Objet du Conseil n. 335 du 11 février 2021 - Resoconto
OGGETTO N. 335/XVI - Interpellanza: "Strategie di potenziamento delle strutture di sanità ospedaliera e territoriale regionali".
Marguerettaz (Président) - Point 39 à l'ordre du jour. Per la presentazione la parola al consigliere segretario Distort.
Distort (LEGA VDA) - Solo per opportunità: ritengo che questa mia interpellanza, trattando il tema sanità, sia rivolta all'Assessore competente, per cui gli do ovviamente il tempo di rientrare in aula. Grazie Assessore, mi sembrava corretto ed educato da parte mia avere la sua presenza durante l'esposizione dell'interpellanza.
Questa interpellanza parte da un'opportunità importante alla quale è necessario che la Regione sia preparata. Si tratta delle risorse del Recovery Fund che prevede tra le varie misure "Investimenti per migliorare il patrimonio edilizio a uso sanitario, attraverso la costruzione e/o riqualificazione di strutture dedicate". Sappiamo che sul Recovery Fund le Regioni pare al momento non abbiano una quota da gestire autonomamente, ma non si esclude la possibilità futura di un ruolo regionale più attivo. Ed è proprio in vista di questa opportunità, anche se non è certa ma è solo un'opportunità, che è necessario e, ripeto, opportuno che la nostra Regione sia comunque preparata con un proprio piano strategico.
Vale quindi veramente la pena di affrontare il tema di una riorganizzazione del nostro sistema sanitario regionale attraverso la riflessione e al tempo stesso la suggestione che espongo di seguito. Il Covid-19 ha messo in evidenza la fragilità di tanti aspetti della nostra società, ma in particolare la fragilità del sistema sanitario che pur in Italia può vantare una efficienza e una completezza di servizio che fai invidia a tanti altri Paesi, tuttavia comunque ha dimostrato tante precarietà. Ma la crisi non è fatta per abbattere, le difficoltà non sono fatte per abbattere ma per essere abbattute, per creare nuove consapevolezze, per avere nuova visione, nuova forza. Quindi, in questa linea parliamo della revisione del sistema sanitario, che più o meno è organizzato così: per le condizioni acute e con richiesta assistenziali importanti ci sono gli ospedali, sono per lo più situazioni di emergenza che richiedono comunque alta intensità di cura; per le condizioni non acute, ma con richieste assistenziali importanti, permangono i ricoveri ospedalieri con degenze brevi, medie, lunghe, a intensità di cura che rimane alta. Poi ci sono tutte le condizioni non acute e che richiedono bassa intensità di cura per le quali esiste l'assistenza domiciliare, ma tra l'ambito ospedaliero e l'ambito di assistenza domiciliare esistono tutte le strutture intermedie.
Faccio un inciso: mi perdoni Assessore, io mi sto rivolgendo a una persona che ha una competenza ben superiore alla mia. Sto esponendo per la completezza dei fatti e per l'inquadramento corretto della questione, benché sappia che per lei sto trattando delle banalità, anche se dalla sua attenzione percepisco un rispetto totale del mio intervento e la ringrazio.
Io vorrei soffermarmi sulle strutture intermedie. Innanzitutto, per capire bene come funzionano queste strutture intermedie è necessario capire le esigenze che stanno alla base delle strutture intermedie. C'è un rapporto recente che io ho letto, elaborato da Deloitte, da cui emerge che i cittadini italiani hanno sempre maggiore necessità di accedere a esami e a visite specialistiche, anche a causa del generale invecchiamento della popolazione e dell'aumento delle malattie croniche. Altro elemento è la spesa sostenuta direttamente dai cittadini per via privata: è in aumento e produce quindi una spaccatura sociale evidente. C'è poi un rapporto di Agenas che invece riferisce un altro dato, un altro ambito: più del 70 percento degli accessi al pronto soccorso riguardano codici bianchi e verdi, tra il 20-25 percento gialli, sotto il 5 percento rossi. Alla luce di questo quadro, ecco che le strutture intermedie prendono un ruolo assolutamente importante. Tra le strutture intermedie si individuano le case della salute e gli ospedali di comunità.
Le case della salute sono poli assistenziali distribuiti sul territorio che fanno da primo livello di azione sanitaria tra il cittadino e l'ospedale ed assistenza post dimissione ospedaliera, svolgendo visite di medicina generale specialistiche, esami di prima diagnosi e di controllo. Grazie a opportune turnazioni sono in grado di svolgere un servizio H24, riducendo gli accessi all'ospedale in percentuale tra il 20 e il 30 percento e diminuendo i ricoveri ospedalieri del 10 percento. Io prendo dai dati di cui dispongo.
In questa ottica, noi già sul nostro territorio abbiamo delle strutture che, se non hanno espressamente questo ruolo, ne hanno comunque la vocazione. Da quello che mi risulta, sono i poliambulatori presenti sul nostro territorio opportunamente già dislocati, che possono rappresentare un primo presidio riconducibile alle case della salute dove, con i dovuti allestimenti impiantistici, quindi intervenendo, ristrutturando - qui emerge l'architetto che c'è in me, non certo il sanitario che non sono - con i dovuti allestimenti impiantistici, di attrezzature, con la necessaria organizzazione del personale sanitario, medici di base, specialisti, infermieri, OSS, e con gli opportuni interventi di carattere strutturale, edilizio, compositivo, riorganizzazione dei volumi, degli spazi, efficientamento energetico anche per contenere e per gestire e razionalizzare i costi di gestione di queste strutture, noi otterremmo un miglioramento immediato dell'efficienza della sanità territoriale, decongestionando automaticamente le affluenze sul polo ospedaliero.
L'altro elemento sono gli ospedali di comunità o alberghi sanitari. Sono strutture di degenza a breve o medio termine, dove è prevista la presenza di personale sanitario e di attrezzature di monitoraggio, ma in regime di bassa intensità di cura. Si tratta quindi di strutture intermedie tra la fase di ricovero ospedaliero ad alta intensità di cura e la fase di assistenza domiciliare o di rientro in attività normale. Rispetto a questo modello potrebbe essere considerata la creazione di canali finanziari a tasso agevolato per la conversione a basso impatto edilizio di strutture alberghiere. Ribadisco: è di nuovo l'architetto che parla in me, cioè il pensare che abbiamo già delle strutture che hanno una predisposizione a un utilizzo versatile che va in questa direzione. Da qui si aprirebbe poi il canale del coinvolgimento del privato.
Le case della salute, insieme agli ospedali di comunità, consentirebbero quindi i seguenti vantaggi rispetto all'attuale organizzazione sanitaria: primo, si intercetterebbe una buona parte dell'afflusso al pronto soccorso ospedaliero e alle strutture di esame; secondo, si andrebbero a decongestionare gli ospedali; terzo, si andrebbe a suddividere meglio i pazienti in funzione del rispettivo livello di intensità di cura, si attuerebbe una sanità distribuita sul territorio e più a portata di casa, con immediati effetti positivi a livello di popolazione.
Alla luce di questa esposizione, alla luce di queste visioni della sanità e alla luce delle opportunità del Recovery Fund, io pongo due quesiti con questa interpellanza. Il Primo, quali sono gli attuali progetti regionali in materia di investimenti sulle strutture di sanità ospedaliera e territoriale da presentare allo Stato, nel caso di un eventuale maggiore coinvolgimento delle Regioni nelle fasi decisionali e attuative del Recovery Fund? Il secondo quesito: quali siano gli intendimenti a breve e a medio termine sulle prospettive di applicazione delle strategie di potenziamento della sanità territoriale in riferimento ai modelli di case della salute e/o ospedali di comunità e in caso con quali criteri e quali tempi?
Presidente - Per la risposta l'assessore Barmasse.
Barmasse (UV) - Intanto mi scuso per il ritardo, Consigliere. La ringrazio anche dei suoi non dico complimenti, ma di avere riconosciuto certe competenze dal punto di vista sanitario, magari anche più di quelle che io ho, comunque la ringrazio, è stato molto gentile.
Per quanto riguarda la prima domanda della sua interpellanza, posso dirle che l'Assessorato e l'azienda USL adempiono puntualmente alle ricognizioni ministeriali volte a individuare gli interventi di investimento ammissibili a finanziamento a vedere su disponibilità finanziarie statali o europee. Allo stato attuale non sono state fornite ulteriori indicazioni da parte degli organi centrali circa gli interventi ammissibili nell'ambito del Recovery Fund e le modalità di utilizzo dei fondi. In ogni caso, il programma operativo per l'emergenza Covid, redatto ai sensi dell'articolo 18 comma 1 del decreto legge 18 del 2020, costituisce senz'altro il documento strategico e programmatorio di riferimento, anche al fine di indirizzare le attività di sviluppo edilizio e infrastrutturale in ambito sanitario. Recentemente il Ministero della salute ha comunicato di aver selezionato tra gli interventi di edilizia sanitaria di adeguamento e miglioramento sismico di strutture ospedaliere da finanziare con Recovery Fund gli interventi per la sicurezza sismica dell'Ospedale Parini, per un importo di circa 8 milioni di euro.
A proposito degli intendimenti a breve e medio termine sulle prospettive di applicazione delle strategie di potenziamento della sanità territoriale in riferimento alle suggestioni presentate nelle premesse, case della salute, strutture a bassa intensità, per quanto riguarda il rafforzamento e il potenziamento dell'offerta di assistenza sanitaria e sociosanitaria territoriale, così come tra l'altro fortemente richiesto dalle prescrizioni dettate dall'articolo 1 del decreto legge 34 del 2020, il cosiddetto decreto Rilancio, e dal già citato programma operativo regionale per l'emergenza Covid e di cui all'articolo 18 comma 1 del decreto legge 18 del 2020, informo che è mia intenzione procedere con una imminente riorganizzazione del sistema nel suo complesso.
Anzitutto rendo noto di aver già avviato, grazie al supporto delle competenti strutture dell'Assessorato, un aggiornamento dei fabbisogni in termini di salute e assistenza nell'ambito dell'intero territorio regionale, poiché ritengo che conoscere le esigenze degli assistiti sia il primo passo per porre in essere una corretta politica programmatoria volta a dare risposte efficaci alle puntuali esigenze. L'aggiornamento dei fabbisogni regionali si rende quanto mai importante e necessario in questo momento storico, nel quale l'emergenza sanitaria ha comportato profondi mutamenti degli scenari assistenziali.
In parallelo, con la collaborazione dell'Azienda USL e con il necessario dialogo e l'auspicata condivisione con gli interlocutori del territorio, intendo portare avanti una politica riorganizzativa dell'offerta in termini di strutture socioassistenziali e sociosanitarie, da un lato per dare pieno adempimento ai LEA, in particolare mi riferisco alle norme di cui al dpcm 12 gennaio 2017 nel territorio regionale, e dall'altro per perseguire una migliore integrazione dei servizi sanitari, sociosanitari, socioassistenziali sociali e garantire una risposta efficace alle esigenze degli assistiti, risposte che non sempre possono essere trovate in modelli meramente basati sulle economie di scale e sul risparmio in termini di costi.
Stante quanto premesso, con riferimento alle case della salute e alle strutture a bassa intensità di cura, voglio evidenziare che, seppure oggi il contesto regionale non offra servizi così come denominati nell'interpellanza, è appunto tuttavia caratterizzato da un'articolata rete di poliambulatori e di consultori, così come lei ovviamente ha già fatto presente, che rappresentano dei punti di prossimità ai cittadini dove i medesimi possono fruire di una serie di importanti servizi sanitari senza doversi obbligatoriamente spostare nel capoluogo regionale. Nell'attuazione della riorganizzazione poc'anzi citata pertanto sarà a ogni modo posta particolare attenzione anche all'offerta dei servizi territoriali a bassa intensità di cura.
Concludendo, preciso che le operazioni sinora svolte anche in risposta alle contingenze del Covid, ad esempio l'area sanitaria temporanea di Variney, l'unità sociosanitaria di Perloz, eccetera, sono comunque state pensate già in un'ottica riorganizzativa più complessiva del sistema sanitario regionale, riorganizzazione che troverà le sue fondamenta nel piano della salute e del benessere sociale, piano sociosanitario, di cui l'Assessorato sta curando l'aggiornamento e che a breve intraprenderà il suo iter formale di condivisione.
Posso aggiungerle che condivido pienamente, nel senso che i poliambulatori sono già di fatto parzialmente delle case della salute, quindi andranno potenziati sotto il punto di vista strumentale, diagnostico e di personale. Recepisco sicuramente i suoi spunti sugli ospedali di comunità, in quanto sarà da valutare bene quali strutture o meno poter utilizzare con tale finalità. Ammetto che non è una cosa facile cercare di riorganizzare, ma questa è la volontà di questo Assessorato e ci stiamo adoperando in tal senso.
Presidente - Per la replica la parola al consigliere segretario Distort.
Distort (LEGA VDA) - Grazie Assessore. Mi conforta questa sua dichiarazione di allineamento rispetto alle suggestioni che sono contenute in questa interpellanza.
Ricordo che la riorganizzazione, l'efficientamento e la rifunzionalizzazione delle strutture esistenti di poliambulatorio comportano anche attività di tipo architettonico-edilizio. Si tratta di pensare non solo in termini di organizzazione delle funzioni ed equipaggiamento degli ambienti, dei locali, ma anche sotto il profilo del ripensamento del contenitore dal punto di vista edilizio, fisico, quindi pensare anche in termini di ampliamento, di adeguamento dal punto di vista proprio della composizione architettonica.
Bisogna osare e andare fino a quei livelli, questo mi permetto di consigliarlo, così come mi permetto di ribadire che, per quanto riguarda il discorso degli ospedali di comunità, noi dobbiamo pensare sinceramente e seriamente alla prospettiva del coinvolgimento di privati, dando gli strumenti affinché i privati intervengano in modo da utilizzare nostre risorse, risorse pubbliche peraltro, ma far sì che i privati possano agire e interagire con un comparto così importante e così oneroso come la sanità.
Ci sono sfide che raggiungono il rango della battaglia e nella battaglia occorre un esercito. Per quanto è di mia competenza io la esorto Assessore a mettere in atto tutte le misure necessarie nell'organizzare l'Assessorato per indirizzare il personale verso la realizzazione delle migliori scelte possibili nel campo della sanità valdostana, forte del suo ruolo di assessore e della sua competenza medica. Si spera, in ogni caso, che la lezione appresa con amarezza attraverso lo tsunami del Covid possa in tempi rapidi convertire quell'esigenza sempre più evidente e sempre più urgente di razionalizzare le spese e le risorse in ambito sanitario, con un loro migliore impiego più vicino alle esigenze dei cittadini, in un mondo che, lo si voglia o meno, probabilmente è cambiato per sempre.