Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 940 del 4 novembre 2004 - Resoconto

OGGETTO N. 940/XII - Contrarietà all'ipotesi di riduzione dei finanziamenti all'ANPI e all'equiparazione dei militari inquadrati nella RSI prevista da un disegno di legge in esame al Parlamento. (Approvazione di risoluzione)

Risoluzione

Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta - Vallée d'Aoste

Rilevato che è intenzione del Governo italiano diminuire considerevolmente il contributo annuo per il funzionamento dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, già ridotto nel 2002;

Visto altresì il disegno di legge "Riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Repubblica sociale italiana (RSI)", approvato dalla Commissione Difesa del Senato il 19 maggio 2004;

Richiamate le affermazioni del Presidente Ciampi sul valore fondante della Resistenza nell'ordinamento della Repubblica italiana;

Dato atto all'ANPI dell'azione svolta, nel ricordo di quelle tragiche vicende, per la formazione di una coscienza civile fondata sugli ideali di democrazia e libertà;

Ricordato

- che i reparti inquadrati nell'esercito della RSI parteciparono, spesso a fianco delle truppe naziste, a numerose ed efferate stragi di civili in tutto il centro-nord dell'Italia;

- che anche la Valle d'Aosta subì la violenza dei nazifascisti con rappresaglie ed eccidi, tra cui si segnalano per dimensioni e ferocia (39 partigiani e civili fucilati) quelli di La Clusaz, St. Pierre, Nus e Leverogne;

- che la Valle d'Aosta è stata interamente liberata per iniziativa delle formazioni partigiane prima dell'arrivo delle truppe degli Alleati;

- che, proprio per la sua forte ed estesa partecipazione alla guerra di liberazione, con decreto 10 dicembre 1971 del Presidente della Repubblica, alla Valle d'Aosta è stata attribuita la medaglia d'oro al valor militare;

Esprime

la più ferma critica sia all'ipotesi di riduzione dei finanziamenti all'ANPI, sia all'equiparazione dei militari inquadrati nella RSI;

Invita

I rappresentanti della Valle d'Aosta al parlamento italiano ad operare in tal senso;

Dà mandato

Al Presidente del Consiglio della Valle di trasmettere la presente risoluzione al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Presidenti del Senato e della Camera.

F.to: Sandri - Borre - Perrin - Salzone - Riccarand - Viérin Marco

Presidente - La parola al Consigliere Borre.

Borre (UV) - Le Gouvernement italien se propose de réduire de manière importante la mesure financière portant contribution pour le fonctionnement de l'ANPI. J'estime que cette volonté ne soit pas partagée; j'espère que cette initiative, que j'ai présentée avec d'autres collègues, contribuera à faire en sorte que le Gouvernement italien revienne sur cette décision. Cette initiative est d'autant plus importante, puisqu'elle est assumée par l'Assemblée régionale, qui représente le peuple valdôtain et la Vallée d'Aoste, et jamais comme sur cet argument une assemblée publique a le devoir de se prononcer sur un thème qui ne surgit pas des passions de quelqu'un d'entre nous, mais des faits et d'une histoire qui ont concerné toute notre région.

L'histoire nous dit que notre région a payé un tribut lourd et ensanglanté sur l'autel de la lutte pour la liberté, un tribut qui a été reconnu à la Vallée d'Aoste de par l'attribution de la médaille d'or pour la résistance. Nous ne pouvons pas oublier que des gens sont morts et ont lutté pour défendre et renforcer les principes de l'autonomie et de l'autodétermination, qui ont caractérisé, pendant des siècles, notre Pays d'Aoste, et si aujourd'hui nous sommes le pays que nous sommes, si nous bénéficions d'une autonomie, si notre particularisme n'a pas été tellement anéanti, nous le devons aux femmes et aux hommes qui ont choisi de lutter pour sauvegarder leurs idées et notre droit à la liberté. Nous leur devons de la gratitude et de la reconnaissance, nous avons le devoir de respecter la mémoire de ceux qui ne sont plus parmi nous et la dignité de ceux qui sont encore vivants.

Nous comprenons très bien qu'il y a l'exigence de ne pas oublier tous ceux qui ont choisi d'autres parcours, mais cela ne peut pas se faire, ni au détriment des faits tels qu'ils se sont produits, ni au détriment de l'histoire et de la mémoire de ceux qu'ils ont eu - quand cela n'était pas facile - le courage de lutter pour défendre la liberté d'avoir des idées différentes de celles du régime fasciste. Voilà pourquoi notre vote sera favorable et soutenu d'une conviction forte et, en tout état de cause, motivée de par la volonté de ne pas confondre les rôles et les choix sur la base d'un procès de révision que nous ne pouvons pas partager. Merci.

Presidente - È aperta la discussione generale.

La parola al Consigliere Sandri.

Sandri (GV-DS-PSE) - È con una certa emozione che annuncio questo impegno del nostro gruppo per questa mozione, una mozione firmata anche dal Presidente della Regione, oltre che da numerosi Capigruppo regionali; non è un evento frequente, ma credo che vada a sottolineare il carattere istituzionale di detto documento.

Possiamo dire - lo ha già accennato prima il collega Borre - che le radici della nostra libertà, la libertà oggi di avere un'assemblea in cui possiamo discutere di molti nostri problemi senza condizionamenti dall'esterno, se possiamo svolgere questi lavori sapendo che nella nostra regione vige non solo la libertà, ma anche l'eguaglianza e la solidarietà, credo che sia dovuto al fatto che l'autonomia speciale della Valle d'Aosta ha una profonda radice nella guerra partigiana, nella guerra ai nazifascismi.

Libertà e autonomia sono due valori inscindibili; noi non potremmo essere oggi così liberi se non avessimo l'autonomia e non saremmo stati autonomi se non avessimo raggiunto la libertà. Sono due valori legati strettamente e che dobbiamo difendere congiuntamente; non possiamo pensare di difendere la libertà di questa Regione e di questa Assemblea se non continuiamo pervicacemente a difendere anche la nostra autonomia, e non riusciremo a difendere la nostra autonomia se altrettanto non difenderemo la democrazia, la libertà e il diritto di tutti.

L'iniziativa del Governo nazionale, che tende per la seconda volta consecutivamente a ridurre il contributo annuo all'ANPI, ma ancor più - e in maniera più grave - il disegno di legge già approvato alla Commissione difesa del Senato di riconoscere la qualifica di militari belligeranti e quindi tutti i diritti ad essa collegati a quanti prestarono il servizio militare nell'esercito della Repubblica Sociale Italiana, i cosiddetti "repubblichini", ci ha spinto a richiamare l'attenzione di questo Consiglio e della popolazione valdostana sulla necessità di non abbassare mai la guardia nella difesa dei nostri valori di libertà e di autonomia, quindi nella difesa di quella guerra partigiana e di quella guerra di liberazione che ne sono le radici e le fondamenta.

Dimenticare questa parte della nostra storia, questo radicamento dei valori che oggi, noi, riusciamo a vivere e che quasi diamo per scontati, significa di nuovo esporci al pericolo che ritorni l'autoritarismo, che ritorni il totalitarismo, che vediamo fra l'altro come sia sempre più diffuso in larghe aree del mondo. Certo, per ricordarci di "quel passato" tremendo, di quei giorni drammatici, in cui questi "repubblichini", questi soldati della Repubblica di Salò insieme alle brigate naziste facevano, proprio 60 anni fa, in questo periodo, nell'autunno del 1944, vasti rastrellamenti, vaste fucilazioni - ricordiamo quelli di La Clusaz, di Saint-Pierre, di Nus, di Leverogne -, proprio in questo periodo di ricordi, certo potremmo anche soltanto affidarci alle croci che in tante parti della Valle d'Aosta ci ricordano quei tempi. Forse è meglio e forse è più importante che tale ricordo riusciamo a sottolinearlo noi, come istituzione, in modo che questo sia patrimonio comune della popolazione valdostana e soprattutto sia tramandato alle nuove e alle giovani generazioni. In questo senso credo che siamo già tutti profondamente unificati dal ricordo positivo di tutti quelli che hanno dato la vita per la nostra libertà e per la nostra autonomia in quella guerra, e naturalmente anche il grande rispetto che abbiamo per le gesta di tutti coloro che, ancora oggi, sono con noi e che vissero quella fase drammatica della nostra storia sapendo scegliere la parte giusta; però credo che questo non sia sufficiente.

Credo che oggi sia indispensabile che questa istituzione e che tutto il mondo politico valdostano pretenda il rispetto dei partigiani, il rispetto dell'ANPI, il rispetto per chi, in quel periodo, ha fatto le scelte giuste e ha costruito le radici della nostra attuale istituzione, della nostra attuale autonomia e della nostra attuale libertà.

Questa mozione invita i rappresentanti della Regione Valle d'Aosta al Parlamento, il Senatore e il Deputato, nonché il Presidente del Consiglio, non solo a trasmettere alle più alte autorità dello Stato la volontà del Consiglio Valle, ma anche ad operare affinché il rispetto nei confronti della nostra libertà e di coloro che hanno combattuto per costruirla sia mantenuto. Da un po' di anni devo dire che ho un conflitto di interessi in materia, sono iscritto all'ANPI e mi vanto di avere una tessera in cui è scritto: "antifascista, amico dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia".

Presidente - La parola al Consigliere Frassy.

Frassy (CdL) - L'argomento è sicuramente importante, i toni dell'intervento appassionato del collega Sandri danno il senso dell'intervento retrospettivo della storia, una storia seppur lontana, ma tuttora recente.

Questa risoluzione, come hanno constatato i colleghi dei gruppi firmatari, non porta la firma del nostro gruppo. Penso che qualche argomentazione a supporto di questa scelta sia dovuta all'aula, anche per motivare la nostra determinazione in sede di voto. Sono tante le considerazioni che vogliamo fare e che ci hanno convinto di non sottoscrivere questo documento. La prima considerazione - che è la più lontana dagli argomenti toccati da chi mi ha preceduto -, riguarda l'utilità e le competenze di questo Consiglio regionale rispetto a certe materie. Avevamo già avuto modo di parlarne nel passato sulla valenza di certe risoluzioni, soprattutto in riferimento a questioni prettamente parlamentari, a questioni che hanno un taglio nazionale perché non riguardano solo la Valle d'Aosta, in considerazione anche del fatto che ci sono parlamentari che sono stati eletti in questa Regione e che rappresentano, da un punto di vista quantomeno territoriale, questa Regione, e in relazione al fatto che in questo Consiglio ci sono partiti nazionali, come è il partito a cui appartiene il collega Sandri o il partito che qui rappresento, che hanno modo di esprimere nella sede competente un pensiero compiuto e un'azione politica compiuta. La prima considerazione è che perciò questi atti meramente politici creano il rischio di aprire delle code in ogni Consiglio regionale sugli argomenti più disparati.

Per quanto riguarda, invece, il merito del contenuto della risoluzione, questa "fa di tutte le erbe un fascio", e devo dire che mai espressione in questo senso è più appropriata! La preoccupazione della riduzione dei finanziamenti all'ANPI viene associata alla preoccupazione dell'equiparazione di coloro che combatterono nella "RSI" alla definizione di militari belligeranti a tutti gli effetti. Forse sarebbe stato più opportuno che i due argomenti in qualche maniera venissero affrontati distintamente, perché la questione dei finanziamenti all'ANPI può essere affrontata da diversi punti di vista. Innanzitutto, non dimentichiamo che le persone che hanno avuto la sfortuna di condividere quel periodo di guerra, sono persone che oggi hanno abbondantemente superato i 75 anni, quindi stiamo parlando di una popolazione che numericamente, nel futuro molto prossimo, è destinata a ridursi in termini di testimonianza.

L'ANPI ha svolto sicuramente un compito importante nel dopoguerra per sensibilizzare e ricostruire una certa memoria storica, nei primi tempi del dopoguerra forse anche con un'onda emotiva e di parte, ma nel secondo dopoguerra con una prospettiva di ampio respiro che ha contribuito a ricostruire gli eventi di quegli anni di guerra fratricida che c'è stata in Italia, soprattutto nell'Italia del nord. È evidente che questa opera è stata in gran parte adempiuta, che quelle risorse oggi possono essere tagliate, non per una minore considerazione rispetto al ruolo che ha svolto l'ANPI e all'opera di ricostruzione storica che ha fatto l'ANPI, ma perché le ingenti risorse che nel tempo sono state assegnate hanno contribuito a costruire un insieme di archivi, documentazione, convegni, pubblicazioni che si sono consolidate.

Non vogliamo dire che oggi non ci sia più nulla da scoprire, ma c'è molto meno di quanto non ci fosse 20, 40 o 60 anni fa! È perciò evidente che i finanziamenti debbano essere tagliati ed è evidente che nel momento in cui il Governo deve fare delle scelte di "taglio delle spese", deve cercare di tagliare nei posti dove crea meno incidenza su tutta una serie di spese sociali che non possono essere tagliate; di conseguenza, la riduzione dei finanziamenti va letta in questa ottica, non certo in una non considerazione di quello che è stato e continua ad essere il ruolo dell'ANPI.

L'equiparazione, invece, a cui viene fatto riferimento nella risoluzione che stiamo discutendo, intanto fa riferimento ad una ipotesi di disegno di legge, perché - come giustamente è stato ricordato nell'illustrazione - non stiamo parlando né di un atto proposto dal Governo, né di una norma che è approdata all'aula, ma di un disegno di legge che è stato sottoscritto da alcuni Senatori, fra l'altro Senatori di "AN", che impegnano quel partito, ma non coinvolgono la maggioranza tutta! Su questo aspetto però penso che qualche ulteriore considerazione nel merito vada fatta, perché sono convinto che nessuna persona di buon senso oggi potrebbe sostenere una tesi diversa da quella che chi combatté contro il regime fascista dell'epoca combatté per la libertà... penso che nessuna persona di buon senso possa mettere in discussione questo assioma! Sono però altrettanto convinto che una persona di buon senso, che abbia imparato quella lezione di democrazia, non possa coltivare un ragionamento che fonda le sue radici non in una visione di pacificazione nazionale, ma in una perpetuazione di un momento di lotta fratricida, che ha comportato lutti e violenze nella popolazione civile "in primis", ma in entrambi gli schieramenti (indipendentemente dal fatto che avessero le mostrine di un esercito, seppure atipico, come quello della Repubblica Sociale, o altre mostrine come quelle delle brigate partigiane)!

Il problema che si pone a tanta distanza di tempo penso non sia quello di rivendicare dove sia stata la scelta giusta: la scelta della libertà è evidente, è facile oggi capire dove sia stata la scelta della libertà, ma probabilmente all'epoca era meno facile capire che rifiutare la condivisione a un regime ormai agonizzante non voleva dire tradire giuramenti all'amor patrio, non voleva dire tradire il concetto di nazione! Devo dire che anche soggetti al di sopra di ogni sospetto per la loro appartenenza politica hanno avuto, a distanza di tempo, l'onestà intellettuale di non procedere a una revisione della storia, perché la storia è abbastanza chiara nelle sue conclusioni e conseguenze, ma di procedere a un'analisi con maggior distacco di eventi che dalla cronaca dei tempi sono passati alla storia.

Vorrei citare un libro - che penso molti di voi abbiano letto o ne abbiano letto la recensione o ne abbiano sentito parlare -, è un libro recente, avente per titolo: "Il sangue dei vinti", ed è scritto da Giampaolo Pansa, il quale può essere annoverato - senza tema di smentita - in quella categoria di intellettuali che hanno militato nell'area della cultura della Sinistra. Vorrei solo leggere alcuni passaggi della prefazione al libro. "Il sangue dei vinti" - cito - "ricostruisce nei dettagli decine di eccidi e centinaia di omicidi compiuti per punizione, per vendetta, per fanatismo politico e per odio di classe; il teatro di questo bagno di sangue è l'Italia del nord, dal 25 aprile 1945 alla fine del 1946 e, in qualche caso, anche più in là nel tempo. Pansa svela vicende prima d'ora ignorate e descrive la fine di migliaia di italiani che, pur avendo scelto di combattere l'ultima battaglia di Mussolini, non erano tutti criminali di guerra da punire con la morte".

La brutalità del castigo inflitto a chi era schierato con la Repubblica Sociale è quello che viene raccontato nella pagine di Pansa; per molti la morte arriva dopo una "Via Crucis" di umiliazioni, violenze, torture e stupri, e si incrocia con l'eliminazione preventiva di quanti avrebbero potuto opporsi alla vittoria del comunismo in Italia: i borghesi, i ricchi, gli agrari, i preti, i democristiani. Dopo aver scritto molto sulla Resistenza e sui partigiani, Pansa squarcia la cortina di silenzio sull'altra faccia della guerra che divise in due l'Italia.

Perché ho voluto leggere questo passaggio? L'ho letto perché penso che questa risoluzione, se può legittimamente rivendicare in maniera condivisibile da un punto di vista emotivo, forse un po' meno dal punto di vista della finanza pubblica, una maggiore attenzione finanziaria nei confronti dell'ANPI, dall'altra parte - colleghi che avete sottoscritto la mozione penso sull'onda proposta dal primo firmatario, che è il collega Sandri - la risoluzione riapre una piaga dell'Italia degli anni bui della guerra fratricida, non per metterci una parola di pacificazione, ma per rintuzzare una situazione di odio profondo! Sono questi i motivi che ci portano a non poter condividere né la sottoscrizione, né con il voto, questo tipo di documento, perché lo riteniamo non solo fuori luogo, ma sicuramente fuori tempo!

Presidente - Se non ci sono altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.

Pongo in votazione la risoluzione in oggetto:

Consiglieri presenti e votanti: 25

Favorevoli: 24

Contrari: 1

Il Consiglio approva.

Presidente - Cari colleghi, su questo punto concludiamo i nostri lavori.

La seduta è tolta.

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La réunion se termine à 19 heures 15.