Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1971 del 26 aprile 2001 - Resoconto

OGGETTO N. 1971/XI Ratifica di deliberazioni adottate dalla Giunta regionale in via d’urgenza.

Oggetto n. 858 in data 26 marzo 2001: Approvazione in linea tecnica del progetto preliminare, ai sensi delle LL.RR. 12/96 e 29/99, relativo ai lavori di rifacimento della linea esterna dell’impianto antincendio presso lo stabilimento Coinca, di proprietà regionale, in comune di Verrès, redatto dall’Ing. Lidia Perri di Aosta ed integrazione del programma di previsione dei lavori pubblici per il triennio 2000-2002, approvato con D.C.R. n. 1231/XI del 29.3.2000.

PrésidentSur cet acte administratif la IIIème Commission a exprimé à la majorité un avis favorable.

Je soumets au vote la ratification de la délibération:

Conseillers présents: 30

Votants: 25

Pour: 25

Abstentions: 5 (Beneforti, Curtaz, Frassy, Lattanzi, Squarzino Secondina)

Le Conseil approuve.

Oggetto n. 1199 in data 13 aprile 2001: Conferimento di mandato alla Finaosta S.p.A. per l’acquisizione in gestione speciale, della partecipazione regionale nella "Centrale Laitière d’Aoste S.p.A.", ai sensi dell’articolo 5 della l.r. 16/82, e per la successiva cessione dell’intera partecipazione alla Società ABIT Cooperativa Produttori Latte S.c.r.l., con sede in Grugliasco (TO).

PrésidentLa parole à l’Assesseur à l’agriculture et aux ressources naturelles, Perrin.

Perrin (UV)Credo che l’argomento meriti un piccolo "excursus" prima di illustrare la delibera proposta.

La nascita e il percorso produttivo della Centrale laitière d’Aoste ha accompagnato l’evoluzione della produzione lattiero-casearia della nostra Regione negli ultimi 35 anni; una fase di grande trasformazione sia nell’incremento della produzione di latte, sia soprattutto nel sopravvento della trasformazione del latte in fontina, prodotto che ha trascinato il settore zootecnico e ha garantito alle aziende produttrici un notevole reddito.

La Centrale laitière ha, nei primi anni della sua costituzione, la funzione di bacino di raccolta del latte nelle zone limitrofe di Aosta assolvendo soprattutto al compito di produrre latte alimentare (garantito allora alla città e dintorni dalla sola centrale).

L’evoluzione legislativa nel settore del latte alimentare e l’organizzazione capillare nella raccolta del latte in tutta la Regione per la produzione della fontina, il nuovo disciplinare della fontina che lega il prodotto alle razze autoctone riduce i potenziali conferitori alla centrale. Permangono alcune aziende di grosse dimensioni che in genere non praticano l’alpeggio, in generale con la presenza di razze bovine da latte cosmopolite. La riduzione del numero dei conferitori, l’impossibilità a produrre fontina crea alla centrale evidenti problemi gestionali.

Diverse soluzioni sono state ipotizzate nel tempo sia nella ricerca di partner industriali, sia nel cercare di ravvivare il paniere delle produzioni senza successi evidenti. I nodi principali di questa travagliata questione credo che siano da individuare essenzialmente in alcuni punti:

- il poco coinvolgimento dei produttori e la difficoltà per la centrale di inserirsi in modo organico nella filiera lattiero-casearia della Valle;

- la gestione spesso di natura "politica" della centrale;

- il mercato ridotto e poco ricettivo della Regione.

Elementi che hanno creato serie difficoltà gestionali agli amministratori che si sono succeduti.

Nelle premesse della delibera di Giunta, che oggi proponiamo alla vostra ratifica, abbiamo voluto richiamare la deliberazione n. 10.617 del novembre 1991 con la quale si recepiva il programma di risanamento della Centrale laitière d’Aoste approvato dal Consiglio di amministrazione della società e si incaricava l’Assessorato dell’agricoltura di farsi propulsore degli studi e delle iniziative necessarie alla realizzazione degli obiettivi indicati, gli obiettivi erano il completamento del fabbricato di Gressan, i corsi di formazione e di riqualificazione del personale, il recupero di competitività di mercato.

L’impianto produttivo è stato realizzato ed è entrato in funzione nel febbraio 1998; sono stati realizzati i corsi di riqualificazione del personale; la centrale non è riuscita a raggiungere l’obiettivo di un soddisfacente livello di redditività.

Con l’avvio del nuovo stabilimento si ipotizza di poter raggiungere il pareggio di bilancio incrementando la produzione e di conseguenza le vendite anche ricercando delle collaborazioni con il settore produttivo lattiero-caseario.

Queste previsioni non si avverano e di fronte all’aumento delle perdite della società l’Assessorato agli inizi del 2000 chiede a Finaosta una verifica della situazione economica e una valutazione delle strategie di sviluppo. Finaosta evidenzia i punti critici: la situazione di perdita è strutturale, il costo del latte superiore a quello di mercato, il costo del lavoro, i resi e le prestazioni di servizi sono ulteriori problemi.

La loro rimozione tuttavia richiederebbe tempi di realizzazione medio-lunghi rappresentando comunque una sfida considerevole, tenuto conto dell'attuale situazione di stallo in cui versa la società e richiederebbero altresì ulteriori sforzi finanziari da parte dell’azionista.

In aggiunta queste misure non consentirebbero da sole il pareggio economico, ma sarebbe comunque necessario aumentare il volume di affari e il mix di prodotti.

Finaosta conclude raccomandando la ricerca di un partner. A questo punto la Giunta regionale dà mandato a Finaosta di ricercare un partner con solidità finanziaria comprovata e quote di mercato consolidate a cui proporre un'operazione articolata su alcuni punti di riferimento:

- cessione della maggioranza della centrale, indicativamente si è parlato di quote in ragione del 55 percento e si è espressa disponibilità ad incrementare tale percentuale sino alla totale privatizzazione della società;

- attenzione alla salvaguardia occupazionale;

- mantenimento in capo alla centrale del marchio;

- garanzia della non produzione di fontina;

- garanzia di ritiro del latte dai produttori valdostani;

- sede legale e sociale in Valle d’Aosta.

Le imprese contattate sono otto, le proposte presentate e prese in esame sono sei, le più concrete e interessanti risultano essere quelle di Granarolo e di ABIT pur presentando due approcci completamente diversi.

Granarolo prevede il recupero del riequilibrio economico attraverso un ridimensionamento della struttura; ABIT invece propone il raggiungimento dello stesso risultato attraverso una crescita di giro di affari finalizzata a garantire l’assorbimento della struttura. Entrambe le realtà fanno riferimento a un gruppo cooperativo pur se di dimensioni eterogenee.

La proposta ABIT risulta essere quella più articolata a meglio rispettare le condizioni poste.

A maggior garanzia della validità del piano industriale proposto da ABIT viene fatto un approfondimento che evidenzia come il progetto, pur realizzando rilevanti sinergie industriali, non consenta ancora nei limiti di una ragionevole previsione il raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario stante le gravi perdite attuali di Centrale laitière d’Aoste. A questo punto Finaosta riapre la ricerca tenendo conto delle condizioni poste in origine dalla Giunta regionale e valutando eventualmente anche una cessione totale dell’azienda.

Sono state riscontrate alcune aziende che avevano dimostrato interesse per la centrale: Granarolo, ABIT, Bontà Vallée, collegata al Coopagrival, Grandi Industrie riunite di Bologna.

Finaosta comunica quindi di aver individuato, sulla base dell’analisi del profilo societario e della serietà di intenti dimostrata, la società ABIT Cooperativa produttori di latte, con sede in Grugliasco, da cui derivare una proposta per l’acquisto del 100 percento del pacchetto azionario della società.

ABIT propone:

- l’acquisto della totalità delle azioni della centrale mediante girata delle certificazioni azionarie ad un prezzo provvisorio di 3.100 milioni, il prezzo provvisorio è stato determinato sulla base del patrimonio netto contabile della società al 31 dicembre 2000, rettificato in base alle perdite maturate o in corso di maturazione dal 1° gennaio al 30 aprile 2001, il prezzo definitivo verrà stabilito sulla base della situazione patrimoniale al 30 aprile 2001;

- la sottoscrizione dell’impegno a non alienare nemmeno parzialmente le azioni della società per un periodo di 24 mesi dalla chiusura dell’accordo, a non procedere alla produzione della fontina, a valorizzare il marchio della Centrale laitière d’Aoste e a tutelarlo giudizialmente, a preferire il latte prodotto nel territorio della nostra Regione, a favorire l’ingresso societario degli allevatori valdostani riuniti in associazione, a non effettuare licenziamenti salvo per motivi di giusta causa.

Gli immobili attualmente in uso alla centrale saranno ceduti in locazione ad ABIT per un importo che si aggira intorno ai 200 milioni annui.

Siamo arrivati all’epilogo di una lunga storia che ha caratterizzato il settore lattiero-caseario e non solo, abbiamo più volte manifestato in questa fase la nostra volontà di trovare una soluzione al problema "centrale" consci di non poter più tollerare un ulteriore ripianamento delle perdite della società.

Chiudiamo il capitolo gestione pubblica della Centrale laitière con moderata soddisfazione, con un accordo che rispetta le principali condizioni poste a salvaguardia dei produttori di latte; non siamo di fronte ad una multinazionale, ma di fronte ad una cooperativa che per la sua formazione, il tipo di gestione, molto si avvicina al nostro mondo dei produttori di latte, condizione questa che potrà garantire delle collaborazioni future non solo con i produttori conferenti, ma anche con i produttori dell'intera filiera lattiero-casearia valdostana.

Rimane una punta di amarezza: quella di non essere riusciti a dare a Centrale laitière il ruolo che le era proprio nel comparto lattiero-caseario: un polmone capace di assorbire e valorizzare il latte valdostano non destinato alla produzione di fontina, curare i prodotti di qualità complementari al prodotto principe creando delle collaborazioni sia nella valorizzazione del latte che nella commercializzazione e vendita dei prodotti. Questo era l’obiettivo.

Questo processo, malgrado qualche timido segno di buona volontà, non è mai decollato. Il mondo dei produttori non ha mai sentita sua la Centrale laitière.

Non voglio con ciò colpevolizzare nessuno in particolare, certo è che le garanzie date da un sistema pubblico non hanno sollecitato in modo opportuno gli attori di questa gestione; la centrale, isolata, non ha avuto senz’altro il giro di affari per poter pareggiare i conti.

La bella e moderna struttura è stata forse un abito da festa eccessivo per una giornata di lavoro normale.

Oggi, così stante le cose, l’operazione che viene proposta è innanzitutto doverosa per la pubblica amministrazione, è una via obbligata, l’alternativa più realistica sarebbe stata quella di decretarne la chiusura; si è salvato il salvabile e la nuova Centrale laitière potrebbe ancora recuperare in parte il ruolo che tutti noi avremmo voluto darle.

Con questa delibera proponiamo:

- di trasferire a Finaosta entro il 15 maggio al valore nominale la partecipazione detenuta dalla Regione nella Centrale laitière per un importo di 4.451 milioni, azioni al valore nominale di lire 271, pari al 59,73 percento del capitale;

- di dare mandato a Finaosta di acquisire al valore nominale anche la parte residua del capitale sociale della centrale dagli altri soci al fine di possedere l’intera partecipazione della suddetta società;

- di dare mandato a Finaosta di modificare lo statuto della Centrale laitière d’Aoste abrogando la seconda frase del 1° comma dell’articolo 12 che riguarda la composizione del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale;

- di dare mandato alla stessa a cedere la totalità del pacchetto azionario, pari al 100 percento del capitale sociale così acquisito, alla società ABIT Cooperativa produttori latte con sede legale in Grugliasco.

Ci sono degli impegni del venditore che credo si debbano sottolineare, cioè una garanzia per eventuali sopravvenienze passive, cioè per impegni precedentemente assunti da Centrale laitière per la durata di 24 mesi dalla data del "closing" con franchigia pari a lire 50 milioni e un tetto massimo fino a 600 milioni di lire. Questo per garantire gli impegni assunti da centrale prima della cessione.

Questa è in sintesi l’operazione che oggi sottoponiamo a ratifica del Consiglio, la sottoponiamo prima che l’operazione sia conclusa perché non è ancora conclusa, c’è un accordo di prevendita con ABIT. La Giunta regionale ha approvato questo accordo con allegata la bozza di contratto di cessione.

Sottoponiamo alla vostra attenzione questa proposta con la convinzione di aver cercato tutte le soluzioni possibili e di aver operato una scelta che potrà ancora garantire il sostegno all'intero sviluppo del settore lattiero-caseario, in quanto andiamo a collaborare con una società cooperativa che per le sue finalità sociali molto si avvicina al nostro approccio al settore.

PrésidentLe débat est ouvert.

La parole au Vice-président Lattanzi.

Lattanzi (FI)Devo dire che ha fatto un certo effetto sentire con una lacrima sul cuore il nostro Assessore che argomentava le motivazioni che hanno portato a questa privatizzazione. Assessore, si faccia coraggio perché la privatizzazione non è un male necessario. Lei ha detto: "Noi oggi siamo convinti come Giunta che questa sia l’unica alternativa a una situazione di crisi".

Noi ne siamo convinti da sempre e lei sa quanta sia stata forte la nostra pressione in questi ultimi due anni, da quando cioè era evidente che questa centrale così amministrata e gestita in termini pubblici non poteva diventare lo sfogo economico della produzione, seppure limitata, di alcuni conferitori del latte valdostano.

Dico "seppure limitata" e "di alcuni produttori" perché la realtà a cui facciamo riferimento è di una ventina di produttori valdostani che conferivano e speriamo conferiranno il latte alla centrale con il 7 percento circa del latte prodotto in Valle d’Aosta perché il 93 percento del latte sappiamo che i produttori valdostani preferiscono trasformarlo in fontina perché pare essere più redditizio.

Dico "pare" perché anche qui anticipo, e prima o poi anche questo sarà un argomento che dovrete affrontare, Assessore, perché oggi abbiamo una situazione non voglio dire già esplosiva, ma che può diventare esplosiva, c’è una sovrapproduzione di fontina, le fontine vengono surgelate, ne abbiamo già avuto modo di dibattere, ma questo è un altro argomento che affronteremo dopo.

Torniamo alla Centrale del latte. Dicevamo che noi ritenevamo questa soluzione l’unica perseguibile per due ordini di motivi.

Il primo perché la volontà pubblica di gestire lo sviluppo economico della produzione del latte mal si conciliava con la realtà del mercato. È sufficiente andare a rileggere la relazione di un anno fa e lo voglio fare perché così abbiamo argomenti in più per convincerci che questa è la scelta giunta, dove Finaosta, il partner regionale che analizzava l’azienda su mandato della Giunta, indicava gli svantaggi dell’attuale situazione e indicava una soluzione che era appunto quella della privatizzazione.

Nella sua analisi Finaosta riscontrava alcune principali aree di criticità e le individuava nelle seguenti: prezzo di acquisto e costo di raccolta del latte fresco fuori mercato. "? Nel corso del 1999 il latte fresco è stato pagato dalla centrale in media 783 lire/litro contro un valore medio di mercato di 640, il che equivale a un maggior costo annuo per l’azienda valutabile intorno ai 5-600 milioni?".

Dobbiamo ricordare che questo prezzo veniva fissato annualmente di concerto fra la società, i rappresentanti degli allevatori e l’Assessorato dell’agricoltura in quel contesto di accordo politico che prevede di aiutare chi produce con grande difficoltà in montagna un latte che trova una sua non economicità nel prezzo di mercato normale.

Un’altra area critica era il fabbisogno finanziario incrementale cioè, secondo le stime fornite dalla società stessa, la Centrale del latte, i sopraccitati maggiori costi determinavano un impegno finanziario incrementale pari a circa 60-70 milioni annui che erano necessari per il reperimento delle risorse sul sistema creditizio. "? La capacità produttiva sottoutilizzata, rapportando l’attuale lavorazione di litri di latte a quella teorica e limitandosi a considerare l’ipotesi di un turno lavorativo, si ricava dai coefficienti di saturazione pari al 22 percento per il latte?" vuol dire che abbiamo ancora il 78 percento di capacità produttiva di latte che non veniva utilizzata "? un 25 percento per lo yogurt?" quindi un 75 percento di possibilità produttiva che non veniva utilizzata, mentre invece veniva utilizzata al 100 percento la capacità produttiva per i formaggi.

Un’altra area critica erano i resi sulla tentata vendita e superiori al livello fisiologico: possibile recupero della materia, ma perdita di costi di trasformazione e movimentazione. "? L’elevata incidenza degli sfridi tecnici che si aggirano intorno al 5-6 percento del lavorato per cifre intorno agli 800 milioni di resi annui stante il basso utilizzo della capacità produttiva e quindi la perdita di materia dei costi di trasformazione e movimentazione?".

L’impatto sul conto economico di tali inefficienze è stato stimato dalla Centrale del latte indicativamente in 60-70 milioni.

Vi è poi il costo del lavoro più elevato rispetto agli altri.

La Centrale del latte ci ha dichiarato che tale voce di costo è aggravata dal fatto che il contratto di lavoro aziendale prevede un orario settimanale di 36 ore a fronte di un pagamento di 40, quindi con 4 ore in più pagate per contratto sindacale ai dipendenti e poi ulteriori criticità erano rappresentate dai seguenti fattori:

- l’impianto produttivo principale focalizzato sulla produzione di latte fresco, quindi per contro i dati di consumo rilevavano l’attuale e la prospettiva flessione del settore di riferimento;

- il mercato locale era limitato, evidentemente il mercato locale rappresenta un limite alla possibilità di crescita della Centrale del latte, elemento ancor più critico se si considera che la società si trova a competere in Valle con un produttore - udite, udite - del torinese: l'ABIT, molto aggressivo sul territorio;

- forte incidenza della commercializzazione, al riguardo si tenga presente come circa il 40 percento del fatturato derivi da prodotti commercializzati e non da produzione propria;

- la politica commerciale scollegata dal sistema di controllo gestionale;

- l’inadeguatezza della struttura commerciale che appariva sottodimensionata, quindi pochi venditori sul territorio, isolata, scarsamente integrata e io aggiungo scarsamente retribuita o incentivata sotto l’aspetto economico;

- un basso livello professionale della forza lavoro come dichiaratoci dall’amministratore delegato.

Si riscontravano in questa relazione invece aree di opportunità per la Centrale del latte come la modernità e l’economicità dell’immobile produttivo: modernità perché era nuovo ed economicità perché di proprietà regionale; disponibilità di capacità produttiva non utilizzata, quindi la società dispone ancora di un 75 percento circa di capacità produttiva che era inutilizzata e un efficiente controllo di gestione della società stessa perché recentemente realizzato da una società di consulenza esterna.

Tutto questo portava Finaosta oltre un anno fa a dire che: "? Alla luce di tutto quanto sopra riportato la via della ricerca di un partner è pertanto fortemente raccomandata e al riguardo si reputa necessario chiarire a monte gli obiettivi dell’attuale azionista; in prima battuta si ritiene che l’appetibilità della Centrale del latte sia proporzionale alla libertà ed economia di gestione della stessa da cui discende il controllo societario; la rimozione delle anomalie di mercato (costo del latte, contratto di lavoro) e il mantenimento del concordato gratuito dello stabilimento potrebbero rilevarsi elementi determinanti per il buon fine della trattativa?".

"Così non poteva andare avanti", lo ha detto l’Assessore, lo abbiamo sostenuto noi, ma con maggiore anticipo delle decisioni che poi la Giunta ha preso; ormai erano almeno un paio di anni che si accumulavano debiti per una non chiarezza decisionale sotto l’aspetto commerciale di questa azienda.

Posso aggiungere che a quel prezzo, che oggi stiamo incassando per la vendita della centrale, e naturalmente stiamo parlando non del sito industriale, ma delle attrezzature, del valore societario, fatto dal portafoglio clienti, dei prodotti che ci sono e delle materie prime, decurtato evidentemente dei debiti patrimoniali, noi a quella cifra possiamo aggiungere tranquillamente i 3 miliardi di perdita che abbiamo avuto lo scorso anno perché questa era una privatizzazione che si poteva fare almeno un paio di anni fa.

Mi lasci fare questa considerazione perché non è che se n’è parlato solo qualche giorno fa della privatizzazione della Centrale del latte, ormai sono due anni che sostenevamo come non ci fosse altra via di uscita, ma è un affare aver privatizzato? Noi non sappiamo se è un affare.

Noi siamo qui come amministratori pubblici e dobbiamo render conto di come amministriamo il denaro pubblico e i 3 miliardi che ogni anno si accumulavano di debiti e che la Regione doveva ripianare erano danaro di tutti i cittadini che dal prossimo anno potrà essere destinato a cose magari anche più importanti.

Ricordo che quel danaro, che era di tutti i cittadini, serviva per tenere in piedi una struttura costata oltre 20 miliardi che operava purtroppo con un limitato numero di conferitori per le scelte economiche che i conferitori, in maniera libera, hanno fatto in questi anni. La Regione ha voluto mantenere fermi i quattro paletti come l’Assessore ha ricordato.

Il primo è il marchio e noi siamo contenti anche perché chi ha comprato era il competitore più importante, quindi prima riflessione che possiamo fare senza giudicare ABIT, perché non abbiamo gli strumenti, non ne abbiamo avuti, li avremo nelle prossime settimane perché abbiamo richiesto la documentazione con la quale Finaosta ha ritenuto ABIT il partner ideale e su questo argomento non entriamo, nel senso che esprimiamo favore per la privatizzazione, ma non possiamo esprimere favore per un partner che industrialmente non conosciamo abbastanza, però la prima riflessione da fare è che il fatto che venga mantenuto il marchio da parte di ABIT, maggior concorrente della Centrale del latte con circa il 40 percento del mercato che assorbe chi deteneva poco meno del 30 percento del mercato arrivando oggi a detenere una buona fetta del mercato valdostano della distribuzione del latte, questo fatto ci fa dire che vedremo ancora in giro almeno il marchio del latte valdostano, che poi dentro quelle scatole ci sia il latte valdostano questo è tutto da vedere.

È stata mantenuta ferma la non produttività della fontina e su questo si potrebbero fare dibattiti approfonditi.

Certo, la fontina è una prerogativa valdostana, ripeto, il 93 percento dei conferitori utilizza il latte per produrre la fontina, quindi ABIT, che ha preso in mano questa azienda, sa che con questo limite deve competere sul mercato.

Si è richiesto di mantenere i livelli occupazionali salvo giuste cause per i licenziamenti.

E il quarto paletto, che è quello più delicato, è che ABIT dovrà ricevere il latte dai produttori valdostani. I produttori valdostani hanno già fatto sapere che non conferiranno il latte, quindi questo quarto paletto sarà interessante capire come ABIT potrà rispettarlo e, se non lo rispettasse, perché gli altri non glielo portano il latte?

Premesso che tutto il meccanismo stava in piedi per incentivare quei pochi conferitori a portare il latte valdostano alla centrale e quindi si giocava su quel sovrapprezzo che era giustificato dal fatto che la produzione di latte in Valle d’Aosta non è che avviene in maniera molto agevole, nelle stalle o nelle praterie, ma avviene in zone impervie di montagna, avviene con un lavoro molto pesante, quindi il sovrapprezzo che l’amministrazione pubblica riconosceva per incentivare la produzione di latte in montagna era il meccanismo che giustificava il fatto che i conferitori portassero in quel sito industriale, piuttosto che in altri in Piemonte, il loro latte, ora questo discorso probabilmente verrà messo in discussione, anzi ABIT ha già fatto sapere di essere disposta ad accettare il latte dei conferitori valdostani, ma a prezzi di mercato.

A una specifica domanda in commissione l’Assessore ha risposto che è ancora in atto la convenzione Regione-Centrale del latte, che è regionale, e conferitori, che scadeva il 30 marzo ma non è stata disdettata, quindi si ritiene tuttora valida, e che la Regione per qualche periodo ancora potrà aiutare quei conferitori che pochi o ultimi dei Mohicani non hanno ancora deciso di fare del loro latte fontina piuttosto che qualcos’altro, ma hanno ancora la volontà di portarlo alla Centrale del latte.

Non so se con questo presupposto i conferitori decideranno di portare il latte, né so questo lasso di tempo quanto durerà perché l’Assessore non si è sbilanciato, ha detto semplicemente che, siccome scadeva il 30 marzo, non è stato revocato, può proseguire; ricordo che il sovrapprezzo del latte incideva per 5-600 milioni più gli oneri finanziari, quindi era una cifra che si avvicinava quasi al miliardo come sovrapprezzo?

(interruzione dell’Assessore Perrin, fuori microfono)

? sì, perché i soldi che utilizzavamo per pagare il sovrapprezzo venivano meno negli investimenti, quindi c’era un doppio ritorno negativo. Adesso in questo caso sarà più bassa la cifra perché la Regione si accollerebbe solo il sovrapprezzo del latte, non più il mancato investimento che sarà ambito dell’ABIT, non so per quanto durerà, ma è certo che rimane aperta la questione che i produttori hanno esternato questa loro volontà di non conferire il latte.

Perché lo hanno esternato in maniera così categorica e dura? Perché ritengono di non essere stati presi in considerazione nelle trattative di privatizzazione.

È sui giornali che i conferitori avevano presentato a Finaosta la loro intenzione di presentare un progetto industriale, avevano richiesto dei documenti a Finaosta, ci sono dei carteggi, hanno ricevuto il 30 marzo il bilancio della centrale e poi il 17 aprile, a sorpresa, loro ritengono di aver avuto comunicazione che la centrale era già stata privatizzata senza che loro potessero neanche presentare la loro domanda.

Non so quali sono le motivazioni che hanno portato la Giunta ad accelerare questi tempi di privatizzazione, li posso immaginare: era la sollecitazione di Forza Italia, quella che si andrà a raccontare in giro per la Valle d’Aosta?

(commenti in Assemblea)

? certo è che Forza Italia sollecitava la privatizzazione perché la gestione pubblica prevedeva la privatizzazione e quindi l’eliminazione dei debiti.

Forza Italia non ha mai chiesto di privatizzare a uno piuttosto che all’altro. Forza Italia ha chiesto di eliminare dal bilancio regionale una voce passiva perché non aveva possibilità quella voce passiva di diventare una voce attiva per il sistema che abbiamo commentato, quindi non ci addentriamo nel fatto di dover dire che si doveva darlo ai produttori valdostani.

Prendiamo solo atto con amarezza, come ha fatto anche l’Assessore, che nessun Valdostano, non quei venti conferitori, ma nessun Valdostano, e io aggiungo nessun imprenditore valdostano, ha pensato che fosse giusto e buono tirare fuori i cinque miliardi e qualcosa per comprarsi la società e mettersi a produrre latte.

Lo ha fatto una società di fuori, l’ABIT, perché ritiene che acquisendo quel mercato i cinque miliardi siano più che giustificati. È sufficiente fare una piccola equazione: che se con cinque miliardi porto a casa dieci miliardi di fatturato e li aggiungo ai quindici che già faccio, faccio venticinque miliardi e faccio economia di scala, quindi con un fatturato che oggi rappresenta circa il 70 percento della vendita del latte, cinque miliardi è un prezzo che si può pagare. Nessun altro Valdostano avrebbe potuto fare un'operazione di questo tipo, evidentemente.

Vogliamo alleggerire il cuore dell’Assessore dicendo: guardi, Assessore, la privatizzazione era assolutamente necessaria, ne sia convinto, non abbia remore in questo senso perché la privatizzazione permetterà ai conferitori di scegliere a chi conferire il latte, al prezzo che decideranno loro; all’ABIT permetterà di fare le sue scelte industriali e imprenditoriali, di integrare probabilmente le strutture commerciali con quelle che ha. Spero che ne abbia la capacità, se non ne avesse la capacità, l’aspetto più negativo che potrebbe succedere è che ABIT deciderà di tenersi il portafoglio e i dieci miliardi di fatturato che ha acquisito non utilizzando più il sito industriale per il quale ha tirato fuori cinque miliardi. Sarà una sua scelta, punto.

Non c’era alternativa.

PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.

Beneforti (PVA-cU)Come dicevo questa mattina l’interpellanza, da me presentata a nome del gruppo, è stata superata dalla presentazione della delibera di Giunta con cui la Centrale del latte viene privatizzata.

Nell'interpellanza si richiedeva di ricercare un’attività lavorativa per gli attuali dipendenti; questa presa di posizione, quasi provocatoria nei confronti della Giunta, aveva lo scopo di smuovere una situazione che non era più sostenibile.

E perché non era più sostenibile? Per il disavanzo annuale della società che doveva essere ripianato con i soldi di tutti i valdostani, per il peggioramento della gestione, nonostante la nuova struttura di Gressan e nonostante la vostra dichiarata volontà, Signori della Giunta, di invertire la tendenza all’inizio di legislatura incentivando l’attività di lavorazione del latte.

Questo è quello che ho ascoltato in questa sede, all’inizio della legislatura, quando si parlava della Centrale del latte e di un impegno di invertire la tendenza in quella attività.

Poi è chiaro che si doveva trovare una soluzione, anche per l’insicurezza del posto di lavoro dei dipendenti a causa dei litigi, della conflittualità fra le rappresentanze sindacali e la direzione aziendale. Diciamo francamente: anche per una dirigenza aziendale incapace di proporre programmi nuovi, mercati nuovi perché ogni attività, se non ha una rete di mercato, non può reggere.

E ancora per il comportamento degli stessi conferitori, che con la Regione hanno sempre fatto la parte del leone, che si sono interessati solo a mantenere e a riscuotere il prezzo del latte stabilito più in alto del normale anziché farsi carico, anche se in minima parte, dei problemi della centrale. Non si ponevano il problema del ruolo che doveva svolgere la Centrale del latte nell’attività lattiero-casearia nella nostra Regione e anche agli effetti dell'occupazione.

Qualcuno mi dirà, come mi è stato già detto, che non era compito loro, ma la Centrale del latte è stata un'iniziativa della Regione anche a loro favore e per la quale la Regione ha sempre pagato un prezzo forse troppo alto per costruirla e mantenerla in piedi fino ad oggi, per 35 anni, come ha ricordato l’Assessore.

E devo dire anch'io, come già l’Assessore, che è con amarezza e dispiacere che dobbiamo constatare il fallimento con cui si conclude questa attività lattiero-casearia, ma non c’erano e non ci sono a questo momento almeno alternative. L’unica alternativa era la chiusura.

La totale privatizzazione a questo punto, era l’unica strada da seguire, perché se la Regione fosse rimasta all'interno, anche come azionista, avrebbe continuato a pagare; e allora si fa il distacco, si privatizza e su questo siamo d’accordo.

Però purtroppo noi ne prendiamo atto e vi diciamo subito che non voteremo a favore del provvedimento che ci viene sottoposto. La documentazione in nostro possesso è troppo ridotta rispetto all’affare condotto da Finaosta, non conosciamo le basi della solidità finanziaria e le quote di mercato della società acquirente, anche se certi impegni, come ha riferito l’Assessore, sono stati presi e fra questi impegni ce ne sono di positivi.

Comunque, ripeto, ne prendiamo atto, come prendiamo atto delle clausole contenute nella delibera n. 1.199 del 13 aprile 1991 e nella bozza di contratto che sono state portate all’ordine del giorno di questo Consiglio.

In particolare, prendiamo atto che l’ABIT assorbirà tutto il personale in forza alla Centrale, come prendiamo atto della quota annuale di affitto di 200 milioni che l’ABIT verserà alla Regione per l’uso dell’immobile, anche se non è una grossa cifra. È altresì positivo che un rappresentante dei conferitori entri nel Consiglio di amministrazione della nuova società cooperativa.

Quello che è importante ora è chiarire il prezzo del latte che sarà pagato ai conferitori, affinché non insorga un contenzioso fra le parti e chi si farà carico (a quanto ho capito, sarà la Regione) della differenza fra il prezzo di mercato e quello corrisposto dalla Centrale del latte fino ad oggi, visto che i conferitori non accettano il prezzo di mercato.

Come dicevo, se ne dovrà fare carico la Regione, come sempre, anche se noi non lo riteniamo giusto, dal momento che nel passato la maggior spesa rispetto al costo di mercato del latte è ricaduta sulla Centrale ed ha inciso sul bilancio e sul disavanzo aziendale; ma se si pensa che il disavanzo è sempre stato coperto dalla Regione, alla fine, comunque vada, a pagare è sempre "mamma Regione".

Quello che ci amareggia, oltre all’epilogo a cui si è giunti, sono le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal rappresentante dei 21 produttori e conferitori. Questi, senza porsi il problema del posto di lavoro, dei dipendenti della Centrale e delle difficoltà che creano alla Regione stessa, dichiarano che non forniranno più il loro latte all’ABIT se non mantiene il prezzo come previsto dal contratto in vigore.

Mi auguro solo che non si tiri troppo la corda perché non sempre tutto è dovuto, anche se siamo in un'agricoltura di montagna di cui si deve tener conto.

Infine la nostra amarezza è per il fatto che, dopo aver costruito il nuovo immobile ed aver speso miliardi, la situazione non si è modificata. È vero che la responsabilità può ricadere in tutto o in parte sugli organi di gestione, come sulla dirigenza che non ha saputo proporre piani e programmi per far fronte alla crisi che la Centrale ha sempre attraversato sul piano produttivo e di mercato.

Ma, Signori della Giunta, la responsabilità politica è vostra, è della Giunta regionale e della maggioranza, dal momento che alle iniziative intraprese nel settore si è fatto fronte più a suon di miliardi anziché con risorse umane capaci almeno di portare il bilancio in pareggio. Ripeto, si è riparato ai danni a suon di miliardi, anziché inserire risorse umane capaci di modificare l’andamento di una gestione che non era più sostenibile!

E mi dispiace doverlo dire: è stato dimostrato anche in questa occasione che si guarda più al tornaconto politico che all’interesse economico e finanziario della Regione.

Termino: attenti però, perché i tempi possono anche cambiare e non vorrei che fosse poi troppo tardi!

PrésidentLa parole au Vice-président Viérin Marco.

Viérin M. (SA)Sulla Centrale del latte più di una volta, in questi ultimi cinque o sei anni, il sottoscritto e altri Consiglieri del gruppo Stella alpina hanno presentato più di un'iniziativa in Consiglio regionale.

Nei dibattiti consiliari dello scorso anno soprattutto è stato ribadito da parte di tutti, sia maggioranza che minoranza, che la centrale era nata per essere il punto di riferimento, lo strumento per la diversificazione di tutto il settore lattiero-caseario e che per la situazione creatasi l’ingresso di un partner privato poteva essere l’unica soluzione, d’altronde sono parole che abbiamo sentito anche dall’Assessore, non solo oggi, ma anche negli ultimi mesi dell’anno scorso.

Tale eventuale partner deve, come ha affermato lo stesso Assessore nel settembre scorso, dare ampie garanzie di gestione e solidità commerciale. Dobbiamo dare atto all’Assessore di essere sempre stato schietto nell’ammettere la grave situazione in essere, mentre siamo preoccupati per quello che potrà succedere dal 2002 sia in termini occupazionali che di conferimento di latte valdostano, che di salvaguardia del marchio Valle d’Aosta.

Qui vorrei aprire una parentesi, non per entrare in conflittualità con il Consigliere Beneforti, ma per dire all’amico Valerio che non si hanno gli stessi costi di produzione per produrre un litro di latte in Valle piuttosto che in pianura Padana e i produttori stanno cercando di trovare una soluzione che non può essere definita una soluzione che guarda solo a loro stessi, la stanno cercando perché a certi prezzi dovrebbero chiudere in anticipo le loro stalle.

Vorrei aggiungere che una cosa importante di questo accordo è il fatto che almeno fino al 31 dicembre il mantenimento del prezzo rispetto a prima sia stato definito proprio per il fatto tecnico che non sono stati disdetti gli accordi scadenti a marzo. Siamo altresì preoccupati perché oggi ci viene proposta una cessione totale all’ABIT sulla quale solo il futuro ci dirà se le indicazioni di Finaosta risulteranno valide in quanto, come correttamente l’Assessore ha affermato in commissione, la Giunta ha preso atto delle analisi fatte, però una mera vera presa d’atto, devo dirlo, dobbiamo farla noi consiglieri che oltretutto rispetto alla Giunta non abbiamo potuto prendere visione della documentazione di Finaosta e di questo ce ne rammarichiamo.

PrésidentLa parole au Conseiller Borre.

Borre (UV)Ho due motivi sentimentali che mi legano alla Centrale del latte di Aosta, non quella di Gressan. Il primo perché la mia famiglia, grazie alla Regione che allora aveva permesso la nascita di questa struttura, ha potuto continuare a mantenere le mucche fino al 1985 e come la mia famiglia tanti produttori di piccole aziende nella collina di Aosta, altrimenti avevamo non solo il problema del prezzo del latte, ma quello di venderlo perché non c’era chi ce lo acquistava, quindi dovevamo andare alle case popolari a venderlo alle famiglie e come la mia famiglia ce n’erano tante altre.

Il secondo motivo è che ho lavorato per la raccolta del latte per diversi anni e ricordo che già nel 1976 la Centrale del latte acquistava in estate latte a Grugliasco dall’ABIT, quindi era già una società abbastanza solida e forniva il latte alla nostra centrale.

La discussione che forse ha stupito tanta gente all’interno del Consiglio comunale di Aosta per una semplice azione?, anche lì è da attribuire a un fatto storico e sociale: la Centrale del latte, oltre a permettere ai piccoli produttori di esistere, ha anche fornito, come già ha detto prima l’Assessore, alla città di Aosta per diversi anni il latte, latte che veniva conferito lì da chi allora, come oggi, non aveva intenzione di trasformarlo in fontina perché questo processo costa senz’altro di più in termini di lavoro e di controllo di qualità. È evidente che se si vuole guadagnare qualcosa di più, è possibile farlo trasformando il latte in fontina.

Già allora, come oggi, vivendo all’interno, ho avuto l’impressione che la Centrale del latte fosse un fatto dovuto: la Regione doveva costruirla, doveva gestirla e noi produttori dovevamo solo portare il latte ed essere pagati. Non ho mai riscontrato, come non riscontro oggi, la volontà di essere invece attori principali di questa struttura, cosa che doveva essere forse normale per sentirsi più padroni di un qualcosa che era il presente e il futuro del prodotto lattiero-caseario.

È questo un sentimento che d’altronde troviamo nelle varie latterie turnarie, dove i produttori conferiscono il latte e, se non lo lavorano a turno, lo fanno lavorare da un casaro, ma ne sono direttamente interessati e quindi vivono direttamente il problema.

Altro fatto negativo è quello che non si è voluto creare una sinergia tra tutte le associazioni che gravitano nel settore lattiero-caseario, mi riferisco ai produttori, alla Cooperativa della fontina ed è chiaro che questa non può essere una volontà imputabile all’Amministrazione regionale e all’Assessorato perché non si possono mettere d’accordo i partner se questi non ci stanno.

La volontà che io d’altronde ho solo sentito e letto sui giornali di non conferire da parte di questi 21 produttori al nuovo gestore, se non è strumentale, credo che sia poco responsabile perché ci dovrebbe essere invece la responsabilità e la volontà di avere un dialogo e un confronto con i nuovi gestori perché si potrebbero trovare delle soluzioni che permettano alla qualità del latte di montagna oppure alla qualità di un latte che adesso va di moda, il biologico, di essere acquistato a prezzi superiori e quindi anche venduto a prezzi superiori, quindi si potrebbe con la mediazione della Regione trovare un momento di incontro tra produttori e nuovi gestori.

Concludo dichiarando il mio assenso alla scelta della Giunta. È chiaro che non possiamo prevedere che il futuro sia tutto roseo in questo settore; senz’altro non sarà verde come è stato fino adesso, con i debiti che la Regione ha dovuto continuamente ripianare.

Ripeto il mio invito ai conferitori del latte alla centrale di continuare la loro fornitura: non fatevi attrarre dalle facili promesse, dalle subdole proposte di soluzioni diverse, quindi chiedete un incontro con i gestori e chiedete che l’Assessore sia garante dei vostri interessi. È nell’interesse, credo, della popolazione valdostana.

PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV)Je n’avais nullement l’intention d’intervenir dans ce débat étant de toute évidence que je suis d’accord avec la proposition de ratification de la délibération de la Junte, mais quelques affirmations que j’ai entendu faire dans cette salle m’ont tellement chatouillé que je n’ai pas pu résister à la tentation d’intervenir.

Pour quelqu’un qui connaît ou a la présomption de connaître un peu mieux quelle est la situation de la Centrale laitière le fait d’entendre certaines affirmations au minimum ça fait mal au c?ur.

E mi riferisco a certe affermazioni che sono state fatte qui e mi dispiace non vedere più l’interessato presente perché hanno dell’assurdo. Mi dispiace per il Consigliere, collega Beneforti, quando si arrivano a dire delle contraddizioni come è successo oggi qui.

Non si può affermare infatti che il latte è stato pagato più del normale, non più caro che in altri posti, ma più del normale e dopo due minuti avere il coraggio di dire che bisognerà chiarire a fondo quale prezzo si dovrà pagare con l’invito di farlo alla Giunta regionale per evitare contenziosi!

Delle due cose l’una: o è vero che si pagava più del normale, e questo non dovrebbe creare nessun problema perché i conferitori decideranno se continuare a portarlo alla centrale o trovare altre soluzioni, oppure non è vero che si pagava più del normale e allora, ed è questa la tesi più logica, probabilmente, tenendo conto di quello che costa produrre il latte in alta montagna, è necessario un sostentamento a questo settore.

Non possiamo essere qui soltanto a sostenere, come ho già detto per altri motivi, o a pretendere un certo comportamento dagli agricoltori in determinati momenti quando manca la loro opera sul territorio dopodiché dimenticarcene completamente. È un'assurdità, non è accettabile una posizione di questo genere.

Anch’io ho un po' di amarezza per l’epilogo che ha avuto questa questione della Centrale laitière perché anch’io avrei preferito e ho sperato per parecchio tempo che la Centrale laitière potesse veramente avere quel ruolo di polmone che andava a bilanciare quello che era il prodotto principe della nostra Regione nel settore lattiero-caseario, che è la fontina, e altri tipi di esigenze in altri momenti.

Non possiamo però dimenticare che questo ruolo in parte l’ha avuto. Quando certi piccoli fornitori, in determinati momenti dell’anno in cui non c’erano più le latterie turnarie e non era ancora pronta la monticazione per l’alpeggio, portavano alla centrale. Il numero dei conferitori non è standard, non è esattamente uguale tutto l’anno anche se non con grandissime variazioni ha ed aveva delle variazioni a secondo della stagione e questo era di conseguenza un aiuto non indifferente a certi piccoli produttori di latte.

Non è il mio intervento diretto a sostenere quello che è stato fatto dalla Giunta o a criticare l’operato della centrale piuttosto che della Giunta e via di questo passo. Quello che voglio dire è che non è accettabile e forse su questo abbiamo delle colpe un po' tutti, la criminalizzazione della Centrale del latte, perché qui si sta dimenticando che almeno fino a poco tempo fa il ripianamento dei debiti della centrale corrispondeva in parte a quello che altre parti del settore lattiero-caseario avevano come aiuto in termini di cooperative.

Non dimentichiamo che la Centrale del latte non poteva accedere a quei contributi perché era una S.p.A. e non una cooperativa; non possiamo dimenticare che, per quanto riguarda l'impiantistica, la centrale deve far fronte all’ammortamento degli impianti che da altre parti non c’è.

Allora per tutta una serie di cose?, pur non volendo a tutti i costi sostenere che la Centrale del latte ha sempre fatto tutto bene, però dire alcune cose e poi asserire il contrario non è assolutamente logico.

Ho sentito un’altra cosa qui oggi da parte di alcuni interventi; si dice all’Assessore che ha fatto bene a privatizzare, ma poi si mettono le mani avanti e allora forse fra non molto tempo, io spero che non avvenga, ma se tutto andrà bene, nessuno parlerà più di questa operazione e nessuno dirà bravo all’Assessore o a chi per esso.

Se dovesse succedere, e mi auguro che ciò non avvenga, che il partner scelto dovesse avere in seguito dei problemi, allora l’Assessore avrà sbagliato tutto. Coloro che hanno consigliato e portato avanti il problema assieme all’Assessore avranno sbagliato tutto, di conseguenza sarà solo colpa dell’Assessore o di chi lo ha aiutato se questa operazione non va avanti.

Chiudo dicendo che con questo tipo di accordo i produttori che, a quanto pare, sono pochi per molti colleghi, i quali si dimenticano di sottolineare quanti litri di latte sono stati raccolti, purtroppo non quelli che si erano a suo tempo preventivati, ma sempre superiori ai 3 milioni di litri, se ne erano preventivati per il 2001 molti di più, anzi devo ammettere che nel 2000 se ne sono raccolti meno che nel 1999, fatto che non depone a favore della centrale, me ne rendo perfettamente conto? però voglio a questo proposito sottolineare un argomento che è stato sollevato dal collega Lattanzi: se questa quantità di latte un domani dai conferitori dovesse essere portata esclusivamente alla produzione di fontina, cosa succederebbe?

Il collega Lattanzi ha affermato che c’è già una sovrapproduzione di fontina; se questo è vero, e devo prenderlo per vero, non ho nessun motivo per non dirlo, anche se ultimamente mi pare che siamo un po' in controtendenza perché quello che è successo tre o quattro anni fa, cioè difficoltà enormi di vendita della produzione della fontina, mi risulta che negli ultimi due anni non si sia più verificato, è successo esattamente il contrario comunque, al di là di questo, se mettiamo sul mercato 40.000 forme di fontina in più, siamo convinti che sarà interessante? Siamo convinti che tutti quelli che oggi hanno fatto certi ragionamenti li rifaranno?

Credo che garantendo all’Assessore il mio appoggio su questa operazione? perché sono convinto che ha fatto tutto quanto era possibile fare in questa situazione, non mi sento assolutamente di condividere certe affermazioni che sono state fatte in quest’aula e mi auguro che per il prossimo futuro anche nei confronti dell’ABIT non ci sia questo atteggiamento di chiusura che purtroppo il settore e anche una parte degli amministratori pubblici hanno avuto nei confronti della Centrale del latte.

PrésidentLa parole au Conseiller Lanièce.

Lanièce (SA)È evidente che la Centrale laitière non deve essere solo uno stabilimento per la raccolta e l’imbottigliamento di latte fresco, ma deve o meglio dovrebbe rappresentare una struttura attrezzata per diversificare la produzione lattiero-casearia, attraverso una diversificazione di prodotti fatta al suo interno, in modo da poter alleggerire il mercato della fontina.

La Centrale deve quindi essere integrata nel sistema agricolo valdostano non solo per quanto riguarda la produzione, ma anche per quanto riguarda la riorganizzazione della rete commerciale distributiva dei prodotti lattiero-caseari.

Da qui l’esigenza, più volte sottolineata in questi anni, in modo particolare dal sottoscritto, dai colleghi Viérin e Lattanzi, di avere a regime una Centrale con un'attività positiva non solo in termini economici, ma anche produttivi, commerciali e distributivi in modo da avere conseguenti ripercussioni positive su tutto il comparto lattiero-caseario.

In questi anni purtroppo abbiamo visto, a seguito anche delle numerose iniziative presentate in Consiglio regionale su tale problematica, come tale situazione economica sia andata sempre più peggiorando, con perdite annue, ultimamente, di oltre 3 miliardi.

Ben venga quindi la decisione di cercare di realizzare un'inversione di tendenza a questa grave situazione finanziaria, che però si ripercuoteva su tutto il comparto, attraverso la privatizzazione della nostra Centrale.

Non voglio entrare in merito sulla scelta dell’azienda operata da Finaosta, ma ciò che mi preme sottolineare è che questa operazione, cioè la cessione totale delle quote azionarie della Centrale all’ABIT, possa e debba permettere il mantenimento della manodopera attualmente esistente e una buona parte dell’indotto valdostano legato alla Centrale, ma soprattutto la difesa del settore lattiero-caseario valdostano ottenibile attraverso il mantenimento del marchio, della sede legale in Valle e attraverso una politica di prezzi pagati ai produttori valdostani finalizzata a far sì che il latte venga remunerato in base ai costi di produzione sostenuti dagli stessi agricoltori, costi che, come ha detto giustamente anche il collega Cottino, tengano in doverosa considerazione le difficoltà e i disagi dovuti a un'agricoltura, come la nostra, di montagna.

Nella delibera che oggi ci apprestiamo a votare non sono allegati questi importanti e indispensabili paletti che sono però stati più volte ribaditi dall’Assessore e dalla Giunta, anche sui mezzi di informazione e in commissione.

Quindi prendendo atto di quanto appena affermato dall’Assessore nella sua illustrazione, mi auguro davvero che con la società ABIT sia stata accordata da parte di Finaosta una reale strategia economico-aziendale all’interno della quale i punti nodali della difesa del settore lattiero caseario-valdostano siano rimasti integri.

Mi riferisco in particolare, anche a costo di ripetermi, alla necessità del mantenimento del marchio della Centrale laitière della Valle d’Aosta, del mantenimento della sede legale e soprattutto della necessità che il pagamento del latte valdostano venga effettuato per questo primo anno in base agli effettivi costi di produzione sostenuti dagli agricoltori, tenendo quindi in considerazione le molteplici difficoltà dei nostri produttori, difficoltà tipiche di un'agricoltura di montagna come la nostra, e che inoltre nella trattativa portata avanti da Finaosta sia stata espressa la necessità per l’ABIT, per gli anni futuri, quindi dal 2002 in poi, di rinegoziare con i produttori stessi condizioni non penalizzanti.

A questo proposito invitiamo, anche se sappiamo che non ce n’è bisogno, l’Assessore, a svolgere un ruolo incisivo, nell’ambito del suo potere di azione, come ha indicato anche il Consigliere Borre.

Insisto molto su questo punto anche perché snaturando questi obiettivi, abbassando quindi il valore della produzione del nostro latte alle logiche di mercato con conseguente pagamento del latte valdostano a un prezzo aziendale, non in linea con la nostra difficile e disagevole realtà, trasformando così brutalmente il senso e il frutto del lavoro dei nostri produttori di latte, correremmo davvero il grave e concreto rischio, alla luce anche delle ultime dichiarazioni da parte di alcuni produttori rese agli organi di informazione, che gli attuali conferitori della Centrale smettano di conferire alla Centrale il loro latte.

Se dovesse accadere ciò, mi auguro di no, ben presto in commercio non ci sarebbe più una sola goccia di latte valdostano.

E allora quali sarebbero le possibili conseguenze? Su questo dobbiamo riflettere.

L’ABIT potrebbe decidere di ridurre drasticamente il personale lavorativo e buona parte dell’indotto valdostano, finora legato all’attività della Centrale, e il marchio della Centrale, inteso come marchio che valorizza il latte valdostano, avrebbe ancora senso di esistere in assenza dello stesso latte valdostano?

Non credo che questi siano gli obiettivi perseguiti da Finaosta nella trattativa con ABIT ma, se così fosse, cioè se questa possibilità nefasta di non aver più del latte prodotto in Valle e conferito alla Centrale dovesse mai un giorno concretizzarsi, allora ci troveremmo di fronte, con conseguenze ulteriori, al venir meno della Centrale come strumento di diversificazione produttiva dell’intero settore lattiero-caseario valdostano, che poi è lo scopo principale per cui è stata realizzata la nuova struttura a Gressan, con grande rammarico di tutti quanti hanno a cuore le problematiche del mondo agricolo valdostano, fra cui annovero senz’altro l’Assessore, per aver perso una possibilità di rilanciare l’intero settore lattiero-caseario attraverso un'apposita riorganizzazione e coinvolgendo tutti i soggetti interessati.

Mi auguro, e ne sono convinto, che queste mie riflessioni ad alta voce, che hanno come unico scopo quello di evidenziare ipotetiche situazioni che potrebbero purtroppo avverarsi, anche se non me lo auguro, e sulle quali occorre avere pronta la risposta da dare o l’azione da intraprendere, vengano tenute in debita considerazione da parte dell’Assessore Perrin, persona molto attenta ai problemi della nostra agricoltura e che lui stesso oggi convenga sulla necessità di tutelare fino in fondo, ove possibile, i produttori di latte valdostano, conferitori della Centrale, tenuto conto che le gravi perdite economiche registrate in questi anni dalla Centrale non sono imputabili, se non in minima parte, come diceva anche il collega Lattanzi, alla scelta di pagare il latte a un prezzo più alto di quello puramente aziendale, ma sono chiaramente ascrivibili a una cattiva e direi superficiale gestione aziendale che si è protratta in questi anni rendendo indispensabile, viste le enormi perdite registrate ultimamente, la scelta di cercare di voltar pagina attraverso la necessaria privatizzazione della Centrale.

Non voglio insistere oltre su questo tema che il sottoscritto e altri colleghi hanno più volte discusso in quest’aula. Voglio però insistere sull'importanza del fatto che la cessione totale delle quote azionarie della Centrale all’ABIT rappresenti veramente una possibilità per la nostra produzione lattiero-casearia di uscire dal tunnel della crisi in cui si trovava da un po' di tempo e non di sprofondarvi una volta per tutte.

Affinché questo ultimo fatto non avvenga, occorre che i principi cardine della nostra disagiata, ma preziosa ed "eroica" agricoltura non escano sconfitti da un accordo salvagente siglato da Finaosta mirante unicamente ad evitare, anche a costo di sacrificare gli sforzi di alcuni nostri produttori di latte, un collasso economico già da molto tempo annunciato.

Tali importanti principi devono invece rappresentare per la nuova e futura Centrale del latte della Valle d’Aosta l’elemento integrante di questa azienda nel sistema agricolo valdostano, sia per quanto riguarda la produzione, sia per quanto attiene la riorganizzazione della rete commerciale e distributiva dei relativi prodotti.

Non si deve dimenticare che il settore lattiero-caseario, così come anche il settore zootecnico, svolge un ruolo strategico per le implicazioni di carattere economico-sociale e che il recupero della competitività di tale comparto potrà realizzarsi solo attraverso una serie di iniziative coordinate e puntuali assunte con il coinvolgimento di tutti i soggetti della filiera, cioè produzione, trasformazione, commercializzazione.

Pertanto confidiamo e speriamo che l’analisi effettuata da Finaosta in merito a questa vicenda, a cui ha fatto affidamento la Giunta, possa rientrare a pieno titolo fra queste iniziative indispensabili per il rilancio del settore lattiero-caseario valdostano anche se concordiamo con l’Assessore quando parla di amarezza nel veder venir meno quel ruolo, affidato alla Centrale, di struttura indispensabile per la diversificazione della produzione lattiero-casearia valdostana.

PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz.

Curtaz (PVA-cU)Volevo intervenire solo in sede di dichiarazione di voto annunciando il nostro voto di astensione sul provvedimento.

Poi il dibattito mi ha fatto venir voglia di fare alcune modeste osservazioni relativamente ad alcuni aspetti che sono stati sfiorati, ma non sufficientemente approfonditi.

Credo che dalla relazione, che definirei corretta, anche se i toni autocritici sono stati moderati, ma lo ritengo anche umano perché poi, come si dice, i successi hanno molti padri, ma gli insuccessi sono orfani, dalla relazione sufficientemente corretta dall’Assessore emerge un dato che è quello del fallimento - uso questo termine in senso politico - dell'esperienza economico-gestionale che oggi porta ad una scelta che può essere condivisa o meno, ma che viene da tutti definita come l’unica possibile per evitare la chiusura dello stabilimento.

Non so di chi siano le responsabilità della situazione che si è venuta a creare ed è peggiorata nel corso degli anni. Credo che, come spesso avviene, ci siano delle responsabilità condivise, collettive. Sarebbe facile trovare un capro espiatorio a cui attribuire la responsabilità totale dell’insuccesso, però a questo proposito una riflessione la voglio fare ed è una riflessione a cui sono stato indotto dall’intervento del collega Borre.

A me sembra che alla fine quello che è mancato in questa esperienza è di non aver saputo valorizzare il nostro prodotto o la qualità del nostro prodotto, in modo da farlo diventare maggiormente commerciale ed appetibile anche per un mercato di nicchia.

Spesso utilizziamo lo slogan della qualità del nostro prodotto agricolo; ecco in questo caso l’obiettivo della qualità è stato mancato perché sono convinto, come accennava il Consigliere Borre, che per un latte biologico, oppure di qualità superiore, il consumatore è disposto a pagare un prezzo superiore.

Quindi non mi preoccupano tanto le 100 o le 150 lire che si pagano di più al produttore; mi preoccupa enormemente che il latte da noi prodotto non siamo in grado di venderlo a 2-3-400 lire in più al consumatore perché oggi il consumatore di capacità economiche medie, se ha le garanzie, sceglie con convinzione un latte biologico, un latte di qualità migliore che costa più di un latte normale.

Questa è la grossa scommessa che si è persa. Evidentemente, se non si è riusciti ad imporre un prezzo superiore al mercato, è segno che il nostro latte non aveva caratteristiche di qualità migliori del latte standard, di quello che viene commercializzato. Questa è la sfida.

Attenzione perché viviamo un’epoca in cui, per fortuna io dico, non è più sufficiente l’etichetta perché se scopro che il latte della centrale è uguale al Granarolo, al Parmalat o all’ABIT, prendo quello che costa meno.

Ma se sono convinto che il latte della centrale, al di là dell’etichetta, ha una qualità migliore, come consumatore posso orientarmi ad utilizzare un prodotto di qualità.

Questa è una prima riflessione che volevo porre all’attenzione dei colleghi, una seconda riflessione invece mi viene suggerita da una delle poche frasi autocritiche detta con ironia dall’Assessore quando ha accennato a una bella e moderna struttura che ha paragonato a un abito da festa utilizzato per un qualsiasi giorno lavorativo. Non so quanto è costata la struttura di Gressan, ho sentito qualcuno che ha parlato di 20 miliardi, se non è proprio la cifra giusta, costa molto di meno? Se Cottino me lo può suggerire, così vado avanti? lo dico veramente ?

(interruzione del Consigliere Cottino, fuori microfono)

? va bene, allora sarà costata poco più della metà e quindi chi prima ha utilizzato questo dato, lo ha utilizzato erroneamente. Sarà costata circa 13 miliardi, ma questo non è importante per il ragionamento.

Oggi utilizzeremo una struttura costata 10-13 o 20 miliardi, finora sotto utilizzata, mi sembra che sia un dato di esperienza per chiunque abbia messo piede nella struttura, facendo pagare un canone di locazione di 200 milioni all’anno. Questo vuol dire che per il solo ritorno del capitale dovranno passare 50-60-70 anni di locazione, ma non è solo questo il ragionamento economico che va fatto su quella struttura.

Va detto che quella struttura è il secondo fallimento altrettanto grave rispetto a quello economico-gestionale, è una mega struttura, è il frutto del gigantismo degli anni ’80 e oggi con quegli errori dobbiamo convivere. Erano gli errori delle centrali del latte, erano gli errori dei palazzetti dello sport, erano le olimpiadi, erano Super Phoenix, ecc. Non starò a dire chi era Presidente della Giunta.

Credo che questo paradosso e questa attenzione al discorso costi/benefici anche per quanto riguarda le strutture debbano essere motivo di riflessione.

Oggi su questa operazione il nostro voto sarà di astensione; può darsi che la privatizzazione sia una scelta obbligata, non abbiamo elementi di giudizio, perché nessuno ce li ha forniti, sul compratore, sull’ABIT. È una scelta che non facciamo noi, è una scelta che ha fatto la Giunta quella di scegliere il compratore, quindi la Giunta si prenderà la responsabilità politica di questa scelta e se mi succederà - mi auguro di no - di criticare l’Assessore nel futuro per questa scelta, spero che non si dica che è anche per colpa nostra.

PrésidentLe débat est clos.

La parole à l’Assesseur à l’agriculture et aux ressources naturelles, Perrin.

Perrin (UV)Alcune brevi considerazioni.

Innanzitutto ringrazio tutti gli intervenuti nel dibattito. Prendo atto che il fatto di essere arrivati a una privatizzazione della Centrale laitière è in qualche modo, anche se con toni diversi, condivisa da tutti i Consiglieri che sono intervenuti. Io l’ho definita un atto dovuto, e non è che sia contro la privatizzazione come principio. Avrei preferito altre soluzioni; ma nel punto cui siamo giunti non c’erano a nostro avviso altre scelte, quindi questa privatizzazione ben venga, anche perché ha dei contenuti, non è una privatizzazione tout court.

È una privatizzazione che, tenuto conto delle condizioni politiche che la Giunta ha posto, ha scelto una società cooperativa, che questo lo ripeto, per sua natura è molto vicina al nostro modo di concepire la gestione delle nostre produzioni.

Una scelta politica operata sulla base di un’analisi economica, chiaramente non fatta direttamente dalla Giunta, ma fatta da persone esperte.

Ci siamo affidati a Finaosta e agli uomini di Finaosta, che hanno analizzato a fondo questa proposta (io non sarei in grado di fare un'analisi economica della situazione ABIT), quindi noi prendiamo atto di questa proposta. È chiaro che la nostra scelta politica è stata quella di dare fiducia e quindi di recepire l'analisi che Finaosta ha fatto per noi.

Alcune considerazioni sul ruolo della centrale, che condivido, sono state fatte un po' da tutti i consiglieri, in modo particolare da Consiglieri che sono stati anche attori della gestione Finaosta o conferitori o trasportatori, comunque che hanno conosciuto questa realtà.

Non possiamo oggi dire che Centrale laitière non abbia svolto un suo ruolo nel mondo produttivo valdostano; sappiamo che ha svolto un suo ruolo specifico, particolare, che è servito nell’insieme dello sviluppo del nostro settore, con quei difetti che tutti hanno riconosciuto, cioè una gestione di natura pubblica che probabilmente ha sempre coperto anche delle carenze che avrebbero potuto trovare soluzioni diverse e fra queste proprio la mancanza di partecipazione dei produttori, messo in evidenza oggi un po' da tutti .

Sui produttori credo che due considerazioni si debbano fare.

La prima è sulle proposte avanzate dai produttori, direi avanzate per conto dei produttori e non dai produttori perché non è la stessa cosa.

Non è vero che queste proposte non sono state prese in considerazione, ci sono stati anche dei tempi, degli approcci e tutta una corrispondenza che è stata scambiata fra Finaosta e chi aveva proposto questa soluzione, la Coopagrival tanto per intendersi, ed effettivamente non è pervenuta a Finaosta una proposta operativa precisa per poter essere presa in considerazione e quindi comparata ad altre proposte che sono state fatte.

Questa è la situazione.

I produttori chiaramente sono stati garantiti innanzitutto sulla possibilità di conferire, mi sembra normale; questa è una delle condizioni che è stata posta. ABIT ha proposto, per i produttori, una possibilità di organizzarsi e quindi di essere partecipi della gestione di Centrale laitière, anche direttamente alla gestione, entrando cioè nel futuro consiglio di amministrazione di ABIT. Questa è un'ipotesi proposta da ABIT, quindi un'apertura verso il mondo dei produttori.

Noi abbiamo garantito che gli accordi presi non saranno disattesi, chiaramente accordi che andranno a scadere; fra questi c’è anche l’accordo sul prezzo del latte, quindi c’è la garanzia di questa fase di transizione, fase di transizione che può servire ai produttori per organizzarsi e per entrare in questo nuovo rapporto, che è diverso, perché si tratta di un rapporto privatistico, con ABIT; questo i produttori chiaramente lo devono capire.

Quindi non sono stati esclusi i produttori senza contare che in tutta questa lunga fase di approcci e di trattative ho sempre informato le associazioni su cosa stava succedendo sulla questione "Centrale laitière".

Per concludere possiamo anche farci delle critiche, le abbiamo anche fatte, non siamo venuti qui con un tono trionfalistico dicendo che abbiamo risolto il problema "centrale", anche se in questo momento è un problema che è risolto bene, però non usiamo toni trionfalistici. Sappiamo che la centrale avrebbe potuto senz’altro fare dei prodotti di qualità, vendere meglio il proprio prodotto.

Per quanto concerne la costruzione della struttura, c’erano state delle scelte precise, c’erano state delle analisi economiche, c’era stata una proposta di rilancio della centrale proprio per darle questa funzione di polmone che poi tutti hanno riconosciuto essere valida nel settore lattiero-caseario.

Quindi ritengo, a conclusione di questa mia breve replica, che questa è una scelta in questo momento positiva.

Ripeto, sono moderatamente soddisfatto di questa scelta.

Ritengo, e lo ripeto, che la nuova società che si insedierà in centrale abbia tutte le caratteristiche per potersi integrare bene nel nostro mondo produttivo e nel settore lattiero-caseario.

PrésidentLa parole au Vice-président Lattanzi pour explication de vote.

Lattanzi (FI)Per dichiarare il nostro voto di astensione per le motivazioni già dette prima: assoluta condivisione della strategia di privatizzazione, però anche impossibilità, visto che l’ente che ha scelto il partner è Finaosta, un ente fiduciario della Giunta, di esprimere fiducia ad un ente che non abbiamo concorso a nominare. Speriamo che Finaosta abbia fatto, negli interessi della Giunta, l’interesse della centrale e solo il mercato lo potrà dire.

Voglio ancora ribadire, perché ho percepito che c’è il malessere nel dover ammettere la privatizzazione, che riteniamo la privatizzazione un fattore positivo per i produttivi "in primis" e per il prodotto valdostano.

Certo che ci sono dei rischi. C’è il rischio che l’ABIT, acquisito il portafoglio, come citava qualche giornale, possa usufruire del marchio Valle d’Aosta per riempire le bottiglie valdostane di latte piemontese, soprattutto, si diceva, nei periodi estivi.

Ci sarà anche quello, ma non c’è dubbio che chi oggi è dotato di una rete di commercializzazione e di una gamma di prodotti più ampia può favorire i processi di vendita anche del prodotto di più alta qualità.

Ancora una parola su questo concetto di qualità. Il Consigliere Curtaz bene diceva, fra il fallimento politico di questa operazione e gestione pubblica della centrale c’è stata sicuramente una scarsa, da parte del gestore pubblico, valorizzazione della qualità del latte valdostano perché al di là che ci sia o non ci sia, e non abbiamo dubbi che questo sia qualitativamente migliore sotto l’aspetto organolettico, il consumatore questa qualità non l’ha percepita.

Gli stessi Valdostani in maggioranza non consumano latte della centrale perché hanno la sensazione di avere migliore qualità, più igiene e più attenzione sanitaria da altri marchi che magari vendono dotazioni, impiantistiche, tecnologie, vendono un'immagine di apparente o anche sostanziale qualità.

Quindi c’è un’analisi da fare sotto questo aspetto, però voglio ribadire che la privatizzazione, al di là dell’atto dovuto, dell’unica via obbligata che tutti abbiamo sollecitato, riteniamo possa essere veramente l’unica positiva strategia per chi, Valdostano, produce il latte in montagna con tutte le difficoltà che diciamo e possa trovare in quella struttura, oggi ampliata, più presente sul mercato e sul territorio e con maggiori gamme di prodotti una maggiore collocazione del proprio prodotto o materia prima.

Perché questo avvenga è necessario che i conferitori valdostani partecipino a quel processo e quindi anche noi non possiamo che fare l’invito ai 21 produttori valdostani di continuare a conferire il loro latte, di partecipare al consiglio di amministrazione, di poter qualificare e diversificare il loro prodotto rispetto all’offerta ABIT generale, però ribadisco che è una convinzione in termini di strategie che è frutto di decine di esempi di dove il pubblico non ha funzione e il privato comunque funzionerà.

Poi sarà libera scelta dei produttori, dei conferitori, di portare il loro latte ad ABIT a 640 lire piuttosto che vendere alla cooperativa delle fontine a 1.000 lire.

Se lo faranno, avranno i loro buoni motivi, ci sarà un impatto sulla produzione delle fontine, ha ragione Cottino, chiediamoci cosa succederà al mercato della fontina se ci saranno 40.000 forme in più.

Sono tutti risvolti di un libero mercato e dobbiamo oggi sapere, in questa evoluzione di mercato globale, che come Valdostani, e parlo del settore agricolo che è quello più delicato rispetto a quello turistico magari, abbiamo la necessità di entrare in una nuova forma per stare sul mercato e qui le situazioni sono due: sicuramente valorizzare il prodotto valdostano, ma anche, in una politica di devolution, appropriarci delle competenze, le uniche vere competenze che possono dare all’Amministrazione regionale la possibilità di controllare, di gestire questi processi di incentivazione.

Faccio l’esempio concreto delle tasse perché, mentre oggi usciamo da un periodo ormai quarantennale di aiuti all’agricoltura, con interventi in termini di valore aggiunto, diamo i soldi per il mantenimento del verde, diamo i soldi per il mantenimento di un certo modo di lavorare, diamo i soldi per sostenere il prezzo del latte? dobbiamo entrare in un’altra ottica che è quella di appropriarci delle competenze fiscali in Regione e qui la devolution dallo Stato nazionale perché la Regione possa determinare fasce di aliquote diverse a seconda dei settori e, mentre un settore produttivo può permettersi di pagare il 20, il 30, il 40, il 50 percento di tasse sull’imponibile, altri settori, come ad esempio l’agricoltura in Valle d’Aosta e non in "Padania" hanno necessità di avere aliquote fiscali e incentivi fiscali diversi.

Credo che l’Amministrazione regionale debba entrare in una nuova ottica, non quella del sostentamento dell’agricoltura, ma quella dell'incentivazione all’agricoltura di montagna per un'agricoltura di qualità e questo non può che avvenire acquisendo le competenze in materia fiscale. L’Assessore alle finanze mi comprende perfettamente.

In questo processo, non è per fare campagna elettorale, è evidente che i programmi futuri di chi amministrerà a Roma sono diversi, fra chi propone abbattimenti fiscali e incentivazioni all'economia e chi propone il mantenimento dello status quo tentando di amministrare quello che non è più amministrabile. Dobbiamo uscire dall’ottica dell’assistenzialismo in Valle d’Aosta, ma dobbiamo creare le condizioni alternative e l’unica condizione alternativa è l’incentivazione ai vari settori e per fare questo abbiamo bisogno di competenze in materia fiscale in Regione.

La prima competenza è l’IRAP, ma non la determiniamo noi perché in realtà abbiamo la tassa regionale, ma la determina lo Stato e abbiamo pochissima possibilità di dire, ad esempio, agli agricoltori che da domani mattina l’IRAP non la pagheranno più. Per cui, anche se pagano 640 lire il latte non è un problema, perché non hanno più l’IRAP da pagare.

Questo non lo possiamo fare perché abbiamo un modello di Stato che non concede la devolution, abbiamo un modello di Stato che è centralizzante e persino la Valle d’Aosta, che è fra le regioni autonome con più competenze, non ha le competenze fiscali. Speriamo di poterlo fare dopo il 13 maggio?

(interruzione di un consigliere, fuori microfono)

? la vera festa della liberazione, ha ragione.

Quindi ribadisco convinto il sostegno alla privatizzazione, non solo perché è il male necessario, ma perché è l’unico vantaggio reale che può avere quella azienda di produrre in più larga scala, con economie di scala e con commercializzazione di scala, il prodotto anche valdostano.

Certo dobbiamo metterci in condizioni diverse con i nostri produttori, su questo non c’è dubbio.

Ripeto che anche sul discorso fontina prima o poi ci dovremo arrivare perché oggi la fontina vive di un sovrapprezzo del latte che è determinato dalla qualità del prodotto che trova un prezzo maggiore rispetto al mercato e finché si promuove la qualità la fontina andrà bene e permetterà di pagare il latte 1.000 lire anziché 640 ma, nel momento in cui avremo delle sovrapproduzioni come ci sono state qualche anno fa che inducevano qualcuno a surgelare le fontine nei magazzini, il pagare in più il latte non era più possibile perché era il mercato che lo determinava?

Allora dobbiamo avere le due leve: quella di incentivare e quella di valorizzare.

Ribadiamo la nostra astensione assumendo una chiara posizione di favore per la privatizzazione, ma non la possiamo sostenere fino in fondo perché l’organo tecnico che ha valutato ABIT non è un organo tecnico di fiducia nostra, ma della Giunta.

PrésidentJe soumets au vote la ratification de la délibération:

Conseillers présents: 31

Votants: 27

Pour: 27

Abstentions: 4 (Beneforti, Curtaz, Lattanzi, Squarzino Secondina)

Le Conseil approuve.