Objet du Conseil n. 1803 du 24 février 2016 - Resoconto
OGGETTO N. 1803/XIV - Interrogazione: "Problematiche relative al pagamento delle indennità agli aderenti al Programma europeo denominato Garanzia Giovani".
Viérin M. (Presidente) - Punto 8 dell'ordine del giorno. La parola all'Assessore Donzel.
Donzel (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente. Ringrazio il collega che riporta all'attenzione un tema estremamente delicato ed importante, che è stato oggetto già di numerose sollecitazioni, e quindi questo chiarimento che arriva in forma di aggiornamento è più che mai opportuno perché i numeri evolvono. Rispetto al 116 di settembre che aveva presentato il collega Cognetta, c'era poi stata un'interrogazione nella formulazione delle richieste più sintetica, ma sostanzialmente analoga, prima del gruppo ALPE a dicembre, poi del gruppo UVP a febbraio, quindi parte dei numeri coincidono, ma mi darà ulteriormente l'opportunità, anche se è un'interrogazione e devo rispondere tecnicamente alle domande, di fornire alcune precisazioni sui possibili ragionamenti per superare le problematiche che emergono.
Rispetto alla questione di quali siano i valdostani coinvolti in questo percorso denominato "Garanzia Giovani", i valdostani che hanno aderito al programma stesso sono stati 1890, di cui 1559 sono stati presi in carico dai centri per l'impiego attraverso uno o più colloqui di orientamento di primo livello; 177 sono quelli che sono ancora in attesa di questo primo colloquio, 154 invece si sono ritirati per vari motivi dal programma. Nell'ambito delle misure attivate, nello specifico 253 hanno avviato il percorso di tirocinio vero e proprio, e in questo momento sono 222 i tirocini in svolgimento, 8 sono terminati e 23 sono interrotti; poi magari darò qualche chiarimento rispetto alle cosiddette "interruzioni".
Rispetto alla questione se sia in atto un sistema di monitoraggio dei pagamenti delle indennità dell'Amministrazione regionale in accordo con l'INPS, diciamo che c'è un sistema molto rigido e perfezionato. L'Amministrazione regionale ha posto un sistema che funziona così. Entro il 5 di ogni mese gli enti attuatori trasmettono tramite PEC per ciascun tirocinante una domanda di rimborso generata automaticamente dal sistema informativo e corredata dal registro di tirocinio. Entro il 20 di ogni mese i centri per l'impiego effettuano le verifiche di competenza in merito all'eventualità che il giovane percepisca o meno un ammortizzatore sociale e validano le suddette verifiche nel sistema informativo. In seguito, l'Ufficio di sorveglianza e controllo effettua le verifiche di competenza in merito al regolare svolgimento del tirocinio e dei registri. A seguito del controllo di primo livello, gli uffici dell'Autorità di gestione provvedono ad estrapolare dal sistema informativo un file xml contenente le anagrafiche dei tirocinanti e gli importi relativi alle indennità di tirocinio. Il file viene caricato sul sistema informativo percettori dell'INPS. L'INPS, dopo aver effettuato i pagamenti, trasmette all'Amministrazione regionale un elenco contenente l'elaborazione dei pagamenti effettuati e inoltre mensilmente l'INPS trasmette l'attestazione dei pagamenti effettuati nel mese.
Rispetto alla questione di quante pratiche sono state eventualmente trasmesse a tutt'oggi alla sede dell'INPS da parte dell'Amministrazione regionale, alla data del 18 febbraio 2016 sono state trasmesse all'INPS 580 rendicontazioni così suddivise: 31 nel mese di luglio, 61 nel mese di agosto, 94 nel mese di settembre, 128 relative al mese di ottobre, 150 relative al mese di novembre.
"Se corrisponde al vero la circostanza che attualmente vi siano ritardi nell'erogazione delle indennità" è il quarto quesito da lei posto. Le tempistiche per i pagamenti da parte dell'INPS stabilite da una convenzione stipulata tra Regione, INPS e Ministero del lavoro sono i seguenti. Entro il 10 di ogni mese la Regione trasmette all'INPS l'elenco dei tirocinanti ai fini della liquidazione e l'INPS è tenuta a liquidarlo entro la fine del mese successivo. Questa è la tempistica che in tre diverse interpellanze ho spiegato, ci vuole un mese e mezzo nella tempistica normale, quella regolare prevista a termini di legge che obbliga - lei è stato dipendente regionale - anche i nostri dipendenti e i centri per l'impiego a seguire le procedure deliberate in quel modo. Ho spiegato, e avrò modo, se avrò il tempo, di chiarirle che questo tipo di procedura, che è rigorosa, puntuale e che quindi in alcun modo può essere bypassata, meriterebbe una riflessione su altri modelli organizzativi, ma su questo semmai le dirò dopo. Quindi le tempistiche, se tutto è al suo posto, se tutte le caselline sono compilate come si deve, sono queste, e sono normalmente rispettate. In alcuni casi purtroppo bisogna verificare un'assenza, non è chiaro se il datore di lavoro non risponde alla telefonata quando si chiama per dire se si è assenti o meno, e questa cosa provoca dei ritardi che, sommati alla lunghezza standard della procedura, determinano che alcune persone dopo due mesi, due mesi e mezzo, si domandano come mai non hanno ancora percepito nulla. Innanzitutto in alcuni casi non erano consapevoli di queste tempistiche, e questo è un problema informativo che andremo a correggere anche nelle successive informazioni -per questo l'ho ringraziata -, perché alcuni entrano e immaginano di fare un lavoro, ma non è un lavoro, è una formazione che dà adito ad una contribuzione, a una sorta di premio formativo, non ad uno stipendio. Quindi non è connesso a: finito il mese, il 27 vado e ritiro lo stipendio, non funziona così, non è neanche questo. Tant'è che spiegavo, rispondendo ai colleghi dell'UVP e anche di ALPE che mi avevano sollecitato, che ci sono anche le parti sociali, in particolare i sindacati, che ci avvertono che ci vuole vigilanza affinché non sia lavoro e non ci sia l'utilizzo improprio del tirocinio rispetto al lavoro. Quindi non possiamo neanche pensare di fare delle procedure sbrigative senza verifiche che poi ci portano ad un utilizzo improprio del sistema del tirocinio.
Noi abbiamo in essere la volontà di sostituire questa procedura, di renderla più agevole, ma spiegavo che ad esempio il modello piemontese non si adatta molto alla nostra taglia di piccolissime imprese, perché scaricare tutta la responsabilità dell'utilizzo del fondo sulle imprese funziona con le grandi imprese, che qualora salti un tirocinio prendono 4 mila euro e li restituiscono. Per un artigiano diventa un po' problematico, rischia che ci fa saltare il sistema di adesione al sistema dei tirocini. Comunque noi la procedura l'avremmo già innestata, non fosse che abbiamo ancora 200 mila euro che sono ancora da spendere rispetto alle vecchie procedure. Rispetto a nuovi finanziamenti vorremmo introdurre una procedura più snella, ma costruita su un modello che si tagli alla nostra specificità regionale, quindi da una parte che alleggerisca i centri per l'impiego dai doveri e dagli obblighi che oggi non possono non eseguire; sono dei funzionari, devono fare quello che è stato previsto dalla procedura. In ogni caso, bisognerà cercare una procedura che sia altrettanto rigorosa, perché usiamo denaro pubblico per fare formazione, e che sia sempre mirata alla trasformazione del tirocinio in una reale possibilità di assunzione. Questo poi è lo sbocco: costruire comunque delle professionalità che i giovani possano mettere in campo. La percezione che ho, avendo incontrato alcuni giovani, è che questo strumento sia estremamente importante. Ci sono dei giovani che oggi sarebbero pronti ad aprire un'attività autonoma, a fare una cosa che però non hanno mai fatto, e questo è un problema; invece poter lavorare sei mesi in un negozio o in un laboratorio può essere lo stimolo per fare lo scatto anche verso l'attività autonoma. Grazie.
Presidente - La parola al Consigliere Ferrero.
Ferrero (M5S) - Grazie Presidente.
La mia sollecitazione su una questione che era già stata trattata tante volte, era soprattutto per sottolineare come questo programma secondo me in maniera decisamente infelice è stato chiamato Garanzia Giovani, perché alla fine garantisce poco o niente, c'è un meccanismo che è veramente burocratico e pesante, certamente valido per tutte le Regioni, quindi anche noi rientriamo in questo meccanismo. Se su 1890 giovani che hanno fatto domanda ce ne sono 253 in tirocinio, dobbiamo anche dire che a livello numerico non possiamo non riflettere sul fatto che non può essere solo questo lo strumento con il quale dobbiamo cercare di far uscire i giovani da questa specie di impasse nella quale non riescono a trovare l'occupazione. Certo, bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno, guardiamo il bicchiere mezzo pieno, però effettivamente vengono anche dalle altre Regioni tutta una serie di problemi che sono stati sollevati rispetto alla Garanzia Giovani. C'è poco da fare, è stata un'idea che probabilmente è partita con le migliori intenzioni, però poi si è scontrata con dei meccanismi burocratici che la limitano decisamente, quindi già i numeri fanno riflettere sul fatto che Garanzia Giovani è insufficiente. E quando alle volte, nell'ambito di tutta una serie di interventi, si dice che per i giovani ci si è già pensato con Garanzia Giovani, io dico di fermarci, perché non è quello l'unico strumento che risolve la questione.
Sull'osservazione dell'Assessore riguardo al fatto che si tratta di una formazione e che viene rilasciata un'indennità io sono perfettamente d'accordo, l'Assessore l'ha spiegato molto bene anche la volta scorsa; ovviamente è giusto, dovremmo anche spiegarlo meglio ai ragazzi che si iscrivono e cercano uno sbocco con questo strumento, perché molti non lo hanno capito.
La seconda cosa però, e qui c'è anche un articolo di un giornale, di una testata nazionale "Garanzia Giovani: pagamenti bloccati per mesi, così siamo costretti a rinunciare" delinea due aspetti sulle indennità. È vero che non è uno stipendio e che il giovane non si deve aspettare uno stipendio, ma io porto l'esempio di alcuni giovani che non sono residenti nell'area in cui fanno tirocinio e che hanno ad esempio dovuto farsi un abbonamento ai mezzi pubblici di trasporto o provvedere a raggiungere con i propri mezzi il posto, a mangiare fuori tutti i giorni e, essendo sostanzialmente i pagamenti fermi a novembre, sono fuori di un po' di mesi con le spese che hanno sostenuto. Rispetto al bilancio di famiglie che magari non hanno già delle disponibilità grandissime, il fatto di essere andati fuori, perché 100 di abbonamento e altri minimo 100-150 euro di pasti fuori, se fai quattro o cinque mesi ti vengono fuori 1000 euro. D'accordo che non devono avere uno stipendio, non è uno stipendio, ma soprattutto in una regione come la nostra il fatto di doversi spostare, il fatto di dover stare fuori - e lo sperimentano anche i ragazzi delle altre regioni - è comunque una cosa che scoraggia. E se un giovane che è indietro e ha dovuto chiedere sostanzialmente al papà e alla mamma un migliaio di euro, questi iniziano a storcere un po' il naso, perché poi in famiglia si dice: stai lavorando e non ti hanno ancora pagato, perché poi il messaggio che esce è quello e, di conseguenza, diventa una cosa un po' imbarazzante. La mia sollecitazione quindi va nel senso di dire che c'è questo strumento, ma non basiamoci e non mettiamoci a dormire sonni tranquilli su Garanzia Giovani, perché è uno strumento che però è nell'ambito di tutta un'altra serie di iniziative che sinceramente adesso vediamo mancare per i giovani, e che bisogna studiare, si possono vedere assieme, ci possono essere delle proposte. Però stiamo attenti perché, soprattutto a livello di risultati, la voce che corre anche tra molti ragazzi che hanno partecipato a questa iniziativa, è quella: io difficilmente lo ripeterei, perché ho avuto troppi problemi, problemi di comunicazione, problemi anche di soldi e di conseguenza facciamo una riflessione sui miglioramenti che ci potrebbero essere.