Oggetto del Consiglio n. 815 del 22 settembre 1999 - Resoconto
OGGETTO N. 815/XI Esame delle proposte di legge costituzionale di modifica dello Statuto speciale per l'elezione diretta del Presidente della Giunta. Approvazione di risoluzione: "Posizione del Consiglio regionale della Valle d'Aosta in ordine alle riforme dello Statuto speciale (Legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4)". (Rigetto di due risoluzioni)
Président Le débat est ouvert.
La parole au Conseiller Nicco.
Nicco (GV-DS-PSE)Il progetto di legge costituzionale che oggi, in queste stesse ore, è in discussione alla Camera, risponde a un'esigenza che per altre regioni è innegabile: l'esigenza della "governabilità e della stabilità" nel governo. Per altre regioni, dico.
Il Parlamento nazionale ha ritenuto necessario un intervento che dal centro, d'imperio, dettasse delle nuove norme ed ha a tal fine predisposto, prima, un disegno di legge costituzionale che introduce l'elezione diretta dei Presidenti delle Regioni a Statuto ordinario, poi, questo disegno di legge che ci riguarda direttamente.
In merito, in primo luogo, io credo che non si possa non esprimere, e per quel che mi riguarda ribadire, una forte critica complessiva a tale iniziativa: il Parlamento che assume l'iniziativa di modificare gli Statuti delle Regioni. Evidente, palese e troppo forte è la contraddizione con le conclamate e reiterate dichiarazioni sull'autonomia e sul federalismo che giungono da più parti, anche dai vertici istituzionali del Paese. È tempo di pretendere una maggiore coerenza. L'iniziativa per la modifica o la revisione degli statuti regionali non può non appartenere in toto al livello di governo direttamente interessato, ovvero alle Regioni, ai rispettivi Consigli regionali. Siano loro a decidere liberamente in materia e sia dunque questo Consiglio, con legge regionale, a decidere in merito all'elezione diretta o meno del Presidente della Giunta.
È questa, quella dell'elezione diretta del Presidente della Giunta, una proposta che pare oggi raccogliere molto larghi consensi anche in Valle d'Aosta, da Riccarand a Borluzzi, consensi così ampi che "La Stampa" ha annunciato la decisione del Consiglio ancor prima che se ne sia discusso (Regione: sì alla elezione diretta). Clamorosa gaffe. Ma era poi proprio una gaffe? Forse troppo clamorosa per essere solo una gaffe!
Dovremmo comunque felicitarci per questa così larga unità d'intenti: finalmente, si potrebbe dire, una proposta unificante e, soprattutto, finalmente decide direttamente il popolo!
Devo invece confessare che anche a me, come ha già detto poc'anzi il Senatore Dondeynaz, qualche perplessità è rimasta. Anzi, forse proprio perché c'è questo coro un po' particolare, un po' sui generis, proprio questo veder suonare la grancassa da più parti ha aumentato in me le perplessità su questa proposta dell'elezione diretta del Presidente della Giunta. Mi chiedo se, effettivamente, questa proposta abbia quel potere taumaturgico che oggi le viene attribuito, tale da risanare e rinsaldare il quadro politico.
E mi vengono in mente anche, diciamo, dei "cattivi pensieri". Non dubito infatti che fra coloro che sostengono questa proposta vi sia chi la esprime con convinzione vera, onesta, schietta. Ma chissà poi se in taluni quel richiamo al popolo non sia invece strumentale, non mascheri proprio quell'apparentemente tanto deprecato, ma in realtà fortissimo interesse partitico o di bottega.
O, ancora, chissà che non vi sia qualche nostalgia, magari inconscia, per il cosiddetto uomo forte, per il "decisionista". C'è da preoccuparsi secondo me, visto il modo in cui si selezionano oggi nel nostro Paese i cosiddetti "uomini forti", in una società troppo facilmente manipolabile con il sistema mediatico.
Non vorrei con queste osservazioni passare per il difensore, per il paladino dello status quo, o delle alchimie partitocratiche che hanno presieduto già troppo a lungo alla formazione dei governi, ma semplicemente richiamare a una più serena e distaccata valutazione di questa proposta, ovvero dell'elezione diretta del Presidente della Giunta, perché già in passato vi sono state infatuazioni rivelatesi poi alquanto effimere: tutti proporzionalisti, poi tutti maggioritari. Oggi tutti presidenzialisti e domani chissà!
La crisi del sistema politico, e cioè la frammentazione partitica, il distacco fra cittadini e istituzioni, un consenso che è fortemente condizionato da relazioni clientelari, questa crisi credo che sia troppo profonda per essere risolta con un singolo, per quanto importante elemento di riforma.
Allora la riflessione, ovviamente in altra sede, dovrebbe essere più ampia ed investire il ruolo stesso che i partiti svolgono nella società, le relazioni partiti-istituzioni e cittadini-istituzioni. Materia certo delicata, su cui non esistono ricette preconfezionate e l'unica certezza è che il confronto deve essere su questi temi il più largo e il più schietto.
In secondo luogo ritengo comunque inopportuno, improprio, che si intervenga in questa materia così delicata, di modifiche allo Statuto, a "spizzichi e bocconi" per usare un'espressione del Senatore Dondeynaz. Uno Statuto definisce il quadro generale delle relazioni fra livelli diversi di governo ed interventi come questo, interventi parziali che focalizzano uno solo degli elementi, rischiano di far perdere o di falsare proprio quel quadro generale, ed anche di creare degli scompensi, delle contraddizioni fra le modificazioni introdotte e altre parti del testo che rimangono in vigore.
Per quel che è del testo specifico oggi in discussione, e che è il frutto conclusivo dell'amalgamarsi, o meglio del giustapporsi di numerose iniziative, di numerose proposte (168, 226, eccetera), di lunghe mediazioni già in sede di Comitato ristretto e poi di Commissione, a me pare che non si possano non manifestare forti riserve.
È vero infatti che si attribuiscono positivamente determinate competenze alla legge regionale, ma poi si trova il modo, come già è stato detto, d'indicare una direzione, di piantare dei "paletti" (e questi sono la "mozione di sfiducia", sono le "cause di rimozione", c'è qualche subordinata di troppo in quel testo) che di fatto tolgono al legislatore regionale, ovvero a questo Consiglio regionale, la piena libertà di determinazione in materia. E il risultato è un risultato non soddisfacente. È un testo, quello che ha proposto la Commissione per gli Affari Costituzionali, farraginoso, poco lineare. Io credo anzi che quel testo sia un classico esempio di come non dovrebbe essere redatto un articolo di legge e meno che mai un articolo di uno Statuto.
Ho già formulato durante la riunione della I Commissione una serie di rilievi specifici, che ora gli emendamenti contrassegnati dai numeri 2.17, 2.6 e 2.8 presentati dall'On. Caveri recepiscono sostanzialmente, rilievi che riassumo perciò brevemente.
A me pare del tutto sufficiente il riferimento alla Costituzione, senza ulteriori specificazioni. I principi dell'ordinamento giuridico dovrebbero esservi ricompresi, o comunque non in contrasto con la Costituzione (il Presidente della Commissione Affari Costituzionali nel corso dell'audizione ha cercato di convincerci della necessità di tale definizione, dell'esistenza di questi principi, ma poi non ci ha fatto degli esempi concreti). E certamente tautologico è il riferimento al "presente titolo" della Costituzione, ovvero il V, a meno che non vi sia qualche valenza specifica nei termini "armonia" (con la Costituzione) e "osservanza" (del titolo V).
Nell'elencazione che segue, delle materie che la legge regionale deve disciplinare non vi è poi un riferimento esplicito alla forma di governo. Forse questa è ricompresa nelle "modalità di elezione del Consiglio", ma è certo meglio esplicitarla, come d'altronde fa il relatore stesso al disegno di legge.
Là dove poi si parla di "rapporti fra gli organi della Regione" è certo opportuno specificare che si tratta anche delle rispettive competenze. Qualche problema mi pare che qui rimanga tuttavia, anche dopo gli emendamenti dell'On. Caveri, per ciò che concerne il coordinamento fra questo nuovo articolo e l'articolo 26 dello Statuto, di cui non si propone né la soppressione né la riformulazione e che recita: "Il Consiglio esercita le funzioni normative di competenza della Regione?". Ora questa norma rimarrebbe di rango costituzionale e dunque non modificabile dalla legge regionale, che sarebbe perciò limitata nel ridefinire quei rapporti fra gli organi della Regione a cui ho accennato prima.
A proposito del diritto di iniziativa popolare e dei referendum c'è un'evidente ripetizione; da una parte si dice "la legge regionale disciplina l'esercizio del diritto di iniziativa popolare? ", eccetera, e dall'altra "l'iniziativa popolare è disciplinata?". Anche qui ci devono essere delle correzioni. Ma soprattutto credo che dobbiamo cogliere questa occasione per introdurre l'istituto del referendum consultivo, a cui opportunamente potrebbe, anzi dovrebbe essere sottoposto un progetto di revisione organica del nostro Statuto, e vedo che uno degli emendamenti fatto proprio dalla Commissione va in questa direzione, là dove si dice: sostituire le parole "referendum sulle leggi della regione" con: "referendum regionale abrogativo, propositivo e consultivo".
Si tolgano poi tutti quei "paletti" a cui accennavo prima, ovvero la parte successiva del comma, così come il passaggio precedente sulla mozione di sfiducia, nonché le norme che si riferiscono alla rimozione del Presidente "per ragioni di sicurezza nazionale". Sono termini questi che ritengo francamente inaccettabili. Rimozione per ragioni di sicurezza nazionale! Mi chiedo chi decide quando sono in essere queste ragioni. Sia piuttosto abrogato interamente il secondo comma dell'articolo 48, visto che c'è già il primo comma di quello stesso articolo che stabilisce quando può essere sciolto questo nostro Consiglio e cioè "quando compie atti contrari alla Costituzione?", e aggiunge esplicitamente: "quando, nonostante la segnalazione fatta dal Governo della Repubblica, non proceda alla sostituzione della Giunta regionale o del Presidente, che abbiano compiuto analoghi atti o violazioni".
Accordo pieno esprimo anche sull'emendamento Caveri 2.7, che riguarda le elezioni del Parlamento europeo.
Per quanto concerne poi la questione essenziale del procedimento di revisione dello Statuto, il giudizio sul testo del progetto di legge non può che essere negativo, anche se costituisce un passo avanti rispetto alla formulazione attuale dell'articolo 50, che non contiene alcuna norma di salvaguardia dell'iniziativa della Regione rispetto alle modificazioni proposte dal Governo o dal Parlamento.
Credo che si debba ribadire il principio, a cui già ho accennato prima, che l'iniziativa per la revisione dello Statuto, della legge fondamentale che regola i rapporti fra la Regione e lo Stato, spetta al Consiglio della Valle, e che conseguentemente il secondo comma dell'articolo 50 dovrebbe essere riformulato, togliendo l'anche. Oggi questo secondo comma recita: "L'iniziativa per la revisione appartiene anche al Consiglio della Valle"; dovrebbe rimanere "L'iniziativa per la revisione appartiene al Consiglio della Valle".
Ma rinviando ad altra sede, di revisione generale dello Statuto, questa proposta, e rimanendo in questa fase all'interno della logica di questa parziale modificazione, credo che dovremmo comunque proporre una formulazione che introduca relazioni fra Regione e Stato di carattere effettivamente pattizio, sia per le iniziative di parte governativa o parlamentare, sia per quelle del Consiglio della Valle.
Il testo attuale prevede che sulle iniziative di parte governativa o parlamentare il Consiglio della Valle esprima un "parere". Credo che ciò sia inaccettabile e anche ridicolo! Mentre nulla si dice sulle proposte di iniziativa del Consiglio.
A Roma, nel corso della più volte ricordata audizione, il relatore al disegno di legge, Di Bisceglie, ha fatto un'affermazione che ritengo significativa e da cui noi dovremmo partire: in risposta alle nostre preoccupazioni e riferendosi al Parlamento, egli ha detto che non vi deve essere "nessun atto unilaterale". Quindi indichiamo noi chiaramente, sia nel caso di progetti di legge d'iniziativa del Governo o parlamentare, sia nel caso di modifiche a proposte del Consiglio della Valle, come punto chiave l'intesa della Regione.
E tuttavia, se poi non individuiamo lo strumento attraverso cui realizzare questa intesa, rimane una petizione di principio la nostra. Oggi l'unico strumento in cui si realizza in qualche modo un'intesa è la commissione paritetica. Si tratta di un livello istituzionale probabilmente inadeguato, troppo debole per affrontare questa materia.
Cerchiamo allora altre soluzioni. Si potrebbe, per esempio, pensare al coinvolgimento della Commissione parlamentare per le questioni regionali, che è fra l'altro bicamerale ed è l'unica ad essere espressamente indicata nella Costituzione, secondo una formula di questo tipo: "I progetti di iniziativa del Consiglio sono approvati con la maggioranza dei due terzi dei consiglieri. Le Camere, dopo la prima approvazione, nel caso che questa contenga modifiche al progetto, affidano alla Commissione parlamentare per le questioni regionali il compito di consultare la Regione sulle modifiche suddette al fine di ottenerne il consenso: ove questo non venga espresso, l'iter del progetto di legge costituzionale si interrompe". E sempre lì credo che si dovrebbe realizzare l'intesa per quello che è dei progetti di iniziativa governativa o parlamentare.
È inutile dire che su questo tema della revisione statutaria sarebbe ovviamente utile riuscire a concordare un indirizzo univoco con le altre Regioni a Statuto speciale.
Infine, un richiamo vorrei fare, anche se dopo tanto parlare di federalismo e di relazioni pattizie dovrebbe essere superfluo, a ciò che succederà o sta succedendo in queste ore in Parlamento. Mi auguro vivamente che i partiti che sono rappresentati sia qui, in questo Consiglio, sia in quella sede, vogliano tutti, nel Parlamento, accogliere le proposte che questo Consiglio formulerà - grave sarebbe secondo me un diverso comportamento - e vogliano quei partiti ritirare quegli emendamenti già presentati che risultassero in contrasto con gli indirizzi che oggi il Consiglio vorrà esprimere.
PrésidentLa parole au Président de la Ière Commission, Conseiller Piccolo.
Piccolo (FA) All'intervento del Consigliere Nicco segue il mio, ma in perfetta sintonia. Vorrei innanzitutto in premessa ricordare ai colleghi, per giusta informazione e per dovere istituzionale, anche se ha già anticipato il Presidente del Consiglio regionale, che la discussione in aula di questo importante punto iscritto all'ordine del giorno è già stata oggetto di dibattito in alcune riunioni della I Commissione, allargata ai Capigruppo del Consiglio regionale, con audizioni dei Presidenti del Consiglio, della Giunta e dei Parlamentari.
In particolare l'ultima riunione, avvenuta l'8 settembre u.s. - anticipando la data di inizio dei lavori del Consiglio, durante la pausa estiva - che aveva come scopo quello di raccogliere suggerimenti ed indicazioni da fornire ai rappresentanti istituzionali della Valle d'Aosta e in tempo utile, convocati a Roma per il 9 settembre dall'On. Raffaele Cananzi, Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. Scopo della riunione, definita informale, era quello di cercare di chiarire alcuni punti ancora in ombra della proposta di legge costituzionale, e nello stesso tempo riaffermare con forza l'autonomia e la specialità della nostra regione.
Durante la discussione nella commissione dell'8 settembre, completata con la presenza dei Capigruppo, con il fine di allargare la rappresentanza non solo a livello istituzionale, ma anche politico dell'intero Consiglio regionale, sono emerse precise indicazioni tese a rafforzare il testo della proposta di legge, cercando così di eliminare le limitazioni e di dubbi ancora presenti nel testo già approvato dalla Commissione della Camera dei Deputati e che, guarda caso, proprio oggi inizia la discussione in aula.
Ritengo giusto quindi riportare oggi la discussione in questo Consiglio, affinché sia lo stesso a pronunciarsi sulle modifiche, proponendo gli opportuni emendamenti alla proposta di legge nazionale, volontà questa fra l'altro espressa in I Commissione da tutti i convenuti, e che è stato il motivo per il quale il sottoscritto, su precisa indicazione della stessa, ha chiesto formalmente che questo argomento fosse iscritto all'ordine del giorno di questo primo Consiglio dopo la pausa estiva.
Dalla I Commissione consiliare è emersa appunto la volontà che sia il Consiglio regionale ad esprimersi sulle riforme, cosa fra l'altro ampiamente sottolineata e ribadita con forza da tutti i componenti della delegazione valdostana in occasione dell'audizione a Roma in Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.
In quell'occasione si era chiesto di poter, come Consiglio regionale, avere il tempo necessario di discutere sul testo di legge costituzionale, già approvato dalla Commissione parlamentare, e con l'impegno che sarebbero pervenuti alla stessa da parte di questo Consiglio in tempo utile, e in questo caso, purtroppo con fretta entro oggi, le opportune proposte di modifica sia al Presidente della Commissione della Camera, che al relatore della proposta di legge di riforma, oltreché ai due Parlamentari valdostani i quali si sono impegnati a sostenere in sede parlamentare le proposte avanzate dal Consiglio regionale.
Approfitto di questa occasione per ringraziare i Parlamentari per il lavoro svolto, per l'impegno proficuo fino ad oggi profuso e per quello che sicuramente metteranno a difesa della Valle d'Aosta e delle sue specificità.
Mi auguro, pertanto, che da questo Consiglio vengano proposti, spero in modo univoco, gli emendamenti indispensabili da apportare alla proposta di legge di modifica del nostro Statuto.
È stato fra l'altro, proprio in occasione dell'ultimo incontro a Roma, da parte del Presidente della Commissione On. Cananzi, affermato che gli emendamenti e le modifiche proposte, votate a larga maggioranza dal Consiglio regionale, avrebbero sicuramente rafforzato la posizione di questo Consiglio e comunque avrebbero avuto un peso importante nelle decisioni dei Parlamentari per la loro accettazione, in quanto appunto espressione di volontà politica del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, riconoscendone così il diritto secondo lo Statuto speciale.
Credo quindi che sia proprio un preciso dovere nostro cercare di evitare di fare, in questo particolare delicato momento, della demagogia ed evitare di trincerarsi sulle posizioni della forza politica di appartenenza e permettere che i punti essenziali, oggetto di modifica con gli opportuni emendamenti, siano un doveroso impegno istituzionale che ognuno di noi ha, affinché si raggiungano positivamente, in particolare per noi, i due principali obiettivi:
1) il diritto che sia il Consiglio regionale a scegliersi la legge elettorale e la forma di governo che ritiene più opportune;
2) che venga riconosciuta da parte dello Stato la natura pattizia del nostro Statuto.
Pertanto credo che oggi sia opportuno discutere in particolare di questi due punti essenziali in questa prima fase di parziale modifica del nostro Statuto, e credo che anche in I Commissione i due principi non venissero messi in discussione da nessuno dei componenti e delle forze politiche rappresentate.
In una seconda fase, dopo aver avuto il riconoscimento dei due punti sopra citati, in considerazione del fatto che stiamo provvedendo alla modifica dell'intero nostro Statuto, entreremo più nel merito della forma di governo, sia per quanto riguarda l'elezione diretta del Presidente della Giunta, sia per quanto riguarda le incompatibilità, la decadenza e quant'altro.
Dico questo perché ho paura che rischiamo di discutere di argomenti che non sono, secondo me, oggetto di discussione oggi.
Avremo infatti sicuramente tutto il tempo necessario, subito dopo l'approvazione da parte del Parlamento - che speriamo positiva - di queste proposte di modifica, di discutere ampiamente in Consiglio regionale, anche in considerazione del fatto che le prossime elezioni regionali per quanto riguarda la Valle d'Aosta saranno nel 2003. La fretta, specie per i problemi importanti della nostra regione, è sempre stata cattiva consigliera.
Fatte queste premesse, entrerei ora nel merito del punto all'ordine del giorno.
Innanzitutto riteniamo, e ci teniamo a sottolinearlo come gruppo, che sia doveroso da parte del Parlamento attribuire in modo inequivocabile e senza vincoli al Consiglio regionale la competenza in materia di legge elettorale e forma di Governo. Quindi occorre rivedere l'articolo 15 in alcune sue parti, togliendo i "paletti" posti, modificandolo sostanzialmente a partire dalla lettera a).
All'articolo 50 va chiarito il concetto della natura pattizia del nostro Statuto, ribadendo che le proposte di riforma abbiano il parere vincolante del Consiglio regionale. Rimane pertanto per noi importante sottolineare che se i 2/3 del Consiglio regionale approva, la procedura si intende bloccata.
Inoltre proporrei che nel testo di legge venisse aggiunta la possibilità di una circoscrizione elettorale per permettere l'elezione di un parlamentare europeo valdostano.
Per quanto riguarda poi le "norme transitorie", riteniamo che le stesse debbano prevedere che, fintanto che il Consiglio regionale non avrà legiferato, in base a nuove competenze attribuitegli, diciamo che debba rimanere in vigore la legge regionale attualmente vigente.
Siamo pertanto perfettamente in linea con gli emendamenti concordati - anche in sede di I Commissione, tengo a sottolinearlo - e presentati in tal senso dal nostro Parlamentare valdostano, e che abbiamo ricevuto ieri.
Tralasciamo ogni commento relativamente agli emendamenti presentati da altri Parlamentari, di cui abbiamo preso conoscenza proprio ieri, che niente hanno a che vedere con quanto questo Consiglio intende ribadire in difesa delle prerogative del nostro Statuto speciale. E ribadiamo con forza che tali emendamenti vanno nel senso opposto a quanto affermato più volte in quest'aula, non ultimo nelle sedi delle Commissioni competenti e della Commissione speciale, sulla natura pattizia del nostro Statuto.
Nel concludere questo mio intervento, dico che sarebbe stato più giusto che le iniziative di riforma dello Statuto venissero proposte da questo Consiglio e non da parte dello Stato, e che le stesse riguardassero le modifiche dell'intero Statuto e non solo di una parte.
Secondo noi lo Stato è partito con il piede sbagliato, ma siamo stati purtroppo costretti ad accettare questo tipo di compromesso insieme ad altre regioni, in quanto il testo di legge oggi in discussione riguardava la modifica degli statuti delle cinque Regioni a Statuto speciale. Era pertanto ed è opportuno stare ancorati con quelle Regioni per esercitare una forza contrattuale maggiore con lo Stato in materia di riforme degli statuti delle Regioni a statuto speciale.
Ci auguriamo, quindi, come Fédération Autonomiste, che le decisioni e le proposte di modifica al testo di legge che verranno avanzate oggi in questo Consiglio trovino piena accettazione da parte del Parlamento e poter così partire noi con il piede giusto per la modifica integrale al nostro Statuto, per sancire il diritto di questa Regione, ribadendo che sia il Consiglio regionale a proporre allo Stato le modifiche del proprio Statuto e non viceversa.
PrésidentLa parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (PVA-cU)Dico la verità, ho invidiato un po' i colleghi che mi hanno preceduto, che avevano preparato un intervento scritto su una materia così delicata. Io invece mi dovrò arrangiare con l'improvvisazione, anche perché discutiamo di una materia in divenire, nel senso che soltanto ieri sera per quanto mi riguarda ho avuto l'opportunità di leggere e di studiare gli emendamenti presentati ieri alla Camera e in discussione oggi e domani.
Questo rilievo mi fa fare quindi una prima osservazione, che è quella della tardività con cui il Consiglio affronta questa materia. E guardate che non è colpa di nessuno, men che meno colpa dello Stato, come ho sentito ripetere da qualcuno; semmai è colpa nostra perché questa materia è in discussione alle Camere dal gennaio 1999.
Per la prima volta la materia in esame è stata trattata in via informale una prima volta, se non ricordo male, in una conferenza dei Capigruppo convocata addirittura telefonicamente per un'audizione volante dell'On. Caveri prima dell'estate, e in seconda battuta, in maniera stavolta più approfondita, soltanto l'8 settembre, quindi circa quindici giorni or sono. In tale occasione la I Commissione è entrata nel merito della discussione e sono emerse delle posizioni differenziate, che poi non sono state portate all'esterno. Credo al Presidente del Consiglio quando mi dice che in sede romana sono state riportate le varie opzioni emerse durante la discussione, però devo anche dire che di queste diverse opzioni non ho trovato traccia nei rendiconti finiti alla stampa, cioè si è voluto ancora una volta portare all'esterno la posizione di una Valle d'Aosta unanime, coesa, forte su certi argomenti.
E questo lo dico perché se condivido con il Consigliere Nicco il timore dell'uomo forte, devo anche dire che ho il timore "dei cori", e quindi rivendico la possibilità non solo di cambiare tonalità, ma anche di cantare una diversa canzone.
Detto del coinvolgimento tardivo, voglio anche dire la mia su un'osservazione che oggi è stata ripresa da qualcuno. Questa iniziativa viene rappresentata come un'iniziativa dello Stato cattivo, che vuole imporre le sue riforme alla Valle d'Aosta.
Credo che invece con un minimo di obiettività dobbiamo dire che, se è vero che c'erano delle iniziative a livello parlamentare provenienti da più gruppi per le modifiche degli statuti delle regioni a statuto ordinario e a statuto speciale, è anche vero che i Parlamentari valdostani, in particolare l'On. Caveri, hanno preso la palla al balzo per proporre le riforme e le modificazioni che al Deputato valdostano sembravano più opportune. Legittimamente, lo sottolineo, perché non mi passa per l'anticamera del cervello dire che un parlamentare non ha il diritto di proporre le riforme che vuole e che ritiene giuste dal suo punto di vista. Soltanto che quando si vuole lanciare un missile, poi il missile scoppia in mano. Questa è la situazione, non c'è nessuno che in una prima fase ha voluto imporre alcunché. È che si è premuto l'acceleratore rischiando di finire contro il muro.
Questa iniziativa io la ritengo, dal punto di vista del metodo, tanto più intempestiva perché, nel bene o nel male, il Consiglio regionale aveva istituito una commissione speciale, peraltro da noi contestata come è noto, con l'obiettivo di fare quella riforma organica che quanto meno a livello d'intenti condividiamo tutti.
Oggi, lo sottolineava Nicco, ci troveremo di fronte comunque a una riforma, che ci piacerà o meno, ma che ha seguito una via diversa da quella che il Consiglio regionale si era dato, tant'è che oggi siamo a rincorrere i tempi, i provvedimenti, gli emendamenti.
Non si è accettato - questo si dovrebbe spiegare politicamente, su questo Nicco si dovrebbe interrogare - da parte dei Parlamentari valdostani, da parte dell'Union Valdôtaine, il fatto che qui ci fosse una commissione speciale che aveva l'incarico di fare una bozza organica di Statuto.
Mentre qui si discuteva, si facevano riunioni, si davano consulenze, a Roma si cominciava a decidere, a Roma si andava avanti, con un coinvolgimento nostro che c'è stato, ma è stato minimo. Tant'è che ancora oggi, ripeto, stiamo discutendo in fretta di una materia che invece necessiterebbe di maggiori riflessioni e di approfondimenti, perché è una materia delicatissima, su cui non ci sono delle scelte definite, su cui siamo tutti d'accordo.
Scegliere su queste cose è difficile, bisogna ragionarci. Una soluzione che a prima vista potrebbe sembrarci la migliore, potrebbe poi risultare avere un mucchio di controindicazioni. Non è un caso: ci si mettono degli anni per fare le costituzioni, non dei giorni, non delle ore come dobbiamo fare in questo momento noi per esprimere un parere.
Quindi rilevo questa contraddizione, l'ho già fatto in altre sedi, fra un percorso che era stato stabilito ad Aosta e un percorso che viene fatto a Roma, un percorso accelerato dai Parlamentari valdostani.
E poi avanzo un'ulteriore osservazione. Mi sembra che in questa materia si eluda un problema essenziale. A livello statale questa riforma è stata portata avanti per l'esigenza di introdurre l'elezione diretta del Presidente della Giunta. Noi in questi pochi giorni discuteremo dei massimi sistemi, discuteremo delle procedure, discuteremo della possibilità - che peraltro sottoscrivo - del Consiglio regionale, della Regione, di decidere la propria forma di governo, ma fingeremo di non decidere in tema di elezione diretta del Presidente della Giunta. Fingeremo di non decidere, perché non è vero quello che ha testé detto il Consigliere Piccolo, che ci sarà una decisione a posteriori.
Quando io chiedo l'elezione diretta del Presidente della Giunta e quindi chiedo una norma transitoria su questo punto, non debbo sottacere che una norma transitoria in questo progetto c'è già e che prevede l'esatto contrario. Non è che sia una cosa da decidere, è già decisa! Qui c'è una disonestà intellettuale di fondo che io voglio sottolineare. È decisa nelle proposte portate avanti dall'On. Caveri? ma come no? Allora leggiamo gli emendamenti e leggiamo i testi di legge? Lo spiego ancora meglio.
È previsto un articolo, sul quale mi sembra che non vi siano stati dissensi da parte delle forze politiche, tranne in commissione del sottoscritto, del Consigliere Fiou e del Consigliere Lattanzi, che prevede che in attesa che la Regione legiferi su questo punto, continui a mantenersi il sistema attuale. Questo equivale a dire che esiste una norma transitoria, che prevede l'elezione indiretta del Presidente della Giunta. È una situazione speculare all'altra, perché se partiamo da nero, ci vorranno due terzi per fare bianco, se partiamo da bianco, ci vorranno i due terzi per fare nero. È una questione logica.
Quindi è inutile dire che oggi non decidiamo per il Presidente eletto dal popolo perché decideremo in un secondo tempo; no, è già deciso, tant'è vero che quando nel gennaio 1999 il Consiglio approvò questa risoluzione breve in cui rivendicava le competenze al Consiglio regionale, io non a caso feci un emendamento in cui chiedevo di cancellare ogni riferimento all'elezione diretta o meno del Presidente della Giunta. Allora mi si disse che era un dato formale. Oggi scopro che non era un dato formale.
Credo invece che questo avrebbe potuto essere l'occasione per approfondire un tema come quello dell'elezione diretta del Presidente della Giunta, un tema interessante su cui solo ora si cominciano a vedere dei primi contributi: oggi sono venute delle osservazioni da parte del Senatore Dondeynaz, abbiamo letto questa mattina un'interessante lettera del Senatore Dujany sulla stampa su questo punto, non sono d'accordo con me, sostengono altre cose.
A me piacerebbe un confronto su questo tema, sul merito di questa cosa, su cosa significa elezione diretta: significa soltanto uomo forte, corriamo questo pericolo? O non significa anche più democrazia dei cittadini che scelgono loro stessi chi li governa, scelgono chi sta al governo e chi sta all'opposizione, scelgono un sistema bipolare, possono cambiare le maggioranze, senza le mediazioni estenuanti post-elezioni dei partiti? Le mediazioni ci saranno prima, più chiare e più trasparenti. È per questo che sono a favore dell'elezione diretta del Presidente della Giunta.
Tra l'altro mi sembra che l'elezione diretta del Sindaco abbia portato dei benefici innegabili in termini di trasparenza e di governabilità anche nella nostra regione. Nella lettera citata il Senatore Dujany fa un'osservazione, secondo me sbagliata, quando dice che i Consigli comunali non hanno più potere perché c'è l'elezione diretta del Sindaco.
È sbagliato, sbagliatissimo; non ce l'avevano neanche prima perché è una legge del 1990 che ha spostato tutte le competenze del Consiglio alla Giunta. Non c'entra niente l'elezione diretta del Sindaco che è avvenuta quattro anni dopo, anche se magari a livello politico qualche piccolo risvolto ci può essere. Quindi ritengo che su questo punto essenziale e su altri punti della materia, si debba entrare sul merito.
Abbiamo sottolineato come i nostri punti di maggiore interesse siano per noi almeno tre.
Il primo è quello relativo ad una norma transitoria, che preveda l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale.
Il secondo è quello che venga ampliato e meglio definito l'istituto del referendum, su questo mi sembra che il consenso possa essere più ampio e non ci debbano essere problemi di sorta.
Il terzo punto è quello che vengano costituzionalizzati gli indirizzi essenziali in materia d'ineleggibilità dei consiglieri regionali, così come è già previsto in tema d'incompatibilità, nel senso che nelle proposte al nostro esame per quanto riguarda l'incompatibilità si demanda al Consiglio regionale, ma ci sono già dei "paletti". Invece per quanto riguarda l'ineleggibilità questi "paletti" non ci sono. Riteniamo che sarebbe utile che qualche paletto essenziale anche in questa materia ci fosse.
Questo è il nostro contributo che diamo a questa riforma portata avanti a "spizzichi e bocconi" e su questo punto ci riserveremo di presentare, come gruppo, una risoluzione, che entri nel merito della vicenda che stiamo discutendo, perché se ci limitiamo ai principi, se ci limitiamo alle procedure, rischiamo di avere delle false unanimità, delle unanimità di facciata che però nascondono dietro delle legittime, diverse opzioni politiche.
PrésidentLa parole au Conseiller Comé.
Comé (Aut)Il tema che oggi siamo chiamati ad esaminare è un tema molto delicato e importante per la nostra regione, per il mantenimento della nostra autonomia.
Ormai da parecchi anni a livello nazionale vi sono spinte sempre più forti che chiedono le riforme istituzionali. Diversi percorsi sono stati tracciati, ma bisogna dire che, ad oggi, vere e reali riforme non si sono ancora viste!
La modifica che sembra prendere corpo in quest'ultimo periodo è la riforma sull'elezione diretta del Presidente della Regione.
Diverse sono state le proposte di legge costituzionale, come ci aveva già illustrato il Presidente, presentate da diversi deputati. Basti ricordare alla fine dello scorso anno la proposta che creò un movimento piuttosto frenetico nella nostra Valle da parte del Deputato diessino Soda, che imponeva l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale anche per la Valle d'Aosta. Sembrava allora che questa volontà non attecchisse, mentre invece ieri abbiamo appreso che c'è un tiro "mancina" per la Valle d'Aosta con delle proposte che sono molto diverse dalle nostre.
Questa volontà non aveva attecchito presso la Commissione parlamentare per gli Affari Costituzionali, grazie anche al forte interessamento dei nostri Parlamentari alla risoluzione presentata a gennaio da parte di questo Consiglio regionale, dove si rivendica il diritto inerente la scelta del metodo di elezione di ogni carica politica, relativa al Governo regionale e alle varie audizioni fra i nostri rappresentanti regionali e i commissari parlamentari.
Sicuramente da parte nostra non possiamo che esternare una certa riserva e perplessità, poiché tutti i partiti dell'arco costituzionale spingono per una ripresa della riforma in senso federalista dello Stato. Ebbene questa proposta che oggi analizziamo non è certo un modello di federalismo, perché la richiesta di modifica della legge elettorale regionale non è partita dalla Regione, ma è stata proposta e voluta dal centro.
Un anno fa, di questi tempi, venne costituita fra diverse polemiche, la Commissione speciale per la revisione dello Statuto nel suo insieme e il suo Presidente, pochi mesi fa, relazionò in quest'aula la prima proposta di modifica. Ora, se contemporaneamente lo Stato propone delle revisioni parziali del nostro Statuto, purtroppo il nostro Presidente Nicco rischia che il suo lavoro diventi quello di incastrare con grande difficoltà le modifiche apportate in sede parlamentare.
Le forti pressioni che in questi mesi si sono avute per la riforma dell'elezione dei Presidenti delle regioni sono dovute all'urgenza che le regioni a statuto ordinario hanno per l'ormai prossima tornata elettorale e ad un'esigenza legata in particolare anche alla situazione politica della Sicilia. Esigenza innegabile forse per quelle regioni. Noi, come tutti sanno, le prossime elezioni regionali le avremo nel 2003; pertanto ritengo che questa urgenza non esista e sarà opportuno ribadire che, dal punto di vista delle procedure, vi sia il rispetto della natura pattizia e che vi sia un coinvolgimento della Regione e del Consiglio regionale nelle definizioni di qualsiasi modifica dello Statuto.
Se si vuole confermare il carattere pattizio dello Statuto speciale, è necessario prevedere strumenti efficaci di garanzia della negoziazione; appare contraddittorio, lo sottolineava anche Nicco, che norme di rango costituzionale come l'articolo 48 bis dello Statuto garantiscano una procedura negoziata per le norme di attuazione e che tale garanzia non sia invece prevista per le norme dello Statuto.
Queste sono considerazioni importanti, pertanto si devono prevedere degli strumenti tecnici a tutela dell'iniziativa di revisione che proviene direttamente dalla Regione, in quanto quando si cambia lo Statuto, si cambiano dei pezzi fondamentali della vita della nostra istituzione.
Riteniamo quindi che queste modifiche siano necessarie, vedasi gli emendamenti anche proposti all'articolo 50 e non recepiti dalla Commissione Affari Costituzionali, per garantire in maniera efficace gli interessi della Regione nel procedimento di revisione.
Entrando poi nel merito del testo unificato, che da oggi ha iniziato in aula parlamentare la discussione con riferimento agli emendamenti presentati, vorrei fare alcune brevi osservazioni.
Il nuovo comma 2 dell'articolo 5 trasferisce alla competenza legislativa della Regione un elenco di materie, che non può essere esaustivo. Il sistema di elencare le materie affidate alla legge regionale contrasta con l'impostazione adottata invece per le regioni a statuto ordinario, come risulta dal testo approvato dalla Camera dei Deputati e trasmesso al Senato, in cui all'articolo 3 di modifica dell'articolo 123 della Costituzione dice che "Ciascuna regione ha uno statuto che, in armonia con la Costituzione, ne determina la forma di governo".
Positivo e da mantenere è l'inserimento di procedimenti raggiunti nel corso di questa legge regionale, quali la maggioranza dei due terzi dei consiglieri assegnati. Riteniamo quindi che l'articolo 15 debba essere rivisto e modificato, in modo da togliere quei "paletti" e renderlo più generico, per permettere al Consiglio regionale con piena ed esclusiva competenza di determinare la sua forma di governo.
Per quanto concerne l'iniziativa popolare dei referendum, condividiamo le proposte emerse anche in I Commissione di inserire la dizione: "L'esercizio del diritto di iniziative di referendum regionali" in modo da salvaguardare la possibilità dei referendum consultivi su proposte di atti della Regione, di revisione dello Statuto speciale, su atti anche dello Stato la cui applicazione nel territorio della Regione possa danneggiarla.
Infine un'ultima considerazione sulla norma transitoria. Riteniamo di accogliere il testo attuale, così come è stato formulato, perché se tutti condividiamo che la competenza per le modalità di elezione del Consiglio della Valle spettano al Consiglio stesso, fintanto che questo organo non ha provveduto alla riforma, devono rimanere vigenti le norme attuali.
PrésidentLa parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (FI)Anticipo che il nostro sarà un atteggiamento che cercherà di uscire dal merito del dibattito, in quanto crediamo che questi dibattiti siano uno di quei momenti nei quali i cittadini forse si sentono più lontani dalla politica quanto non mai, perché su dei principi annunciati sani e a volte anche giusti, si intersecano poi strategie che non vengono mai apertamente dichiarate.
In commissione abbiamo sostenuto, nel momento in cui siamo stati convocati come Forza Italia, che si dovesse ribadire al Parlamento italiano la necessità di sottolineare ancora una volta in sede di riforma che la Valle d'Aosta aveva autonomia legislativa per quanto riguarda la legge elettorale, perché di questo si parlava purtroppo, perché sappiamo che la bicamerale - come diceva Dondeynaz - fallendo ha dovuto innescare un meccanismo di riforma parallela e anche limitante che oggi si va ad attuare.
Lo abbiamo detto in maniera molto chiara. Noi come Forza Italia, partito politico federalista convinto, non abbiamo avuto imbarazzi a ribadire questo principio, sano e giusto, però crediamo che tale principio non debba mascherare strategie diverse da quello che vogliono i cittadini.
Non condividiamo il livello d'isterismo che si è instaurato da poche ore, e devo condividere qui l'analisi di Curtaz, che sottolineava come una riforma così delicata e importante sia stata buttata sul tavolo e concretizzata nell'arco di pochissime ore, perché fino a ieri pomeriggio l'impostazione del testo che aveva alla Camera era completamente diverso da quello di cui stiamo parlando adesso. Era un testo che gli Autonomisti hanno condiviso, che l'Union ha condiviso, che la Fédération ha condiviso, che Nicco ha condiviso, nonostante posizioni diverse del suo partito a Roma.
Quindi è una riforma molto importante, ma per questioni di tempo e di pressione si innescano dei meccanismi d'isterismo che non riusciamo a comprendere. Perché oggi ci cala sulla testa una serie di emendamenti che, ce lo dobbiamo dire senza false ipocrisie, non tolgono l'autonomia legislativa in materia di legge elettorale alla Valle d'Aosta, perché se così fosse, il clima d'isterismo sarebbe giustificato. Se negli emendamenti avessimo individuato - avendoli anche letti velocemente, ma non lo abbiamo individuato - un levare l'autonomia legislativa alla Valle d'Aosta, credo che questo clima sarebbe giustificato.
Quello che non comprendiamo è l'attacco all'autonomia, quando gli emendamenti non tolgono questa potestà legislativa, che rimane sancita. Certo, innescano un piccolo cambiamento non sostanziale perché non abbiamo le elezioni regionali domani mattina, ma più politico, più formale, più di principio. Cioè gli emendamenti, se approvati, andranno a dire che in forma transitoria, come tutte le altre regioni italiane, avremo l'elezione diretta del Presidente della Giunta, perché sappiamo che ci è lasciata comunque l'autonomia legislativa e abbiamo tutto il tempo e la possibilità di dibattere e di fare quello che in questi anni non abbiamo fatto.
Perché il nodo della questione è cosa abbiamo fatto per la Valle d'Aosta in questi anni in tema di riforma elettorale. Se il Parlamento arriva tardi e urgentemente e forse in qualche maniera male, non possiamo dire che il Consiglio regionale della Valle d'Aosta e la Valle d'Aosta si siano mossi in termini di legge elettorale in maniera rapida e coerente con i desideri dei cittadini, perché mentre nel referendum del 1993 l'89 percento dei Valdostani auspicava una riforma maggioritaria delle elezioni, dal 1993 questo Consiglio è stato silenzioso.
Uno potrebbe chiedersi perché non si è proceduto a venire incontro non solo a un diritto di questo Consiglio di poter legiferare, ma a un diritto secondo noi ancora più importante, che è quello di dare risposta alle esigenze dei cittadini. Perché se è vero che c'è un diritto sancito dallo Statuto per cui questo Consiglio regionale deve potersi esprimere in materia di legge elettorale, crediamo che ci sia un principio ancora più importante, che sta a monte di questo principio, cioè il principio che i cittadini debbano poter indicare e vedere realizzate le riforme che loro indicano. Cosa che questo Consiglio regionale, questo "Parlamentino", è stato incapace di fare da sei anni a questa parte!
Allora lo Stato italiano probabilmente arriva anche in ritardo, arriva male e nella maniera sbagliata, ma ci arriva, e non ci arriva per sua volontà perché non c'è volontà da parte dei Parlamentari.
Noi abbiamo avuto contatti in queste ore con i nostri Parlamentari, con i Parlamentari dei DS e dei Verdi, per capire cosa stava succedendo; non c'è nessuna volontà di togliere autonomia a nessuno. C'è la volontà pressante di dare una risposta ai cittadini che chiedono le riforme. Riforme che per via bicamerale non è stato possibile attuare e che per via parallela, se volete anche riduttiva, attraverso la modificazione di questi articoli della Costituzione, si comincia a mettere in atto, per voglia di stabilità.
Poi si può discutere, come faceva Dondeynaz, se il maggioritario darà la stabilità o non la darà, ma forse è una discussione inutile perché noi possiamo anche essere contrari al fatto che il maggioritario possa dare la stabilità, ma lo vogliono i cittadini.
Allora bisognerebbe essere così coerenti quando l'89 percento dei cittadini chiede il maggioritario, se non si è d'accordo con quell'indicazione, di dimettersi dai partiti che rappresentano la maggioranza, perché il Senatore Dondeynaz nel suo intervento ha specificato che lui è disposto a togliere la fiducia al Governo e di uscire dalla maggioranza che lui rappresenta e che ha sostenuto, ma si è dimenticato che lui fa parte di questa maggioranza che da anni deve dare delle risposte ai cittadini e che oggi arriva a darle, però le dà in direzione della volontà dei cittadini.
Noi siamo qui in un "Krapfen" dove il Parlamento viaggia avanti con le riforme in ritardo, in malo modo, abbiamo visto gli emendamenti sono una cosa obbrobriosa, un puzzle di parole insignificanti che dicono tutto e il contrario di tutto, ma che sanciscono una strada; mi chiedo perché questo Consiglio regionale deve alzare gli scudi, perché l'Union, perché gli Autonomisti, perché i Federalisti e i regionalisti convinti devono alzare gli scudi, quando l'autonomia legislativa in materia elettorale alla Valle d'Aosta non è stata messa in discussione e neanche sfiorata. Qui si dice: finché voi non vi farete una vostra legge, per uniformità con le indicazioni dei cittadini elezione diretta del Presidente della Giunta. Ai Valdostani sta bene? Pare di sì, all'89 percento. Potremo verificarlo. Ma abbiamo tre anni per verificarlo.
Questo è il nodo della questione e lì ha ragione Curtaz, non è sul principio, non si sta discutendo del principio di autonomia legislativa; qui con il principio di autonomia legislativa si mascherano strategie utili ad un partito piuttosto che ad un altro, ad una idea propria, cioè fra quelli che vogliono il proporzionale e quindi vogliono mantenere contro il volere dei cittadini questo sistema, e quelli che invece vogliono il maggioritario su indicazione dei cittadini e lo vogliono modificare.
Tutto il resto è filosofia, tutto il resto è teatrino della politica, perché sappiamo perfettamente che la maggioranza, l'Union in primis, sull'elezione diretta del Presidente della Giunta, come del resto sul maggioritario, non si è mai espressa in maniera favorevole. Ogni volta che è stata chiamata ad esprimersi, ha sempre tergiversato e non si è mai espressa in maniera chiara. Ed è la prima ad alzare stamani gli scudi, vedi Dondeynaz, vedi Caveri, vedi le forze autonomiste, e a dire: ma se ci dicono che se noi non facciamo la legge, dobbiamo votare con il maggioritario, non ci sta bene perché ci toccano il principio. No, il principio non viene toccato.
Siccome il principio non è toccato, riteniamo che tutto questo allarmismo sia ingiustificato, crediamo che se domani il Parlamento approverà gli emendamenti che daranno indicazioni di elezione diretta del Presidente della Giunta anche per la Valle d'Aosta, se non si dota lei in autonomia di una propria legge elettorale, è tutto un fumo che non ha nessun significato, se non quello di mascherare la volontà di questo Consiglio di affrontare la riforma elettorale della Regione. Questo sì, perché se hanno tanti difetti questi emendamenti, un pregio ce l'hanno: stanno nelle posizioni politiche.
E se verrà votato a maggioranza che la Valle d'Aosta, come tutte le altre regioni, se non si dota autonomamente di una sua legge elettorale, avrà l'elezione diretta del Presidente della Giunta, da domani mattina si apre il dibattito politico su chi vuole l'elezione diretta del Presidente della Giunta e chi vuole il proporzionale. Questo lo dobbiamo dire, perché questo è il gioco!
Allora smettiamo di mascherarci dietro ai principi, alle lese maestà, perché qui c'è solo una maestà, il popolo, i cittadini che rappresentiamo, e quelli questo teatrino non lo capiscono.
Noi di Forza Italia non avremo pruriti o pudori nell'avere una legge elettorale che dia un'indicazione verso il maggioritario, assolutamente! Siamo sempre stati favorevoli, lo abbiamo detto, siamo convinti presidenzialisti, convinti federalisti, perché crediamo così d'interpretare la volontà del popolo italiano e dei Valdostani che a maggioranza chiedono questo.
Poi se c'è qualcuno che per sue beghe di partito, che anche rappresenta la maggioranza dei Valdostani ma che ai Valdostani suoi elettori non ha mai detto la verità, e cioè che è preferibile giocare nelle "stanze" gli Assessorati e le Presidenze delle Giunte piuttosto che nei Consigli, e quindi vuole continuare a fare così, si assume la responsabilità ma in maniera chiara!
Noi oggi abbiamo la felicità di poter ribadire ai nostri elettori e ai Valdostani che Forza Italia Valle d'Aosta, così come Forza Italia che è al Parlamento, vuole uno Stato italiano unito e federale e fortemente presidenzialista. Così come chiedono i cittadini italiani e anche quelli valdostani.
Se poi c'è qualcuno in Valle d'Aosta che è in maggioranza e che in questi anni non ha preso queste indicazioni, e oggi si lamenta perché ancora una volta dopo la "Bassanini", la legge di decentramento agli enti locali e le risorse finanziarie, ancora una volta lo Stato arriva prima di noi, è inutile che si allarmi! Significa solo che siamo incapaci, pur avendo l'autonomia, di venire incontro alle richieste dei cittadini!
Se lo sapremo fare e se per una volta invece che subire le riforme, che i cittadini vogliono, riusciremo a proporle, probabilmente questo Consiglio sarà molto più vicino ai cittadini!
Anticipo che presenteremo un nostro documento, nel quale ribadiamo la forte necessità che il Parlamento ribadisca l'autonomia legislativa in materia elettorale, ma che ribadisca l'indirizzo di un'elezione maggioritaria o comunque dell'elezione diretta del Presidente della Giunta, perché non lo vediamo incoerente con i bisogno dei nostri cittadini.
PrésidentLa parole au Conseiller Cottino.
Cottino (UV)Credo che sia necessario approfondire e fare delle precisazioni su alcuni argomenti che altrimenti potrebbero, all'esterno, essere male interpretati.
Innanzitutto devo dire che oggi siamo qui a discutere un argomento molto importante, ed è anche per questo, oltre che per mio dovere, che ho prestato molta attenzione al dibattito che c'è stato finora. E se prima avevo qualche problema di chiarezza, devo dire che finora il dibattito non mi ha aiutato molto, anzi per certi aspetti mi ha creato qualche piccola complicazione, perché ancora una volta, a seconda dei punti di vista che ognuno di noi ha su determinati problemi, si vuole a tutti i costi non dire le cose esattamente come stanno, ma cercare di portare acqua al proprio mulino, facendo affermazioni che sono esattamente il contrario.
Credo che sia innegabile dire che oggi siamo qui a discutere perché fra poche ore il Parlamento comincerà a discutere di riforme istituzionali, in particolare di riforma della legge elettorale, che va a toccare anche la Valle d'Aosta.
Dire che non viene toccato questo principio, credo che non sia esatto, per un motivo molto semplice. Abbiamo uno Statuto che prevede una certa modalità di elezione del Consiglio stesso, ed è una modalità che è il Consiglio regionale che ha scelto. Dunque l'andare a modificare questo, senza che sia di nuovo il Consiglio regionale a modificarlo, significa andare a togliere una parte di paternità a questo Consiglio.
Per cui non è vero che se si parte dal nero per arrivare al bianco, è uguale a chi dice che il bianco deve rimanere bianco; non è assolutamente vero, perché sempre il Consiglio regionale a suo tempo ha concordato le modalità di elezione del Consiglio stesso.
L'emendamento proposto da Caveri sulla famosa norma transitoria non dice altro che questo concetto, il mantenimento globale della paternità e delle potestà di questo Consiglio per portare avanti questo tipo di problema.
Lo stesso discorso vale per quanto riguarda la materia dell'ineleggibilità e delle incompatibilità. Non capisco il timore che se certi "paletti" vengono messi da Roma allora tutto va bene, se invece non ci sono "paletti" questo Consiglio, che poi in questo momento saremmo comunque noi, se andassimo a codificarli non saremmo in grado o comunque prenderemmo una strada che non va nella direzione più logica, più onesta che questo argomento estremamente importante richiede. Per cui anche su questo nessuno dice che, al momento in cui questo Consiglio discuterà - e dovrà farlo - della legge elettorale, non dovrà andare a codificare norme precise d'ineleggibilità e d'incompatibilità. È evidente che ci dovranno essere, ma non capisco perché qualcun altro dovrebbe predisporle o prepararle mettendo dei confini precisi su quello che dovremmo fare noi in futuro.
Per cui è evidente che non possiamo che essere contrari al testo della commissione ed essere favorevoli a tutti gli emendamenti predisposti dai Parlamentari valdostani, in particolare dall'On. Caveri e già presentati in commissione.
È vero che ci sono state spinte da parte di altre regioni autonome perché ci fosse un'accelerazione alla tempistica di discussione in Parlamento di queste leggi, ma sappiamo che questo è dovuto al fatto che al loro interno non riescono a trovare degli accordi sufficienti affinché si possa andare nella direzione auspicata comunque dalle loro maggioranze. Credo che qui questo non esista, non ne sentiamo il bisogno, ribadiamo la nostra piena avversione a che dall'esterno ci dicano quello che dobbiamo fare.
Vorrei fare alcune altre precisazioni molto veloci. Si è parlato di stabilità; credo che poche regioni possa vantare la stabilità che ha avuto la Regione Valle d'Aosta, a dimostrazione che questo non dipende tanto o non dipende solo dalle norme che ci diamo, ma dipende anche e soprattutto dai comportamenti.
A questo proposito si è citata la stabilità sulla questione dell'elezione diretta dei sindaci, facendola apparire come una contraddizione con quello che stiamo discutendo; non è assolutamente vero. I comuni valdostani, ad eccezione di uno, già avevano il maggioritario e se stabilità c'è stata, c'è stata perché non si è accettato l'elezione diretta del sindaco tout court, ma diversamente dal resto d'Italia si è abbinato il discorso del vicesindaco. Altrimenti vi invito a verificare quanti comuni valdostani avrebbero già avuto in questo momento elezioni anticipate.
Per cui il discorso del cosiddetto "presidenzialismo" non è assolutamente in contrasto al limite con il discorso del proporzionale, si tratterà di verificare come eventualmente non soltanto il Presidente della Giunta, ma il Governo dovrà essere eletto. E questo lo verificheremo al momento in cui andremo ad una revisione globale dello Statuto.
Non è detto che non si arrivi a fare una modifica globale dello Statuto, che contenga anche queste modifiche indipendentemente dalla questione specifica che stiamo dibattendo adesso. Infatti la Commissione speciale continuerà i suoi lavori; abbiamo detto e ripetuto che è nostra intenzione cercare di allargare la stessa a tutte le forze politiche perché dobbiamo essere aperti a tutti i contributi e questo lo ribadiamo.
Per terminare, annuncio che come forze di maggioranza abbiamo distribuito una risoluzione a tutti i Capigruppo consiliari, che discuteremo assieme a loro se c'è questo tipo di volontà; abbiamo anche affermato la nostra disponibilità ad eventuali integrazioni o limature che si rendessero necessarie, a condizione che non vadano a stravolgere il contenuto della risoluzione stessa.
PrésidentLa parole au Conseiller Beneforti.
Beneforti (PVA-cU)Che sia la Valle d'Aosta a decidere la sua forma di governo, siamo tutti d'accordo, anche se quest'affermazione merita alcune riflessioni in special modo dopo le dichiarazioni rilasciate agli organi d'informazione dal Presidente del Consiglio, dal Presidente della Giunta, e viste anche le richieste formulate e presentate in sede parlamentare dall'On. Caveri.
Ma i pieni poteri che sono richiesti per decidere autonomamente, da chi e come vengono esercitati. Io dico che l'elezione diretta del Presidente è un atto democratico, non può essere considerato un'imposizione. Sono d'accordo nel rifiutare le imposizioni, ma non possiamo fare agli altri ciò che non vogliamo sia fatto a noi.
Se si definiscono imposizioni quelle dello Stato nei confronti della Valle d'Aosta, certe dichiarazioni fatte localmente sono imposizioni verso lo Stato!
Su questa problematica - e non voglio aprire delle polemiche, lungi da me - non può essere solo il movimento dell'Union Valdôtaine a decidere, come accade sempre. Le forze che fanno parte della maggioranza in più occasioni si sono adeguate. Ma almeno su questo argomento vogliamo aprire un confronto fra maggioranza e opposizioni?
Nessuno è qui per fare del male alla Valle d'Aosta, l'ho detto altre volte; siamo qui, almeno noi, per difendere la nostra autonomia e credo che anche nel passato i Cattolici democratici lo hanno dimostrato in più occasioni, ne cito due sole: nel 1948, quando fu promulgato lo Statuto speciale e nel 1981 con la legge di riparto fiscale.
Se si gioca a fare i primi della classe localmente, come in sede romana, abbiamo tutti da perdere più che da guadagnare. Non è pensabile che si conducano trattative in sede romana, senza che questo Consiglio ne sia informato! Se la problematica è di competenza del Consiglio, il Consiglio dev'essere informato di volta in volta di ciò che accade anche in sede romana!
E poi, guarda caso, si discute a Roma senza che sia coinvolta la "Commissione Nicco". Questo lo ritengo un comportamento alquanto arrogante e nello stesso tempo molto umiliante per la persona del Consigliere Nicco.
La "Commissione Nicco" a noi può interessare fino a un certo punto, dato che non siamo stati coinvolti e quindi le modifiche allo Statuto, se apportate, riguardano solo la maggioranza; ma siamo convinti che certe riforme istituzionali non possano essere di parte e che debbano essere realizzate senza preconcetti o posizioni precostituite. E voi queste posizioni precostituite le avete già messe, quando nell'ordine del giorno di quel Consiglio dove si parlava dello stesso problema avete voluto scrivere: "introducendo l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale". Oggi ci proponete una risoluzione dove si dice: "Vista la deliberazione del Consiglio regionale con cui è stata costituita una Commissione speciale?" pur sapendo che noi di questa commissione non facciamo parte, l'abbiamo anche ignorata in un Consiglio quando Nicco ha relazionato, e oggi pretendete che si voti una risoluzione con questa dicitura? Queste sono posizioni precostituite!
Lo Statuto promulgato nel 1948 è lo Statuto di tutti, non solo della maggioranza che in questo momento in cui viene rivisto governa la Regione! Io dico che l'autonomia non si difende a colpi di maggioranza. Escludere le minoranze, grandi o piccole che siano, vuol dire attentare al sistema democratico. Rivendichiamo come piccola regione la rappresentatività a tutti i livelli, ma al nostro interno quando ci sono delle minoranze pur piccole che siano non teniamo in considerazione l'apporto che tali minoranze possono dare alla gestione della vita amministrativa e sociale della Regione.
Noi vogliamo che tutti possano dire la loro; chi non comprende questo, si assume la responsabilità di far fallire le riforme anche in Valle d'Aosta, poiché di fallimento si tratta quando volutamente si esclude la minoranza esistente in Consiglio regionale!
Ma è assurdo anche che ci sia chi pensa, Presidente, di portare avanti delle modifiche statutarie o riforme istituzionali a proprio uso e consumo, secondo il proprio tornaconto. C'è un'etica in tutte le cose, a cui bisogna fare riferimento; c'è una morale da cui non si può prescindere; ci sono delle regole da osservare per essere credibili e per essere dei veri autonomisti. Infatti, da tutte le parti si sente affermare che lo Statuto di autonomia non si tocca senza il consenso del Consiglio regionale, ma il consenso come si determina al nostro interno? A colpi di maggioranza o democraticamente? Questo dev'essere chiarito in questa sede!
Più volte mi sono chiesto il perché di questo comportamento, eppure l'Union Valdôtaine è un movimento forte, organizzato sul territorio, presente negli enti e nelle istituzioni a tutti i livelli, che timore può avere di confrontarsi sugli argomenti senza prendere posizioni precostituite? E poi con chi? Con rappresentanti che anche a Roma hanno sempre difeso l'autonomia regionale. Ciò è avvenuto nei confronti dei governi passati e nei confronti del governo attuale. Ai nostri rappresentanti in Parlamento e nelle commissioni abbiamo sempre fatto presente quali erano le aspettative del popolo valdostano.
Credo che nessuno stia attentando alla nostra autonomia e alla nostra libertà di decidere e non c'è, come diceva il Senatore Dondeynaz, sfiducia dello Stato nei confronti delle autonomie locali. Ma dove l'avete notata questa sfiducia? Mi rivolgo agli Assessori, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta, che partecipano alle riunioni a certi livelli. Dove avete notato questa sfiducia? Nel Presidente del Consiglio passato e in quello attuale? Ho sempre sentito lodare l'On. Prodi anche dai nostri Parlamentari, sento adesso lodare D'Alema, che addirittura si è interessato al problema del Traforo del Monte Bianco e si sta interessando anche delle piccole cose della Valle d'Aosta. E allora dov'è questa sfiducia del centro contro la periferia? Che timori si devono avere nei confronti dello Stato che ci chiede di partire insieme per l'elezione dei Presidenti delle Giunte regionali? E poi sta a noi decidere come eleggerli!
Questo Stato ci ha dato l'autonomia finanziaria; se non avesse avuto fiducia, non ce l'avrebbe data!
Allora io credo che dobbiamo avere anche un momento di riflessione, di confronto, e anche di fiducia verso questo Stato, di cui noi facciamo parte. Noi dimostriamo di avere più che fiducia, sfiducia, e questo non ci porta vantaggio. Ho parlato anch'io con l'On. Cananzi, Presidente della Commissione, perché appartiene al mio partito e gli ho detto quello che pensavamo e mi ha assicurato che nessuno vuole stravolgere niente, che nessuno vuole attentare all'autonomia della Valle d'Aosta. Oggi si stabilisce questa linea, mi diceva, la Valle d'Aosta decida quello che intende fare e noi saremo qui pronti a recepire quello che la Valle d'Aosta nel suo Consiglio deciderà. Perché questo è quello che abbiamo anche noi sostenuto, anche se come minoranza.
Ogni volta che c'è un problema andiamo e parliamo, sosteniamo le cose della Valle d'Aosta. Non abbiamo mai fatto un discorso contro l'autonomia regionale e contro gli interessi della Valle d'Aosta; abbiamo sempre sostenuto le prerogative che vengono decise in questo Consiglio regionale, anche se non le abbiamo votate, perché una volta votate democraticamente, queste diventano di tutti. È questo che dobbiamo comprendere.
In questa sede, ho sempre affermato che bisogna cercare il confronto e il dialogo; non è con questa proposta di risoluzione che si può trovare un'intesa sul problema. Ci fate approvare la "Commissione Nicco". Ma vogliamo vedere come questa "Commissione Nicco" dovrà funzionare nel futuro? Se vogliamo che questa commissione conti, mettiamola in condizione di contare, e siccome le riforme si fanno tutte assieme, dobbiamo rifare una commissione dove ci siamo tutti, dove si ricomincia a lavorare assieme. A me che resti Nicco Presidente, va benissimo; ma la commissione si deve dimettere, dobbiamo ricostituirla, se vogliamo far partecipare tutti alle modifiche dello Statuto regionale.
Date una dimostrazione di buona volontà su queste cose; se non lo fate, dimostrate che siete più per l'autodeterminazione e per l'indipendentismo che per il federalismo. Se si crede nel federalismo, come noi ci crediamo, se si crede nell'autonomia, come noi ci crediamo, i presupposti su cui entrambi si basano bisogna metterli in pratica!
Presidente, facciamo delle aperture, non ci chiudiamo noi da una parte e voi dall'altra; cerchiamo di realizzare quei presupposti che ci permettano d'incontrarci. Non vogliamo confondere i ruoli: noi resteremo di opposizione e voi resterete di maggioranza, ma ci deve essere fra le due parti un confronto e un dialogo. Nel 1948, quando fu fatta la Costituzione, c'era l'Oceano Pacifico fra Togliatti e De Gasperi, eppure trovarono un presupposto unificante, tanto che abbiamo una Costituzione che dura da 50 anni! Perché guardarono agli interessi del Paese. E noi dobbiamo in questa sede guardare agli interessi della Valle d'Aosta, se vogliamo bene a questa regione!
Quindi riapriamo un dialogo e un confronto su queste cose, prima di decidere o di fare punte avanzate in sede romana o di retroguardia in Valle d'Aosta. Noi siamo a disposizione e credo che la risoluzione che abbiamo presentato corrisponda a questi principi. Ci assumiamo l'impegno in sede nazionale di far rispettare anche nel futuro ciò che il Consiglio regionale deciderà, però quello che deve decidere dovrà essere il frutto di un dibattito a cui partecipino tutte le forze politiche della Regione, in uno spirito di confronto e di dialogo.
PrésidentLa parole au Conseiller Ottoz.
Ottoz (UV)J'ai déjà rappelé, lors d'une séance récente, le vent centraliste - ou bien la bise disais-je, la tourmente ajouta M. le Président du Gouvernement - qui souffle à Rome.
Quelqu'un s'attaque aux principes (dit-on) lorsque le problème est la substance, selon MM. Curtaz et Tibaldi, élection directe, élection pas directe, à chacun son opinion et surtout à un débat clair la conclusion. Mais ce n'est pas le moment de ce débat et de cette conclusion.
D'ailleurs la prétendue symétrie sur la norme transitoire est simplement apparente, puisque c'est un très beau sophisme logique, mais en réalité on ne tient pas compte de la volonté du Conseil passé et présent, comme M. Cottino venait de dire, et de la majorité dans ce Conseil. Donc il s'agit d'une fausse symétrie.
Faisons surtout attention au risque que les amendements qui viennent d'être déposés à Rome nous empêchent successivement de modifier d'une façon réellement autonome notre Statut. M. Curtaz l'a rappelé, on touche à la Constitution, on sait ce qu'on écrit, on ne sait pas ce que ça va donner. Donc ces amendements pourraient représenter une difficulté majeure pour une réelle autonome modification de notre Statut, que le travail de la Commission spéciale est en train de prédisposer. Donc c'est aussi cette commission qui est en jeu.
Nous assistons à Rome à une pièce déjà vue et donc à très forte et valable raison nous nous préoccupons pour notre autonomie. J'exprime une bonne satisfaction pour le fait que nos alliés dans cette Assemblée ne partagent pas les positions de leurs référents à Rome, qui sont nos alliés à Rome. Je me pose souvent des questions sur la valeur de notre appui à Rome à un Gouvernement qui ne reconnaît même pas les principes fondamentaux de notre autonomie. C'est la même question que je me pose et que je vous pose aujourd'hui, collègues Conseillers. Il nous faut donc donner une réponse forte, claire et précise, une réponse qui appuie explicitement les amendements présentés par notre Député, M. Caveri, le Député de tous les Valdôtains. Une réponse qui soit à même d'éviter la man?uvre qui cherche à Rome de transformer la nature de notre Statut de pactice en factice: pactice, tel que souvent la soulignent à paroles les lieutenants romains de M. D'Alema, factice, tel que les mêmes lieutenants veulent la transformer dans la pratique parlementaire, en ignorant la volonté de ce Conseil et de tout le peuple valdôtain.
Si dà atto che, dalle ore 12,32, presiede il Vicepresidente Viérin Marco.
PresidenteLa parola al Consigliere Collé, per mozione d'ordine.
Collé (Aut)Per mozione d'ordine, in quanto questa mattina dalle forze di maggioranza ci è stata consegnata una proposta di risoluzione, il nostro gruppo l'ha esaminata e ha una sua proposta ulteriore di risoluzione.
Volevamo capire se la proposta della maggioranza è già stata depositata e quindi dobbiamo depositare la nostra, o se diversamente ci può essere un accordo per discuterla prima di chiudere la discussione generale, a questo punto.
PresidenteLa parola al Consigliere Cottino.
Cottino (UV) Solo per dire che la nostra bozza di risoluzione non è stata presentata e che siamo disponibilissimi a discuterla assieme ad eventuali altre bozze o a valutare integrazioni che si rendessero necessarie, in particolare con il gruppo degli Autonomisti che non ha presentato niente.
Sulla base delle dichiarazioni che sono state fatte prima e sulla base di quanto è stato presentato, non credo che la stessa cosa si possa dire - ma siamo aperti lo stesso - per quanto riguarda i gruppi di Forza Italia e di Valle d'Aosta per l'Ulivo.
Comunque se avessi capito male, siamo a disposizione.
PresidenteLa parola al Consigliere Fiou.
Fiou (GV-DS-PSE)Oggi stiamo affrontando argomenti importanti, perché fanno parte del lungo cammino della definizione di un nuovo assetto istituzionale della Valle d'Aosta e io aggiungerei dell'Italia, della definizione cioè di quali organismi sono più funzionali a promuovere e a governare i processi che si sviluppano ai vari livelli territoriali e che coinvolgono direttamente e indirettamente la qualità della vita dei cittadini, perché questo vuol dire delineare un progetto istituzionale.
La tappa di oggi ci coglie però in un momento che chiamerei "di disorientamento", nel senso che ci impegna in decisioni quando il dibattito sulla revisione complessiva dello Statuto, che dovrebbe portare alla definizione di un nuovo sbocco istituzionale della nostra situazione, è appena abbozzato, segnato da difficoltà di coinvolgimento di tutti gli attori e direi ben lontano dall'aver individuato almeno le linee generali dello sbocco finale di questo lavoro.
Credo che tutti abbiano notato nella seduta del Consiglio, in cui si è discussa la relazione della "Commissione Nicco", gli interventi che hanno tentato di indicare qualche barlume di soluzione finale: questi interventi hanno spaziato dal federalismo solidale fino alle simpatie per assetti tipo Monaco, Andorra o altri casi analoghi, modelli che secondo me non odorano molto di federalismo, ma piuttosto di separatismo.
Stante questa situazione di confronto incompiuto, non sempre è facile cogliere il significato di una tappa intermedia, essendo scollegata da un progetto più complessivo. Nelle more di un tracciato comune si attivano atteggiamenti di segno molto diverso: da chi affronta la tematica istituzionale con la logica che alla Valle d'Aosta spetta tutto e subito, a chi guarda con simpatia la partecipazione ad una battaglia più complessiva per la trasformazione in senso federale dello Stato italiano, dell'Europa e quindi il coinvolgimento della Valle d'Aosta in questo ragionamento.
Per quanto mi riguarda, non mi fa sentire di più dalla parte dei Valdostani, quelli veri, quelli "buoni", il partecipare ad una battaglia di segno corporativo, che non metta in conto anche le risposte più complessive che la comunità mondiale chiede e delle quali possiamo farci carico solo partecipando con convinzione a progetti di sviluppo e momenti decisionali autorevoli a tutti i livelli: livello statale, europeo e mondiale.
D'altronde la partecipazione regionale ad organi internazionali come quelli della francofonia, di cui abbiamo sentito parlare ancora stamattina, non ha solo il significato di promuovere la lingua francese, ma anche e soprattutto di far pesare la forte valenza umanitaria e democratica della storia e della cultura dei paesi francofoni, per allargare ulteriormente la democrazia in ogni situazione e direi in termini complementari ad una logica di sviluppo troppo economicistica, che regola in questa fase l'evoluzione dei rapporti internazionali.
Il gruppo regionale dei DS partecipa perciò all'appuntamento di oggi con grande interesse, con attenzione, perché ritiene la legge su cui siamo chiamati a dare un parere, insieme all'analoga legge che interessava le regioni a statuto ordinario, un passo molto parziale ma importante nel processo di trasformazione dello Stato italiano in stato federale, e perciò una legge che apre anche a noi nuovi spazi di autonomia.
Non condivido le valutazioni che qualcuno ha fatto in merito all'impegno della maggioranza di Centro-Sinistra sul tema delle riforme; credo che sia davanti agli occhi di tutti, pur nelle difficoltà, che mai governi hanno lavorato tanto per trasformare lo Stato italiano in Stato federalista.
Per entrare brevemente nel merito delle modifiche che stiamo discutendo, penso che alla base ci sia una condivisione da parte di tutti dei nodi sostanziali delle modifiche: delegare anche alle regioni a statuto speciale competenze più ampie in materia di forma di governo e in materia elettorale. Questa mi pare sia la sostanza di queste modifiche.
Se c'è una diversa valutazione fra noi è sulle proposte di gestione della fase transitoria, che va dalla promulgazione di queste nuove norme, alla definizione della legge regionale che poi dovrà attuare le norme stesse.
È inutile nascondere qui le diverse posizioni che hanno animato anche il dibattito sul proporzionale e sul maggioritario, sull'elezione diretta del Presidente o meno, che percorsi transitori diversi potrebbero favorire in un senso o nell'altro. Questo non ce lo dobbiamo nascondere, perché una certa norma può voler dire mantenere ferma la situazione attuale "sine die", un'altra norma può invece stimolare di più un processo di dibattito in proposito.
La tensione che può essere presente fra noi e che è stata un po' enfatizzata, perché stiamo dimenticando il pezzo più importante che è quello delle nuove deleghe, è nata anche da una gestione dell'iter della discussione in materia caratterizzata da uno scarso collegamento fra Parlamentari e Consiglio.
Altri Consigli regionali hanno discusso la stessa materia a giugno o a luglio, noi ci arriviamo oggi quando già in Parlamento affrontano la questione.
La modifica al testo originale della legge, che prevedeva una norma transitoria uguale per tutte le regioni a statuto speciale, è stata promossa dall'On. Caveri senza una preventiva discussione in questo Consiglio, direi fatto non positivo, al di là del giudizio di merito sulla proposta stessa.
Risottolineo, le differenze che pesano sulla discussione sono limitate però a questa materia.
Gli emendamenti che abbiamo ricevuto, al di là delle interpretazioni di parte, fanno nascere anche in me il dubbio, proprio per la formulazione soprattutto di un emendamento che detta regole praticamente sostitutive di una legge regionale elettorale, che si configuri una vera interferenza del Parlamento nelle competenze regionali. E non penso che questo fosse nella volontà neanche della maggioranza di Governo o dei Parlamentari che hanno presentato l'emendamento.
L'intenzione era di dare un punto di partenza uguale a tutte le regioni, nel momento in cui veniva decentrata loro la competenza di legiferare su una materia complessa e delicata, che riguardava forme di governo e materia elettorale.
Se però si intravedono rischi di interferenze pericolose in quegli emendamenti, ci sono a mio avviso spazi perché questo Consiglio con molta serenità chieda il rispetto del proprio ruolo e delle proprie competenze. Il Centro-Sinistra non credo che abbia l'intenzione di incrinare i rapporti positivi creati con le regioni in questa vicenda, e che dalle stesse ha raccolto consensi.
C'è il modo di far sentire la nostra voce; la bozza di documento presentata durante la Conferenza dei Capigruppo e che sottolinea notevolmente la preoccupazione che venga messa in discussione la natura pattizia del nostro Statuto, mi pare idonea a convincere i Parlamentari nazionali sui dubbi che abbiamo circa i rischi, in modo che ne tengano conto durante la loro discussione e tolgano quegli elementi che noi sottolineiamo essere pericolosi da un punto di vista del rapporto fra Parlamento e Consiglio regionale.
Ci adopereremo nel senso proprio di promuovere questa iniziativa e ci attiveremo perché questa iniziativa abbia un risultato effettivo in Parlamento.
A questo punto però si apre un altro capitolo, che è un capitolo tutto nostro, ed è la questione della legge che dovrà attuare quanto previsto dal decentramento delle competenze. Qui timori e dubbi ne abbiamo, perché sul proporzionale, sull'elezione diretta del Presidente, eccetera, ci sono posizioni diverse. Noi siamo l'evoluzione di un gruppo che nella passata legislatura ha votato contro la legge elettorale che è attualmente vigente, per cui è chiaro che una norma transitoria che ci conferma questa situazione e ce la può consolidare nel tempo ci può creare dei problemi politici!
Per superare questo c'è un passo da fare, che è un passo tutto interno al Consiglio. Accanto all'impegno e all'ordine del giorno che mandiamo a Roma per rivendicare, giustamente, che non ci siano confusioni di ruolo e di competenze, secondo me ci dev'essere un ordine del giorno che impegna questo Consiglio a promulgare la legge relativa, conseguente al decentramento delle competenze, diciamo in tempo utile per le prossime elezioni regionali. Se c'è questo intento, possiamo riaprire qui un dibattito serio, acceso finché si vuole, un confronto sulle tematiche che sono sorte qui, sulla questione del maggioritario sì, del maggioritario no. Credo che sarà un dibattito acceso, perché non posso sicuramente condividere la lettura che Nicco ha dato in proposito dell'elezione diretta del Presidente; uno potrebbe rovesciare le posizioni e fare altrettante congetture politiche. Ricordo solo una nostra storia. Abbiamo avuto una legislatura che grazie a meccanismi di elezioni proporzionali ha visto due "ribaltoni"; ricordo che la passata legislatura è arrivata a compimento ma con uno scrollone intermedio che è avvenuto con meccanismi da Prima Repubblica. Non è detto che anche in questa legislatura non ci siano altri tentativi d'introdurre analoghi meccanismi politici per modificarne l'andamento.
Noi dobbiamo anche dare alla gente, al momento delle votazioni, programmi e indicazioni di governo certi e condizioni legislative che permettono di portare avanti quei programmi, perché la gente vota per i programmi che proponiamo, le modificazioni intermedie non sono elementi di chiarezza politica.
Se ci sarà anche questo secondo ordine del giorno, molto semplice, che impegni il Consiglio a definire questa legge in tempo utile per avere effetti per le prossime regionali, credo che possiamo togliere di mezzo incomprensioni e tensioni, che rischierebbero di mettere in discussione la portata di quanto sta avvenendo in questo momento.
PresidenteSospendiamo i lavori per 15 minuti, per vedere se sussistono le possibilità di fare una risoluzione.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 12,54 alle ore 13,32.
PresidenteRiprendiamo i lavori. Ricordo che siamo in discussione generale. Oltretutto in questa sospensione si è avuta notizia che questa mattina nella riunione dei Capigruppo si è discusso della definizione di questo punto all'ordine del giorno entro le ore 16, perché alla Camera riprendono i lavori della commissione proprio alle ore 16.
Chi chiede la parola per mozione d'ordine? Diversamente si prosegue con la discussione generale.
La parola alla Consigliera Squarzino Secondina per mozione d'ordine.
Squarzino (PVA-cU)Vorrei capire come organizziamo i lavori oggi. Non è vero che questa mattina in riunione dei Capigruppo si era deciso di proseguire i lavori fino alle 16. Non sono stati organizzati i lavori, per cui io chiedo che nella riunione dei Capigruppo si definisca come procedere nei lavori del Consiglio, perché è inaccettabile che i lavori proseguano così, senza che ci sia stata una scelta comune dei Capigruppo. Questo è un procedimento che non rispetta il Consiglio!
Quindi io chiedo che si riunisca la Conferenza dei Capigruppo, per decidere come continuare i lavori; io sono d'accordo ad andare avanti ad oltranza, però bisogna deciderlo insieme, non dev'essere una persona a deciderlo e ad imporlo agli altri, senza dare le informazioni necessarie per poter prendere le decisioni.
PresidenteLa parola al Consigliere Collé.
Collé (Aut)Credo che stamani sia stato detto nella Conferenza dei Capigruppo che la cosa principale era quella di trasmettere il documento, che il Consiglio regionale avrebbe emesso nella mattinata, alla commissione, in quanto questa riprendeva i lavori alle ore 16. Credo che la priorità sia questa, quindi continuiamo con la discussione generale, vedremo l'ora in cui chiudiamo i lavori su questo argomento, dopo di che si può convocare la Conferenza dei Capigruppo e verificare a che ora si riprende nel pomeriggio. Penso che non vi sia nessun dramma in questo senso.
PresidenteLa parola al Consigliere Curtaz.
Curtaz (PVA-cU)Ci troviamo di fronte a questa piccola "impasse", perché non c'è volontà di trasparenza. Se queste cose fossero state esplicitate chiaramente anche prima della sospensione, non ci saremmo trovati di fronte a questa "impasse" di tipo procedurale.
Appoggio la proposta della Consigliera Squarzino, perché stamani si è parlato di tante cose, si è deciso d'invertire l'ordine del giorno perché c'era questa urgenza, fra l'altro tutti i Capigruppo - compresi noi - hanno accettato l'inversione dell'ordine del giorno, quindi da parte nostra c'era un atteggiamento più che collaborativo. Quello che mi sembra veramente fastidioso è che queste cose, invece che essere rese trasparenti fin dall'inizio, ci devono essere presentate come uno stato di fatto, che poi dobbiamo prendere o lasciare.
Ribadisco, per quanto mi riguarda, che sono disposto a stare qui anche fino alle cinque del mattino di domani senza interruzioni, però lo si dica perché si fanno queste cose. Voglio che non ci siano delle "tattichette" sotto banco, che mi sembrano fastidiose!
Se si riunisce la Conferenza dei Capigruppo, si sceglie di andare avanti e io voto per andare avanti, però chiedo che sia formalizzato questo percorso. Quella del Consigliere Collé è più un'impressione, sì, abbiamo parlato di tante cose, ma finora non abbiamo formalizzato proprio niente, se non d'invertire l'ordine del giorno.
PresidenteSospendiamo i lavori per 5 minuti per permettere ai Capigruppo di riunirsi e decidere come proseguire nei lavori.
Si dà atto che la seduta è sospesa dalle ore 13,38 alle ore 13,53 e che, alla ripresa dei lavori, riassume la Presidenza il Presidente Louvin.
PrésidentJe vous informe des décisions adoptées au sein de la Conférence des Chefs de groupe pour la suite des travaux.
Nous achèverons l'examen de ce point à l'ordre du jour avec l'adoption d'une des résolutions qui ont été déposées. Le Conseil sera ensuite suspendu et reprendra à 17 heures pour poursuivre ses travaux jusqu'à 21 heures.
Je rappelle que nous prévoyons la discussion de trois résolutions: une a été présentée par les Conseillers du groupe Forza Italia, la deuxième par les Conseillers du groupe Valle d'Aosta per l'Ulivo et la troisième par les Conseillers Cottino, Collé et Martin, qui vient d'être distribuée. Nous sommes toujours en discussion générale.
La parole au Conseiller Frassy.
Frassy (FI)Abbiamo presentato un documento probabilmente sintetico, rispetto al documento che le forze di maggioranza allargate - o ristrette, dipende dai punti di vista - o comunque la compagine di maggioranza, a maggioranza, hanno presentato all'aula.
Sintetico perché riteniamo di voler ritornare su quello che dovrebbe essere l'argomento da discutere, sul quale poi successivamente votare. E vorrei fare una premessa per quanto riguarda il modo in cui sta andando avanti questa discussione, al di là di quelle che possono essere le incomprensioni con l'Ufficio di Presidenza, incomprensioni minimali per certi versi, rispetto alle grosse, invece, incomprensioni che ci sono state e che hanno caratterizzato tutto il 1999. Il Consiglio regionale si era espresso in un certo modo all'inizio dell'anno su questo problema, perciò non è un problema nuovo che viene portato urgentemente in Consiglio regionale, perché il Parlamento improvvisamente ha cessato un lungo letargo sulle riforme istituzionali e in particolare sulle regioni a statuto speciale, e dunque la Valle d'Aosta dev'essere pronta a dire qualcosa.
Noi riteniamo che qui ci siano delle grossissime responsabilità politiche e sono responsabilità politiche che non possono essere imputate alle forze di opposizione in questo Consiglio regionale, o comunque alle forze che ricoprono un ruolo di opposizione a livello nazionale.
Il Parlamentare Caveri e il Senatore Dondeynaz che questa mattina è venuto a portarci una comunicazione, che più che una comunicazione era la lettura di una notizia che era già stata ampiamente diffusa nei giorni scorsi, hanno mancato se non il ruolo di collegamento con l'istituzione del Consiglio regionale, hanno sicuramente mancato il ruolo di collegamento con le forze politiche di appartenenza. Perché è veramente incredibile che dopo tutto ciò che è accaduto da gennaio, quando il Consiglio regionale si è pronunciato, a quest'oggi, nessuno si sia sentito in dovere di portare all'attenzione o delle commissioni o del Consiglio regionale l'evolversi di quanto stava accadendo a livello di commissioni parlamentari.
E quanto io dico è anche avvalorato da quello che hanno fatto altre regioni a statuto speciale. È scritto nella proposta del disegno di legge, è scritto nelle relazioni parlamentari che la Regione Sicilia ad esempio si è attivata, non solo, ha anche concluso un iter legislativo che ha sottoposto all'attenzione della commissione parlamentare e del cosiddetto "gruppo dei nove".
Perciò non posso preliminarmente all'illustrazione sintetica del nostro sintetico ordine del giorno non evidenziare che tutta la tematica del dibattito e del confronto istituzionale sia stata gestita malissimo a livello regionale da questa maggioranza e da questo Esecutivo, e forse è stata gestita malissimo sul presupposto che determinate modifiche sarebbero comunque passate e che dunque era meglio far passare le modifiche e portare a casa il risultato, piuttosto che far decollare il confronto e il dibattito politico.
Questa volta le previsioni non si sono rivelate corrette e allora ecco che in "area Cesarini", utilizzando un abusato termine calcistico, la maggioranza viene in Consiglio millantando un'urgenza. Un'urgenza che è l'urgenza di oggi, ma non è l'urgenza con cui la Camera ha affrontato il tema particolare di riforma delle situazioni che andavano a toccare anche le regioni a statuto speciale!
Noi abbiamo ritenuto di dover presentare un ordine del giorno che vada direttamente sul tema delle riforme. Non ci sentiamo in questa situazione di urlare al reato di lesa maestà dell'autonomia valdostana, anche perché il disegno di legge, che è all'esame delle Camere, paradossalmente porta delle ulteriori competenze alla legislazione regionale. Basti solo pensare all'ipotesi originaria del disegno di legge - ipotesi discutibile, non dico che noi l'avalliamo - dove vengono stralciate dallo Statuto speciale le norme inerenti il referendum e l'iniziativa di legge popolare, facendo sì che queste norme, perdendo il loro rango di tipo costituzionale, siano demandate alla legislazione regionale, di modo che l'Amministrazione regionale si riappropri anche di quella materia.
Per quanto riguarda l'aspetto specifico, che è quello dell'elezione diretta del Presidente della Giunta, riteniamo che su certi argomenti debba essere fatta chiarezza. Le riforme istituzionali hanno e a livello regionale, e a livello nazionale, un lunghissimo percorso lastricato da grandi insuccessi: la Valle d'Aosta ha tentato la strada delle riforme istituzionali con la I Commissione speciale, la "Commissione Louvin", due legislature fa; il Parlamento con la famosa - perché non concluse molto - "Commissione Bozzi". Dopo di che c'è stata tutta una serie d'insuccessi: la bicamerale e la cosiddetta "Commissione Nicco".
Quello che ha fatto la Regione Sicilia lo poteva fare la Regione Valle d'Aosta, se la "Commissione Nicco" fosse partita in un modo diverso. La "Commissione Nicco" è partita nei modi in cui tutti noi sappiamo; non so quali valutazioni stia facendo il Presidente Nicco del momento contingente, ma gran parte di quello che doveva essere lo stimolo e la funzione di quella commissione è stato svuotato da quanto sta accadendo in queste ore e da quanto accadrà nei prossimi mesi. Perciò ancora una volta abbiamo dimostrato di non avere la capacità politica di gestire in casa nostra quelle situazioni che più da vicino ci dovrebbero vedere interessati ad un confronto e ad una dialettica fra le varie forze politiche.
Se assistiamo in questa fase ad un tentativo che io definisco di costituzionalizzazione di un principio, che noi ribadiamo nella nostra risoluzione è un principio di democrazia e di libertà, non riteniamo che ci si debba scandalizzare nella costituzionalizzazione di un principio se questo principio lo si ritiene condivisibile e soprattutto se è vero che è un principio di democrazia e di libertà.
Molte volte, e purtroppo questo Consiglio regionale ne è stato infausto protagonista, non siamo stati in grado d'interpretare le istanze di democrazia e di libertà che arrivavano dalla piazza. Voglio solo ricordare cosa è stata all'inizio di questa legislatura la discussione sulla legge per la nuova maturità; una discussione che non è finita, c'è un referendum che dovrà essere svolto e vedremo l'elettorato valdostano come si pronuncerà. In quel caso il Consiglio regionale non ha sicuramente dato una lezione di democrazia.
E allora nel momento in cui andiamo a costituzionalizzare, dicendo ai cittadini: voi avete il diritto di eleggere chi vi andrà a governare, pensiamo che sia un principio da sottoscrivere e da condividere, che sia un principio sul quale non vadano fatte le barricate.
Non c'è nessuna autonomia in questa situazione che venga lesa. E questo è per certi versi suffragato da quanto non sta accadendo nelle altre regioni a statuto speciale, perché delle cinque regioni a statuto speciale soltanto nel Consiglio regionale della Valle d'Aosta si sta ponendo questo falso problema dell'attacco all'autonomia. Noi riteniamo che non ci sia un problema di questo tipo, anche perché ne abbiamo il conforto di quanto hanno detto e hanno fatto gli altri Consigli regionali.
Se in effetti così è, sarebbe opportuno che questo Consiglio, seppure tardivamente, ritorni su quello che è il punto nodale di fondo. Il punto nodale di fondo sono le riforme istituzionali. Le riforme istituzionali fino ad oggi sono state fatte a chiacchiere; probabilmente dalle prossime settimane si riuscirà a scrivere e a praticare in concreto un piccolo passo in avanti sulla strada delle riforme istituzionali, non riteniamo che il Consiglio regionale debba rimanere ancora una volta ancorato al passato della cosiddetta "Prima Repubblica", che nei fatti non è mai passata!
Ed è su questo ragionamento e su questo convincimento, che il nostro gruppo ritiene di dover presentare una sintetica risoluzione, che faccia chiarezza nella confusione che ha contraddistinto il dibattito perlomeno di questa mattina.
PrésidentJe rappelle que l'ordre d'examen des résolutions sera le suivant: risoluzione Forza Italia, risoluzione Valle d'Aosta per l'Ulivo e risoluzione dei Consiglieri Cottino, Martin, Collé.
Si personne ne souhaite plus intervenir, je ferme la discussion générale.
Je donne la lecture de la résolution présentée par le groupe de Forza Italia:
Risoluzione Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Considerato il testo unificato dei progetti di legge costituzionali riguardanti l'elezione diretta dei Presidenti delle Regioni a Statuto speciale e, in particolare, l'articolo 2 concernente modifiche dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta;
Richiamate le decisioni della I Commissione consiliare "Istituzioni e Autonomia" assunte nella seduta dell'8 settembre 1999, con cui si è concordato di sottoporre al Consiglio regionale il testo delle modifiche dello Statuto speciale in discussione al Parlamento, al fine dell'espressione di un formale parere dell'Assemblea;
Ritenuto di esprimere il proprio parere al Parlamento, impegnato nell'esame del testo riguardante l'elezione diretta dei Presidenti delle regioni, il quale coinvolge inevitabilmente anche la Valle d'Aosta;
Chiede
al Parlamento il rafforzamento dell'autonomia e della specialità della Valle d'Aosta, condividendo il principio dell'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale quale più alta espressione di democrazia e libertà.
F.to: Lattanzi - Frassy - Tibaldi
La parole au Conseiller Curtaz pour déclaration d'intention sur la résolution présentée par Forza Italia.
Curtaz (PVA-cU)Per esprimere il voto favorevole del nostro gruppo rispetto a questa risoluzione. Onestamente su questi temi non abbiamo coincidenze di vedute con Forza Italia e anche rispetto a certi accenti che oggi sono stati sottolineati negli interventi non abbiamo sintonia di vedute.
Crediamo comunque che la risoluzione che sarà in votazione fra poco, sia sostanzialmente condivisibile. La risoluzione chiede infatti al Parlamento il rafforzamento dell'autonomia e della specialità della Valle d'Aosta, condividendo il principio dell'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale quale più alta espressione di democrazia e libertà.
Al di là del tono magari un po' enfatico della dichiarazione, visto che intendiamo entrare nel merito di questa questione, ribadisco la necessità che la Valle d'Aosta abbia, seppure in via transitoria, una norma che preveda l'elezione diretta del Presidente della Giunta. Crediamo di poter dare il nostro voto favorevole alla risoluzione in esame.
PrésidentJe soumets au vote la résolution présentée par le groupe de Forza Italia:
Conseillers présents: 33
Votants: 30
Pour: 5
Contre: 25
Abstentions: 3 (Ferraris, Fiou, Nicco)
Le Conseil n'approuve pas.
Je donne la lecture de la résolution présentée par le groupe Valle d'Aosta per l'Ulivo:
Risoluzione Il Consiglio regionale
Preso atto delle iniziative parlamentari intese a modificare significativamente lo Statuto speciale della Regione autonoma Valle d'Aosta, portate avanti senza il necessario coinvolgimento delle forze politiche locali e dei cittadini valdostani;
Esprime
rammarico per il tardivo coinvolgimento del Consiglio regionale, che deve esprimersi non su propria iniziativa ma su ipotesi di riforma formulate da parlamentari;
Chiede
- che in attesa di un pronunciamento definitivo del Consiglio regionale in materia, venga costituzionalizzata una norma transitoria che preveda l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale;
- che venga ampliato e meglio definito l'istituto del referendum, così da renderlo anche propositivo e consultivo, nonché applicabile alla materia regolamentare;
- che vengano costituzionalizzati gli indirizzi essenziali in materia di ineleggibilità dei consiglieri regionali così come già previsto in tema di incompatibilità.
F.to: Beneforti - Curtaz - Squarzino Secondina
La parole au Conseiller Curtaz pour l'illustration.
Curtaz (PVA-cU)Brevemente, perché i concetti che vengono ripresi in questa risoluzione sono stati già da me toccati con l'intervento di questa mattina.
Con il contenuto della risoluzione noi, nel prendere atto delle iniziative parlamentari in corso, denunciamo come a nostro giudizio non sia stato sufficiente il coinvolgimento delle forze politiche locali e dei cittadini valdostani, esprimiamo rammarico per il tardivo coinvolgimento di questo Consiglio regionale e chiediamo che su quei tre punti che abbiamo definito qualificanti ci sia il voto del Consiglio regionale.
Ricordo brevemente quali sono i tre punti qualificanti.
Il primo è la richiesta di norma transitoria che preveda l'elezione diretta del Presidente della Giunta, in attesa di un pronunciamento definitivo del Consiglio regionale in materia, perché riteniamo che debba essere il Consiglio regionale ad esprimersi in piena autonomia sulla forma di governo.
Riteniamo che debba essere ampliato e meglio definito l'istituto del referendum, così da renderlo anche propositivo e consultivo nonché applicabile alla materia regolamentare.
Riteniamo che debbano essere costituzionalizzati gli indirizzi essenziali in materia d'ineleggibilità dei consiglieri regionali, così come previsto in tema d'incompatibilità.
Credo di dover tornare soltanto un minuto su queste questioni, perché nel suo intervento il Capogruppo dell'Union ha sollevato delle riserve almeno su due di questi tre punti. Il primo è relativo alla famosa norma transitoria. Ricordava giustamente Cottino che la forma di governo attuale è stata decisa dal Consiglio regionale; però ricordo anche al Consigliere Cottino che si tratta di una decisione di 51 anni fa, mi sembra inutile rilevare quante cose in 51 anni possono essere cambiate, soprattutto a livello istituzionale, quindi ritengo che questa necessità, che viene da tutte le regioni, possa essere anche una necessità per la Valle d'Aosta, salvo la possibilità del Consiglio di dissociarsi dalla norma transitoria che noi auspichiamo.
Tutti gli altri discorsi che ho sentito fare sono, a mio giudizio, debolissimi; qui ci troviamo di fronte ad un'opzione politica. Entrambe le opzioni politiche sono legittime, io non credo di avere la verità in tasca su questo tema come su altri temi, nessuno deve credere di avere la verità in tasca, però dev'essere chiaro - altrimenti è mistificatorio - che ci troviamo di fronte a delle opzioni politiche, perché se siamo per l'elezione diretta del Presidente della Giunta lo dobbiamo dire e poi spetterà al Consiglio sovrano, attraverso le maggioranze qualificate, modificare questa situazione.
Così come, se riteniamo che la situazione attuale, quella vecchia, quella di elezione da parte del Consiglio del Presidente della Giunta attraverso il sistema attualmente praticato, sappiamo che occorrerà una maggioranza qualificata per cambiarla. Ma ripeto che le due situazioni sono speculari, non è un artificio logico, è la realtà, perché - e rifaccio l'esempio che ho fatto questa mattina - se partiamo da una situazione bianca, avrò bisogno dei voti qualificati per ottenere il nero, se partiamo dalla situazione nera, avrò bisogno dei voti qualificati per ottenere il bianco. E quindi si tratta di un'opzione politica, su cui dobbiamo inevitabilmente pronunciarci; non ha nessun senso dire che oggi decidiamo sulle procedure e poi un domani decideremo sul merito, perché se oggi accettiamo quella norma transitoria che lascia le cose come stanno, oggi abbiamo deciso in merito. È questo il punto! Quindi è inutile nascondersi dietro a un dito. Sono andato un po' oltre il previsto, ma mi interessava sottolineare questa cosa, altrimenti facciamo della cattiva informazione.
Ancora un punto, sempre affrontato da Cottino, sul problema dell'ineleggibilità. Cottino diceva giustamente che dobbiamo deciderlo noi, non devono deciderlo altri. Su questo sono d'accordo, ma io dico che dobbiamo deciderlo subito e costituzionalizzarlo; i "paletti" dobbiamo fissarli noi, ma dobbiamo costituzionalizzarli, altrimenti una materia così delicata e importante può essere modificata a secondo delle maggioranze, a secondo del volgere dei venti, a secondo delle esigenze di recuperare o meno certi candidati. A buon intenditore, poche parole!
Ma allora decidiamolo subito, proponiamolo ai nostri Parlamentari perché lo propongano al Parlamento, proponiamolo al Governo, come è stato fatto per l'incompatibilità. Perché per l'incompatibilità sono stati decisi dei "paletti"? La domanda viene spontanea, come diceva Lubrano. Chissà perché per una cosa sì, per l'altra no; magari si fa male a sospettare, però chissà? E quindi è questo che voglio ribadire. Non c'è nessuna delega a qualcun altro, si tratta di scegliere di costituzionalizzare questa materia.
Permettetemi di chiudere quasi con una battuta, lo dico quasi con affetto, però visto che da Cottino ci è venuto giustamente il suggerimento di proporre delle modifiche che non siano sostanziali per avere l'unanimità del Consiglio, io dico la stessa cosa anche sulla nostra risoluzione: a condizione che non ci siano modifiche sostanziali, siamo disposti ad operare quelle modifiche formali, non essenziali, in modo da raccogliere l'unanimità del Consiglio.
PrésidentLa parole au Président du Gouvernement, Viérin Dino.
Viérin D. (UV)Notre attention aujourd'hui s'est portée sur ce projet de réforme statutaire; il s'agit - et beaucoup de ceux qui sont intervenus l'ont souligné - d'une réforme imposée, que nous subissons, avec cette volonté d'uniformisation des dispositions qui ont déjà été votées et approuvées pour les régions à statut ordinaire et qui paradoxalement reconnaissent davantage de pouvoirs à ces régions par rapport aux régions à statut spécial. Pour ces dernières d’ailleurs les raisons qui ont poussé certains représentants de ces régions à solliciter avec urgence ces modifications sont différentes.
Il s'agit également d'une réforme partielle; en tant qu'Assemblée nous avons voté et constitué une commission pour les réformes institutionnelles. J'ai pris acte qu'aujourd'hui les fonctions de cette commission ont été réévaluées par beaucoup de membres de l'Assemblée. J'espère que cette réévaluation pourra également permettre à la commission de mieux fonctionner avec la participation de toutes les composantes de cette même Assemblée.
Par ailleurs nous l'avons déjà exprimé, il n'y avait pas d'urgence en ce qui nous concerne. C'est la raison pour laquelle au mois de juillet nous avions demandé une pause de réflexion et un renvoi. Il y a eu une accélération pour des raisons que nous comprenons, mais qui nous sont étrangères.
Mais au-delà des considérations sur le fait que souvent l'on constate que les mots d'autonomie et de fédéralisme ne sont que de vains mots ou que des engagements qui avaient été pris ne sont pas ou ne sont plus respectés – un engagement formel avait été pris par une déclaration solennelle de la Commission des Affaires institutionnelles de la Chambre, qui avait mis en évidence la nature de pacte et donc la nécessité de respecter une certaine procédure, pour qu'on arrive à un consensus - tout le monde ici se déclare - au moins là encore à paroles - favorable au respect de la volonté du Conseil et à l'attribution à la Région d'une compétence pleine et exclusive en la matière. Et là je trouve qu'il y a contradiction. Je veux donc souligner deux points pour déclarer notre vote contre la résolution présentée par les représentants de la Valle d'Aosta per l'Ulivo.
Tout d'abord, je trouve qu'il y a contradiction entre l'affirmation d’un principe et ensuite le fait de ne pas avoir confiance dans les institutions. L'on demande que la compétence soit attribuée à l'Assemblée, que l'on doive respecter la volonté de cette Assemblée, mais après on a des craintes. Mais alors c'est une autonomie sous tutelle, parce que quelqu'un doit de l'extérieur nous imposer critères et principes, parce qu'on ne veut pas que le pouvoir de décision revienne à cette Assemblée.
Je trouve personnellement qu'il y a contradiction, comme je trouve que la disposition transitoire qui voudrait imposer - dans l'attente que le Conseil régional s'exprime - une certaine modalité d’élection du Président du Gouvernement, représente aussi une atteinte aux prérogatives et aux compétences de cette Assemblée. Je veux le souligner en disant à mon sens quelle devrait ou pourrait être la procédure correcte pour répondre à une attente que je considère légitime, parce qu'il faut que sur un thème d'une telle importance il y ait une certaine clarté et que les forces politiques s'expriment. A cet égard je conseille à quelqu'un un peu de lecture, afin qu'il puisse prendre bonne note des positions de l'Union Valdôtaine en matière électorale, vu qu'elle s'est toujours exprimée à cet égard.
Egalement, je ferai référence aux référendums, parce qu'il est vrai, il y a eu différents référendums. Mais le premier portait sur la réduction des préférences à exprimer pour l'élection des représentants à la Chambre des Députés, et le deuxième portait modifications quant aux procédures d'élection du Sénat. Et donc le fait de prendre comme référence les résultats au Val d'Aoste de ces référendums, quand tout le monde sait que pour nous cela n'a rien changé, car nous constituons depuis toujours un collège uninominal, pour affirmer qu'il y avait une prétendue volonté majoritaire ou encore, oublier que cette Assemblée s'est déjà exprimée pour ce qui est de la loi électorale, représente une contradiction flagrante.
Nous avons la loi électorale votée par cette Assemblée, on peut l'approuver, ou la discuter ou la contester, mais sans doute ses résultats - et ce n'est pas une opinion personnelle - ont été meilleurs que non les résultats de ces référendums, vu que le fruit de ces référendums a été la loi électorale "Mattarellum" et la Sardaigne est un exemple de instabilité majoritaire. Nous pensons donc qu'on ne peut prendre ces élections comme référence.
Quant aux dispositions transitoires, c'est vrai, l'on fait référence à quelque chose qui existe, mais je pense que l'on fait référence à notre Statut, et donc là encore l'on fait référence à quelque chose qui pour nous représente un pacte. Nous ne pouvons pas accepter qu'il y ait une dérogation à ce principe de pacte, sinon il y a imposition.
Il y a imposition non seulement pour ce qui est de l'élection, mais également quant aux modalités. Alors comment pouvons-nous accepter, après que cette Assemblée a voté une loi électorale concernant son élection, que quelqu'un d'autre nous impose, - parce que si vous lisez ces amendements, vous vous rendrez compte qu'on nous impose - non seulement l'élection directe, mais aussi les modalités d'élection, qui sont les mêmes que celles des régions à statut ordinaire. C'est pour cela que nous les considérons comme inacceptables et nous pensons que là encore il faudrait que l'on réponde à une question: qui doit décider? A notre avis toujours cette Assemblée!
Alors si le problème est celui posé par M. Curtaz, ce n'est pas tellement le fait d'accepter une imposition et un dépassement de compétences, mais plutôt à juste titre de revendiquer que l'on reconduise à la compétence de cette Assemblée par exemple la volonté - que nous partageons - que cette Assemblée s'exprime avant la fin de la législature quant à la forme du gouvernement. Mais alors c'est une décision qui revient à cette Assemblée et ce n'est pas, encore une fois, une imposition qui nous vient de l'extérieur pour ce qui est des modifications statutaires, pour ce qui est des compétences que nous devons réaffirmer haut et fort.
C'est pour ces raisons que je confirme le vote contre cette résolution.
PrésidentLa parole au Conseiller Lattanzi.
Lattanzi (FI)L'intenzione era quella di esprimere semplicemente il voto favorevole a questa risoluzione presentata dalla Valle d'Aosta per l'Ulivo, ma non possiamo non intervenire sulle dichiarazioni fatte ora dal Presidente. Perché se è vero che almeno personalmente stimo e apprezzo, e sono anche affascinato dalle capacità dialettiche di chi sa sostenere con tanta efficacia le proprie argomentazioni, con altrettanta consapevolezza non posso accettare certe letture politiche delle intenzioni dei cittadini, perché quando si sostiene che tutta questa riforma va in una direzione che poi sì? però non si può confondere il referendum del 1993?, ebbene si dà una lettura della Valle d'Aosta che nel 1993 era costituita da Valdostani con l'anello al naso, che vivevano in un'isola felice attorniata dall'Oceano Atlantico, che si sono espressi sì su una riforma elettorale, ma che riguardava altri e non noi, e quindi questo giudizio tocca valori politici esterni alla Valle d'Aosta, mentre noi siamo chiusi nella nostra isoletta felice. Tutto questo vuol dire insultare i Valdostani e io credo che non sia giusto e non sia corretto, perché 64.595 Valdostani hanno detto che si esprimevano per un concetto di chiarezza di meccanismo elettorale, di preferenza unica, di maggioritario, di chiarezza di amministrazione; tutto quello che in questi anni è stato negato dall'amministrazione, anche valdostana.
Non devo ricordare io i "ribaltoni", non devo ricordare io gli assessorati fatti nelle "camere caritatis", non devo ricordare io la "Prima Repubblica" che tutt'oggi vige in questa regione!
E se volete, è preoccupante anche la maggioranza contraria, così compatta, che si è espressa sulla nostra risoluzione e che probabilmente si esprimerà anche su questa; questo è un segnale che dice che c'è bisogno in Valle d'Aosta di una grande riforma, dove le posizioni chiare ed esplicitate non siano solo qui dentro e nelle "camere caritatis", ma siano di fronte ai cittadini.
Pertanto ribadisco l'ammirazione per le capacità dialettiche e i sofismi intellettuali, però noi viviamo un'altra realtà: la realtà dei cittadini che chiedono le riforme. Questo Consiglio è stato incapace di dare risposte di riforma; oggi ci arriva il Parlamento, gridiamo che è un sopruso: cosa abbiamo fatto perché questo non succedesse? Vogliamo ricordarci la zona franca? Cosa stiamo facendo perché succeda la zona franca, che è un diritto nostro costituzionale? Nulla! Se qualcuno un giorno ce la toglierà definitivamente o ce la darà completamente, non potremo dire che è un sopruso.
PrésidentJe soumets au vote la résolution présentée par le groupe Valle d'Aosta per l'Ulivo:
Conseillers présents: 33
Votants: 30
Pour: 5
Contre: 25
Abstentions: 3 (Ferraris, Fiou, Nicco)
Le Conseil n'approuve pas.
Je donne la lecture de la résolution présentée par les Conseillers Cottino, Martin, Collé:
Risoluzione Il Consiglio regionale della Valle d'Aosta
Visto il testo unificato dei progetti di legge costituzionali riguardanti l'elezione diretta dei Presidenti delle regioni a statuto speciale e, in particolare, l'articolo 2 concernente modifiche dello statuto speciale per la Valle d'Aosta;
Considerato che nelle audizioni presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati del 9 aprile 1999 e presso la Commissione bicamerale per le questioni regionali del 27 luglio 1999 i rappresentanti della Regione Valle d'Aosta e del Consiglio regionale avevano rivendicato il coinvolgimento della Regione e del Consiglio regionale nella definizione delle modifiche allo statuto speciale, precisando gli orientamenti della Regione in questa materia;
Richiamate le decisioni della prima commissione consiliare Istituzioni e autonomia assunte nella seduta dell'8 settembre 1999, con cui si è concordato di sottoporre al Consiglio regionale il testo delle modifiche dello statuto speciale in discussione al Parlamento, al fine dell'espressione di un formale parere dell'assemblea;
Considerato che la posizione della Regione è stata ribadita dai rappresentanti della Regione nell'audizione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati che ha avuto luogo il 9 settembre 1999, in attesa della odierna discussione;
Vista la deliberazione del Consiglio regionale in data 29 luglio 1998, n. 63/XI con cui è stata costituita una Commissione speciale per le riforme istituzionali, incaricata di elaborare entro il 31 dicembre 2000 una proposta di revisione dello statuto speciale da sottoporre al Consiglio regionale;
Richiamata la propria precedente risoluzione in data 27 gennaio 1999, n. 389/XI con cui ha rivendicato alla Regione e al Consiglio regionale la scelta del metodo di elezioni di ogni carica politica relativa al governo regionale;
Viste le proposte emendative avanzate per l'aula dal Deputato valdostano;
Ritenuto doveroso esprimersi prima che il Parlamento approvi modifiche dello statuto speciale, onde rappresentare allo stesso, in modo inequivocabile, la posizione delle istituzioni regionali in merito alla riforma della propria carta fondamentale;
Ribadisce
la posizione dell'Assemblea regionale che si riflette puntualmente nelle proposte emendative avanzate per l'aula dal deputato della Valle d'Aosta;
Esprime
la propria decisa contrarietà alle proposte avanzate dal Comitato dei nove rispetto al testo unificato, la cui approvazione rappresenterebbe una scelta unilaterale da parte del Parlamento e comporterebbe una rottura della natura pattizia e consensuale che ha finora caratterizzato lo Statuto Speciale della Regione Autonoma Valle d'Aosta;
Chiede
al Parlamento il rispetto e la conferma della natura consensuale e pattizia dello statuto speciale e il riconoscimento di una vera autonomia statutaria, affinché si iscritto nello statuto che ogni modifica deve essere adottata d'intesa con la Regione;
Chiede altresì
che il testo in esame sancisca:
1) il trasferimento alla competenza legislativa della Regione, senza vincoli di contenuto, della forma di governo, come già previsto per le regioni a statuto ordinario dal nuovo articolo 123 della costituzione;
2) la riserva costituzionale di una circoscrizione elettorale separata anche per l'elezione del Parlamento europeo;
3) il pieno coinvolgimento della Regione in qualsiasi procedura di modificazione dello statuto speciale, prevedendo che le proposte di modificazione dello statuto speciale, di iniziativa governativa o parlamentare, siano previamente sottoposte ad intesa con la Regione;
Dà mandato
ai Presidenti della Giunta e del Consiglio regionale, in accordo con i parlamentari della Regione, di appoggiare in tutte le sedi le richieste irrinunciabili avanzate dalla Regione.
F.to: Cottino - Martin - Collé
La parole au Conseiller Curtaz.
Curtaz (PVA-cU)Rispetto alla risoluzione che ci viene presentata, apprendiamo che non è una proposta presentata dalla maggioranza ma è una proposta di risoluzione presentata da tre Capigruppo che non appartengono tutti e tre alla maggioranza, o che forse appartengono ad un'altra maggioranza. Non so se ci sarà all'interno delle forze politiche un chiarimento su questa cosa.
Devo dire anche che se alla firma della proposta conseguiranno posizioni differenziate da parte dei gruppi che hanno costituito finora la maggioranza, qualche verifica, qualche ragionamento politico bisognerà pur farlo. Ma questo lo faremo a votazione effettuata.
È chiaro che la proposta di risoluzione è ulteriormente peggiorativa rispetto ai testi che erano circolati questa mattina e rispetto alle osservazioni che in quest'aula erano state fatte durante la mattinata, e mi riferisco in particolare all'intervento del Consigliere Fiou, che per certi versi avevo apprezzato anche per l'ampiezza di ragionamento e per una soluzione che poteva, questa sì, avvicinare le forze politiche di maggioranza e di minoranza all'interno di questo Consiglio. La soluzione era quella di proporre una seconda risoluzione in cui il Consiglio prendesse un impegno formale di discutere di forma di governo, e di tutto quello che consegue, entro una certa data.
Di questa proposta di buon senso, che poteva avvicinare le forze politiche, non abbiamo più traccia, e la cosa non mi sorprende assolutamente perché da oltre un anno sulle materie istituzionali lamentiamo che da parte della maggioranza c'è un atteggiamento quasi ostruzionistico, arrogante, l'atteggiamento di chi non vuole che su materie tanto delicate ci sia, come avviene in tutte le democrazie occidentali e del mondo, un coinvolgimento effettivo e non formale da parte delle opposizioni.
Ripeto per l'ennesima volta che sulle questioni politico-amministrative la maggioranza deve fare la sua parte, ha l'onere di decidere e di prendere delle posizioni, e che l'opposizione stimola e controlla. Questi sono i ruoli.
Sulle questioni istituzionali, a me hanno sempre insegnato così, ma vedo che qui la cosa non funziona, si cerca di prendere delle posizioni comuni. Si cerca quanto meno, invece qui questo sforzo non è stato fatto.
Ricordo, tanto per chiarire anche le nostre posizioni sulla "Commissione Nicco", che quando la maggioranza vota il documento che ha votato a luglio sulla relazione Nicco e quindi fa un ulteriore atto di chiusura nei confronti dell'opposizione, non ci si può chiedere di avere un atteggiamento collaborativo.
La "Commissione Nicco", pur con tutto l'apprezzamento anche personale nei confronti del suo Presidente, non sappiamo se a questo punto ha un qualche significato, perché già osservavo questa mattina che dopo un anno di studi, di consulenze, di incontri, di pomeriggi di venerdì passati a studiarci la materia costituzionale e le riforme istituzionali, in quattro e quattr'otto ci sono iniziative parlamentari, legittime, che se ne infischiano delle commissioni speciali istituite in Valle d'Aosta e le riforme, quelle vere, quelle che si fanno, non quelle che si discutono nella commissione speciale, vengono mandate avanti fra l'altro in maniera molto parziale e difficilmente coordinabile con un discorso complessivo di riforma dello Statuto.
Può darsi pure che la commissione speciale abbia un futuro, francamente mi sembra in questo momento che se prima aveva il fiato corto, adesso abbia il fiato cortissimo, perché ci troveremo sempre di fronte a qualche altra iniziativa che scavalca questo progetto complessivo.
Non a caso, rispetto alla prima proposta di risoluzione, dove veniva richiamato il lavoro della "Commissione Nicco", in quella definitiva è cancellato quasi ogni riferimento al lavoro della Commissione e invece si fa riferimento alle proposte emendative avanzate dal Deputato valdostano. Scopriamo oggi che la commissione speciale non è quella che si riuniva qui, ma c'è una sorta di supercommissione speciale che è composta da un unico soggetto, l'On. Caveri, perché di questo si tratta: diamo mandato ai nostri Parlamentari di fare le riforme dello Statuto! Questa mi sembra, dura e cruda, la realtà!
Deputato valdostano che ha certamente tutti i diritti di proporre quello che vuole, sebbene, e mi sia consentita una breve battuta al Consigliere Ottoz che stamani diceva che rappresenta tutti i Valdostani, io pur avendo stima e rispetto nei confronti dell'On. Caveri, non mi sento rappresentato dall'On. Caveri. Anche perché forse non sono aggiornato, ma ero rimasto al fatto che il partito dell'On. Caveri avesse il 40 percento circa dei voti e non il 100 percento dei voti, anche se egli viene sempre presentato anche a livello romano come il rappresentante dell'intera Valle d'Aosta. Questo, da un certo punto di vista elettorale, con un sistema uninominale, è anche vero, ma dal punto di vista politico per fortuna c'è ancora qualcuno in questa regione che osa alzare il ditino e dire qualcosa di diverso, magari sbagliando completamente, ma osa dire qualcosa di diverso. E io francamente spero che ci sia sempre qualcuno che in ogni sede abbia il coraggio di staccarsi dal coro e di dire delle cose che non piacciono alla maggioranza, perché questo è il sale della democrazia!
Detto questo, ribadisco la nostra preoccupazione sul fatto che ancora una volta ci si preoccupi molto delle procedure e non ci si preoccupi del merito. Qui si dice ogni volta che dobbiamo preoccuparci di difendere le nostre prerogative e le nostre competenze, ma poi non si dice come si utilizzeranno queste competenze. Abbiamo sempre una grossa preoccupazione di avere la pentola bella capace, con cui si cucina bene, eccetera, ma nessuno ci dice mai qual è la pietanza che viene messa dentro la pentola. È questo che mi sarebbe interessato sapere oggi!
Il Presidente ha giocato un po' sulla differenza fra prese di posizioni dell'Union Valdôtaine in tema di leggi elettorali e sulla forma di governo, magari giocando sull'equivoco; io francamente - può darsi che mi sia distratto - proposte lineari, definite, dell'Union Valdôtaine sulla forma di governo, sì, di singoli soggetti tutti i giorni, ma sulla forma di governo non le ho mai sentite.
È per questo che ci preoccupiamo di fissare i "paletti", perché non vogliamo che una materia così importante sia in mano alla maggioranza del momento.
Ma attenzione, Presidente, non c'è nessuna contraddizione perché oggi abbiamo proposto un ordine del giorno in cui chiedevamo a quest'Assemblea di esprimersi. Non c'è nessuna contraddizione, perché volevamo che quest'Assemblea facesse proprio questo orientamento e poi lo portasse nelle sedi competenti. Del resto la stessa accusa potrebbe essere ribaltata perché su altri temi ci sono delle proposte che esulano dal contesto della discussione e che vengono portate avanti approfittando dell'occasione; mi riferisco in particolare alla questione della riserva costituzionale di una circoscrizione elettorale separata anche per l'elezione del Parlamento europeo. Questione su cui dico solo una parola, perché a differenza di tante persone che hanno tante certezze, io ho anche qualche dubbio!
La questione dell'elezione nel Parlamento del rappresentante valdostano va correttamente inquadrata in questo modo: o si decide che i Parlamentari europei rappresentano le comunità, cosa del tutto legittima, e allora ha senso che la Valle d'Aosta rivendichi un particolare rappresentante europeo; oppure si ritiene che il rappresentante del Parlamento europeo rappresenta i cittadini, cioè è un rappresentante del popolo, allora mi si consenta di dire che questa proposta è assai meno ragionevole.
Non dimentichiamoci che c'è un principio sacrosanto, stabilito da tutte le costituzioni del mondo, ed è quello che il voto è uguale. Voto uguale non significa soltanto che ciascuna persona vale uno, ma che ci vuole un uguale numero di voti per eleggere un rappresentante; questo vuol dire che il voto è uguale. Quindi non è che sia una questione facilmente risolvibile, prevale un principio o prevale l'altro. Non voglio qui esprimere la mia opinione, è un po' fuori tema mi pare, anche se si cerca di farla rientrare dicendo che sono i soliti treni che passano una volta, però è una questione sulla quale qui c'è una superficialità incredibile. Si tratta di decidere se vale più il cittadino o vale più la comunità? È una scelta, ma non è una scelta facile!
Concludo questo ulteriore intervento in questa materia che oggi ci ha fatto discutere finalmente in maniera approfondita, dichiarando per tutte le ragioni che in maniera un po' disordinata ho cercato di riassumere, il voto contrario del nostro gruppo alla proposta di risoluzione presentata dai tre Capigruppo sottoscrittori.
PrésidentJe soumets au vote la résolution présentée par les Conseillers Cottino, Martin et Collé:
Conseillers présents et votants: 33
Pour: 28
Contre: 5
Le Conseil approuve.
Après l'adoption de cette résolution nous pouvons considérer terminé l'examen du point n° 30.
Je rappelle que la réunion de la Conférence des Chefs de groupe n'aura pas lieu à 15 heures; elle est reportée demain matin à 9 heures.
Les travaux du Conseil reprennent dans l'après-midi à 17 heures pour se terminer ce soir à 21 heures.
La séance est levée.