Objet du Conseil n. 22 du 11 juillet 2018 - Resoconto
OGGETTO N° 22/XV - Interpellanza: "Istituzione di un gruppo di lavoro per l'attuazione di un Piano organico di interventi per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli spazi pubblici e negli edifici pubblici".
Fosson (Presidente) - Punto 8 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione dell'interpellanza la parola alla consigliera Russo.
Russo (M5S) - Prima della descrizione della nostra interpellanza vorrei soffermarmi su due elementi che costituiscono una cornice importante dell'oggetto del presente atto: l'istituzione, nel nuovo Governo del cambiamento di Movimento 5 Stelle e Lega, di un Ministero che mette insieme famiglia e disabilità, a guida del Ministro Lorenzo Fontana. L'istituzione di una delega esplicita al tema della disabilità costituisce una novità rilevante nel governo, forse una di quelle meno considerate in queste lunghissime settimane seguite al voto popolare del 4 marzo. Il fatto che questa delega sia stata accoppiata con quella della famiglia evidenzia la centralità della famiglia e delle sue reti di solidarietà, quando si affronta il tema della disabilità. Troppo spesso proprio queste famiglie sono state date per scontate, ci si è affidati alla loro disponibilità alla loro cura dei propri membri disabili, che hanno bisogni sempre più complessi e sempre più articolati.
Vorrei leggervi la definizione di barriera architettonica presente nel decreto del Presidente della Repubblica del 24 luglio '96: "barriere architettoniche s'intendono gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque e, in particolare, di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea. Barriere architettoniche sono anche tutte quelle mancanze di accorgimenti, segnalazioni che permettono l'orientamento, la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e, in particolare, per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi". Quindi all'interno delle barriere architettoniche ci sono due tipologie di disabili che vengono penalizzate in particolar modo: i portatori di disabilità sensoriale, che riguardano i sensi, e i portatori di disabilità motorie (giovani, bambini, adulti e anziani) con disabilità motoria temporanea o permanente.
Arrivo all'oggetto dell'interpellanza. Richiamati i Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche che sono strumenti finalizzati all'abbattimento delle barriere architettoniche negli spazi pubblici e negli edifici pubblici già esistenti; visto che la Costituzione della Repubblica italiana all'articolo 16 garantisce il diritto alla mobilità di ogni cittadino; la concreta fruizione di questo diritto per le persone con disabilità, sancita dal principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione, è la precondizione indispensabile per integrarsi nell'ambito sociale; visto che i Piani di abbattimento di barriere architettoniche sono disciplinati in Italia da tantissime leggi, in particolare dalla legge 41/86, dalla 104/92, dalla 18/2009 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 503/96; visto che in ambito regionale abbiamo già una legge che prevede contributi per l'abbattimento delle barriere architettoniche per le persone individuali, per gli enti privati e le imprese individuali, per gli enti pubblici; visto che sicuramente il nostro territorio presenta spesso punti di criticità che rendono difficoltosa la libertà di spostamento delle persone con problemi di disabilità motoria, a cui è precluso il passaggio per ostacoli di varia natura presenti su strade e marciapiedi; i piani di gestione e pianificazione urbanistica, oltre a dare una risposta al diritto di mobilità delle persone con disabilità, sono strumenti volti a definire nel tempo gli interventi stessi al fine di evitare il più possibile che siano sporadici, dettati da contingenze e perciò molto costosi; le spese per l'abbattimento delle barriere architettoniche possono sicuramente essere considerate un investimento in conto capitale, perché non valorizzano solo il patrimonio della comunità, ma, rendendo accessibile le nostre città, i nostri paesi, hanno un effetto di volano per l'importante comparto del turismo.
Noi chiediamo se sia presente una mappa con l'elenco delle barriere architettoniche ancora presenti negli spazi pubblici e negli edifici pubblici di ogni Comune della nostra regione; se esista un piano organico di eliminazione delle barriere architettoniche che, partendo dalla mappatura delle barriere architettoniche ancora presenti nel nostro territorio, preveda la pianificazione degli interventi necessari al loro superamento al fine di garantire un'adeguata fruibilità delle strutture di uso pubblico e delle aree comuni della città; se vi sia la volontà di definire un gruppo di lavoro che comprenda i dirigenti delle aree e degli Assessorati coinvolti al fine di attuare gli interventi necessari.
Presidente - Per la risposta la parola all'assessore Certan.
Certan (ALPE) - Ringrazio la collega Russo per aver posto questa tematica in modo complessivo partendo dai piani di programmazione per l'eliminazione e per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Nella scorsa legislatura se n'è parlato spesso, forse molte volte su punti e su aspetti particolari e dettagliati; lei ha compreso tutte le varie problematiche e ha posto il problema da un punto di vista di piano, quindi di progettazione.
Sicuramente l'accessibilità urbana è il presupposto affinché tutti i cittadini possano fruire in maniera completa dei centri urbani e, in particolar modo, delle attrezzature collettive, degli spazi comuni. Lo ha ricordato lei. Si concorda che per poterla attuare non sono sufficienti interventi sporadici, e soprattutto saltuari, di abbattimento delle barriere architettoniche, magari realizzate in concomitanza anche con altri tipi di opere. È invece indispensabile - questo lo condividiamo - una pianificazione coordinata e strutturata, da compiersi per gradi, però senza perdere di vista l'inquadramento generale, soprattutto per quanto riguarda i percorsi, anche in relazione al trasporto pubblico, agli spazi aperti, alle piazze, eccetera. Sfortunatamente spesso realizzando interventi non pianificati e senza la necessaria preparazione si creano anche nuove barriere architettoniche (penso alle pensiline e ai cassonetti e ci sono diversi altri esempi che possono essere fatti), a volte in modo poco consapevole si cerca di eliminare le barriere con interventi standardizzati senza valutare il contesto in cui si opera, rischiando addirittura di non apportare alcun miglioramento alla situazione preesistente.
Dal momento che, sin dal 1986 con le leggi emanate, si chiedeva una puntuale pianificazione, l'obiettivo che l'Amministrazione regionale e le amministrazioni locali si devono porre è senza ombra di dubbio quello di rendere accessibili, e quindi fruibili al maggior numero di cittadini, quelle attività e quei servizi di interesse pubblico che ad oggi non lo sono.
Nella veloce ricognizione che ho potuto fare in questi giorni esistono una serie di luoghi anche accessibili ma non a norma, nel senso che la fruizione non è impedita, ma è resa difficoltosa da una serie di elementi (materiali non idonei, tipologie di infissi, pendenza delle rampe, eccetera). Resta scontato il fatto che, laddove si realizzino nuove strutture o infrastrutture, la soluzione dell'accessibilità per tutti deve obbligatoriamente essere sviluppata contestualmente al progetto. Questo molte amministrazioni comunali lo hanno fatto in questi anni e sono state anche puntuali nella loro ricognizione.
Vengo alle tre domande che lei mi ha posto. Alla prima: non è presente una mappa con gli interventi da porre in essere in materia di barriere architettoniche, ma corre l'obbligo di specificare che - sin dagli anni novanta, e attualmente con la legge regionale che lei ha citato del 2008, n. 14 (Sistema integrato d'interventi e servizi a favore delle persone con disabilità), con particolare riferimento all'articolo 11 recante "Benefici volti a favorire la vita di relazione delle persone con disabilità" - occorre dire che diversi comuni hanno effettuato interventi di adeguamento atti a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici pubblici e dei luoghi aperti al pubblico, ai sensi dell'articolo 24 della legge n. 104/92.
Negli anni, l'unica ricognizione sul territorio di cui è stata trovata traccia è una rilevazione tra gli anni '98 e 2000 che si è occupata esclusivamente degli stalli per disabili. Nel 2007 è stata assegnata una consulenza all'allora presidente dell'Associazione paraplegici per verificare l'accessibilità dei luoghi, attività svoltasi con puntualità negli anni successivi.
Per quanto riguarda invece i PEBA (Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche) che mi pare siano l'oggetto della sua interpellanza, negli anni tra il 2009 e il 2010 è stato fatto un lavoro assieme all'architetto Eugenia Monzeglio, una delle massime esperte in Italia relativamente all'accessibilità. Si è predisposto un piano operativo che prevedeva la sensibilizzazione dei vari Comuni ed enti pubblici e l'attuazione dei PEBA stessi. Purtroppo questo lavoro non ha avuto seguito e soprattutto non ha portato a termine la mappatura. Ci sono le prime azioni, ma non c'è poi la parte di mappatura. Non conosco né i motivi né l'artefice di tale scelta. Ho stampato una copia della programmazione delle azioni positive e, se vorrà, posso lasciargliela, così vedrà quello che è stato svolto.
La risposta alla seconda domanda è che non esiste un piano organico di eliminazione delle barriere architettoniche, poiché, in mancanza di una mappatura, non è possibile procedere alla redazione dei Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche disciplinati dalla legge n. 41/86, che prevedeva che avrebbero dovuto essere adottati dai comuni e dalle regioni (o province), così come ribadito anche dalla successiva legge n. 104. Quindi è chiaro che, non essendoci la mappatura, non è stato fatto questo lavoro organico. Non vuol dire che non sia stato fatto niente, però non è stato fatto un lavoro pianificato.
Infine è innegabile che un gruppo di lavoro congiunto tra i vari assessorati interessati insieme ai rappresentanti dei comuni possa favorire gli interventi necessari e il loro coordinamento, anche se nel corso degli anni per molti interventi non è mancata la collaborazione delle strutture interessate con i comuni. C'è anche un elenco che mi è stato fornito dagli uffici: comunque ci sono su tutto il territorio degli interventi che sono stati concordati e di questo ne abbiamo traccia. La realizzazione però di un piano, come dicevo anche nelle premesse, con le diverse estensioni della norma - dagli edifici agli spazi aperti, oltre a interessare anche molteplici aspetti dalle barriere fisiche a quelle sensopercettive, perché le barriere sono di diverso tipo - consentirebbe di operare creando continuità tra monitoraggio, programmazione e realizzazione degli interventi, indicando, i costi delle opere per una più corretta programmazione finanziaria e superando un approccio episodico e frammentario che dicevo all'inizio. Quindi si ritiene oggi, dando seguito a quella programmazione del 2010 per non disperdere il lavoro che è stato fatto (questo documento si chiama "Azioni positive per la predisposizione dei PEBA"), di poter predisporre un gruppo di lavoro ma anche su una ricognizione per il reperimento delle risorse, perché credo che non le sfugga che un piano del genere non può prescindere da un impegno di spesa che a oggi non c'è. In prima battuta i dirigenti coinvolti potevano essere i funzionari delle strutture dell'Assessorato alla sanità, dell'Assessorato alle opere pubbliche, dell'Assessorato alle finanze, poiché c'è tutto l'aspetto del patrimonio, un rappresentante del Consiglio degli enti locali e del CELVA e un rappresentante delle associazioni impegnate in tema di disabilità. Nell'ambito degli Assessorati però sono le strutture coinvolte sul tema dell'accessibilità e delle barriere architettoniche.
In conclusione, certo è auspicabile che - oltre alla necessità d'interventi programmati di abbattimento delle barriere architettoniche - si curino anche altri aspetti (quelli che ha citato lei) e credo che in questo senso avere un Ministero dedicato, potrà favorire questo aspetto. A volte è proprio l'assenza di una cultura della progettazione per un'utenza ampliata - ma a volte anche la poca sensibilità di molti cittadini - che condiziona gli spostamenti e le azioni quotidiane, quindi anche la vita di tutti coloro che appartengono alle cosiddette "fasce deboli". Non si tratta solo di persone affette da patologie conclamate, ma di tutte le persone che, per svariati motivi, hanno peculiarità motorie o sensoriali temporanee o croniche; sono fasce sociali molto rilevanti anche da un punto di vista quantitativo, che vanno dagli anziani, ai bambini, alle donne in gravidanza con i piccoli in carrozzella, passeggini, eccetera.
Come governo prendiamo quindi l'impegno di predisporre, congiuntamente ai comuni, un gruppo di lavoro che si occupi adesso della mappatura.
Presidente - Per la replica la parola alla consigliera Russo.
Russo (M5S) - Grazie, Assessore. Ovviamente sono soddisfatta dell'impegno che ci siamo presi tutti di avviare un nuovo gruppo di lavoro che comprenda le persone e i ruoli citati. Sono ovviamente dispiaciuta come cittadina che non ci sia a oggi ancora una mappa delle varie barriere architettoniche in Valle d'Aosta.
Vorrei solo aggiungere una piccolissima osservazione. Abbattere le barriere architettoniche, secondo me, non è solo abbattere una limitazione fisica, ma è anche e soprattutto abbattere una barriera culturale e sociale che comunque ancora è presente tra di noi, perché la diversità è diversità e sulla diversità ancora molti di noi hanno delle fatiche. Quindi abbattere le barriere architettoniche significa promuovere una più ampia e approfondita conoscenza dei temi della disabilità per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e per allontanare ogni forma di discriminazione.
Quello che maggiormente influenza negativamente la vita dei disabili motori - ma di tutti - è l'esclusione. Quindi ritengo che costruire senza barriere e toglierle, quando queste ci sono ancora, sia un atto di razionalità e di civiltà e, consapevoli di tutto ciò, siamo convinti che l'eliminazione delle barriere debba essere considerata una priorità pubblica.