Objet du Conseil n. 381 du 30 juin 1982 - Resoconto
OGGETTO N. 381/VII - INIZIATIVE PER L'ELABORAZIONE DI UN'EVENTUALE PROPOSTA DI MODIFICA DELLO STATUTO SPECIALE DELLA VALLE D'AOSTA. APPROVAZIONE DI MOZIONE.
PRESIDENTE: Do lettura della mozione presentata dai Consiglieri Mafrica, Tonino, Carral, Bajocco, Péaquin e Cout.
MOZIONE
CONSIDERATO che, essendo trascorsi ormai 34 anni dalla sua elaborazione, lo Statuto Speciale della Valle d'Aosta comincia a mostrare i segni del tempo e necessita perciò, come è emerso anche in alcuni convegni recentemente promossi da forze politiche valdostane, di un attento esame per verificarne possibili adeguamenti all'attuale realtà istituzionale, politica ed economica;
TENUTO CONTO del fatto che, dopo l'istituzione delle regioni a Statuto Ordinario, nella legislazione nazionale spesso non è stata salvaguardata la "specialità' della nostra Regione e che quindi è necessaria una riflessione sulle competenze statutarie che sono state rispettate e su quelle che occorre invece rivendicare;
ALLO SCOPO di risolvere, inoltre, alcuni problemi da tempo aperti (rappresentanza della Valle d'Aosta in sede europea, tutela della comunità Walser, competenza in materia di parchi, di politica industriale ed energetica entro soglie determinate, di elezioni regionali e comunali, ecc.);
AL FINE di permettere un approfondito, sereno e costruttivo confronto su questa materia di grande importanza per la vita della nostra Regione;
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA VALLE D'AOSTA
DELIBERA
di istituire una Commissione consiliare speciale, rappresentativa di tutti i gruppi del Consiglio regionale, che esamini la materia per giungere eventualmente ad una proposta unitaria del Consiglio in merito alla revisione dello Statuto speciale.
PRESIDENTE: Illustra la mozione il Consigliere Tonino.
TONINO - (PCI): Si è discusso in questi ultimi anni, in modo sempre più intenso, sulla necessità di pensare alla struttura del nostro Statuto e sulla necessità di dare allo Statuto un aggiornamento rispetto alla situazione nuova che stiamo vivendo.
E' infatti fuor di dubbio che la situazione è cambiata rispetto a quella esistente il 21 gennaio '48, quando lo Statuto fu approvato all'Assemblea Costituente.
Fu quello un patto solennemente stipulato fra la Comunità nazionale e la nostra regione, oppure un leale e onorevole accordo, oppure un accordo imposto al nostro popolo? Sono questioni che restano aperte e che fanno parte di una valutazione storica.
Non credo siano soltanto questioni nominalistiche, ma sono questioni di fondo che, tuttavia, credo debbano essere affrontate e discusse in altra sede.
Certo è che lo Statuto in quel periodo rappresentò un riconoscimento importante delle peculiarità esistenti nella nostra regione e fu indubbiamente anche un patto che, per quel periodo storico, consentiva ala nostra Regione di iniziare il percorso dell'autonomia.
Tuttavia, la situazione economica nel nostro paese si è modificata, situazione economica che ha portato ad uno sviluppo che ha trasformato la nostra regione, per cui si può dire che vi si sono creati centri di potere economico che sempre più sono collegati a quelli esistenti sul territorio regionale.
Si sono anche verificati, d'altro canto, da un punto di vista di controllo dello Stato sulla Regione, fenomeni di controllo eccessivo che hanno mortificato una gestione dell'autonomia quale era quella esistente, almeno come aspirazione, nel momento del van delb Statuto Speciale.
Quali sono e quali possono essere le linee per un ripensamento sul nostro Statuto?
Noi crediamo che sia fondamentale, prima di tutto, pensare alle parti dello Statuto che non si sono realizzate, che sono state mortificate dall'attuale rapporto tra Regione e Stato. Occorre fare un'analisi attenta per pervenire a delle proposte concrete, che devono necessariamente essere delle proposte larghe e unanimi, in direzione di una revisione possibile dello Statuto stesso.
Un primo elemento che credo può essere sottoposto all'attenzione del Consiglio è quello di una Valle d'Aosta che svolge oggi una funzione di cerniera nell'Europa e di cerniera tra i popoli. La Valle d'Aosta è stata, nel passato, uno Stato a cavallo tra i monti; oggi, nell'attuale situazione storica ed economica, la Regione può di nuovo svolgere questa funzione importante. Un accenno a questo problema nello Statuto della nostra regione credo possa essere un fatto importante.
Altro elemento, secondo noi molto importante, è che lo Statuto dovrebbe ribadire che la Valle d'Aosta è un esempio di autogoverno e di partecipazione. Fino ad oggi anche la specialità del nostro Statuto è stata molto spesso compressa.
Lo Stato ha preteso di definire, in modo particolareggiato, le competenze da attribuire alla Regione e di intervenire, lo vediamo tutti i giorni, nella gestione della vita regionale tramite il controllo ed i suoi apparati. Credo sia significativo come esempio (lo abbiamo già riportato in altre sedi) che dopo 30 anni di autonomia oggi un Comune della Valle d'Aosta non può modificare la pianta organica del proprio personale senza avere il consenso del Governo centrale, o meglio ci sono leggi che limitano anche questi adempimenti che dovrebbero essere di normale amministrazione.
Noi crediamo perciò che ci debba essere un rovesciamento di tale impostazione stabilendo dei criteri di fondo. Il primo è che sia il popolo valdostano a stabilire i settori in cui la regione si avvale del concorso di organismi dello Stato operanti nella regione; il secondo è che tutti gli apparati dello Stato che operano nella Regione siano organizzati a tale livello con un rapporto stretto con gli organi di governo regionale.
Questi principi di autogoverno devono poi regolare e informare anche le relazioni tra la Regione e gli altri enti che ci sono nella nostra regione e principalmente i comuni che debbono rimanere, secondo noi, le cellule fondamentali della vita democratica. L'attività di tutti questi segmenti della società valdostana deve trovare un punto di riferimento nella regione, organo di programmazione, organo di legislazione e di indirizzo sulle scelte regionali.
Noi crediamo che questi concetti siano oggi troppo spesso mortificati da una legislazione che impedisce nella pratica concreta questo avanzamento sul piano autonomistico.
Oltre a questi problemi che definirei di fondo, lo statuto deve essere anche rivisto in alcune altre parti che sono state indicate, anche nei recenti convegni di altre forze politiche, come carenti; mi riferisco ad alcune competenze primarie, alla possibilità di avere un riconoscimento istituzionale della comunità Walser in particolare.
Queste sono le ragioni per cui abbiamo proposto questa mozione.
La mozione chiede di formare una Commissione speciale rappresentativa di tutti i gruppi presenti in Consiglio che, partendo da una riflessione sullo Statuto attuale, porti in Consiglio una proposta unitaria in merito agli indirizzi per una revisione dello Statuto stesso.
PRESIDENTE: E' aperta la discussione. La parola al Presidente della Giunta; ne ha facoltà.
ANDRIONE - (UV): A noi sembra che sia giusto e direi anzi pregevole sostenere che lo Statuto è un documento carente.
E' un documento malfatto, non tiene sufficientemente conto di quelle che erano le aspirazioni, già allora, della popolazione valdostana, però qui ci sembra che sia necessario fare dei distinguo e cioè dire che per la parte politica che io rappresento, la valutazione data allo Statuto già nel 1948 è stata nettamente negativa.
Il Collega Tonino è certamente troppo giovane per ricordarsi i Congrès d'Union Valdôtaine: allora abbiamo detto (ero persino giovane io) certe cose sullo Statuto e su come, secondo noi, avrebbe dovuto essere fatto.
Quindi, a noi sembra che una grossa parte delle cose dette dal Consigliere Tonino facciano parte integrante di quelle che sono le posizioni politiche dei differenti partiti e movimenti; quindi, diventerebbe estremamente difficile, per non dire impossibile, elaborare una proposta modificativa dello Statuto nelle sue parti fondamentali, che non tenga conto delle differenziazioni che vi sono tra i partiti e tra i movimenti.
D'altra parte, bisogna anche tenere presente che lo Statuto in certi casi, bisogna dire purtroppo, è mutato: basti pensare alle acque: tra le famose promesse iniziali e la nazionalizzazione, quale è stato il cammino percorso? Non certamente quello a favore dell'autonomia.
Il Consigliere Tonino ha detto cose egregie per quanto riguarda i controlli, soltanto che non sono solo la Valle d'Aosta o l'Alto Adige, o la Sicilia che ne patiscono, è l'intero sistema amministrativo che è fondato su una eccessiva, gigantesca competenza di funzionari che, evidentemente, difendono non solo il centralismo dello Stato ma anche la propria posizione, la propria funzione in contrasto con la Costituzione che vorrebbe essere decentralizzante di certe competenze.
Vi sono, infine, degli aspetti puramente tecnici. Non so, si è addirittura fatto un articolo per stabilire il metodo elettorale, facendo anche sotto il profilo del diritto uno storico errore perché, evidentemente, quell'articolo dovrà essere modificato, altrimenti prima o poi si andrà a fare le elezioni in pieno mese di agosto.
Di conseguenza, noi sulla mozione ci asteniamo e faremmo una proposta pratica ai proponenti, che può essere risolta in breve termine, per quanto riguarda gli aspetti istituzionali tecnici, che non investono delle questioni politiche di fondo.
A noi sembra che il discorso non debba essere fatto in Consiglio ma debba essere fatto come posizione politica esterna; la I Commissione consiliare permanente è ampiamente abilitata a chiamare anche dei tecnici per vedere le proposte che possono essere fatte.
Per esempio - e credo che il Partito Comunista, se ricordo bene, non fosse completamente favorevole - noi avevamo fatto una proposta riguardante la competenza primaria in materia di comuni, un aspetto evidentemente che ha un certo peso politico. In futuro si potrebbero fare delle proposte relative a questioni di lingua, di insegnamento, di creazione di istituti particolari e potrei continuare a lungo le esemplificazioni; queste proposte possono essere fatte come visione particolare di un problema che ci trova concordi, anche perché pone un problema tecnico e mi sembrerebbe invece difficile trovare un accordo politico generale in quanto, lo ripeto, per l'Union Valdôtaine l'intero Statuto deve essere rovesciato e dovrebbero essere fissati pochi punti di competenza dello Stato in quanto per il resto, senza voler essere vanitosi, e questo vale per tutti i partiti, saremmo certamente capaci di amministrarci meglio da soli.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere Nebbia; ne ha facoltà.
NEBBIA - (PSI): Circa il problema dello Statuto che è stato sollevato da questa mozione, credo che si debba dire che in questi ultimi anni si sta verificando una diversa presa di coscienza da parte di tutti i partiti e movimenti circa lo Statuto nel suo complesso, che cosa implica e che cosa comporta, i difetti riscontrati e la necessità di ovviare almeno ai maggiori.
Mi sembra si possa dire che, forse, proprio in questa legislatura si è verificata una convergenza su moltissimi di questi fatti, convergenza che prima non si era mai verificata: la presa di coscienza è stata collettiva.
Il nostro partito ha anche presentato una proposta di modifica allo Statuto, dopo averne discusso a fondo, una proposta che è stata evidentemente concretizzata per essere tale, ma che è aperta a tutte le modifiche che insieme si possono fare e che è stata fatta per stimolare ulteriormente la discussione su questo argomento.
Credo che siamo tutti concordi nel dire e nel verificare che con una diversa struttura, non solo dello Statuto, ma forse anche dell'Amministrazione statale, e con una diversa struttura dei rapporti tra la stessa amministrazione statale e le Comunità europee, probabilmente si riuscirebbe a gestire la macchina pubblica in modo migliore, più rapido ed efficiente.
Quindi la proposta di modifica allo Statuto della Regione non penso debba essere intesa solamente come qualche cosa che interessa esclusivamente la Valle d'Aosta, ma anche come un contributo di idee pratico, di attuazione, che la Valle d'Aosta può dare allo Stato italiano e, in campo più largo, all'Europa, per una diversa struttura dei rapporti tra i diversi livelli di amministrazione.
Quindi, credo sia un argomento che debba essere approfondito, non solo circa gli aspetti tecnici che ci possono trovare oggi concordi, ma circa tutti gli altri aspetti, perché potrebbe darsi che con un approfondimento fatto senza preconcetti, ci si trovi d'accordo anche su aspetti che oggi apparentemente possano sembrare ostici.
Noi, dunque, siamo, sul piano di principio, favorevoli all'iniziativa che ci si debba confrontare e che si debbano approfondire in tutte le sedi questi argomenti, tanto che abbiamo presentato un progetto opposto. Riteniamo che forse la sede opportuna sarebbe, proprio perché questo progetto giace al suo esame, quello di incaricare la I Commissione, eventualmente ampliandola o permettendole, come già succede, la partecipazione a tutte le forze politiche, di esaminare ed approfondire questo argomento.
Credo che in quella sede, con certe modalità di lavoro, con un certo rigore nell'operare, si possa arrivare a conclusioni graduate nel tempo che permettano di ovviare in un primo tempo alle storture, alle carenze maggiori e più evidenti dello Statuto; in un secondo tempo potranno essere fatte anche delle proposte più concrete ed incisive.
Io almeno su questo sono abbastanza ottimista proprio perché - riprendo quanto detto - mi è parso di aver verificato la tendenza, in questo Consiglio, fra tutte le forze politiche, ad una concordia sui temi fondamentali, superiore a quanto fosse immaginabile, anche se su questioni di ordine pratico, programmatico o esecutivo ci possono essere dei contrasti. Ritengo, però, ci siano tutti i presupposti per raggiungere degli ottimi risultati.
PRESIDENTE: Altri che intendono intervenire alla discussione?
La parola al Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.
MAFRICA - (PCI): Io riprendo alcune osservazioni del Presidente della Giunta.
Il Presidente dice che esistono delle differenze fra le forze politiche proprio rispetto all'impostazione stessa dello Statuto, e questo credo sia vero. Non ritengo, però, che queste differenze impediscano la ricerca di una possibile nuova comune piattaforma autonomistica tra le forze politiche che operano in Valle d'Aosta. Questo è un po' il senso della nostra proposta.
Possono esserci critiche di tipo più radicale, oppure sensazioni di inadeguatezza, o riserve anche di tipo tecnico, ma se c'è un giudizio comune che porta alla possibilità di ripensare alla materia, io credo che uno sforzo dovrebbe essere fatto per vedere se è possibile ritrovare alcuni elementi comuni tra tutte le forze che possono rappresentare un nuovo livello sul quale attestarsi nel rapporto con lo Stato. Se non si fa questo, il rischio è di avere una divaricazione, per cui si critica lo Statuto, non lo si considera un punto di riferimento valido, però non si fanno proposte per modificare la situazione.
E' nostra opinione che, (in questo senso c'è stata anche la convergenza del Presidente della Giunta) perlomeno, un primo livello possa essere raggiunto con una certa facilità, primo livello che consista nell'individuare le questioni? le materie che è necessario aggiornare, che è necessario completare. Alcune materie sono elencate nel testo della mozione, come per esempio la rappresentanza della Valle d'Aosta in sede europea, la tutela della Comunità Walser, la competenza in materia di parchi (che ha creato tanti problemi), la competenza al di sotto di certe soglie, o al di sopra, a seconda dei casi, per la politica industriale e per la politica energetica, la competenza in materia di elezioni regionali e comunali e così via.
Altre questioni che potrebbero trovare d'accordo le diverse forze politiche sono, per esempio, quelle che si riferiscono a un completamento dello Statuto rispetto allo sviluppo della vita economica e sociale, quindi si tratta di individuare modalità e strumenti sviluppatisi in questi anni Ione la programmazione, a cooperazione cose che non sono riconosciute in modo adeguato nello Statuto.
Su questi aspetti sarebbe possibile fare delle proposte; d'altronde, per esempio, il PSI ha già fatto alcune proposte precise pronte per essere portate, d'intesa fra tutte le forze politiche, a livello di Parlamento, e tutto ciò perlomeno, per migliorare la situazione attuale. Io non escludo che sia possibile con un dibattito sereno e costruttivo e con una volontà di affrontare le cose con un confronto aperto, arrivare ad una piattaforma politica più avanzata che possa anche prevedere impostazioni diverse, tipo quelle a cui ha fatto cenno il Presidente della Giunta.
C'è da dire, in questo senso, che la tradizione del Consiglio regionale non è corrispondente, perché, per esempio, per le norme di attuazione, tutto sommato si è accettata la strada dell'elencazione delle competenze della Regione in modo analitico, e non la riserva delle competenze per lo Stato lasciando tutto il resto alla Regione.
Probabilmente, con una adeguata discussione, io credo si potrebbe arrivare ad un primo livello sicuramente comune e ad un secondo livello da determinare. In questo senso penso, è poi questo il fine del mio intervento, che potremmo essere d'accordo nel modificare il deliberato della mozione, cioè è la I Commissione Affari Generali allargata agli altri capigruppo che si occupa di queste cose, però la mozione dovrebbe essere approvata, perché, se la maggioranza si astiene, questo tipo di atteggiamento rappresenterebbe un atto politico che indebolirebbe l'azione stessa e la discussione nella Commissione Affari Generali.
Questo è il senso del mio intervento: una richiesta ad un ripensamento su questa posizione; si può fare questa discussione nella Commissione Affari Generali, però, occorre che la mozione, pur modificata, dia questa spinta al lavoro della Commissione stessa, altrimenti rimane sulla carta come una delle cose possibili, ma non una cosa da fare a seguito di una volontà determinata.
PRESIDENTE: La parola al Presidente della Giunta; ne ha facoltà.
ANDRIONE - (UV): A parte il fatto che si tratterebbe non più di una mozione, ma di una specie di ordine del giorno, perché è un invito alla I Commissione consiliare permanente ad occuparsi di cose per le quali è competente, riprendendo i ragionamenti del Consigliere Mafrica su quella che è la parte strettamente giuridica in un sistema costituzionale di un certo tipo, ritengo non si possa proporre per le norme di attuazione che si segua l'altra strada.
Non può proporre, per esempio, che la percezione delle imposte sia di competenza della Regione Autonoma Valle d'Aosta, proprio perché il sistema è fatto nell'altra maniera; a questo punto bisogna operare una scelta: o si rifiuta perché non è sufficiente, o in questo sistema si accetta per poter andare avanti; il che credo sia stata, a parte le colorazioni politiche, la posizione di tutte le maggioranze, di tutti i Consiglieri regionali che si sono succeduti fino adesso.
Un aspetto interessante della proposta comunista è quello di arrivare ad enucleare dei punti precisi che diventeranno poi dei progetti di iniziativa di legge da depositare in Parlamento. Ecco, su questa parte noi non abbiamo difficoltà.
La I Commissione è chiamata ora ad esaminare il progetto socialista: questo può essere l'opportuno punto di partenza di quanto voi proponete, per cui, noi, con quella modifica, considerando questo un ordine del giorno di invito alla Commissione ad approfondire la proposta socialista, possiamo essere d'accordo.
PRESIDENTE: E' iscritto a parlare il Consigliere Lanivi; ne ha facoltà.
LANIVI - (DP): Su questo argomento vorrei fare alcune considerazioni. Mi pare che si debba prendere atto di una situazione di fatto che è di questo tipo: in primo luogo verificare le smagliature o, comunque, le insufficienze dell'attuale Statuto rispetto alle trasformazioni che la Regione ed il Paese hanno subito in questi ultimi anni; questo è un dato di fatto.
Lo Statuto, in più di un'occasione, ha mostrato la sua età, però questo è solo un aspetto del problema. E' un aspetto più generale e diciamo politico che non può essere affrontato in termini di semplice razionalizzazione, cioè di correzione dello Statuto. Ecco perché la proposta del Presidente della Giunta, cioè di giungere ad un'astensione su questo argomento, ha una sua validità, se esaminata in questa ottica.
Ritengo, in sostanza, che il problema della revisione dello Statuto non possa essere affrontato con la politica dei piccoli passi. Lo Statuto, che è in pratica la nostra Costituzione, è stato lo strumento di un determinato momento storico; ha risolto; o ha dato un assetto al problema dell'autonomia regionale e, quindi, del suo rapporto con lo Stato e il Paese in generale.
Ora, secondo me, intervenire su questo strumento senza averne una chiara visione che non si limiti alle correzioni contingenti, ma che guardi anche al futuro, è un'operazione molto delicata e complessa che è semplicistico vedere come somma di ritocchi allo Statuto attuale. Il mio intervento intende solo indicare, non dico delle preoccupazioni, ma delle modalità di movimento rispetto a questo problema.
Farei ancora un'altra considerazione. Non è neppure un problema che possiamo risolvere all'interno del Consiglio regionale; si tratta cioè di un argomento che riguarda l'insieme degli interessi che si muovono nella nostra regione e, quindi, non possiamo pensare che una Commissione strettamente consiliare o, diciamo, una semplice espressione consiliare possa affrontare da sola o dire la sua parola definitiva su questo argomento. Deve anche realizzarsi nella nostra regione una maturità, una volontà politica che riproduca, naturalmente in condizioni molto diverse, la situazione che ha portato al varo di questo Statuto.
Ecco perché l'adesione, almeno del nostro gruppo, alla posizione del Presidente della Giunta, non vuole significare un giudizio negativo nei confronti di queste iniziative, bensì indicare una preoccupazione o, almeno, raccomandare la prudenza nell'affrontare un argomento che avrà e dovrà avere grosse conseguenze sull'assetto futuro della nostra Regione.
PRESIDENTE: Altri che intendono intervenire sull'argomento?
La parola al Consigliere Bordon; ne ha facoltà.
BORDON - (DC): Non posso lasciarmi sfuggire quest'occasione, perché sono le ultime soddisfazioni che si possono dare ad un Consigliere che ormai è avviato sul viale del tramonto. La verità è questa.
Pensate, ho il piacere, non il dispiacere, di essere, come sempre, il più anziano qui dentro, e ho detto prima che non posso lasciarmi sfuggire una occasione come questa per ripetere alcune cose, brevemente, perché altrimenti ci navigherei dentro per delle ore, trattando questo argomento.
Ho avuto occasione di interessarmi di questi problemi quando molti di voi che sedete qui come nuovi virgulti di questa autonomia valdostana, non erano ancora nati nel 1943.
Vorrei ricordare determinate posizioni e forse il Presidente mi potrebbe essere vicino perché le abbiamo vissute insieme, sia per la vita militare, per la vita di partigiano ecc.
Ma oltre al 1943 potremmo ricordare qui, il '44, il '45, allorquando prendemmo determinate posizioni contro certi annessionisti che in buona fede ritenevano che l'avvenire della Valle d'Aosta avrebbe potuto essere quella dell'unione con la Francia; noi eravamo decisamente contrari e penso che oggi qualcuno ci possa dare ragione.
Potremmo ricordare quando ci siamo battuti, con un po' più di simpatia, per diventare un Cantone svizzero, però gli svizzeri non ci volevano ed era inutile insistere.
Potremmo ricordare quando, per tanti anni, ci siamo battuti per la "Petite République" perché il Ducato della Valle d'Aosta, trasformato in una piccola repubblica valdostana, stile San Marino o qualcosa di meglio, sarebbe stato un piccolo sogno. E così abbiamo dovuto abbandonare anche quest'ipotesi.
Quindi, ci rimaneva soltanto questa autonomia ed è logico che dopo trenta anni, specialmente tenendo conto di certe carenze che si verificarono nel momento dell'istituzione di questa regione autonoma speciale, l'autonomia si sia logorata come tutte le cose.
Trent'anni di matrimonio in base a questo Statuto (ne abbiamo di quelli che si sono separati dopo pochi anni), noi, grazie a Dio, continuiamo ad andare avanti con difficoltà, ma certi miglioramenti si possono apportare.
Ho fatto questo piccolo sfogo, che mi dovete consentire ogni tanto, perché quando si trattava di prendere determinate posizioni in quei '43, '44, '45 con determinate minacce, ecc. insomma, lasciatemelo dire qualcosa di buono abbiamo fatto, siamo cresciuti, ci siamo sviluppati.
Naturalmente non vi dirò, per fare della demagogia o per prendere in giro, che anche noi volevamo fare una proposta di miglioramento, perché le elezioni del 1983 si avvicinano e ci preoccupava di non arrivare con determinate documentazioni in mano; però abbiamo pensato che non era molto serio.
Quindi, io ritengo che siano tutti d'accordo, perché sarebbe il colmo se così non fosse e avrei potuto anche fare a meno di dirlo per quanto concerne la Democrazia Cristiana che si è battuta fin dall'inizio e continuerà a farlo adesso; ritengo, ripeto che tutti siano d'accordo per un miglioramento di questo Statuto, miglioramento che però deve essere fatto, appunto, come è stato suggerito prima, per ottenere un risultato concreto. Se, infatti, si avanzeranno solo delle proposte di legge fatte in questo modo, io penso che noi faremmo soltanto molto fumo e poco arrosto, faremmo solo della demagogia.
Con questo io sono però perfettamente d'accordo con quelli che hanno già fatto degli studi, come il Partito Comunista che io ho seguito attraverso i loro giornali, studi che ha citato ancora adesso l'amico Consigliere Mafrica; quindi ben vengano queste ipotesi, ben venga la proposta di legge socialista.
Avrei potuto dire "concordo con quanto ha detto Lanivi", per essere più breve, ma in questa sede se si è troppo brevi qualche volta si passa per antiregionalisti. Anche se ci siamo battuti fin dal primo momento, devo aggiungere che il risultato che noi vogliamo ottenere è quello di avere un miglioramento.
Concludo: è logico che accetto la proposta del Presidente della Giunta a nome della Democrazia Cristiana, per il semplicissimo fatto che c'è una proposta di legge già presentata: anche se noi battessimo un'altra strada, penso che non sarebbe regolare e lo ha detto anche il Presidente della Giunta dopo esserci espressi un parere reciproco.
Quindi, noi siamo del parere che questa proposta di legge socialista debba andare alla I Commissione, che potrà giustamente e doverosamente essere integrata eventualmente da altri elementi che possono portare un contributo per ottenere un risultato migliore e positivo; mi sembra che questa sia l'unica strada da seguire.
Naturalmente qualche volta si fanno molte chiacchierate; ed è giusto che in politica si facciano. Qui, nella nostra regione, sono già state ridotte di molto, quando non parlo io, ma in campo nazionale molte volte ci sono troppe chiacchierate e non c'è niente di sodo: diamoci da fare su questa strada e vedrete che saremo tutti d'accordo. Sarebbe illogico che un partito o l'altro si opponesse a determinati miglioramenti; facciamo una cosa celere, veloce, una cosa seria per ottenere dei risultati positivi.
Quindi, sono favorevole alla tesi del Presidente della Giunta.
PRESIDENTE: Sono iscritti a parlare i Consiglieri Tamone e Pedrini.
Il Consigliere Tamone ne ha facoltà.
TAMONE - (UVUV): Solo un secondo per cercare di interpretare il pensiero del Presidente in questi termini.
Praticamente si dovrebbe deliberare di "invitare la I Commissione consiliare ad esaminare la materia per giungere eventualmente ad una proposta unita ria del Consiglio in merito alla modifica dello Statuto speciale."
Noi in questi termini potremmo votare il documento, altrimenti è evidente che come era stata impostata prima... INTERRUZIONE...
Ma ci siamo tutti lì dentro, non so che cosa vogliamo metterci. Tutti i Consiglieri che vogliono vengono alle riunioni, non c'è mica nessuno che glielo impedisce. Le Commissioni sono organizzate in un certo modo.
PRESIDENTE: La parola al Consigliere Pedrini; ne ha facoltà.
PEDRINI - (Indipendenti - PLI): Mi pare che dopo tutto quanto è stato detto a me rimanga ben poco da dire. Io voglio qui ricordare soltanto due cose che, anche se c'entrano di traverso, c'entrano lo stesso.
Riparto fiscale: tenendo duro siamo riusciti ad ottenere qualcosa.
Zona franca: direi che non aggiungo nient'altro perché sullo Statuto quanto ha detto il Presidente della Giunta ci sta bene anche perché noi riteniamo di dover discutere, di portare quello che è il contributo dei liberali a questo nuovo disegno di legge che riteniamo necessario, ma non a torto ho voluto citare, lo ripeto, il riparto fiscale e la zona franca. Non ho altro da aggiungere.
PRESIDENTE: Altri che intendono prendere la parola?
C'è una proposta di emendamento presentata dal Consigliere Tamone, più che emendamento chiamerei ricostruzione della parte del dispositivo.
La parola al Consigliere Mafrica; ne ha facoltà.
MAFRICA - (PCI): Nell'accogliere nella sostanza la proposta di emendamento del Consigliere Tamone, credo di dover precisare soltanto due elementi.
In primo luogo, io non credo che sia negativo studiare o occuparsi di queste cose, cioè i partiti che l'hanno fatto spinti da motivazioni politiche; il pensiero di Bordon che questo sia collegato con le prossime elezioni è un'interpretazione.
Noi abbiamo preferito, con questa mozione, coinvolgere l'intero Consiglio anche per evitare che ci fosse una frammentazione delle proposte.
D'altronde c'è da dire (questa è la seconda osservazione) che il confronto quando viene organizzato da una singola forza non sempre riesce; nei convegni organizzati da noi ci siamo confrontati solo con alcune forze, altre on erano presenti; lo stesso penso possano dire i socialisti e, quindi, proprio per sottrarre tale argomento possibili strumentalizzazioni, la se è più naturale penso che sia il Consiglio regionale, in cui sono presenti tutte le forze che hanno una qualche significativa rappresentanza del popolo valdostano.
In questo senso, ovviamente, il confronto dovrà essere esteso anche al di fuori del Consiglio regionale, ma la sede naturale rimane il Consiglio e se i riuscirà di trovare perlomeno una piattaforma minima, perché ogni proposta fatta da una parte indubbiamente sarà carente di qualcosa che venga fuori dal confronto fra tutte le forze, questa potrà in seguito essere sostenuta in Parlamento da tutti. Questo è il vantaggio di avere una proposta che sia del Consiglio regionale e non più dei singoli partiti.
PRESIDENTE: Se su questo testo il Consiglio è d'accordo, darei la parola al Consigliere Tamone per la rilettura dopo le limature dovute alla lingua italiana.
TAMONE - (UV): Allora il testo suonerebbe così:
"Delibera di invitare la I Commissione consiliare, integrata dai rappresentanti dei gruppi consiliari non presenti nella Commissione stessa, ad esaminare la materia per giungere eventualmente ad una proposta unitaria del Consiglio in merito alla modifica dello Statuto speciale."
PRESIDENTE: Do lettura del testo concordato e lo metto in approvazione:
MOZIONE
CONSIDERATO che, essendo trascorsi ormai 34 anni dalla sua elaborazione, lo Statuto speciale della Valle d'Aosta comincia a mostrare i segni del tempo e necessita perciò, come è emerso anche in alcuni convegni recentemente promossi da forze politiche valdostane, di un attento esame per verificarne possibili adeguamenti all'attuale realtà istituzionale, politica ed economica;
TENUTO CONTO del fatto che, dopo l'istituzione delle regioni a Statuto ordinario, nella legislazione nazionale spesso non è stata salvaguardata la specialità" della nostra regione e che quindi è necessaria una riflessione sulle competenze statutarie che sono state rispettate e su quelle che occorre invece rivendicare;
ALLO SCOPO di risolvere, inoltre, alcuni problemi da tempo aperti (rappresentanza della Valle d'Aosta in sede europea, tutela della comunità walser, competenza in materia di parchi, di politica industriale ed energetica entro soglie determinate, di elezioni regionali e comunali, ecc.);
AL FINE di permettere un approfondito, sereno e costruttivo confronto su questa materia di grande importanza per 2 vita della nostra regione;
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA VALLE D'AOSTA
DELIBERA
di invitare la I Commissione consiglia integrata dai rappresentanti dei ruppi consiliari non presenti nella Commissione stessa, ad esaminare la matria per giungere eventualmente ad ia proposta unitaria del Consiglio in merito alla modifica dello Statuto speciale.
ESITO DELLA VOTAZIONE
Presenti, votanti e favorevoli: 20
Il Consiglio approva all'unanimità.