Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 941 del 17 novembre 2004 - Resoconto

OBJET N° 941/XII - Communications du Président du Conseil régional.

Presidente - Informo il Consiglio dell'attività svolta dalla Presidenza e dagli organi del Consiglio dopo l'ultima adunanza:

Projet de loi n° 53, présenté par le Gouvernement régional le 3 novembre 2004: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione autonoma Valle d'Aosta (Legge finanziaria per gli anni 2005/2007). Modificazioni di leggi regionali";

Projet de loi n° 54, présenté par le Gouvernement régional le 3 novembre 2004: "Bilancio di previsione della Regione autonoma Valle d'Aosta per l'anno finanziario 2005 e per il triennio 2005/2007";

Projet de loi n° 55, présenté par le Gouvernement régional le 8 novembre 2004: "Mesures pour la simplification et l'accélération des procédures comptables relatives à l'exécution des recettes et des dépenses";

Projet de loi n° 56, présenté par le Gouvernement régional le 10 novembre 2004: "Regolarizzazione dei rapporti patrimoniali e finanziari con la Gestione straordinaria della Casa da gioco di Saint-Vincent in liquidazione";

Proposition de loi n° 57, présentée par les Conseillers Riccarand, Curtaz et Squarzino Secondina le 12 novembre 2004: "Modifiche alla legge regionale 23 ottobre 1995, n. 45 (Riforma dell'organizzazione dell'Amministrazione regionale della Valle d'Aosta e revisione della disciplina del personale), come da ultimo modificata dalla legge regionale 15 dicembre 2003, n. 21".

Réunions:

Bureau de Présidence: 1

Commission pour le Règlement: 1

Ie Commission: 1

IIe Commission: 6

IIIe Commission: 2

IVe Commission: 1

Ve Commission: 1

Questo Consiglio ha più volte discusso della drammatica situazione mediorientale, segnata in particolare dal perdurare del conflitto in terra di Palestina, generalmente considerato come un elemento determinante delle più generali tensioni che scuotono oggi il mondo. Con la scomparsa del Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Yasser Arafat, si apre una nuova fase particolarmente delicata. Sulla sua azione sono state espresse valutazioni differenti, sarà la storia a dare quella definitiva. Secondo le parole concordi del Capo dello Stato, Ciampi, e del Presidente del Consiglio, Berlusconi, egli ha comunque "simboleggiato la legittima aspirazione del suo popolo all'affermazione della propria dignità e della propria identità nazionale". Ritengo che in tale frangente, il popolo e la comunità valdostana, e questo Consiglio che li rappresenta, non possano che ribadire il più vivo auspicio che in quella martoriata terra, in cui la violenza si è ripercossa, da entrambe le parti, soprattutto sulla popolazione civile, Israeliani e Palestinesi possano infine pacificamente convivere, ognuno con un proprio Stato indipendente riconosciuto dalla comunità internazionale.

La parola al Consigliere Tibaldi sulle comunicazioni del Presidente.

Tibaldi (CdL) - Come gruppo consiliare, non riusciamo a comprendere quale sia il significato di tali comunicazioni sulla morte di Yasser Arafat, anche perché non capiamo il nesso che vi possa essere stato fra quest'uomo e la Valle d'Aosta in passato, nel presente e speriamo nel futuro. Non siamo di conseguenza perfettamente allineati con quella sua comunicazione, anzi siamo totalmente disallineati, in quanto se Arafat finirà nei libri di storia, non sarà ricordato certamente come statista, anche perché la divisa militare, la "kefiah" che ha sempre indossato, il mitra che ha sempre imbracciato gli hanno impedito di conseguire il ruolo di statista. Arafat sarà ricordato come terrorista, in quanto non è mai riuscito ad entrare nel ruolo successivo di statista, e terrorista che ha utilizzato il suo popolo per compiere degli efferati delitti e d'altro canto per arricchire il suo portafoglio personale, che ammonta a circa 3 miliardi di dollari. Non riusciamo allora né a "capacitarci" con le sue comunicazioni, né tanto meno a condividere - non chiamiamola opera perché mi sembra eccessivo - la vita di quest'uomo, una vita disseminata di vittime, di massacri, basta solo ricordare le Olimpiadi del 1972, dove vennero uccisi gli atleti israeliani, basterebbe ricordare i dirottamenti aerei e le stragi negli aeroporti, basterebbe ricordare anche solo recentemente i giovani "kamikaze" che sono stati mandati allo sbaraglio per uccidere vite civili di Israeliani.

Noi speriamo solo che, venuta meno la sua "leadership" nell'"ANP", vi sia veramente un percorso di pace possibile in quella zona travagliata del Medioriente, perché l'ambiguità che ha caratterizzato la sua vita personale e politica non ci ha mai permesso di capire se la "tela", quella finta "tela" di pace che tesseva durante il giorno veniva poi disfatta durante la notte, un po' come Penelope faceva nell'attesa che rientrasse Ulisse ad Itaca. Secondo noi, quindi, la sua dipartita può rappresentare un'opportunità per raggiungere la pace, non certo una necessità di ricordarlo in quest'aula. Avremmo piuttosto preferito sentir ricordare e commemorare i nostri connazionali che sono caduti a Nassiriya un anno fa e hanno perso la vita nella difficile missione di condurre l'Iraq verso la libertà e la democrazia. Se è una testimonianza a nostro avviso di gratitudine ricordare il sacrificio dei nostri 19 connazionali, che sono morti in un vile attentato dai terroristi, riteniamo oltraggioso ricordare, e ancora più in questa sede, la figura di un terrorista come Yasser Arafat.

Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina.

Squarzino (Arc-VA) - Non condividiamo l'intervento effettuato dal Consigliere Tibaldi, recentemente abbiamo letto dichiarazioni differenti rispetto a questa figura contraddittoria. Se vediamo anche un po' l'area culturale a cui il nostro Consiglio molte volte ha fatto riferimento, che è l'"area culturale" degli enti locali per la pace e i diritti umani... se ricordiamo la "Marcia per la pace" a cui partecipiamo da un punto di vista istituzionale, vediamo che, in occasione della morte di Arafat, è stato emesso un comunicato molto chiaro, di cui voglio leggere solo due righe, cioè la consapevolezza che:

"è morto un costruttore di pace, non un ostacolo alla pace, ma un uomo che ha saputo abbandonare le armi per cercare la via della pace. Un uomo generoso che ha speso tutta la sua vita per dare unità, libertà e dignità al suo popolo fino a diventarne, nonostante le critiche, il simbolo più amato e rispettato. Un uomo che, come tutti gli uomini, ha commesso i suoi errori, ma che ha sempre pagato di persona fino a condividere la prigionia del suo popolo che lo ha costretto alla morte. Un uomo che per decenni si è appellato al mondo per mettere fine alle sofferenze del popolo palestinese, riconoscendo per primo il diritto all'esistenza dello Stato di Israele".

È chiaro che non è possibile ricondurre la sorte di un popolo alla volontà, al destino di una sola persona; vi sono delle responsabilità di tipo internazionale rispetto alla questione che il Presidente ha richiamato, cioè la questione della convivenza e del riconoscimento reciproco dei due popoli. Tutti sanno che la soluzione del problema sta nel riconoscere ad entrambi i popoli, quello Israeliano e quello Palestinese, gli stessi diritti: due popoli, due Stati, la stessa dignità, gli stessi diritti, la stessa sicurezza.

Credo che, al di là dei giudizi diversificati che sono stati dati su questa persona e di tale personaggio - che ha portato con sé, come tutti i personaggi della storia, le sue contraddizioni -, oggi vadano fatti tutti gli sforzi affinché questo desiderio di pace esistente in entrambi i popoli, l'Israeliano e il Palestinese, possa veramente realizzarsi.

Presidente - Il nesso è, a mio avviso, nell'attenzione che questa Assemblea ha sempre posto alla situazione di altri popoli, specie di quelli che tuttora non hanno una patria; è su tale punto che insisteva la mia comunicazione. Mi pare che vi sia comunque una comunanza di vedute per quanto riguarda la prospettiva, ovvero sull'auspicio che Israeliani e Palestinesi possano infine pacificamente convivere ognuno con un proprio Stato.