Objet du Conseil n. 2325 du 19 avril 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2325/XVI - Interrogazione: "Valutazioni dell'impatto della direttiva UE sulle "case green" sulle ristrutturazioni del patrimonio immobiliare pubblico e privato della Regione".
Bertin (Presidente) - Punto n. 16. Risponde l'assessore Bertschy.
Bertschy (AV-VdA Unie) - "Proverò a rispondere" più che "rispondo" perché è estremamente complesso e dico da subito che ci impegneremo a fornire magari qualche cosa di un po' più dettagliato che una risposta a un'interrogazione, perché, come sappiamo tutti, siamo alla fase di partenza di questa direttiva, come sempre, l'Unione europea lancia dei grandi obiettivi dimenticandosi del punto di partenza dei Paesi che la compongono. Qui siamo, come sempre, a rincorrere come se tutti i Paesi fossero uguali, i centri storici fossero uguali dappertutto, il territorio fosse omogeneo.
Io risalgo un po' come i salmoni la corrente, provo a dirvi qualche cosa ma mi impegno a seguire la vicenda e soprattutto a capire come in Italia verrà applicata, perché ad oggi manca questa notizia, e io spero che in questo senso il Governo... ma mi pare che ultimamente in Europa in questo senso ci sono dei confronti quanto meno che fanno tenere conto del punto di partenza nostro di difficoltà rispetto all'applicazione di alcune norme.
La prima domanda è: "i dati sul patrimonio immobiliare, pubblico e privato della Regione, compresa la quantificazione degli immobili e la loro suddivisione tra le classificazioni energetiche, sia generale che specifica, sugli immobili classificati nelle classi energetiche E e D". Dico subito che il dato ultimo utilizzabile è il dato Istat 2011, che divide gli edifici in base alla destinazione d'uso, residenziale, produttivo, terziario, turistico ricettivo e altri tipi di utilizzo, gli edifici censiti sono 58.751, di cui 50.211 utilizzati. Successivamente questi dati non sono più dati da parte dell'Istat - mi scuso per il gioco di parole - ma così è. Per quanto riguarda gli edifici pubblici, siamo risaliti a un dato che riguarda gli attestati di prestazione energetica APE. Qui abbiamo 845 edifici nel 2018 e poi abbiamo fatto una verifica anche con alcuni dati dei progetti del FESR e abbiamo 275 edifici censiti in capo all'Amministrazione regionale, esclusi quelli di VdA Structure, e i restanti 570 dei Comuni e poi una parte delle Unités des Communes. Per considerare però il calcolo delle classi energetiche, non si parla di edificio ma si parla di unità immobiliari, anche con destinazioni diverse che l'APE ha in riferimento all'unità immobiliare e non all'edificio. Mi dispiace essere un po' complicato ma non ho problemi anche a dargli i dati che sto leggendo. Il numero complessivo delle unità immobiliari presenti in Valle d'Aosta non è disponibile, fatto salvo per il settore residenziale, da fonti Istat, che dice che sono 130.053 le unità abitative al 2019, delle quali 59.736 con uso continuativo e 78.317 con uso saltuario. Per quanto riguarda la classificazione energetica, anche qui, a partire dal 2017, si è cambiata classificazione, la classificazione nazionale dell'APE è diventata quella di riferimento, si è abbandonata la classificazione regionale del "Beauclimat" e le due classificazioni non sono perfettamente confrontabili perché hanno classi differenti, l'elaborazione è aggiornata al 31 dicembre 2023, sono in corso di validazione, quindi facciamo riferimento ai dati 2022. A tale data gli APE sono 57.497 di cui 36.395 dati con il metodo "Beauclimat" e 21.000 con il metodo nazionale. Non tutto il parco edilizio è certificato, qui è di nuovo un dato che si riferisce alla premessa iniziale perché la norma nazionale, per esempio, identifica in maniera chiara cosa è classificabile, cosa può essere ricondotto all'efficientamento energetico e cosa no. Estrapolando questi dati, estrapolando le unità immobiliari in classi energetiche D e E, emerge che quelli in classe D sono 6.045, pari a circa il 10,5 percento, del totale e quelle in classe E 11.426, il 19,9 percento. Ricordando che un edificio può ricomprendere più APE in base alla destinazione d'uso e all'accatastamento, si evidenzia che 1.941 dei complessivi 57.497 APE sono riferiti a unità immobiliari di proprietà della Pubblica Amministrazione e di questi 425 sono attribuibili a RAVA e 1.442 a Comuni e a Unités des Communes e 74 a genericamente individuati come edifici pubblici. Estrapolando le unità immobiliari in classe energetica D e E, emerge che 272 risultano in classe D, pari al 14 percento del totale degli APE, e 424 in classe E, pari al 21,8 percento al totale degli APE.
Le darò questa prima parte di risposta perché immagino che abbia capito poco, ma l'ho letta per correttezza in aula.
Mi permetto di mettere insieme la seconda domanda: "la stima dei costi che l'approvazione definitiva della direttiva europea summenzionata causerebbe alle ristrutturazioni sia a carico delle famiglie che delle istituzioni valdostane" e la terza domanda: "le prime valutazioni, alla luce dei dati sopra richiamati, sull'impatto della direttiva sulle ristrutturazioni del patrimonio immobiliare pubblico e privato", noi non siamo oggi in grado di dare un dato reale e non voglio neanche darle un dato grossolano, perché, secondo me, rischieremmo anche di sbagliare a buttare lì dei dati. Quello che abbiamo provato a fare e che continueremo a verificare e ad approfondire è sui dati del superbonus provare a trasformare un dato di costo unitario della ristrutturazione, che ha un range però molto largo, perché, a seconda sia del posto che dell'edificio, cambiano in maniera importante i valori che sono a conoscenza. Poi sappiamo bene che il superbonus, come forse questa direttiva, se non calmierata da politiche intelligenti, rischierà di far di nuovo aumentare i prezzi, la materia prima, i costi di costruzione e di efficientamento.
Ad oggi quindi mi limiterei a dare un dato che è di larga massima su una stima riferita a quei parametri e rispetto agli edifici in classe F e G pari a 867 unità dell'Amministrazione pubblica del patrimonio pubblico, un range che può arrivare fino a 87 milioni di euro e quelli in classe E, 424 unità, un range che può arrivare fino a 43 milioni di euro. Ripeto: sono dati stimati per ora con le conoscenze che si hanno e immaginiamo che se vuole essere una direttiva che si pone di raggiungere degli obiettivi, verranno messe a disposizione delle risorse, da un lato, per aiutare i cittadini e imprese a realizzare questi interventi; dall'altro, anche delle politiche che governino il mercato, perché il rischio è sennò veramente di dover fare quello che è successo quest'anno, a un certo punto di dover interrompere sì una misura importante come quella del superbonus, ma che però ha fatto completamente cambiare il quadro di riferimento, tant'è vero che conosciamo tutti i costi che ormai ha assunto ristrutturare un'abitazione o efficientarla.
Rendendomi quindi conto di non aver dato una risposta esauriente, mi impegno con le strutture e con gli uffici a seguire intanto l'applicazione della direttiva in Italia e a cominciare a fare delle stime un po' meno grossolane in termini di ordine di grandezza dei numeri e un po' più legate a dei parametri che speriamo vengano poi considerati messi a disposizione di tutti i Paesi, partendo dal punto di partenza.
Presidente - Per la replica, la parola al consigliere Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Grazie assessore Bertschy per il tentativo che si è voluto fare per fare un po' il quadro della situazione, e mi rendo perfettamente conto che sia assolutamente complesso, anche a fronte di quello che lei ci ha detto, ovvero che bisogna far riferimento a dati che sono vecchi, combinarli con quelli nuovi, fare delle stime rispetto ai potenziali costi delle ristrutturazioni e quant'altro.
Credo che però quello che lei ha detto in apertura sia assolutamente condivisibile, spesso l'Europa si pone dei grandi obiettivi dimenticandosi dei punti di partenza ed effettivamente alcuni Paesi, alcuni Stati, alcune città, alcuni luoghi urbani di questa Europa sono assolutamente diversi rispetto a quelli che si trovano nel nostro Paese e, per esempio, banalmente, Aosta, che risulta essere la seconda città al mondo per il numero di reperti romani dopo Roma, ha sicuramente le differenze rispetto a delle zone che sono molto più moderne, con meno storia e sicuramente con meno vincoli. Lei giustamente ha citato un dato e io aspetto con ansia i dati che vorrà darmi appunto dopo la risposta, perché non ho ben compreso perché a un certo punto ha parlato di 50.000 edifici e poi di 130.000 abitazioni, quindi era un po' per comprendere esattamente il dato generale, ma diciamo che possiamo partire da un dato: questa direttiva cosiddetta "Green", che l'Europa vorrebbe applicare a tutti gli Stati dell'Unione, banalmente se venisse applicata, per le casse pubbliche della Valle d'Aosta, quindi Regione più amministrazioni di più Enti locali, costerebbe largo circa, come usa spesso dire un altro suo collega, 130 milioni alle casse pubbliche, quindi 130 milioni di euro di spese dei cittadini, milioni che ovviamente non verrebbero utilizzati per fare altro, perché evidentemente se vengono usati per fare questo tipo di efficientamento, non potrebbero essere usati per fare altri interventi e questo esclude tutti gli interventi che eventualmente i privati poi dovrebbero andare a fare per intervenire, quindi parliamo soltanto della parte della componente pubblica. Se la componente pubblica, su un numero di quello che ci ha detto lei: 877 unità, deve spendere 130 milioni, io non oso immaginare quale sia la spesa moltiplicata per i 50.000 edifici e/o le 130.000 abitazioni. È quindi un qualcosa da far tremare i polsi ed è un qualcosa che ad oggi viene scaricato direttamente addosso ai cittadini, da una parte, e alle Amministrazioni dall'altra senza una minima cognizione di quello che comporterà e senza una minima differenziazione della peculiarità di un luogo oppure di un altro all'interno dell'Europa.
Una direttiva assolutamente folle quindi, che, come lei ben sa, noi abbiamo combattuto e combatteremo in Europa e come Governo nazionale e che ci auguriamo possa essere modificata perché sarebbe davvero un costo mostruoso ma soprattutto - e lei l'ha ricordato bene - andrebbe anche a incidere sulla necessità di ammodernamento, perché, come è stato dimostrato dal 110 percento, un ricorso massiccio alle opere di ristrutturazione ha provocato un aumento dei costi dei materiali, un'indisponibilità delle imprese a essere appunto presenti laddove si chiede un intervento e un aumento in generale dei costi anche dei lavori, anche perché peraltro ci prometteva un altro Presidente del Consiglio che sarebbe stato fatto tutto gratuitamente. Siccome il "gratuitamente" era però a "paghiamo noi", gratuitamente lo promette lui e questo gli ha fruttato sicuramente un buon successo in campagna elettorale ma non ha giovato ai conti del Paese... questi costi, questi sì effettivamente fatti come operazione spot elettorale, non si devono nella maniera più assoluta scaricare ai danni dei cittadini ma si deve permettere di poter convivere e anche di conformarsi alla struttura di un Paese, piuttosto che le necessità e le differenze che ci sono da un Paese all'altro. La ringrazio quindi per la sua risposta.