Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 4505 du 13 mars 2025 - Resoconto

OGGETTO N. 4505/XVI - Interpellanza: "Mantenimento della richiesta della seconda canna del Tunnel del Monte Bianco alla luce della posizione del Governo francese".

Bertin (Presidente) - Riprendiamo i lavori, invito i Consiglieri a prendere posto.

Siamo al punto n. 39 dell'ordine del giorno.

Si è prenotata la consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Lo scorso 19 febbraio a Palazzo regionale sono stati finalmente illustrati i risultati degli studi di ARPA e dell'Università della Valle d'Aosta sulle ricadute ambientali e socioeconomiche delle chiusure del Tunnel del Monte Bianco nel 2023 e 2024, annunciati fin dall'autunno del 2023 dal Presidente della Regione in risposta a una nostra interrogazione dell'11 ottobre 2023.

A novembre avevamo chiesto le tempistiche di consegna di tali studi e il Presidente ci aveva detto che, per quanto riguardava ARPA, "entro la fine dell'anno", cito, "verrà elaborato un primo rapporto con l'analisi degli effetti della qualità dell'aria in questo primo periodo di chiusura", e per lo studio sulle ricadute socioeconomiche affidato all'Università aveva affermato: "Un primo rapporto sarà quindi consegnato entro il primo semestre del 2024".

A maggio 2024, non avendo ricevuto ancora nulla, avevamo presentato una terza interrogazione per sapere a che punto eravamo per i tempi di consegna e il Presidente ci aveva risposto: "Faremo, a questo proposito, al più presto il punto della situazione con il professor Alderighi e, non appena sarà possibile, provvederemo a trasmettere lo studio in questione. ARPA ha invece consegnato la prima relazione relativa al 2023 completata rispetto a quanto già illustrato nella riunione del 16 aprile scorso", era la riunione sulle chiusure del Tunnel. "L'intenzione è di trasmettere contestualmente al Consiglio i due documenti e ci premuriamo di farlo nel più breve tempo possibile".

Il concetto di "breve" in questo caso credo che sia estremamente soggettivo, infatti gli studi di imminente consegna a maggio 2024 sono arrivati ai Consiglieri regionali il 5 febbraio scorso, in vista dell'incontro fissato per il 19 dello stesso mese, per l'illustrazione dei ricercatori ma anche per comunicazioni sui lavori al Traforo.

I documenti ricevuti sono quattro: precisamente, lo studio dell'Università a cura del professor Alderighi e dell'ingegner Bertalero intitolato: "Interventi e sospensioni della circolazione al Traforo del Monte Bianco: le ricadute sulla Valle d'Aosta" per il periodo 2 settembre 2024-15 dicembre 2024; il report 2023 di ARPA su "Interventi di ammodernamento e sospensione della circolazione al Tunnel del Monte Bianco. Impatti sulla qualità dell'aria"; il primo rapporto di ARPA: "Qualità dell'aria a Courmayeur nel 2024 gennaio-aprile" e il secondo di ARPA per il periodo gennaio-agosto.

Tra questi documenti non vi è lo studio dell'Università relativo al periodo di chiusura del 2023, più volte annunciato, e questa è una cosa anche singolare, proprio per le risposte che avevamo ricevuto lungo il corso del 2024.

Abbiamo comunque esaminato la documentazione che ci è giunta, in particolare il report di ARPA del 2023 e l'unico studio dell'Università sulle chiusure del 2024.

Leggendo con grande attenzione quei documenti, ci ha poi piuttosto stupiti il comunicato stampa ufficiale della Giunta del 19 febbraio, che non ha riportato in modo esaustivo gli esiti di quegli studi.

Dalla lettura dei documenti appare infatti in maniera molto chiara che le chiusure del Traforo hanno avuto un effetto positivo sulla qualità dell'aria e poi che le ricadute negative stimate dal punto di vista economico sono considerate dagli stessi autori dello studio limitate.

Questo da quel comunicato non è emerso e, se lo scopo degli studi era quello di comprendere gli effetti delle due chiusure da un punto di vista ambientale e socioeconomico, ci sembra che si dovessero evidenziare in modo più chiaro e completo.

Abbiamo poi anche visto che gli organi di stampa, che in prima battuta avevano riportato in buona sostanza le informazioni contenute dal comunicato, quando evidentemente poi hanno potuto leggere gli studi, hanno evidenziato degli aspetti significativi degli stessi.

Quest'interpellanza affronta poi una seconda questione, che però è direttamente collegata alla tematica, e cioè le reazioni che in queste settimane si sono succedute dall'altra parte del Monte Bianco rispetto alla richiesta di raddoppio del Traforo, una richiesta che cozza con la ferma opposizione della comunità della Vallée de l'Arve e del Governo francese.

Abbiamo infatti letto la dichiarazione del ministro dei trasporti francese Tabarot del 14 febbraio, che è successiva all'incontro di Nizza del 7 febbraio, in cui si era annunciato un tavolo inter, tra i due paesi, e in ultimo c'è da rilevare anche la recente presa di posizione dei Consigli comunali di Chamonix e di Passy che, all'unanimità, hanno chiesto al Governo francese di escludere definitivamente il raddoppio e di potenziare il trasporto ferroviario come alternativa sostenibile al traffico su gomma.

Le mozioni dei due Consigli comunali sottolineano che il raddoppio del Tunnel non è un'opzione accettabile per via delle sue conseguenze ambientali, sanitarie, sociali ed economiche.

È poi partita anche una petizione dell'Association pour le respect du site du Mont-Blanc, che in pochissimi giorni ha raccolto migliaia di firme.

Queste prese di posizione sono comunque del tutto in linea con la politica dell'Unione europea, che non va certo nella direzione di intensificare il traffico pesante su strada attraverso le Alpi, ma punta principalmente sulle trasversali ferroviarie.

Sappiamo che l'argomento principale che viene utilizzato in questa fase per sostenere il raddoppio è quello della necessità di maggiore sicurezza, ma la prima e più efficace misura di sicurezza è il contenimento del traffico, in particolare di quello pesante, così come più volte riaffermato anche da questo Consiglio regionale valdostano con varie risoluzioni e mozioni nel corso del tempo, a partire dal 1999, dal disastro dell'incendio nel Tunnel, che avevano, tra le altre cose, stabilito un limite dei passaggi dei TIR a 400 mila all'anno. Ora, come abbiamo appreso anche dagli ultimi dati, superiamo abbondantemente i 600 mila.

Questa opzione del contenimento non è affatto un'utopia, e lo dimostrano le scelte operate dalla Svizzera, che da tempo ha deciso di rallentare il traffico di transito.

Fatte queste premesse, chiediamo di conoscere innanzitutto il motivo per cui, in ben tre occasioni, il Presidente abbia annunciato l'elaborazione e la consegna di uno studio sulle ricadute socioeconomiche e culturali relative alla chiusura del Traforo nell'autunno del 2023, dichiarandone addirittura l'imminente consegna a maggio 2024, ma mai arrivato, fino a febbraio, al Consiglio; come mai il comunicato stampa del 19 febbraio non ha riportato in modo completo, esaustivo e trasparente le conclusioni per gli studi effettuati; se, alla luce della posizione contraria al raddoppio del Traforo espressa dal Governo francese attraverso il suo Ministro dei trasporti - e aggiungo ora anche alla luce delle evidenti opposizioni dei Comuni di Chamonix e Passy, oltre che della popolazione della Vallée de l'Arve -, si intenda mantenere inalterata la richiesta della seconda canna o trarne le opportune logiche conseguenze.

Presidente - Per la risposta, il Presidente della Regione a cui passo la parola.

Testolin (UV) - Per quanto riguarda la prima domanda, in occasione dell'incontro del 19 febbraio scorso, come ricordato dall'interpellanza, il professor Alderighi ha precisato di aver condotto non un monitoraggio quantitativo, ma un'analisi per verificare l'impatto economico-sociale del Traforo del Monte Bianco e delle chiusure programmate per arrivare a un modello finalizzato a definire le aree geografiche, economiche e sociali maggiormente impattate.

Questo perché l'obiettivo era fornire alle autorità regionali un modello dei settori regionali più interessati per definire delle politiche conseguenti, e non un mero elenco di danni, tant'è vero che il rapporto non considera gli impatti della chiusura sul Traforo del Monte Bianco e sulle società RAV e SAV, per esempio.

Ciò premesso, ricordo che il 2024 è stato il primo anno per l'osservazione degli effetti della chiusura per 15 settimane, perché, come noto, nel 2023 il Traforo del Monte Bianco è stato chiuso solo per 9 settimane. Quindi nel 2023 e nei primi mesi del 2024, l'Università della Valle d'Aosta ha sicuramente elaborato un primo documento, ma di lavoro in progress, assorbito poi in quello relativo al 2024, inviato a tutti i Consiglieri.

Le ricordo, tra l'altro, che, a fronte di una sua specifica domanda relativa alle ricadute 2023, il professor Alderighi le ha risposto che con tutti i limiti dei dati contenuti nel documento - che, lo ripeto, non vuole essere quantitativo e di monitoraggio -, è sufficiente che lei prenda il riferimento dell'analisi 2024, lo divida per 15 e lo moltiplichi per 9, che sono le settimane interessate.

Per quanto riguarda la seconda domanda, premesso che un comunicato stampa è necessariamente sintetico, personalmente mi sembra che il testo dia una corretta accezione dei risultati degli studi: sono riportati gli esiti dell'analisi socioeconomica, dicendo chiaramente che si tratta di un impatto contenuto e indicando i settori di riferimento.

Per quanto riguarda i dati ambientali, invece, oltre alle ovvie riduzioni in prossimità del Traforo, il comunicato evidenziava come i monitoraggi condotti evidenziavano che le emissioni nel centro di Courmayeur non sono diminuite in modo significativo e che dal lato francese i flussi di mezzi pesanti al Traforo non sono causa principale dell'inquinamento ambientale.

Posso anche capire che ciò possa dare fastidio, ma si tratta solamente della conferma di dati che i nostri vicini dell'Alta Savoia conoscevano bene e che possono essere facilmente verificati leggendo le successive edizioni del Plan de protection de l'atmosphère de la Vallée de l'Arve, approvate dalla Préfecture de Haute-Savoie fin dal 2012, che sono disponibili in rete o, se vuole, possiamo provvedere a fornirli.

"Se alla luce della posizione contraria al raddoppio del TMB espressa dal Governo francese, attraverso il ministro dei trasporti Philippe Tabarot si intenda invece mantenere la richiesta della seconda canna o tramite le opportune logiche conseguenze": in questo caso, sarebbe utile affrontare questo argomento, sgombrando il campo da posizioni ideologiche, spesso pretestuose, e magari partendo da dati oggettivi, come quelli che, per esempio, si trovano appunto nei documenti cui facevo riferimento nella Préfecture de Haute-Savoie.

Ne cito uno come esempio: dans le Plan de la protection de l'atmosphère de la Vallée de l'Arve 2019-2023 si dice che: "En 2016, les poids lourds Euro 5 et Euro 6 représentent le 92 % des passages".

Il dato aggiornato al 31 dicembre 2024 è il 96,3%.

Si dice ancora: "la situation est toute différente pour la flotte locale. Près de 45% de la flotte des poids lourds immatriculée en Haute-Savoie est strictement inférieure à la norme Euro 4, constituée en grande partie de camions à destination de l'artisanat et du bâtiment. Le renouvellement de la flotte est beaucoup plus lent que pour la flotte de transport de marchandises.

Non mi sembra un aspetto trascurabile, ancora di più se visto insieme ai dati di traffico presente sostanzialmente stabile, anzi, in diminuzione costante, oppure alle caratteristiche geomorfologiche della Vallée de l'Arve, che favoriscono la concentrazione degli inquinanti e ancora ad altri dati significativi.

Crediamo fermamente, così come peraltro più volte affermato, che le posizioni ideologiche rispetto a questa tematica non siano rispettose di una valutazione più oggettiva, che dovrebbe invece tenere conto di tutti gli effetti positivi possibili che una seconda canna potrebbe portare sia in termini di sicurezza, sia in qualità ambientale, anche a parità di transiti.

Per questo, siamo assolutamente favorevoli a uno studio di impatto, così come proposto peraltro dal ministro Tajani a Nizza lo scorso febbraio, che potrebbe essere dirimente rispetto a delle perplessità, sia di ordine economico che di sicurezza, sia ambientale che di viabilità.

Senza valutazioni mirate, il rischio è quello di pregiudicare un trasporto di merci e persone già in difficoltà sull'asse nord occidentale tra Francia e Italia, che non sarà risolto dal trasporto merci su rotaie e che potrebbe diventare potenzialmente insostituibile in caso di nuove criticità che dovessero interessare la direttrice del Frejus.

In definitiva, la nostra visione rimane una visione positiva verso un raddoppio del Tunnel, nel rispetto delle esigenze di sicurezza e di carattere ambientale, che non sono un patrimonio solo di qualcuno, ma che fanno parte da sempre del nostro modo di agire e di immaginare un futuro attento a tutti i bisogni della nostra comunità, compreso quello di avere un accesso sicuro, ininterrotto e durevole sotto il Monte Bianco, che possa garantire turismo, scambi commerciali, relazioni e lavoro 12 mesi all'anno, nel rispetto del nostro ambiente e della sicurezza di tutti.

Presidente - Per la replica, consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Ho ascoltato con attenzione, presidente Testolin, la sua risposta e, ancora una volta, rilevo che lei è molto abile a non rispondere alle domande che non le piacciono, perché alla prima delle tre domande lei ha citato quanto detto dal professor Alderighi, e cioè che lo studio dell'Università non è stato un semplice monitoraggio, ma aveva l'obiettivo di fissare un modello, diciamo così, e non di fare un elenco dei danni.

La domanda era precisa, la domanda chiedeva il motivo per cui lei, in ben tre occasioni, mi avesse annunciato l'elaborazione e la consegna dello studio sulle ricadute socioeconomiche relative alla chiusura dell'anno 2023 nell'anno 2024; per ben tre volte, Presidente, lei mi ha detto che lo studio era praticamente pronto e che sarebbe stato consegnato.

Ora io immagino che se la prima volta potesse essere in buona fede, poi nel maggio del 2024 forse la decisione di fare uno studio, chiamiamolo così, non di monitoraggio ma di modellizzazione, l'Università l'avesse elaborato, non l'avrà deciso quando poi è stata fatta la seconda chiusura di fine 2024, perché la chiusura era comunque prevista da tempo, e sappiamo che ce ne dovranno essere molte altre.

Lei quindi per tre volte ha cercato di sviare il discorso, ma questa è una cosa che lei fa spesso.

Sulla questione del comunicato stampa del 19 febbraio, lei dice che il comunicato, in buona sostanza, è esaustivo, sono state messe in evidenza tutte le cose.

No, non è così, tant'è vero che - e non lo dico solo io, ma ho letto su varie testate - una volta visto lo studio, le valutazioni sono state diverse e forse anche i giornalisti qualche idea leggendo, visto che fanno quello anche per mestiere, ce l'hanno e non credo che siano i giornalisti in qualche modo schierati ideologicamente.

Sulla terza questione, lei ha tirato in ballo ancora una volta le posizioni ideologiche, mi viene da dire: strano che un Presidente di Regione individui come posizioni ideologiche quelle di un Governo nazionale, quale è il Governo francese, e di Consigli comunali che, all'unanimità, si sono espressi in un certo senso.

Io non credo - ho conosciuto anche personalmente il Sindaco di Chamonix - che siano persone che sono sostenute da posizioni fortemente ideologiche, ma credo che siano persone che abbiano contezza di quella che è la situazione nelle loro comunità. Comunque non immagino neanche che i Consigli comunali di quelle due cittadine, come di altre realtà, siano fatte tutti di pericolosi e ideologici ambientalisti, ma credo che siano rappresentate posizioni plurime.

Evidentemente, hanno un'idea diversa di quelle che sono le priorità e ritengono che quello che riguarda le ricadute ambientali, che poi sono direttamente collegate alle ricadute sanitarie, abbiano un peso che deve essere considerato.

Nell'incontro del 19 di febbraio - ed è una cosa su cui si è assolutamente sorvolato -, c'è stata anche una cosa interessante, perché i redattori dello studio socioeconomico hanno detto, in due momenti diversi, che è molto importante anche fare riferimento ai costi esterni. Nei costi esterni sono per esempio annoverati tutti i costi sanitari che sono direttamente collegati a una serie di malattie e, di conseguenza, di cure che devono essere fatte alle popolazioni che sono sottoposte a forti emissioni.

Sappiamo tutti benissimo che l'utilizzo di riscaldamenti con combustibili fossili ha un impatto molto, molto significativo sulla qualità dell'aria, ce lo hanno anche le emissioni da veicoli a motore, se possiamo evitarne, evitiamole.

Sulla questione dei dati, lei ha detto che c'è una riduzione e poi anche le classificazioni dei mezzi sono migliorate; che siano migliorate è vero, meno male. Sulle riduzioni rilevo che il direttore del GEIE ci ha parlato di oltre 600 mila passaggi, l'obiettivo era quello di non superare i 400 mila. Sono ben 200 e passa passaggi in più all'anno.