Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 564 du 4 avril 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 564/XV - Interpellanza: "Tempistica e modalità di ridefinizione della disciplina in materia di illuminazione esterna".

Rini (Presidente) - Punto n. 30 all'ordine del giorno.

La parole au Vice-président Distort pour l'illustration.

Distort (LEGA VDA) - So perfettamente che l'interpellanza è estremamente densa: densa di richieste, densa di significato, ma confido anche nel fatto che ritengo che la risposta da parte del Governo avvenga da parte dell'Assessore Chatrian e quindi mi conforta sapere che ci unisce una certa somiglianza professionale che ci permette di capire ulteriormente come valore aggiunto il tema.

So perfettamente di non essere né il primo, né l'unico a portare all'attenzione pubblica il tema dell'inquinamento luminoso, però con l'umiltà e comunque con lo spirito di servizio intendo portarlo in discussione di quest'Aula; discussione sotto il profilo di un'interpellanza, per cui questa sarà la prima puntata di un'iniziativa che spero abbia un seguito significativo per il bene della Valle d'Aosta. L'inquinamento luminoso, così come recita la letteratura, è quella forma di inquinamento della percezione visiva dovuta alla quota dispersa di flusso luminoso emessa dagli apparecchi di un determinato impianto di illuminazione che non raggiunge - o addirittura per lo più oltrepassa - il compito visivo a cui l'impianto è funzionalmente dedicato.

Chiaramente qui si apre tutto il discorso, l'ambito estremamente complicato dell'illuminotecnica e noi sappiamo che lei, Assessore, architetto Chatrian, sa perfettamente quanto la fisica tecnica sia impegnativa e, soprattutto nell'ambito della fisica tecnica, ci siano due temi estremamente difficili da gestire dal punto di vista progettuale: l'acustica e l'illuminotecnica. Sono estremamente difficili perché condizionati da tante variabili, quindi so perfettamente che il tema è delicato, ma ciò non toglie il fatto che a una buona battaglia bisogna combattere con coraggio e andare avanti fino in fondo.

Noi sappiamo che comunque la normativa esiste. Partiamo dalla norma UNI 10819, preceduta dalla 10439; c'è una legge regionale n. 17 del 1998 e - immagino - anche successivamente provvedimenti legislativi o comunque approfondimenti normativi. Vedo che lei mi suggerisce "pochi"; è esattamente questo lo spirito, e mi conforta, perché sto percependo un allineamento, che a me interessa nel bene della Valle d'Aosta.

Il discorso è questo: noi ci troviamo in un territorio fortemente illuminato, sia in quantità, sia in qualità. Adesso parliamo della Valle d'Aosta con la propria realtà, ma comunque ci collochiamo in un territorio - quello italiano - che ha comunque una tendenza ad iper-illuminare o perlomeno mal illuminare. Teniamo conto che, dagli studi, l'Italia e la Corea del Sud sono i Paesi più illuminati o, meglio, i peggio illuminati. Perché? Perché questa presenza di un'eccessiva illuminazione o comunque di un'illuminazione scorretta genera una diffusione, una dispersione del fenomeno luminoso.

Con questa interpellanza io ritengo di chiedere al Governo indicazioni in merito ai punti di partenza, assolutamente non risposte al riguardo; mi basta sapere la natura, lo spirito di un punto di partenza per andare a disciplinare un tema che, a mio avviso, ha assolutamente bisogno di essere disciplinato. Con questo mio intervento voglio rassicurare tutta quell'opinione pubblica che potrebbe subire l'equivoco che io mi proponga come portavoce di una riduzione dell'illuminazione sul territorio intesa come copertura di illuminazione sul territorio stesso. Non voglio minimamente entrare in questo merito. Si sono fatti nel passato investimenti estremamente importanti sull'illuminazione e con la mia interpellanza non intendo spegnere nessun lampione, né con la mia attività presente e futura all'interno di quest'Aula. Assolutamente voglio rassicurare, però voglio che si possa disciplinare un'attività progettuale nei nuovi interventi di illuminazione con delle iniziative a carico degli enti preposti per rivedere, ristrutturare, rifunzionalizzare i sistemi di illuminazione esistenti.

Rendiamoci conto - non è una novità, riporto semplicemente informazioni raccolte - che l'illuminazione notturna incide su tutto quello che è l'ecosistema, non solo dal punto di vista di un ambientalismo faunistico o comunque legato all'attività ambientale fine a sé stessa, ma sotto tutti i punti di vista, anche l'attività antropica, paradossalmente anche l'attività di ruolo di sicurezza sociale e sicurezza alla guida. Paradossalmente degli studi dimostrano che l'iper-illuminazione dei nastri stradali non corrisponde ad un aumento delle condizioni di sicurezza alla guida, tutt'altro. L'iper-illuminazione è sempre un fenomeno che crea delle difficoltà, perché si inseriscono elementi di abbagliamento, cambi bruschi, zone e campi illuminati rispetto a campi in ombra laddove questo cambio repentino ed accentuato tra luce ed ombra genera addirittura una diminuzione della capacità percettiva. Non voglio fare del terrorismo, assolutamente, però è oggetto scientifico che l'illuminazione esterna genera influenze anche sull'organismo umano: il campo - non sto ad aprirlo, lo accenno soltanto - delle interferenze elettromagnetiche che sono in funzione delle potenzialità degli impianti, ma anche dal punto di vista della risposta biologica dell'organismo umano nei confronti dell'equilibrio tra periodi di luce e periodi di buio... Addirittura ci sono studi che approfondiscono e hanno fatto emergere un collegamento tra patologie come il diabete o le attività tumorali legate anche a una cattiva incidenza del fenomeno di illuminazione. Si tratta di andare a rivedere questo grande organum, questa grande materia assolutamente impegnativa con una disciplina, in modo tale che la definizione delle caratteristiche tecniche dei corpi illuminanti, delle schermature vadano ad illuminare esattamente quello che si vuole illuminare e, soprattutto, che le intensità luminose sul territorio siano gestite in modo corretto.

Io dico: un conto è nel momento in cui io illumino una parte di spazio urbano per evitare di mettere i piedi in un buco o di mantenere una direzione e capire dove mi sto muovendo; un conto è se io nelle vicinanze di un corpo illuminante posso mettermi a leggere giornali in piena notte. Qual è lo scopo dell'illuminazione esterna? Non è arrivare a questi elementi. Gli elementi dell'interpellanza sono riportati. Io chiedo: quanti sono i corpi illuminanti (ma non per un vezzo, semplicemente per capire l'entità dei consumi energetici a livello regionale); quali sono gli intendimenti del Governo sotto questo profilo di definire una normativa e, qualora ci siano intendimenti, se ci sono dei tempi che possono essere accennati in quest'Aula.

Présidente - La parole à l'Assesseur Chatrian pour la réponse.

Chatrian (AV) - Collega Distort, grazie per aver voluto presentare questa iniziativa, ci dà la possibilità di aggiornare e soprattutto di fare una fotografia dello stato dell'arte, soprattutto di cosa hanno fatto i Comuni, perché la competenza è molto più comunale che non regionale, e oltretutto lei la conosce bene in quanto professionista. Il tema è molto ampio, molto interessante. Non è che in pochi minuti possiamo declinare e sviscerare, ma indubbiamente si può vedere cosa si è fatto e cosa si potrebbe probabilmente eventualmente mettere in campo.

La questione dell'inquinamento luminoso: come diceva bene anche lei prima, l'eccessiva diffusione dell'illuminazione pubblica notturna potrebbe comportare ricadute negative sul consumo energetico e provocare disturbi sul comportamento animale, o addirittura sulla salute umana, pur ammettendo l'indubbia utilità del servizio fornito dall'illuminazione pubblica in termini di fruibilità delle strade e sicurezza notturna. Dobbiamo quindi contemperare da una parte le esigenze e dall'altra quali sono le potenziali criticità o disturbi. Per chi ci ascolta stiamo parlando di illuminazione pubblica sulle strade.

Il collega prima ha comunque voluto approfondire e ampliare il raggio di intervento: si tratta di un tipo di inquinamento sovente poco conosciuto e probabilmente poco percepito dall'opinione pubblica, tranne che magari per i tecnici, per i professionisti, per chi invece ha una conoscenza diversa, salvo qualche iniziativa tipo "M'illumino di meno" eventualmente attraverso iniziative che il pubblico mette in campo. È un tipo di inquinamento tipico delle zone fortemente antropizzate, dove si ritiene in genere necessario rafforzare la visibilità notturna per garantire la sicurezza della circolazione o ai fini di prevenire crimini.

La Valle d'Aosta, assieme alla Sardegna, al Trentino e alla Calabria, è una delle regioni italiane a minore inquinamento luminoso - questo penso sia un buon dato, collega - e non ci risulta che queste regioni possiedano normative aggiornate sull'argomento, ma poco ci interessa, fare un po' di chiarezza è sempre importante.

Rispetto al primo punto, faccio presente che la gestione dell'illuminazione pubblica - come le dicevo in premessa - è per lo più di competenza comunale, pertanto non abbiamo un registro regionale e nemmeno un censimento dei punti luce dal punto di vista regionale. I dati del consumo di energia: penso sia forse questo il passaggio più importante che raccoglie lo stimolo che lei oggi ci dà e che ci aiuterà probabilmente a valutare se e come mettere in campo una modifica o una nuova legge che vada a sostenere, ad aiutare, a creare le condizioni a tutti quei Comuni che attualmente non hanno fatto ancora certe scelte. Vado al dato fondamentale, che non ci fa chiarezza ma che ci dice a che punto siamo. I dati del consumo di energia per l'illuminazione pubblica forniti da Terna - che sono aggiornati e aggregati - indicano una consistente riduzione robusta negli ultimi anni dei consumi annui: siamo infatti passati dai 31.1 gigawattora del 2006 a 24.3 gigawattora del 2017. Non abbiamo ancora il dato aggiornato 2018, ma dal trend che abbiamo sarà sicuramente inferiore. Questo è il punto di caduta principale che oggi, grazie al collega, possiamo mettere in evidenza. Questa diminuzione dei consumi, in parte dovuta all'adozione di tecnologie quali le luci a led, meno energivore delle precedenti, dimostra comunque che non c'è stata un'esagerata diffusione o moltiplicazione dei punti luce sul territorio regionale.

Per quanto riguarda la seconda domanda, faccio presente che la progettazione degli impianti di illuminazione pubblica è regolata dalle recenti norme (la UNI 11248 e la UNI 13201) che considerano, oltre gli aspetti puramente illuminotecnici, anche quelli relativi al contenimento dei consumi energetici dell'inquinamento luminoso (sia il primo che il secondo elemento). La nostra legge che citavo in premessa, la n. 17 del 1998, all'epoca della sua approvazione era all'avanguardia nelle regolamentazioni dell'inquinamento luminoso, perché era una delle prime ad approvare una norma specifica in assenza di norme tecniche di riferimento, e indica, soprattutto all'articolo 2, i requisiti da adottare nelle more dell'emanazione delle norme tecniche. Queste norme sono poi state emesse rendendo di fatto superata la norma regionale. Oggi, dal punto di vista legislativo, le norme tecniche UNI e CEI hanno superato, a livello di sostanza, la norma del 1998. Come detto nelle premesse, la ridotta presenza di aree urbane intensamente popolate abbinata alla sensibilità, all'attenzione delle Amministrazioni comunali e alla presenza di una puntuale norma tecnica fanno sì che il nostro territorio sia sostanzialmente poco esposto all'inquinamento luminoso. Questi sono i dati che abbiamo a disposizione dal punto di vista generale, perché non abbiamo un registro regionale puntuale, dato che, come dicevo, più del 90 percento è di competenza dei nostri Comuni. La stessa evoluzione tecnologica, oltre alla necessità di ridurre i costi, orienta gli enti responsabili dell'illuminazione pubblica verso le tecnologie a basso consumo, quali appunto i led con corpi illuminanti più sottili e piatti di quelli tradizionali che consentono di inserirsi interamente nella coppa superiore del lampione, riducendo di conseguenza - rispetto alle precedenti lampade - l'emissione di luce verso l'alto.

Termino. Cosa intende fare il Governo, l'Assessorato? Visti e considerati i dati che ci sono stati forniti da Terna, visto e considerato che insieme ad altre due siamo tra le regioni in questo momento meno esposte per diversi motivi: per la parte poco antropizzata, per la parte montagnosa, per la parte legata ai piccoli centri, si "potrebbe" - ma è da valutare con la legna che abbiamo all'interno del Dipartimento e quindi facciamo il fuoco con la legna che abbiamo - eventualmente valutare se c'è la possibilità di normare proponendo una nuova legge che vada ad aiutare, a spronare, a creare quelle condizioni ai Comuni che non hanno ancora messo in campo né modifiche, né hanno rivisto, né hanno cercato di abbattere il modo di illuminare, soprattutto nelle zone pubbliche, per poter abbassare ulteriormente il carico.

Penso che lo stimolo del collega sia uno stimolo importante. Si può eventualmente valutare. Indubbiamente bisogna poi avere anche la capacità di natura economico-finanziaria - lo dicevo prima al collega Testolin - per poter sostenere il tutto anche finanziariamente, se a monte c'è una strategia, un obiettivo che vogliamo raggiungere per abbassare ulteriormente questi dati che comunque ad oggi sono positivi. Ho cercato di rispondere nel merito ai quesiti del collega. Principalmente la chiusura del cerchio ad oggi è che siamo poco esposti, anzi molto bassi; siamo tra le migliori regioni in Italia. Se poi c'è eventualmente spazio, anche con il CELVA e con chi è interessato di questo Consiglio, per creare in maniera innovativa una nuova legge che vada in quella direzione - poiché, ribadisco il concetto, la competenza è più comunale che regionale, ma poco importa, è all'interno del perimetro -, penso che sia una bella idea e anche una bella sfida.

Présidente - La parole au collègue Distort pour la réplique.

Distort (LEGA VDA) - Assessore, è chiaro che la formula condizionale che lei ha adottato da un lato mi conforta perché non è una porta chiusa, sarebbe stata peggio la formula negativa, però io vorrei - questo lo prenda come tifo - che si passasse dal condizionale all'indicativo. Mi permetto di dare un suggerimento: anche soltanto l'approfondimento tecnico e scientifico potrebbe essere una strada da percorrere. Non è necessario passare allo smantellamento delle strutture e delle opere esistenti con nuove opere riprogettate. Si tratta anche soltanto di andare ad approfondire dal punto di visto tecnico in che modo si possa agire a monte delle reti. Potrebbe essere già questo un discorso. Non vado oltre, perché le mie competenze, per quanto in qualche modo sfiorino il settore, non arrivano a quei livelli.

Ribadisco comunque che il fatto di confrontarci e considerarci tra le regioni più virtuose rispetto al territorio italiano, là dove il problema dell'eccessiva e della cattiva illuminazione è prioritaria a livello mondiale, non è una soddisfazione, e neanche una consolazione, glielo dico sinceramente. Questo non vuol dire minimamente aprire le colpe a nessuno, ma vuol dire semplicemente avere quello sprone morale che penso di poter condividere anche con lei personalmente nel dire: "Bisogna fare di più, bisogna credere fino in fondo", perché abbiamo un territorio che ha un valore dal punto di vista paesaggistico e dal punto di vista dei beni culturali e va enfatizzato, anche in fase notturna. Anzi, è il momento in cui noi, attraverso l'illuminazione notturna, addirittura possiamo persino andare a gestire una regia di valorizzazione della bellezza del nostro territorio, perché andiamo a nascondere alla vista, grazie alla situazione notturna, quegli scempi o comunque quelle brutture che sono state un po' le eredità che noi progettisti ci portiamo come peccato originale negli ultimi decenni di progettazione e di costruzione, insieme comunque anche a bellezze, perché sennò mortificheremmo la categoria dei progettisti. È estremamente importante: se ami, difendi. Questo è lo spirito che mi aspetto da tutta quest'Aula e dal Governo. Amare a tal punto il territorio da dire: spendiamo tutte le energie necessarie, ma prima ancora di quelle economico-finanziarie quelle intellettuali, quelle morali, quelle di un impegno, quelle scientifiche, quelle di conoscenza. Questo lo prenda come mio augurio, come tifo e nel frattempo io rimango in osservazione del tema.

Presidente - Colleghi, vista l'ora sospendiamo i lavori, che riprenderanno alle ore 15:30.

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La seduta termina alle ore 12:51.