Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 249 del 20 novembre 2003 - Resoconto

OGGETTO N. 249/XII - Impegno ad attenersi a principi di valorizzazione ambientale nel rifacimento della funivia del Monte Bianco. (Reiezione di mozione)

Mozione

Ricordato che, nell'agosto 2007, la Funivia La Palud-Pavillon-Punta Helbronner dovrà cessare la propria attività, avendo raggiunto i 60 anni di attività posti dalla normativa italiana come data limite di un impianto a fune;

Evidenziata la necessità di sostituire il vecchio impianto con uno nuovo e moderno;

Evidenziato che occorre tener conto del particolare contesto ambientale in cui si colloca tale impianto, dal momento che ci troviamo al centro del massiccio del Monte Bianco, il quale, a sua volta, rappresenta il cuore del sistema alpino;

Ricordato che il massiccio del Monte Bianco è oggetto di un'azione di cooperazione e tutela transfrontaliera, tramite l'Espace Mont-Blanc ed è stato individuato come monumento naturale da inserire nell'elenco del Patrimonio Mondiale dell'Umanità gestito dall'Unesco;

Sottolineata l'esigenza che il nuovo impianto, e le strutture ad esso collegate, siano coerenti con i principi dello sviluppo sostenibile della Convenzione per la protezione delle Alpi e non pregiudichino i progetti di tutela e di valorizzazione già avviati;

Rilevato, infine, che il rifacimento della Funivia deve essere inserito in un programma complessivo di riqualificazione della zona di La Palud ed Entrèves;

Il Consiglio regionale

Evidenzia l'esigenza di una definizione rapida e tempestiva delle caratteristiche della nuova Funivia del Monte Bianco;

Rileva la necessità che la nuova Funivia (e relative infrastrutture) abbia caratteristiche coerenti con i principi dello sviluppo turistico sostenibile e non pregiudichi le azioni di tutela naturalistica del massiccio del Monte Bianco avviate a livello internazionale;

Evidenzia l'importanza di un corretto dimensionamento della portata del nuovo impianto, in modo tale da permettere migliori prestazioni dell'attuale, ma evitando un eccessivo afflusso in alta quota;

Ritiene necessario a tal fine, che la portata del nuovo impianto non superi le 500 persone/ora e che le dimensioni delle cabine siano proporzionate a tale portata oraria;

Ritiene altresì opportuno che, contestualmente al rifacimento della funivia, si provveda ad un intervento di riqualificazione urbanistica e di valorizzazione della frazione di La Palud, anche come porta di ingresso della val Ferret, destinando a tale intervento una somma pari almeno alla metà degli investimenti destinati al rifacimento dell'impianto a fune;

Impegna

la Giunta regionale ad attenersi ai principi sopra indicati nelle determinazioni relative al rifacimento della Funivia del Monte Bianco.

F.to: Riccarand - Curtaz - Squarzino Secondina

Président - La parole au Conseiller Riccarand.

Riccarand (Arc-VA) - Con questa mozione abbiamo voluto porre all'attenzione del Consiglio un argomento di estrema rilevanza per almeno 3 motivi: il primo, perché il rifacimento della funivia del Monte Bianco è una questione che riveste ormai un carattere di urgenza; il secondo, perché l'onere di questo intervento sarà notevole: si parla di 50-60 milioni di euro; il terzo, perché l'intervento avviene in una zona particolarmente delicata ed importante dal punto di vista ambientale qual è il massiccio del Monte Bianco. A noi sembra fondamentale una questione ancora una volta di metodo, nel senso che, proprio perché si tratta di un intervento di estrema rilevanza, con importanti ricadute anche economiche - e in particolare sulla politica turistica valdostana -, è necessario che il Consiglio si esprima e definisca, prima che il corso degli eventi acquisisca una piega definita e il suo intervento risulti inutile e tardivo, degli indirizzi relativamente alla realizzazione di questo impianto. Poniamo ancora una volta il problema del dibattito sugli indirizzi di fondo - di competenza del Consiglio regionale -, su scelte che non devono venir fuori da questa Assemblea; si deve evitare che il Consiglio ne discuta quando ormai "i giochi sono fatti", quando ormai le impostazioni sono tali da essere diventate immodificabili. Sollecitiamo dunque un'attenzione particolare da parte di tutti i gruppi consiliari affinché il Consiglio sia in grado di definire dei punti di riferimento, degli indirizzi ben precisi su cui la Giunta possa lavorare per la realizzazione di questo importante impianto.

Venendo al problema, questo è rappresentato dal fatto che questo impianto, entrato in funzione nell'immediato secondo dopoguerra, va in scadenza sessantennale a fine agosto 2007 e quindi, a partire da quella data, non potrà più funzionare, ma dovrà essere completamente rifatto per poter continuare a svolgere il proprio servizio. Abbiamo di fronte 4 anni di tempo, un arco di tempo non molto ampio, per la progettazione e la realizzazione di un intervento di una certa complessità e da effettuare con estrema cura; si tratta quindi di lavorare attivamente al rifacimento di questo impianto, tenendo presente qual è l'ambito in cui esso va a collocarsi e tenendo in considerazione gli elementi di riflessione nuova che si stanno sviluppando nel rapporto montagna-turismo, montagna-impianti di risalita.

Il rifacimento della funivia del Monte Bianco sarà il primo rilevante intervento su impianti a fune che verrà realizzato in Valle d'Aosta nel nuovo secolo ed è evidente la necessità di una riflessione accurata sul tipo di intervento che si andrà ad attuare, anche perché la situazione è cambiata radicalmente rispetto al contesto in cui sono stati realizzati gran parte degli impianti esistenti oggi in Valle d'Aosta: un contesto risalente all'inizio del 1900, in cui il rapporto fra uomo e montagna si poneva in modi diversi.

Nel secolo scorso il problema era di domare, di conquistare la montagna, di conquistare un ambito selvaggio, nemico, ostile e i progetti di fine 1800, inizio 1900 erano progetti per arrivare con gli impianti a fune fino in cima alle montagne. Sono stati concepiti progetti molto arditi, alcuni hanno avuto anche realizzazione, altri non hanno avuto - per fortuna - realizzazione. Basti pensare che era prevista una cremagliera sul versante francese che arrivasse fino alla cima del Monte Bianco, questa cremagliera poi non venne realizzata; in Valle d'Aosta era prevista una funivia che arrivasse nei pressi della vetta del Cervino, realizzazione poi stoppata. Vi era quindi tutta un'impostazione del rapporto fra uomo e montagna, che era caratterizzato da questo elemento della conquista e del dominio della montagna.

Oggi, nel 2000, nel secolo nuovo, il problema si pone molto diversamente perché l'esigenza fondamentale non è più la conquista della montagna, ma la difesa, la tutela di spazi di naturalità, di "wilderness", di realtà che hanno una loro grande valenza. Questo è il problema che ci troviamo di fronte ed è una riflessione che dobbiamo fare soprattutto relativamente a questo intervento della funivia del Monte Bianco, perché qui andiamo a collocarci al centro di questa tematica.

Si tratta di un intervento riguardante il massiccio del Monte Bianco, un elemento centrale di tutto il sistema delle Alpi. L'intervento va a collocarsi in una zona con grandi valori paesaggistici, ma anche grandi valori culturali perché sappiamo che il Monte Bianco è stato il luogo di nascita dell'alpinismo. Oggi le Alpi sono oggetto di un'azione di tutela internazionale attraverso la Convenzione per la protezione delle Alpi, convenzione sottoscritta da tutti i Paesi che si affacciano sul sistema alpino; dobbiamo essere partecipi fino in fondo di questa volontà di tutela e di protezione delle Alpi. Il massiccio del Monte Bianco, in particolare, è oggetto di azioni di cooperazione e di tutela transfrontaliera avviate nell'arco degli ultimi 10-15 anni: mi riferisco in particolare all'Espace Mont-Blanc, un'azione di tutela transfrontaliera riguardante la Valle d'Aosta, la Valle di Chamonix e il Valais che ha dato luogo a una Commissione transfrontaliera per la tutela di questa zona ed alla proposta, più volte avanzata, di inserire il massiccio del Monte Bianco come monumento naturale nell'elenco dell'Unesco del patrimonio mondiale dell'umanità. Vi è quindi tutta una serie di iniziative che vanno nel senso di valorizzare la protezione del Monte Bianco e la sua naturalità.

Nel momento in cui andremo ad operare delle scelte rispetto alla funivia del Monte Bianco, quindi, avremo gli occhi puntati addosso non solo in Italia, ma anche a livello internazionale, perché tutti valuteranno l'intervento e si esprimeranno rispetto al tipo di realizzazione che verrà fatta. Non a caso, già nelle scorse settimane abbiamo potuto prendere atto di posizioni di organismi internazionali come il CIPRA (Comitato internazionale per la protezione delle Alpi), che si è espresso in particolare con un documento relativamente alla funivia del Monte Bianco, così come si è espresso con un documento, che riteniamo interessante, "Pro Mont-Blanc", il collettivo che raggruppa le associazioni di protezione dell'ambiente operanti tutto intorno al territorio del Monte Bianco in Valle d'Aosta, in Svizzera e in Francia. Sono osservazioni che dobbiamo valutare attentamente e di cui dobbiamo tener conto nel tipo di intervento che verrà fatto, perché tutti guarderanno le scelte che faremo, le valuteranno e questo deve essere un elemento in più per operare delle scelte che siano ponderate e corrette.

Non un impianto qualunque, quindi, non un rifacimento fatto un po' meccanicamente senza una grande riflessione, ma un impianto che deve essere coerente con un modello di sviluppo turistico diverso da quello che si è avuto in mente per molti decenni, diverso dal modello che è stato imperante nel 1900.

Nel corso del secolo scorso il modello turistico era un modello che, per semplificare, definirei "quantitativo", cioè l'obiettivo era di portare quanta più possibile gente in montagna, in alta quota. Questo modello, definito "non sostenibile turisticamente", è in contrasto con il Protocollo turismo della Convenzione alpina. Il modello turistico verso il quale oggi siamo chiamati ad operare è un modello che viene definito "modello del turismo sostenibile": un turismo sostenibile nel tempo, che non deturpi l'ambiente, che non degradi gli elementi di naturalità presenti nel nostro territorio; si tratta di un modello basato più sulla qualità che sul numero, basato più sulla protezione che sulla conquista degli ambienti di naturalità.

L'impianto da realizzare - e noi siamo dell'avviso che occorre rifare l'impianto che va in scadenza -, è un elemento importante dell'economia del nostro territorio, quindi va rifatto in modo coerente con questi principi; tanto per fare un esempio, deve essere un impianto che non deve essere in contrasto con la proposta di inserimento del massiccio del Monte Bianco nell'elenco dell'Unesco dei monumenti naturali patrimonio dell'umanità. Dobbiamo valutarlo anche sotto quell'aspetto, cioè deve essere un intervento che non ostacola quel procedimento, perché l'inserimento del massiccio del Monte Bianco nell'elenco dell'Unesco ha, dal punto di vista della valorizzazione del Monte Bianco e della sua promozione turistica, una grande rilevanza. Bisogna fare quindi degli interventi che siano coerenti con questa strategia, così come con la strategia di una protezione internazionale del massiccio del Monte Bianco. Cosa significa in concreto? È quello che abbiamo cercato di porre nella parte deliberativa della mozione. Significa anzitutto - ed è la questione fondamentale - un corretto dimensionamento dell'impianto, vi sono tante problematiche relative a questo impianto da valutare e discutere però, secondo noi, il "cuore" delle scelte sta nelle dimensioni di questo impianto. Non possiamo permetterci di fare un impianto che trasporta quante più persone possibili a Punta Helbronner sapendo che questo avrebbe delle ricadute negative e comporterebbe la realizzazione di un impianto sovradimensionato, con problematiche negative dal punto di vista ambientale, ma anche una gestione difficile di situazioni con un eccesso di frequenze; quindi deve esserci un corretto dimensionamento. Oggi abbiamo un impianto con cabine da 25 posti con una portata di circa 250 persone/ora; secondo noi, questa portata va incrementata, però non bisogna superare un tetto, che noi abbiamo indicato in 500 persone/ora e che ci sembra già molto alto; così come vanno contenuti i volumi, le dimensioni dei fabbricati in alta quota, sia al Pavillon, sia a Punta Helbronner, per non andare a snaturare queste località.

Il terzo punto che poniamo nella mozione è quello del rapporto fra la costruzione del nuovo impianto, gli oneri che questa costruzione comporta - oneri considerevoli - e l'intervento di riqualificazione urbanistica del fondo della vallata, perché non possiamo pensare di realizzare un gioiello quando poi non valorizziamo il territorio. Ci riferiamo in particolare alla frazione di La Palud - frazione con delle rilevanti problematiche turistiche e da riqualificare urbanisticamente -, che è collocata in una zona molto importante, in quanto è la porta di ingresso della Val Ferret: una vallata molto frequentata, di notevole pregio ambientale, che si incunea ben dentro il massiccio del Monte Bianco. La Palud, deve essere riqualificata urbanisticamente con degli interventi che richiedono anche dei finanziamenti significativi. Riteniamo che i due interventi debbano procedere contestualmente, che non debbano essere separati dal punto di vista temporale ed inoltre, così come ci saranno dei finanziamenti rilevanti per il rifacimento dell'impianto, ci debbano essere degli interventi significativi - qui proponiamo "una somma pari almeno alla metà degli investimenti destinati al rifacimento dell'impianto a fune" - destinati alla riqualificazione urbanistica della frazione di La Palud e del fondovalle.

Queste sono le indicazioni che abbiamo inserito nella mozione, perché riteniamo che sia importante da parte di questo Consiglio definire degli indirizzi. Se vi sono altre proposte, ovviamente siamo disponibili a valutarle, però riteniamo essenziale che, da parte del Consiglio regionale, vengano delle indicazioni chiare, per evitare di doversi pronunciare tardi quando tutto è ormai definito e deciso.

Président - Je déclare ouverte la discussion générale.

La parole au Conseiller Cesal.

Cesal (UV) - Occorre dare atto al gruppo "Arcobaleno" - rappresentanti dell'ambientalismo o parte dell'ambientalismo valdostano - di aver compiuto una rivoluzione quasi copernicana in ordine alla sostituzione dell'impianto funiviario La Palud-Punta Helbronner. Questa mia convinzione deriva dalla lettura di questa mozione, che ne dà una dimostrazione eloquente; infatti, da una posizione iniziale di assoluta contrarietà - ricordo le manifestazioni di protesta da parte dell'alpinista Messner, che qualche anno fa si era appeso, suscitando l'applauso delle nostre associazioni, ad un pilone della "liaison" -, sostenendo i vari comitati e comitatini che nel frattempo si era costituiti all'uopo, si è passati ad una difesa ad oltranza del sito di partenza attuale all'interno della frazione di La Palud, per giungere all'accettazione quasi incondizionata - sta proprio qui la novità - delle scelte progettuali operate dall'Amministrazione comunale di Courmayeur e da quella regionale.

Non voglio ripercorrere qui le lunghe ed estenuanti discussioni che hanno portato all'approvazione dell'attuale progetto preliminare, ho la sensazione che questa mozione tenda a riproporre un argomento che di fatto ha già avuto una sua soluzione e ne avverto quindi la mancanza assoluta di una reale ed effettiva necessità, percependo invece un ben preciso scopo di tipo mediatico-propagandistico. Cercherò di chiarire meglio questo mio punto di vista. Credo che nessuno dubiti della necessità di procedere alla valorizzazione e riqualificazione di La Palud, che tendano a dare un nuovo volto al villaggio, liberandolo soprattutto da appesantimenti estetici di dubbia necessità, quale l'attuale stazione di partenza della funivia, e riportandolo alla sua funzione originale di porta di quel irripetibile scenario naturale che risponde al nome di Val Ferret, e qui mi trovo d'accordo con quanto espresso dal collega Riccarand. Il Comune di Courmayeur, d'altronde, ha posto questa condizione fin dal primo momento, definendola "irrinunciabile". La valorizzazione e la riqualificazione, infatti, vengono recepite dalla bozza dell'accordo di programma in corso di approfondimento fra le amministrazioni interessate e direi che è già in fase avanzata da parte della società proprietaria dell'impianto la progettazione preliminare. Allo stato dell'arte, quindi, mi pare che la mozione in questo momento sia quanto meno superflua.

L'indicazione poi della limitazione della portata, fissata nella mozione a 500 persone/ora, comporta una lieve difformità rispetto al progetto presentato e su cui si sta lavorando, che prevede portate orarie superiori: per quanto riguarda il primo tratto La Palud-Pavillon, 800 persone/ora; per il secondo tratto Pavillon-Punta Helbronner, 600, anche se le portate effettive rappresentano solo l'80% delle portate teoriche, quindi con una riduzione a 640 nel primo tronco e a 480 nel secondo tronco. Sappiamo che non esistono più i 3 tronchi, perché si va direttamente a Punta Helbronner e non ci si ferma più alla stazione intermedia del rifugio Torino. Il mantenimento di una maggiore portata del primo tronco è giustificata anche dal fatto che l'utente, dopo essere salito a Punta Helbronner e dopo avervi sostato per un breve tempo, scende nuovamente al Pavillon per passare in comodità la giornata - l'ambiente è meno ostico, la zona offre dei servizi più adatti ad un turista che cerca di godere la montagna in un modo meno estremo: ha la possibilità di visitare il parco botanico, utilizzare l'area a pic-nic o percorrere i tanti sentieri appositamente predisposti nella zona ad un'altitudine decisamente più consona alla maggioranza dell'utenza - e poi tende a rientrare in orari più concentrati. Nel fissare dei limiti poi si rischia di sottovalutare il fattore sicurezza: è sempre incombente a quelle altezze la necessità di dover evacuare rapidamente la zona, in conseguenza per esempio di un rapido peggioramento delle condizioni atmosferiche.

La riduzione delle portate non comporterebbe poi assolutamente un risparmio significativo dei costi dell'opera, non andando ad incidere né sui costi del progetto - per quanto riguarda i costi delle funi e delle cabine -, né sui volumi delle infrastrutture, quali i parcheggi e le varie stazioni. La potenzialità giornaliera di punta prevista da questo impianto è di 3.000 persone/giorno contro le 1.700 attuali, sempre molto al di sotto delle 5.000 persone del versante francese. Un riequilibrio dei flussi di utenza delle funivie del Monte Bianco, se proprio dovesse essere preso in considerazione, dovrebbe partire proprio dal versante francese e non certo da quello valdostano - e qui devo dire che parte dell'ambientalismo francese, che viene spesso a protestare da noi in ordine a queste problematiche, non mi risulta che faccia altrettanto dalla parte francese -; in questo caso siamo ampiamente al di sotto rispetto ai volumi previsti da parte francese. Le cifre, quindi, sono sufficientemente motivate per sostenere con ragionevole certezza che il progetto valdostano è coerente con i principi dello sviluppo sostenibile previsti dalla Convenzione per la protezione delle Alpi e non pregiudicano affatto i progetti di tutela e di valorizzazione del Monte Bianco già avviati, come detto nella mozione.

Conseguentemente a questi dati oggettivi, ma anche e soprattutto per i secondi fini che la mozione non dichiara, ma persegue in maniera sottesa e forse un poco furbesca - cercare di porre il proprio sigillo ad un progetto che si è avversato ad ogni modo, ma che ha ottenuto finora il consenso degli organismi di tutela delle comunità interessate, delle popolazioni -, non posso che annunciare il voto negativo del nostro gruppo.

Président - La parole au Conseiller Viérin Marco.

Viérin M. (SA) - Già ieri, nel corso dell'analisi dell'interrogazione presentata dal nostro gruppo sull'argomento, ho detto che oggi, con questa mozione, avremmo affrontato la questione in senso più complessivo. Come gruppo della "Stella Alpina", riteniamo che questa mozione ponga delle questioni che condividiamo e altre che condividiamo meno o per niente.

Non mi soffermo sulle premesse, perché reputo che siano condivisibili da tutto il Consiglio, come ad esempio il discorso che dobbiamo definire il tutto entro agosto 2007, invece voglio analizzare le conclusioni della mozione. Per quanto riguarda la parte dove si dice: "Evidenzia l'esigenza di una definizione rapida e tempestiva delle caratteristiche della nuova Funivia del Monte Bianco", credo che il Consigliere Cesal abbia già risposto: è in atto da tempo una concertazione con il comune, questo accordo di programma… ed è in fase la progettazione. Sulla parte del "Rileva" abbiamo poco da dire.

"Evidenzia l'importanza di un corretto dimensionamento della portata del nuovo impianto, in modo tale da permettere migliori prestazioni dell'attuale", riteniamo di condividere questa parte, mentre non condividiamo "ma evitando un eccessivo afflusso in alta quota", perché il Consigliere Cesal ha già risposto in parte a quello che vuol dire. È chiaro che le osservazioni del Consigliere Riccarand possono anche essere condivise, ma ritengo che su questo argomento sia importante la sicurezza; sia importante operare questa scelta, previa analisi turistica economica, ma anche basandosi su quella che può essere la sicurezza nei momenti particolari che possono esserci in montagna. "Ritiene necessario a tal fine, che la portata del nuovo impianto non superi le 500 persone ora", qui la cosa è un po' ripetuta perché, come ho già detto prima, si richiama "l'evidenzia". Direi che, sulla base del progetto e sulla base di un'indagine turistico-economica, si debba poi andare a decidere, perché non è il fatto che le persone siano 500 o 540… il discorso è che un progetto può essere impattante fatto in una maniera o nell'altra: il fatto che la portata sia del 10% in più o del 10% in meno non è rilevante per l'impatto. Ci può essere il problema di avere troppe persone a monte, ma questo è un altro ragionamento. Si possono anche mettere delle regole nell'attività dell'impianto, dicendo che non vi possono essere più persone al di sopra di un tetto stabilito, cioè a Punta Helbronner e così via.

"Ritiene altresì opportuno che, contestualmente al rifacimento della funivia, si provveda ad un intervento di riqualificazione urbanistica e di valorizzazione della frazione di La Palud, anche come porta di ingresso della Val Ferret", questo è il ragionamento che abbiamo fatto ieri e quindi lo condividiamo, non condividiamo l'ultima riga: "destinando a tale intervento una somma pari almeno alla metà degli investimenti destinati al rifacimento dell'impianto a fune" perché, se il costo dell'impianto si aggirerà sui 50-60 milioni di euro, 120 miliardi delle vecchie lire, non possiamo dire che a La Palud si devono spendere per la sua riqualificazione 60 miliardi! Se è un progetto condiviso dal comune, che dà una degna riqualificazione alla frazione de La Palud e che costa 30 miliardi, non possiamo buttarne via 60! Questo "pari ad almeno la metà" non ha un senso economico e neppure un senso pratico, se non quello di obbligare a che i costi della costruzione della nuova funivia del Bianco siano non di 50-60 milioni di euro, ma di 20-30 milioni di euro; l'unico senso che potrebbe avere è questo, dobbiamo dirci chiaramente queste cose! In merito a tutto questo, però chiederei che, quando si procederà al progetto per la riqualificazione de La Palud, si tenga in debito conto il problema dell'incombenza di quella frana, che è stato poi il motivo dello spostamento della partenza ad Entrèves.

Una cosa che mi rallegra è che tutti in senso corale si dica che l'opera va rifatta, perché non possiamo permettere che solo a Chamonix vi sia la possibilità di accedere al Bianco, lasciando cadere l'opportunità per la Valle d'Aosta. Ora, noi dobbiamo anche ragionare su quello che fanno i cugini d'oltralpe; mi risulta che le loro intenzioni siano quelle di un rifacimento del loro impianto e a questo proposito in autunno mi sono recato a Chamonix, dove ho parlato con i dirigenti in loco, i quali mi hanno confermato che dall'altra parte del Bianco è in corso un'analisi di rifacimento, basata sul rapporto costi-benefici, ma costruita attorno ad un punto fermo: mantenere la stazione di partenza vicina al centro del paese, perché è un'opportunità turistica far confluire i turisti all'interno del paese al momento della partenza e del ritorno. Ritengo che sarebbe opportuno a questo punto, piuttosto che presentare questa mozione, chiedere alla commissione competente, oltre che alla Giunta, di cercare di avere notizie ulteriori su come si stanno muovendo dall'altra parte del Bianco perché, noi stiamo qui a tergiversare su alcune questioni e dall'altra parte si stanno muovendo e tutti siamo d'accordo che vada rifatta, ma non siamo d'accordo su alcune portate o con alcuni metodi, forse è tempo di cominciare a capire come intendono agire dall'altra parte. Questo è un appello che faccio ai colleghi, soprattutto alla Giunta. Aspetto che il dibattito continui, per riprendere eventualmente la parola per un secondo intervento.

Président - La parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (Arc-VA) - Intervengo per riprendere alcune argomentazioni. Peraltro, dopo la brillante relazione introduttiva del collega Riccarand, il mio compito è sicuramente facile. Intervengo soprattutto per replicare ad alcune osservazioni, invero espresse in maniera pacata - ma a mio giudizio non condivisibili - dal collega Cesal a nome della maggioranza.

Constatiamo intanto che il collega Cesal è titolare di un diritto di interpretazione autentica sulle opinioni degli ambientalisti rispetto a questo impianto, anche se poi si è riferito soprattutto ai problemi della liaison e alla stazione di partenza. Solo una battuta: per quanto riguarda la liaison, ritengo che l'iniziativa di Messner - che intanto va inserita nel contesto anche storico in cui venne fatta - fu un'iniziativa meritoria, che pose un problema sul quale allora c'era pochissima sensibilità e reputo che quello della "liaison" sia un problema aperto. Non si tratta quindi di cambiare opinione, di immaginare scenari addirittura opposti a quelli sostenuti fino a qualche anno fa; è una questione che è stata posta in quel caso in maniera clamorosa ed è un problema su cui tutti dovremmo riflettere.

Quanto al punto di partenza della funivia - il discorso La Palud o Ponteil, questo è un discorso aperto che però - e qui sta il senso della nostra iniziativa - va esaminato alla luce anche di un ragionamento più complesso che deve essere fatto per La Palud. Non accettiamo che questo discorso venga affrontato separatamente - è questo il senso della nostra mozione - ed è anche per questo che non facciamo un cenno diretto al punto di partenza, perché va fatto un ragionamento complessivo su cosa vogliamo fare di La Palud, anche in riferimento alla partenza della funivia.

Ancora una battuta rispetto all'atteggiamento francese: se il Consigliere Cesal pensa che gli ambientalisti francesi, in particolare di Chamonix, della Valle dell'Arve, non protestino è solo perché è male informato.

Sul metodo: questa è la parte più "dolorosa" dell'intervento del Consigliere Cesal, quando ha detto che questa mozione è sostanzialmente inutile. Noi, invece, riteniamo che questa mozione sia molto utile, se non altro perché per la prima volta il Consiglio può esprimersi; ciascuno di noi può dire la sua su un tema di grandissima rilevanza. Basterà esaminare la prossima legge finanziaria per capire quanta rilevanza abbia questo problema anche in termini economici! Finora ci si era limitati ad iniziative ispettive, ma il Consiglio non si è mai pronunciato su questo impianto, in nessuna occasione. Credo che sia una questione di dignità del Consiglio e di ciascuno di noi il potersi esprimere serenamente sul progetto. L'iniziativa pertanto non solo è utile ma, secondo noi, doverosa.

Non ho sentito argomentazioni forti relativamente al fatto che la funivia debba avere una portata di 800 persone/ora nel primo tratto e poi di 600 persone/ora nel secondo tratto, rispetto alla nostra proposta di contenimento di questi numeri. Non ho sentito argomentazioni forti, tranne una che viene ripresa, quella della cosiddetta "sicurezza". Cercherò di dimostrare che si tratta di un falso problema, facendo un ragionamento aritmetico. Se portiamo 1.000 persone/ora a Punta Helbronner, per portarle indietro ci impieghiamo un'ora. Se portiamo 500 persone, perché la portata è quella, sulla Punta Helbronner, a portarle indietro ci impieghiamo sempre un'ora, quindi è irrilevante il tempo di ritorno rispetto alla portata, perché è coincidente con la portata stessa: se tante persone porto su in un determinato periodo di tempo, altrettante persone riporto giù nello stesso periodo di tempo. Il problema della sicurezza, quindi, è un problema sul quale non si riflette quando si parla oppure lo si menziona per giustificare un impianto che, sotto quel profilo, non ha senso.

Ha senso invece dibattere - non ho sentito discutere di questo e mi dispiace perché so che all'interno dei Consiglieri della maggioranza vi sono persone sensibili su questo tema - sul tipo di modello turistico che andiamo a proporre, su chi saranno queste 800 persone/ora che andranno a Punta Helbronner, cosa faranno lassù, se ha senso portare a quelle quote un numero di persone così grande, se vi saranno le strutture per accoglierle e quali saranno. Credo che questo sia un tema di approfondimento: quale tipo di turista vogliamo far salire sul Bianco? Vogliamo portare su degli alpinisti? Lo escludo, non vi sono così tanti alpinisti che frequentano il Monte Bianco, per quanto sia comodo andare in funivia fino a Punta Helbronner, piuttosto che partire da La Palud per fare il Monte Bianco o qualche altra cima. Vogliamo portare su dei semplici turisti, ma rischiamo di portare su dei turisti "mordi e fuggi", il solito pullman di giapponesi che si farà - l'ho già detto altre volte - mezza giornata a Venezia, mezza giornata a Firenze e poi un'ora a Punta Helbronner, perché questa possibilità di visitare dall'alto la montagna più alta d'Europa sarà inserita nei pacchetti turistici. È questo il tipo di turista a cui facciamo riferimento o non deve essere un turista più fidelizzato, che viene a Courmayeur perché quella località, insieme alla Valle d'Aosta, offre un turismo particolare, una maggiore attenzione verso i temi di compatibilità ambientale? Perché poi noi sappiamo che è questo che chiede il turista alla Valle d'Aosta! E mi sorprendo come in Valle d'Aosta si riescano sempre a fare delle scelte che sono in controtendenza anche rispetto a quello che il turista ci chiede! Ricordo ancora il sondaggio fatto da "Il Sole 24Ore" meno di un anno fa, in cui si chiedeva ai turisti presenti in Valle qual era il motivo principale che li avrebbe indotti a tornare in Valle d'Aosta; la stragrande maggioranza dei turisti ha detto che il motivo principale per cui viene in Valle d'Aosta è l'ambiente: è quella la risorsa che dobbiamo conservare! Da qui l'esigenza di fare un impianto anche sul Monte Bianco che sia compatibile con queste esigenze.

Certo, noi abbiamo presentato - su questo convengo con il Consigliere Cesal - una mozione moderata, che potesse essere condivisa dall'intero Consiglio. Non abbiamo voluto fare la battaglia di "avanguardia", mettere la nostra bandierina e dire: "noi siamo qui a sostenere questa cosa"; sarebbe stato forse più facile, anche dal punto di vista mediatico. Invece no: abbiamo voluto presentare una mozione molto ragionevole e sensata, con dei punti che dovrebbero essere condivisi da tutti.

Termino il mio intervento rilevando una contraddizione nell'atteggiamento della maggioranza, che dice: "la difformità è lieve fra quanto chiede la mozione e quanto indicato nei progetti". Qui apro una parentesi: non è assolutamente vero quanto si dice, che l'attuale funivia sulla parte francese ha una portata superiore a quella che verrebbe realizzata in Valle d'Aosta e spero che anche l'Assessore Caveri abbia dei dati su questo punto. Attenzione, stiamo parlando di portata oraria! È chiaro che, se i Francesi aprono la funivia dalle 6 del mattino alle 10 di sera per fare "business", portano su molte persone - e questo non mi piace -, però la portata oraria della funivia sulla parte francese non è assolutamente superiore, anzi è inferiore a quella che si andrà a realizzare in Valle d'Aosta. Questo per dare le dimensioni dell'impianto, altrimenti parliamo di numeri "freddi" e non ci rendiamo conto di quanta gente può salire attraverso un impianto di 800 persone/ora. Ma torniamo a noi. Se è vero che la difformità è lieve, la maggioranza dovrebbe votare la mozione; sappiamo invece che la maggioranza non la vota e non la vota perché, evidentemente, le differenze non sono lievi. Non è la stessa cosa dire: "portiamo sul Monte Bianco 800 persone/ora" o " portiamo sul Monte Bianco 500 persone/ora". Si confrontano quindi proprio due concezioni di turismo, sulle quali non vi è mai abbastanza attenzione da parte della Giunta e della maggioranza. Queste considerazioni ci fanno ritenere fondato quanto contenuto nella nostra mozione che, ovviamente, voteremo.

Président - S'il n'y a pas d'autres collègues qui souhaitent intervenir, je ferme la discussion générale.

La parole à l'Assesseur au tourisme, aux sports, au commerce, aux transports et aux affaires européennes, Caveri.

Caveri (UV) - Il Governo regionale non condivide la mozione, però vorrei dire, a scanso di equivoci, come questa non condivisione si inserisca in un ragionamento più complessivo rispetto all'impianto di risalita, partendo però non da una difesa del Consigliere Cesal, che naturalmente non ne ha bisogno, ma dal fatto che questa mozione propone un cambio di prospettiva, certamente apprezzabile, da parte del vostro gruppo, pensando proprio al fatto che in passato le manifestazioni - di cui il momento di punta fu proprio la scalata dall'impianto di risalita da parte di Messner - erano allora per lo smantellamento dell'impianto…

(interruzione del Consigliere Curtaz, fuori microfono)

… Messner non ha bisogno di esegeti, visto che lo conosco personalmente e ho avuto modo al Parlamento europeo di parlare con lui e anche di notare un cambio molto netto da parte sua di atteggiamento rispetto a quello dell'epoca. Credo di poter dire che la logica di allora era lo smantellamento dell'intero collegamento funiviario, che si riteneva fosse turbativo della naturalità del Monte Bianco, come se l'elemento umano si andasse a sovrapporre alla natura come un elemento estraneo, ma questo è un ragionamento filosofico alla base di una visione ideologica del mondo che personalmente non condivido.

Anche se poi mi sembra di capire che il timore del Consigliere Cesal - quello che il "lupo si mettesse un mantello da agnello", che ci fosse stato un "annacquamento" della mozione alla ricerca di un consenso del Consiglio Valle - sia poi dimostrato dal fatto che nei vostri interventi avete sostenuto delle cose lievemente diverse da quelle contenute nel testo della mozione, cioè le dichiarazioni orali sono sicuramente più forti di quanto sia stato scritto in tale testo. Nessuna persona con un minimo di buon senso non può che condividere la valorizzazione e la tutela del Monte Bianco: si tratta di una montagna simbolica in tutta Europa. Lo sforzo fatto "in primis" dai Valdostani di dar vita al cosiddetto "Espace Mont-Blanc", qualunque sia il giudizio che se ne può dare, è stato indubbiamente un passo in avanti nella logica di integrazione dei diversi versanti del Monte Bianco, e torno ai ragionamenti di valorizzazione e di tutela di questa zona. Ritengo - ma questo è un mio modo di vedere personale, avendo "vissuto" questo dossier all'epoca in cui ho avuto il compito di Sottosegretario di Stato del Governo italiano - assolutamente non condivisibile la richiesta di avere per il Monte Bianco una protezione dell'Unesco come patrimonio mondiale, non perché la valorizzazione di tale montagna non sia importante, quanto perché chiunque vada a leggersi la Convenzione dell'Unesco si renderà conto che siamo di fronte a uno strumento della metà degli anni '70 assolutamente obsoleto e non corrispondente alla realtà. In merito ai siti dell'Unesco vi è una retorica: vengono adoperati per ottenere un cartello da mettere a fianco a quello di presentazione del comune. Se andate a guardare l'elenco dei siti, vedete che vi sono centinaia e centinaia di siti in tutto il mondo, molti dei quali oggetto di un degrado incredibile. Se vogliamo far della retorica sul riconoscimento da parte dell'Unesco, la possiamo fare, ma la realtà di fondo è che all'epoca il progetto di valorizzazione Unesco dell'intero arco alpino fu stoppato proprio perché ci si rese conto che, al posto di portare degli elementi di vantaggio, non avrebbe reso alcun servizio concreto, se non un aspetto meramente retorico.

Le caratteristiche della nuova funivia sono già state definite nel progetto preliminare, come è stato ricordato: ubicazione delle stazioni dei 2 tronchi, prospetti e planimetrie, caratteristiche tecniche funiviarie. La progettazione, a mio avviso, è stata improntata al rispetto dell'ambiente; le nuove stazioni - non quelle della prima ora sulle quali, come cittadino, avevo espresso anche dei grossi dubbi, perché si trattava di costruzioni eccessive rispetto alle necessità - prevedono dei volumi minori delle precedenti e la loro architettura è stata studiata in modo da integrarsi il più possibile col paesaggio circostante. Siamo ancora in una fase di pre-progettazione, che consentirà, anche sulla base dei suggerimenti che verranno, di poter apportare tutte le migliorie che riterremo utili. Ci tengo a dire che, piuttosto che di portata oraria dell'impianto, dal punto di vista meramente tecnico, è più significativo parlare di "presenza giornaliera di persone", che è poi il dato che va ad incidere realmente sull'ambiente. L'impianto attuale, che ha una portata oraria di 260, 300 e 400 persone l'ora per il primo, il secondo e il terzo tronco, arriva a punte giornaliere di 1.700 persone; l'impianto di Chamonix - ed era questo a cui si riferiva il Consigliere Cesal - arriva anche a 5.000 persone al giorno. Per il nuovo impianto, a 2 tronchi, con portata oraria rispettivamente di 800 e 600 persone, si possono prevedere punte giornaliere al massimo di 3.000 persone, valore ritenuto del tutto sostenibile e comunque ben al di sotto di quanto avvenga sul versante francese.

Va inoltre segnalato quanto già detto dal collega Cesal, cioè che, in base all'esperienza maturata e ai dati raccolti in questi decenni, il turista si ferma poco tempo a Punta Helbronner in quanto sta un momento per ammirare la balconata, preferendo sostare più a lungo al Pavillon, dove è peraltro possibile fare passeggiate, dove è stato realizzato - in base all'idea di quella grande personalità che è Laurent Ferretti - un bellissimo giardino botanico, dove c'è un ristorante, e la possibilità di fare il pic-nic in un'area attrezzata.

La portata oraria è un valore teorico, poiché raramente si riesce ad avere un completo e rapido riempimento delle cabine, quindi quella reale risulta essere di fatto inferiore e assai simile a quel tetto che avete indicato nella vostra mozione. In ogni caso, i valori di progetto sono più che altro legati alla necessità di poter trasportare a valle rapidamente tutti i passeggeri, sia in occasione del rientro - che sovente coincide con il medio-tardo pomeriggio per la maggior parte dei visitatori, giunti in modo scaglionato durante l'arco della giornata -, sia soprattutto per quelle ragioni di sicurezza, che sembrano non convincere il Consigliere Curtaz, dovute a casi di repentina variazione delle condizioni meteorologiche. Il dato di progetto, in sostanza, è stato elaborato per poter soddisfare adeguatamente le punte di domanda e non dà un'indicazione reale dell'eventuale affollamento del sito. Nessuno di noi, naturalmente, può negare, se vi fosse la necessità, ulteriori approfondimenti tecnici su questo punto. Mi sfugge però il ragionamento del Consigliere Curtaz, che abbandona la logica statistica, perché questa spiega che, se noi scaglioniamo nel corso della giornata il trasporto di un certo numero di sciatori, se vogliamo farli scendere rapidamente quando vi è un affollamento in cima, la portata oraria deve consentirlo. È quindi una questione di assoluto buon senso, non di altro…

(interruzione della Consigliera Squarzino Secondina, fuori microfono)

… Consigliera Squarzino, il buon senso viene dall'uso quotidiano, ogni telecabina è fatta in maniera tale per cui si sa che lo scaglionamento della mattinata è tale che il trasporto avviene in un certo numero di ore, che la discesa dovrà tener conto del fatto che gli sciatori smettono di sciare tutti nello stesso momento e che coloro che vanno su a vedere il Monte Bianco cercheranno di starci il più possibile per godersi la giornata.

Non bisogna inoltre dimenticare - questo è un punto essenziale che non è stato ancora rilevato e ci terrei a sollevarlo al gruppo "dell'Arcobaleno" - che infrastrutture di questo tipo devono poter contare su di un livello minimo di passaggi, che consenta di salvaguardare l'equilibrio economico-gestionale dell'intera operazione, onde evitare indebitamenti che sovente si incontrano in questo tipo di imprese. È da ricordare poi che i costi, purtroppo, non cambiano molto, per cui l'aggiunta di 100 persone, per quanto concerne la portata oraria, in realtà lo si può fare più o meno alle stesse condizioni economiche; da questo punto di vista, quindi, se si dimensiona un impianto, conviene immaginare un dimensionamento un po' più elevato.

Si ricorda che la Giunta regionale, con propria deliberazione del maggio 2003, ha già incaricato la società "Funivie Monte Bianco" della predisposizione del programma di massima per la riqualificazione urbanistico-ambientale della località La Palud, che non può più essere il punto di partenza per i celebri problemi idrogeologici più volte evocati in quest'aula. Questo impegno di riqualificazione di La Palud, peraltro, è anche contenuto nella bozza di accordo di programma concordato con il comune e la società "Funivie Monte Bianco" - comma 1, punto 5, dell'articolo 2 (impegni della Regione) - qui evito di rileggere il passaggio, avendolo già fatto ieri. L'importo di tale intervento non può essere stabilito a priori in base a chissà quale principio, ma scaturirà dalla progettazione tecnica, anche se la proposta di finanziamento prevista nella mozione - la metà del costo dell'intera opera della funivia - è stratosferica, non credo che sia stata sufficientemente analizzata.

Condivido in parte l'analisi storica del Consigliere Riccarand sullo sviluppo degli impianti a fune nel 1900, la logica era quella della conquista della montagna, l'Abbé Gorret aveva dovuto battersi contro l'idea che addirittura una funivia avrebbe raggiunto la cima del suo Monte Cervino. La realtà però è che oggi quell'atteggiamento di conquista della montagna da parte degli impianti di risalita può diventare, come deve diventare, la scoperta della montagna. La logica è una logica in qualche maniera museale: bisogna aggiungere - come è stato fatto in parte per il Pavillon con il giardino botanico - degli elementi suppletivi; questo probabilmente lo dovremo fare in tutti gli impianti di risalita della Valle d'Aosta, perché la gente - come avveniva quando sono sorti gli impianti di risalita di Courmayeur e di Cervinia, la cui logica era prettamente estiva e molto meno invernale -, prende questi mezzi di trasporti quando sa che a monte può trovare degli elementi attrattivi, quali musei o momenti di riscoperta del mondo tradizionale della montagna. Credo che vi siano insomma degli elementi sui quali dovremo lavorare per quanto concerne l'indirizzo turistico dei prossimi anni.

Ci tengo a dire che questo è del tutto coerente con la Convenzione alpina e con il Protocollo del turismo approvato in questi giorni, ratificato definitivamente dal Parlamento italiano, perché vorrei ricordare che questa non è una nuova ricostruzione di un impianto, ma è una sostituzione di un impianto e questo è perfettamente consentito dalla Convenzione alpina: stiamo parlando di una sostituzione non di una costruzione ex novo, per cui non credo, conoscendo abbastanza bene i contenuti di quella convenzione, che si possa dire diversamente.

La valenza internazionale di questo collegamento, oltretutto, non deve sfuggire; sono convinto che dovremo fare da questo punto di vista un ragionamento equilibrato con gli amici di Chamonix, non per fare una rincorsa di tipo numerico, ma probabilmente per avere quella ridistribuzione sui due versanti che finora non è esistita.

Colgo nelle parole del collega Curtaz un certo atteggiamento élitario, quando stigmatizza l'arrivo dei pullman "mordi e fuggi" dei Giapponesi. Mi auguro, come Assessore al turismo, che vengano più Giapponesi in Valle d'Aosta. Non vado a giudicare il tipo di approccio che i Giapponesi hanno nei confronti del turismo, sappiamo che le loro vacanze sono estremamente compresse, passano un'ora a Firenze, un'ora a Roma e poi vengono portati a Chamonix, poi vengono sballottati a Zermatt, ma non sto a disquisire su quello. Sto a dire che sono dei flussi turistici estremamente interessanti, di cui dobbiamo avere contezza e non pensare, con un atteggiamento snobistico, che dobbiamo avere solo i turisti che sanno apprezzare la montagna e che dobbiamo avere un atteggiamento solo qualitativo e non quantitativo, quando le società, di qualunque genere esse siano - di tipo alberghiero, piuttosto che impiantistico -, stanno in piedi non solo con i flussi turistici qualitativi, ma anche, purtroppo, con i flussi turistici quantitativi e non possiamo certo noi modificare un sistema di turismo internazionale che è basato su queste logiche.

Nel concludere, vorrei dire che quella della funivia del Monte Bianco è una sfida sia per i costi notevoli - e non a caso in finanziaria si è pensato ad una formula di finanziamento straordinaria rispetto ai canali normali di bilancio -, sia in termini di contenuto. Credo che su questo dovremo lavorare tutti assieme, per fare in modo che quella realizzazione diventi veramente una delle meraviglie del mondo, non per turbare l'ambiente, ma per presentare momenti di attrazione lungo l'itinerario di quell'impianto - soprattutto al Pavillon, un po' meno a Punta Helbronner, anche se qui è molto bello quel museo dei cristalli voluto sempre da Laurent Ferretti -; quella è la logica verso la quale andare ed è l'unico modo per contrastare il fatto che quella funivia sia legata solo ad una logica "mordi e fuggi".

Président - La parole au Conseiller Riccarand.

Riccarand (Arc-VA) - Credo che, al di là delle parole, ci si debba poi attenere ai documenti, alla realtà dei numeri. Quando si dice che a Chamonix si portano su, all'Aiguille du Midi, 5.000 persone/ora, cosa che non si verificherà in Valle d'Aosta, si dice una cosa che è smentita dai numeri, perché il nuovo progetto di cui stiamo parlando per la funivia del Monte Bianco sul versante valdostano prevede una potenzialità di trasporto superiore a quella che adesso ha Chamonix. A Chamonix il primo tronco dell'impianto funziona attualmente con cabine da 75 posti e il secondo tronco con cabine da 65 posti. Il progetto preliminare prevede sul nostro versante un impianto con cabine di 90 posti sul primo tronco e 65 sul secondo. Ci troviamo quindi sul primo tronco con una portata notevolmente superiore a quella esistente a Chamonix, non capisco allora per quale motivo voi dite che noi porteremo su 3.000 persone/giorno, quando di là ne portano su 5.000, quando di là hanno un impianto inferiore rispetto a quello che è progettato da noi; non sono cifre che stanno in piedi!

Le distanze, essendo le stesse, il nostro impianto - che sarà un impianto con cabine più capienti, più moderno e con anche delle velocità maggiori - porterà più persone di quelle che si portano alle Aiguilles du Midi, dove, fra l'altro, oggi hanno il problema del trasporto su di troppa gente. All'Aiguille du Midi vi è del personale appositamente messo lì per far scendere la gente e far posto agli altri che arrivano, perché non c'è spazio, sebbene vi sia un sistema molto complesso di terrazze, eccetera, che hanno delle dimensioni notevoli. È impensabile che a Punta Helbronner vi sia una cosa del genere, eppure si vogliono portare su più persone di quelle che si portano alle Aguilles du Midi, e queste sono cifre, non opinioni! Se si dice: "insistiamo su quel progetto", vuol dire che andiamo ad aggravare la situazione che già pone dei grossi problemi a Chamonix, in un contesto fra l'altro infrastrutturato in modo da consentire una portata maggiore. Noi, quindi, vi invitiamo a riflettere su questi dati, perché il rischio di fare un impianto sovradimensionato è ben presente nel progetto preliminare che è stato presentato.

Ho sentito nel dibattito intercorso che tutti quanti a parole sono d'accordo: "sviluppo turistico sostenibile", "bisogna proteggere la montagna", "bisogna proteggere gli spazi di naturalità". Tutto quanto bene, ma poi la realtà delle scelte è completamente in contrasto con quanto detto. Dobbiamo pensare a cosa stiamo facendo nella zona di Courmayeur: si è fatta arrivare l'autostrada, sicuramente non una scelta di naturalità sulla quale, a suo tempo, ci siamo divisi - continuiamo a ritenerla una scelta sbagliata e più si andrà avanti più si rivelerà essere tale -; ci siamo divisi sul traffico pesante, perché voi avete sostenuto che comunque una certa quota di traffico pesante andava bene, noi abbiamo detto: "meno TIR facciamo passare al Tunnel del Monte Bianco, meglio è!" Oggi ci dividiamo sull'infrastrutturazione anche della parte in alto, perché noi sosteniamo che bisogna contenere, bisogna fare delle cose correttamente dimensionate e voi dite: "no, no, facciamo delle cose robuste, perché in questo modo ci guadagniamo finanziariamente in quanto teniamo in equilibrio i bilanci". Riteniamo che non sia questa la logica corretta e interessante anche dal punto di vista economico.

Vi è poi la questione di La Palud: a noi sembra che l'atteggiamento della maggioranza in merito sia un atteggiamento reticente, che non promette bene. Voi continuate a dire: "sì, ci occuperemo anche di La Palud", però noi, dalle anticipazioni che abbiamo avuto, abbiamo visto che nel bilancio di previsione sono stati messi dei fondi per la funivia: 60 milioni di euro, ma non abbiamo visto una voce - neanche nei fondi globali - per il recupero urbanistico di tale frazione. Si sta già procedendo in modo divaricato quindi; raccogliamo anche le osservazioni effettuate dal Consigliere Marco Viérin in merito, perché, secondo noi, lì si deve procedere contestualmente. Ci sono delle scelte che vanno fatte, anche il discorso museale a noi va benissimo, ma ci chiediamo: perché farlo in alta quota, perché non fare una struttura di rilevanti dimensioni proprio a La Palud? Perché lì, secondo noi, bisogna concentrare l'attenzione, lì occorre concentrare anche l'afflusso di tipo turistico!

Infine, l'ultima cosa che voglio dire riguarda il voto negativo su questa mozione preannunciato dalla maggioranza. Sono stupefatto! Ci potevamo attendere la richiesta di modificare, di integrare, di votare per parti separate, visto che si dice che questa mozione contiene cose che sono condivisibili… anzi ci avete detto che abbiamo fatto dei passi indietro, che abbiamo cambiato la nostra impostazione del passato. Noi riteniamo di essere coerenti rispetto a certe nostre visioni; certo, abbiamo fatto una mozione che potesse essere condivisa da tutto il Consiglio però, rispetto a queste due paginette, ci sorprende che vi sia un voto negativo in blocco, perché vuol dire che vi è poca disponibilità a riflettere su queste tematiche. Potremmo capire un voto per parti separate, una richiesta di modifiche - dire ad esempio: "in questo momento non ci sentiamo di sottoscrivere "500 persone/ora" quale limite di portata del nuovo impianto, togliete tale numero" -, ma non volete esprimere un voto neanche sui principi che qui sono contenuti! Questo, secondo noi, è grave ed è tanto più grave perché lo fate senza contemporaneamente fare una vostra proposta, perché non abbiamo mai visto qui una proposta della maggioranza che ci dicesse: che tipo di impianto vuole fare, quante persone vuole portare su, quanti volumi costruire in alta quota. La proposta non c'è, non c'è mai stata, perché qui in Consiglio è la prima volta che discutiamo di questo tema; bisogna avere anche un certo rispetto per le istituzioni! Il Consigliere Cesal ci viene a dire: "ma voi avete dei fini secondari, voi avete altri scopi…", ma quali altri scopi! Noi vogliamo porre il problema e cercare di vedere se vi è un indirizzo del Consiglio, questo è il nostro scopo, dopodiché voi ci dice: "no, la vostra proposta non va bene", chiuso e finito lì. È questo il modo di discutere? Secondo noi non è un modo di discutere serio. Certo, se le scelte devono essere sempre extraconsiliari, il vostro metodo va benissimo. Se invece il Consiglio, come voi anche avete detto, deve avere una sua centralità, allora questo atteggiamento è totalmente fuori luogo e di questo ci lamentiamo, perché ancora una volta si operano delle scelte totalmente al di fuori del Consiglio regionale…

(interruzione del Consigliere Cesal, fuori microfono)

… no … non si può dire "già fatte", non sono "già fatte" perché non vi è alcun atto del Consiglio regionale che abbia deciso le caratteristiche dell'impianto e, se ci fosse, lo dovremmo ridiscutere, ma non esiste e oggi abbiamo tutto il tempo per definirlo. Del resto lo ha detto lo stesso Assessore Caveri, che ha contraddetto Cesal sotto questo aspetto, perché ha asserito: "siamo in una fase pre-progettuale, non è stato approvato niente fino adesso e ci sono tutti i tempi". Questo atteggiamento negativo da parte vostra sicuramente non depone a favore di una scelta corretta su questo oggetto, ed indica anche un atteggiamento istituzionalmente scorretto.

Président - La parole au Conseiller Viérin Marco.

Viérin M. (SA) - Riprendendo quanto ho detto poc'anzi e tenendo conto degli interventi successivi, l'ultimo del Consigliere Riccarand e quello dell'Assessore Caveri, riteniamo che sicuramente dobbiamo far sì che questi due progetti procedano di pari passo - intendo il progetto di La Palud e quello della funivia -, come anche sul discorso dei finanziamenti… perché non vorremmo vedere cose già successe, cioè un progetto che poi viene appaltato e l'altro che rimane nei cassetti.

Per quanto concerne il discorso della dislocazione, ritengo che La Palud, proprio per quello che qualcun altro fa, fosse il luogo più idoneo per un discorso turistico anche per il paese. È chiaro che, se vi sono dei discorsi tecnici - mi riferisco ad esempio alla frana -, noi politici non possiamo andare a firmare un assenso riguardante queste tematiche, quindi è chiaro che questi Signori si prenderanno le loro responsabilità. Se per questi motivi la dislocazione è a Entrèves, partiamo da lì e cerchiamo di ragionare, altrimenti il discorso di dire: "siamo tutti d'accordo, l'opera va rifatta" non è vero, perché se andiamo a mettere dei paletti di un certo tipo, vuol dire che qualcuno a parole dice che l'opera va rifatta, e si è unanimi, ma nei fatti giochiamo ancora affinché l'opera non venga fatta. Vorrei che su questo si facesse chiarezza.

Noi poi siamo disponibili al confronto su tutti gli altri argomenti, che anche il gruppo "dell'Arcobaleno" ha fatto bene a sollevare oggi e sui quali in parte siamo d'accordo: il discorso della contestualità e altre cose del genere. Per quanto riguarda il discorso di realizzare una struttura il meno impattante possibile, anche lì ribadisco che una struttura con 500 persone di portata oraria può essere impattante alla stessa maniera di una struttura con 550 o 600 persone come portata oraria. Posso poi condividere che alcune opere siano fatte a valle anziché a monte, però questo fa parte di una progettazione sulla quale possiamo quanto meno fare le nostre considerazioni.

Credo che sia importante capire cosa stanno facendo i nostri cugini d'oltralpe. Ho riferito alcune notizie che ho saputo, gradirei che la commissione competente, la quarta, organizzasse un incontro con queste persone che gestiscono l'impianto funiviario d'oltralpe, altrimenti ci parliamo addosso e non capiamo cosa vogliono fare loro. Su una progettazione di questo tipo, con un investimento di questa entità, si deve avere il buon senso di andare a confrontarci per capire che valutazioni loro fanno da un punto di vista turistico e per arrivare ad un'analisi - richiamata dal Consigliere Curtaz prima - per vedere in quest'aula nel prossimo futuro che idee abbiamo sul discorso turistico dell'alta valle. Io concordo in merito a questo. La mia richiesta è, se la maggioranza è disponibile, di dare mandato alla IV Commissione per prendere dei contatti e organizzare un incontro per capire alcune questioni che stanno sorgendo "dall'altra parte".

Per quanto concerne la mozione in senso più diretto, vi sono delle cose che condividiamo e altre su cui non siamo d'accordo, quindi il gruppo della "Stella Alpina" si asterrà.

Président - La parole au Conseiller Frassy.

Frassy (CdL) - Intervengo per fare la dichiarazione di voto. Il nostro gruppo si asterrà su questo documento perché riteniamo che, pur essendo importante affrontare il problema del rifacimento degli impianti di arroccamento - e su questo aspetto eravamo intervenuti sin dalla scorsa legislatura esprimendo una serie di preoccupazioni sulle tempistiche -, questo documento non abbia delle caratteristiche che siano condivisibili ed utili a fare dei passi avanti. Se è vero che i contenuti sono molto generali, riteniamo che essi pecchino di un vizio ideologico: sviluppo turistico sostenibile, corretto dimensionamento, sono tutta una serie di forme espressive appartenenti a quella cultura ambientalista che ha sempre la difficoltà e il "prurito" di fare delle opere che abbiano una certa importanza; pur prendendo atto che queste opere devono essere fatte, cerca di dargli questo "vestito" nobile usando un lessico che, secondo noi, più che portare concretezza al dibattito politico, "ingessa" il dibattito stesso. Questi sono i motivi sostanziali per i quali ci asterremo.

Non condividiamo invece assolutamente i limiti dimensionali e vogliamo fare un esempio concreto in aggiunta a quanto l'Assessore Caveri ha affermato nella sua replica. Si tratta del dramma dell'opera pubblica trenino Acquefredde-Cogne: quando quel trenino verrà aperto, per far defluire a valle le persone salite in maniera scaglionata durante la mattina, forse non basterà la notte. La portata oraria, perciò, va effettivamente considerata non solo come punta massima di arroccamento, ma come punta massima di deflusso per le tempistiche diverse nel portare le persone in quota, rispetto alle tempistiche con cui le persone scendono.

Condividiamo invece il passaggio della valorizzazione della frazione La Palud. Non sappiamo se le risorse che chiedete di destinare siano congrue o meno, sicuramente auspichiamo che sul problema di La Palud, sull'intero problema del rifacimento di questi impianti, in sede di commissione vi possa essere un dibattito franco e soprattutto approfondito. Sarebbe stato auspicabile - ma forse il risultato si otterrà lo stesso perché, alla luce di questo dibattito, penso che sia emersa da tutti gli interventi l'esigenza di far presto, di far bene e di approfondire - che vi fosse un invito a fare i dovuti approfondimenti e con i tempi necessari, per evitare che accada - come spesso accade - di essere oggetto di mere informazioni, pressati spesso dalla fretta di ratificare decisioni che vengono assunte in altre sedi.

Questi sono i motivi che ci portano ad esprimere un voto di astensione.

Président - Nous passons à la votation de la motion. Je soumets au vote l'objet n° 35:

Conseillers présents: 30

Votants: 3

Pour: 3

Abstentions: 27 (Borre, Caveri, Cerise, Cesal, Charles Teresa, Comé, Ferraris, Fey, Fiou, Fosson, Frassy, Isabellon, Lanièce, Maquignaz, Marguerettaz, Pastoret, Perrin, Perron, Praduroux, Rini, Sandri, Stacchetti, Tibaldi, Vicquéry, Viérin Adriana, Viérin Laurent, Viérin Marco)

Le Conseil n'approuve pas.