Oggetto del Consiglio n. 212 del 6 novembre 2003 - Resoconto
OGGETTO N. 212/XII - Solidarietà al Senatore Giulio Andreotti per la riabilitazione ottenuta. (Reiezione di risoluzione)
Risoluzione
Preso atto della definitiva assoluzione, ad opera della Corte di Cassazione, del Senatore Giulio Andreotti, dall'accusa infamante di essere mandante di un assassinio, dopo dieci anni di processi fondati su prove del tutto inconsistenti, nello spirito, purtroppo imperante di certi settori della magistratura, di una spiccata tendenza a riscrivere la storia del nostro Paese, infangando l'operato di dirigenti dei partiti democratici;
Considerato che per un decennio il Senatore Giulio Andreotti è stato sottoposto ad un processo collaterale condotto da organi d'informazione poco scrupolosi, settari, pervasi dal sacro furore di screditare l'operato non solo della Democrazia Cristiana, ma di tutti i partiti di democrazia laica, liberale e socialista, rei di avere garantito la salvaguardia delle libertà democratiche del nostro Paese dal 1945 ad oggi, contrapponendosi al totalitarismo di matrice comunista;
Considerato altresì che il senatore Giulio Andreotti, oggi componente del Gruppo delle Autonomie, è stato vittima di una feroce stagione politica, alimentata dalla commistione ormai acclarata tra settori della magistratura e frange della sinistra post-comunista, finalizzata alla eliminazione per via giudiziaria della classe politica di ispirazione cattolica, laica, liberale e socialista;
Esprime, prescindendo da ogni valutazione sul ruolo politico del Senatore, piena solidarietà a Giulio Andreotti per la riabilitazione ottenuta dopo un lungo periodo di persecuzioni giudiziarie.
F.to: Tibaldi - Frassy
Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Sono accaduti recentemente dei fatti che esigono una riflessione politica contingente, tra questi vi sono quelli illustrati in due risoluzioni che il nostro gruppo ha presentato nella seduta di ieri. Il primo riguarda la sentenza di assoluzione del Senatore Andreotti, sul quale ci soffermiamo più tardi e il secondo quello relativo ad un sondaggio condotto dall'istituto Eurobarometro per conto della Comunità europea sugli Stati più pericolosi del mondo. Sono fatti che impongono, perlomeno a seconda dell'impulso dei singoli appartenenti alle forze politiche, riflessioni che devono essere contingenti e tempestive per la loro valenza e rilevanza politica.
Il primo fatto si riferisce a una decisione della Suprema Corte, che la scorsa settimana ha assolto, perché il fatto non sussiste, il Senatore Giulio Andreotti dall'accusa di essere mandante, insieme al boss mafioso Gaetano Badalamenti, dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, direttore di un giornale - "l'OP" - e autore di dossier scottanti sui rapporti fra mafia e politica, omicidio che venne consumato nel 1979. Ricordiamo che il 17 novembre 2002, cioè circa un anno fa, i giudici della Corte di Assise di Appello di Perugia avevano condannato a 24 anni di reclusione sia il Senatore Andreotti, sia il boss mafioso Gaetano Badalamenti. La sentenza di condanna di Perugia però è stata completamente ribaltata dall'esame della Corte di Cassazione e che ha confutato le argomentazioni dei giudici di secondo grado, i quali attribuivano insuperabile valenza probatoria alle dichiarazioni di un pentito di Cosa Nostra, tal Tommaso Buscetta, morto alcuni anni fa e che fu fra i primi e fondamentali sostenitori nel 1993 del ruolo centrale del Senatore Andreotti nel caso "dell'omicidio Pecorelli". Questi sono i fatti.
La sentenza che assolve definitivamente il Senatore Andreotti da un'accusa infamante, di essere il mandante di un assassinio, restituisce non solo giustizia ad un uomo che ha subito un'autentica persecuzione giudiziaria per 10 anni, sulla base di processi fondati su prove a nostro avviso del tutto inconsistenti e nello spirito, purtroppo, che governa certi settori della Magistratura di una spiccata tendenza a riscrivere la storia del nostro Paese infangando l'operato di certi dirigenti di partiti politici che magari sono avversi alle loro personali opinioni politiche. Mi riferisco a certa Magistratura a senso unico, il cui operato ha avuto grande eco in settori e presso buona parte della stampa e degli organi di informazione italiani, anch'essi poco scrupolosi, settari e pervasi da questo sacro furore di screditare l'operato di persone non appartenenti alla loro ideologia politica - un'ideologia comunista prima e post-comunista poi -, che hanno perseguito un disegno di eliminazione per via giudiziaria non solo dei partiti tradizionali che hanno provveduto alla costruzione di uno Stato democratico, repubblicano e libero qual è l'Italia, ma anche dei loro principali esponenti. Così ne hanno fatto le spese la "Democrazia Cristiana", partiti laici come il "Partito Socialista", il "Partito Liberale", i "Repubblicani"; partiti che hanno contribuito - in misura diversa, ma con identica consapevolezza - a garantire la salvaguardia di libertà fondamentali e democratiche nel nostro Paese fin dall'immediato dopoguerra ad arrivare ad oggi e lo hanno fatto contrapponendosi in maniera altrettanto determinata ad una forma di totalitarismo di matrice comunista.
È una sentenza che rende giustizia non solo all'uomo Andreotti, ma a un sistema di pensiero, di comportamento che è stato largamente criminalizzato. Qui non si tratta di celebrare o di istituire ad icona un personaggio; qui si tratta solo di ribadire questi concetti che riteniamo fondamentali, essere parte fondante del nostro pensiero e che naturalmente sono stati oggetto di riflessioni tempestive quanto profonde da parte di diverse personalità dello Stato. Vorrei dare lettura di due passaggi: il primo del Presidente del Senato, Pera, il secondo del Presidente della Repubblica, Ciampi. Il Presidente del Senato, Pera ha detto:
"Direi che l'uomo Andreotti è stato esposto a crocifissioni morali. Quanto all'incubo, comprendo il suo stato d'animo e sono sinceramente lieto che per lei e per la sua famiglia, con cui tanto ha sofferto assieme, sia finito. Tutto questo non toglie che ci sono altri incubi che ci avevano assalito e purtroppo continuano a spargere le loro perniciose conseguenze su tutti noi: quello di una stagione lunga e crudele in cui molti cittadini, per assecondare il desiderio di cambiare uomini e programmi politici, non hanno badato agli strumenti per soddisfarlo; quello di un'epoca feroce in cui la giustizia era diventata, per alcuni politici, un'arma politica, con tanto di accuse, delazioni, insinuazioni gratuite o infondate; quello di certi magistrati talvolta disattenti alla loro specifica funzione o talvolta partecipi attivi della volontà di processare un sistema; quello dei pentiti ascoltati come oracoli e usati come prove; quello della convergenza del molteplice, senza badare a quale molteplice e a che tipo di convergenza; quello della fine di partiti storici come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista italiano, i partiti laici, che avevano assicurato all'Italia la libertà e la democrazia; quello della voglia, teorizzata e praticata, di scrivere la storia nei tribunali e tanti altri disseminati lungo un decennale calvario politico, quello che ha appunto subito il Senatore Andreotti".
Anche il Presidente della Repubblica, che è un'entità istituzionale "super partes", ha usato la penna per spendere alcune parole, ricordando alcuni passaggi di un intervento che ha fatto quando si è rivolto recentemente al Consiglio Superiore della Magistratura, dove fra l'altro ha detto che:
"La formazione dei magistrati non deve trasformarsi in suggerimento di indirizzi e orientamenti circa l'interpretazione delle leggi; l'autonomia di un'istituzione si pratica, non solo si predica e tale autonomia per il magistrato deve valere anche al di fuori dell'esercizio delle sue funzioni. Il Pubblico Ministero deve restare nell'ambito della giurisdizione, ma distinto da quello dell'investigazione; anche il comune spazio giudiziario europeo deve naturalmente essere in armonia con i diritti della persona garantiti dalla nostra Costituzione".
Sappiamo che il tema della giustizia è alquanto caldo, specie in questo periodo, sappiamo che è opportuno anche per un'istituzione come la nostra, che vuole essere rappresentativa di ideali e portatrice di messaggi che siano autorevoli e anche indirizzati alle nostre personalità, occuparsi di questi argomenti. È vero lo facciamo con una risoluzione e non con una mozione, ma i fatti sono accaduti la settimana scorsa.
Riteniamo che la stessa attenzione rivolta al Senatore Andreotti da parte della Presidenza del Consiglio, ospitato recentemente per illustrare due suoi libri che sono stati pubblicati e che sono oggetto di lettura e divulgazione, debba essere riservata anche in questo caso. Egli è stato completamente scagionato da questa accusa infamante e con lui anche un sistema che è stato lapidato da certa Magistratura e da certe correnti di pensiero, che albergavano un po' ovunque in tutte le istituzioni, non solo nella Magistratura, ma presso il giornalismo attivo, il sindacalismo, eccetera. Chiediamo che altrettanta attenzione sia manifestata oggi dal Consiglio, nella consapevolezza che questa sensibilità, se non unanime, sia alquanto diffusa, vuoi per l'appartenenza di numerosi consiglieri qui presenti a partiti come la "Democrazia Cristiana" o partiti laici che hanno scritto una parte di storia importante del nostro Paese, vuoi per il fatto che il Senatore Giulio Andreotti è componente del gruppo delle Autonomie, gruppo che è condiviso anche dal Senatore della Valle d'Aosta. Domandiamo che il Consiglio esprima solidarietà al Senatore per la riabilitazione ottenuta dopo un lungo periodo di persecuzione giudiziaria, prescindendo dalle valutazioni e dalle sensibilità politiche che non sono sempre concordi con l'operato dell'uomo nel corso del suo lungo impegno politico.
Presidente - Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere La Torre.
La Torre (SA) - Noi condividiamo senza dubbio la sostanza di questa risoluzione, anche se non apprezziamo appieno il modo in cui è stata scritta. Crediamo che, così come è stata presentata, possa prestarsi a strumentalizzazioni, quindi forse potrebbe non raggiungere appieno l'obiettivo che l'intervento pacato del Consigliere Tibaldi si propone, cioè quello di esprimere una vera solidarietà e soprattutto una rilettura di un'epoca storica che si era cercato di presentarci, attraverso sentenze di magistratura, tutta al negativo. Credo però che l'intervento pacato del Consigliere Tibaldi, al di là di quello che sarà l'esito della votazione su questa risoluzione, a cui presenteremo alcune modifiche, richieda un dibattito all'interno di quest'aula, perché gli argomenti che lui affronta sono argomenti di grande spessore.
Vorrei soffermarmi soprattutto sui significati di questa sentenza, che sono importanti perché ridanno una nuova credibilità alla giustizia - perché questa è una sentenza che fa onore non solo al Senatore Andreotti, ma anche alla giustizia italiana -, ma soprattutto danno la possibilità di esprimersi in merito ad un periodo storico, perché è vero che, processando il Senatore Andreotti, si voluto processare un periodo storico del nostro Paese, oltre che un momento politico che veniva rappresentato dalle forze cattolico-laiche e si è voluto cercare non solo di processarlo, ma di condannarlo a priori e di farlo in una maniera feroce, non rispettosa dei veri fatti, delle vere storie di un periodo politico che hanno dato un grande benessere a questo Paese, e non solo. Hanno dimostrato - e nei fatti si sta ancora raccogliendo questa cultura - come non sia vero che l'Italia sia stata mal governata ma, al di là di fatti e di episodi che potevano essere classificati come delinquenziali, è stato un Paese che ha avuto un grande Governo e dei grandi uomini. Non ci possiamo dimenticare dell'epoca e del lavoro di governo di Andreotti, così come non ci possiamo dimenticare di uomini come Saragat, Nenni, Craxi, Spadolini, La Malfa. Non si poteva con un "colpo di spugna" infangare 50 anni di storia del nostro Paese, che hanno fatto dell'Italia un grande Paese; non ci dimentichiamo che l'Italia è uno dei pochi Stati europei in cui vi è la percentuale più alta di proprietari di alloggi, non ci dimentichiamo del benessere che abbiamo vissuto, non ci dimentichiamo che, se oggi abbiamo una democrazia e riusciamo a dibattere di queste cose, è proprio grazie a quel periodo storico.
Ritengo che questa sentenza, come giustamente ha detto il Consigliere Tibaldi nel suo intervento, ridia dignità a questo periodo e reputo anche che in qualche modo non dobbiamo con questa sentenza dimenticarci di tutte quelle persone che invece, purtroppo, all'interno delle carceri, sotto la pressione di accuse infamanti, non avendo capacità psicologica di resistere a quella pressione, si suicidarono senza poter fare un percorso così lungo e arrivare a delle sentenze di risoluzione come questa. Credo che con questa sentenza possiamo considerare chiusa questa stagione, anche se non è che quello che ci troviamo a vivere oggi dia un grande senso dello Stato. Personalmente non condivido le posizioni dei Leghisti forcaioli, né tanto meno la giustizia "interpretata alla Castelli", forse bisognerebbe aprire un dibattito più ampio; d'altronde, anche solo per quello che è accaduto ieri al Parlamento, vediamo che oggi l'Italia vive un momento di grande confusione. Uso delle parole non mie, ma rilasciate stamani all'ANSA dall'Onorevole Biondi, sono parole quanto meno sconcertanti: "Ormai la Casa delle Libertà è diventata un casino, con una piccola differenza: nei casini almeno c'era la tenutaria che metteva un po' d'ordine e richiamava i giovanotti che facevano confusione, nella Casa delle Libertà non c'è nemmeno la tenutaria che dia qualche regola". Queste sono le parole dell'Onorevole Biondi…
(interruzione di un consigliere, fuori microfono)
… ecco, condivisibili… Credo che questa sentenza segni davvero un passaggio fra quello che è stato un momento di inquisizione e quello che deve essere un momento di serenità su cui dibattere e riflettere. Ecco perché ritengo che sia giusto, forse trovando altre parole, esprimere al Senatore Andreotti, senza cercare di fare alcuna strumentalizzazione, un serio sostegno.
Mi riservo di chiedere una sospensione più avanti, dopo aver sentito il dibattito, per trovare con i proponenti un accomodamento sulla risoluzione e arrivare ad un voto favorevole.
Presidente - La parola al Consigliere Pastoret.
Pastoret (UV) - Tout d'abord, pour exprimer tout de suite mon plaisir par le fait que le Sénateur Andreotti ait été acquitté de façon définitive: content pour lui d'abord, content parce que la justice a démontré, malgré toutes les considérations négatives qui la concernent, qu'elle a eu du courage: elle a décidé d'une façon juste, mais que je n'imagine pas facile.
Cela dit, il faut dire que ces considérations n'entraînent pas le fait que cette résolution soit à voter. Elle porte à notre attention des éléments importants, mais il me semble qu'elle porte aussi en elle la radicalisation d'une position politique sur le thème de la justice, qui contribue encore une fois à créer des partis du "pour" ou du "contre". Je pense que nous devons faire attention à ne pas nous faire piéger par cette attitude, parce que, si nous répliquons ce modèle, nous risquons de continuer à ne pas remplir le rôle qui nous appartient ici: celui de la politique et celui qui est la conséquence de la politique, donc la capacité de se confronter. J'invite tous les collègues et non pas seulement ceux qui ont présenté la motion, à faire attention aux enjeux qui se cachent derrière certaines attitudes.
Aujourd'hui le vent a changé, la justice est mise en examen, M. Andreotti aujourd'hui jouit d'une considération importante, tout le monde est concerné par un débat qui classe malheureusement les gens d'un côté ou de l'autre et en définit par conséquent l'appartenance politique, parce que, si on déclare une compréhension des problèmes de la justice, on risque d'être classés de Gauche, ex ou actuels communistes, si on critique par contre la Magistrature, on est au moins un supporteur de M. Berlusconi ou on ne sait pas quoi. Nous avons alors le devoir de sortir de cette logique, nous ne pouvons pas tomber dans ces pièges, surtout nous ne pouvons pas le faire ici, puisque nous avons le devoir ici de légitimer la politique et de le faire surtout sans être lâches, sans avoir peur. Je vous pose une question: voulons-nous appartenir à la masse de ceux qui suivent l'exemple de ces personnes, qui en 1991-1992-1993 voyaient dans la justice le "demiurgo" d'une nouvelle saison politique? Il faudrait se rappeler les cortèges de 1992-1993, du climat de chasse aux sorcières qui s'était créé en Italie à l'époque, mais il faut aussi se rappeler que ce peuple, qui implorait la justice d'effondrer la politique, était à l'époque largement majoritaire, ce n'étaient pas quelques cas isolé. Il faut aussi considérer que seulement 10 ans se sont écoulés et que ces citoyens, qui étaient majorité à l'époque, ne sont pas tous morts, tout simplement ils ont changé d'avis; ils avaient et ils ont le droit de le faire, parce qu'il est juste de changer d'avis.
Le drame est plutôt un autre: que la politique a suivi cet exemple. Dans ce cas cela a été la conséquence d'une grande faute originale, parce que, faisant ainsi la politique, qui avait déjà renoncé à l'époque à son rôle, continue à renoncer à son rôle. Elle a soutenu la soumission au pouvoir judiciaire en lui déléguant la solution des problèmes que la politique avait peur d'aborder, celle-ci est la vérité! Aujourd'hui une partie importante de la politique n'a plus cette peur, elle veut remettre la main aux thèmes de la justice, mais il faut faire attention au fait qu'il y a eu un vide, qui s'est échelonné sur plusieurs années pendant lesquels la politique s'est retranché un espace sans assumer des responsabilités. Nous devons, "nous", les assumer ces responsabilités mais, pour ce faire, nous devons reprendre les files d'une cohérence et cela nous devons le faire en sachant que la politique a un rôle à elle et qu'elle ne doit pas être, selon les occasions, le sujet qui sollicite des initiatives de la Magistrature ou non, selon que cela nous fasse commode ou moins.
Nous avons vu les actes de cette Assemblée, qui sont là pour nous démontrer que, selon les cas, les évaluations se font d'une manière plutôt que de l'autre. Je ne parle pas là du mérite des choses, mais d'une attitude générale que nous avons tous - et je m'y mets dedans - selon les occasions, saisie pour nous faire supporteurs de certaines initiatives judiciaires, plutôt que de remplir nos fonctions en réaffirmant le fait qu'il nous appartient de fournir à nous-mêmes et au système que nous représentons le sens du devoir et la capacité d'affirmer des principes qui eux, oui, doivent gouverner la vie publique. Encore une fois sur des faits divers nous risquons d'être tentés par la simplification, en employant les situations, plutôt que de créer les situations pour gouverner les fait, en utilisant nos compétences pour le faire.
Je dois remercier les collègues Tibaldi et Frassy pour nous avoir donné l'occasion de discuter de ces thèmes. M. Tibaldi a dit: "una sentenza che rende giustizia a un sistema politico". Ce n'est pas comme cela vraiment, c'est le système politique qui doit trouver à son intérieur la capacité non pas de se rendre justice, mais de rendre justice à la collectivité et aux fonctions que doit exercer le pouvoir politique. En conclusion, je vous porte un exemple: je voudrais rappeler que la femme de Jules César avait été soupçonnée d'adultère, César l'a défendue, après quelque temps elle démontra sa totale innocence et elle fut d'abord fêtée; par la suite, César la répudia en expliquant ainsi son geste: "la femme de César ne doit même pas être touchée par le suspect". Voilà notre devoir à nous de la politique!
Je pense donc qu'une réflexion plus approfondie serait souhaitable sur ce thème, non pas sur les affaires du Sénateur Andreotti, auquel j'adresse toute mon appréciation, mais sur le rôle que cette Assemblée doit jouer, en donnant un exemple positif, même face à un procès médiatique tel que celui que M. Andreotti a dû subir, ce qui est inconcevable dans un pays civil! Lui il nous a donné un exemple absolument positif, il nous a démontré une attitude positive dans l'injustice qu'il a subie: il a toujours travaillé pour démontrer son innocence; il ne s'est pas déclaré victime de n'importe quelle injustice, il le pensait, mais il a travaillé pour démontrer qu'il était innocent. Prenons donc dans le sens positif cet exemple et travaillons là, oui, sur un problème qui est fondamental: on ne peut pas attendre 10 ans pour avoir un jugement accompli, là je suis d'accord, le rôle de la politique est celui de résoudre ces contradictions. Jouons-le ce rôle!
Presidente - La parola al Consigliere La Torre, per mozione d'ordine.
La Torre - (fuori microfono) … mi ero riservato nel mio intervento di chiedere una sospensione…
Presidente - Su richiesta del Consigliere La Torre, il Consiglio è sospeso per dieci minuti.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 12,23 alle ore 12,30.
Presidente - Possiamo essere edotti dell'esito dell'incontro?
La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Innanzitutto ringrazio coloro che sono intervenuti nel dibattito inerente questa risoluzione e ci tengo a fare alcune precisazioni.
Il collega Pastoret ha parlato di rifiuto della radicalizzazione di un problema. Il problema è stato radicalizzato non attraverso questa risoluzione, ma lo è stato da chi ha male interpretato il proprio ruolo istituzionale, da chi, abusando di certi poteri, ha sconfinato, ha esondato ed è andato ad invadere le funzioni di altri soggetti istituzionalmente riconosciuti. Qui non si tratta di processare la giustizia o la Magistratura nel suo insieme, non abbiamo titolo per farlo, però siamo legittimati ad esprimere un pensiero, come anche il collega ha sottolineato. Non si tratta di processare la giustizia, si tratta però di condannare le ingiustizie, si tratta di condannare quello squilibrio che ha condotto certa Magistratura a fare della politica un certo uso o, meglio, a fare politica con l'uso della toga e delle manette. Noi non condividiamo questo straripamento di poteri che ha condotto alla persecuzione giudiziaria non solo del Senatore Andreotti, ma anche di altre persone, che magari con la politica non hanno a che fare direttamente; vi sono persone che ancora oggi soffrono di carcerazioni o di persecuzioni giudiziarie ingiuste. Abbiamo voluto circoscrivere il documento su un caso emblematico, che restituisce giustizia da questa infamante accusa non solo all'uomo, ma ad un sistema che è stato letteralmente criminalizzato.
L'intervento del Consigliere La Torre è condivisibile, per carità, non siamo qui per mettere troppe postille, è la sostanza che vogliamo abbia evidenza. Vorrei ricordare le parole dell'Onorevole Ottaviano del Turco, che forse non è appartenente al suo partito, ma che è un autorevole esponente socialista, il quale, in una recente intervista ad un quotidiano, ha definito l'antimafia dell'Onorevole Violante un "incubatore infettivo di un virus giustizialista che ha avvelenato il sistema dei partiti". Come vedete, vi è una condivisione piuttosto estesa di certi principi e di certi messaggi, che forse si tende a banalizzare, quando non a stravolgere. Non è il caso suo e tanto meno quello del collega Pastoret, però è bene che il Consiglio, visto che è espressione di istanze diversificate, abbia il coraggio di esprimere una propria posizione sul caso. È per questo che riteniamo condivisibili gli emendamenti che sono stati suggeriti dal gruppo della "Stella Alpina" dove, a parte una piccola "esclusione" relativa al terzo capoverso, di cui adesso forniamo il documento alla Presidenza, si invita sostanzialmente - come punto aggiuntivo -: "il Senatore Augusto Rollandin, anch'egli membro del gruppo delle Autonomie, a trasmettere l'espressione di questo sentimento di solidarietà al collega Senatore Giulio Andreotti", esortando anche il gruppo "dell'Union Valdôtaine", che ha espresso primariamente la figura parlamentare di Rollandin nella sede del Senato di Roma, a ripensare una certa posizione.
Il Senatore Rollandin ha condiviso insieme al collega Andreotti tutta una serie di interventi istituzionali, oltre ad avere una medesima sensibilità politica e appartenenza al gruppo delle "Autonomie". L'autonomia va quindi intesa - e penso che il Senatore Rollandin la intenda senz'altro in questo senso - in una maniera più lata, non limitata solo a una definizione territoriale, geografica, politica, ma anche autonomia dall'interferenza di poteri e sistemi che possono condurre a pesanti limitazioni di libertà, oltre che ad accuse infamanti come quelle che il suo collega Andreotti ha subito. Penso inoltre che, per le vicende che hanno caratterizzato in passato lo stesso Senatore Rollandin, ci possa forse essere una sensibilità ulteriore a un tema come questo della giustizia. Ritengo quindi che l'apporto del Consigliere La Torre e dei colleghi della "Stella Alpina" sia significativo e per questo siamo concordi nell'includerlo nell'impegnativa della risoluzione, con questo invito che abbiamo scritto nel documento.
Presidente - Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola al Consigliere Borre, per dichiarazione di voto.
Borre (UV) - Il nostro gruppo si asterrà su questa risoluzione, anche se è stata emendata, e per questo non credo che la nostra sensibilità per quanto riguarda la giustizia venga meno, tanto meno verrà a mancare la nostra solidarietà, insieme a quella del Senatore Rollandin, al Senatore Andreotti e soprattutto anche un apprezzamento alla giustizia.
Farò, a titolo personale, due considerazioni.
Mi pongo la domanda e la pongo anche a voi: il Senatore Andreotti è vittima della politica o è vittima della giustizia? Perché mi pongo questa domanda? Se il Senatore Andreotti è stato vittima della politica, il dibattito è un altro e lo si deve fare in altra sede; se invece è vittima della giustizia, esprimo solidarietà al Senatore Andreotti, ma la esprimo a tutti coloro che sono stati vittima di questo sistema, compresi i colleghi che erano seduti in questi banchi. Al Senatore Andreotti, oltre alla personale stima e al riconoscimento di un'acuta intelligenza, riconosco il merito della serenità d'animo con la quale ha sempre dichiarato di aver fiducia nell'operato della Magistratura; i fatti hanno alla fine premiato questo atteggiamento, è chiaro però che i tempi della giustizia devono essere più celeri.
Prima di lapidare strumentalmente e genericamente organi di stampa per essere stati in questa circostanza faziosi nell'informazione, accusare partiti politici della Sinistra e loro frange di essere dei furiosi epuratori di esponenti politici di altre componenti della nostra democrazia, di attribuire ad alcune parti della Magistratura di agire in complicità con parti della Sinistra per l'eliminazione di questi stessi esponenti della democrazia che hanno retto le sorti dell'Italia per un lungo e difficile periodo, occorre essere coerenti e avere la certezza di non essere poi gli istigatori, i sostenitori, quando non i protagonisti, di comportamenti e attitudini analoghe sia in sede locale che nazionale.
Presidente - La parola alla Consigliera Squarzino Secondina, per dichiarazione di voto.
Squarzino (Arc-VA) - Devo ammettere che sono rimasta "bouche béante" quando ho visto la vostra risoluzione, mi sembra proprio che questa sia una provocazione, una provocazione che respingiamo, che rimandiamo al mittente. Non vogliamo entrare nel merito delle affermazioni che vengono fatte sul ruolo della giustizia, della Magistratura nel passato e nel presente, sono valutazioni che non condividiamo. Prendere sul serio questa risoluzione voleva dire mettersi qui a fare un'opera di dibattito storico-politico che ci avrebbe portato chissà dove e chissà quanto tempo avrebbe richiesto. Non accettiamo di partire per un dibattito serio su affermazioni così provocatorie, quindi il nostro voto contrario non è un voto contrario alle persone, ma al modo con cui voi impostate i problemi.
Presidente - La parola al Consigliere La Torre.
La Torre (SA) - Il nostro sarà un voto favorevole, dopo che è stata cancellata nel "considerato" la parte provocatoria: "alimentata dalla commistione ormai acclarata tra settori della Magistratura e frange della Sinistra post-comunista", perché questo, secondo noi, era un qualcosa che non si poteva dire. Credo che di questa risoluzione, che può - lo dicevo all'inizio del mio intervento - essere anche interpretata in modo strumentale, debba essere ribadita la sostanza. Il nostro voto, quindi, sarà senz'altro favorevole.
Devo rilevare dalle dichiarazioni di voto che avverto con forza l'influenza del Consigliere Sandri all'interno di questo Consiglio, perché è stato bravo, glielo riconosco, sia nel discorso che riguardava il Parlamento europeo, dove è riuscito ad egemonizzare il dibattito, sia anche oggi perché mi sembra che abbia fatto mettere una cravatta rossa al Consigliere Borre…
(interruzione del Consigliere Borre, fuori microfono)
… non da oggi, mi fa piacere… ma la mia non è una polemica, mi fa piacere vedere questo tuo spostamento… ne sono convinto, devo dire che veramente l'influenza del Consigliere Sandri ti sta contagiando in modo importante. Bravo, Consigliere Sandri, bravo, stai diventando l'uomo forte del Consiglio!
Noi comunque voteremo questa risoluzione.
Presidente - La parola al Consigliere Tibaldi.
Tibaldi (CdL) - Scontato il voto favorevole del nostro gruppo, devo dire che anzitutto ci ha fatto piacere che un esponente della Sinistra nostrana abbia espresso perlomeno un suo punto di vista, quindi grazie, Consigliera Squarzino, per aver detto più o meno come la pensa. Qualcuno della Sinistra esiste ed ha avuto il coraggio di dire qualcosa su questo documento, ma mi soffermerei sul suo passaggio: "provocazione" per chiederle, se questa è una provocazione, ammesso che possa anche esserlo, come definisce l'iniziativa del suo collega di ieri sulla commemorazione di Joseph-Samuel Farinet, noto falsario, che ha coniato monete per un sacco di tempo, che è riuscito ad introdurle nel sistema monetario svizzero, quello che avete definito un "Che Guevara del Vallese", che deve essere ricordato? Siete giustizialisti quando si tratta di fare riferimento a vicende che vi convengono, siete estremamente garantisti, tant'è che volete commemorare un falsario quando vi conviene portarlo agli onori dell'opinione pubblica! Definisca lei quindi questo atto del suo collega e definisca anche l'iniziativa che avete votato qualche settimana fa in quest'aula, quando vi siete soffermati lungamente sulle esternazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio Berlusconi a un intervistatore inglese in merito al Fascismo! Avete perso - come anche adesso magari ritenete di aver perso - una mattinata! Questo è un fatto, quelle sono esternazioni, la differenza sostanziale è questa! Faccia un attimo un esame di coscienza sulla sua concezione della provocazione e guardi non solamente a senso unico in questa direzione, perché è facile vedere la pagliuzza nell'occhio del vicino quando si ha una trave conficcata nell'altro!
Il nostro voto sarà comunque favorevole.
Presidente - Pongo in votazione la risoluzione nel nuovo testo presentato dai Consiglieri Tibaldi, Frassy, Lattanzi, Salzone, Lanièce, Comé, La Torre:
Risoluzione
Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Preso atto della definitiva assoluzione, ad opera della Corte di Cassazione, del Senatore Giulio Andreotti, dall'accusa infamante di essere mandante di un assassinio, dopo dieci anni di processi fondati su prove del tutto inconsistenti, nello spirito, purtroppo imperante di certi settori della magistratura, di una spiccata tendenza a riscrivere la storia del nostro Paese, infangando l'operato di dirigenti dei partiti democratici;
Considerato che per un decennio il Senatore Giulio Andreotti è stato sottoposto ad un processo collaterale condotto da organi d'informazione poco scrupolosi, settari, pervasi dal sacro furore di screditare l'operato non solo della Democrazia Cristiana, ma di tutti i partiti di democrazia laica, liberale e socialista, rei di avere garantito la salvaguardia delle libertà democratiche del nostro Paese dal 1945 ad oggi, contrapponendosi al totalitarismo di matrice comunista;
Considerato altresì che il senatore Giulio Andreotti, oggi componente del Gruppo delle Autonomie, è stato vittima di una feroce stagione politica, finalizzata alla eliminazione per via giudiziaria della classe politica di ispirazione cattolica, laica, liberale e socialista;
Esprime
prescindendo da ogni valutazione sul ruolo politico del Senatore, piena solidarietà a Giulio Andreotti per la riabilitazione ottenuta dopo un lungo periodo di persecuzioni giudiziarie;
Invita
il Senatore Augusto Rollandin, anch'egli membro del gruppo delle Autonomie, a trasmettere l'espressione di tale sentimento al collega Senatore Giulio Andreotti.
F.to: Tibaldi - Frassy - Lattanzi - Salzone - Lanièce - Comé - La Torre
Consiglieri presenti: 26
Votanti: 15
Favorevoli: 7
Contrari: 8
Astenuti: 11 (Borre, Cesal, Charles Teresa, Fosson, Maquignaz, Marguerettaz, Pastoret, Perrin, Praduroux, Viérin Adriana, Viérin Laurent).
Il Consiglio non approva.