Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 616 du 17 avril 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 616/XV - Interpellanza: "Predisposizione di un protocollo di collaborazione tra i servizi sociali dell'Amministrazione regionale e le associazioni di volontariato per l'intervento e il sostegno di cittadini in difficoltà".

Rini (Presidente) - Punto 29 all'ordine del giorno. Per illustrazione, la parola al collega Cognetta.

Cognetta (MOUV') - Con questa interpellanza cerco di avere qualche risposta o comunque di fare una sollecitazione all'Assessore, rispetto a ciò che accade ad alcuni cittadini, siano essi nuclei familiari o singoli, che per tutta una serie di motivi a un certo punto della loro vita si trovano in difficoltà. In quale difficoltà? Possono essere normalmente difficoltà economiche che sopraggiungono in situazioni improvvise, quindi ad esempio rispetto alla perdita del lavoro, rispetto a una separazione tra coniugi, rispetto a malattie che impediscono di andare a lavorare. Sappiamo che ci sono degli uffici che ovviamente in questi casi intervengono, cercando di dare sostegno a queste famiglie.

Cosa accade, però? Accade spesso che c'è un lasso di tempo, dal momento in cui si crea il problema all'interno del nucleo familiare al momento in cui diventa operativo l'intervento e l'aiuto che viene messo in campo dagli uffici regionali, in cui il cittadino o la famiglia in qualche modo deve sopperire, nonostante magari non ne abbia le possibilità. È un periodo che può essere più o meno lungo e che dipende non dalla mancanza di volontà da parte degli uffici preposti, ma perché ci sono delle procedure e dei lavori che purtroppo devono essere fatti per verificare alcune situazioni, quindi giustamente c'è bisogno di un certo lasso di tempo. Purtroppo questo non va d'accordo con la situazione di emergenza che si crea.

Normalmente allora intervengono - in alcuni casi, non sempre purtroppo - delle associazioni che si trovano sul territorio e che in modo volontario riempiono questo gap, quindi riescono a rispondere, se vengono ovviamente investite del problema, e in qualche modo sopperiscono in maniera autonoma e anche del tutto volontaria a queste situazioni. Queste associazioni sono di tutti i tipi: ci sono associazioni di volontariato di privati che fanno un mutuo soccorso all'interno di un quartiere, di una zona della città, di un paese; ci sono invece associazioni che sono legate magari alla Chiesa cattolica, piuttosto che ad altre religioni. Non c'è nessuna differenza, sono tutte forme di aiuto non codificate che giustamente esistono e che giustamente devono esistere.

Quello che però io noto, e ho documentazione rispetto a questo, è che, non essendo codificato questo rapporto, è tutto quanto gestito in maniera artigianale, possiamo dire. Ovvero, la famiglia che si trova in difficoltà, se ha la fortuna di entrare in contatto con qualcuna di queste associazioni, allora forse riesce ad avere una risposta nel tempo che passa tra quando c'è il problema e quando invece intervengono le assistenti sociali. Se invece non accade, rimane il problema. Anche sul tipo di risposta che viene dato non c'è nessun tipo di coordinamento, quindi si corre dietro all'emergenza, laddove si riesce, perché a volte non si riesce. Magari ci sono nuclei familiari che di colpo restano senza energia elettrica, poi devono rincorrere sostanzialmente, e questo, secondo me, è una cosa che in qualche modo va risolta.

Io con questa interpellanza cosa sollecito? Una cosa molto semplice: sollecito l'Assessore a creare dei protocolli e a dare visibilità e pubblicità ai protocolli, dove tutte queste associazioni che si propongono, che vogliono farlo - questo penso sia naturale nel discorso - vengano in qualche modo codificate, vengano riconosciute e si crei una sorta di collaborazione, però definita, tra gli assistenti sociali e il servizio preposto correttamente a risolvere il problema e chi invece interviene in prima istanza. Questo per migliorare il servizio da un lato e per creare una vera rete di assistenza dall'altro. Se non creiamo una rete di assistenza, chi si trova in un momento di difficoltà e a volte - a questo punto parlo per esperienza personale - non conosce neanche quali sono le possibilità che ci sono, resta abbastanza disorientato di fronte al problema e al fatto che non si trova una soluzione. Se si può dare visibilità a questo, nell'ambito dei quartieri e dei paesi in cui sappiamo che c'è maggiore difficoltà, o comunque su tutto quanto il territorio regionale, può essere sicuramente l'inizio per la soluzione di un problema che invece, se non si affronta o se non si affronta in maniera codificata, rimane un disservizio, che in realtà non è un disservizio ma, ripeto, è una gestione che è fatta in questo modo. Non credo ci siano grosse possibilità per fare interventi in zero giorni, perché capisco benissimo com'è la situazione della macchina amministrativa, però se si riesce a codificare questo tipo di rapporto e quindi a superare questo spazio che rimane vuoto, è un servizio in più che possiamo dare ai cittadini.

Chiedo all'Assessore se è intenzione di creare questi protocolli e far sì che qualunque associazione che voglia partecipare e codificare, per ciò che gli compete e per ciò che può fare, questo tipo di aiuto, questo venga in qualche modo reso pubblico codificato dall'Assessorato di riferimento per tutto il territorio.

Presidente - Per la risposta, la parola all'assessore Baccega.

Baccega (UV) - Ringrazio il collega Cognetta per l'interpellanza e anche per l'esposizione. È una tematica che abbiamo riscontrato anche quando occupavo il posto dell'assessore Borrello, laddove l'emergenza casa veniva fuori in modo significativo. In realtà, il tema della povertà è uno degli argomenti decisamente più delicati di cui l'Assessorato si è sempre occupato, e anche con i miei predecessori c'è stata e c'è ancora grande attenzione.

Noi abbiamo una serie di servizi che sono delle misure e progetti di contrasto all'emarginazione che avrei piacere di elencare, così il Consiglio ne prende atto: il bando per la gestione del dormitorio della mensa pubblica; gli interventi della legge n. 23 sull'assistenza economica; il prestito sociale d'onore di cui alla legge n. 3; la sperimentazione dell'Emporio solidale Quotidiamo; c'è questa distribuzione dei pacchi alimentari e di implementazione delle misure di contrasto alla povertà; il sostegno per l'inclusione attiva; il reddito di inclusione; il reddito di cittadinanza che si è appena messo a disposizione.

Per molte di queste misure i servizi territoriali e di sportello hanno collaborato fattivamente, sia con gli operatori di tutti i servizi pubblici, per esempi i centri dell'impiego, sia con tutto il terzo settore e con il mondo del volontariato. Le difficoltà delle famiglie, in particolare in questa anni di crisi che in realtà non è ancora conclusa, sono aumentate considerevolmente, sia in termini quantitativi, quindi il numero delle persone a rischio di esclusione sociale, sia qualitativi, quindi problematiche di carattere economico, le separazioni, la perdita del lavoro, che vanno a intersecarsi con quelle relazionali, quindi psicologiche e abitative.

La collaborazione tra soggetti pubblici e privati è fondamentale in questo caso, altrimenti saremmo fortemente in difficoltà per aiutare quelle fasce deboli. Nell'ottobre 2016 la Regione ha approvato un protocollo operativo che sicuramente deve essere migliorato, soprattutto nella direzione della tempestività; questo è un elemento che ho colto dal suo intervento. Una rete già esiste e un protocollo c'è, che va migliorato sicuramente e ci metteremo mano. È un protocollo che è stato sottoscritto da alcuni gruppi firmatari, dal Piano di zona alla San Vincenzo e alla Caritas, ma non sono tutti e ci sono delle associazioni di quartiere che sono operative in questo senso e hanno firmato il protocollo. Probabilmente tutto questo percorso va riorganizzato e rivisto, e su questo mi impegno fin da subito.

Il protocollo prevede questi gruppi di bisogni primari che si sono istituiti anche in altre zone della valle, compresi il quartiere Cogne e il quartiere Dora, con dei sottogruppi di lavoro che si propongono per la promozione e l'attuazione di una rete integrata di interventi e servizi, giustamente. I gruppi di lavoro che abbiamo citato possono concordare come e cosa attivare per sostenere i cittadini in difficoltà. È chiaro che qui l'intervento dei servizi sociali deve essere predisposto ed erogato secondo le normative vigenti, però credo si debba fare uno sforzo per andare nella direzione di essere più solleciti. Per i casi più gravi che non possono aspettare la procedura normale qualcosa si è fatto, dal pagamento della bolletta della luce (altrimenti andrebbero a staccare il contatore), oppure la bolletta del gas, anche lì si è intervenuti tempestivamente. Però forse codificare il tutto diventa la fase maggiore.

Quindi è intenzione dell'Assessorato proseguire nella cura delle relazioni con le associazioni, è intenzione rendere noto e far predisporre un protocollo operativo ulteriore che permetta di ottimizzare i tempi e che vada anche a controllare le attività delle associazioni. Questo è un lavoro che si ha da fare e che preveda modi e tempi, soprattutto nelle fasi più urgenti. Soprattutto cercheremo di incrementare il livello di visibilità e di conoscenza di questi percorsi, per evitare che gli utenti debbano correre di qua e di là da questo punto di vista. Questo lo faremo sicuramente.

Presidente - Per la replica, la parola al collega Cognetta.

Cognetta (MOUV') - Grazie, Assessore. Dicevo che il problema esiste. È un problema che va risolto, perché la tempestività di risposta spesso è fondamentale per evitare poi che i problemi diventino sempre più grandi, soprattutto quando sono casi nei quali i problemi psicologici si sommano in maniera molto forte ai problemi economici che normalmente ci sono. Quindi, siccome giustamente, lei dice, ci possono essere delle mancanze, io la sollecito veramente a fare molto in fretta questa cosa, a dare notizia alle associazioni che ancora non sono nel protocollo affinché si aggiungano, a modificare questo protocollo in maniera tale da dare risposte sempre più precise e coerenti a tutti i cittadini valdostani.

Credo che questa sia una cosa che, al di là delle differenze politiche che ci sono, sia trasversale a tutti i gruppi e a tutti quanti i cittadini che sicuramente sanno di queste situazioni e che sicuramente vogliono trovare una soluzione. Che essa venga in prima battuta da volontari e altre associazioni e poi dagli uffici, o direttamente dagli uffici, non importa. Perché il problema grosso che abbiamo è che spesso noi italiani facciamo difficoltà a chiedere aiuto, mentre magari altri popoli fanno più facilmente questo passaggio, perché tra di loro si aiutano in maniera più diretta. Quindi noi dobbiamo cercare di superare questo problema, anche attivando queste cose qui.