Objet du Conseil n. 1118 du 21 novembre 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 1118/XV - Interpellanza: "Adozione di provvedimenti per garantire il rispetto del deflusso minimo vitale".
Rini (Presidente) - Punto 24 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, la parola al collega Cognetta.
Cognetta (MOUV') - Assessore Borrello, torniamo per l'ennesima volta in quest'aula a parlare della stessa problematica. È stata lasciata un po' lì da un po' di tempo a questa parte, quindi è giusto farle un ulteriore rappel, così vediamo a che punto siamo arrivati.
Tramite un accesso agli atti, ho fatto una breve indagine con i suoi uffici, che gentilmente hanno messo a disposizione, motivo per il quale la ringrazio rispetto questa cosa, e ho valutato le autorizzazioni concesse dal 21 ottobre 2016 al 21 ottobre 2019. Ci sono state 36 nuove concessioni, 3 revoche di concessioni assentite al rilascio di nuova concessione, quindi siamo già a 39, 3 riconoscimenti del diritto di derivazione e rilascio di concessione: totale, 42 nuove concessioni in questo periodo e 16 varianti in aumento. Non sto a dire che questo si aggiunge a tutto quello che c'era già, quindi ormai non abbiamo più limiti rispetto alle concessioni a uso irriguo o soprattutto idroelettrico.
Sono stati fatti anche dei controlli, perché giustamente gli uffici fanno dei controlli. In particolare dal 1° gennaio 2017 al 15 settembre 2019 sono stati effettuati 54 controlli rispetto al deflusso minimo vitale e si evidenzia che nel 64,81 percento dei casi, ovvero in 35 casi, non si rispetta il deflusso minimo vitale. Sono numeri che fanno capire quant'è diffusa la mancanza di rispetto delle normative e delle indicazioni che vengono date in delibera, rispetto alla concessione. In particolare, sono stati trovati 35 impianti che non rispettavano il deflusso minimo vitale: 4 di questi in cui non c'era neanche la prevista asta idrometrica; 5 di questi non presentavano un meccanismo con cui si poteva verificare il rispetto degli obblighi di rilascio dell'acqua; in uno poi, in particolare, c'era un tubo in più nascosto che captava l'acqua in maniera non ufficiale rispetto all'impianto, quindi avevano fatto anche la modifica.
In quattro casi, però - qui mi sembra invece di aprire una parentesi piuttosto importante - cosa è accaduto? Normalmente quando si fanno questi controlli si chiama la società che è soggetta a controllo, nel momento in cui gli operatori sono all'interno del torrente o comunque nei pressi del torrente, e gli si chiede di non toccare l'impianto, perché vengono fatte delle prove all'interno dell'alveo. Quindi si dice: "fermi tutti, non toccate l'impianto, non fate in modo di toccare le chiuse, perché siamo qui che lavoriamo". In quattro casi, dopo questa comunicazione, è avvenuto un fatto increscioso, ovvero che l'impianto è stato aperto e c'è stata un'ondata di piena, come descrivono gli agenti che hanno fatto il controllo, e questo sinceramente è una cosa che io trovo molto pericolosa. Preferisco non aggiungere altro, però il concetto è che se tu stai lavorando c'è qualcuno che cerca in qualche modo di danneggiati fisicamente, la questione diventa piuttosto complicata, secondo me. Quindi, gli hanno fatto ancora poco a fargli solo il verbale, per quanto mi riguarda; fossi stato io lì, penso che li avrei denunciati per tentato omicidio, perché tu non fai una cosa del genere mentre io sto lavorando nell'alveo di un torrente. Ma comunque diciamo che sono stati dei casi sporadici, dove la tecnica, ahimè, ci ha sorpassato e delle chiuse automaticamente si sono aperte! Perché poi avevo letto anche di queste cose.
Detto questo, però, io vorrei capire, visto che ormai c'è il piano di tutela delle acque che è in fase di arrivo, se rispetto per esempio a questo specifico problema, ovvero quello che nel momento in cui si fa una rilevazione succedono casi di questo tipo, lei abbia in mente di dare delle punizioni esemplari, direi io. E lo stesso vale per tutti quelli che magari non mettono le misurazioni, non prevedono lo sblocco o comunque gli accorgimenti necessari per il deflusso minimo, oppure addirittura taroccano l'impianto. Qui c'è di tutto, abbiamo visto! E ho preso a riferimento dal 1° gennaio 2017 al 15 settembre 2019, ripeto, 54 controlli. Non so gli impianti ormai quanti saranno: 300, 350, 400? Non ho più idea dei numeri, però mi sembra che la situazione sia degenerando completamente, quindi attendo da lei qualche risposta.
Presidente - Per la risposta, la parola all'assessore Borrello.
Borrello (SA) - La mia non è retorica: ringrazio il collega, perché avere un aggiornamento rispetto ai procedimenti legati agli esposti normativi è sicuramente opportuno. Io dividerei la risposta in due fasi: una prima rispetto ai procedimenti già fatti e poi bloccati all'interno dell'aula - si ricorderà, ma poi entrerò nel dettaglio - e poi entrerò nella seconda parte, legata a quella azione durante i monitoraggi e i controlli.
Per quanto riguarda il primo aspetto, io ricordo che, con la deliberazione di Giunta regionale n. 1160 del 28 agosto del 2018, era stata presentata all'esame del Consiglio regionale una legge concernente l'argomento in oggetto: disposizioni in materia dei limiti di prelievo e di tutela dei corsi d'acqua. Me lo ricordo abbastanza bene, perché il proponente di questo disegno di legge era il sottoscritto. Ho votato questo disegno di legge nella delibera di Giunta Regionale del 28 agosto 2018 e quindi, se l'ho portata all'attenzione della Giunta, ho una convinzione in tal senso.
Il disegno di legge di cui sopra si proponeva l'obiettivo di raggiungere il giusto contemperamento tra l'interesse pubblico, connesso alla salvaguardia dell'ambiente e alla tutela dei corsi d'acqua regionali, e la produzione dell'energia idroelettrica che è un'energia rinnovabile. Questo disegno di legge in particolare stabiliva i criteri in base ai quali procedere all'erogazione delle sanzioni amministrative, all'adozione di ulteriori atti limitanti l'esercizio della derivazione - quindi, è già la risposta alla sua domanda - le sospensioni, le revoca, eccetera.
Perché era importante allora questo disegno di legge e a maggior ragione lo è ancora di più adesso? Perché si fa riferimento - vado a memoria - all'articolo 17 del regio decreto del 1933, che parla solo dell'avere o non avere il titolo a risarcire, ma non prende in considerazione gli abusi. Il disegno di legge pertanto si configurava quale misura di adeguamento del vetusto quadro normativo, riguardante gli abusi connessi all'esercizio delle derivazioni d'acqua. Il disegno di legge, corredato dei pareri favorevoli del dipartimento legislativo e del dipartimento del bilancio, è stato esaminato dalla III Commissione consiliare nella precedente legislatura e in quella fase si era detto di aspettare il PTA. In ottemperanza all'impegno preso a cavallo delle due legislature, un articolato, che ricalca in gran parte l'impianto normativo del disegno di legge di cui sopra, è stato inserito negli articoli 20 e 21 delle norme tecniche di attuazione del progetto di aggiornamento del piano di tutela delle acque. Quindi, in coerenza con quanto avevo fatto nel proporre la delibera di Giunta regionale, l'ho inserito anche all'interno delle norme di attuazione del piano di tutela delle acque, articoli 20 e 21.
Il 9 luglio la struttura della valutazione ambientale ha avviato il progetto di valutazione strategica per quanto riguarda il PTA, ai sensi della legge regionale del 2009, quindi siamo in attesa del completamento della VAS, per poi arrivare a ragionare in termini tecnici operativi. E adesso arriverà il bello, perché già all'interno del disegno di legge, che era stato scaricato nel 2018, ovviamente ci sono da una parte i rappresentanti delle associazioni ambientali, dall'altra parte i rappresentanti degli operatori e dei piccoli derivatori idroelettrici e sarà poi compito di questo Consiglio tarare queste sanzioni. Ripeto, una vacatio non attiva sulla quale dobbiamo obbligatoriamente intervenire ed è per questo che è stato inserito anche all'interno dell'NTA del PTA, norme tecniche di attuazione del piano di tutela delle acque.
Per quanto concerne - mi sono dovuto informare con gli uffici, perché ovviamente c'è la suddivisione dei ruoli - le operazioni di movimentazione di organi idraulici posti in corrispondenza delle opere di presa, a cui fa riferimento il collega nella sua interpellanza e come ha enunciato oralmente nella sua esposizione, si evidenzia che tale fattispecie può configurare l'ipotesi di reato di impedito controllo. Tale situazione si è verificata nel corso di due controlli effettuati dai tecnici dell'ufficio gestione demanio idrico della Regione, quindi dei nostri collaboratori più stretti, svolti in collaborazione con il personale del corpo forestale. Quanto è accaduto è stato prontamente segnalato agli organi inquirenti della Procura della Repubblica di Aosta. In un caso il rilevatore è stato assolto in primo grado, in quanto il fatto non costituisce reato. Tuttavia la Procura di Aosta ha appellato la sentenza, proponendo ricorso presso il Tribunale di Torino che l'ha accolto, pertanto si è in attesa della sentenza di secondo grado, così come si è in attesa di conoscere gli esiti relativi alla seconda vicenda; quindi abbiamo esposto per i due casi. Poiché quanto evidenziato dal collega rileva ai fini penali e poi entriamo in un campo che non mi appartiene proprio per formazione, l'azione amministrativa riguardante l'eventuale replica della concessione può espletarsi solo al termine dell'azione penale, qualora venga definitivamente accertata la volontarietà del rilevatore a impedire il controllo. Spero di aver dato risposte da una parte e dall'altra rispetto alle istanze che lei ci ha chiesto.
Presidente - Per la replica, la parola al collega Cognetta.
Cognetta (MOUV') - Allora, speriamo che in questa legislatura - è brutto dirlo, perché poi so già che finisce, quando dico queste cose - speriamo che in questa legislatura riusciamo a porre un rimedio legislativo al '33, cioè a quello che ancora fa fede del 1933, rispetto al deflusso minimo vitale. Speriamo di riuscirci e speriamo anche di non dover subire, come nell'esempio della legge che portò lei nella passata legislatura, il fuoco incrociato di chi dice che è troppo poco e di chi dice che è troppo. Però io penso che poi alla fine come Consiglio regionale prenderemo una decisione: potremo essere tutti d'accordo o d'accordo solo la maggioranza, però una decisione verrà presa. Mi conforta il fatto che arriveremo poi a prendere una decisione, non importa quale e non importa neanche se sarò d'accordo o no: l'importante è che venga presa e sia fatto qualcosa, perché adesso siamo nel puro Far West e, in effetti, per questo motivo mi allaccio al secondo passaggio.
C'è un reato penale, lo ha detto lei, giustamente. Attualmente siamo legati al fatto che fino al terzo grado di giudizio non sapremo cosa fare verso chi si comporta in questo modo. E mi sembra un po' assurdo sinceramente. Cioè noi non possiamo assolutamente fare nulla, perché non abbiamo normato nulla neanche verso chi mette in atto delle azioni penalmente perseguibili verso dei lavoratori della nostra amministrazione; verso chiunque, in realtà. Ed è una cosa, scandalosa, secondo me, perché chi compie queste azioni in qualche caso è addirittura un soggetto pubblico.
Mi sembra davvero una cosa che mi dà profondamente fastidio. Qui non parliamo di persone che delinquono perché hanno necessità, qui parliamo di persone che delinquono in qualche modo o che comunque commettono, diciamo così, delle azioni estremamente pericolose verso dei lavoratori, semplicemente perché non vogliono subire un controllo sacrosanto. Fermo restando che la legge è del 1933 e che quando gli si fa un verbale, non lo pagano. È un'assurdità: il verbale che viene fatto non viene pagato perché il fatto, siccome manca il quadro normativo, si riferisce a una situazione per la quale possono non pagare, ma al tempo stesso mettono in atto delle azioni fraudolente e penalmente perseguibili per non farsi controllare. E noi nel frattempo aspettiamo che arrivi la legge. E aspettiamo!