Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 683 du 9 juin 2021 - Resoconto

OGGETTO N. 683/XVI - Interpellanza: "Verifica della conformità dell'attività svolta dall'Istituto storico della Resistenza alle linee di programma di attività scientifica 2021".

Bertin (Presidente) - Punto n. 26 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione dell'interpellanza il consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Torniamo nuovamente in questa sede a parlare di foibe e di Giorno del ricordo. Questa volta però - dopo la nostra interpellanza su un evento patrocinato dalla Regione, per avere una chiara connotazione negazionista - lo facciamo dopo aver letto in maniera molto attenta le linee di programma di attività scientifica anno 2021 che gentilmente ci sono state trasmesse dall'Istituto storico della resistenza e - con questa definizione furbesca - della società contemporanea della Valle d'Aosta, ma di questo penso avremo modo di parlarne più in là.

Nelle linee guida vengono citati gli eventi inerenti al giorno del ricordo con la seguente descrizione: "Sempre in linea con il calendario civile e su impegno dello scorso anno, l'istituto organizza due conferenze sulla storia dell'Alto Adriatico di lungo periodo, sulle foibe e sull'esodo giuliano-dalmata dal '47 al fine" - ascoltate bene - "di approfondire un tema complesso e spesso comunicato per stereotipi"- questi maledetti stereotipi! - "che rischia di divenire divisivo e a esclusivo appannaggio delle nuove destre".

Partiamo quindi da questa seconda conferenza sulla storia delle foibe e sull'esodo giuliano-dalmata. Nella seduta regionale dello scorso 22 aprile abbiamo portato, come dicevo, all'attenzione di quest'Aula i limiti di questo incontro che è stato organizzato e dissi, mi autocito, purtroppo, ma credo che queste parole siano assolutamente attuali: "per un dramma di questo tipo, per avere una presentazione realmente scevra da condizionamenti politici, ci saremmo aspettati un esperto indicato dall'associazione degli esuli per esempio, o un professore residente o magari originario di quelle terre. Il problema però è che la scelta è caduta proprio sul presunto storico filo Titino sessista, revisionista, riduzionista e negazionista Eric Gobetti. Già il titolo del libro presentato "E allora le foibe?" lasciava presagire a uno spettatore attento quale sarebbe stato l'obiettivo della conferenza, un evento che pareva essere stato organizzato quasi con la volontà di ristorare qualcuno del fatto che questa Aula si era espressa all'unanimità per l'intitolazione di un luogo pubblico a Salvatore Radizza, qualcuno che peraltro non partecipò alla votazione in aula, un caso di minzione incipiente.

Evidenzio, visto che ci siamo, nuovamente, e credo che sia assolutamente necessario, che il soggetto in questione, il pregiatissimo relatore invitato, tal Eric Gobetti, si sia fatto ritrarre orgogliosamente con il pugno chiuso, il fazzolettone rosso al collo e una maglietta che inneggiava a Tito, l'infoibatore Tito, il criminale assassino Tito, esattamente colui che si è reso responsabile di quegli infoibamenti.

Lei, Assessore, ricordo distintamente, che rispose ai tempi che non aveva volontà, come dire, alcuna di discutere, di censurare iniziative culturali di qualsivoglia natura, ma credo, Assessore, - glielo dico con tutta franchezza -, che se venisse organizzato un incontro sulla Shoah dal titolo "Hitler vittima dell'espansionismo polacco", tenuto da una persona che si fa ritrarre con divisa da nazista e fa il saluto romano, io credo che lei avrebbe qualcosa da ridire se questo avvenisse con l'egida del Consiglio regionale e avvenisse nella biblioteca regionale.

Detto questo, però, veniamo al punto che oggi ci porta nuovamente a parlare di foibe e di questo simpatico evento che è stato patrocinato dalla Regione e sostenuto dall'Istituto storico della Resistenza.

Nelle linee guida che abbiamo poc'anzi letto si dice espressamente che tali conferenze vengono organizzate al fine di approfondire - lo ripeto - un tema complesso e spesso comunicato per stereotipi, che rischia di divenire divisivo e a esclusivo appannaggio delle nuove destre, queste "tremende nuove destre". E allora mi sono chiesto: ma come? Un istituto che beneficia di un finanziamento regionale di 76 mila euro annui - lo ricordo perché ci è arrivato ovviamente assieme a tutto il resto, perché non percepisce un euro se non forse mille euro all'anno dalle tessere di iscrizione, ma 76 mila arrivano dalle finanze regionali - e che dovrebbe mantenere una linea scevra da condizionamenti politici di qualsivoglia natura vuole trattare questo tema per evitare che questo diventi "a uso esclusivo delle nuove destre"?

Quindi abbiamo un istituto finanziato profumatamente da soldi pubblici che si occupa di fare politica con soldi pubblici e di contrastare attivamente un'idea differente rispetto alla loro, a quella che portano avanti utilizzando soldi pubblici. È scritto nero su bianco su questo simpatico volumetto e documentazione che ci avete trasmesso.

Io l'ho trovato assolutamente imbarazzante, ma ho trovato una nuova conferma, una nuova conferma di quello che dicevamo: quell'incontro era ed è solo ed esclusivamente politico e fatto semplicemente per contrastare un'idea. Non aveva nulla di storico, nulla di culturale e nulla d'interessante per il settore pubblico.

Quindi con questa interpellanza a questo punto le chiedo, Assessore, se lei ritiene opportuno che un istituto finanziato con questi soldi pubblici possa agire seguendo le finalità descritte dalle linee del programma e quindi lavorare a servizio di una fazione politica piuttosto che di un'altra e - certi che la sua risposta sarà piena di contrarietà, ovviamente - le chiediamo se non intenda verificare che l'attività svolta dall'Istituto storico della Resistenza venga condotta nell'interesse collettivo in maniera scevra da condizionamenti politici.

Lascio la parola al collega Perron per terminare la presentazione.

Presidente - Per i restanti minuti, il consigliere Perron ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - Due note storiche politiche su questo tema della Giornata del ricordo che già abbiamo affrontato. Che sia chiaro, nessuno sano di mente può equiparare per dimensioni e implicazioni storiche, filosofiche la Shoah con la questione delle Foibe, questo non può essere fatto oggettivamente e nessuno lo fa, però possiamo certamente ricordare i crimini dei regimi comunisti nel mondo, e di questo parla anche la Giornata del ricordo, ed equiparare i loro errori a quelli nazisti, questo possiamo farlo.

Ad esempio, il solo regime sovietico staliniano in Ucraina nel '32-'33, per carestia indotta e non soccorsa, ha provocato 7 milioni di morti su un totale stimato di 20 milioni di vittime totali tra deportazione dei contadini, dei kulaki, i campi di concentramento, cioè i Gulag che tutti conosciamo, e le purghe politiche.

Allora se vogliamo poi negare ogni stereotipo - perché questi vengono citati, gli stereotipi, e poi ci tornerò - bisognerebbe anche ricordare che in Italia durante la liberazione - tema molto caldo ancora oggi, parlo di guerra di liberazione, non di guerra civile - morirono 90 mila soldati americani, mentre i soldati tedeschi morti in battaglia furono 120 mila.

Su questo tema, siccome parlo con riferimenti, è appena uscito da pochi mesi lo storico Gianni Donnola con "La liberazione alleata di Italia '43-'45" che prende tutti gli archivi americani, quindi abbiamo questi dati, e, in mezzo a queste cifre spaventose abbiamo anche la cifra dei partigiani morti in combattimento, parlo di guerra di liberazione, che furono - secondo le fonti dell'Anpi - 6.882, a fronte di 90 mila soldati americani. Per ogni partigiano morto in guerra sono 13 soldati americani morti.

Quindi quando ci chiediamo chi ha liberato l'Italia, ripeto, parlo dai tedeschi, le risposte sono gli anglo-americani, e poi non siamo noi a creare divisioni su questo tema, questi sono numeri, questi sono i numeri degli studi, qui sarebbe bello fare un dibattito, molto volentieri.

Quindi quando parliamo appunto di divisioni sul tema invece, e torno alla Giornata del ricordo, le divisioni non le creiamo noi perché, appunto, l'unico che è uscito dall'aula e che non ha votato su questo tema - su cui c'è comunanza nazionale perché il Presidente Mattarella ne parla, e questa è una giornata nazionale - è il collega dell'estrema sinistra, ebbene, qui la divisione non la facciamo noi. In ultimo, le destre. Quali siano le nuove destre citate onestamente non lo so, forse quelle populiste, anche qui categorie che vengono usate così, sovraniste, populiste, micro sovraniste, "micro" lo lascio anche agli altri, "sovranisti" ce lo prendiamo.

Conosco le destre di stampo liberale, alla quale ad esempio io appartengo come idea e ideologia, ma anche quella sociale, quella cattolica, tutte rappresentate tra l'altro come idee nel nostro gruppo.

Anche noi esprimiamo le nostre idee, esprimiamo la nostra visione sui temi storici, perché - e qui chiudo - poi c'è una strana incongruenza: la nostra posizione è sempre rubricata "stereotipo", mentre quella degli altri, che spesso potremmo anche chiamare vulgata, quella diventa sempre verità storica.

Presidente - Per la risposta, l'assessore Jean-Pierre Guichardaz ne ha facoltà.

Guichardaz J. (PCP) - Io non mi tiro mai indietro rispetto ai dibattiti, anche se il collega Manfrin dice che la mia replica sarà piena di contraddizioni, adesso non so cosa ha detto.

Diciamo che lei mi anticipa, come io l'ho anticipata la volta scorsa, lei mi ha detto: "Grazie per l'autorizzazione", adesso le rendo il ringraziamento.

A me fa sempre piacere, tra l'altro, affrontare dei dibattiti di questo genere, dibattiti che toccano tra l'altro delle tematiche che sono di interesse collettivo, ognuno ha i suoi posizionamenti, chi più estremi chi meno, io non mi posso considerare come persona che si posiziona in maniera estrema rispetto alle tematiche storiografiche di questa epoca, quindi rispetto in pieno anche le considerazioni dei colleghi, la considerazione anche cortese del collega Perron.

Rispondo alle domande per non perdere tempo in divagazioni.

La prima domanda e la seconda le metterei insieme, se ritenga opportuno che i soldi dei contribuenti vengano utilizzati secondo le finalità descritte nelle linee di programma di attività scientifica anno 2021 e, in caso negativo, se intenda verificare che l'attività svolta dall'Istituto storico venga condotta nell'interesse collettivo in maniera scevra da condizionamenti politici.

L'Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d'Aosta è finanziato dalla Regione, come avete ricordato, ai sensi della legge 6/2012 con un budget stabilito annualmente con legge di bilancio - che è il budget che lei ha citato, 76 mila euro - affinché l'Istituto promuova, nell'ambito delle attività di propria competenza, la memoria degli eventi che hanno fortemente caratterizzato la storia contemporanea italiana, quali l'avvento e la caduta del Fascismo, la resistenza e la liberazione, la deportazione e lo sterminio nei campi di concentramento nazisti, l'esodo giuliano dalmata istriano, il terrorismo e le stragi di matrice terrorista.

Queste sono le indicazioni date dall'articolo 1 mi sembra della legge o dal 3, adesso non ricordo.

Un'attività di valorizzazione e diffusione della conoscenza che deve avvenire in armonia - dice la legge - con le leggi di riferimento e segnatamente di istituzione della festa del 25 aprile, dei giorni della Memoria e del Ricordo, come avete giustamente citato.

Il passaggio riportato nell'interpellanza e relativo alla presentazione delle due conferenze, sulla storia dell'Alto Adriatico di lungo periodo, sulle foibe e sull'esodo giuliano dalmata del '47 in cui l'Istituto fa accenno al rischio che il tema possa diventare un tema divisivo e a esclusivo appannaggio delle destre potrebbe in apparenza non rispecchiare appieno i citati presupposti, ma non credo che l'intendimento degli organizzatori, poi posso anche sbagliarmi, fosse di sovvertire una realtà storica che, al di là dei posizionamenti individuali e ideologici, è oggettivabile storicamente. Le motivazioni a sostegno del Giorno del ricordo sono molto ben esplicitate nella legge 92/2004 e anche nel dibattito istituzionale che da allora si è originato intorno alla solennità con sfumature - questo glielo devo concedere - sicuramente diverse ma concordi tutte - io parlo del dibattito istituzionale - nel rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre, degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Questa è proprio la dicitura descrittiva del Giorno del ricordo, dove si cita anche la complessità di una vicenda che, come abbiamo visto dal dibattito all'interno di quest'aula, non è semplice.

Sull'appunto implicito che lei fa nel suo interpello - e cioè che l'attività svolta dall'Istituto storico della Resistenza debba essere di fatto condotta nell'interesse collettivo in maniera scevra da condizionamenti politici - non entro nel merito, e non posso in alcun modo prendermi l'impegno di fare verifiche o, come le ho detto l'altra volta, per dire in altro modo delle censure in tal senso, come già ho avuto occasione di spiegarle rispondendo alla sua precedente iniziativa dal contenuto analogo, anche perché non penso che la storia possa essere raccontata in modo del tutto avulso dal pensiero e dalla formazione anche politica, certo, di chi la racconta.

È motivo di eterno dibattito quello della scientificità del pensiero storico e della storiografia - e glielo dico anche perché sono cresciuto con un padre che di professione faceva lo storico e non era uno storico probabilmente allineato con gli storici diciamo tradizionali di quell'epoca - e posso dirle senza timore di essere smentito che ogni lettura in un senso o nell'altro o con le mille sfumature tipiche di qualunque narrazione può essere additata come parziale o addirittura faziosa.

Lei rappresenta nella premessa dell'interpellanza lo storico Eric Gobetti , apro una parentesi: non è proprio uno storico da bar dello sport come lei racconta, sicuramente sarà anche schierato, sicuramente può essere uno nettamente divergente, come ha scritto lei, dalla storiografia ufficiale della tragedia nazionale, però anche su questo vorrei capire se esista una storiografia ufficiale sulle foibe, perché leggere il dibattito e le polemiche originate anche solo dai discorsi ufficiali di cui parlava il collega Perron dei vari Presidenti della Repubblica che si sono succeduti da allora, Ciampi prima, poi Napolitano e Mattarella, capiamo che la storiografia è viziata da mille variabili e che la definizione "storiografia ufficiale" è quasi un ossimoro perché se lei si ricorda il dibattito che si originò intorno ad alcune dichiarazioni di Napolitano fa vedere che, insomma, anche i Presidenti della Repubblica, quindi i più alti livelli di rappresentanza dello Stato, su questo tema hanno delle interpretazioni o danno delle interpretazioni diverse.

Dicevo che lei, collega, rappresenta Gobetti come uno spostato a sinistra di fatto, già solo in virtù di ciò che viene indicato nelle linee di programma dell'attività scientifica 2021 dell'Istituto che lei cita nella premessa. A parte che non credo che nell'Istituto storico della Resistenza alberghino dei pericolosi comunisti, non mi vedo François Stevenin e nemmeno la Villot andare in giro con il pugno alzato con il fazzolettone rosso ma in ogni caso io le chiedo: lei non pensa che sia corretto esplicitare sin da subito che il contenuto della conferenza on-line abbia come obiettivo, tra gli altri, di riportare il tema delle foibe - che è un tema complesso e spesso comunicato per stereotipi, come è stato ricordato - al suo spirito originale, cioè di commemorazione destinata ai parenti delle persone soppresse, infoibate, al di là di ogni ragionamento retrospettivo, sulle ragioni o le non ragioni degli uni e degli altri?

A me sembra, nel leggere il suo secondo "Preso atto" in cui lei descrive le linee di programma, che l'obiettivo della conferenza, ma magari mi sbaglio, fosse proprio quello di non regalare la commemorazione delle foibe né alla destra ma neanche alla sinistra, lasciando che la Giornata del ricordo resti su un livello non partitico o quantomeno non ad appannaggio di una parte politica a discapito di un'altra.

Io, le confesso, non ho visto la conferenza ma ho letto il libro di Gobetti - dopo la sua precedente iniziativa l'ho comprato - e devo dire che è una lettura sicuramente originale, che non nasconde un posizionamento, non lo nasconde, ma che non è, per quanto io possa averlo interpretato, per nulla negazionista e giustificazionista. Certo non nega i fatti di contorno, cioè che in quel periodo di furore nazionalistico avveniva di qua e di là ma mi pare con un approccio - per quanto possibile quando si narrano fatti storici così controversi, tra l'altro riferiti a distanza di 75 anni - sostanzialmente corretto.

Io ho letto il libro, non ho visto la conferenza, e le devo dire che sinceramente, al di là del titolo sicuramente provocatorio - e credo anche un titolo che abbia come obiettivo un obiettivo anche di marketing di un certo tipo - non mi pare di cogliere nel libro questo afflato così spostato verso la negazione o verso la giustificazione.

In ogni caso non credo che un dibattito su un evento così particolare possa mettere in discussione la funzione e il ruolo dell'Istituto nonché le qualità delle attività costantemente poste in essere che lei può trovare tranquillamente sul materiale che le è stato mandato che, al di là di questo caso specifico, è comunque molto prezioso per la conservazione e la testimonianza della nostra storia, della storia sia del periodo resistenziale ma anche della storia contemporanea.

Andrei avanti ma non ho più tempo.

Presidente - Consigliere Manfrin, per la replica.

Manfrin (LEGA VDA) - Parto da questa sua ultima affermazione, assessore Guichardaz, semplicemente perché si ricollega alla prima che lei ha fatto. Lei ha elencato tutta una serie di temi che l'Istituto storico della Resistenza dovrebbe interpretare.

In questo elenco che lei ha fatto - io rileggerò ovviamente gli atti e la trascrizione di questo verbale - pare però non trovino spazio - e mi ricollego alla sua ultima affermazione, l'attività dell'Istituto storico della Resistenza, visto che mi ha parlato anche di tante altre attività interessanti - presentazioni on-line come "La sinistra italiana e gli ebrei - socialismo, sionismo e antisemitismo dal 1892 al 1992", "All'oriente di Aosta massoneria e antimassoneria dai lumi ai fasci", "Il tempo libero dei Valdostani" e "Alpini e artiglieri alpini valdostani nella lotta di liberazione del Montenegro in Montenegro dopo l'8 settembre del 1943". Mi sembrano temi un po' fuori, ma, come le ho detto prima, avremo modo di approfondire in maniera importante perché, come le ho detto, lei inizia questo suo intervento prima indicando e centrando il ruolo dell'Istituto storico della Resistenza, dopodiché passa a dire: "Beh, effettivamente rispetto a quello che lei ci sottolinea, potrebbe effettivamente sembrare che qualcuno possa fare politica. Però io lo escludo, voglio essere positivo, lo escludo." e non ha intenzione, peraltro l'ha detto, di entrare nel merito.

Assessore, lei deve entrare nel merito, capisce, perché c'è un problema fondamentale: nel momento in cui ci sono dei soldi pubblici che vengono dati a un istituto: ora io non pretendo che l'Istituto storico della Resistenza ci spieghi parti di storia che il collega Perron ci ha ben evidenziato prima, sarebbe bello che lo facesse, storia dei Gulag e dei Valdostani nei Gulag, sarebbe interessante, un tema che potrebbe affrontare, ma vedo difficile che possa farlo o probabilmente troverebbe uno storico che giustificherebbe in maniera positiva i Gulag e ci spiegherebbe quanto sono stati giusti i Gulag e quanto magari è stato giusto sterminare alcuni milioni di persone, non lo so visto quello che è stato fatto con Gobetti, però lei ci dice anche un'altra cosa importante: la storia non può essere raccontata in maniera avulsa da condizionamenti politici.

Lei ha riassunto perfettamente, citando il contenuto della legge che istituisce la giornata del 10 febbraio, quello che è lo spirito con il quale si istituisce questa giornata, e qui ci colleghiamo a quella che lei detto sull'evitare gli stereotipi.

Gli stereotipi di una certa sinistra, parlo di quella sinistra che è andata a piangere per esempio sulla bara di Tito o quella sinistra che ha evitato di votare la legge che istituiva la Giornata del 10 febbraio in Parlamento, quella a cui appartiene il suo collega che le sta vicino, quella sinistra gli stereotipi sulle foibe li ha creati, è quella che ci ripete a ogni piè sospinto e a ogni celebrazione che nelle foibe c'erano solo fascisti assassini. Ci sono dei volantini molto chiari che sono stati prodotti nel tempo, per fortuna sono anche riproducibili.

Quelli sono stereotipi e sono stereotipi sbagliati e quelli sono stereotipi da smontare, non utilizzare i soldi pubblici, anche i miei, per evitare che un tema diventi esclusivo appannaggio delle destre perché, Assessore, se vogliamo facciamo i furbi e diciamo che non è detto che si faccia politica in questo senso, ma se vogliamo essere un poco obiettivi possiamo dire che questa è stata ed è esclusivamente un'iniziativa politica e io non voglio che capiti mai più una cosa di questo tipo, non voglio che nessuno degli organi che prendono soldi pubblici si permetta di fare politica con i soldi dei cittadini.

Vogliono fare politica? Lo facciano al di fuori della loro esperienza lavorativa, e gli ex Assessori che si sono dimessi e vogliono parlare, schiaccino il microfono la prossima volta, facciano iniziative e si confrontino invece di borbottare come le pentole dei fagioli.

Presidente - Consigliere Perron, sono rimasti 30 secondi arrotondati a un minuto.

Perron (LEGA VDA) - Sarò telegrafico. Faccio io una proposta all'Assessore: il prossimo anno si potrebbe contattare per l'evento il professor Giuseppe Parlato, che è il responsabile dell'area scientifica del Comitato 10 febbraio, tra l'altro il professor Giuseppe Parlato fu allievo di Renzo De Felice, il quale fu allievo del grande Federico Chabod.

Questa potrebbe essere una proposta.

Presidente - Con questa interpellanza possiamo chiudere i lavori del Consiglio.

Comunico che è arrivato il parere del Celva relativamente al D.L. sui ristori e invito, per quanto possibile, al deposito degli emendamenti nei tempi più brevi.

Il Consiglio si conclude con questo punto all'ordine del giorno, a domani mattina.

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La seduta termina alle ore 19:53.