Resoconto integrale del dibattito dell'aula

Oggetto del Consiglio n. 1427 del 22 giugno 2000 - Resoconto

OGGETTO N. 1427/XI Reiezione del disegno di legge: "Disciplina e validità dell'esame di Stato superato in Valle d'Aosta ai fini dell'accertamento della conoscenza della lingua francese".

Articolo 1 (Tipologia e modalità di svolgimento della prova scritta di lingua francese)

1. La prova di lingua francese, avente per finalità l'accertamento della conoscenza della lingua francese, si svolge il primo giorno utile successivo a quella della terza prova; essa consiste nella produzione di uno scritto scelto dal candidato tra più proposte di varie tipologie, individuate, anche in relazione agli indirizzi di studio, con provvedimento dell'Assessorato regionale competente in materia di istruzione, da emanarsi entro il mese di agosto di ogni anno scolastico.

2. I testi delle proposte sono scelti dall'Assessore regionale competente in materia di istruzione, sulla base dei programmi effettivamente svolti, tenendo conto delle indicazioni fornite da una Commissione tecnica di docenti; e contengono l'indicazione dei tempi massimi e delle modalità per il loro svolgimento.

Articolo 2 (Candidati provenienti da altre Regioni)

1. I candidati provenienti da istituti situati al di fuori del territorio regionale e che si iscrivono per la prima volta alle ultime due classi di un corso di studi in Valle d'Aosta, fermo restando l'obbligo per gli stessi di frequentare le ore di lezione di francese, possono decidere se svolgere o meno la quarta prova scritta di lingua francese.

Articolo 3 (Certificazione)

1. Il diploma rilasciato in esito al superamento dell'esame di Stato svolto in Valle d'Aosta riporta, oltre agli elementi di cui all'articolo 13 del D.P.R. 23 luglio 1998, n. 323 (Regolamento recante disciplina degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studi di istruzione secondaria superiore, a norma dell'articolo 1 della legge 10 dicembre 1997, n. 425), la dicitura "comprensivo della prova scritta di accertamento della conoscenza della lingua francese".

2. Per coloro che si avvalgono della facoltà di cui all'articolo 2 e decidono di non sostenere la quarta prova scritta di francese, la certificazione è rilasciata ai sensi dell'articolo 13 del D.P.R. 323/1998.

Articolo 4 (Utilizzo del diploma per l'accesso all'impiego)

1. Chi ha superato l'esame di Stato in Valle d'Aosta, salvo i casi di cui all'articolo 3, comma 2, è esonerato dalle prove di accertamento della piena conoscenza della lingua francese, previste dalle normative vigenti, per l'accesso alle qualifiche funzionali, docenti ed educative, per le quali sono richiesti un diploma di laurea, un diploma universitario, un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o un titolo di studio inferiore.

2. La disposizione di cui al comma 1 sostituisce le norme regionali attualmente in vigore relative all'accertamento della conoscenza e della piena conoscenza della lingua francese.

PrésidentCollègues Conseillers, conformément à ce qui a été établi tout à l'heure lors de la votation sur la motion d'ordre, je confirme que nous procéderons en renvoyant à la prochaine réunion du Conseil les points numéros 33, 34, 35 et 37 à l'ordre du jour, et qu'il nous appartient maintenant de procéder à l'examen du point n° 36.

Avant de donner la parole au rapporteur, un court rapport concernant la procédure suivie jusqu'à présent. Pour ce qui concerne ce projet de loi d'initiative populaire contenu dans l'acte en question, je n'y reviendrai pas. Je me permets de rappeler que ce Conseil se doit de prendre une décision définitive sur les propositions de loi d'initiative populaire dans un délai d'une année, à compter de la date de dépôt de ces propositions à la Présidence du Conseil, à savoir pour le cas en examen à la date du 30 juin de l'an 2000.

Nous n'avons point reçu d'avis de la part de la Vème Commission du Conseil.

La parole au rapporteur, le Conseiller Rini.

Rini (UV)Vista l'ora, mi limiterò a fare un intervento brevissimo.

Prima di tutto vorrei spiegare l'iter di questo disegno di legge ed i motivi per i quali la V Commissione non ha dato il parere.

Come tutti sappiamo, il disegno di legge è stato presentato alla Presidenza del Consiglio in data 30 giugno 1999; il 12 gennaio 2000 il Consiglio regionale, accertando la regolarità della presentazione, lo ha sottoposto all'esame della Giunta e della V Commissione consiliare.

Il 27 gennaio 2000 nessun componente della V Commissione ha accettato né si è proposto quale relatore. Ancora il 3 febbraio, nessuno si è fatto avanti, quindi il sottoscritto per non bloccare l'iter, pur non condividendo a titolo personale il disegno di legge, si proponeva come relatore. In quell'occasione la commissione ha deciso di discutere in merito al disegno di legge, solo dopo che il referendum abrogativo della legge regionale n. 52/98 sia stato effettuato.

Il 10 maggio il disegno di legge approda in Consiglio, che lo rinvia in V Commissione, prevedendo che lo stesso sia discusso in quest'aula in data odierna.

Il 18 maggio la V Commissione all'unanimità concorda nuovamente di affrontare il problema dopo lo svolgimento del referendum.

Oggi, come già concordato, anche per rispettare il comma 4 dell'articolo 35 del Regolamento interno, questo Consiglio deve prendere una decisione definitiva che, come d'altronde è già evidenziato nella relazione accompagnatoria al disegno di legge, non può che consistere in una votazione sul disegno di legge di cui trattasi.

Comme tout le monde se rappelle, lors de l'approbation de la loi régionale n° 52/98, nous nous sommes engagés à établir les modalités de validation de l'attestation délivrée lors des examens d'Etat, aux fins de l'accès aux emplois, dans un délai de 12 mois suivant l'entrée en vigueur de la même loi. Après seulement neuf mois, suite à toute une série de négociations avec les organisations syndicales des personnels de la fonction publique et de l'enseignement, avec la satisfaction de tous et même de presque tous les étudiants, on a décidé "la spendibilità" du titre d'étude dans les faits presque totale.

Il est à notre connaissance le manque d'une série de dispositions portant sur le domaine de la santé. L'engagement du Gouvernement valdôtain à cet égard est de résoudre le problème dans le plus court délai de temps.

Donc, comme il était - à mon avis et selon la plupart des Valdôtains - inutile, instrumental et sans aucun sens la votation de ce référendum, j'estime autant inutile et insensé voter cette proposition de loi, du fait que la possibilité pour les étudiants, qui ont passé l'examen de maturité, d'accéder aux emplois publics sans devoir soutenir d'ultérieurs examens de connaissance de la langue française est déjà réelle.

J'ajoute que ceux qui soutenaient le référendum, disaient d'une façon mensongère que s'ils gagnaient le "oui", le Conseil de la Vallée était obligé de revoir la législation en la matière. Nous connaissons tous le résultat du référendum: les Valdôtains ont démontré d'avoir compris son caractère instrumental, en nous donnant en même temps une indication très claire, c'est-à-dire maintenir la loi n° 52/98 telle qu'elle est.

PrésidentLa discussion générale est ouverte.

La parole au Conseiller Frassy.

Frassy (FI)Obiettivamente pensavamo che l'argomento appassionasse di più il Consiglio e le forze politiche, anche perché questo argomento è stato oggetto di riflessioni, di anticipazioni durante la recente campagna referendaria.

Per l'ennesima volta ci troviamo a discutere in quest'aula del francese e della maturità bilingue.

Questo disegno di legge ha sicuramente dei limiti, ma anche dei pregi dal nostro punto di vista. È un disegno di legge che può portare a superare le incongruenze che abbiamo riscontrato nella legge regionale n. 52 e può portarci a superare anche la beffa del referendum.

Referendum che ha avuto un esito a noi tutti noto e che ha visto un ampio fronte di forze politiche che, con motivazioni diverse, sostenevano le ragioni che quel referendum fosse stato stravolto rispetto al quesito originario.

Sostenevamo che quel referendum, essendo stato stravolto in quelle che erano le sue fondamenta originarie, non meritasse più il voto, in quanto paradossalmente avrebbe portato ad un risultato completamente diverso.

Altre forze politiche di maggioranza, e penso soprattutto a "Fédération", hanno affermato nel corso della campagna referendaria una particolare sensibilità verso la necessaria evoluzione e conseguente completamento della legge n. 52/98, sostenendo che si sarebbero battuti nel corso di legislatura per intervenire ad ampliare la spendibilità. Mi auguro di poter sentire in aula il completamento di quello che era un ragionamento comiziale, anche perché i ragionamenti fatti in piazza dovrebbero poi avere un riscontro a livello istituzionale.

Allora noi, pur non essendo sicuramente convinti che questa sia la scelta migliore, ma stando così le cose e dovendo "obtorto collo" prendere atto che la quarta prova in questo momento per quella che è la situazione normativa nazionale è un dato di fatto per la realtà valdostana, riteniamo che la spendibilità debba essere totale senza alcun limite, senza alcun compromesso e soprattutto senza alcuna finzione.

Perché è vero, Presidente, che qualcuno dai banchi della maggioranza o della Giunta potrà replicare che nei fatti la spendibilità ormai è quasi totale, perché al di là della legge n. 52 ci sono state altre norme adottate successivamente da questo Consiglio, le quali consentono con 40 ore di conseguire quell'attestato di conoscenza della lingua francese anche per i posti che richiedono la laurea per accedere al pubblico impiego.

Ma è proprio l'ipocrisia di questo percorso che contestiamo! Mi chiedo come si fa a pensare che, dopo aver fatto tutto il corso scolastico - cinque anni di elementari, tre anni di medie, cinque anni di superiori e una maturità con una prova specifica di francese - si sia in grado di sapere o di non sapere il francese in base alle 40 ore supplementari. Dopo un percorso scolastico di ben 13 anni, concluso con una prova d'esame finale in lingua francese, avete la convinzione che siano necessarie ancora 40 ore?

Ma io vorrei capire e vorrei che mi spiegasse qualche linguista quali possono essere i meccanismi di apprendimento della psiche umana, che fanno sì che 40 ore riescano a sanare e ad aprire gli orizzonti di ciò che 13 anni di istruzione non sono riusciti a completare!

Riteniamo che questa sia un'ipocrisia bella e buona, e a fronte di un'ipocrisia bella e buona, che riteniamo non porti nulla in più alla funzionalità dell'Amministrazione, alla capacità del candidato all'assunzione da parte della pubblica amministrazione, riteniamo che vada fatta chiarezza.

E la chiarezza può essere fatta anche in altre maniere, però deve essere fatta, e vorremmo capire, se non sarà fatta votando favorevolmente su questo disegno di legge di iniziativa popolare, con quali tempi, con quali ipotesi, con quali percorsi questa maggioranza intende progredire nella piena spendibilità della maturità di Stato conseguita in Valle d'Aosta.

Ora, il fatto che l'ora sia tarda non è sicuramente un argomento significativo per liquidare un tema, sul quale la popolazione valdostana ha partecipato in maniera appassionata più di quanto non abbia fatto su molti altri argomenti.

Si sostiene spesso che la politica è distante dalla società civile, si sostiene spesso che la società civile non partecipa a quelle che sono le problematiche istituzionali; mi sembra che paradossalmente in questo caso siano le istituzioni che stanno prendendo le distanze dalle esigenze e dalle istanze della società civile.

Di conseguenza il nostro gruppo, a fronte di questo disegno di legge di iniziativa popolare, ritiene di dover esprimere, stando così le cose, un giudizio positivo, anche perché ad oggi è l'unico tentativo per poter superare le incongruenze della legge n. 52 e di tutto ciò che è stato costruito attorno ai percorsi formativi, nati successivamente alla legge n. 52 per cercare di giustificare l'insostenibile.

PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.

Cottino (UV)Compte tenu que l'heure n'est pas la plus favorable pour avoir la lucidité suffisante et surtout pour abuser de la patiente des collègues, je suis quand même obligé de faire des réflexions en toute vitesse.

Avant tout, la loi dont on discute maintenant a fait partie de la campagne référendaire, mais le résultat du référendum a été clair. Si d'un côté il est vrai qu'il faut tenir compte de tous ceux qui ont répondu favorablement au référendum, de l'autre côté il est nécessaire de tenir compte qu'il y a environ 80 pour cent de personnes qui avec l'abstention ont dit "non", mais à quoi? Ils ont dit "non" à la "spendibilità totale"?

(vivaci proteste da parte dei Consiglieri di Forza Italia)

? si les collègues de Forza Italia ont fini, je voudrais continuer pour terminer en toute vitesse.

Ils se sont abstenus car ils ont retenu d'un côté l'inutilité du référendum; mais de l'autre côté le sens de l'abstention de la part de l'Union Valdôtaine avait au moins deux motivations. La première, en effet la question référendaire n'était plus la même que celle qui avait été posée au moment où on a recueilli les signatures. La deuxième c'était la validité de la loi n° 52, car je suis convaincu que si la question référendaire était la même pour laquelle on a recueilli les signatures, probablement l'Union Valdôtaine aurait fait la bataille et aurait fait la bataille pour le "non", parce que là il y aurait eu une motivation. En effet, l'Union Valdôtaine a toujours affirmé la validité de la loi n° 52, loi qui est en contraste avec la loi dont on discute, et donc nous ne pouvons pas être d'accord sur le sens de cette loi.

Après la loi n° 52 ce Conseil a pris des engagements, qu'il a portés de l'avant. Il ne manque que quelques petits morceaux, dont on a pris l'engagement et on les fera dans un délai de temps assez bref.

Je profite de l'intervention pour dire que sûrement nous ne voterons pas à faveur de cette loi, mais notre attitude sera d'abstention.

Si dà atto che, dalle ore 1,40, presiede il Vicepresidente La Torre.

PresidenteLa parola al Consigliere Fiou.

Fiou (GV-DS-PSE)Vorrei iniziare riconoscendo a questa proposta di legge perlomeno un significato simbolico.

Nata nel clima teso dello scontro sulla legge relativa al nuovo esame di maturità, ha di fatto assunto il ruolo di strumento complementare alla proposta di referendum e perciò non poteva che essere fortemente caratterizzata per una funzione di mobilitazione popolare e quindi proporre a questo fine messaggi molto diretti e soluzioni anche un po' radicali sulla spendibilità.

Senza negarne il ruolo positivo di sollecitare risposte al disagio che si era espresso qui davanti, nelle piazze, nella comunità riguardo alle contraddizioni aperte dal modo con cui si verifica la conoscenza preliminare del francese per l'accesso ai posti di lavoro del pubblico impiego, proprio la schematicità e la radicalità della proposta finiscono per renderne poco credibile l'applicabilità concreta.

Queste riflessioni le faccio dando per acquisite le affermazioni fatte da alcuni proponenti, secondo cui questa iniziativa non nasconde qualsiasi volontà di mettere in discussione il ruolo e il significato del francese in Valle d'Aosta. Metto da parte perciò ogni dubbio in proposito e affronto il merito della proposta di legge per la sua valenza operativa.

Chiedere la spendibilità totale del titolo di maturità vuol dire allargare a tutti i laureati, candidati ad un posto di pubblico impiego, l'esonero dalla prova di francese, non facendo nessuna distinzione fra chi farà il medico o l'ingegnere, chi farà il direttore della Biblioteca regionale, il responsabile dell'Ufficio legislativo (che deve scrivere le leggi in francese) o professionalità simili, non facendo nessuna distinzione fra chi deve garantire quella che io definisco "comunicazione francofona" a chi accede ai servizi e alla vita pubblica, e chi deve invece garantire una conoscenza del francese a livello professionale.

Non farsi carico di questa differenza vuol dire mettere in discussione l'attuale organizzazione bilingue della vita pubblica, che mi pare non fosse negli obiettivi dei proponenti del disegno di legge.

Per questo motivo la schematicità della legge ne mette in discussione la praticabilità concreta. Non solo, la semplificazione della proposta lascia irrisolti altri problemi sulla spendibilità che varrebbe la pena di affrontare in un unico contesto, come la spendibilità del vecchio titolo di maturità, ovviamente con la limitazione a chi abbia frequentato in Valle d'Aosta almeno tutto il ciclo della scuola media superiore, visto che con la normativa in vigore fino al 1998 studenti trasferiti in Valle d'Aosta nell'ultimo anno scolastico potevano accedere all'esame di maturità avendo imparato poco o nulla di francese.

Quindi, la questione degli esoneri della prova preliminare di francese, che valorizzi i percorsi scolastici compiuti in Valle d'Aosta con significativi investimenti di risorse da parte dell'Amministrazione e di altrettanto significativi investimenti di impegno da parte degli studenti, è una questione che merita un'attenzione e soluzioni commisurate alla sua complessità.

Infine, se una politica accorta degli esoneri attraverso un'auspicabile valorizzazione dei percorsi scolastici compiuti in Valle può mitigare le contraddizioni che si sono verificate nell'applicazione delle norme relative alla verifica della conoscenza del francese, gli stessi esoneri non bastano a superare del tutto le contraddizioni. Infatti è la stessa configurazione di barriera preliminare della prova di francese che crea le contraddizioni, perché entra in conflitto con il fondamentale diritto al posto di lavoro, quando uno ha i requisiti di professionalità per accedervi. Crea inoltre problemi all'Amministrazione quando ricerca professioni indispensabili per il funzionamento di settori importanti, vedi sanità.

L'introduzione, accanto all'esame, dell'alternativa di corsi obbligatori organizzati dall'Amministrazione potrebbe essere un'ipotesi risolutiva ed anche qualificante, pensando a certi esami condotti in condizioni di tensione per la mancanza di professionalità indispensabili.

Concludo velocemente, sperando di aver comunicato uno stimolo da una parte a non sottovalutare la questione del francese né sul piano della complessità del problema, né sul piano delle contraddizioni che gli attuali meccanismi ancora mettono in moto. Quindi l'invito che mi permetto modestamente di fare è di tentare di uscire dalle contrapposizioni schematiche e ideologiche che hanno caratterizzato tutta questa fase referendaria, per iniziare un confronto nel merito vero delle questioni da risolvere, che vuol dire approfondire i temi veramente per la complessità, per la profondità che richiedono.

Per quanto ho detto in merito al disegno di legge, sullo stesso noi ci asterremo.

PresidenteLa parola al Consigliere Marguerettaz.

Marguerettaz (Aut)La prima considerazione che vorrei fare è che il dibattito sul disegno di legge di iniziativa popolare mi ricorda un po', e nessuno si offenda, il dibattito che sta avvenendo all'interno della "Commissione Nicco".

Vale a dire, questo dibattito in quest'aula è un po' monco, manca fra di noi una forza politica, forse quella che più di ogni altra - non voglio togliere niente al lavoro svolto da Forza Italia - e comunque quella che al pari di altre si è impegnata per la raccolta di firme a sostegno di questa legge di iniziativa popolare.

E la cosa non può non essere sottolineata, anche perché vorrei fare un'osservazione, che mi auguro non passi per sentimentale, ma credo che sia la prima volta che il Consiglio regionale si trova a discutere una proposta di legge di iniziativa popolare e se non altro per questa motivazione una qualsiasi proposta di legge, che è sottoscritta da un numero di firme sufficiente quali quelle previste dalla legge, in questo caso credo fossero ampiamente superate, merita al di là dei contenuti della proposta stessa un'attenzione particolare da parte delle forze politiche presenti in Consiglio.

E questo perché la procedura la conosciamo tutti: questi cittadini hanno un'idea, ripeto, qualsiasi essa sia, e non essendo gli interlocutori diretti per la stessa impostazione delle istituzioni democratiche, la pongono all'attenzione delle forze politiche che siedono in quest'aula.

Ecco perché capisco le motivazioni dei colleghi di Valle d'Aosta dell'Ulivo; devo confessare che per un momento ho pensato anch'io di avere lo stesso atteggiamento, perché mi sembra che in questo passaggio storico per i motivi che poco fa enunciavo, trovarsi alle due del mattino a discutere di questa proposta con aggettivi che ho sentito più volte ritornare: "brevemente data l'ora", "velocemente", "in sintesi", mi sembra veramente non consono alla portata istituzionale di una proposta di questo genere.

Fatta questa breve premessa, vorrei dire alcune cose che mi sono state sollecitate dall'ascolto degli interventi di chi mi ha preceduto, in particolare dal collega Cottino. Lo dico con tutta l'amabilità di cui sono capace, non voglio assolutamente farne una questione personale, ma politica. Cottino, non possiamo fare il gioco delle tre carte, invece mi è sembrato che dal tuo intervento questo fosse evidente!

Veniamo freschi freschi da un esito referendario, nel quale la tua come la mia forza politica hanno sostenuto una proposta comune ai propri elettori, che consisteva nell'astensione per lo svuotamento e quindi il non senso di questo referendum, ma nel corso del dibattito del referendum sia nella tua che nella mia forza politica abbiamo sempre sostenuto che questo referendum prevedeva una richiesta di espressione da parte dell'elettorato su una questione ben precisa, che era quella della spendibilità, da cui ne discendeva tutto il ragionamento che comunemente abbiamo fatto.

Altri facevano il ragionamento di tipo politico su quel referendum, non noi, Cottino, e noi oggi continuiamo su quella linea; non possiamo fare il gioco delle tre carte e metterci, oggi, noi, a fare il ragionamento politico su quel referendum, non è corretto da parte vostra e non sarebbe corretto da parte nostra, visto che abbiamo avuto una posizione comune!

Quel referendum ha avuto un esito chiarissimo, poi come sempre succede vincitori si sentono un po' tutti, ma guardandoci negli occhi è chiaro: il 20 percento di partecipazione, anche abbonando chi non sarebbe andato a votare di per sé, come dire, sta a significare che le forze politiche che con un po' di scaltrezza oppure credendoci fino in fondo hanno appoggiato l'ipotesi dell'astensione hanno vinto.

Quindi giriamo la pagina del referendum: i Valdostani si sono pronunciati in maniera inequivocabile sulla pagina spendibilità.

Non hanno potuto esprimersi diversamente e qui proporrei all'attenzione delle forze politiche due riflessioni che non ho mai sentito fare da parte di nessuno, ma che personalmente e anche confrontandomi con i miei amici ho avuto modo di fare.

Una prima riflessione è sulle procedure con le quali si è arrivati alla proposta referendaria, cioè cosa è successo cammin facendo. Una riflessione che abbiamo fatto ci fa dire che non è pensabile che un referendum parta con un significato e arrivi, così come abbiamo sostenuto, completamente svuotato di significato alla proposta degli elettori; c'è qualcosa nel meccanismo legislativo che va rivisto. Noi avremmo pensato, senza aver approfondito più di tanto il ragionamento, alla necessità che ci sia un'espressione da parte di un qualche organo "super partes" quale è quello che è stato individuato, préalablement, ad esempio nel momento della raccolta di firme, che sia un'indicazione di massima per stabilire se i quesiti referendari siano leciti.

È un'ipotesi, non pretendiamo che sia la cosa migliore, ma il problema credo che lo avvertiamo tutti, quindi mi auguro che resti all'attenzione delle forze politiche.

Ma una seconda riflessione più pregnante almeno per quanto mi concerne è questa.

Certamente le procedure sono state rispettate, certamente la decisione di ricorrere ai tre saggi è stata condivisa unanimemente da questo Consiglio regionale.

Rimane un fatto. Non voglio sindacare su ciò che i tre saggi hanno detto, non mi interessa, ma rimane un fatto a mio avviso di una gravità notevole per chi, come tutti noi, ha a cuore la sovranità del popolo valdostano. E su questo fatto insisto perché non l'ho mai sentito citare dall'Union Valdôtaine, che so essere molto sensibile al riguardo.

Il dato è questo: che su un argomento così importante per la collettività valdostana, il popolo valdostano non può essere sovrano. Questa è la realtà, questo è quanto è successo?

(interruzione del Consigliere Piccolo, fuori microfono)

? sì, Piccolo, i tre saggi hanno detto che la quarta prova non si poteva toccare perché c'era la disposizione nazionale, hanno detto che la modalità di assegnazione dei punteggi non si poteva toccare perché frutto di un regolamento nazionale!

Questo è stato detto e quindi giustamente la comunità valdostana non poteva pronunciarsi su queste materie nazionali!

Paradossalmente, come potrebbe la comunità valdostana arrivare a questo? Mettendo in atto un referendum nazionale. Ci rendiamo conto che è paradossale e impossibile che questo avvenga.

Ripeto, la cosa che denunciamo con maggiore forza è che su questi argomenti - e io non voglio che ve ne siano altri un domani - non so per quali perversi meccanismi si è verificata un'impossibilità di pronunciamento da parte del popolo sovrano.

Tornando alla questione referendaria e poi entrando nel merito di questa proposta, nel corso del referendum noi abbiamo invitato all'astensione, ma perché? Non solo per il "pas de sens, pas de vote" - non vorrei sembrare più realista del re, - ma perché - e non abbiamo timore a dirlo, anche perché lo abbiamo già detto in quest'aula - a nostro avviso la pagina della spendibilità in tutto questo lungo processo che c'è stato è la pagina positiva di tutto questo.

Noi crediamo, a differenza di altre forze politiche, che sulla spendibilità si siano fatti dei grossi passi avanti rispetto a com'era la situazione precedente. Rimangono delle annotazioni e anche delle domande che pongo agli amici di maggioranza.

Intanto, sulla legge del settembre 1999 ci siamo astenuti, pur dichiarando che la legge in sé ci convinceva. Quindi noi siamo d'accordo, tanto per essere chiari e netti, noi siamo d'accordo su quei corsi, non ci spaventa la cosa, non ci dà fastidio, anzi crediamo che possano essere utili. Ci astenemmo perché dicemmo che c'era un settore importante che mancava, ed era il settore che ha già citato il collega Fiou, quello della sanità.

Ci fu detto allora che la spendibilità per quanto riguardava la sanità non poteva essere inserita in quel disegno di legge che comprendeva il comparto pubblico, quindi con stati giuridici diversi da parte del personale, e che quindi la spendibilità per la materia sanitaria sarebbe stata argomento di successiva analisi.

Qui c'è stato un passaggio, Vicquéry, dove avete toppato. Nel momento in cui avete portato il disegno sulla riforma sanitaria della Valle d'Aosta, l'applicazione del "decreto Bindi", si è affrontato il discorso della spendibilità della lingua francese ma limitatamente al personale amministrativo della sanità; non si toccò minimamente e infatti ancora oggi non è regolamentato il personale sanitario medico e infermieristico.

Quindi questo è l'unico buco che oggi rimane per quanto riguarda la spendibilità. È un buco che mi auguro la maggioranza voglia colmare al più presto, anche se le cose dette dal collega Fiou mi fanno pensare che non vi sia un accordo fra di voi sul taglio da dare non tanto alla spendibilità, quanto all'argomento "conoscenza della lingua francese" in campo sanitario.

Perché la riflessione che ha fatto il collega Fiou è degna di attenzione e di confronto, ma credo anche di coesione all'interno di una maggioranza che si propone di governare la Regione. Vale a dire, su un campo così delicato come quello della sanità, certo, facciamo il ragionamento della spendibilità, anzi avremmo dovuto forse farlo più in fretta che in altri settori, ma non è stato fatto! Ma apriamo, così mi è parso di sentire dalla parole di Giulio, un ragionamento anche su chi non ha ottenuto il titolo di diploma in Valle d'Aosta.

Io non vorrei che su questo, che è un argomento degno di attenzione, però che su questa ipotetica "impasse" nella quale potrebbe trovarsi la maggioranza, si continui a non dare una risposta perlomeno per la spendibilità di chi ha conseguito il titolo di studio qui. Insomma su questo datevi da fare in fretta!

Un'ulteriore riflessione in questo senso. Non ho partecipato direttamente alle tribune elettorali, referendarie e quant'altro, però ho seguito i vari incontri e ho sentito dire da più parti un impegno da parte delle forze politiche ad aumentare la spendibilità, e giuro che non ho capito cosa voglia dire aumentare la spendibilità. Modificare il sistema, capirei: non facciamo più i corsi, li facciamo più lunghi, va bene. Ma aumentare la spendibilità, a meno che non ci si riferisse al settore sanitario, veramente non riesco a capirne il senso!

Torniamo a bomba. Ho detto chiaramente qual è la posizione nostra sulla questione spendibilità. Rimane questo disegno di legge di iniziativa popolare il quale non parla solo di spendibilità: ecco, Cottino, dove non ci siamo!

La pagina si è chiusa con il referendum. La pagina della tipologia, della metodologia, di ciò che concerne i candidati provenienti da altre regioni, della certificazione? su questo i Valdostani non hanno detto niente, caro Aldo! Allora oggi noi dobbiamo, per attenzione nei confronti di tutti i cittadini che hanno raccolto queste firme, pronunciarci su queste cose.

Tu mi dirai, giustamente anche, che voi lo avete già fatto, dal momento che esiste la legge. Però, visto che è la prima volta che c'è una proposta di legge di iniziativa popolare, delle ragioni ulteriori a supporto della vostra scelta di due anni fa, si potrebbero fare!

Per quanto ci concerne, pur avendo apprezzato il discorso della spendibilità, rimangono tutte le perplessità, i dubbi, gli interrogativi che ci siamo posti quando discutemmo il famoso disegno di legge sulla disciplina dello svolgimento della quarta prova scritta di francese. Non voglio ripercorrere qui quelle tappe, voglio però dire che alcune materie oggetto di quella legge meriterebbero - a mio avviso - di essere comunque riconsiderate, perché credo che da questo punto di vista la classe politica valdostana, almeno gran parte di essa sia sufficientemente cresciuta per mettere al bando eventuali timori che una volta potevano esserci, quindi riconsiderarle senza timori che un tentativo di ripensamento delle modalità di svolgimento dell'esame di Stato per quanto concerne il francese, voglia dire attentare al francese. Non è questo!

Credo che da parte del nostro gruppo abbiamo più volte dato prova che crediamo nel fondamento bilingue o plurilingue della nostra comunità, ma ci permettiamo di dire che pur credendo nelle stesse profonde convinzioni, si possa avere anche in un'orbita autonomista delle visioni diverse per quanto concerne l'applicazione di queste realtà.

È per questo motivo - e non per altri - che voteremo a favore dell'articolo 1, e penso che non potremo spingerci molto più in là di questo disegno di legge, non tanto perché lo condividiamo, ci sarebbero troppe osservazioni da fare su questo disegno di legge, e lo dico in maniera chiara perché non si strumentalizzi un domani il nostro pensiero, ma il nostro voto a favore dell'articolo 1 di questo disegno di legge ha un significato prettamente politico.

Noi siamo una di quelle forze autonomiste che sottolinea la necessità di ridiscutere l'impostazione che si è data nella nostra Valle, la disciplina della quarta prova dell'esame di Stato, e che contemporaneamente sollecita le forze di maggioranza ad andare a terminare quel ciclo di interventi per quanto concerne la spendibilità, che in particolare nel settore sanitario reclama a gran voce di essere risolto e in fretta.

PresidenteLa parola al Consigliere Piccolo.

Piccolo (FA)Gli interventi che mi hanno preceduto meritano una risposta. Collega Frassy, forse da un intervento precedente hai capito che non era la mia forza politica che aveva dichiarato, durante le serate di incontro con i telespettatori, che la mia forza rivedeva la sua posizione per quanto riguardava la legge n. 52. Non era la mia forza e credo che la risposta tu l'abbia avuta!

Per quanto riguarda invece il Consigliere Marguerettaz, le considerazioni che lui fa, anche se in posizioni univoche per quanto riguarda l'invito all'astensione, chiaramente partiamo da due concetti diversi: la legge n. 52 noi l'abbiamo votata.

Fatte queste premesse, l'ora tarda mi costringe ad essere piuttosto sintetico, anche se alcune considerazioni credo siano d'obbligo.

In merito alla proposta di iniziativa popolare già in premessa non possiamo che affermare, anche in questa occasione, che la stessa è già superata dall'esito del referendum del 18 giugno scorso, e diciamo alcuni principali perché.

Però è doveroso fare anche un breve excursus storico sulla vicenda, e cominciamo con i primi perché.

Primo, perché prendiamo atto, in quanto rispettosi della volontà popolare espressa con il referendum del 18 giugno, e quindi sottolineiamo che soltanto un 20,73 percento dei cittadini valdostani è andato a votare, su oltre 103.000 votanti, di cui 18.546 hanno votato per il sì e 1872 hanno votato per il no.

Secondo, perché l'80 percento dei Valdostani ha capito che era un referendum inutile e addirittura dannoso per gli studenti valdostani, e perché alcuni degli stessi proponenti-sottoscrittori vedevano stravolto il quesito referendario iniziale.

Terzo, perché veniva messo in discussione il quesito referendario proposto dal cosiddetto "Comitato dei saggi", l'articolo 8, commi 1 e 2 della legge n. 52/99, che guarda caso riguardava la spendibilità del titolo conseguito con la maturità. Spendibilità che permette oggi ai nostri studenti di avere in tasca un indubbio vantaggio per accedere a un posto di pubblico impiego, senza più espletare la prova di accertamento della lingua francese.

Un altro perché è da ricondurre ad un problema che ci siamo posti, e cioè cosa sarebbe successo per assurdo, qualora avesse vinto il sì, ai giovani che hanno già conseguito il diploma di maturità nell'anno scolastico 1999 e a quelli che lo conseguiranno nell'anno 2000.

Perché abbiamo sempre creduto - e crediamo ancora come movimento - nello strumento democratico referendario, come punto di forza della democrazia e della volontà popolare, e in quanto rispettosi della democrazia posso portare alcuni esempi: la revisione della legge sulla materia referendaria, non dimenticate che è stata modificata la legge n. 16/75 un lavoro collegiale e unanime della I Commissione con la stesura di una legge votata all'unanimità, e con una votazione unanime successiva dopo l'approvazione in commissione anche da parte del Consiglio regionale sul disegno di legge.

Questi credo siano segni tangibili di democrazia, che non possano essere più messi in discussione ancora.

Potrei citare tanti altri perché, ma crediamo come movimento di aver espresso più volte, tramite i mezzi di informazione, nella recente campagna referendaria che ha preceduto il 18 giugno, le nostre indicazioni politiche e il perché siamo arrivati a dare l'indicazione con l'astensione al voto: perché, l'ho detto prima, si trattava di un referendum addirittura penalizzante per gli studenti e che non rispondeva più al quesito iniziale.

Pertanto oggi, alla luce delle considerazioni appena esplicitate, il movimento della Fédération Autonomiste non può che astenersi da questa proposta di iniziativa popolare, iniziativa che noi mettiamo alla pari del quesito referendario, e quindi si tratta di una proposta di legge superata dal responso referendario, oltre che dalle leggi che sono state approvate da parte del Consiglio regionale, a partire dall'anno 1998, sul problema spendibilità riguardante i giovani diplomati e laureati.

Mi corre l'obbligo di ricordare brevemente alcuni passaggi delle leggi: la legge n. 52/98, legge messa in discussione dal quesito referendario dei proponenti il referendum, la quale stabilisce che coloro che hanno conseguito il diploma di maturità a partire dall'anno 1999 non dovranno più effettuare la prova di accertamento della conoscenza della lingua francese, e pertanto non più effettuare alcun esame di francese per l'accesso ai pubblici concorsi; la legge n. 25/99, che disciplina in attuazione dell'articolo 8, comma 3, della fatidica legge n. 52/98, l'utilizzo della certificazione di piena conoscenza di lingua francese ai fini dell'accesso alle qualifiche funzionali del comparto unico del pubblico impiego e alle qualifiche docenti, educative del comparto scuola regionale, per le quali è richiesto un diploma di laurea o un diploma universitario.

Per dette figure, cioè i laureati, vengono previste nella legge n. 25/99 percorsi formativi con corsi della durata massima di 40 ore, e che per la stessa durata, per le modalità di svolgimento e per il programma si dovranno anche sentire le organizzazioni sindacali. Perciò ci sarà certamente una concertazione.

Va ricordato inoltre che la certificazione del percorso formativo viene rilasciata a coloro che abbiano frequentato almeno l'80 percento delle ore di durata previste per il corso.

Infine, evidenziamo e sottolineiamo con forza che per quanto riguarda il settore sanità - ecco qui la risposta al collega Frassy, - in particolare per quelle figure laureate: medici, infermieri professionali e tecnici, che intendono partecipare ai concorsi del settore, è stato concordato in maggioranza di valutare e verificare nuove formule per le prove di esame e fare in modo che in questo particolare settore sia più importante la professionalità rispetto alla conoscenza della lingua francese. E tutto questo in tempi brevi; il settore sanità non può aspettare, la salute di noi tutti certamente non può aspettare!

Questa volontà e questo impegno politico della maggioranza è stato dimostrato in particolare in occasione anche dell'approvazione del programma di razionalizzazione e organizzazione del servizio sociosanitario regionale, stralciando appunto l'articolo 42 nel quale venivano previste la spendibilità, le modalità e i criteri per il superamento della prova di esame del francese.

Alla luce di quanto appena esposto, diciamo che la proposta di iniziativa popolare datata giugno 1999 sia stata superata dal fatto che i cittadini valdostani con il referendum del 18 giugno ne hanno legittimato la legge n. 52/98, esclusa quella parte relativa alla spendibilità, pertanto per quanto ci riguarda la legge n. 52/98 rimane tale e quale a quella approvata dal Consiglio.

E per quanto riguarda la considerazione che veniva fatta sul completamento della piena spendibilità, ebbene, noi pensiamo che con la sanità la spendibilità venga completata.

Non voglio dilungarmi oltre, perché rischierei di ripetermi, pertanto concludo augurandomi che questo sia l'ultimo atto di una complessa vicenda che forse ha avuto troppe sfaccettature e che al di là delle strumentalizzazioni politiche (e vi posso garantire che le ho vissute anche in commissione, e sono state molte, e non dico altro) ha coinvolto parecchie persone: insegnanti, sindacati, cittadini e in particolare i giovani studenti.

È stata una vicenda che ha avuto - senza volersi nascondere dietro a un dito - qualche difetto di impostazione nell'affrontare il delicato problema relativo alla IV prova di francese inserita nella maturità. Un'esperienza che come forza politica ci auguriamo di non dover più ripetere.

Infine ci auguriamo che cosa? Che proprio con i giovani, con gli operatori della scuola e le rappresentanze sindacali si riallaccino rapporti di dialogo e di confronto, al fine di poter soddisfare le giuste esigenze e indicazioni provenienti dal mondo della scuola valdostana, scuola che prepara i futuri cittadini del domani per una Valle d'Aosta sempre più aperta e con una visione sempre più rivolta all'Europa.

Concludo dicendo che per le ragioni sopra esposte dichiariamo il voto di astensione alla proposta di legge di iniziativa popolare.

PresidenteLa parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (FI)Intanto credo che sia importante fare una premessa all'intervento che andrò a fare, ed è questa.

Non vorrei che domani mattina si uscisse da quest'aula, o venisse comunicato alla popolazione, che il dibattito di due o tre ore fatto in una notte possa essere valso meno di un dibattito di due o tre ore fatto in un pomeriggio. Questo lo troverei indegno. Indegno per chi si è sacrificato a rimanere qui, indegno per l'importanza dell'argomento, indegno per chi lavora di notte per molti meno soldi di quelli che prendiamo noi.

Non credo che due ore di mattina o di pomeriggio valgano di più sotto l'aspetto del peso degli interventi o delle idee che uno esprime, rispetto al sacrificio di chi, rimanendo, esprime le proprie idee anche in piena notte. Anzi, semmai dovrebbe essere il contrario; credo che le idee espresse attendendo 13 o 14 ore per poterle esprimere su un argomento ritenuto importante, valgano forse di più di quelle prese in piena freschezza e tutto comodo.

Detto questo, escludendo le strumentalizzazioni che possono esserci su questo discorso, credo che altrettanto non deve esserci il pericolo che su questo dibattito si inneschi la strumentalizzazione e la politicizzazione, perché se ci sono già state, ed è stato deplorevole, in campagna referendaria, credo che questa notte su questo argomento dovremo riuscire a non farle.

La politicizzazione del risultato del referendum credo che non sarebbe giusto farla da parte di nessuno, se non come ha fatto il nostro collega Marguerettaz, dicendo esattamente quello che è avvenuto sotto l'aspetto della realtà: su quel quesito c'è stata un'astensione dell'80 percento e una votazione del 20 percento al 90 percento sì su quel quesito. Fine della musica.

Dire che con quel voto si è detto, si è voluto, ma si voleva dire, però loro hanno detto, perché noi rappresentiamo quelli che hanno detto, credo che valga poco e svilisca, con la strumentalizzazione e la politicizzazione invece, un qualcosa che è assolutamente chiaro, e qui condivido l'espressione usata dal collega Marguerettaz, o perlomeno è chiaro a chi vuol vedere la cosa con onestà intellettuale.

Detto questo, entro nella riflessione che volevo fare rispetto a questa legge, che voglio ricordare tratta un argomento, non ne tratta ventisettemila o non tratta il francese nel suo complesso, ma tratta un argomento. Chi ha proposto questa legge vuole aumentare la spendibilità, e qui, Marguerettaz, non possiamo fare dei sofismi e neanche delle manipolazioni della comunicazione: tutti sappiamo cosa vuol dire aumentare la spendibilità, tutti quelli che hanno detto e proposto si sono impegnati ad aumentare la spendibilità rispetto ad una minima spendibilità, perché erano due i termini che si usavano: la minima spendibilità e l'aumento della spendibilità massima.

Questo era chiaro a tutti: a chi aveva lottato contro la n. 52 in piazza, agli insegnanti che avevano preso posizione, ai sindacati, ai genitori, ai referendari e al Comitato dei referendari, a chi ha sottoscritto poi il successivo referendum e la legge che oggi stiamo discutendo.

Non possiamo fare su questo della manipolazione, perché la massima spendibilità e l'aumento della spendibilità significano ormai una cosa molto chiara a tutti i Valdostani che hanno partecipato al dibattito politico, perché sappiamo che purtroppo c'è stato anche molto disinteresse. Ma dal risultato del referendum credo che si possa dire che la gente ha capito chi doveva stare a casa e perché stare a casa, e chi doveva andare a votare e perché andare a votare. Vorrei rispettare perlomeno l'intelligenza di chi ha voluto decidere in una maniera piuttosto che in un'altra; non possiamo fare su questo della strumentalizzazione perché la massima spendibilità o l'aumento della spendibilità significava poter dare anche ai laureati diplomati in Valle d'Aosta l'accesso al pubblico impiego, compresa la sanità; non c'erano tante altre visioni, è inutile che ci stiamo qui a raccontare delle altre storie!

Allora questo disegno di legge pone questo tema, escludendo purtroppo - e lo sappiamo perché è così, la normativa non lo permette né lo prevede - la possibilità di concedere la spendibilità a quel settore così importante e così strategico per il quale noi, di Forza Italia, avevamo presentato un disegno di legge, che è stato da quest'aula bocciato, per la spendibilità nella sanità.

Però credo che non si possa affrontare questo tema, dicevo, senza introdurlo in un quadro del vero dibattito politico che c'è alla base di questo provvedimento, del referendum, della legge n. 52, della legge nazionale della "riforma Berlinguer" che ha introdotto l'esame di francese, perché sono tutti anelli di una catena che hanno una direzione molto chiara.

Su questo tema del francese in Valle d'Aosta, di cui la spendibilità è un piccolo ma importante anello, si gioca una partita politica, non possiamo negarlo.

Anche sulla piccola spendibilità si sta giocando una partita politica fra schieramenti contrapposti. Fra chi sostiene, e lo dice in maniera sempre più chiara - per la verità, non molto chiara fino a qualche mese fa - che il francese in Valle d'Aosta deve tornare ad essere la lingua veicolare dei Valdostani e in subordine altre forme di comunicazione, riportandoci a quelle che vengono considerate da qualcuno in maniera assolutamente accettabile come posizione politica, seppure poi non condivisibile, cioè riportarci in un ambito culturale che è quello di qualche centinaio di anni fa, dove si presumeva o si sostiene o si documenta esisteva il francese come lingua ufficiale e poi i patois, perché il francese era l'unica forma scritta di comunicazione del popolo valdostano. E un altro schieramento, che invece ritiene che quei presupposti non esistano più, non si ha voglia di affrontarli, non se ne vede le convenienze se non sotto un aspetto puramente culturale.

Faccio una premessa. Per chi è del primo schieramento, e ha studiato e studia la storia in maniera molto bene perché si sono in questo campo esternate tutta una serie di intelligenze qualificate della nostra regione, sa - e lo sa - che se si vuole raggiungere l'obiettivo politico di far ritornare il francese come lingua madre dei Valdostani, è necessario - e io direi capitale - far sì che il francese diventi la lingua della burocrazia e della politica innanzitutto, dei dirigenti, degli atti, perché solo così si può indurre il popolo ad accettare un certo tipo di aspetto culturale. È nella storia. Lo è stato nella storia quando il francese è entrato in questa Regione, perché è entrato dalla porta principale, cioè dei borghesi, del clero, delle burocrazie, della politica, non del popolo, e poi è disceso nel popolo - fino a quali livelli lasciamo perdere perché qui ci perderemmo - ma si sa che l'obiettivo può essere raggiunto solo se il veicolo diventa la lingua quasi "imposta", perché è avvenuto per il francese, ma è avvenuto anche per l'italiano.

Anche l'italiano è stato introdotto nella stessa maniera, perché i patois si modificavano mescolandosi con il piemontese piuttosto che l'italiano, ma l'italiano ha cominciato a prendere corpo quando è stato anch'esso introdotto nella burocrazia, nella politica, nei posti di potere, dove si dirige e dove si comanda. È un fattore strategico di chi ha quell'obiettivo: lo è stato per chi ha voluto imporre il francese, nel senso di dare una cultura scritta di una lingua antica, piuttosto che dell'italiano in forma scritta e poi parlata.

Questo per chi legge la storia senza entrare nel campo di uno degli altri, credo che sia evidente. Parlo come strumento, non faccio la valutazione politica, ma come strumento è strategico.

L'altro schieramento è invece quello di chi, come noi, ritiene che il francese sia un fatto nostro storico, linguistico, un valore culturale profondo da mantenere vivo, da incentivare, ma non si vede da parte nostra la necessità di far tornare la langue maternelle, perché c'è l'Europa, perché c'è la globalizzazione, perché le lingue si stanno mescolando e quindi si vede nel francese uno strumento di identificazione culturale, e non si può accettare né l'imposizione, né tantomeno la strumentalizzazione.

Se non inquadriamo anche questo piccolo disegno di legge in questo contesto della partita politica che è in gioco, non si è sufficientemente chiari nel dibattere anche questo piccolo disegno di legge, ma importantissimo per chi ha tentato di frenare la strumentalizzazione, portando oggi - perché ha mal sopportato l'imposizione - questo disegno di legge, ma raccogliendo le firme nell'anello precedente del referendum, battendosi in piazza contro la n. 52, presentando emendamenti, votandogli contro, cioè tutti quelli che hanno vissuto male l'inizio ufficiale dell'introduzione del francese come lingua veicolare nella nostra Regione. Inizio ufficiale più aperto, talmente evidente che l'amico Pastoret, come diceva il collega Frassy stamattina, con la sua aria di disponibilità, di cortesia, di cordialità, ha però in maniera molto ferma mantenuto un obiettivo quando aveva anche 3000-4000 persone che lo insultavano in mezzo alla piazza, perché è un obiettivo politico. E quando uno crede in una cosa, affronta anche le situazioni più difficili.

Credo allora che in questo contesto questo disegno di legge potrebbe sembrare poca cosa, però ci dà la possibilità di dibattere questo tema, anche in ora tarda, avvalorando con l'ora tarda e con il sacrificio dei consiglieri l'importanza dell'argomento, non sminuendolo sotto l'aspetto del peso del confronto politico, e dando a tutti quelli che sono qui l'opportunità di dire come la pensano su questo argomento: sulla spendibilità massima, minima, e via dicendo.

Entrando nel merito, vorrei che il Consigliere Piccolo fosse qui per dirgli che davanti a me nel dibattito politico, oltre che davanti ai telespettatori - che qui però non ci sono per contraddire quello che lui ha detto - lui diceva in dibattito politico qui sotto, nella saletta, che si doveva non andare a votare perché non aveva senso votare questo referendum, ma che non si poteva non prendere atto di quello che era successo nella piazza e che la maggioranza si era già resa disponibile a rivedere in qualche maniera, ma non si poteva non arrivare a pensare che questo argomento, con un'altra strada che era quella del Consiglio, si potesse affrontare e risolvere.

E si parlava di spendibilità totale, così come tutti noi la intendiamo, cioè che anche i laureati, diplomati in Valle d'Aosta, possano accedere senza nessun corso, senza ore, senza tanti laccioli, per il fatto che sono Valdostani e hanno studiato per 13 anni il francese in Valle d'Aosta, non ritenendo chi lo sosteneva che fosse necessario fare 40 ore, che sono a questo punto ridicole per chi le propone e avvilenti per chi le deve sostenere, perché 40 ore sono veramente molto poche. Ed è quello che conferma il fatto che non è accettabile, perché cosa diversa sarebbe stata se chi sostiene, quelli del primo schieramento, la tesi della lingua francese come lingua importante, determinante, capitale nei posti dirigenziali, avrebbe dovuto non scendere ad un compromesso di questo tipo, ma andare a sostenere che dopo 5 anni fuori della Valle devi tornare qui e fare l'accertamento della lingua francese.

Questo sarebbe stato più coerente, e invece anche qui qualcuno, nella strada della politica, per raggiungere un obiettivo, ha cercato di prendere comunque delle strade.

Credo che questo disegno di legge abbia questa valenza. Sono dispiaciuto, e anche questo però ha un significato, che le forze che non sono d'accordo con questo disegno di legge sull'ampliamento della spendibilità anche ai laureati diplomati in Valle, non votino contro questo disegno di legge, perché anche questa è una truffa alla chiarezza.

Sarebbe più onesto che domani mattina i firmatari di questa proposta di legge sapessero con chiarezza chi ha votato "sì" all'articolo 4, che è determinante, cioè l'ampliamento della spendibilità, e chi ha votato "no", perché segue altre strade. L'astensione in questo caso non è politicamente corretta, ma è un modo di dire domani mattina: noi non abbiamo votato contro, però abbiamo altre strade. Questo non è corretto nei confronti di chi lo ha proposto, nei confronti di chi ha firmato questo documento e lo ha portato alla nostra votazione.

Noi naturalmente, ma non per sentirci paladini perché ognuno ha i suoi obiettivi politici, noi riteniamo che questo sia uno strumento importante per far decadere la strumentalizzazione che sta nascendo sul francese in Valle d'Aosta, strumentalizzazione che diventa filtro, che fa lavorare i rumeni nelle corsie dei nostri ospedali invece dei nostri Valdostani, strumentalizzazione di chi si deve andare ad operare in giro per l'Italia invece che in Valle d'Aosta, perché i nostri primari non possono essere abilitati se non parlano francese, possono saper operare il cancro, ma se non parlano francese qui si muore! Questo non è corretto, lo abbiamo già detto durante la legge n. 52, non è populismo, non è demagogia, è qualcosa che sentiamo dentro come fastidio, come forte emozione di fastidio.

Quindi crediamo che questo disegno di legge di soli 4 articoli, poi l'articolo 4 è così pesante, abbia la valenza di determinare in maniera chiara chi si sta opponendo a un certo disegno di strumentalizzazione e chi invece percorre altre strade, per inculcare, per imporre, per ripristinare la lingua francese come veicolo. Questa è una delle tappe, fra 5 anni continuando a governare questa maggioranza che ha questo disegno politico, probabilmente saremo obbligati, come fu nel fascismo, a parlare il francese!

Obbligati, non incentivati, obbligati!

PresidenteNon essendoci altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.

La parola al Presidente della Giunta, Viérin Dino.

Viérin D. (UV)Nous examinons un projet de loi d'initiative populaire. Il me semble donc à mon tour également nécessaire, au-delà des avis que nous pouvons exprimer sur ce projet de loi, d'en souligner la signification.

Un projet de loi qui a recueilli les signatures de quelque 5000 valdôtains, est soumis à notre attention; c'est un élément important, ultérieur, d'un débat et d'une confrontation. Débat et confrontation qui, - nous l'avons constaté ce soir - ne sont pas influencés et conditionnés par le moment particulier juste après les élections régionales, lorsque nous avons discuté de la loi n° 52, et donc nous permet d'exprimer des considérations qui sont plus approfondies et qui sont d'un côté et de l'autre plus constructives.

A cet égard, également je partage le regret qu'une partie de l'Assemblée, quelques collègues aient abandonné cette salle, sur la base d'évaluations qui sont purement politiques et partitiques. On ne peut pas ainsi diviser les bons des mauvais.

Ils nous ont, il est vrai, en quelque sorte, lancé un défi politique qui, comme tout défi, a été relevé. Maintenant, il faut en accepter les conséquences.

Et le fait d'avoir discuté ce projet de loi d'une façon si approfondie et d'avoir élargi également le contenu et le sens du projet de loi pour l'insérer dans un contexte plus vaste, démontre non seulement l'attention de cette Assemblée, mais également l'approfondissement, notre disponibilité au dialogue et à la confrontation. On aurait pu le faire avec une inversion de l'ordre du jour, comme cela a déjà été souligné. Et ce, sans nous mettre face à une espèce de chantage: ou vous acceptez notre point de vue, tout en présentant une motion d'ordre que je qualifierais de que motion chantage, ou sinon nous quittons la salle, nous abandonnons la séance!

Nous le regrettons. Nous espérons néanmoins que l'on pourra reprendre ce dialogue et cette confrontation. Et ce notamment après un référendum, qui n'avait plus de sens et qui aurait eu, en cas de vote favorable, l'effet contraire à celui que les promoteurs espéraient, en enlevant le résultat positif de l'attestation de la connaissance de la langue française, obtenue au cours des examens d'Etat.

En tout cas, ce projet de loi d'initiative populaire n'a pas seulement un élément, M. Lattanzi! Il se compose de trois parties.

La première, je veux le souligner, paradoxalement je l'estime positive. Je regrette qu'aujourd'hui elle soit présentée par ceux qui l'ont si violemment contestée. C'est la quatrième épreuve de connaissance de la langue française. Ici on la reconnaît, mais on aurait pu la reconnaître depuis le début, et peut-être le débat l'automne dernier sur la loi n° 52 aurait été différent. Et sans monter la tête à de jeunes élèves, on aurait peut-être pu dialoguer différemment, vu que c'est l'article 21 de la loi n° 59/97 qui renvoi à: "? tipologia, modalità di svolgimento e di certificazione di una quarta prova di lingua francese, in aggiunta alle prove scritte".

C'est donc un élément que nous apprécions, même si en retard, parce que ce thème de la quatrième épreuve a été l'un des thèmes de discussion.

Mais, il y a aussi un problème de certification et d'utilisation de cette certification. Ce sont des thèmes que nous ne partageons pas; on ne peut pas avoir à notre avis de certification sans qu'il y ait une attestation spécifique. Et pour ce qui est de l'utilisation, nous sommes intervenus, nous sommes porteurs donc d'un projet qui est alternatif en quelque sorte à celui que l'on nous propose.

Nous avons réglementé les modalités de déroulement de l'examen d'Etat au sein des établissements scolaires du Val d'Aoste avec cette quatrième épreuve, et pour ce qui est de l'utilisation de cette compétence acquise au cours d'un cursus scolaire et certifié au sein ou pendant l'examen d'Etat, nous avons à l'époque tout simplement poursuivi la réalisation d'un projet.

Et quel est ce projet? Suite à une réflexion de cette Assemblée, et j'avais oublié de rappeler, je le fais maintenant, que cette quatrième épreuve de langue française que nous avons proposée, était également la conséquence d'un vote unanime, je le répète, unanime?

(interruzione del Consigliere Marguerettaz, fuori microfono)

? je ne dis pas, non, il y en a qui ont contesté, Marguerettaz, nous nous rappelons fort bien ce qui s'est passé à l'époque, mais au mois de décembre 1997 cette Assemblée s'était exprimée unanimement dans cette direction, unanimement.

Quant à l'utilisation, je disais, nous avons poursuivi un projet; quel était ce projet ou quels sont ses principes?

Nous ne pouvons plus continuer ni à vérifier successivement une compétence et une connaissance, ni à attribuer cette compétence à des jurys de concours; s'il s'agit d'une compétence et d'une connaissance scolaire, attribuons cette compétence au système éducatif.

Nous l'avions déjà fait, sans avoir toutes les retombées négatives ou les contestations que nous avons essuyées pour ce qui est des examens d'Etat, quand nous avons modifié le règlement portant accès aux postes de cette administration, pour ce qui est des collèges: diploma di licenza di scuola media, et donc pleine utilisation.

Toutes les fois que l'on demandait, en tant que titre d'études, "la licenza di scuola media", ceux qui avaient obtenu ce diplôme au sein de nos établissements, qui avaient déjà eu l'application des articles 39 et 40, n'étaient plus obligés de subir une épreuve de langue française.

En quelque sorte, le Ministre Berlinguer avec sa réforme nous a devancés, car nous n'avons pu poursuivre ce processus d'application des articles 39 et 40 et nous avons dû réglementer les examens d'Etat. Mais, nous l'avons fait en suivant le même principe, à savoir ceux qui obtiennent cette attestation, qui doit être certifiée - voilà le deuxième point de ce projet de loi, sur lequel nous ne sommes pas d'accord -, sont exemptés de vérifications ultérieures.

Nous avons également modifié les modalités de vérification de cette connaissance de la langue française, toutes les fois que celle-ci s'avère encore nécessaire. En simplifiant, nous avons dépassé en tant qu'instrument de vérification de cette connaissance, la dictée avec toutes ses rigidités du point de vue grammaire et lexique.

A ce propos, je me rappelle les questions posées par M. Marguerettaz et les engagements que nous avons pris. En effet, si nous avons obtenu un résultat positif au niveau de l'école secondaire supérieure, vu que toutes les fois que l'on demande ce titre d'études, il n'y a plus de vérification, ce principe est applicable à l'Administration régionale, aux administrations du secteur unique de la fonction publique du Val d'Aoste, mais elle ne concerne ni les administrations de l'Etat ni le secteur sanitaire.

Pour ce qui est des administrations de l'Etat, nous avons présenté une proposition à la commission paritaire, qui s'est exprimée. La Ière Commission doit donner son avis afin que cette Assemblée, je crois au cours de la prochaine séance, puisse approuver et donc également achever ce processus et ce projet.

Quant au domaine universitaire, l'engagement pris à l'article 8 de la loi n° 52, nous l'avons également maintenu, vu que nous avons défini un processus, donnant, d'une part, validité à des formations internes à l'université et d'autre part valorisant les activités de formation concertées avec les organisations syndicales.

Il nous reste à achever ce processus et ce projet avec les dispositions concernant le secteur sanitaire. A cet égard nous avons pris un engagement: d'ici la fin de l'année le Gouvernement soumettra à cette Assemblée une proposition spécifique. Ce sera l'occasion de nous confronter à une année ou à deux années d'application de la loi n° 52. Nous pourrons le faire sans qu'on vive ce climat, qui était l'automne dernier un climat revanchard. Vu que nous sortions d'une élection qui avait donné certains résultats. Je le comprends; c'est une position politique; pour quelqu'un c'était une occasion de revanche par rapport aux résultats décevants.

Voilà les considérations que nous voulons exprimer sur ce projet de loi. Nous sommes à cet égard porteurs d'un projet différent, en quelque sorte alternatif à celui qui est proposé par cette proposition. C'est la raison pour laquelle le Gouvernement s'abstiendra aussi sur ce projet.

PresidenteProcediamo all'esame della legge articolo per articolo.

Pongo in votazione l'articolo 1:

Consiglieri presenti: 29

Votanti: 6

Favorevoli: 6

Astenuti: 23 (Agnesod, Bionaz, Borre, Cerise, Charles Teresa, Cottino, Cuc, Ferraris, Fiou, La Torre, Lavoyer, Louvin, Martin, Nicco, Pastoret, Perrin, Perron, Piccolo, Praduroux, Rini, Vallet, Vicquéry, Viérin D.)

Il Consiglio non approva.

In base all'articolo 77, comma 2, non essendo stato il primo articolo approvato, la legge si intende respinta.

Il Consiglio è chiuso, verrà convocato a domicilio.

La seduta è tolta.