Oggetto del Consiglio n. 669 del 10 giugno 2004 - Resoconto
OGGETTO N. 669/XII - Discussione generale congiunta della proposta di legge n. 18 e dei disegni regionali n. 20 e n. 21, concernenti i beni immobili regionali destinati ad attività produttive.
Presidente - Colleghi, se il Consiglio è d'accordo, trattandosi di argomento attinente, proporrei la discussione congiunta dei punti 31.1 e 31.2, al quale accorperei anche il 31.4, ovviamente procedendo dopo a votazioni separate.
La parola al relatore, Consigliere Praduroux.
Praduroux (UV) - Una breve introduzione per quanto riguarda il disegno di legge regionale n. 20 e poi il successivo disegno di legge n. 21.
Per quanto attiene il disegno di legge n. 20, gli effetti prodotti dallo stesso, come previsto dall'articolo 1, si realizzano nell'abrogazione integrale della legge regionale 14 gennaio 1998 n. 1, successivamente modificata nel 2001 dalla legge regionale n. 1 dell'8 gennaio. La legge regionale n. 1/1998 e le successive modifiche regolano la disciplina del canone di locazione dei beni immobili di proprietà regionale utilizzati da imprese industriali e da cooperative di produzione e lavoro. Le disposizioni normative previste dalla legge regionale n. 1/1998 e successive modificazioni restano ancora in vigore fino a tutto il 2004, senza sovrapposizione normativa con la nuova legge n. 21 recante "Interventi per il patrimonio immobiliare regionale destinato ad attività produttive e commerciali", i cui contenuti e le relative novità introdotte saranno illustrati tra poco in occasione del suo esame da parte dell'Assemblea regionale. La legge regionale n. 21 entrerà infatti in vigore a partire dal 1° gennaio 2005, la stessa data in cui cesserà la vigenza della legge regionale n. 1/1998. Il disegno di legge n. 20 si compone di 2 articoli: il primo, con il quale si precisano le disposizioni normative interessate dall'effetto abrogativo e, il secondo, che prevede - come già anticipato poc'anzi - l'entrata in vigore dal 1° gennaio 2005.
Per quanto attiene il disegno di legge n. 21, la relazione è la seguente. Tra gli impegni assunti dal legislatore regionale in questo disegno di legge, figura quello di mettere in atto soluzioni più consone alla realtà produttiva valdostana e alle condizioni di mercato, con l'intento di garantire opportunità di impiego adeguato ed efficiente ad immobili, impianti ed attrezzature di proprietà regionale. L'obiettivo è quello di valorizzare queste strutture e favorire il loro miglior utilizzo attraverso l'impiego che gli operatori commerciali, artigianali e industriali sono in grado di porre in essere con le loro capacità e il loro spirito di iniziativa. La direzione che ispira lo strumento legislativo che stiamo analizzando è quella di mettere a disposizione delle categorie produttive i beni, i mezzi e gli strumenti adeguati alla realtà di oggi, per garantire sostegno e impulso alle iniziative imprenditoriali che creano reddito e lavoro, anche in zone decentrate della nostra regione. Si tratta quindi di un provvedimento che valorizza strumenti importanti per potenziare, attraverso il loro migliore utilizzo, il settore economico-produttivo, offrendo, così, valide occasioni di sviluppo con ricadute positive su tutto il territorio valdostano.
L'Amministrazione regionale è proprietaria di complessi immobiliari destinati ad utilizzi diversi: tra questi, vi sono quelli destinati ad attività produttive e commerciali. In alcuni casi la Regione risulta anche proprietaria delle attrezzature e degli impianti realizzati negli stessi immobili. I beni in oggetto sono utilizzati da imprese industriali e società cooperative del settore artigianale, attive nella produzione di beni e di servizi.
L'obiettivo che si è posto il legislatore è stato quello di individuare e disciplinare, attraverso il presente disegno di legge, una soluzione adeguata per la gestione di questo patrimonio immobiliare. Dall'esperienza maturata nel corso degli anni si sono rilevati elementi di criticità per quanto riguarda la gestione diretta del patrimonio disponibile da parte della Regione. Era pertanto necessario e indispensabile individuare uno strumento idoneo in grado di migliorare la situazione e di perseguire obiettivi di efficacia, di efficienza e flessibilità di gestione del patrimonio.
La soluzione prevista dal disegno di legge che stiamo esaminando, è rappresentata dal conferimento ad una società di capitali dei beni immobiliari di proprietà regionale destinati ad attività economiche. Sono due le possibilità stabilite dal dettato normativo: la costituzione di una nuova società o il conferimento ad una società esistente. Il capitale sociale della società, da costituire o già esistente, è comunque interamente detenuto dalla Regione. Tra i compiti della società alla quale saranno conferiti i beni immobiliari, le attrezzature e gli impianti correlati, vi sono, oltre alla cura della gestione, quelli legati alla loro valorizzazione e all'eventuale dismissione qualora se ne dovesse presentare l'opportunità.
L'iter del presente provvedimento di legge ha potuto contare su un'analisi attenta ed articolata nel corso delle sedute di commissione consiliare; attenzione testimoniata dalla qualità degli interventi e dei contributi che sono stati portati grazie ai commissari e ad una serie di audizioni con i principali soggetti economici e produttivi interessati: tra essi, l'Associazione Valdostana Industriali e il Comitato per la gestione degli immobili regionali hanno formulato una serie di osservazioni e di proposte di emendamento che sono state oggetto di una successiva analisi da parte dei commissari e degli uffici preposti alla redazione del testo di legge.
La presenza dell'Assessore competente ha permesso di puntualizzare aspetti importanti, di mettere in luce le motivazioni e le soluzioni adottate per la formulazione del testo normativo e di verificare direttamente i margini di manovra rispetto agli emendamenti proposti. Nel corso del suddetto iter è stato redatto un nuovo testo normativo predisposto dalla IV Commissione consiliare. Le modifiche introdotte hanno contribuito a migliorare il testo di legge: tra queste, si segnala l'introduzione della disposizione che prevede: "La valutazione peritale si basa sul criterio misto patrimoniale-reddituale"; quella relativa alla disposizione con cui si dispone che: "La società di cui all'articolo 2 assicura l'adempimento degli obblighi posti a carico della Regione dai contratti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge e provvede a finanziare gli interventi sui beni immobili alle condizioni previste nei medesimi contratti".
Un ulteriore intervento riguarda l'inserimento dell'articolo dedicato agli indirizzi strategici che dispone: "La Giunta regionale presenta all'approvazione del Consiglio regionale gli indirizzi strategici e un eventuale programma di dismissione dei beni della società. Il Presidente della Regione, entro 30 giorni dall'approvazione del bilancio della società, relaziona al Consiglio regionale sull'attività della società e sull'attuazione dei programmi di cui al comma 1." Si tratta di una modifica significativa che consente all'Assemblea regionale di svolgere un'attività importante per quanto riguarda i programmi e gli indirizzi, la loro attuazione e lo svolgimento dell'attività della società.
Tra i punti più significativi dell'articolato di legge, in base a quanto previsto dall'articolo 1, l'oggetto della legge è costituito dal conferimento da parte della Regione di beni appartenenti al proprio patrimonio destinato ad attività produttive e commerciali. Le due possibilità operative sono previste dal secondo articolo che prevede l'alternativa tra il conferimento ad una società già costituita o la costituzione di una società con un capitale sociale iniziale di 500 mila euro. Come è possibile notare, ci troviamo di fronte a un testo di legge snello e contenuto nel numero di articoli, ma ricco di contenuti che potranno favorevolmente dispiegarsi a vantaggio dello sviluppo socio-economico della nostra regione.
Ritengo che questo provvedimento rappresenti un ulteriore tassello dell'impegno che l'Amministrazione regionale mette in campo per trasferire alle categorie produttive non soltanto interventi finanziari, ma anche la disponibilità di beni e strumenti utili per uno sviluppo responsabile, consapevole e "non assistito" per dare corpo alle potenzialità delle iniziative imprenditoriali e produttive sul territorio valdostano. Si tratta di un'opportunità importante che certamente non sarà sottovalutata da coloro che, da tempo, attendevano una soluzione in grado di portare maggiore chiarezza e certezza nei rapporti con l'ente proprietario dei beni e impianti produttivi e commerciali.
Président - La parole au Conseiller Tibaldi, pour la présentation de son rapport sur le projet de loi n° 18.
Tibaldi (CdL) - Il nostro gruppo ha seguito sempre con particolare attenzione l'evoluzione del mercato immobiliare, in particolare degli immobili di proprietà regionale ad uso produttivo, destinati in prevalenza ai sensi della legge n. 1/1998 al comparto industriale, a condizioni agevolate.
Come sapete, con la legge n. 1/1998 venne codificata una regola importante, secondo la quale gli immobili di proprietà regionale destinati ad attività produttive potessero essere concetti in locazione ad un canone agevolato, equivalente al 2% del valore di conto di patrimonio. Analoga agevolazione, addirittura ulteriore rispetto a questa, venne estesa anche alle cooperative di produzione lavoro, con un canone ancora più favorevole dell'1% sul valore di conto del patrimonio.
Da un'analisi che abbiamo effettuato nel corso di questi anni, è risultato che questa richiesta di immobili in Valle d'Aosta è particolarmente elevata da parte degli operatori economici esistenti in loco e, conoscendo la realtà valdostana, sappiamo che essa è particolarmente frammentata nei diversi settori di attività, ma soprattutto è costituita da microimprese di carattere prevalentemente artigianale: da qui, l'iniziativa - che poi abbiamo articolato nel progetto di legge n. 18 - che prevede l'estensione delle agevolazioni oggi previste per gli industriali anche per le imprese artigianali.
Naturalmente la nostra attenzione è rivolta a quelle imprese artigianali, che per dimensione patrimoniale, occupazionale e produttiva sono abilitate ad occupare immobili o lotti di proprietà regionale per lo sviluppo della propria attività aziendale; così, con il progetto di legge n. 18, abbiamo previsto una modifica della legge n. 1/1998 che è stata esaminata dalle commissioni competenti e dai rappresentanti delle categorie produttive interessate.
Ad oggi, ci pare paradossale - anche nel sentire la relazione del Consigliere Praduroux - che il relatore, la Giunta, la stessa maggioranza, ignorino clamorosamente alcuni appunti che ci hanno fatto i rappresentanti delle varie categorie in sede di esame in commissione e vorrei, qui, ricordarle.
Il presidente dell'AVI esprime il disappunto, in una relazione scritta consegnataci a mano, per la mancata applicazione della legge regionale n. 1/1998, che ha generato purtroppo forti criticità per il settore industriale. Le cronache consiliari sono particolarmente ricche anche di questo, perché, a più riprese, abbiamo evidenziato come questa legge sia rimasta inapplicata e addirittura la Regione abbia dimenticato di percepire i canoni, peraltro agevolati - come dicevo prima - dai vari inquilini industriali disseminati sul territorio e, d'altro canto, non sia riuscita a dare un'applicazione piena e concreta a questa legge, che è considerata una "chance" a tutti gli effetti, che il sistema regionale valdostano poteva concedere e ha concesso alle industrie. La prima criticità viene quindi espressa dal presidente dell'AVI: abbiamo una legge che funziona... chissà come mai la Giunta e la maggioranza ne propongono l'abrogazione!
Peraltro, ancor più evidente è stata la nota che ci hanno portato gli artigiani in commissione, i quali hanno apprezzato particolarmente della nostra proposta di legge l'estensione agevolativa alla loro categoria. I pareri sono stati molto positivi, anzi, diciamo che era doveroso che ci fosse un'equità di trattamento, perlomeno un'equità di considerazione fra gli industriali e gli stessi artigiani, perché è vero che è complessa la situazione del comparto artigiano valdostano, però annoverava 3.929 imprese attive al 1° marzo 2004, di cui 3.110 individuali, le altre sono società di persone o di capitale e poi ci sono alcune cooperative e consorzi. Il dato significativo è che ci sono numerose imprese che hanno più di 5 addetti, quindi hanno una dimensione cospicua, per arrivare addirittura ad un numero di una ventina di imprese artigiane che contano più di 15 addetti. È quindi è una realtà dinamica, come d'altronde avviene anche in altre regioni d'Italia, che non per questo deve essere trascurata o considerata categoria economica di "serie B" rispetto agli industriali, soprattutto per quanto riguarda il trattamento locatizio degli immobili di proprietà regionale.
La nostra proposta è stata accolta favorevolmente dal comparto artigiano in sede di commissione; l'abrogazione della legge sulla quale si inserisce la nostra proposta è stata criticata, anzi è stato espresso testualmente disappunto da parte degli industriali e oggi paradossalmente, con una grande dose di incoerenza, si viene qui, in aula, a proporre l'abrogazione di una legge che poteva funzionare e si propone, invece, una nuova legge che consiste in una proposta, la quale, di fatto, non è definita! Non è definita, perché la stessa legge nell'articolo principale propone 2 istanze: o la costituzione di una S.p.A. "ex novo", nella quale vengano conferiti gli immobili di proprietà regionale, oppure il conferimento di questi immobili ad una società esistente; quindi manca già una chiarezza di idee in capo al legislatore, in capo al Governo regionale, su quello che vuole fare!
Se dobbiamo trasferire un patrimonio immobiliare tutt'altro che irrisorio, perché ci siamo fatti dare l'elenco degli immobili con i rispettivi valori di proprietà regionale... qui si parla di milioni di euro di valore patrimoniale che devono essere trasferiti dalla Regione - oggi proprietaria - ad una società costituenda o ad una società esistente... vogliamo sapere qual è questa società! Possiamo avere, oggi, il diritto di conoscere qual è questa società, qual è l'intenzione del legislatore e del Governo regionale, oppure si pensa di codificare genericamente un'intenzione che dovrà prendere corpo e sostanza in corso d'opera? Sarebbe apprezzabile che chi si cimenta in questa svolta, che è anche radicale, ci dicesse qualcosa di più, abbia le idee chiare, perché della società si dice ben poco! Qualche piccolo correttivo è stato apportato in commissione, ma sono correttivi indicanti che questa società è "una scatola vuota", il cui contenuto è tutto da riempire!
Sappiamo benissimo che la gestione immobiliare in passato ha generato delle controversie fra l'ente proprietario, la Regione, e alcuni imprenditori industriali. Ha generato altresì contenziosi che sono tuttora irrisolti. Allora, che fine faranno questi contenziosi, che fine faranno i 20 milioni di euro di crediti che la Regione vanta nei confronti di questi imprenditori? Non dimentichiamo che anche questa è una partita aperta!
La legge che oggi ci proponete è totalmente silente su tali argomenti, è tutto demandato ad un futuro da dipingere, però normalmente attraverso gli articoli della legge dovrebbe esserci un po' più di precisione, quella precisione che auspicavamo già nell'applicazione della legge n. 1/1998 - oggi in via di abrogazione - e che non ravvisiamo nel disegno di legge n. 21, che sostituisce la legge abrogando.
Su questa legge interverremo anche successivamente, perché abbiamo proposto alcuni emendamenti. Ci sembra che la filosofia sia quella di trasferire ad una classica società a partecipazione pubblica il patrimonio e il controllo della gestione dello stesso e soprattutto di estraniare il Consiglio regionale da forme di controllo più diretto sulla gestione degli immobili. Ovvero, secondo il ragionamento che l'Assessore ha precisato in commissione: esternalizziamo questa gestione immobiliare, a suo dire come si fa in altre regioni - vorremmo sapere in quali, perché abbiamo fatto una ricerca di diritto comparato e non ci risultano regioni che abbiano applicato questo modello -, attraverso una S.p.A. a partecipazione o regionale o di società controllate dalla Regione e togliamo la possibilità di controllo e di intervento diretto a questo Consiglio sulle modalità di gestione.
Vorremmo poi sapere quali sono i criteri che pensate di utilizzare nell'affidare la locazione alle varie imprese: se questa presunta equità di trattamento, che è stata annunciata in commissione fra le varie categorie produttive, verrà effettivamente rispettata; secondo quali parametri pensate di procedere alla contrattazione dei vari lotti che verranno concessi in locazione e poi come si pensa di darne specifica attuazione; cosa ci relazionerete in Consiglio, come verranno risolte quelle controversie di cui dicevo? Sono tutte porte aperte che non vengono chiuse con questa legge; anzi, ci è parso che questa legge sia il frutto della nostra proposta, perché? Perché la proposta di legge della "Casa delle Libertà", quella che vuole estendere il beneficio oggi riservato agli industriali anche a quegli artigiani aventi certi requisiti dimensionali, abbia provocato come reazione la decisione di abrogare la legge sulla quale si innesta la proposta della "Casa delle Libertà", quasi un "dispettuccio" che si tenta di risolvere con una proposta che non ha coerenza con le richieste delle categorie produttive.
Abbiamo scoperto in commissione che la nostra proposta di legge avrebbe dovuto essere notificata alla CE, ma poiché la legge n. 1/1998 non era stata notificata, si è creato anche qui un "handicap" di carattere diplomatico nei rapporti con l'UE. Non è forse questa la ragione che vi ha fatto abrogare la legge n. 1/1998? Piuttosto che definire i rapporti con l'Europa in maniera più chiara, avete decapitato una delle poche iniziative legislative apprezzate dal comparto produttivo, pur di evitare di incorrere in sanzioni con l'Unione europea!
Se questa è la modalità di procedere, fatevi un esame di coscienza, perché i destinatari di questo provvedimento non hanno particolarmente apprezzato questa vostra proposta o, perlomeno, non l'hanno capita! Del resto, anche noi la riteniamo assolutamente al di fuori di una linea strategica - come voi avete ripetutamente detto -, volta a far sì che la Valle d'Aosta abbia degli "atout" di carattere imprenditoriale. Un "atout" era appunto la legge n. 1/1998, riconosciuta da chi cerca di generare sviluppo in Valle d'Aosta; la Regione, paradossalmente, la cancella! Magari l'Assessore riuscirà a spiegarci come mai una legge che funzionava viene cancellata!
Questo è un primo intervento. Sul disegno di legge n. 21 faremo un altro intervento e proporremo alcuni emendamenti.
Président - Je déclare ouvert le débat.
La parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (Arc-VA) - Prima di iniziare l'intervento introduttivo sui disegni di legge in discussione, ne approfitto per una mozione d'ordine, annunciando che il nostro gruppo presenta immediatamente una risoluzione relativa al problema della messa in mobilità dei lavoratori dell'Hôtel "Billia".
Veniamo ai disegni di legge in discussione, per chiarire le nostre osservazioni e la nostra posizione in riferimento alla legge in esame. Dico subito, per chiarezza di esposizione, che le mie osservazioni si riferiranno soprattutto al disegno di legge n. 21, a quello che verosimilmente verrà approvato da questo Consiglio, quindi non per snobbare le iniziative di altre forze politiche, ma sappiamo quali sono i rapporti di forza maggioranza/opposizione in quest'aula, quindi è sul disegno di legge n. 21 che argomentiamo e cerchiamo di esprimere le nostre osservazioni.
Si tratta di un disegno di legge con cui il Governo regionale, da quello che possiamo capire, tenta di risolvere una questione pratica: quella della difficoltà che ha di gestire i rapporti contrattuali con i proprietari di immobili regionali, dove si svolgono attività produttive. Effettivamente si tratta di un problema reale, riguardante canoni di locazione che non vengono pagati, contenziosi, contratti che non vengono formalizzati, perché, da una parte, l'Amministrazione regionale e, dall'altra, i conduttori non riescono a mettersi d'accordo. Dagli uni si lamenta troppa burocrazia e regole troppo rigide, mentre da parte della Regione c'è un atteggiamento di difficoltà nel gestire le pratiche. Credo che siano problemi superabili, perché ho avuto occasione di lamentare come una certa rigidità del contratto tipo, una certa accondiscendenza in certe situazioni, l'eccessiva rigidità in altre, abbia provocato questo stato di cose.
Non crediamo che la soluzione adottata sia convincente e cercheremo di esprimere, nell'ordine, almeno sei perplessità in riferimento alla soluzione ideata dalla Giunta regionale.
Una prima perplessità è di carattere generale e riguarda il ruolo delle istituzioni e il ruolo di questo Consiglio. Finché avrò voce in quest'aula continuerò a dire - come ho già detto in passato, peraltro senza molto successo - che è in atto in questa Regione un processo di depauperamento istituzionale, per colpa del Consiglio regionale, il quale, attraverso leggi, consente alla Giunta di gestire cose pubbliche attraverso società private: questo non ci dà fastidio solo per una questione di principio, perché possiamo essere pragmatici, possiamo anche capire che vi siano ragioni particolari, ma finisce con l'ostacolare il ruolo di controllo di questo Consiglio; è innegabile, soprattutto per quanto riguarda l'attività ispettiva!
È vero - e ne parlerò alla fine - che in riferimento a questo disegno di legge delle modifiche positive sono state introdotte a seguito della discussione in IV Commissione, ma è vero che anche questa iniziativa va in tale direzione, se possibile in maniera ancora aggravata, perché mentre in altri casi - vedi il casinò - abbiamo la Regione che è socia di maggioranza - per non dire esclusiva - della società di gestione, qui addirittura avremo un meccanismo di secondo grado, vale a dire: la Regione trasferirà proprietà e gestirà gli immobili non attraverso una società che gestisce essa medesima, ma attraverso una società che verrà costituita da Finaosta. Abbiamo quindi questo doppio passaggio che allontana ancor più la possibilità ispettiva da parte del Consiglio. A me questo sembra un problema di democrazia enorme! In questa Regione evidentemente va bene così, perché tranne noi, da questi banchi - e ogni tanto leggo qualche articolo sui giornali su tale problematica -, sembra che la cosa sia di relativo interesse: questa è la prima osservazione.
La seconda osservazione è sul merito. Ci si può chiedere se sia veramente opportuno che la Regione trasferisca non solo la gestione - perché chiaramente il trasferimento della gestione risolve quei problemi a cui accennavo prima -, ma anche la proprietà; c'è veramente questa necessità? Vorremmo dei chiarimenti su questo punto. Perché trasferire anche la proprietà, quando era possibile trasferire solo la gestione?
Terzo punto - lo ha già accennato il collega Tibaldi -: oggi facciamo una legge non sapendo a chi il Consiglio regionale trasferirà questi immobili; anche questa è un'anomalia, perché - mi riferisco sempre all'ipotesi del casinò - sapevamo che era stata o che si sarebbe costituita la "Casino S.p.a.". Qui diamo mandato alla Finaosta, un mandato "in bianco", e la Finaosta potrà costituire una nuova società o utilizzare una società già operante. Ho l'impressione che sia questa la soluzione che si ha in mente, altrimenti questa possibilità non si capirebbe! Perché non si esplicita che c'è l'idea di utilizzare una società già operante per fare anche questo tipo di attività? Sarebbe una questione di correttezza e trasparenza nei confronti del Consiglio e dell'opinione pubblica! La scelta dovrebbe spettare al Consiglio, al legislatore, non alla Finaosta! Perché deleghiamo anche questo punto a Finaosta? È chiaro che fa comodo alla Giunta: la Giunta controlla la Finaosta e fa quello che vuole. E il Consiglio?
Quarto punto: i criteri di locazione. Adesso la Regione, forse in maniera troppo rigida, fissa dei criteri di locazione... e, un domani, come saranno questi criteri? So già la risposta che mi darà l'Assessore: criteri di mercato! Qui stiamo parlando di un patrimonio pubblico che da un punto di vista formale viene privatizzato, ma dal punto di vista sostanziale è sempre pubblico! Allora non sono tanto contento dei criteri di mercato senza "paletti", senza vincoli, senza indicazioni rispetto alla gestione, perché anche quando parleremo dei correttivi positivi il problema della gestione rimarrà sempre aperto, la società farà quello che vuole e questo potrà comportare delle disparità di trattamento o aprire nuovi contenziosi! Credo che questo sarebbe stato un punto opportuno da chiarire, perché c'è da scommettere che, a parità di situazioni, il mercato imporrà soluzioni diverse, quindi ci sarà chi paga un canone "X" e chi, dopo due anni, pagherà la metà del canone "X", perché il mercato lo avrà imposto; però, per un bene pubblico, lo voglio veder spiegare al conduttore che paga "X" invece che la metà di "X", perché questo succede!
Altra perplessità. Costituendo una nuova società o utilizzandone un'altra, che dovrà essere aumentata nei suoi organici, in questa Regione - e non ne avremmo bisogno! - mettiamo in piedi un ulteriore "baraccone" con consiglio di amministrazione, leggi sindacali, dipendenti, perché ci vorrà della struttura per gestire questo patrimonio che vale miliardi. Anche questa non mi sembra una buona tendenza, perché - ed è l'ultima delle osservazioni che riguarda le mie perplessità - se fossimo coerenti - visto che parliamo sempre di spesa pubblica - delegando la soluzione del problema all'esterno, dovremmo dire, se lì ci saranno 20 dipendenti, che in pianta organica ci dovranno essere 20 dipendenti in meno! Quando discutiamo il bilancio e parliamo di spese correnti che aumentano, che non si assume più nessuno... ma quando i servizi vengono decentrati all'esterno - ormai la tendenza è questa - non si capisce perché non ci sia una corrispondente riduzione della pianta organica della Regione, in quanto si tratta servizi che non sono più a carico della Regione! Ma non si farà, tanto qui denaro ce n'è e quindi si terranno i dipendenti regionali, e ci sarà un'altra struttura che avrà bisogno di un suo organico per poter operare.
Queste sono le perplessità che abbiamo. Voglio riconoscere, per onestà intellettuale, che anche grazie al buon lavoro fatto in IV Commissione questa legge ha ottenuto un miglioramento significativo, e io non voglio disconoscere questo miglioramento, né voglio minimizzarlo come ha fatto il collega che mi ha preceduto. Secondo me si tratta di un punto molto importante, perché vengono dette due cose. Si è detto che il Consiglio approverà degli indirizzi strategici e degli eventuali programmi di dismissione: questo mi sembra un passo avanti, perché prima la Giunta - o, forse meglio, la società di gestione - avrebbe avuto mani libere. Quell'impossibilità di controllo, che denunciavo, è effettivamente limitata da tale disposizione; avremo ancora difficoltà ispettive, ma dal punto di vista degli indirizzi strategici la norma va in un senso positivo; così come riteniamo sia positivo l'obbligo del Presidente della Regione di relazionare circa l'andamento della società entro 30 giorni dall'approvazione del bilancio.
In definitiva, qual è la nostra posizione in riferimento a questo disegno di legge? Se fosse venuto in aula il provvedimento originario, il nostro voto sarebbe stato contrario. In considerazione dei miglioramenti che sono stati proposti ed accolti in IV Commissione, il nostro voto sulla legge - come su tutti gli altri provvedimenti in discussione - sarà di astensione.
Président - La parole au Conseiller Comé.
Comé (SA) - Voglio fare un piccolo appunto, prima di iniziare ad analizzare i disegni di legge, perché non voglio che passi il concetto silenzio/assenso e che dia per valida l'impostazione da noi vista in questo Consiglio, quindi riprendo le considerazioni che aveva fatto il collega Curtaz in merito alla convocazione e ai punti all'ordine del giorno con il suppletivo.
L'atto che abbiamo approvato ieri, atto che sapevamo il piano triennale delle politiche del lavoro aveva, era già stato richiesto anche in commissione, aveva una sua certa urgenza, in quanto doveva permettere di avviare tutta una serie di lavori che dovevano avere l'approvazione del piano; quindi, da parte nostra, assolutamente non c'è stato alcun rilievo sull'iscrizione di quel punto, ma se guardiamo quello che il regolamento stabilisce per quanto riguarda le iscrizioni con il suppletivo, queste sono per gli oggetti di poca importanza o nei casi di urgenza. Ritengo che i punti all'ordine del giorno che stiamo discutendo, non rientrano né in un caso né nell'altro: non sono sicuramente oggetti di poca importanza, non sono neanche oggetti urgenti!
Io sono uno che cerca di mettere, come impostazione mentale, il minor numero di regole possibili, ma quando poi le regole vengono messe, ritengo sia obbligo da parte di tutti rispettarle! Fra l'altro, vedo che oggi il punto all'ordine del giorno che è scritto con l'iter normale viene rinviato e bisogna iscrivere dei punti all'ordine del giorno suppletivo, per farli approvare! Mi sembra vi sia una contraddizione!
Noi dobbiamo accettare il rinvio; visto che noi, della minoranza, dobbiamo accettare il rinvio, anche quelli della maggioranza tengano in debita considerazione un'impostazione più normale rispetto ad utilizzare una procedura di urgenza!
Anch'io, per chiarezza, voglio dire che il mio intervento si baserà sulla riflessione e sull'analisi del disegno di legge n. 21, "Interventi per il patrimonio immobiliare regionale destinato ad attività produttive e commerciali". Ritengo - parto subito con un giudizio - che sia difficile dare un giudizio positivo sul disegno di legge presentato dalla Giunta. La sua analisi provoca un senso di grande amarezza, perché l'iniziativa della Giunta decreta il fallimento almeno di questo settore dell'Amministrazione regionale che, per specifica dichiarazione riportata nella relazione al disegno di legge, non ha saputo perseguire gli obiettivi di efficacia e di efficienza nella gestione di questa parte cospicua del patrimonio immobiliare. Nei fatti, perciò, la Regione propone di cederlo ad una società a totale partecipazione pubblica, perché si sostituisca il competente Assessorato regionale, allo scopo di superare le generiche criticità a cui ha fatto cenno nella relazione al disegno di legge.
L'Assessore non ha neanche tentato di celare un pesante insuccesso di questo settore della pubblica amministrazione, tanto che propone di affidarlo alle cure di Finaosta, affinché provveda a curarne la gestione, la valorizzazione e l'eventuale dismissione. Si afferma che il competente Ufficio demanio e patrimonio dell'Assessorato delle finanze non è in grado di garantire questi compiti di istituto e che, al contrario, ha generato in questi anni criticità. Amarezza a parte, anche in questo caso vale la considerazione più volte espressa, e cioè - e qui mi unisco alla voce del collega Curtaz il quale ha detto che è da anni che sta portando avanti queste dichiarazioni - che tende di nuovo ad esautorare il Consiglio dall'azione di controllo sull'attività amministrativa, prevedendo il trasferimento di un'altra parte di una gestione prettamente pubblica ad un organismo operante nel diritto comunque privato. Questa volta, però, le motivazioni dell'iniziativa legislativa sono gravi, perché deriverebbero da una non meglio precisata criticità accertata nella gestione, quindi la responsabilità politica di questa criticità ricade sull'amministratore che non è riuscito a modificare una situazione di ingovernabilità e di pesanti ritardi nel pagamento dei canoni di locazione degli immobili in corso di dismissione.
Il settore industriale della regione sta attraversando un pesante momento di difficoltà e la nostra comunità è seriamente preoccupata per i livelli occupazionali di questo settore dell'economia regionale. Avrei perciò apprezzato una proposta costruita nell'ambito di un piano di politica di rilancio di queste attività, che prevedesse, nel contempo, la diversa utilizzazione di questa parte del patrimonio immobiliare. Nulla di tutto ciò e, ancora una volta, si scarica sulla società finanziaria della Regione un nuovo filone di attività da gestire non si sa come, con quali finalità e soprattutto con quali costi!
Direi che sia il momento di cambiare metodo di gestione e di andare a rivedere quali sono i limiti statutari di Finaosta, riportarla nel proprio alveo, quello di contribuire allo sviluppo economico della Valle d'Aosta, mediante lo sviluppo delle medie e piccole imprese. Noto che la Regione non è riuscita, non si sa ancora per quali motivi, ad incassare i canoni di locazione degli immobili a destinazione industriale e certamente si reputa che la nuova impostazione, per il tramite di una società, possa ovviare a questo increscioso inconveniente.
In via normale, le entrate derivanti dalla riscossione dei canoni di locazione di questa parte del patrimonio immobiliare di proprietà regionale contribuiscono alla formazione di risorse necessarie anche al soddisfacimento di bisogni pubblici. Quali saranno le entrate alternative derivanti dall'approvazione di questo disegno di legge? Non sembra quindi che la Regione si spogli di beni immobili destinati a produrre reddito, da destinare al soddisfacimento di bisogni pubblici, e non chiarisca se la cessione possa determinare entrate di tipo alternativo quali l'aumento del ritorno fiscale a seguito di sviluppo delle attività industriali e commerciali, svolte nei capannoni di cui si chiede la cessione. Nulla di tutto ciò, anzi, il disegno di legge non prevede neppure di ridurre lo stanziamento del capitolo 8600 del bilancio 2004 e quello del 2004-2006, inerente la riscossione dei canoni di affitto dei beni immobili considerati, perché il bilancio in riferimento è stato costruito a legislazione costante e non poteva prevedere che in corso d'anno si dovesse ridurre a seguito del disegno di legge in corso di approvazione, al contrario! Questo aspetto potrebbe rappresentare un aggravio di presupposto di danno all'attività che prevede l'approvazione di detto disegno di legge e comporterà spese per 17,5 milioni di euro nel triennio 2004-2006.
Per superare la criticità della gestione di questa parte del patrimonio regionale, si ipotizzano nuove spese a carico del bilancio regionale, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di efficacia e di efficienza nella gestione del patrimonio di cui si tratta. È un peccato, però, che fra gli obiettivi a cui si è fatto specifico riferimento nel disegno di legge, presentato dalla Giunta regionale, non risulti alcun richiamo anche al terzo principio, a cui si deve conformare l'attività della pubblica amministrazione: quello dell'economicità. La volontà della Giunta di andare in questa direzione, secondo noi, ci riporterà a discutere di questo aspetto dell'iniziativa legislativa, perché sarà spunto di nuovi dibattiti.
Questo disegno di legge ha suscitato - e lo abbiamo sentito nelle commissioni quando abbiamo avuto le audizioni sia con gli industriali che con gli artigiani - più che un credo, una tiepida speranza. Nelle osservazioni che hanno presentato le associazioni - lo diceva prima il collega Tibaldi -, gli industriali erano estremamente dispiaciuti per la non applicazione del disegno di legge n. 1/1998, e questo era dovuto all'enorme difficoltà burocratica che avevano riscontrato in questi anni nella pubblica amministrazione.
Ritengo che dobbiamo cercare di trovare soluzioni alternative; non si può più accettare il fatto che se qualcosa non va all'interno della "macchina regionale", non ci diamo le risposte del perché non va, ma occorre trovare delle soluzioni alternative dandole in gestione all'esterno. Ieri avevo presentato un'iniziativa; con la legge n. 1/2002, in applicazione dell'articolo 11 della legge n. 54, abbiamo gettato le basi per il trasferimento agli enti locali di alcune funzioni della Regione, abbiamo con legge regionale istituito una Camera di commercio e, anche qui, abbiamo trasferito delle funzioni in altro istituto; ma sappiamo che per questi istituti, anche per gli enti locali - come abbiamo verificato ieri - cominciano a nascere le grosse difficoltà che sono dettate dal trasferimento del personale.
Ritorno su alcune considerazioni che hanno fatto colleghi che mi hanno preceduto. Sorge chiaramente una domanda: la Regione, avendo una riduzione così drastica di competenze e di funzioni, mantiene inalterato il numero dei dipendenti? E se sì, questi dipendenti, spogliati da queste loro mansioni, oggi ed eventualmente domani a quali compiti e mansioni saranno destinati? Altrimenti corriamo il rischio di mettere in piedi delle società che dobbiamo pagare perché gestiscano il nostro patrimonio, e poi continuiamo a pagare del personale che, fino a ieri, era occupato tutto il giorno a gestire questo nostro patrimonio, ed erano tanto occupati che non riuscivano a dare il giro a questi grossi impegni.
Sinceramente questa legge crea ancora parecchie domande, tanto per sintetizzare. Un problema sarà quello dei criteri di locazione alle varie imprese: come verranno locati questi immobili, se ci sarà un'equità di trattamento, e soprattutto vorremmo anche capire come vengono risolti i contenziosi - il pregresso in primo luogo -, chi li dovrà gestire, se saranno questi impiegati che erano utilizzati fino ad oggi, e poi capire anche quale sarà la società che dovrà gestire.
Riconosciamo che il lavoro svolto fatto in IV Commissione ha portato un miglioramento a questa legge che, comunque, non accettiamo come impostazione generale.
Président - La parole au Conseiller Borre.
Borre (UV) - C'est pour motion d'ordre.
Chiedo scusa ai colleghi; la delegazione degli operai del "Billia" ha chiesto un incontro con i Capigruppo del Consiglio regionale, con il Presidente della Giunta e gli Assessori Marguerettaz, Caveri e Ferraris. Devono riprendere il lavoro a mezzogiorno, quindi sarebbe urgente incontrarli subito, se siamo d'accordo. Chiedo pertanto una sospensione per un incontro con i lavoratori.
Presidente - Credo che la tematica dell'Hôtel "Billia" e relativa situazione lavorativa dei dipendenti sia una questione che sta a cuore a tutte le forze politiche qui presenti, sono personalmente d'accordo affinché ci sia un incontro, se possibile con una delegazione. Facciamo un incontro nella saletta delle commissioni, alla quale chiedo la presenza di tutti i Capigruppo, unitamente ad una delegazione del Governo regionale.
Il Consiglio è sospeso.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 10,22 alle ore 11,01.
Président - La parole au Conseiller Praduroux.
Praduroux (UV) - Per due precisazioni. Intanto vorrei ringraziare il Consigliere Curtaz, che aveva sponsorizzato il lavoro fatto in IV Commissione, circa il raggiungimento di un tipo di legge un po' più aperta, che dava ancora spazio al Consiglio regionale.
Volevo poi solo puntualizzare due aspetti rispetto a quanto aveva detto il Consigliere Tibaldi circa le audizioni fatte in IV Commissione con l'AVI, perché in effetti 2 emendamenti che ci avevano proposto sono stati recepiti; uno, al comma 2, che dice: "la valutazione peritale si basa sul criterio misto patrimoniale reddituale", e poi un'altra proposta all'articolo 3, comma 4, che dice: "in materia di obblighi in capo oggi alla Regione che non possono essere trasferiti alla nuova società proprietaria si deve precisare che quest'ultima dovrà garantire all'impresa locataria l'adempimento di obblighi ora spettanti alla Regione". Sono appunti che mi ero preso e che sono stati formalizzati al comma 6 dell'articolo 3, che dice che la società di cui all'articolo 2 assicura l'adempimento degli obblighi posti a carico della Regione, anche se è messo in modo diverso dai contratti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, e provvede a finanziare gli interventi sui beni immobili alle condizioni previste nei medesimi contratti. Era una puntualizzazione, perché in effetti l'AVI aveva fatto una serie di richieste; non tutte sono state accolte, ma queste due sono state recepite.
Président - La parole au Conseiller Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Per annunciare la presentazione di 3 emendamenti al disegno di legge n. 21, che sono già stati presentati in IV Commissione e sono stati in parte recepiti, ma in maniera insufficiente in alcuni correttivi, oggi presenti nel testo in esame. Sono 3 emendamenti che mi riservo di illustrare durante l'esame dei singoli articoli.
Chiedo all'Assessore se, nell'illustrare la legge, ci dà qualche ragguaglio ulteriore sugli oneri inerenti il conferimento dei beni a carico della Regione, che sono valutati in complessivi 15 milioni di euro. È un aspetto del quale si è parlato poco in commissione, e sul quale sarebbe opportuno qualche approfondimento.
Président - S'il n'y a pas d'autres collègues qui souhaitent intervenir, je ferme la discussion générale.
La parole à l'Assesseur au budget, aux finances, à la programmation et aux participations régionales, Marguerettaz.
Marguerettaz (UV) - Non è una fase rituale, ma vorrei iniziare con un ringraziamento anzitutto al collega Ferraris, perché questa norma è stata fatta dai 2 assessorati, dovendo dare una risposta ai problemi relativi a tutte le attività produttive, da un lato, e una risposta alla gestione del patrimonio immobiliare regionale, dall'altro.
Ringrazio il Presidente della IV Commissione, i commissari, per il dibattito e per gli apprezzamenti. Mi ha fatto molto piacere sentire anche le forze della minoranza, che hanno fatto un plauso sul lavoro effettuato in commissione sulle modifiche. È il mio un riconoscimento del senso di responsabilità che prevale su speculazioni di tipo politico.
Cercherò di dare una risposta organica ai vari interventi. È ovvio che le norme non nascono mai se le forze di maggioranza e l'Esecutivo lavorano bene per fare dei dispetti o per fare delle provocazioni alla minoranza, e ora non vorrei togliere il primato alla "Casa delle Libertà", di aver prodotto un disegno di legge, il n. 18, una produzione che ha un suo significato. È una produzione molto essenziale, ma introduce un certo tipo di criterio.
Ricordo che la materia è dibattuta dal 1995; allora, l'Assessorato all'industria aveva costituito un gruppo di lavoro che aveva prodotto la legge n. 1/1998 - stiamo parlando di 2 legislature fa -, perché questo non è un problema dell'ultima ora. Ricordo al Consigliere Tibaldi che la loro produzione è datata 18 marzo e che già dall'inizio dell'anno si erano susseguiti incontri di lavoro che avevano coinvolto l'Assessorato all'industria, l'Ufficio legislativo, la Direzione del patrimonio e le professionalità di cui si avvale l'Amministrazione regionale; quindi, a fronte di questo, ci sono ampi verbali e ci sono tutta una serie di atti che testimoniano delle riflessioni approfondite, che volevano raggiungere come obiettivo la soluzione di un problema particolare.
Nei vari interventi abbiamo percepito una paura sull'impoverimento del Consiglio su alcuni argomenti. Amerei fare un dibattito sereno su qual è il compito del Consiglio, sulla missione che deve avere l'Amministrazione regionale; ricordo che stiamo parlando di "immobili industriali". Ora, senza voler speculare su almeno apparenti contraddizioni di alcuni interventi, dove da un lato si dice che la Regione si deve occupare di determinate missioni e non deve fare altro, dopodiché c'è un intervento di questo genere e vengono introdotti dei ragionamenti esattamente opposti, che dicono: "noi dobbiamo tenere gli immobili industriali all'interno della Regione". Non credo che, se dovessimo fare un ragionamento con un po' di onestà intellettuale, troviamo conferma e continuità.
Abbiamo un patrimonio immobiliare industriale che nasce da lontano, ma la cui gestione odierna è sottoposta a regole diverse, assolutamente estranee rispetto al momento in cui questo patrimonio è stato acquisito, tanto che gli ultimi acquisti di patrimoni immobiliari non sono stati fatti dalla Regione, ma direttamente da società strumentali. Ricordo l'acquisto di tutto il patrimonio dell'ILVA che ha fatto nascere 2 società: la "Structure Vallée d'Aoste" e la vecchia "CVA", la quale aveva acquistato tutte le proprietà immobiliari industriali della vecchia "ILVA Centrali Elettriche" (ICE). Non le ha acquistate la Regione, sono state acquistate direttamente dalle società e siccome quel patrimonio non era un patrimonio industriale compreso nelle finalità istituzionali dell'ente, è stato fatto per il tramite della gestione speciale di Finaosta; quindi, niente di nuovo sotto il sole! La filosofia della gestione di un patrimonio immobiliare industriale è quella che questo deve essere gestito con strumenti coerenti con i soggetti con cui si interloquisce. Nel momento in cui abbiamo la necessità di fare determinate attività, dobbiamo avere strumenti con tempi di risposta che sono equivalenti rispetto ai tempi di coloro che fanno le domande.
Detto questo, vorrei con voi condividere un passaggio della legge n. 1/1998. Il Consigliere Tibaldi dice che quella legge ha definito dei canoni agevolati. Io pregherei il Consigliere Tibaldi di andare a leggere la legge o la relazione alla legge n. 1/1998 e ritrovare il termine che lui ha usato, "agevolato"; io non lo trovo! Il termine "agevolato" è quindi stato utilizzato dal Consigliere Tibaldi, ma nella legge non lo trovo.
Vorrei però rispondere soprattutto al Consigliere Curtaz che, da un lato, rimprovera un'eccessiva rigidità nello strumento fino ad oggi utilizzato, sia in termini di legge, sia in termini di attività successiva, perché il contratto tipo è una conseguenza della legge. Concordo pienamente con quanto dice il Consigliere Curtaz! Questo è uno strumento che, definendo percentualmente il canone di affitto, introduce ragionamenti di eccessiva rigidità i quali potrebbero compromettere il buon esito del patrimonio industriale regionale.
Credo che l'obiettivo ultimo sia questo: gestire correttamente il patrimonio immobiliare. Al contrario, la legge n. 1/1998, come si evince dalla relazione alla legge, ha un vantaggio, anche se apparente: la semplicità. Definire il canone di affitto applicando una percentuale ha la connotazione di semplicità, perché si prende un determinato valore che è nei registri regionali, gli si applica una percentuale e si determina il valore. Se è vero che questo è semplice, non è detto che sia giusto!
Il Consigliere Tibaldi parla di agevolazioni. Vorrei andare con lui a ripercorrere il pregresso che ha la Regione e ritroverò che tutta una serie di conduttori non hanno sottoscritto, perché ritengono quel 2% troppo caro! Perché? Perché il 2% è riferito al valore di patrimonio e il valore di patrimonio, nell'ambito della contabilità pubblica, è un valore che cresce con il tempo, quindi per fare delle analogie ci troveremmo con una macchina particolarmente vecchia che, con la somma delle sue manutenzioni, ha un valore equiparabile a una macchina sportiva o di gran lusso, pur restando una macchina che potremmo definire una "utilitaria", perché nell'ambito della contabilità pubblica le manutenzioni si sommano. Io, applicando il 2% su quel valore, rischio di penalizzare: ecco perché questa impostazione, che qualcuno definisce "agevolata", che io definisco "rigida", non necessariamente permette alla Regione di avere una gestione coerente con quella che deve essere una buona gestione dell'immobile industriale.
Per questa ragione è stato introdotto - e sono contento che il lavoro della commissione, anzi ringrazio di nuovo il ruolo svolto dai colleghi di maggioranza e da alcuni colleghi delle forze di minoranza - un criterio guida, che è un criterio patrimoniale reddituale; quindi, riconducendo il ragionamento a filosofie spicciole di gestione aziendale, non è il solo valore di costruzione, il solo valore di acquisto che governa la valutazione, ma anche la possibilità che ha quell'immobile di produrre un reddito, perché di questo abbiamo bisogno in Valle: di immobili e di attività che producano un reddito. Il problema non è definire un valore di affitto per il piacere di definirlo, ma definirlo in modo tale che l'azienda che conduce quell'immobile sia nella condizione di svolgere la sua attività e di produrre un reddito, e quindi di creare occupazione e di pagare quel giusto tributo fiscale che permette alla pubblica amministrazione di svolgere il proprio ruolo. Questa è la filosofia di fondo: un criterio misto patrimoniale reddituale.
Voglio tornare su alcuni dubbi che alcuni colleghi hanno sul futuro di questa società, e vado a prendere una società, "Structure Vallée d'Aoste", la quale, nel momento in cui ha fatto una valutazione per immaginare la cessione o la concessione con diritto di superficie di determinate aree, si è cimentata con valutazioni che sono sul valore di ricostruzione. Qual è questo valore di ricostruzione? Questo valore di ricostruzione viene definito individuando, come valore, la differenza fra il valore di mercato e il valore di trasformazione dell'area; quindi, facendo questa differenza, individuate esattamente qual è il valore che potete attribuire a quell'area per poter fare il lavoro e non essere fuori mercato. Questo è un lavoro - credetemi - che è meritevole e che viene incontro alle esigenze. Credo che qui si travisi fondamentalmente il discorso fatto dall'AVI, perché il disappunto è stato espresso per una legge che non ha funzionato e non perché si voleva mantenere quel tipo di legge. Il disappunto è stato espresso in modo chiaro, dicendo: "questa norma, che era partita con tale criterio di semplificazione, per motivi che non indaghiamo, non ha funzionato".
Signori, quando il Governo fa, la maggioranza fa, ci sono delle situazioni in cui si dice: "è tutto sbagliato", nel momento in cui non si fa, si dice: "non si fa niente", ma da questo punto di vista è fondamentale introdurre dei correttivi che permettano di gestire le situazioni e quindi bisogna anche prendere atto che la struttura, il meccanismo pubblico, reagisce, ed è compatibile nel momento in cui parla delle proprie attività, delle attività istituzionali. Se vogliamo rivendicare un'attività e un indirizzo per attività che non sono propriamente istituzionali, dobbiamo attrezzarci. Questa legislatura ha già visto una semplificazione, il pregresso è stato unificato, abbiamo gestito in modo univoco tutte le attività pregresse, creando un centro di competenza all'interno della Presidenza della Giunta, l'Ufficio legislativo.
Vi faccio presente, dal punto di vista organizzativo, quante sono le strutture che si occupano di immobili: l'Ufficio affari legali, la Direzione del patrimonio, il Dipartimento delle attività produttive e, per quel che attiene tutti gli interventi e le manutenzioni, i Lavori pubblici. Credete che sia questo il metodo giusto per gestire immobili non destinati ad una propria attività? Ritengo che non si debba prendere tutto quello che è stato fatto, dicendo che è stato fatto male, ma si debba cercare di adeguarsi ai tempi e, per fare questo, bisogna cercare di dare delle definizioni di tale tipo.
Sempre in merito alle osservazioni sulla proposta non definita, accolgo le critiche, ma vorrei fare un ragionamento lineare ed onesto. All'interno dell'articolo 2, 1° comma, si indica la possibilità di avere o una società esistente o una nuova società; allora, spiegatemi qual è la differenza dal punto di vista dell'impostazione! Vi ricordo che il conferimento è successivo ad una istanza che farà la proprietà al Presidente del Tribunale di Aosta per nominare un perito estimatore; a fronte di questa perizia avremo i dati precisi per meglio costruire un'operazione. Quello che è stato indicato con chiarezza all'interno di questa legge è l'impostazione, anche perché noi, con qualsiasi delle 2 soluzioni, dovremo andare a costruire un sistema organizzativo che andrà ad implementare un'attuale organizzazione, se utilizzeremo una società già esistente, oppure dovremo costruire questo tipo di organizzazione all'interno di una nuova società. Il ragionamento sarà sulla compatibilità tra un'organizzazione e un'altra.
Vi ricordo che questo doppio percorso all'interno della gestione delle centrali elettriche ha avuto lo stesso tipo di impostazione: è stato comprato il ramo di azienda e tutti gli immobili della "ILVA Centrali Elettriche" con la "CVA" originaria, dopodiché l'acquisto del ramo di azienda "ENEL" è stato fatto con "GEVAL", e pur avendo già una società, per evitare possibili conflitti, si è scelto di tenere distinte le due società per un lasso di tempo necessario a gestire le operazioni e farle confluire con una fusione successiva, creando un soggetto unico. Credo che il futuro non possa che portarci alla costituzione di una sola società, ma nella prima fase, acquisite tutte le perizie e valutazioni del caso, occorre immaginare che inizialmente possano esserci due momenti.
Ricordo che la società esistente - così usciamo da questa ambiguità - è "Structure Vallée d'Aoste", che è stata costituita per gestire un'operazione finanziata da fondi europei, con finanziamenti europei, quindi il timore è quello di introdurre inizialmente un'attività che possa creare un minimo di attrito con un'attività già in corso; se così non fosse, "nulla quaestio"! Quindi, dal punto di vista dell'impostazione, credo che qui ci sia poca onestà nel dire che non ci sono le idee chiare, perché la gestione con una società pubblica, interamente di proprietà del pubblico, non cambia a seconda del nome! Qui non stiamo immaginando di andare o in Svizzera o a Milano, stiamo immaginando di andare sullo stesso luogo, con lo stesso strumento, ma dal punto di vista organizzativo e tecnico deve essere valutato: è solo questo! Non credo sia accettabile, da parte mia, un'idea di "poca chiarezza"; anzi, qui le linee guida sono molto precise e chiare!
Quando mi si chiede questi oneri a carico previsti nella legge di che natura sono... sono il frutto di una stima degli oneri tributari che saranno generati dal conferimento. Siccome sapete che gli oneri tributari sono percentuali, sono stati stimati sul valore attualmente a patrimonio. Ricordo che tali oneri tributari fanno parte di questi tributi previsti dalla normativa statale che dà diritto alla compartecipazione dei 9/10 delle imposte pagate dalla Regione, quindi sono questi gli oneri.
Sulle modalità della gestione, accolgo con favore la modifica fatta in commissione, per cui questo tipo di gestione - per evitare qualsiasi fraintendimento - sarà coerente con le linee guida, con le strategie individuate dall'Amministrazione regionale e che, per massima tutela, verranno approvate dal Consiglio regionale: questo per tranquillità di ognuno. È chiaro che all'interno di dette strategie ci saranno - ed è stato scritto in modo esplicito - anche possibilità di dismissioni.
Ritornando alle osservazioni, quali sono le aree che sono necessarie a uno svolgimento di una attività pubblica? Non credo siano tutte, non credo che la proprietà di singoli capannoni industriali permetta la gestione corretta e coerente di un patrimonio industriale! Vi ricordo che ogni volta che dobbiamo fare qualcosa come pubblica amministrazione, dobbiamo fare perizie, dobbiamo dare pubblicità, dobbiamo fare una serie di cose che sono continue, per cui se la proprietà rimane della Regione o anche di una società regionale - perché non cambia -, tanto vale che su determinate situazioni, e se vi è l'interesse da parte del conduttore - perché, oggi come oggi, non è che la congiuntura economica sia brillante, non solo in Valle d'Aosta, ma anche in Europa -... non credo sia un'impostazione che dà delle risposte e dà un metodo molto chiaro!
Si fanno alcuni appunti in merito alle duplicazioni di personale; ricordo a tutti - e non avrei bisogno di farlo perché, con continue interpellanze, varie forze politiche chiedono degli arretrati - che se i dipendenti fossero necessari, il ragionamento vostro non farebbe una grinza! Abbiamo un certo numero di persone che fanno un mestiere, questo compito viene assolto da un altro soggetto, queste persone non hanno più nulla da fare; peccato che - come sapete - ci siano notevoli arretrati! Ora, uno degli obblighi che ha la pubblica amministrazione è di non avere arretrati e di dare delle risposte tempestive sulle varie questioni, e quindi affrancando la struttura di alcune attività, potranno essere svolte meglio e prima tutta una serie di attività che attualmente oberano gli uffici.
Il ragionamento fatto dicendo che qui vi è una duplicazione di dipendenti, è pretestuoso perché - come mi insegnate - le risposte tardano ad essere date in quanto c'è arretrato, perché le persone sono oberate e perché oggi è cambiato tutto! Quando dovete immaginare di affittare un immobile, dovete acquisire tutta una serie di documenti, di certificati che non c'erano in passato! Anche nel privato, non solo nella pubblica amministrazione, in cui un'attività veniva svolta da 2 persone, oggi ce ne vogliono 4! Perché? Perché si sono susseguite delle evoluzioni normative! Non c'è una volontà da parte della Regione di duplicare il proprio personale, ci sono esigenze che purtroppo vanno affrontate in virtù delle normative attuali!
I criteri di locazione ovviamente saranno una conseguenza di quelli che abbiamo adottato a monte per la valutazione; la valutazione, che ovviamente è patrimoniale reddituale, non potrà che avere una ricaduta sull'affitto e quindi sulla capacità che ha quell'immobile di produrre un reddito. Ed è ovvio che se l'immobile è versatile, se può essere destinato a svariate attività, questo canone avrà una sua determinazione; più l'immobile è rigido, più l'immobile è monodedicato, più il canone di affitto sarà una diretta conseguenza con l'andamento del mercato di quel settore. Voglio farvi l'esempio, perché qui è stato citato varie volte. Oggi, l'alta tecnologia, certi insediamenti industriali che abbiamo nel fondo valle corredati di strutture tecnologiche quali camere bianche... hanno una redditività che è bassa; quindi, se dovessimo andare ad affittare questi immobili, non potremmo andare a valutarlo con un semplice: "questa camera bianca è costata "X" miliardi di vecchie lire", dobbiamo avere il 2-3%, perché saremmo completamente fuori mercato, non troveremmo alcun interlocutore! Ecco perché ci vuole una svolta, perché lo strumento - e io sono d'accordo con quanto ha detto il Consigliere Curtaz - è uno strumento rigido, non permette la gestione che viene richiesta.
Il Consigliere Comé mi parla dell'urgenza; non è compito mio fare un ragionamento su questo, ma ricordo al Consigliere Comé che questa legge è stata presentata a marzo, quindi tutti i gruppi hanno potuto fare un ampio dibattito. La discussione non è patrimonio di un singolo commissario, ma è un momento di confronto e di sintesi di ogni commissario con il suo gruppo politico e con chi rappresenta; non può essere una gestione individuale! Allora, con un ragionamento del genere, io dico: "Consigliere Comé, se i tempi che ci siamo indicati sono quelli proposti nella legge, cioè 1° gennaio 2005, per arrivare ad un'operatività abbiamo l'istanza da presentare al Presidente del Tribunale, le perizie da effettuare, e per trovarci con le carte in regola il 1° gennaio 2005 non abbiamo tempo da perdere! Ecco qual è il tipo di urgenza, voglio precisarlo per evitare che sia uno sfizio, quindi nessuna voglia di comprimere il dibattito, anzi abbiamo dimostrato una grande disponibilità con le commissioni; del resto, disponibilità ben riposta!
Nel momento in cui si parla di "impoverimento del Consiglio" e di un "ruolo esagerato di Finaosta", ricordo che tale tipo di attività è proprio l'attività specifica delle finanziarie: quella di avere le partecipazioni - ricordo la partecipazione negli impianti di risalita -, dopodiché il Consiglio è sempre sovrano; se il Consiglio immaginasse - cosa che non è l'indirizzo dell'attuale Governo - di fare delle attività diverse, di dismettere, di cedere le partecipazioni, qui abbiamo liberisti estremi piuttosto che altre ideologie, ma da questo punto di vista è sempre il Consiglio che è sovrano, gli indirizzi vengono sempre governati dal Consiglio, quindi non abbiamo alcun impoverimento.
Ricordo che, con le indicazioni che abbiamo messo in questa legge, siamo andati più o meno ad indicare un percorso simile a quello di altre società. Ricordo a tutti come l'autoporto è gestito da una società che ha dato degli ottimi risultati, le cui linee guida sono state stabilite dall'Amministrazione regionale che ha governato e ha addirittura indicato la tipologia delle aziende che dovevano popolare l'area; per cui, nel momento in cui in Consiglio approderà l'indirizzo strategico, avremo modo di dare tutte le indicazioni del caso. Ecco che il Consiglio potrà fare delle valutazioni costruttive, e lì io credo che chi avrà buone idee, troverà da parte della Giunta orecchie sensibili. Se qualcuno di voi ha delle idee migliori rispetto a quelle che sta esprimendo la Giunta in merito agli indirizzi, se qualcuno di voi pensa che un settore merceologico o un tipo di attività permetta la ricchezza della Valle d'Aosta, si faccia avanti: troverà sicuramente degli ascoltatori e degli esecutori puntuali! Se qualcuno viene a dirci: "guardate l'alta tecnologia non funziona più" e cominciamo a fare delle "cinture di pitone" che promettono di avere successo, che ce lo venga a dire, perché in caso contrario rischiamo di fare una speculazione di tipo politico! Noi facciamo delle proposte e gestiamo, non so se al meglio, ma con tutte le nostre migliori risorse, con dedizione.
Ripeto, credo che tutti i Consiglieri che hanno voglia di contribuire lo possono fare e quando ci sarà l'approvazione delle linee strategiche e gli immobili che sono da considerare da dismettere o meno, che si facciano avanti! Noi dobbiamo dare delle risposte; queste risposte, fino ad oggi, la normativa attuale non ha permesso di darle! Voi sapete che ci sono i consorzi artigianali, che voi volete tutelare, che fino ad oggi non hanno potuto beneficiare dell'acquisto delle loro aree acquisite con il diritto di superficie; così facendo, ci siamo proposti di fare un provvedimento in cui, all'interno dei criteri delle dismissioni, andremo a dare una risposta a tutti questi consorzi di artigiani che, fino ad oggi, hanno costruito con il diritto di superficie i loro immobili. Con questo tipo di procedura potranno acquisire definitivamente la titolarità e inserire nel loro bilancio degli immobili che permetteranno di azionare la leva finanziaria la quale, oggi come oggi, è indispensabile per la gestione dell'attività.
Sono portato a fare un intervento fiume perché credo che questo discorso meriti l'attenzione di tutti, ma soprattutto una certa pacatezza e una certa meditazione sulle soluzioni da proporre. Tuttavia, credo che ci siano anche dei tempi ragionevoli e confido nella vostra onestà, al di là del gioco delle parti, di comprendere che non c'è alcuna volontà di esautorare questo Consiglio, ma c'è la necessità e la volontà di dare una risposta a tutto un sistema che oggi - purtroppo! - si trova in una congiuntura economica nazionale ed internazionale non particolarmente esaltante.
Con questo tipo di proposta crediamo di mettere in atto tutta una serie di attività che, insieme ad altre che stiamo studiando, possa permettere il rilancio e la conservazione di tutte le professionalità che in Valle ci sono.