Objet du Conseil n. 924 du 18 septembre 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 924/XV - Interpellanza: "Monitoraggio delle opere poste a protezione di fenomeni di dissesto idrogeologico nel territorio regionale".
Rini (Président) - Point n° 33 de l'ordre du jour. Pour l'illustration, la parole au collègue Luboz.
Luboz (LEGA VDA) - Questa è un'interpellanza che avevamo immaginato di produrre dopo una giornata di studio, di lavoro, un seminario a cui ho partecipato a Torino lo scorso 12 luglio. In un ambiente di montagna qual è la Valle d'Aosta, che ricordiamo ha 3261 chilometri quadrati posti a una quota media di 2100 metri sul livello del mare, poi abbiamo altri dati tratti dall'ISPRA (l'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, è inutile citarli... però è opportuno, a mio giudizio, perché la Valle d'Aosta rientra nella distribuzione percentuale delle aree a pericolosità di frana per un gradiente del 45 percento per alto rischio di frana, per l'82-83 percento per elevata, prima era molto elevata, e fino al 95 percento per rischi medi di territorio in zona franosa.
Capiamo quindi che la Valle d'Aosta ha una densità di 38,33 abitanti a chilometro quadrato, ci sono più di 150 chilometri di strade statali, circa 500 chilometri di strade regionali, oltre 2500 di piste forestali e un numero imprecisato di piste, strade poderali che devono comunque essere messe in sicurezza. Ora, crediamo che porre in assoluta sicurezza un territorio così complesso, delicato e fragile sia francamente impossibile. A volte bisognerebbe avere il coraggio di rivendicare che possano essere presi in considerazione l'imponderabile, l'accidentale e l'ineluttabilità di certi eventi non solo in alta montagna ma anche in determinate condizioni meteorologiche in vari contesti. Ricordiamo, senza per forza tornare agli eventi alluvionali del 2000, i danni, le vittime che ci sono state in diversi incidenti anche non mortali, però alcuni di essi purtroppo sì: a Pondel diversi anni fa sulla strada che porta al villaggio appunto di Aymavilles, a Courmayeur, a Chavonne alcuni anni fa, oppure anche l'anno scorso sulla strada della Valle del Lys con la caduta dei castagni. Come abbiamo detto, è difficilissimo, se non impossibile, la messa in sicurezza del territorio. La tecnologia, il progresso e gli studi avanzati dei sistemi di mitigazione dei rischi ci vengono in soccorso e da almeno 20-25 anni come minimo sono ampiamente diffusi. Tenuto conto del fatto che spesso l'uomo è artefice o concorre in eventi che sono anche definiti come calamità naturali, occorre quindi operare nella previsione della prevenzione e nella mitigazione dei rischi e in questo ci viene in soccorso la legge regionale n. 5 del 2001: quella istitutiva della protezione civile e di tutte quante le operazioni per porre in sicurezza il nostro territorio. Proprio per questa ragione, cioè per applicare la protezione idrogeologica a un territorio a rischio, sono necessarie tutta una serie di messa in opere di strutture varie, che vanno dalle reti paramassi in aderenza al terreno in rete semplice o rinforzata alle barriere verticali rigide o elastiche, o ad altri impianti atti a proteggere le infrastrutture, i luoghi abitati o comunque spazi da rendere sicuri.
Proprio in ragione del fatto che queste opere devono essere monitorate e manutenute, noi in questa interpellanza chiediamo al Governo: "se esista un apposito elenco di quante e quali strutture paramassi o contenenti potenziali smottamenti siano stati collocati sul territorio regionale; se le opere in questione siano regolarmente monitorate al fine di programmare l'opportuna manutenzione; in caso affermativo, quali siano le operazioni che l'Amministrazione regionale intende effettuare; in caso contrario quali sono gli intendimenti e con quali tempistiche l'Amministrazione regionale si propone di provvedere a tali opportune e necessarie operazioni".
Dalle ore 16:52 assume la presidenza il vicepresidente Farcoz.
Farcoz (Président) - Pour la réponse, la parole à l'assesseur Borrello.
Borrello (SA) - Io ringrazio il proponente, in realtà avevamo già avuto modo di confrontarci anche con il collega Distort rispetto a questa tematica ma il parlarne all'interno di quest'Aula sicuramente avvalora le tesi che lei ha portato e che io condivido per quanto riguarda il ragionamento legato alla tipologia di morfologia della nostra bella regione. È una regione di montagna bellissima che deve essere rispettata e vissuta con la consapevolezza che il rischio zero non può esistere e, di conseguenza, bisogna cercare il più possibile di ammortizzare gli impatti anche con la condotta umana. Questa quindi è una cosa che dirò e ripeterò ogni qualvolta ne avrò occasione all'interno di questo Consiglio. Lei l'ha citato rispetto al discorso dell'imponderabilità. Effettivamente è così, molte cose non si possono prevedere, si cerca come Amministrazione pubblica di andare a programmare gli interventi e le attività da svolgere per ridurre al massimo la vulnerabilità del territorio e il rischio derivato per i nostri concittadini.
Detto questo, dal 2007 tutte le barriere in commercio - e faccio una piccola analisi di carattere normativo, poi arriverò a una proposta finale che, secondo me, è di interesse per tutta l'Aula consiliare - devono essere certificate in base alla norma europea. Per quanto riguarda la Regione Valle d'Aosta, dal 2009 tutti i finanziamenti della legge da lei citata, la legge 5 del 2001 in merito alla somma urgenza e/o alla programmazione degli interventi sul territorio, vengono erogati se e solo se le misure vengono realizzate nel rispetto di questa norma. Solo nel 2012, con la pubblicazione delle norme tecniche UNI 11211, che sono la progettazione per le cadute antimassi, si è avuto una normativa di riferimento. Una volta avuta questa normativa di riferimento, la UNI, norma UNI, l'Amministrazione regionale garantisce la qualità delle opere di difesa che vengono finanziate con fondi pubblici se e solo se vengono rispettate le norme UNI del 2012. Le caratteristiche progettuali di molte opere realizzate prima non sono standardizzabili, ovviamente prima del 2007-2009 e prima del 2012 non abbiamo la possibilità di avere la documentazione e abbiamo una sorta di analisi da effettuare per quanto riguarda le opere da difesa delle strade regionali ex strade statali dove le opere di difesa erano state fatte dall'ente statale; di conseguenza, siamo in una fase continuativa di aggiornamento per quanto riguarda le opere fatte da altre Amministrazioni.
Al fine di allestire un programma di manutenzione - perché fino adesso abbiamo parlato di nuova realizzazione, quindi nel caso di nuova realizzazione rispettiamo a tutti gli effetti sennò non diamo neanche il finanziamento ai Comuni - delle opere paramassi, si deve tener conto della situazione appena esposta. Una specifica norma UNI per quanto riguarda la manutenzione delle opere esistenti vedrà la luce prossimamente e la nostra Regione, proprio in virtù della propria peculiarità di regione montana, e ha un'esperienza negli anni in tal senso, fa parte in maniera attiva con i propri tecnici - l'ha vissuto anche lei nell'esperienza del convegno - del Comitato di normazione che sarà operativo spero già nel corso del 2020.
Arriviamo puntualmente alle sue richieste. Per quanto riguarda il primo punto, con riferimento al primo quesito, fin dagli anni Ottanta la Regione si è dotata di un catasto di opere di difesa da inondazioni, frane e valanghe su supporto cartaceo e nel corso degli anni lo stiamo adeguando dal punto di vista informatico. La maggior parte del grande lavoro è stato fatto dalle Amministrazioni comunali perché ovviamente nella predisposizione degli ambiti inedificabili relativi agli articoli 35, 36 e 37, frane, inondazioni e valanghe ha avuto modo di aggiornare le casistiche all'interno dei propri territori comunali. In generale quindi possiamo dire e dichiarare - ma avremo modo nella proposta che farò successivamente... - che il nostro quadro è abbastanza noto per quanto riguarda le opere presenti sul territorio.
Per quanto riguarda il secondo e il terzo quesito, l'Amministrazione regionale, in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria dell'ambiente, del territorio e delle infrastrutture del Politecnico di Torino, si stanno realizzando delle apposite schede per il rilievo delle caratteristiche delle opere di difesa al fine di permettere l'individuazione delle parti da manutenere proprio in virtù che è una fase in aggiornamento, ci stiamo appoggiando al Politecnico di Torino per avere una linea guida predefinita che possa valere in tutte le casistiche.
Dalla scorsa primavera sono stati attivati tutta una serie di sopralluoghi di terreno finalizzati a verificare lo stato di tutte le barriere e delle opere di difesa attive, le reti in aderenza e quant'altro sia sulle strade regionali, sia sui versanti che erano appena state interessate da casi di fenomeni parossistici, utilizzando ovviamente le schede del Politecnico di Torino. Ovviamente possiamo dire - e facciamo ancora un passaggio per quanto riguarda la rete viaria - che la rete viaria regionale è costituita da 44 strade regionali per uno sviluppo complessivo di 500 chilometri ed è caratterizzata da una presenza di 51 gallerie per una lunghezza totale di 11,5 chilometri. Queste gallerie ovviamente sono in prevalenza gallerie artificiali aventi una funzione paramassi o paravalanghe, e anche questo fa parte del catasto delle opere che noi dobbiamo mettere all'interno della documentazione, delle informazioni che lei ci ha richiesto. Ho fatto una carrellata molto veloce ma la proposta che vorrei fare, anche per dare la giusta dignità all'attività svolta continuamente dalle strutture... lo dicevo anche stamattina: somma urgenza, verifica delle opere... io chiederei alla commissione competente se vogliamo organizzarla a livello di commissione consiliare, o a chi ha interesse, di andare a fare visita alla struttura presente in località Amérique, dove c'è tutto un sistema informatico continuativo con un sistema di allertamento per quanto riguarda il territorio valdostano.
Sicuramente c'è molto interesse per capire l'attività continuativa che i nostri tecnici svolgono per garantire in maniera silente, quasi mai "trasportata negli organi di stampa", quell'azione di controllo al fine di garantire il più possibile e di ridurre gli impatti delle azioni naturali, dei fenomeni naturali sul nostro territorio. Chiederei quindi al presidente della commissione oppure in maniera trasversale... secondo me, è molto formativo questo tipo di ragionamento, e in quella sede avremo la possibilità di accedere fisicamente ai dati, ai report che vengono prodotti dalla struttura stessa.
Président - Pour la réplique, la parole au collègue Luboz.
Luboz (LEGA VDA) - Grazie Assessore, anche per lo spunto. Penso che il presidente della commissione competente possa accogliere la sua riflessione, la sua considerazione, perché certamente deve essere un aspetto che non possiamo trascurare. Giustamente lei ha detto che tutte quante le opere sono censite e sono note, ho il dubbio che tutte quante siano monitorate come devono essere, perché l'opera ha sicuramente una sua efficacia nel momento in cui viene realizzata, però poi il tempo trascorre e un'opera può anche risultare dannosa perché magari accumula tutta una serie di detriti e, nel momento in cui si deforma, si rompe, questi detriti possono cadere a valle e quindi può ancora essere peggio che se non ci fosse stata. Comunque la ringrazio Assessore e aspettiamo le considerazioni e le decisioni che prenderà il presidente della commissione.