Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 2921 du 8 novembre 2023 - Resoconto

OGGETTO N. 2921/XVI - Inizio della discussione generale sull'approvazione del Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) per il triennio 2024-2026.

Bertin (Presidente) - Punto n. 6 all'ordine del giorno. Sono stati depositati dieci emendamenti da parte del gruppo PCP, un emendamento da parte del Gruppo Misto e un emendamento del gruppo Rassemblement Valdôtain. Sono inoltre stati depositati 24 ordini del giorno da parte del gruppo della Lega, 6 ordini del giorno da parte del gruppo di Forza Italia, 14 ordini del giorno del gruppo di Rassemblement Valdôtain ed infine 14 ordini del giorno del gruppo PCP.

Mi dicono che sono stati depositati in questo momento ulteriori 5 ordini del giorno da parte del Gruppo Misto. La discussione generale è aperta. Interviene il Presidente della Regione.

Testolin (UV) - Grazie Presidente. Il DEFR è lo strumento di avvio del ciclo di programmazione, inteso nel senso più ampio del termine, ovvero comprendente, oltre al bilancio di previsione, il piano integrato d'attività e organizzazione (PIAO), la legge d'assestamento di bilancio e il rendiconto.

Il Documento di Programmazione Finanziaria, che oggi siamo chiamati ad esaminare, sintetizza e quantifica gli oneri finanziari che discendono dagli obiettivi e, per la prima volta, monitora l'attuazione degli obiettivi scritti nel precedente DEFR, risultando peraltro maggiormente rispondente all'assetto organizzativo suddiviso per Assessorati e Dipartimenti, anche a seguito delle modifiche introdotte dalla Giunta regionale con deliberazione n. 189 del 6 marzo 2023.

Il Documento identifica negli obiettivi strategici le priorità su cui dovrà concentrarsi l'attività di tutta l'Amministrazione, con la consapevolezza della necessità di proseguire con le molteplici attività e compiti che svolge la Regione ancorché risultanti ordinari.

Tale approccio, inteso ad orientare l'attività amministrativa per la priorità a misurarne i risultati, è coerente con i più moderni modelli organizzativi, oltre a costituire una possibile risposta ad un'esigenza sentita, sia dalla struttura amministrativa, sia dai cittadini e dalle imprese.

Peraltro, la tendenza in atto nei documenti programmatori è orientata a renderli più chiari e snelli per permettere l'identificazione e l'assunzione di obiettivi qualificabili, raggiungibili e misurabili. Tali linee sono state recepite nel documento in esame.

Per giungere alla sua articolazione, il Documento di Economia e Finanza Regionale è composto da cinque azioni così suddivise:

- la prima sezione comprende il quadro sintetico del contesto economico-finanziario, il quadro istituzionale, presentazione complessiva del sistema delle partecipazioni degli enti strumentali e dell'organizzazione dell'Amministrazione ed un quadro territoriale degli enti locali;

- una seconda sezione comprende invece il quadro tendenziale di finanza pubblica regionale, il quadro delle risorse messe a disposizione dei programmi al cofinanziamento europeo statale e regionale ed il quadro delle risorse messe a disposizione dal PNRR e dal PNC, Piano degli investimenti complementari;

- la terza sezione identifica gli obiettivi strategici: per ogni singolo Assessorato viene proposta la presentazione delle attività per il prossimo triennio, l'aggiornamento degli obiettivi DEFR degli anni precedenti e sono indicati i nuovi obiettivi;

- la quarta sezione identifica invece gli indirizzi e gli altri soggetti di rilevanza regionale alle società controllate, alle società in house, alle società partecipate degli enti strumentali;

- la quinta sezione predispone la pianificazione triennale dei lavori pubblici, come già avvenuto per la predisposizione del DEFR 2023-2025 in relazione alla previsione di effettuare una puntuale ricognizione dei lavori pubblici nell'ambito delle programmazioni di settore in capo alle diverse strutture regionali.

È stata definita una tabella riepilogativa degli interventi che si intendono avviare nel triennio di riferimento.

La pianificazione triennale dei lavori pubblici è stata predisposta al fine di perseguire i seguenti obiettivi strategici:

- costituire uno strumento di indagine della spesa di investimento per i lavori pubblici, individuati nell'ambito delle diverse programmazioni di settore, al fine del soddisfacimento di un determinato bisogno che risulti propedeutico alla predisposizione del bilancio regionale 2024-2026 e del correlato programma triennale dei lavori pubblici;

- gestire il coordinamento tra il soggetto proponente e il soggetto attuatore, quando non coincidenti, per programmare l'attuazione degli interventi in funzione della reale capacità realizzativa degli stessi;

- fornire uno strumento di valutazione per la definizione della copertura finanziaria degli interventi in funzione delle priorità di realizzazione della stima dei costi, del cronoprogramma di attuazione e dello stato dei servizi tecnici eventualmente già finanziati.

Giungendo all'esame più puntuale del DEFR 2024-2026, il tema cardine in esso contenuto è rappresentato dalla sostenibilità a medio-lungo termine, intesa in tutte le sue possibili declinazioni e concretizzata negli obiettivi specifici di settore: la sicurezza e il presidio del territorio, lo sviluppo economico ed energetico, la dignità del lavoro, l'attenzione al sociale e al volontariato e ai servizi alla persona.

Tali temi sono delineati in puntuali obiettivi individuati in 47 schede, fra nuove e già presenti nel presente documento ed oggetto di aggiornamento, che cercherò di assumere per area di competenza.

Proprio il tema della sostenibilità a medio-lungo termine, come detto filo conduttore dell'intera costruzione, è particolarmente rilevante e risulta essere trasversale a tutti i settori che la Presidenza stessa coordina, ma anche trasversale tra le attività di competenza dei diversi Assessorati.

Il ruolo chiave in tale ambito è rappresentato dalle strutture di presidio del territorio, sia pubbliche, quali la Protezione civile, il Corpo Forestale valdostano, il Corpo valdostano dei Vigili del fuoco e il Soccorso alpino, sia private, quali agricoltori e professionisti della montagna, ai quali deve essere fornito adeguato sostegno.

Sempre nell'ottica della sostenibilità, la realizzazione di iniziative volte a contrastare, ad arginare e a mitigare i dissesti idrogeologici rappresenta una priorità, così come la messa in sicurezza dei versanti, delle valli laterali ed il sostegno alle opere viarie di collegamento, ciò in un'ottica trasversale, non solo di sviluppo economico, di collegamento turistico, ma anche di prevenzione e protezione civile.

Allo stesso modo, anche gli interventi sugli impianti di risalita devono essere ricondotti ad un'ottica virtuosa di sviluppo e di presidio del territorio, così come le azioni finalizzate alla manutenzione del territorio per la loro indubbia trasversalità nell'ambito economico, turistico e di sicurezza, dovranno essere attivate anche attraverso un adeguato sostegno al mondo agricolo, anche attraverso i Consorzi di miglioramento fondiario.

La valorizzazione e la promozione delle eccellenze territoriali, dei prodotti enogastronomici del territorio rurale e del savoir faire dei suoi operatori, oltre alla valorizzazione in senso ampio delle risorse naturali, la salvaguardia delle foreste anche mediante la gestione attiva e razionale al fine dello sviluppo della filiera foresta-legno costituiscono gli obiettivi strategici che ritroviamo nel campo agricolo e forestale.

Inoltre, anche in relazione ai recenti eventi ed alle criticità che ne sono derivate, una profonda riflessione dovrà essere svolta, al fine di porre delle concrete basi per delineare una politica relativa alle vie di comunicazione transfrontaliere, caratterizzata dall'obiettivo primario della garanzia della sicurezza della circolazione ma anche della definizione di condizioni che consentano una programmabilità di interventi e prospettive future di sviluppo.

Altri punti qualificanti individuati dal DEFR sono rappresentati dall'avvio della riforma dell'Amministrazione regionale delineata dallo studio condotto dalla SDA Bocconi, da un'operazione coordinata volta all'accelerazione dei processi di digitalizzazione, dalla razionalizzazione della logistica delle sedi e dall'utilizzo di strumenti normativi contrattuali, organizzativi e formativi necessari per riportare l'Amministrazione regionale all'altezza delle aspettative della comunità valdostana.

Si effettueranno altresì le opportune valutazioni in merito all'evoluzione della Società di Servizi Valle d'Aosta Spa e dei servizi dalla stessa erogati al fine di ripensarne la struttura giuridica, con particolare riferimento alle nuove esigenze di erogazione dei servizi sociali, socio-assistenziali e socio-educativi, anche attraverso la costituzione di un ente strumentale, con la possibilità di estendere altresì agli enti locali che dovranno in tal senso essere necessariamente coinvolti nel percorso, l'ambito di azione del nuovo soggetto gestionale.

Sempre in ambito sociale, un ulteriore sostegno al mondo del volontariato si potrà concretizzare attraverso l'individuazione di spazi da mettere a disposizione delle associazioni, anche mediante la valorizzazione del patrimonio edilizio regionale.

Evidente nel DEFR 2024-2026 è poi l'attenzione alla formazione continua per le imprese, i percorsi di orientamento e di istruzione e formazione professionale per i giovani, l'attenzione alle persone in cerca di occupazione, alle persone con fragilità e svantaggiate, mediante il rafforzamento della rete dei servizi, oltre che lo sviluppo di progetti per l'inclusione lavorativa.

Il sostegno delle politiche industriali ed artigianali per garantire il supporto alla realizzazione degli interventi necessari per cogliere appieno le sfide della transizione verde digitale e lo sviluppo delle comunità energetiche sono altri punti qualificanti.

Lo sviluppo della mobilità sostenibile ed una particolare attenzione alla rete di trasporti pubblici, mediante la definizione di adeguate ed efficaci strategie, sono poi oggetto di particolari attenzioni.

Nell'ambito della mobilità sostenibile, si intende proseguire nella realizzazione della ciclovia baltea di fondovalle da Courmayeur a Pont-Saint-Martin collegata con la rete ciclabile nazionale, dando applicazione pratica ai lavori di completamento di un asse ciclabile che percorra l'intero fondovalle regionale.

Per quanto concerne le politiche sanitarie, l'avvio delle opere di realizzazione del nuovo Ospedale regionale rappresenta condizione necessaria per la riorganizzazione complessiva della sanità valdostana sotto i profili della qualità dei servizi resi alla popolazione, delle risorse, delle strutture e della valorizzazione del personale e degli ambienti di lavoro.

Il riordino dell'assistenza sanitaria territoriale rappresenta un'altra priorità, così come saranno necessarie opportune valutazioni rispetto alle nuove esigenze di erogazione dei servizi sociali, socio-assistenziali e socio-educativi, oltre al sostegno al mondo del volontariato attraverso l'individuazione di spazi da mettere a disposizione delle associazioni operanti sul territorio.

Con riferimento ai progetti innovativi, in particolare nel campo della genomica, proseguiranno le collaborazioni con il Centro di ricerca CMP3 VDA dedicato alle attività di ricerca e di diagnostica, al fine di perseguire un modello votato alla medicina personalizzata preventiva e predittiva.

Rappresentano poi altri obiettivi strategici, che ritroviamo nel DEFR, il rafforzamento della cooperazione internazionale e l'attenzione alla programmazione, specialmente nell'ambito dello sviluppo e della valorizzazione delle aree montane, così come rilevante risulta l'accelerazione e l'attuazione degli investimenti pubblici regionali nell'ambito del PNRR e del PNC.

La pianificazione territoriale e la gestione delle acque del demanio idrico sono presenti e ben declinati, caratterizzati come sono, da trasversalità in plurimi settori.

Ben evidenziata negli obiettivi del competente Assessorato risulta la costante azione in favore della coscienza, tutela e conservazione del patrimonio storico culturale, dei beni materiali ed immateriali, il paesaggio, l'architettura, le opere d'arte e il plurilinguismo.

Proseguirà poi il consueto sostegno all'attività teatrale professionale e amatoriale, nonché della musica nelle sue varie forme, la valorizzazione della francofonia e delle lingue minoritarie e il supporto ai centri di studio e promozione della cultura sociale.

Per l'Università sono poi anni decisivi legati al completamento del nuovo Polo universitario Testafochi, ex Caserme Zerboglio e Giordano, ma anche al tema di sviluppo delle attività di didattica e ricerca, per un maggior riconoscimento dell'Ateneo a livello nazionale ed internazionale oltre che di coerenza rispetto alle aspettative del territorio che lo ospita.

La logica di avere in Aosta una città universitaria resta uno scopo importante, cui si accompagna una più spiccata vocazione internazionale ed europea.

Per quanto concerne il turismo, fra gli altri obiettivi troviamo la puntuale attenzione alle politiche di sviluppo turistico, la realizzazione di un nuovo piano di marketing strategico regionale e la prosecuzione delle azioni volte alla costituzione di un marchio ombrello regionale.

Relativamente alla strategia da adottare per affrontare la destagionalizzazione, occorre proseguire con le azioni guidate dalla visione che mette al centro dello sviluppo il sistema turistico regionale e della comunicazione della destinazione Valle d'Aosta, la sua autenticità, che passa anche attraverso la valorizzazione di tutte le forme di ospitalità che la nostra Regione sa offrire.

Infine, un ultimo accenno in merito ad alcuni aspetti di carattere istituzionale contemplati nel DEFR e riconducibili al programma di Legislatura, nello specifico al rilancio del sistema valdostano delle autonomie, disegnato dall'attuale normativa, riportando in primo piano la concertazione politica tra Regioni ed enti locali, all'esercizio della pienezza delle competenze statutarie anche attraverso i lavori della Paritetica. Ciò al fine di completamento dell'iter di approvazione delle norme di attuazione già presentate, ma anche per la predisposizione di nuove norme di attuazione.

Essenziale rimane poi il confronto con le altre Regioni e Province autonome tendente a valorizzare le proprie prerogative in parallelo al percorso normativo previsto per l'attuazione dell'autonomia differenziata per le Regioni a Statuto ordinario.

Inoltre, dovranno essere rinsaldati i rapporti istituzionali con le altre realtà di confine, al di là della collaborazione in essere, in relazione ai puntuali programmi e progetti.

Un primo passo a ciò finalizzato è stato effettuato con la partecipazione al recente incontro del Comitato cooperazione frontaliera italo-francese di Torino, di cui ho dato comunicazione in apertura di seduta.

Per concludere, si evidenzia come gli obiettivi strategici elaborati nel DEFR che ci accingiamo ad analizzare siano stati la traccia fondante per l'allestimento del bilancio di previsione 2024-2026 recentemente scaricato dalla Giunta e adesso all'analisi della Commissione competente, bilancio che in coerenza con la traccia del DEFR che ho sinteticamente illustrato, si pone l'obiettivo di dare attuazione operativa alle linee programmatiche del prossimo triennio dell'Amministrazione regionale.

Presidente - La discussione generale è aperta. Chi vuole intervenire si prenoti. Si è prenotata la consigliera Minelli a cui passo la parola.

Minelli (PCP) - Grazie Presidente. La prima osservazione sul DEFR 2024-2026 non può che riguardare la tempistica. Quest'anno, anche per le sollecitazioni che abbiamo fatto fin dal mese di aprile, il DEFR arriva alla discussione del Consiglio un mese prima di quella sul bilancio di previsione, non in concomitanza, o quasi, come purtroppo è sempre successo da quando questo strumento è stato introdotto dalla normativa nazionale.

Un mese prima è un passo avanti, ma non siamo ancora a posto, perché il DEFR non è stato approvato dalla Giunta entro giugno, come da indicazioni nazionali, ma a fine settembre, esattamente il 29. Succede quindi che, oggi, ci troviamo a discutere e a votare il DEFR, ma, nel frattempo, come è stato ricordato questa mattina, la Giunta ha già approvato il disegno di legge per il bilancio di previsione, la cui impostazione prescinde totalmente dalle decisioni del Consiglio regionale che ancora non si conoscono perché siamo qui a parlarne.

Il carattere programmatorio e d'indirizzo del DEFR rispetto al bilancio non viene quindi rispettato neanche quest'anno e non è solo un problema tecnico o di buona procedura amministrativa, ma è anche un problema istituzionale, perché, di fatto, il potere d'indirizzo del Consiglio rispetto all'elaborazione delle linee guida per il bilancio viene a mancare.

È questo uno degli aspetti, non l'unico, che evidenzia l'esistenza di un grande problema riguardante il ruolo del Consiglio regionale: c'è infatti un ribaltamento di ruoli fra Consiglio e Giunta, che dovrebbe invece essere semplicemente un esecutivo degli indirizzi del Consiglio, mentre invece avviene il contrario. La Giunta decide e il Consiglio ratifica; ma tornerò su questo tema al termine dell'intervento.

Una seconda osservazione riguarda la particolare rilevanza che riveste la manovra finanziaria che si sta facendo con questo DEFR e tra poco con il bilancio.

Con questi due documenti ci proiettiamo a fine Legislatura e anche oltre: l'orizzonte è il 2026 e ci si aspetterebbe quindi un forte tasso di concretezza, operatività, programmazione e anche uno slancio innovativo per concludere bene gli ultimi due anni, invece questa preoccupazione non appare mai nel DEFR.

Una considerazione generale riguarda l'impostazione complessiva del documento, che cambia ancora rispetto agli anni precedenti, in particolare nella sezione terza, quella che è poi la parte sostanziale.

Nei primi due DEFR approvati in questa Legislatura, tutta la sezione terza portava come titolo: "Attuazione del programma di Governo" e si indicavano le priorità di attuazione di un preciso programma, quello presentato all'atto della nomina del presidente Lavevaz e della sua Giunta.

Quest'ancoraggio al programma di Governo è scomparso dall'impostazione del DEFR dello scorso anno. Ragionando su quel documento, in occasione della discussione un anno fa, avevo sottolineato quest'aspetto e avevo infatti detto: "Non c'è più un ancoraggio ed un programma di Governo", anche perché questo programma c'era ad ottobre 2020 e poi è stato accantonato.

Questo della scomparsa di un programma di maggioranza di Governo è un dato politico importante: non abbiamo più gli obiettivi prioritari del Governo ma abbiamo gli obiettivi strategici degli Assessorati e dei Dipartimenti.

La discussione del DEFR dello scorso anno era avvenuta, come sappiamo, in una situazione di notevole incertezza politica: non c'era più la maggioranza formatasi dopo le elezioni del settembre 2020, non c'era ancora la nuova che esiste oggi e quindi era, forse, anche comprensibile che non si parlasse di un programma di Governo. Ora è passato un anno e c'è da tempo una nuova maggioranza, eppure il DEFR viene nuovamente presentato senza collegamento con un programma politico.

Gli obiettivi strategici, da 36 che erano, diventano 48, ma sempre senza riferimenti stretti al programma di maggioranza.

Nell'impostazione del nuovo DEFR c'è comunque una novità rispetto agli anni precedenti e cioè le schede degli obiettivi strategici ora sono di due tipi: ci sono quelle che costituiscono un aggiornamento delle precedenti, nell'altro DEFR, e poi ci sono quelle con gli obiettivi nuovi.

È un'innovazione positiva, ma di tutta evidenza e ancora in rodaggio, intanto perché gli obiettivi precedenti non sono oggetto di un vero monitoraggio - si tratta di un semplice aggiornamento - e poi perché i nuovi obiettivi, che dovrebbero essere la parte più qualificante, non sempre vengono indicati.

Se analizziamo tutte le schede della sezione terza, ci rendiamo conto che per lo più si tratta di obiettivi vecchi, elencati senza grandi variazioni e ci sono anche dei settori in cui non c'è nessun nuovo obiettivo.

Quello che voglio sottolineare è la mancanza di dinamicità e di attenzione innovativa che purtroppo segna tutto il DEFR.

Passando ora dalle condizioni generali a quelle puntuali, mi soffermerò in particolare sugli obiettivi nel settore di ambiente, trasporti, energia e turismo, e anche in parte sulle società partecipate, mentre per gli altri settori interverrà più specificatamente la collega Guichardaz.

Un tema ambientalmente rilevante è quello della gestione dei rifiuti solidi urbani.

Nel 2022 è stato approvato il nuovo Piano rifiuti che conteneva anche la previsione di un puntuale monitoraggio sulla gestione dei rifiuti stessi, azione importante e che non è richiamata nel DEFR, così come non è richiamato e confermato l'obiettivo di arrivare all'80% di raccolta differenziata entro il 2025.

Un'altra criticità notevole è rappresentata dal mancato funzionamento dell'Osservatorio regionale sui rifiuti. Nel breve periodo in cui ho ricoperto la carica di Assessore, l'Osservatorio è stato convocato tre volte; dopo, non credo che ci siano state più convocazioni.

Al di là della carenza di personale, fortemente sottolineata nel DEFR dai funzionari del Dipartimento ambiente, necessario per seguire i vari settori, manca un'indicazione politica precisa e puntuale in questo senso; d'altronde, su tutta la materia dei rifiuti e i grandi problemi connessi, il DEFR non dice nulla, è silente.

Sull'energia: in questo campo la Valle d'Aosta si è posta un grande obiettivo, quello di una radicale transizione energetica, con l'ordine del giorno approvato all'unanimità nel 2019, e poi declinato nella Road Map per una Valle d'Aosta Fossil Fuel Free al 2040, approvato con delibera 152 nel febbraio del 2021.

L'obiettivo è arrivare ad una Valle d'Aosta libera da combustibili fossili entro il 2040, cioè fra 17 anni. Il problema è che, ancora oggi, oltre il 60% dei consumi energetici è soddisfatto con combustibili fossili e non c'è un'indicazione precisa delle azioni per raggiungere quell'obiettivo, non c'è una tempistica.

Non abbiamo ancora esaminato, è vero, il testo del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) approvato in Giunta dopo la procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica), ma nella bozza dell'aprile 2023 c'era scritto, a pag. 167: "I trend attuali dei consumi energetici non sono compatibili con gli sfidanti obiettivi Fossil Fuel Free al 2040 e vi è la necessità di imprimere un'accelerazione delle azioni".

Peccato che nel DEFR questa necessità di accelerare per raggiungere l'obiettivo non si è espressa; anzi, ci sono delle affermazioni che consideriamo molto preoccupanti e che vanno nella direzione opposta.

A pagina 155 si dice infatti - cito testualmente - che l'obiettivo FFF al 2040 "è molto ambizioso e sono attese nei prossimi anni criticità nel suo perseguimento. Alla data attuale tuttavia è prematuro parlare di rispetto delle tempistiche o di modifiche della strategia".

Per noi questa è un'affermazione assurda: bisogna parlare di rispetto delle tempistiche, di quali decisioni prendere e bisogna escludere modifiche alla strategia, cioè l'esatto contrario di quello che ipotizza il nuovo DEFR.

Non è una cosa impossibile, ci sono in Europa vari Stati che stanno seguendo rigorosamente un percorso di fuoriuscita dal fossile.

Vengo alla norma di attuazione sulle concessioni idroelettriche: la questione delle concessioni per derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico è un tema di straordinaria rilevanza, sia per la politica energetica regionale, sia per un principio marcatamente autonomista.

Attualmente noi, che pure siamo Regione Autonoma, siamo rimasti l'unica Regione in Italia che non può legiferare in materia di derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico, mentre tutte le altre Regioni lo possono fare, ne hanno la competenza e anche l'obbligo, noi invece no e questo è paradossale. Per poterlo fare, per poter approvare una legge regionale, bisogna che sia prima definita e varata una norma di attuazione dello Statuto. Si tratta di una norma di cui si sta parlando ormai quasi da un decennio e di cui avevamo visto una bozza elaborata dalla Commissione paritetica nel lontano 2019, ma che è rimasta "impantanata", come sappiamo, nelle crisi politiche, nazionali e regionali. Una bozza della cui evoluzione sappiamo poco.

Nel testo del 2019 c'era un principio fondamentale: si affermava infatti che nel trasferire alla Regione Autonoma la competenza a legiferare in materia di concessioni, si indicava una griglia di possibilità nelle procedure da seguire, fra cui la possibilità della riassegnazione delle concessioni in scadenza, anche senza gare, ma se ciò avveniva a favore di una società interamente pubblica e operante al servizio del territorio regionale.

A nostro avviso nel DEFR, sulla norma di attuazione e sui suoi contenuti, non c'è una formulazione sufficientemente netta e determinata. É una questione cruciale e quindi su questo punto proporremo un ordine del giorno affinché ci sia un impegno preciso per arrivare presto alla norma e con precisi contenuti.

Un'ultima osservazione in campo energetico riguarda il punto sull'idrogeno. L'idea di utilizzare l'idrogeno per il trasporto pubblico è sbagliata, non secondo noi, ma secondo la maggioranza degli autorevoli esperti del settore. Cerco di spiegare il perché: qualche anno fa c'era l'opinione corrente che le batterie sarebbero state adatte solo per mezzi leggeri come le automobili, mentre per tutti i mezzi pesanti sarebbe stato necessario utilizzare tecnologie basate sull'idrogeno.

Nel frattempo però le batterie hanno fatto passi da gigante, per cui ora la batteria con 400-500 kW consente ad un autobus di percorrere da 300 a 400 chilometri senza dover ricaricare, per cui è stabilito che le batterie riescono a soddisfare le esigenze del trasporto pubblico urbano ed extraurbano.

L'utilizzo dell'idrogeno nel TPL (Trasporto Pubblico Locale) è quindi da escludere perché sarebbe energeticamente un grande spreco. L'idrogeno è un vettore di energia preziosissimo, ma bisogna utilizzarlo laddove non ci siano altre possibilità di immagazzinare energia in modo più efficace, per esempio nell'aviazione o nel trasporto marittimo.

È ancora più prezioso nell'industria metallurgica, siderurgica e chimica; saranno questi i maggiori consumatori di idrogeno, anche in sostituzione del gas. Pensiamo, per esempio, ad un utilizzo dell'idrogeno alla Cogne, ma non per gli autobus, come invece viene affermato nel DEFR.

Tutti gli esperti ci dicono oggi che non possiamo permetterci di sprecare idrogeno nei trasporti terrestri: su questo presenteremo un emendamento.

Vengo alle aree naturali protette: nel DEFR, a pagina 153, si evidenza giustamente che nel corso del 2023, finalmente, con un decreto del Presidente della Regione da tempo atteso, si è attuato un ampliamento del Parco del Mont Avic, includendo territori situati nel Comune di Fénis.

Tale ampliamento non può però considerarsi terminato, visto che anche i Comuni di Pontey e di Châtillon avevano a suo tempo espresso attenzione ed interesse per un'eventuale estensione del Parco.

Sul punto, la formulazione del DEFR secondo noi è inadeguata e in tal senso presenteremo un ordine del giorno.

Un'altra importante area naturale, che è inserita nella Rete Natura 2000, ma che è minacciata da un progetto devastante, è quella del Vallone di Cime Bianche.

Nel nuovo DEFR avete inserito un'affermazione che io reputo sconsiderata: indicate infatti, a pagina 194, come obiettivo strategico l'avvio dell'iter autorizzatorio di fattibilità tecnico-economica per il collegamento intervallivo di Cime Bianche.

È un'affermazione che, in sostanza, vuole essere un via libera alla progettazione dell'impianto; la fattibilità tecnico-economica è infatti il primo livello della progettazione di un'opera pubblica a cui segue il progetto esecutivo; il definitivo, nel nuovo Codice appalti, non c'è più.

La progettazione di un'opera come questa, però, deve essere avviata solo se la fase preliminare degli studi di sostenibilità ambientale, economica e giuridica del progetto si è esaurita, e se si è esaurita con una valutazione positiva; ma noi non siamo in questa situazione.

Negli anni scorsi la società Monterosa ha speso 400 mila euro, soldi regionali, per uno studio propedeutico e preliminare alla valutazione di fattibilità del collegamento intervallivo, ma questo studio preliminare, ponderoso, di oltre mille pagine, non è stato ancora oggi oggetto di una valutazione, né da parte delle Commissioni competenti, né da parte del Consiglio.

Si può essere tendenzialmente favorevoli o contrari rispetto al progetto, ma non si possono saltare dei passaggi. Qui si fa un salto mortale, perché il Consiglio non si è espresso sullo studio preliminare e si vuole passare alla progettazione di fattibilità tecnico-economica.

Ricordo anche che in tutti i DEFR approvati dall'inizio della Legislatura, in tutti e tre i DEFR, è stata ripetutamente affermata la centralità del Consiglio nella valutazione preliminare della sostenibilità del progetto, affermazioni che ora sono dimenticate e bypassate. Avete fatto un errore grave ad inserire nel DEFR una formulazione che dà l'avvio alla progettazione senza che si sia conclusa la fase valutativa precedente. Un errore che deve essere corretto.

Mi rivolgo anche al Presidente del Consiglio che dovrebbe essere il garante del funzionamento dell'Assemblea: come è possibile ritenere ammissibile una formulazione che salta un passaggio amministrativo fondamentale, che ignora il diritto e il dovere del Consiglio di pronunciarsi su uno studio preliminare?

Noi, per quanto ci riguarda, abbiamo esaminato nel dettaglio tutto il materiale e abbiamo raccolto sufficienti elementi per considerare negativo il progetto d'attraversamento del Vallone, ma anche chi fosse tendenzialmente favorevole dovrebbe richiedere una procedura corretta e rispettosa di tutti i passaggi istituzionalmente doverosi. Presenteremo noi un emendamento su questo punto.

Vengo ai trasporti: a pagina 94 c'è un'affermazione che costituisce un'opzione favorevole alla realizzazione di una seconda canna al Tunnel del Monte Bianco.

Anche in questo caso, si evidenzia un netto contrasto con quello che il Consiglio ha più volte affermato; tra il 1999 e il 2012 il Consiglio regionale ha approvato sei documenti che esprimevano una linea chiara e costante, che si può riassumere in tre punti: non raddoppio del Tunnel, riduzione del traffico di TIR rispetto alla situazione precedente al 1999, necessità di trasferire su corridoi ferroviari il trasporto merci attraverso le Alpi.

A nostro avviso, è necessario proseguire su questa linea e mettere in atto le azioni opportune, anche in collaborazione con i Comuni francesi, per ridurre progressivamente il traffico pesante che attraversa le valli del Monte Bianco, che è fonte costante di pericolo, congestione ed inquinamento.

Credo che in Valle d'Aosta dovremmo confrontarci più seriamente con questi Comuni contrari alla seconda canna, favorevoli ad una riduzione del transito e ad un potenziamento del servizio di trasporto della ferrovia che attraversa la vallata e poi arriva in Svizzera, fino a Martigny, il Mont-Blanc Express. Da noi invece si dice e si fa esattamente il contrario: seconda canna, più TIR e abbiamo anche chiuso la ferrovia Aosta/Pré-Saint-Didier.

Non è opportuna una riflessione attenta su questa diversità di atteggiamento? Non è importante un confronto transfrontaliero con i Comuni della Vallée dell'Arve?

Per quanto riguarda la ferrovia, e parlo della tratta Aosta-Ivrea, siamo ovviamente soddisfatti per quello che c'è scritto nel DEFR: sì alla elettrificazione e anche ad ulteriori interventi di velocizzazione della linea fino a Chivasso. Bene che si parli esclusivamente di acquisto di treni elettrici, ponendo fine all'improvvida stagione dei treni bimodali.

L'elettrificazione della tratta Ivrea-Aosta è una grande opera e siamo orgogliosi di aver dato un contributo per il suo inserimento nel PNRR, nonostante il diffuso scetticismo, quando non l'aperta ostilità di molti.

È un'opera fondamentale, anche se non certo l'unica, per avere un servizio ferroviario migliore utile alla comunità valdostana e anche alla fruizione turistica della nostra regione, ma c'è un altro capitolo ferroviario su cui, invece, il DEFR è latitante, totalmente silente: nulla si dice sulla Aosta/Pré-Saint-Didier, eppure c'è una legge regionale, approvata all'unanimità, che ne prevede la riattivazione dopo la sciagurata decisione di chiusura del 2015.

C'è un accordo quadro Regione-RFI del 2017 che ha stabilito la riapertura ed ha istituito un apposito tavolo tecnico per definire gli atti necessari per realizzare i lavori.

L'opera è inserita nel Piano industriale 2022-2031 delle Ferrovie dello Stato e ha concluso la fase della progettazione di fattibilità tecnico-economica, quindi si potrebbe completare la fase di progettazione e avviare la realizzazione delle opere necessarie; eppure qui è tutto fermo e non dipende solo dalle ferrovie: manca la spinta convinta della Valle d'Aosta e quest'assenza di volontà politica è confermata dal DEFR, che neppure la cita la tratta Aosta/Pré-Saint-Didier, ed è un'impostazione che noi non possiamo accettare.

Nel DEFR c'è un accenno alle politiche tariffarie nel trasporto pubblico locale: si afferma che si sperimenteranno nuove politiche tariffarie e anche oggi avremo all'ordine del giorno un disegno di legge sul tema.

È un aspetto importante, questo, che noi condividiamo; crediamo anche che si debba andare oltre ed arrivare ad una carta résident che consenta a tutta la popolazione valdostana di viaggiare su tutti i mezzi di trasporto pubblico ad un costo fortemente ridotto. Ci deve essere infatti una forte incentivazione all'uso del mezzo pubblico, superando l'attuale predominio dell'auto, che è stato per anni anche incentivato dalla politica dei buoni benzina e che fa sì che oggi siamo, probabilmente, la regione europea con il maggior numero di auto in proporzione agli abitanti.

All'aeroporto sono dedicate nel DEFR due righe: "Completamento dell'aerostazione, pieno rilancio dello scalo". Sappiamo tutti che il grande edificio che si sta costruendo non verrà utilizzato tout court come aerostazione, cioè come luogo di attesa dei passeggeri in attesa di imbarcarsi, per il semplice motivo che non esistono voli di linea e non esiste un traffico passeggeri all'aeroporto di Aosta. La grande aerostazione concepita vent'anni fa è il residuo di una visione dell'aeroporto sostenuta dal masterplan del 2004, che prevedeva uno scalo commerciale con un numero di passeggeri che andava da 24 mila a 100 mila.

Per attuare questo faraonico piano, si sono spese enormi risorse ma il risultato è stato nullo e dal 2009 non ci sono voli di linea, neanche quell'Aosta-Roma durato pochi anni, che doveva rappresentare l'inizio di una grande stagione commerciale.

Nel 2015 il Consiglio regionale, con una risoluzione apposita, ha chiesto di rivedere il masterplan: sono passati otto anni, il nuovo masterplan non c'è e non è stato neppure presentato all'esame del Consiglio; non si è voluto presentare un atto di indirizzo su cui da Assessore avevo fortemente insistito, per esplicitare chiaramente che cosa si vuole fare dell'aeroporto e dell'aerostazione e il DEFR nulla dice.

Un'ultima considerazione sui trasporti non può non riguardare il Piano regionale dei trasporti, un Piano previsto da una legge che risale al 1997. Sono 26 anni che ignoriamo quanto previsto da una legge regionale ed operiamo senza un Piano trasporti. Per fortuna abbiamo votato nel 2019 il programma strategico di interventi per la ferrovia che, almeno nel settore ferroviario, ha cercato ed è riuscito a mettere una toppa all'assenza di un piano generale.

L'unica cosa che si dice nel DEFR sul Piano regionale dei trasporti è a pagina 112 e cioè che ci sarà un aggiornamento dello stesso. Osservo che la terminologia è del tutto impropria, perché non esiste a tutt'oggi nessun piano, quindi che cosa aggiorniamo? Non c'è niente da aggiornare: c'è un incarico alla società TPS, affidato nel 2017, c'è una bozza di piano consegnata nella primavera del 2019 ed aggiornata all'inizio del 2021, tenuta a lungo ferma a mio avviso anche in modo mirato e strumentale, sottoposta poi a VAS (Valutazione Ambientale Strategica) solo nel 2022 e che non vedrà la luce neanche nel 2023.

Vedremo se entro fine Legislatura si arriverà ad una conclusione e soprattutto a quale conclusione, a quale piano, a quali scelte.

Sul turismo una breve osservazione: è singolare la dichiarazione a pagina 178, con cui si afferma che il nuovo modello di organizzazione turistica, di cui si parla da anni, non ha potuto essere individuato per l'avvicendamento degli Assessori al turismo e per un periodo di vacanza del dirigente di settore.

Insomma, non si è fatto nulla e allora adesso si decide di rinunciare a definire un nuovo modello organizzativo e si punta su un nuovo ulteriore piano di marketing che, questa volta, viene definito strategico; una sterzata improvvisa che è sorprendente e non ben motivata.

Sull'istituzione della nuova figura degli accompagnatori di media montagna, come abbiamo affermato durante la discussione della legge, noi riteniamo che costituisca in termini generali un potenziamento dell'offerta turistica ed una promozione delle professionalità della montagna ma manteniamo tutte le riserve esplicitate circa la definizione del profilo e delle competenze degli AMM, che sono in contraddizione con vari pronunciamenti a livello giuridico, in particolare per quanto riguarda la definizione del profilo professionale.

Allo stesso modo, ribadiamo le nostre riserve sulla costruzione ex novo della Maison de la montagne nella zona della torre piezometrica, che non è stata preceduta da alcuna valutazione e comunicazione su possibili soluzioni alternative.

Una considerazione particolare merita poi il tema del turismo inclusivo, declinato nel DEFR in un'unica direzione: quella dello sci e della pratica degli sport invernali; un'impostazione fortemente riduttiva rispetto sia alle potenzialità della nostra regione a livello sportivo, turistico, ricreativo e culturale, sia alle richieste proposte che sono venute e vengono dalle associazioni di tutela dei diritti delle persone con disabilità. Sul tema presenteremo degli ordini del giorno.

Vengo alle società partecipate, in particolare alla CVA: nella sezione IV, indirizzi regionali sulle società partecipate, riveste particolare rilevanza il punto sulla Compagnia valdostana delle acque, società controllata al 100% dalla Regione tramite Finaosta.

Come avviene per tutte le società controllate direttamente o indirettamente, che sono dodici, la legge prevede che sia proprio il DEFR ad individuarne gli indirizzi strategici e, in effetti, nel documento troviamo un elenco di obiettivi strategici da perseguire per ogni società; questo si verifica per Finaosta, per INVA, per SITRASB, per SIV per Società Autoporto e per tutte le società controllate, tutte salvo CVA.

Per la Compagnia valdostana delle acque, fatte alcune considerazioni generiche sulle sue caratteristiche, si afferma che gli obiettivi strategici sono quelli già indicati nel DEFR 2023-2025.

Ripeto, è un'eccezione, perché per tutte le altre undici società gli obiettivi sono indicati.

Se poi andiamo a leggere gli obiettivi per CVA nel DEFR 2023-2025, ci accorgiamo che alcuni punti sarebbero da aggiornare e altri non sono più da perseguire perché sono stati realizzati. Allora cosa confermiamo?

La realtà è che l'omissione non è casuale, ma frutto di una narrazione portata avanti per tutto il 2023, e anche prima, secondo cui CVA sarebbe una società sottratta al controllo e al potere di indirizzo della Regione, tanto che sul recente Piano strategico è stato definito senza interlocuzioni con la Regione; è una narrazione alimentata dai vertici di CVA ed assecondata dalla Giunta, ma che non corrisponde alla situazione giuridica.

Com'è noto, su questo punto abbiamo chiesto come gruppo consiliare regionale un approfondimento giuridico al professor Caruso da cui è emerso che, e cito la conclusione: "La riconducibilità di CVA al novero delle società quotate di cui all'articolo 2 del TUSP (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica), benché determini una significativa riduzione degli oneri pubblicistici altrimenti prescritti per le altre società a partecipazione pubblica, non interferisce né sui vincoli direttamente posti in capo alla Regione, né sui poteri di indirizzo e controllo ricavati dall'ordinaria disciplina civilistica".

La Regione quindi non solo può, ma deve indicare nel DEFR gli obiettivi strategici che CVA deve perseguire. A tal fine, abbiamo predisposto un emendamento integrativo, che illustreremo al momento della discussione, che indica sei obiettivi strategici da perseguire.

In conclusione e riassumendo il ragionamento che ho cercato di fare, i punti salienti per un giudizio sul DEFR, non esaustivi perché ci sarebbe molto altro da dire, sono i seguenti: siamo in presenza di un serio problema istituzionale, un'inversione di ruoli tra un Consiglio che dovrebbe indirizzare le scelte ed una Giunta che dovrebbe agire con un esecutivo, ma avviene il contrario.

Come ho detto a titolo esemplificativo, citando quanto si afferma nel DEFR sul Tunnel del Monte Bianco, su Cime Bianche e su CVA ci sono delle fughe in avanti, frutto di decisioni di Giunta e di intese politiche che bypassano il Consiglio regionale. Non è la prima volta che succede e non è una novità ma, non per questo, si tratta di un dato meno preoccupante; anzi, lo è particolarmente, per il fatto che questo avviene adesso quando ci ritroviamo con un Presidente del Consiglio eletto in una lista progressista che dovrebbe valorizzare il ruolo del Consiglio ed invece asseconda degli atteggiamenti mortificanti dei poteri dell'Assemblea.

Da un punto di vista strettamente personale, mi permetta di dirglielo apertamente Presidente Bertin: questa è anche per me una forte delusione. Ormai dovrei esserci abituata ma, ogni volta, mi sconcertano certe sue involuzioni politiche, alcune delle quali macroscopiche.

Siamo in presenza di un DEFR di ordinaria amministrazione, senza sforzi di innovazione, disancorato da un programma di Governo che, anche per questo o forse proprio per questo, appare fragile, contraddittorio e superficiale in troppi punti.

Ci sono poche scelte chiare e fra quelle poche, alcune sono per noi decisamente sbagliate e dannose. Le ho già indicate, ma le ripeto: l'opzione della seconda canna al Monte Bianco, il ritardo rispetto all'obiettivo di una Valle d'Aosta Fossil Fuel Free al 2040, il ritardo nell'impostazione di una corretta gestione dei rifiuti solidi urbani, la fuga in avanti sul progetto funiviario di Cime Bianche, la previsione di significativi investimenti per produrre idrogeno da utilizzare nel trasporto pubblico locale, l'assenza di indirizzi e controllo rispetto a CVA, il perdurante e preoccupante silenzio sulla norma di attuazione dello Statuto per le concessioni idroelettriche.

Questo per quanto riguarda i settori che io ho esaminato, a cui si aggiungono quelli altrettanto numerosi ed importanti di cui parlerà la collega Guichardaz.

Su quasi tutti questi punti presenteremo degli emendamenti o degli ordini del giorno, nel tentativo comunque di offrire un contributo, con lo scopo di migliorare certi aspetti e di modificare alcune parti e nella convinzione che ogni Consigliere abbia il diritto-dovere di pronunciarsi, in particolare sui documenti programmatori, anche quando è minoranza della minoranza, come mi è stato più volte ricordato, o anche quando rappresenta quelli che sono considerati gli ultimi.

Presidente - Il consigliere Aggravi si è prenotato: ha facoltà di intervenire.

Aggravi (RV) - Grazie Presidente, per fare alcune considerazioni riguardo - come abbiamo già detto - al più importante documento programmatorio dell'Amministrazione regionale.

Cercherò successivamente di toccare una serie di aspetti più programmatici, invece mi collego direttamente rispetto ad un passaggio che non era previsto nelle mie intenzioni, ovvero prendo spunto dall'affermazione fatta dal Presidente che è stata riportata dalla stampa nel corso della presentazione del bilancio di previsione.

Non era attesa perché - come già abbiamo avuto modo di dire - mi sarei aspettato che questa, al di là della sua approvazione formale in Giunta (quella è l'organizzazione dei vostri lavori), si fosse fatta successivamente alla discussione in quest'Aula relativamente al Documento di Economia e Finanza, almeno per rispettare non tanto le nostre persone ma la dignità degli stessi documenti, perché se è programmatorio e deve essere poi in qualche modo condiviso, è giusto che questo momento di condivisione, ancorché positiva o negativa, ci debba essere.

Il Presidente in un passaggio ha detto: "Il tema strategico è la sostenibilità a medio- lungo termine che abbiamo già anticipato nel DEFR".

Nella presentazione del bilancio previsionale, il Presidente ha più volte citato, almeno da quello che abbiamo appreso dalla stampa, il tema della sostenibilità nel medio-lungo termine; su questo io sono pienamente d'accordo con lui.

La sostenibilità è il tema strategico non soltanto di questo bilancio o di quel bilancio, ma di tutti i bilanci di previsione e, più in generale, anche delle programmazioni.

Come poi la sostenibilità sia dimostrata in un documento di previsione, questo è tutto un altro grande programma. Vorrei partire infatti da una parte importante e fondamentale per quello che riguarda le programmazioni, ovvero quello che è ricompreso all'interno della sezione II: il quadro tendenziale di finanza pubblica regionale. Sostanzialmente, quanto abbiamo a disposizione per poter fare le cose, per poter programmare. All'interno ci sono dei passaggi molto importanti che, secondo me, sono direttamente collegati alle valutazioni di sostenibilità dei programmi, delle promesse, delle idee e delle valutazioni che poi successivamente vengono descritte.

Ci sono tre elementi del quadro tendenziale che, secondo me, devono essere ben valutati; non so se ci permettano già di comprendere la sostenibilità nel medio-lungo periodo di quello che vogliamo dire, ma sicuramente nel breve periodo ci danno una fotografia fatta di tre elementi molto importanti.

Il titolo I, ovvero le entrate correnti di natura tributaria: si riscontra un significativo aumento sul 2022. Questo è rappresentato all'interno del documento e ci è stato rappresentato nel corso delle audizioni come fortemente influenzato da due elementi: il primo riguarda l'Iva; è banale ma - lo sappiamo - siamo nel mezzo di quello che si potrebbe chiamare "uno sciame inflazionistico" che, in realtà, non è ancora passato; l'Iva si applica sui prezzi e sappiamo benissimo che, se l'inflazione sale, si trova ovviamente a braccetto come convitata l'Iva.

Viene citata l'annosa questione del rincaro dei costi dell'energia, dei prezzi in generale: siamo nel mezzo di uno sciame inflattivo, c'è ovviamente un aumento del gettito di quest'imposta.

Va detto che - come spesso ho anche già avuto modo di dire - l'aumento del gettito che deriva dall'Iva ha poi un convitato di pietra, o meglio, una mano invisibile che non è di aiuto all'economia ma fa un altro mestiere, ovvero nello stesso momento aumenta i costi anche per l'Amministrazione regionale, quindi l'effetto positivo delle maggiori entrate - almeno per chi ritiene che le imposte siano bellissime, io non sono pienamente d'accordo con quello che disse un ex buonanima Ministro delle finanze - è questo.

Ci sono anche delle valutazioni di significatività relative all'aumento delle entrate dovuto all'importo dell'IRES (imposta sui redditi delle società) versata che, come altri elementi del titolo I, sono fortemente influenzati dai piccoli numeri della Valle d'Aosta, quindi dai piccoli operatori; ovvero quelli che sono i grandi contributori di IRES incidono pesantemente, questo nelle valutazioni.

Questo può essere positivo, ma dall'altro lato ci fa capire la debolezza del nostro sistema, perché se, per assurdo, dovessero venire meno alcuni di questi grandi contributori, il nostro gettito ovviamente ne risentirebbe molto ed in maniera tutt'altro che marginale.

Il secondo elemento importante è il titolo III, quindi le entrate extratributarie, che sul 2022 sono pesantemente in aumento. Io sto sempre facendo un raffronto rispetto almeno all'ultimo triennio; preferisco il medio periodo perché sul lungo periodo sappiamo che le cose sono molto più complicate.

Qui abbiamo una significatività degli introiti dovuti dai canoni idroelettrici, quindi abbiamo avuto un momento di aumento.

C'è una terza voce che, se vogliamo, è la più significativa perché in realtà, almeno come variazione, ne parliamo e continuiamo a parlarne in tutti i documenti, c'è un pesante aumento di risorse di provenienza esterna che arrivano dall'Unione Europea e soprattutto dal PNRR.

È nel titolo IV che vengono iscritte queste risorse; sul 2022 si vede un significativo aumento e questo ci dice che c'è una significativa dipendenza da una fonte esterna di quelle che sono le fonti di finanziamento. Questo ci dice anche che queste fonti di finanziamento non sono pienamente governabili dall'ente regionale perché sono sì cose anche positive, ma sono finanziate sulla base di progetti e sulla base di sollecitazioni che non sono definite totalmente in autonomia da chez nous, ma arrivano da altro. Sappiamo benissimo che comunque si parli di fondi, che siano europei o che arrivino dal PNRR, gli stessi derivano dalla risposta a dei progetti che sono costruiti sulla base di bandi e di sollecitazioni che non sono direttamente collegate ai nostri desiderata, più o meno positivi o comunque più o meno condivisibili.

Questa voce sul 2022 è significativa e lo sarà in prospettiva anche sul resto del quadro tendenziale, considerato poi - ma su questo condividiamo, un po' come fossero (lo dico brutalmente, ma almeno si capisce) spese condominiali complessive - quello che sarà il peso del PNRR; il PNRR non è totalmente un "cammino di salute" perché è un debito sotto un'altra forma e che, alla fine della fiera, poi qualcuno lo dovrà pagare. Noi quindi stiamo posticipando un debito che comunque pagheremo, tra l'altro non potendo utilizzare i soldi come riteniamo più opportuno, ma sulla base comunque di un ancoraggio rispetto a dei progetti e dei bandi che non scriviamo direttamente noi.

Quindi il discorso dell'equilibrio e della sostenibilità nel medio-lungo periodo deve necessariamente tener conto delle fonti di entrata. Quello che sto dicendo è qualcosa di estremamente banale e scontato ma che, in realtà, non è poi così del tutto banale e scontato, perché spesso e volentieri proprio perché lo diamo per banale e per scontato.

Secondo me all'interno del DEFR, ma su questo se ne può parlare, ed è una questione forse più tecnica, ma io penso anche politica (prendo spunto anche dalle sollecitazioni direi "armate", e lo dico con stima, della collega Minelli), penso che sia anche corretto che nel DEFR successivo a quello di riferimento forse un punto fermo, una valutazione rispetto a quella che è stata la gestione della spesa, quindi non soltanto il quadro tendenziale ma anche un passaggio riguardo ai consuntivi, almeno al consuntivo passato, sia giusto farlo. Questo perché anche i consuntivi, quelli che chiamiamo banalmente assestamenti, stanno avendo sempre più peso nelle politiche di bilancio e di allocazione delle risorse: stanno passando da una chiusura di quelli che sono i conti e la programmazione ad un vero e proprio bilancio, non tanto di previsione ma un bilancio autorizzatorio, perché gli avanzi sono pesanti e spesso in realtà quasi più importanti di quello che, almeno a livello strategico e politico, avviene nel bilancio di previsione.

C'è un passaggio su cui io vorrei ritornare e che, secondo me, non è da sottovalutare, perché all'interno del DEFR c'è un'interessante parte relativa alla chiusura del Traforo del Monte Bianco. Su questo abbiamo già avuto modo di parlare, soprattutto sulle valutazioni delle ricadute in termini economici: quando ci sono le guerre di numeri sappiamo benissimo che sono vere e proprie guerre di religione, c'è chi ci perde, chi non perde, in base agli indici che abbiamo, in base al contesto storico passato.

A me l'unica cosa che preme sottolineare su questo punto è questa: stiamo bene attenti perché ci potrebbe anche essere una lettura distorsiva di quelli che sono stati gli effetti passati e non pensiamo che piccole percentuali di variazione ci dimostrino che tutto sommato si può gestire. Il problema della chiusura del Traforo del Monte Bianco è un vero e proprio problema capitale e soprattutto collegare e citare tre ambiti molto importanti della nostra Regione, l'industria manifatturiera, il commercio e il turismo che avevano avuto dei significativi cali e non da poco, soprattutto commercio e turismo, io penso che ci debba far pesantemente riflettere.

Ne approfitto ora, perché non l'ho fatto in apertura sulle comunicazioni che ha fatto il Presidente, per invitare il Presidente, il Governo e chi da oggi in avanti rappresenterà le Istituzioni nelle sedi superiori a quella regionale o nazionale, a ribadire sempre il concetto base che penso condividiamo tutti e cioè che è giusto che i territori debbano essere ascoltati, debbano essere valorizzati e che si debba riconoscere loro anche un giusto riscontro laddove ci siano delle perdite o delle problematiche. Questo perché è un percorso che spesso non è stato sempre rispettato, non dico da noi Valdostani ma da chi ricopre livelli superiori, e oggi non dobbiamo guardare soltanto a sud ma anche verso Bruxelles.

Alcuni passaggi nel DEFR, che sono stati anche ricordati dal Presidente, riguardano ad esempio la questione della Società di Servizi e, se non erro, ci saranno anche degli ordini del giorno su cui poterne discutere; mi viene da dire quale futuro, perché oggettivamente, dopo averlo letto, mi sono fatto un'idea.

Sulla base delle audizioni me ne sono fatta un'altra e il dubbio persiste, nel senso che sicuramente c'è una situazione complessa che riguarda i contratti di lavoro applicati all'utilizzo di determinati ruoli e determinate qualifiche e soggetti, però stiamo molto attenti a non dare fare false promesse, soprattutto sui passaggi, cioè da contratto privatistico a contratto pubblico; stiamo attenti anche a non generare quella che era già stata una problematica o che aveva già generato delle problematiche con la nascita della Società di Servizi.

Su questo ho anche letto qualche riscontro che è stato chiesto in Commissione alle Organizzazioni sindacali; devo essere onesto: capisco che ognuno di noi difende il proprio partito, non soltanto dal punto di vista politico ma anche generale, però dobbiamo anche ricordarci che dare false aspettative a terzi non è una cosa positiva.

Sugli enti locali abbiamo già avuto modo di parlare sulla parte della legge dei segretari e non voglio troppo ritornarci, però devo fare alcune brevi considerazioni: è sparita l'idea del Testo Unico. Secondo il mio modesto parere, il tavolo di lavoro della prima Commissione deve essere istituito. Io inizio davvero a non capire l'utilità o comunque la finalità delle Unités rispetto al sistema complessivo degli enti locali che sta rischiando di diventare da ente di semplificazione un ente di complicazione; sto parlando in senso generale, non sto parlando di uno o dell'altro ma, se siamo ancora a parlare di servizi associati, di collaborazione o di quant'altro, mi chiedo se non sia proprio il caso di riconsiderare il ruolo e le deleghe delle Unités.

Abbiamo un ordine del giorno che magari qualcuno vedrà come provocazione però, oggettivamente, io penso che sia una questione che, prima o poi, deve essere affrontata.

Brutalmente qualcuno inorridisce quando si parla di fusioni di Comuni, certo è che alcune considerazioni di una maggiore collaborazione, di un efficientamento o di un irrobustimento delle organizzazioni comunali va fatto. Non vedo l'assessore Caveri: questo è un tema del quale ho parlato, proprio con lui, in audizione, a proposito del fatto che spesso si dice che gli enti locali abbiano una difficoltà a rispondere a chiamate che arrivano dall'Europa per mancanza di personale.

Questo a volte è vero, però dobbiamo stare attenti a non "creare delle fisarmoniche" perché poi magari succede che abbiamo delle organizzazioni create o potenziate per un preciso progetto mentre poi, finito il progetto, ci troviamo la spesa e non sappiamo più come gestirle; quindi su questo punto bisogna ragionare.

Un altro discorso da rivedere (ma questo devono rivederlo soprattutto forse più i Sindaci rispetto a noi), è quello dell'autonomia comunale e del potere regionale, cioè come definire questo rapporto. Questo è un tema che va approfondito per evitare possibili conflitti tra gli enti perché, d'altra parte, quando si dà autonomia ai Comuni, e penso al discorso che si fece - condivisibile o no ma l'intento era quello - della legge dei distretti del commercio e dall'altro lato la legge sull'imposta di soggiorno che invece, almeno a giudizio di chi parla e intervenne già all'epoca sul punto, limitava in parte l'autonomia comunale, perché io ritengo che il Comune possa decidere di non applicarla e forse quella previsione andava e poteva essere inserita; anche su questo dobbiamo capire.

In occasione della revisione del sistema di finanza locale, bisognerà fare alcuni ragionamenti: ne abbiamo parlato più volte perché, ad esempio, ci sono delle leggi di settore su cui bisogna fare ordine. É inserito nell'obiettivo, vedremo che cosa ne sarà e cercheremo di dare il nostro contributo.

Un ulteriore passaggio, visto che ho parlato di commercio, riguarda un obiettivo, cioè quello di redigere un disegno di legge recante "Incentivi urbanistici per l'ampliamento e la riqualificazione di esercizi ricettivi". È tutto bellissimo, però mi chiedo: si è parlato tempo fa di interventi, chiamiamoli così, legati alla Legge casa e c'è un gruppo di lavoro che sta lavorando sul PTP (Piano Territoriale Paesistico); noi abbiamo presentato come Rassemblement Valdôtain l'ultima volta un ordine del giorno legato al commercio: ebbene, tutte queste cose forse è il caso che debbano avere un'omogeneità, perché altrimenti è inutile rifare o ridiscutere il quadro generale, e parlo del PTP, se poi il singolo intervento può agire.

Su questo io mi auguro che ci possa essere la possibilità di un approfondimento in Commissione quando sarà un po' più chiaro, perché ovviamente stiamo parlando non soltanto di sogni o desiderata con dei nomi, dei cognomi e magari delle residenze in determinate vallate bellissime che giustamente rivendicano determinate richieste, però bisogna considerare che tutta la regione è amministrata da quest'Amministrazione.

Vado sul tema relativo agli impianti a fune: ci sono due passaggi che metterei a confronto e cioè lo studio Deloitte, che è approdato in quinta Commissione, però Colombo sta ancora aspettando di incontrare i "nativi americani" e quindi poter iniziare a parlarsi. Il solerte Presidente della quarta Commissione sicuramente vorrà, prima o poi, far incontrare Cristoforo Colombo e "i nativi americani" e poterne finalmente parlare. Io penso che su questo studio ci siano due elementi fondamentali che bisogna approfondire e che sono citati tra gli aspetti di studio: l'evoluzione del mercato e il target di clientela che ci deve far fare delle considerazioni non solo legate - mi permetto di dire - all'evoluzione delle società di impianti a fune (e guardo anche il collega Grosjacques) su quello che riguarda il turismo; invece per quello che riguarda (e qui guardo l'Assessore Bertschy e il Presidente) la conformazione societaria. Questo perché ovviamente c'è tutta una serie di problematiche tutt'altro che banali che devono essere analizzate, perché il socio è pubblico e quindi bisogna fare le cose fatte bene ma, soprattutto, bisogna permettere poi a queste strutture di poter lavorare in maniera più efficiente del sistema attuale.

Penso che - ad ogni DEFR lo dico - ci sia anche un grosso tema: quello del finanziamento degli impianti a fune e il finanziamento delle grandi opere.

Prima di capire se si vuole fare o no un'opera, bisogna capire come la si paga; sul finanziamento non è banale. Mi diceva, tra le righe informalmente, un giornalista che ha sentito dire: "Va beh, ma poi il finanziamento di queste opere lo faremo in assestamento".

Se qualcuno sa già quanto sarà l'avanzo del prossimo assestamento, ce lo dica così ci organizziamo per tempo.

Se dobbiamo ogni volta fare questo ragionamento, allora forse dobbiamo fare anche una sorta di training autogeno sulla gestione della spesa dell'anno precedente prima di dire "avremo tante entrate", perché dobbiamo anche capire come le abbiamo spese; contrariamente, ci troviamo poi in consultivo dicendo: "caspita, abbiamo un bellissimo avanzo da poter stanziare". Sì, ma com'è nato questo avanzo? Abbiamo sbagliato qualcosa in programmazione? Perché se abbiamo un avanzo, vuol dire che la programmazione non ha funzionato, altrimenti spiegatemi perché programmiamo.

Possiamo anche decidere di dire: non programmiamo, trasliamo, portiamo avanti le cifre, vediamo quanta libertà e quanta possibilità abbiamo rispetto a maggiori entrate e poi tanto in avanzo facciamo il vero bilancio.

Rischiamo, in questo modo, che l'allocazione dell'avanzo diventi il vero bilancio della Regione più che quello di previsione e su questo tema, secondo me, qualcosa va fatto.

Abbiamo voluto presentare un emendamento "bandiera" su Cime Bianche, non tanto perché vogliamo rubare il mestiere al lato realmente di sinistra, o realmente progressista, me lo concederanno le colleghe, perché di Tsipras non c'è più notizia, collega Padovani. Fino a questo DEFR c'era un principio di centralità del Consiglio regionale sul tema di Cime Bianche e ci sono state alcune audizioni su questo tema; poi ad un certo punto, anche lì, un po' come la battuta che ho fatto sullo studio di Deloitte, Colombo e i nativi americani si sono trovati due volte e poi non si sono più visti.

Su questo forse è necessario fare qualche approfondimento e il nostro emendamento vuole essere anche una sollecitazione alla discussione e magari anche, visto che io ritengo che sia giusto anche fare dei complimenti agli avversari politici, vorrei fare un plauso ai giovani democratici che hanno avuto il coraggio, quello che Tsipras valdostano ha perso (sto parlando di Padovani ovviamente), riguardo ad un tema politico tutt'altro che banale, su cui forse magari ci potranno dire qualcosa rispetto al fatto di aver cambiato idea e noi saremmo anche ben lieti di sentirlo dire.

Un ultimo passaggio che voglio fare - perché la collega Minelli mi dà sempre delle grandissime soddisfazioni sul tema energetico - è questo: io non capisco perché ci siano degli steccati ideologici nei confronti di alcuni vettori energetici o alcune fonti energetiche piuttosto che altre.

Io capisco che l'ambientalismo più militante odi l'idrogeno; io questa cosa non riesco a capirla: avete un odio totale per l'idrogeno, vi preoccupa così tanto l'idrogeno quasi quanto a me preoccupino i comunisti.

Io questo non riesco oggettivamente a capirlo e dall'altro lato le dico anche, sul discorso delle batterie: aggiornatevi. Io non dico che la soluzione sia l'idrogeno e non le batterie, ma dico che ci debba essere sempre il giusto mix ed il giusto utilizzo. Questo è un principio cardine della gestione dei sistemi elettrici, però sulle batterie i passi da gigante non ci sono assolutamente.

A parte il fatto che io invito sempre tutti i miei amici ambientalisti a farci un bel viaggio al lago di Baotou che è la vecchia "Città del cervo" cinese che ho già citato in quest'Aula, dove si produce tutta una serie di materie rare necessarie per la realizzazione delle batterie e una serie di impianti che vi piacciono tanto. Ricordo che idroelettrico e nucleare sono le due energie che richiedono il minor utilizzo di materie rare rispetto alle altre; il lago di Baotou è forse pure peggio del lago d'Aral. Cito tutti posti che forse conoscete, altrimenti l'amico Tsipras valdostano vi potrà dare le indicazioni corrette, però queste sono delle aree ambientali - per non citare il Congo - devastate dallo sfruttamento dei materiali che sono così tanto utili per definire e fare determinate tecnologie.

Non dico che siano sbagliate, queste tecnologie, dico che bisogna lavorare per implementarle e per rafforzarle, per rendersi meno dipendenti da queste cose.

Dico che sia stupido, gretto e davvero ignobile, anche dal punto di vista strategico, pompare e rafforzare delle dittature che sfruttano le proprie popolazioni, e non soltanto, o anche delle piccole corporazioni, che hanno fatto e hanno rivisto completamente i loro programmi a fronte dell'incentivazione di questo business.

Tra l'altro, sono terre rare per modo di dire, perché finito il lago Baotou, le terre rare ci sono, sono tutt'altro che rare, peccato che ci siano dei posti tipo la Groenlandia dove molto probabilmente è pieno di terre rare. Mi chiedo se dovremo devastare la Groenlandia per fare così tante batterie così non inquineremo; ma questa è una battuta che le faccio.

Prendo infine spunto dal discorso della Aosta/Pré-Saint-Didier - poi magari si parlerà anche del tram-treno visto che il collega Marquis ce ne darà l'occasione - e mi chiedo anche su questo se si possa superare, ma discutendone, lo steccato ideologico di dover necessariamente riattivare una linea. Chiedo come la si riattivi, in che senso, se ci sia un ritorno anche dal punto di vista economico e non soltanto, perché - ripeto - io vengo da lassù e il treno non l'ho neanche mai visto perché oltre Pré-Saint-Didier, siamo un po' come a Eboli, non è arrivato. Il sogno, non tanto della seconda canna ma della canna ferroviaria, è rimasto lì, è anche complicato, perché deve esserci sempre qualcuno dall'altra parte che è a favore o no, che sia Martigny o che sia nell'area del Bianco; io quindi mi chiedo - ripeto - se si possono, nel 2023, superare degli steccati ideologici su questi temi e andare ad approfondirli.

Sicuramente su questo tema, quando arriverà, se arriverà o come arriverà in Aula il Piano regionale dei trasporti, si avrà modo di fare ulteriori approfondimenti e di dire qualche cosa però, secondo me, quello steccato ideologico deve essere superato.

Il gruppo di RV ha presentato una serie di ordini del giorno su temi che ritiene essere più à la une, quindi abbiamo preferito concentrarci su temi chiamiamoli di emergenza, quale il tema dei trasporti, il tema legato anche al futuro della città di Aosta e allo sviluppo di politiche turistiche, perché - lo sappiamo benissimo - il DEFR ci consentirebbe di parlare di tutto e di più. Poi alla fine però bisogna sempre, sia per motivi di tempo che anche di efficacia, concentrarsi su alcuni aspetti.

Il tema dei trasporti, non devo dirlo io ma penso che le iniziative di tutti e anche il lavoro che sta facendo la Giunta, ci dimostri che oggi è quello più importante; tra l'altro è un tema che, bisogna rendersene conto, non si può recuperare in tempi brevi perché sono investimenti e scelte che hanno la necessità di avere il loro tempo e soprattutto i giusti interlocutori. Di questo ne parleremo più approfonditamente nella trattazione degli ordini del giorno, non soltanto del nostro gruppo ma anche degli altri colleghi.

Presidente - Sono le ore 13:09, sospendiamo pertanto il Consiglio regionale. Prendo nota delle persone che si sono prenotate e riprenderemo alle ore 15:00 con l'ordine di prenotazione.

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La seduta termina alle ore 13:09.