Objet du Conseil n. 1779 du 2 février 2016 - Resoconto
OGGETTO N. 1779/XIV - Interpellanza: "Situazione delle domande depositate e non ancora istruite per le concessioni d'acqua ad uso irriguo presentate dai consorzi irrigui e di miglioramento fondiario".
Rosset (Presidente) - Punto n. 29 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione, chiede la parola il Consigliere Bertin, ne ha facoltà.
Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.
Quest'interpellanza riguarda l'uso irriguo delle acque. Il prelievo ad uso irriguo dei torrenti è stato disciplinato per la prima volta nel periodo tra il 1920 e il 1930. Per alcuni di questi antichi diritti il Genio statale all'epoca aveva regolarmente rilasciato una concessione di prelievo. Sarebbe interessante sapere quante sono quelle che hanno avuto questo rilascio ufficiale da parte del Genio civile, altre invece sono rimaste soltanto a livello di istruttorie nel cassetto. Il numero complessivo di questi antichi diritti tra concessioni e domande non istruite è pari a circa un migliaio, un numero evidentemente significativo. Con la nascita della Repubblica, lo Statuto speciale della Regione autonoma Valle d'Aosta, le competenze in tale materia sono passate dallo Stato alla Regione. Da allora, praticamente dal dopoguerra ad oggi le validità di questi antichi diritti di derivazione sono state di volta in volta prorogate. Inoltre dopo la promulgazione dello Statuto sono state rilasciate anche nuove concessioni e si aggiungono immagino a quelle mille a cui si faceva riferimento in precedenza. Teniamo anche presente che dal 1994 tutte le acque sono diventate pubbliche e nuove richieste immagino si siano aggiunte. Dalla promulgazione dello Statuto il 26 febbraio 1948, 68 anni fa, con apposita legge regionale si è passati da una proroga all'altra, mantenendo validi questi diritti.
L'ultima scadenza di queste proroghe, se non sbaglio, era prevista per il 31 gennaio scorso, vale a dire la settimana scorsa. Questo anche da informazioni avute da una precedente interrogazione a risposta scritta che avevo presentato qualche tempo fa.
Volevamo pertanto sapere, anche in ragione di questa scadenza prevista per la settimana scorsa, il quadro generale e fare il punto della situazione relativamente a certi aspetti: ad esempio, sapere quante siano le concessioni formalmente rilasciate ai consorzi irrigui e di miglioramento fondiario. I consorzi riconosciuti sono 177, sarebbe interessante sapere quanti di questi 177 hanno una concessione formale di questo diritto. Inoltre vorremmo sapere: "quali potrebbero essere le conseguenze di una mancata proroga per le domande la cui pratica non è ancora stata istruita e per coloro i quali non abbiano presentato domanda di riconoscimento e quali gli intendimenti in merito", e "se e quali mezzi siano stati utilizzati per assicurare la massima divulgazione dei termini di questa proroga". Queste sono le domande e l'intento principale è quello di avere il quadro generale su questa situazione. Grazie.
Presidente - Per la risposta, chiede la parola l'Assessore Baccega, ne ha facoltà.
Baccega (SA) - Grazie Presidente.
Grazie Consigliere Bertin, lei è sempre molto attento alla questione delle acque in Valle d'Aosta; questione che non è solo una pratica agricola, ma è sicuramente tradizione, storia e cultura per questa regione. Credo che la questione delle domande di riconoscimento dei diritti di derivazione nata 10 anni fa, non è e non si può quindi risolvere in una mera questione amministrativa: se c'è o meno la proroga del diritto di derivazione. È dal 1956 che in regione sono prorogati questi diritti di derivazione, talvolta in leggero anticipo, oppure dopo la scadenza amministrativa del 31 dicembre, ma sempre nella ferma volontà politica di non mettere in discussione diritti secolari.
Fatta questa premessa, per rispondere ai suoi quesiti, al quesito n. 1, facciamo un po' di storia. Le ricordo che con l'emanazione della legge 10 agosto 1884 n. 2644, successivamente abrogata e sostituita dal decreto luogotenenziale del 20 novembre 1916, era stata data facoltà a tutti coloro i quali, per tutto il trentennio anteriore alla pubblicazione della legge avessero derivato e utilizzato acqua pubblica, di vedersi riconosciuto il diritto a continuare l'esercizio della derivazione limitatamente al quantitativo di acqua e forza motrice effettivamente utilizzata durante quel trentennio. A seguito dell'emanazione del regio decreto del 9 ottobre 1919 n. 2161 inoltre furono pubblicati in appositi atti normativi gli elenchi delle acque che il Regno d'Italia, a quella data, aveva indicato come pubbliche. Per effetto dell'entrata in vigore di queste norme, furono presentate agli uffici del Genio civile, che erano ubicati nel territorio regionale, complessivamente 1216 domande di riconoscimento del diritto di derivazione, tutte domande relative alle utenze ubicate nell'attuale territorio della Valle d'Aosta. I diritti di derivazione riguardanti queste domande vengono per consuetudine chiamati "antichi diritti". Per alcune di esse, 582 complessivamente, gli uffici del Genio civile completarono l'istruttoria di rito e il diritto venne riconosciuto con apposito decreto che disciplinava puntualmente l'esercizio della derivazione, nonché la scadenza della concessione: per tutti era imposta al 31 gennaio 1947. Per tutte le altre domande di riconoscimento, quindi le 634 mancanti, gli uffici del Genio civile non riuscirono a completare l'istruttoria per il rallentamento dell'attività amministrativa, ovviamente dovuto all'inizio della seconda guerra mondiale. Attualmente gli antichi diritti di prelievo idrico a scopo irriguo sono 1000: 432 dotati di decreto di concessione e 568 privi di decreto, mentre le nuove concessioni irrigue rilasciate direttamente dalla Regione dal 1948 in poi in favore dei consorzi di miglioramento fondiario, dei consorzi irrigui e delle consorterie ammontano a 37. Esistono poi tutte le domande di riconoscimento presentate a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 36/1994, per la maggior parte di acqua destinata ad usi irrigui per quantitativi molto piccoli e per le quali la legge stessa riconosce la possibilità di continuarne l'uso fino a quando non saranno istruite.
Con riferimento al quesito n. 2: "quali potrebbero essere le conseguenze di una mancata proroga", la proroga verrà a breve formalmente rinnovata con apposito provvedimento legislativo e non vi è alcuna conseguenza per le domande non ancora istruite. In tutte le istruttorie di derivazione di acqua la presenza di prelievi relativi ad antichi diritti è stata e sarà considerata come una derivazione effettiva.
Per rispondere al terzo quesito, poiché non c'è alcuna informazione...da divulgare circa i termini di scadenza dell'ultima proroga amministrativa, approvata con legge regionale n. 4 del 29 marzo 2007...tecnicamente esiste però l'esigenza del riconoscimento mediante atto di concessione per allineare la situazione del prelievo rappresentata dalle domande di quasi un secolo fa con quella attuale. Molti dei cosiddetti "antichi diritti" non risultano più attivi da parecchio tempo: si pensi a tutti quelli utilizzati come forge, segherie, mulini, altri diritti; attualmente sono esercitati sulla base della richiesta effettuata all'epoca, che in molti casi indicava un'esigenza idrica non commisurata ai reali fabbisogni. Infine, a causa delle modificazioni del territorio e della sua utilizzazione che si sono verificati negli ultimi anni sino ad oggi, molti degli antichi diritti non vengono più esercitati nella posizione in cui erano originariamente assentiti o comunque richiesti, creando non pochi problemi nel corso delle istruttorie di nuove richieste in relazione all'effettiva disponibilità della risorsa sulla base dei diritti pregressi. Inoltre le esigenze idriche, in particolare per quanto attiene l'utilizzo irriguo, si sono drasticamente modificate nel corso del tempo sia per la migliorata efficienza dei sistemi irrigui che per una diminuzione delle superfici irrigate. Lo stesso panorama normativo sollecita interventi volti alla razionalizzazione dei prelievi idrici. L'ultima proroga, ad esempio, non era stata più di 15 anni come avveniva in passato, bensì di soli nove anni per allineare la scadenza con quella prevista dalla direttiva europea chiamata "Acqua" n. 2000, per l'approvazione del piano di gestione delle acque. Com'è noto, è stata avviata la procedura di aggiornamento del piano regionale di tutela delle acque e anche a quanto previsto dal piano di gestione del distretto padano approvato il 22 dicembre ultimo scorso.
Queste sono le informazioni che lei ha chiesto, mi auguro di essere stato esaustivo. Ringrazio per l'attenzione.
Presidente - Grazie Assessore. Per la replica, chiede la parola il Consigliere Bertin, ne ha la facoltà.
Bertin (ALPE) - Grazie Presidente.
L'obiettivo principale di quest'interpellanza è avere la visione generale della situazione riguardante le concessioni ad uso irriguo. È una vicenda complessa che personalmente conoscevo in modo soltanto superficiale, anche perché, come abbiamo visto, sono vicende che risalgono lontano nel tempo, addirittura all'inizio del secolo scorso. Bisogna però considerare che nel frattempo molte cose in quasi un secolo sono cambiate e credo sia necessario a questo punto avere un quadro di riferimento stabile e chiaro rispetto a queste concessioni. Credo che non si possa procedere ad oltranza con delle proroghe dopo 70 anni, 70 anni da una proroga all'altra evidentemente sono forse un po' troppo. Certo non si può risolvere questa questione in poco tempo, anche perché ci rendiamo conto che le difficoltà sono notevoli e oggettivamente pesanti, ma prima o poi bisognerà avere almeno un percorso, iniziare un percorso nel quale questa situazione venga...come dire? usando un termine appropriato per questo settore, incanalata in una direzione precisa con un quadro anche chiaro a proposito, anche in considerazione di quello che si sta sviluppando intorno a questi aspetti: ad esempio, avete previsto dei fondi da utilizzare dai consorzi riguardo ipotetici sviluppi nel settore idroelettrico, anche questo darà nuovo sviluppo a questi aspetti, che devono avere un quadro preciso. Si sono avuti molti investimenti nel settore agricolo dei fondi di miglioramento, pertanto un quadro anche giuridico in questo senso più preciso certamente sarebbe auspicabile. Anche sulle possibili conseguenze di trascinare questa situazione in modo infinito penso che alla lunga potrebbe innescare dei problemi, perché il settore delle acque è comunque un settore che avrà delle evoluzioni, perché, come sappiamo, l'acqua sta diventando sempre più una risorsa scarsa anche per le regioni come la nostra. Pertanto è bene, secondo me, intraprendere una strada di regolamentazione più chiara di tutte queste concessioni. Non vorrei peraltro che qualche utilizzatore si fosse anche dimenticato di aver fatto domanda o qualcosa del genere.
Per quanto riguarda la pubblicità, era più che altro per mettere a conoscenza di questi aspetti, che, a mio avviso, bisogna in qualche modo affrontare. Evidentemente non è una questione che si può risolvere in poco tempo, bisogna avere una prospettiva di anni, ma bisogna iniziare in un certo momento una strada che porti ad una direzione precisa di regolamentazione per tutti, prima che si inneschino problemi magari non dovuti alla legislazione nazionale, ma addirittura europea. Grazie.