieme a quelli per i diversamente abili, assorbono oltre il 50% della spesa sanitaria, bisognerebbe ripensare anche agli altri settori e qui chiederei all'Assessorato uno sforzo, laddove vi sono delle integrazioni, i fondi regionali per le politiche sociali che sono separate rispetto a tutte le altre... quando si utilizza questo fondo, a mio avviso dovrebbe servire a sostenere i settori ritenuti prioritari, ma così non avviene. Abbiamo visto che vengono finanziati ulteriormente settori che già assorbono molte risorse, anziani e disabili, 52-55%, e non viene rafforzato il sostegno alle povertà che raggiunge poche unità di percentuale, nel 1999 nel sostegno regionale raggiungeva il 3-4%, ma proprio nel fondo regionale, mentre in quello complessivo molto meno. Una riflessione andrebbe fatta per quanto riguarda il sostegno alle fasce più deboli della popolazione, la legge n. 19 sul minimo vitale. Abbiamo visto che nel triennio 2001-2003 sono aumentate le domande accolte e la spesa liquidata è quasi raddoppiata, però sono ancora tante le domande respinte, eppure le domande non vengono presentate "a capocchia", per così dire, ma subiscono il vaglio dei servizi sociali. Vi è da chiedersi allora se non sarebbe il caso di semplificare la procedura e saltare il passaggio alla Commissione regionale che vaglia i progetti dei servizi sociali. Non sarebbe sufficiente la professionalità delle assistenti sociali? Questa è una domanda che pongo e su cui chiedo che venga fatta una riflessione.
Mi chiedo anche se non si usano criteri troppo rigidi sia per quanto riguarda il minimo vitale, sia per quanto riguarda l'assegno post-natale. Abbiamo visto che per l'assegno post-natale sono aumentate le domande non liquidate per superamento della soglia di reddito. Ci pare strano che dal 2001 al 2003 il reddito complessivo della popolazione sia così aumentato da giustificare che oltre il 20% delle domande non sia preso in considerazione. Non sarebbe anche qui il caso di rivedere i criteri di accesso all'assegno? In mancanza di altri interventi, questo rimane comunque un aiuto alla famiglie con figli, uno dei pochi. Come diceva l'Assessore, credo che il prossimo Piano socio-sanitario non può non considerare prioritari i settori della famiglia, dei minori e quello dell'esclusione sociale; è vero che sono spese correnti, ma come quelle della cultura sono spese di investimento nella risorsa umana, l'unica su cui possiamo contare per preparare il futuro della nostra comunità.
Rispetto al documento nel suo insieme, speriamo che i prossimi rapporti dell'Osservatorio sulle politiche sociali contengano elementi di valutazione sulle attività e sugli interventi programmati nei vari settori. Noi voteremo questi due documenti. Ci pare strano questo fatto del votare o non votare, nel senso che qui prendiamo atto di dati oggettivi.
Presidente - ... la interrompo un attimo, un attimo di attenzione.
La Presidenza del Consiglio dei ministri mi comunica che, in armonia con quanto succede in tutti gli altri Paesi europei, ad una settimana esatta dalla strage di Londra, in memoria delle vittime vengono osservati 2 minuti di silenzio e di raccoglimento negli uffici, negli istituti pubblici e nelle caserme. Vi invito a fare la stessa cosa insieme a me.
Si dà atto che alle ore 12,00 il Consiglio osserva due minuti di silenzio in memoria delle vittime della strage di Londra, avvenuta giovedì 7 luglio 2005.
Presidente - Colleghi, vi ringrazio per la vostra sensibilità.
La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.
Squarzino (Arc-VA) - Stavo concludendo, quindi "sto" nei tempi supplementari che lei mi ha concesso. Dicevo che sembra strano dover votare, perché è come votare la relazione dell'ISTAT. Qui sono dei dati che uno legge, dati oggettivi, su cui non può dire: "no, non è così", eccetera. Voteremo questi documenti, anche se ci sembra strano votarli, li votiamo soprattutto perché intanto offrono dati, conoscenza, informazione che sono il primo passo della consapevolezza per un cambiamento. Speriamo che anche il prossimo Piano socio-sanitario recepisca, se non tutti, alcuni suggerimenti che si possono leggere osservando con attenzione questi dati e mettendoli fra di loro in relazione.
Presidente - La parola al Consigliere Sandri.
Sandri (GV-DS-PSE) - Devo iniziare in modo non piacevole per l'Assessore l'intervento su questo importante punto, nel senso che non ho apprezzato a prima vista il lavoro dell'OREPS, perché non è carino che in copertina sia riprodotta una carta che ricorda uno dei periodi meno piacevoli per l'autonomia della nostra Regione: quando la Valle d'Aosta era un circondario della Provincia di Torino, forse si poteva scegliere un'illustrazione più consona e più autonomista.
Detto questo, bisogna fare i complimenti alla "équipe" che ha lavorato a tale importante documento, così come a quella che ha lavorato al rapporto sulle politiche sociali, perché sono 2 documenti importanti, fatti con grosse capacità tecniche, che danno la possibilità di avere una fotografia già analizzata della realtà e questa è la base indispensabile per fare qualunque tipo di ragionamento politico, in particolare oggi che ci troviamo di fronte ai primi passi del Piano socio-sanitario regionale. Queste non sono delle fotografie, ma degli schizzi che ci danno il senso delle tematiche principali. Credo sia da apprezzare in particolar modo non solo il fatto che sia stato costruito con le tecniche più innovative e più moderne, standardizzando i tassi rispetto alla differente composizione della popolazione per età o per sesso, ma tale impostazione sull'indice di deprivazione comunale credo sia un utile indicatore, che consente di fare qualche rapporto fra la parte sanitaria e la parte sociale, cioè quanto lo stato sociale può interferire sul benessere sanitario e sulla durata della vita delle persone.
Mi limiterò ad un intervento breve, perché credo sia importante in questi casi evidenziare i "nuclei forti", cioè andare a parlare di tutto, anche di malattie come l'AIDS che in Valle d'Aosta per fortuna sono trascurabili, significa fare confusione, significa non capire quali sono le priorità. Qui occorre invece andare ad affrontare le priorità e una emerge dal primo dato importante, che è stato già segnalato dall'Assessore: la mortalità in Valle è stabilmente superiore a quella del resto del Paese, non solo, ma nei maschi questa differenza rispetto all'Italia si sta accentuando. Le motivazioni possono essere di vario tipo, si devono poi andare a vedere le cause quali possono essere, ma certo è un elemento allarmante. Cosa vi è di peculiare fra la situazione dei maschi rispetto a quella delle femmine? Certo il maggior utilizzo del fumo di sigaretta o di altre pratiche non perfettamente consone come l'alcolismo, ma anche più rischi rispetto al lavoro, alla mobilità. Credo siano tutti settori su cui bisognerà fare delle ricerche specifiche per capire quali sono i dati più importanti.
Questo dato appare ancora più importante quando si va a vedere che la mortalità si sta modicamente riducendo, ma avvengono invece dei peggioramenti rispetto alle differenze sociali. Ad esempio, nelle persone con più di 65 anni il divario fra la speranza di vita delle persone ricche e la speranza di vita delle persone povere è aumentato in questi 20 anni; ciò significa che in Valle d'Aosta certamente le persone che hanno disponibilità economiche ne hanno un certo vantaggio e "viaggiano" grosso modo con gli stessi dati statistici nazionali, mentre, laddove vi è più povertà, questo dato non è confortato. Questo è stato segnalato più volte da vari colleghi, mi ricordo anche solo in tale seduta consiliare dal collega Salzone, credo che la lotta alla povertà diventi anche una lotta sanitaria, perché sicuramente consente di avere dei risultati importanti.
Il secondo dato che emergeva da questa relazione e che deve essere valutato ai fini della programmazione economica e socio-sanitaria è l'effetto degli "screening". Vediamo, purtroppo, che, per quanto riguarda i dati sulla mammella, non abbiamo dei dati particolarmente positivi, vi è una certa riduzione della mortalità dai 15 ai 64 anni, ma vi è un netto peggioramento dai 65 ai 74 e oltre ai 75 anni nel periodo osservato, cioè fra il 1980 e il 2003. Lo "screening" qui è cominciato poco tempo fa, quindi probabilmente gli effetti non sono ancora visibili e certamente questo dato giustifica ampiamente il fatto di avere cominciato quel lavoro di "screening", però mi piacerebbe vedere nei prossimi rapporti i risultati che abbiamo sulla pagina di fronte, quando si vanno a vedere gli effetti dello "screening", che qui è una tradizione trentennale, per quanto riguarda i tumori dell'utero. Vediamo che la mortalità dal 1980 al 2003 è letteralmente dimezzata, evidentemente per quanto riguarda il "pap-test" abbiamo "colpito" e abbiamo "colpito" bene.
Siamo sempre su dati di mortalità per cause relativamente basse, questa è una delle due osservazioni tecniche negative su tale lavoro, cioè secondo me è stato fatto un lavoro molto approfondito, ma la presentazione poteva essere più sintetica. L'aver voluto suddividere i tumori o altre cause di morte per tipi così specifici... ad esempio, è vero che il tumore del rene è importante però, quando hai mortalità nei maschi intorno all'8 per 100.000 e nelle donne al 4 per 100.000, rischia di diluire l'importanza di dati più importanti di cui parlerò successivamente. La stessa cosa... la presentazione geografica l'avrei preferita non per comune, ma per distretto, corrispondentemente con le tabelle sopra. Detto questo, un'altra causa rilevante e soprattutto in netto peggioramento è il problema degli incidenti sia di trasporto che da altri infortuni nelle persone con più di 65 anni. Il dato nelle età più avanzate sta quasi raddoppiando nel decennio. Questo è un problema che grazie all'allungamento dell'età della vita sarà sempre più presente e su cui dovremo fare degli interventi, sia per quanto riguarda la verifica di tutti gli interventi sul traffico, sia per quanto riguarda la sicurezza delle case e la prevenzione degli infortuni.
Il lato principale su cui mi volevo soffermare un attimo, perché credo sia il più sciocco, è quello della mortalità che si può evitare e che è molto grave, cioè quella da fumo di sigaretta. Stiamo parlando di una mortalità che interessa nella fascia dai 65 ai 74 più di un terzo: 1.189 casi per 100.000 abitanti su 3.156 che è la mortalità generale. Questo è un dato che sarebbe eliminabile smettendo di fumare. Questo dato è così importante, vale per i maschi e per le femmine ed è ampiamente la causa principale di morte evitabile che abbiamo in Valle, su cui dobbiamo concentrare i nostri sforzi. Apprezzo l'USL della Valle d'Aosta che con l'Assessorato ha iniziato importanti campagne promozionali per non incominciare a fumare nelle scuole, però credo vi sia bisogno di un'attenzione molto più forte, e a me dispiace dover constatare che, malgrado la legge, anche nello stabile dei gruppi ogni tanto si sente la puzza di sigaretta. Non vi è un controllo, mentre è importante avere una tolleranza zero su questo punto, perché siamo credibili nella nostra lotta al fumo di sigaretta se viene fatta rispettare la legge con sistematicità. Secondo me, deve essere chiaro che tante cose sono importanti: le malattie cardiovascolari, l'ulcera, il diabete, ma il fumo è di gran lunga la causa di morte più importante che c'è in Valle ed è anche quella più facilmente evitabile, con la prevenzione, con la terapia e soprattutto facendo rispettare le leggi. Se poi andiamo a vedere l'accoppiamento con i dati della deprivazione comunale, emerge un dato grave: mentre le classi ricche, soprattutto per quanto concerne il sesso femminile, stanno captando questo dato, per cui la mortalità è scesa da 107 a 90, nelle classi più povere questo dato è molto aumentato: da 101 a 115; allora significa che vi sono grossi interventi culturali da fare, perché questa situazione sia superata. Non entrerò nel merito di altre cose per non diluire l'importanza che ha la lotta al fumo di sigaretta. Io vivo malissimo il bilancio regionale, perché fra le tante entrate del riparto fiscale vi è anche quella rispetto alla vendita dei tabacchi. Credo sia veramente l'assurdità che incassiamo 10 lire dalla vendita di sigaretta e andiamo a spenderne 1.000 per curare i danni dal fumo di sigaretta. Non mi sembra vi sia una mobilitazione sufficiente da parte dei politici e invito in tal senso i colleghi che fumano in quest'aula a smettere, perché sarebbe un dato utile per loro, ma anche un messaggio importante da dare alla popolazione; mi corre l'obbligo di invitarli tutti a seguire i corsi della "Lega per la lotta contro i tumori" per aiutare a smettere di fumare, perché in più del 50% dei casi si riesce al primo colpo, se vi prenotate adesso per ottobre vi è ancora posto.
Una piccola valutazione: vorrei che questo metodo che è stato usato dall'Assessore Fosson, di cui dobbiamo essergli molto grati, sia utilizzato da tutta la Giunta. Sarebbe bello vedere un osservatorio regionale dell'economia, della finanza, dell'agricoltura, della cultura, eccetera, che schematizzi la situazione e ogni tanto ci fornisca questo testo su cui poter ragionare. Un metodo di lavoro che renderebbe più facile il lavoro del Consiglio e più efficiente il lavoro della Giunta. Per quanto riguarda l'Osservatorio sulle politiche sociali, penso sia la fotografia di uno stato di benessere, quanto meno rispetto a molti altri territori dell'Europa e della nostra Nazione, soprattutto per quanto riguarda l'assistenza agli anziani. Credo che da tali dati che abbiamo visto si veda che la rete territoriale è diffusa, capillare, in continua manutenzione ed evoluzione; non certo si può dire che non abbiamo attenzione per questo settore. Non altrettanto possiamo dire per quanto riguarda l'infanzia. Già qui qualche mese fa abbiamo dovuto constatare che le dipendenti di questa Amministrazione regionale non hanno a disposizione l'asilo aziendale che consenta di poter svolgere correttamente la loro funzione materna, senza avere la preoccupazione di dover affidare i figli qua e là. Spero che, dopo aver fatto tale inchiesta, nei prossimi mesi possiamo avere la realizzazione di questo asilo nido aziendale dell'Amministrazione regionale, ma che questo debba valere per tutto il territorio. Mi fa piacere che nei prossimi mesi partano i lavori per la costruzione del centro polifunzionale di via Brocherel ad Aosta, che dovrebbe ridare quel numero di posti persi quando fu chiuso l'asilo di via Brocherel una decina di anni fa, però siamo ancora ben lontani dalla necessità: 2 su 10 non va bene. Da questo punto di vista, se altre strutture tipo le "garderie" trovano un riscontro positivo nella qualità e nell'utilizzo del servizio, devo esprimere qui un palese malessere per l'esperienza delle tate familiari di bassissima qualità e i cui contorni sono anche non sempre comprensibili se questo è un servizio per i bambini, o altro, e che pone una serie di perplessità rispetto alle strutture che sono a disposizione, perché le case private non sempre hanno quelle caratteristiche di sicurezza e abitabilità che potrebbero fare di questa esperienza un'esperienza positiva. Credo che una riflessione sull'utilizzo delle tate familiari e sui costi che questo servizio sta avendo per la comunità debba far riflettere per le prossime scelte; probabilmente, i costosi asili nido sono molto meno costosi delle tate familiari, ma molto meno costosi.
Termino qui questa mia valutazione, facendo un invito a tutti i colleghi che con così tanta disattenzione hanno seguito i lavori di tale punto; capisco che la parola "mortalità" possa suscitare qualche difficoltà, ma credo che di tutti gli argomenti che si discutono qui dentro questo sia quello più importante, perché significa toccare il benessere fisico e sociale delle persone. Mi sarebbe piaciuto vedere da parte di altre forze politiche la stessa passione che mettono sul Casinò o su altri problemi più squisitamente finanziari.
Si dà atto che dalle ore 12,11 presiede il Vicepresidente Nicco.
Presidente - Ringrazio il collega Sandri anche per il suo convinto, condivisibile appello ai colleghi fumatori in quanto esempio per la comunità.
La parola al Consigliere Salzone.
Salzone (FA) - Grazie, Presidente, anche per il suo appello finale che, dopo l'intervento del medico che mi visita ogni tanto, mi viene a parlare di mortalità... e riconoscendo che una delle cause più importanti della mortalità è quella del fumo... e ormai è notorio che forse sono l'unico fumatore in quest'aula... certo che parlare dopo il medico che mi visita diventa imbarazzante. Voglio solo dire che siamo in un Paese democratico, non siamo ancora nell'era del proibizionismo, siamo sempre per il rispetto degli altri, quindi cerco di essere sempre molto attento, ma della mia vita faccio quello che non è illegale con il dovuto rispetto per le osservazioni effettuate dai colleghi Nicco e Sandri.
Assessore, interverrò molto brevemente. Anche per dire una battuta fatta poco fa dal Consigliere Lattanzi: "non siamo dei tuttologi" ed evidentemente a me preme riconoscere che gli studi che sono stati portati oggi sono 2 studi molto importanti. Sono 2 lavori che consentiranno ad ognuno di noi di avere dei documenti di partenza che ci consentiranno di comporre quel mosaico che dovrà andare a definire tutto il rapporto delle politiche sociali. Il lavoro fatto sulla mortalità, che ricopre il periodo dal 1980 al 2003, porta dei dati molto importanti e, quando i lavori sono fatti bene, rimangono come delle pietre, quindi è come avere la voglia di tenersi dei libri nella propria biblioteca per poter usufruirne di volta in volta. Gli argomenti in questo Consiglio vengono sviscerati per la loro singola importanza. Credo sia il documento sulla mortalità, sia l'altro, il rapporto concernente le politiche sociali, che "investe" tutta una serie di titoli, come quello della natalità, o quello della famiglia, gli anziani, il rapporto sui disabili, ancora importante è quello dell'immigrazione... tutti questi sono problemi che andranno di volta in volta sviscerati per la loro importanza.
Come ho già detto ieri sera, per comporre tale mosaico sarà di fondamentale importanza il rapporto sulle povertà, perché ribadisco i dati che ieri ho cercato di porre all'attenzione dei colleghi; quando diciamo che la nostra comunità coinvolge nel settore della povertà quasi il 15% della popolazione, cioè quando intendiamo una percentuale del 2,7% che riguarda i sicuri poveri o le famiglie (quasi il 5%) che sono quasi povere, ma poi vi è una percentuale che pone nella soglia della povertà il 7% delle famiglie, quando raggiungiamo percentuali di questo tipo, è bene approfondire il problema, cercare di analizzarlo il più possibile dando anche delle risposte incisive, risposte che peraltro non sono state assenti in questi anni. La sensibilità dell'Assessore è dimostrata, non vi è bisogno di rimarcarlo tutte le volte, ma lo stesso l'impegno della Giunta in questo settore desta una certa importanza; crediamo sia necessario fare qualcosa in più. Se vogliamo arrivare ad un rapporto sulle politiche sociali completo, se vogliamo arrivare ad un Piano socio-sanitario importante come crediamo che sarà, bisognerà acquisire tutti quei dati che abbiamo sviscerato, ma sicuramente possono essere ulteriormente ampliati, perché il rapporto sulle politiche contro la povertà e l'esclusione sociale elaborato dalla Commissione di indagine sull'esclusione sociale ministeriale ha dato e dà con una certa sistematicità questi dati e pone il paragone fra la Valle d'Aosta e il resto d'Italia, in controtendenza: nel resto d'Italia vi è un miglioramento, da noi vi è un lieve peggioramento. Anche sui dati poi bisognerà fare un'analisi più dettagliata, riconosco che i dati non sempre sono così puntuali, ma il segnale non è positivo e credo sia necessario inserire anche questa parte di discorso, che peraltro è già stata annunciata dall'Assessore... che la Commissione povertà sta lavorando, aspettiamo di vedere i risultati, per dare poi un giudizio complessivo su tale lavoro che ribadiamo essere stato un ottimo lavoro, importante anche per il prosieguo del nostro impegno in questa legislatura.
Presidente - Altri colleghi in discussione generale? Se non vi sono altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore alla sanità, salute e politiche sociali, Fosson.
Fosson (UV) - Non farò un intervento lungo, non parlerò di nuovo di mortalità e non vi sgriderò perché siete fumatori, anche se è giusto dirvi che per fumo si muore. Solo alcune brevi considerazioni: intanto sia dalle osservazioni della collega Squarzino, sia da quelle fatte dal collega Sandri è chiaro che i suggerimenti presentati sono corretti, ma tutte queste osservazioni oggi le possiamo fare perché abbiamo un punto di partenza, cioè tali osservazioni finalmente, tali dati non positivi... perché sono d'accordo con il Consigliere Sandri: non sono tutti dati positivi, sono dei punti di partenza su cui lavorare, però tutte queste osservazioni le possiamo fare perché finalmente abbiamo un lavoro fatto.
Il suggerimento iniziale, collega Squarzino: i morti per tumore, stili di vita... questa è una delle poche cose su cui non sono d'accordo con il suo discorso; magari i tumori dipendessero solo dagli stili di vita... chi non ha mai mangiato o fumato non dovrebbe morire e invece purtroppo anche a queste persone, che sono state fra le più morigerate, può venire un tumore. La scienza non ha ancora chiarito l'origine della malattia.
Per tutto il discorso fatto sulla prevenzione dalla collega Squarzino sono perfettamente d'accordo, faccio solo una premessa: qui in Valle d'Aosta da sempre spendiamo di più delle altre regioni in prevenzione. La Valle d'Aosta spende pro capite una cifra ben superiore rispetto a quella che spendono le altre regioni; questo è un dato che dice che la prevenzione è sempre stata importante nella nostra storia, forse però dobbiamo fare meglio e qui il consiglio di fare progetti specifici mi trova d'accordo. Ho citato che vi è una comunità montana con degli indici di mortalità superiori per tutte le malattie; mi pongo come scopo quello di riunire gli enti locali e i medici e fare un progetto specifico, perché lì dobbiamo intervenire in modo differente rispetto agli altri posti. Mi trovo ultra d'accordo, lei lo vedrà nel PREFIN, stiamo presentando un piano di ristrutturazione di tutto il Dipartimento di prevenzione. Il Dipartimento di prevenzione, che in questo momento è spezzettato, ha ancora gli ufficiali sanitari che sono nel Dipartimento prevenzione, che vanno una volta ogni 15 giorni nel piccolo paese per rilasciare autorizzazioni, e poi non fanno un'attività preventiva che invece compete loro a livello centrale, così come il monitoraggio della copertura vaccinale, eccetera. La riorganizzazione del Dipartimento preventivo mi sembra che vada ormai fatta certo avremo delle difficoltà quando diremo all'ente locale che la certificazione della concimaia... non viene più fatta, ma porteremo un'attività preventiva su quel luogo...
Sugli indicatori di prevenzione, preciso che tutti i meccanismi che mettiamo in atto devono avere degli indicatori; mi permetto di dire su questo che un indicatore di prevenzione sull'applicazione dello "screening" del tumore del colon fatto in media Valle a Saint-Vincent è risultato estremamente positivo, nel senso che hanno aderito il 60% degli abitanti. Questo è un indicatore di prevenzione corretto, non è l'unico, però è uno degli indicatori perché, se metto in moto uno "screening" e più del 60% della popolazione aderisce a uno "screening" complesso, vuol dire che è un indicatore di risultato; per questo lo "screening" dei tumori del colon non sarà più fatto solo a livello distrettuale, ma in tutta la regione.
Sul sociale due battute. Per quanto concerne l'immigrazione, penso di aver chiarito, nel senso che i dati di natalità è chiaro sono mantenuti proprio attraverso l'immigrazione, che è una risorsa. Quando dico "governata", intendo dire resa corretta e umana, nel senso che uno che viene a lavorare da noi non possiamo farlo dormire in un sottoscala o non dargli dei servizi; quindi se questi criteri possono essere garantiti per un certo numero, dobbiamo far entrare questo numero.
È difficile il "welfare" sulle famiglie, anche per una questione di territorio, ma anche per una questione specifica; lei ha detto correttamente: "non si cambierà la politica delle famiglie in 2 anni, né in 10", ma su questo abbiamo discusso alcuni indici di assistenza ospedaliera e per esempio la "day surgery", che ha tassi di occupazione di posti letto... (non possiamo prevedere dei tassi di occupazione sulla "day surgery" come le altre regioni) maggiori proprio perché non vi è una rete familiare di questo tipo per dare un'assistenza corretta al malato.
Asili nido: è vero, è un costo molto elevato, e qui riprendo quello che dicevamo con il Consigliere Salzone ieri e che ha ripetuto oggi, su cioè chi è che gestisce il sociale; il Piano socio-sanitario vuole andare a risolvere queste questioni, perché se in questo momento il sociale viene gestito dal singolo comune, è chiaro che quegli episodi di non equità sono più facili, perché adesso o donna o uomo ognuno ha la sua sensibilità e vi è chi ha una sensibilità maggiore nel fare i muri, piuttosto che fare gli asili nido. Su questo, una volta che avremo deciso chi gestisce il sociale... ecco che, quando si parla di leggi di settore o di introdurre - cosa che non è stata fatta a livello nazionale - dei livelli minimi di assistenza sociale sul territorio... sicuramente si arriverà a un'equità che in questo momento non c'è tra i comuni e che nel Piano sanitario vorremmo affrontare. Dicevo ieri: i piani di zona saranno una grande opportunità, ma bisognerà vedere come gli enti locali risponderanno. Certo noi abbiamo la possibilità di indirizzare i nostri finanziamenti in un modo preciso.
Quello che diceva il Consigliere Sandri delle tate non lo condivido. Mi scuso per il disegno, mi sembrava un disegno di una cartina antica di Aosta, ci era piaciuta, forse non avevamo sottolineato questi aspetti che non erano voluti. Le tate: anche qui direi che vi è una differenziazione dell'utilizzo di questa risorsa, che comunque sta crescendo. Le tate si stanno consorziando, vi è una formazione centrale e forse è stata più sviluppata in alcuni comuni rispetto ad altri; ad esempio, il Comune di Aosta si è sempre rifiutato di dare delle sedi in cui le tate potessero operare in un certo modo, mentre altri comuni hanno messo a disposizione delle associazioni di tate dei locali convenienti a costi equi e sostenibili, un servizio fatto con un approccio comunale di questo tipo ha una validità diversa da quella di un altro comune per il medesimo servizio, che invece non dedica nulla, però la discrezionalità nel nostro territorio è un punto di partenza.
Per quanto riguarda gli anziani, con un gruppo di lavoro che ha pubblicato adesso i suoi scritti, a cui hanno partecipato gruppi di volontariato, abbiamo delineato per gli anziani un percorso diverso, con la collega Squarzino ci troviamo sulle stesse posizioni, cioè la specializzazione delle microcomunità è un dato nuovo che appare da questo studio, cioè, nel momento in cui le microcomunità saranno gestite non più dal comune, ma dalla comunità montana, nell'ambito della comunità montana potremmo prevedere diversi tipi di assistenza. Qui si sta delineando un percorso che ha nell'ADI una grande occasione, anche nei comuni, cioè il fatto che l'anziano possa rimanere a domicilio con un servizio sia sanitario che sociale efficiente è un grande valore umano aggiunto. La legge n. 44 prevede un sostegno alla famiglia che tiene in casa l'anziano e questa è una politica da sostenere. Del minimo vitale abbiamo già parlato ieri; collega Squarzino, lei mi diceva: "semplificare le pratiche", ma è la stessa cosa che anch'io ho detto. Di fronte a gente che viene a chiedere di mangiare, che non ha i soldi, non si può rispondere torna fra 2 o 3 mesi, però dall'altra parte si sono verificati dei casi "pesanti" da noi. Abbiamo però avviato delle procedure per cui queste situazioni di emergenza non passano più attraverso la commissione, quindi, secondo me, lì bisogna bilanciare e mantenere un equilibrio fra necessità di intervenire al più presto e una necessità di essere giusti e aiutare chi veramente ha bisogno. Questo rientra nel discorso di gestione del sociale da parte dell'ente locale, su cui ho già detto.
Finisco... anche qui mi trovo perfettamente d'accordo con la collega Squarzino, nel senso che lei ha parlato del post-natale. Riconosciamo insieme che nell'applicazione dell'IRSEE vi è stato uno scompenso per il post-natale. La scorsa settimana abbiamo convocato i sindacati, perché eravamo giunti ad un anno dall'introduzione dell'IRSEE e per legge era prevista una verifica dopo un anno e abbiamo deciso noi di convocarli, poiché ci dicono qualche volta che non convochiamo i sindacati, questa volta li abbiamo convocati prima che loro ce lo richiedessero. Le dico che sul post-natale dal 1° agosto abbiamo aumentato la soglia di accesso da 14 a 16 mila di IRSEE e questo anche attraverso uno studio, le ho premesso che forse c'era stata una valutazione non corretta, però l'IRSEE era provvisorio per un anno, proprio perché di questo 20% di domande che sono state respinte, il 14 e qualcosa percento di domande era nella fascia di reddito fra 14 e 15,5 mila euro anche perché è un assegno di sostegno alla natalità...
Sul discorso del fumo sono perfettamente d'accordo, se fossimo tutti d'accordo che fumare fa venire i tumori e fa perdere la salute... ma saremo tutti più attivi su questo; la legge che è stata introdotta per l'abolizione del fumo dai locali pubblici è importante, le profilassi e le campagne preventive contro il fumo sono fallite, perché i primi a fumare sono i medici, gli insegnanti e i politici e questo proprio perché sono 3 categorie che hanno delle responsabilità pubbliche. Gli "screening" che prima erano organizzati a livello di un dipartimento dell'Ospedale sono stati riorganizzati a livello regionale, con una segreteria unica ampliata, partiranno anche degli "screening" in tutta la regione per il cancro del colon retto e per il rischio cardiovascolare, eccetera. Per i tumori della mammella abbiamo ancora una mortalità elevata, però vi è un dato positivo: i tumori della mammella che vengono poi operati nella nostra divisione hanno, dopo 10 anni, una sopravvivenza del 61%, che è superiore addirittura alla malattia tumorale mammaria trattata negli Usa. Alla fine riprendo una frase del collega Salzone, e lo ringrazio: questi studi vogliono essere dei punti di partenza su cui lavorare, bene o male, ma lavorare.
Si dà atto che dalle ore 12,35 riassume la presidenza il Presidente Perron.
Président - La parole au Conseiller Frassy, pour déclaration de vote.
Frassy (CdL) - È con un po' di difficoltà che faccio una dichiarazione di voto su questa materia, difficoltà perché normalmente i numeri, soprattutto quanto sono numeri statistici, non si votano, nel senso che dei dati statistici normalmente si prende atto e poi si può ragionare, trarre conseguenze, elaborare linee di indirizzo, strategie. In questo caso invece siamo chiamati a votare non tanto per l'approvazione o pubblicazione sul sito internet, come fra l'altro è scritto nella deliberazione, ma siamo chiamati a votare le linee programmatiche e le linee programmatiche citate nell'oggetto e nel deliberato di questa deliberazione sono riprese dalla legge n. 5/2000, che all'articolo 4, con una definizione impropria, vi fa riferimento. Dalla lettura veloce di questi 2 volumi, che peraltro sono molto interessanti, ho stentato a trovare delle linee programmatiche nel vero senso della parola. Da qui l'imbarazzo di esprimere un voto su linee programmatiche, che non sono riuscito a ritrovare. I dati si commentano da soli, essi potranno essere utili - e lo auspichiamo - per il prossimo Piano socio-sanitario, perché da tali dati vi sono elementi per correggere alcune scelte che la Giunta andrà a fare nella ridefinizione della politica sanitaria di questa Regione. Penso che nel momento in cui l'articolo 4 parlava di linee programmatiche... questo lavoro importante e interessante avrebbe dovuto forse essere completato.
L'Assessore è il primo ad essersi reso conto che probabilmente l'insieme di tale lavoro non corrispondeva esattamente alla prescrizione legislativa, che, se necessario, forse si potrà anche modificare, tanto che dice che questo è un primo lavoro, propedeutico a tutta una serie di azioni che dovranno essere intraprese successivamente. Auspico allora che queste azioni vengano intraprese prima che tali dati possano essere superati dal tempo; teniamo presente che questo lavoro importante, a cui riconosciamo un'importanza dal punto di vista della conoscenza di certi fenomeni, è un lavoro che ha stentato a vedere la luce: la legge regionale di riferimento è datata 5 anni or sono e in base a quel provvedimento la relazione doveva essere quanto meno annuale, poi vi era una differenziazione nell'ambito delle relazioni. Oggi però sarebbe stato forse opportuno che in appendice o in premessa di queste 2 importanti relazioni vi fossero alcune considerazioni di politica sanitaria, che l'Assessore per inciso ha fatto anche in sede di replica, quando ha detto che siamo la Regione che ha la maggior spesa pro capite per prevenzione, ma forse non basta. Questo significa che non basta la spesa? Forse non bastano i modi in cui viene gestita la prevenzione, forse non sono funzionali certe campagne rispetto ad altre, non lo so. Sicuramente l'Assessore, che ha elementi di valutazione maggiori nella fase gestionale, qualche considerazione più approfondita sulla materia poteva farla.
Guardando l'"Atlante della mortalità", vi è un dato - al di là delle analisi che hanno fatto in discussione generale i colleghi che mi hanno preceduto sulle singole cause di decesso - che è preoccupante. Il dato preoccupante - che va letto insieme all'affermazione che l'Assessore ha fatto, ovvero maggiore spesa pro capite per la prevenzione e io aggiungerei: maggiore spesa pro capite per la sanità, nel senso che la sanità non solo di prevenzione, ma la sanità che cura i casi di malattia - è che dal 1990 al 2001 abbiamo avuto un "trend" di miglioramento di gran lunga inferiore rispetto a quello nazionale. Nel 1990 sia a livello nazionale, sia a livello di nord ovest, dove forse vi sono delle similitudini più facili per qualità di vita e situazioni ambientali, la Valle d'Aosta è quella che ha recuperato di meno e su questo penso che qualche riflessione vada fatta, soprattutto alla luce di questi importanti investimenti in termini economici che vengono effettuati.
In conclusione, il nostro gruppo esprime un giudizio di astensione sul meccanismo con cui siamo arrivati a confrontarci. Il lavoro è importante, perché consente a tutti di prendere conoscenza di dati statistici su cui poter fare delle riflessioni, condivido quanto qualcuno ha detto, che sarebbe importante che anche l'Assessorato dell'industria - perché la salute e l'economia sono i "due piatti della bilancia", su cui marcia lo stato di benessere di una società - riuscisse a mettere mano a dei dati aggregati, sui quali poi ragionare per modificare le linee guida di una certa politica industriale, che non è che abbia dato grosse soddisfazioni e grossi risultati, anche lì a dispetto delle importanti risorse economiche che vengono spese; perciò è un'astensione non sui dati, sui quali peraltro non ci astiene, come dicevo prima, ma si può solo prendere atto, e un'astensione sul fatto che le linee programmatiche citate in deliberazione e richiamate in legge non le vediamo. È per questo motivo che ci asteniamo.
Président - La parole au Conseiller Lanièce.
Lanièce (SA) - Brevemente, per dichiarazione di voto. Il gruppo "Stella Alpina" voterà a favore di questi 2 documenti perché, come è già accaduto in sede di Consiglio, spesso il nostro gruppo presenta iniziative sui problemi socio-sanitari e ha sempre evidenziato negli interventi la necessità di avere dei dati per poter verificare e analizzare a fondo i problemi e per poter mettere in pratica le azioni necessarie per affrontare e governare certi fenomeni socio-sanitari. Non possiamo che complimentarci con l'analisi approfondita che sta alla base di questi 2 documenti e che ci permette di avere una visione sulla situazione, di questi ultimi anni, di alcuni problemi socio-sanitari molto importanti. È importante anche l'analisi storica, perché prima veniva fatta solo un'analisi anno per anno, che non permetteva di fare delle verifiche sull'evolversi della situazione in corso; ovviamente, se la rilevazione dei dati non è puntuale, se manca una certa lungimiranza, se manca la capacità di leggere lo storico, non siamo in grado di prepararci ad affrontare i modi nuovi con i quali taluni fenomeni si presentano; ad esempio, ieri, parlando dell'interrogazione sui cannabinoidi, si è evidenziato il fatto di come sia cambiato il mondo della droga in questi ultimi anni. È importante quindi poter leggere lo storico e capire i cambiamenti, in modo da poter predisporre le misure con cui fronteggiare questi fenomeni importanti e per dare risposta alla comunità valdostana. È importante anche il ruolo della prevenzione, e quindi se gli studi epidemiologici ci danno una certa fotografia dei problemi, è assolutamente e altrettanto indispensabile "sganciarsi dalla macchina nazionale" che propone azioni di prevenzione generalizzate, ma indirizzare invece l'azione di prevenzione in Valle d'Aosta verso quei settori, verso quei fenomeni che hanno una ricaduta maggiore. Ben venga quindi l'intervento del collega Sandri, che ha puntualizzato l'aspetto importante sul fumo e sui tumori; cerchiamo dunque di indirizzare le nostre azioni di prevenzione soprattutto verso quelle malattie che rappresentano le cause maggiori di mortalità, in modo da incidere ancora di più come azione di prevenzione e rendere un maggior beneficio alla comunità valdostana.
Président - Je soumets au vote soit l'"Atlante de la mortalità in Valle d'Aosta 1980-2003", soit l'"Osservatorio per le politiche sociali - I rapporto", avec une unique votation:
Conseillers présents: 27
Votants: 25
Pour: 25
Abstentions: 2 (Frassy, Lattanzi)
Le Conseil approuve.
Président - Avec ce point nous terminons nos travaux, le Conseil est reconvoqué à 15 heures 30.
La séance est levée.
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La séance se termine à 12 heures 58.