Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 23 du 11 juillet 2018 - Resoconto

OGGETTO N. 23/XV - Interpellanza: "Modalità organizzative dell'insegnamento bi-plurilingue per l'anno scolastico 2018/19".

Fosson (Presidente) - Punto 9 all'ordine del giorno, per l'illustrazione la parola alla consigliera Minelli.

Minelli (IC) - L'oggetto dell'interpellanza che ho presentata oggi insieme alla collega Pulz ha per tema un argomento che ci è molto caro: l'insegnamento bi-plurilingue in questa regione, che meriterà, io credo, in quest'aula nel corso dei prossimi mesi momenti di attenzione particolare.

Come tutti sapete, nell'agosto del 2016 la Regione Valle d'Aosta ha approvato la legge n. 18 che aveva l'obiettivo di armonizzare i principi della legge nazionale (la legge della "Buona scuola") con le specificità della Valle d'Aosta e dell'ordinamento scolastico regionale. Tra le tante disposizioni contenute in questa legge ci sono quelle meglio conosciute come nuovi adattamenti o adaptations che hanno dato avvio alla sperimentazione durata due anni e conclusa dalle scuole nei giorni scorsi, che ha coinvolto tutto il sistema scolastico valdostano e che ha creato le situazioni problematiche di cui tutti abbiamo avuto notizia attraverso gli interventi delle scuole, attraverso ciò che è stato riportato anche sugli organi di stampa. Difficoltà riscontrate soprattutto nella scuola primaria - e, in particolare, laddove esistono le pluriclassi - e, per quello che riguarda la scuola secondaria di primo e di secondo grado, attraverso l'uso della metodologia CLIL, una metodologia che prima che da noi è stata sperimentata in altre realtà e che ha ottenuto valutazioni negative. Mi riferisco soprattutto agli studi portati avanti nella provincia di Trento, che hanno fatto scegliere in quel contesto di soprassedere proprio riguardo a questo metodo. Ancor prima dell'avvio della sperimentazione e poi nel corso di questi due anni, dal 2016 al 2018, i docenti valdostani sono stati più volte sollecitati a fornire le loro valutazioni in merito all'efficacia della sperimentazione; sono state proprio richieste delle indicazioni precise, i gruppi di docenti si sono riuniti più volte e hanno comunicato all'Amministrazione quelle che erano a parere loro le varie criticità. Di tutto questo, a nostro avviso, si è tenuto scarsamente conto. Nelle settimane scorse varie scuole hanno formulato le osservazioni finali relative alla sperimentazione che non erano state formalmente richieste dalla Soprintendenza, come secondo noi sarebbe invece stato auspicabile in una progettazione di percorsi sperimentali che deve essere condotta sempre attraverso criteri scientifici e che deve essere pienamente monitorata.

Noi siamo convinti che nel corso di questa sperimentazione sia mancata la scientificità dei criteri con cui bisognava seguire tutto il processo e sottolineiamo anche che questa mancanza di scientificità e di monitoraggio è un male cronico della scuola valdostana. È praticamente dalla chiusura dell'IRRE, dell'ex IRRSAE, che non c'è, secondo noi, un atteggiamento davvero di attenzione che definisco scientifica a tutto ciò che avviene nella scuola valdostana. Nel gennaio di quest'anno l'Assessore all'istruzione e cultura ha riformulato gli aspetti organizzativi e metodologici delle cosiddette adaptations, demandando però le decisioni in merito alle varie istituzioni, vanificando, a nostro avviso, il senso della sperimentazione stessa e, come tutti sappiamo, facendo anche una clamorosa marcia indietro che ammette implicitamente il fallimento delle adaptations stesse. Attualmente, a scuole chiuse, nulla è stato comunicato alle varie istituzioni riguardo a ciò che sarà previsto per il prossimo anno scolastico. Sono stata personalmente a scuola fino al 25 giugno, il giorno prima dell'insediamento del Consiglio e nessuna disposizione ufficiale era arrivata riguardo a ciò che accadrà nel prossimo anno scolastico. Questo è un problema che investe sicuramente i dirigenti scolastici, i docenti, ma anche le famiglie che, a nostro avviso, hanno bisogno di essere informate di quella che sarà la scuola dei loro figli a partire da settembre.

Ho detto in apertura che il tema di quello che dovrà essere il futuro della scuola valdostana, anche per quanto riguarda l'applicazione del bi e del plurilinguismo, dovrà essere oggetto sicuramente di discussioni e di approfondimenti, nella fattispecie in questo momento noi chiediamo quali siano quindi le modalità con cui si intende operare riguardo all'organizzazione per l'insegnamento bi-plurilingue nell'anno 2018/19 e se sia intenzione dell'Amministrazione istituire un tavolo di lavoro che garantisca, in rappresentanza delle istituzioni, i docenti che, avendo sperimentato effettivamente in questi due anni gli adattamenti, più di altri sono in grado di fornire indicazioni per la stesura di un progetto valido ed efficace che valorizzi sicuramente la particolarità bilingue della regione e l'apertura al plurilinguismo come ci chiede l'Unione europea. Sono già stati istituiti tavoli in passato a cui hanno partecipato degli esperti, sono quasi sempre stati degli esperti linguisti; noi riteniamo che sia stato carente l'aspetto della didattica. Sottolineo solo e non mi dilungo oltre, perché sono consapevole del fatto che su questo argomento potremmo davvero stare a parlare molto, però, avendo sperimentato in prima persona le adaptations in questi due anni e avendoci lavorato in maniera molto seria, mi sono resa conto che esiste un problema molto grande per quello che riguarda l'inclusività. Siamo in un'epoca in cui bisogna pensare che, a differenza del passato, la scuola deve garantire il diritto allo studio, il pieno diritto allo studio di tutti i suoi alunni, i suoi studenti. Così come era stato concepito il modello, così come abbiamo dovuto applicarlo con l'insegnamento in lingua francese o in lingua inglese di molte discipline non linguistiche, il principio dell'inclusività è venuto sicuramente meno. Così come nella mia scuola - ma non parlo certo solo per me, perché in questi mesi ci siamo confrontati con moltissimi docenti - è venuto meno anche il livello di apprendimento e di conoscenza della lingua, quindi a nostro avviso tutto il sistema che riguarda questa parte dell'insegnamento dovrà essere rivisto e confidiamo davvero che ci vengano date risposte in merito a quello che accadrà nell'immediato, ma poi che tutto il Consiglio, non solo l'Assessorato, sia impegnato nella definizione del futuro della scuola.

Presidente - La parola all'assessore Sammaritani.

Sammaritani (LEGA VDA) - Ringrazio naturalmente le colleghe Minelli e Pulz di Impegno Civico per aver sollecitato l'attenzione di quest'aula su un tema che ha animato il dibattito sia all'interno che, anche molto, all'esterno del Consiglio regionale negli scorsi mesi e sul quale ora è mio compito fornire delle risposte al mondo scolastico valdostano.

Voglio rammentare in primo luogo che le adaptations hanno esaurito la loro fase di sperimentazione con l'anno scolastico appena terminato e si rende pertanto necessario dare indicazioni alle istituzioni scolastiche per la programmazione delle attività didattiche bi-plurilingue del prossimo anno scolastico.

In risposta alla prima delle due domande poste dalle interpellanti ritengo di poter condividere i primi suggerimenti che mi provengono dalla commissione di lavoro nominata dalla Giunta regionale alla fine del mese di marzo dello scorso anno e che di seguito vado a illustrare, seppur in modo sommario e riassuntivo. Diciamo che è una sorta di sinossi di questo grosso lavoro che è stato fatto, in effetti. Questa commissione era stata incaricata di formulare delle proposte di rimodulazione degli adattamenti, anche sulla base delle indicazioni fornite dal comitato tecnico nominato dalla Giunta regionale il 5 dicembre 2017 nel rapporto conclusivo illustrato al consiglio scolastico regionale il 6 marzo 2018 e sulla base delle osservazioni emerse dai documenti elaborati dai collegi docenti delle istituzioni scolastiche della Regione nel periodo dicembre 2017 - marzo 2018. Come rilevato dal comitato tecnico nel suo rapporto, l'anno scolastico 2018/19 sarà inevitabilmente un anno di transizione e dovrà essere caratterizzato da tre processi chiave che sono stati delineati, enucleati sotto queste definizioni: un primo principio è quello della condivisione, il secondo è quello della gradualità e il terzo è quello della fattibilità, in un'ottica di continuità con le esperienze pregresse e di garanzia di diritto allo studio, secondo principi di equità e di pari opportunità che l'interpellante prima rammentava.

Per quanto concerne la condivisione del progetto di politica linguistica che gli adattamenti sottendono, l'Amministrazione regionale nel medio periodo si farà carico innanzitutto di un piano d'informazione che permetta di sgomberare il campo da equivoci, malintesi, interpretazioni errate di quanto proposto dagli adattamenti in modo da costruire collettivamente un lessico e una terminologia comuni.

In secondo luogo l'Amministrazione predisporrà un piano di formazione specifico negoziato con gli interessati che permetta di rispondere ai bisogni da loro giudicati urgenti, ma anche di prevedere quelli che potranno insorgere nel medio e nel lungo termine.

Terzo punto sono le misure di accompagnamento fornite dall'Amministrazione regionale volte a garantire la continuità e la messa in coerenza del curricolo nei vari gradi di scuola, iniziative e modalità di raccolta e condivisione di esperienze positive, di buone prassi e di materiali didattici, attività di ricerca e azioni per sperimentare e adattare o individuare sul campo metodologie più idonee. In quest'ottica le istituzioni scolastiche procederanno alla programmazione dell'offerta formativa di potenziamento del bi-plurilinguismo, singolarmente o costituendo anche reti di scuole. La suddetta programmazione si fonderà quindi sull'autonomia didattica e organizzativa garantita dalla legge regionale n. 19/2000 e sarà caratterizzata da gradualità nell'applicazione del modello bi-plurilingue. Sul piano didattico tale gradualità potrà essere declinata attraverso una generalizzazione della didattica per competenza e di una didattica laboratoriale che crei ambienti favorevoli per un apprendimento attivo e collaborativo da parte degli alunni e per lo sviluppo di una didattica inclusiva, una progressione nell'implementazione del modello dei percorsi didattici, da singoli elementi di unità di apprendimento a unità di apprendimento curricolari, una generalizzazione dell'approccio interdisciplinare. Infine, la pianificazione dell'offerta formativa sarà caratterizzata dalla fattibilità che si tradurrà in un utilizzo ottimale delle risorse presenti nell'istituzione scolastica, una scelta ragionata e motivata delle metodologie didattiche, una progettazione per aree e assi culturali e per discipline e insegnamenti complementari, un'analisi delle competenze linguistiche degli studenti per quanto riguarda l'italiano, il francese e le lingue straniere attraverso specifici strumenti di osservazione e valutazione (référentiels, rubriche per le competenze, griglie di osservazione, risultati nelle prove linguistiche sia regionali che nazionali). Per il prossimo anno scolastico i dirigenti scolastici avranno cura di coordinare le diverse attività svolte nell'istituzione scolastica inerenti alla sperimentazione di percorsi di educazione bi-plurilingue, tenendo conto dell'evoluzione del contesto normativo e organizzativo della scuola valdostana e, nello specifico, per quanto riguarda l'insegnamento della lingua francese, negli articoli dal 38 al 40-bis dello Statuto regionale e della legge regionale n. 18/2016. In particolare rimarrà fermo per la scuola dell'infanzia e primaria l'utilizzo paritario della lingua italiana e francese in tutti i campi di esperienza e in tutte le discipline, come previsto rispettivamente nel 1983 e nel 1988. Per quanto concerne la scuola secondaria di primo grado troverà applicazione l'articolo 11 della legge regionale n. 18/2016, relativo alle modalità di costituzione delle cattedre che per la lingua francese prevede, oltre alle ore di lingua, due ore settimanali di compresenza obbligatoria per classe con docenti di discipline non linguistiche da svolgersi in lingua francese. Si rammenta che le istituzioni scolastiche, sulla base delle loro esperienze pregresse, della loro tradizione pedagogico-didattica e dell'autonoma capacità progettuale, potranno programmare ulteriori attività bilingui, anche alla luce di quanto sperimentato dal '94 ad oggi.

Ai sensi della legge regionale n. 50/96 nella scuola secondaria di secondo grado, in un'ottica di continuità con quanto svolto nel segmento precedente e basandosi sulle attività di sperimentazione finora condotte, le istituzioni pianificheranno attività bilingui coerenti con l'indirizzo di studio e frutto dell'autonoma capacità progettuale degli organi collegiali delle singole istituzioni. Per quanto attiene invece l'insegnamento della lingua inglese alla scuola dell'infanzia, sulla base della prassi consolidata, essa sarà lingua di scoperta e non di apprendimento mirato, con particolare attenzione alla qualità dei modelli linguistici di riferimento proposti agli alunni. Per la scuola primaria rimangono ferme le due ore settimanali d'insegnamento della lingua inglese e, in un'ottica di continuità con quanto svolto nell'ultimo biennio, le istituzioni potranno pianificare un'attività in lingua nelle varie discipline non linguistiche, frutto dell'autonoma capacità progettuale degli organi collegiali delle singole istituzioni. Nella scuola secondaria di primo grado, come precisato all'articolo 11 della legge regionale n. 18 già citata, le cattedre di lingua inglese sono costituite da quindici ore con completamento dell'orario d'obbligo anche in attività di supporto all'insegnamento di lingua inglese in discipline non linguistiche. In un'ottica di continuità con quanto svolto nella scuola primaria nell'ultimo biennio, le istituzioni potranno chiaramente pianificare attività in lingua nelle varie discipline non linguistiche, frutto dell'autonoma capacità progettuale degli organi collegiali sempre delle singole istituzioni.

Per quanto riguarda l'insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado delle discipline non linguistiche veicolate in lingua straniera si fa riferimento a quanto riportato nei regolamenti degli istituti tecnici e dei licei del 15 marzo 2010. Si tratta di due DPR: n. 88/2010 e n. 89/2010. In particolare per quanto concerne i licei si richiama l'attenzione sul punto 7 del dispositivo della deliberazione della Giunta regionale n. 519/2010, la quale stabilisce che quanto previsto dal DPR n. 89/2010, in ordine all'insegnamento della lingua straniera di una disciplina non linguistica compresa nell'area dell'insegnamento obbligatorio per tutti gli studenti di diversi indirizzi, si realizzi nella nostra regione mediante l'insegnamento in lingua francese della storia.

Auspicando che in ogni realtà scolastica si possa avviare una riflessione proficua sulla programmazione delle attività bi-plurilingue, si precisa che in un'ottica di rendicontazione sociale la stessa dovrà trovare idonea collocazione all'interno del Piano dell'offerta formativa 2018/19. Infatti rientrano nella condivisione, nella gradualità e nella fattibilità anche le modalità di rendicontazione rispetto alle azioni progettuali messe in atto e le modalità di valutazione dei risultati di apprendimento. È sulla base di dati concreti che l'insieme della comunità educativa può mettere in evidenza difficoltà e successi, bisogni da soddisfare e già soddisfatti. La valutazione non dovrebbe essere quindi considerata come una misura di controllo dall'alto, ma dovrebbe diventare - come sempre dovrebbe essere a scuola- un modo naturale e permanente di valutare l'efficacia dell'azione dell'intero sistema.

In risposta alla seconda delle due domande poste dall'interpellante, segnalo quanto segue: è sicuramente mia intenzione riconfermare la commissione di lavoro nominata dalla Giunta regionale nel marzo scorso, affinché si possa costituire quel tavolo di lavoro, auspicato dagli interpellanti, chiamato a supportare le istituzioni scolastiche nelle attività di progettazione delle attività bi-plurilingue per il prossimo anno scolastico e a operare in stretto raccordo con le istituzioni stesse nell'attività di progettazione. Dal punto di vista operativo e temporale, le considerazioni che precedono saranno oggetto di una circolare alle istituzioni scolastiche, che invierò prima dell'inizio del prossimo anno scolastico affinché sia chiaro alle stesse il contesto normativo, organizzativo, pedagogico all'interno del quale operare.

Trovo infine doveroso far presente che le considerazioni sopra esposte sono già state rappresentate dall'ex assessore Rini sia alle organizzazioni sindacali scolastiche sia al consiglio scolastico regionale nel mese di maggio scorso.

Presidente - Per la replica la parola alla consigliera Minelli.

Minelli (IC) -Grazie, Assessore Sammaritani. Prendo atto del fatto che l'Assessore ci dica che il prossimo anno sarà un anno di transizione e, in particolare, apprezzo il fatto che le linee guida che dovranno essere tenute in considerazione si fondino su questi tre principi: la condivisione, la gradualità e la fattibilità. Condivisione che - a nostro avviso, come ho già detto - in passato non è stata sufficiente e che deve assolutamente essere implementata. Dalla risposta dell'Assessore capisco che, in buona sostanza, con il prossimo anno scolastico - e poi immagino anche per quello che sarà nelle intenzioni per il futuro - si tornerà un pochino indietro, nel senso che una didattica per competenze, laboratoriale fondata sull'apprendimento delle lingue è qualche cosa che la nostra Regione fa da tempo; abbiamo lavorato dal '94 in avanti con le allora nouvelles adaptations, oggi le vecchie adaptations, proprio in questo senso, cercando di utilizzare parti delle materie, delle discipline di studio che sono state svolte, soprattutto attraverso i progetti nelle varie scuole, anche in lingua francese al 50 percento.

Diverso il discorso della lingua inglese che non è - come mi è stato detto - lingua di apprendimento delle discipline specifiche, ma lingua a sé. L'articolo 11 della legge che darà adesso queste due ore di compresenza obbligatoria per le attività bilingue dovrà comunque essere poi, in una seconda fase, meglio specificato, perché è assolutamente generico. È vero anche che ci viene detto che, in base alla legge sull'autonomia, sarà cura di ogni singola scuola, di ogni singolo dirigente preparare questo piano di lavoro per le scuole, io credo però - ovviamente la transizione è quella che è, in questo momento non può essere diversa - che, se si vorrà pensare a un apprendimento effettivamente basato sul plurilinguismo e sul bilinguismo, dovremo arrivare ad un modello regionale condiviso, nel senso che non potremo avere scuole da Pont-Saint-Martin a Courmayeur con modalità così diverse. Siamo una regione piccola, siamo una regione che ha gli strumenti e le possibilità per dare ai propri alunni, ai propri studenti la possibilità di essere nelle stesse condizioni, avere pari opportunità per tutto quello che riguarda l'apprendimento, in questo caso parliamo di apprendimento nelle lingue, ma non soltanto.

Per quanto riguarda il tavolo di lavoro, l'Assessore ci dice che ha intenzione di riconfermare la commissione; io ricordo bene le conclusioni a cui la commissione era giunta il 6 marzo, il quadro che era stato presentato a chi lo ha ascoltato dall'esterno ma che ha lavorato nella scuola era sostanzialmente positivo. Vi assicuro che nella realtà dei fatti le cose non stavano proprio così e che i documenti prodotti dai vari collegi docenti (ci ho lavorato personalmente) non sono stati tenuti in conto come avrebbero dovuto essere. Per questo, davvero, io spero che il principio della condivisione venga maggiormente rispettato, così come quello della gradualità. In questi due anni, soprattutto in questo secondo anno di sperimentazione per le discipline non linguistiche, siamo arrivati ad applicare l'uso della lingua per il 33 percento e nel corso di un anno scolastico questo 33 percento non è stato sempre così semplice da applicare. Infine, per quanto riguarda la fattibilità, anche qui davvero io auspico che questo tavolo di lavoro non preveda soltanto esperti ma, davvero, le persone che hanno dedicato questi due anni di lavoro e che sono in grado, proprio per la loro preparazione, di fornire degli apporti importanti.