Objet du Conseil n. 1766 du 2 février 2016 - Resoconto
OGGETTO N. 1766/XIV - Interpellanza: "Organizzazione di corsi annuali di abilitazione alla somministrazione di alimenti e bevande mediante l'utilizzo di funzionari e dirigenti regionali".
Follien (Presidente) - Punto 16 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione, la parola al Consigliere Ferrero.
Ferrero (M5S) - Grazie Presidente. Torniamo a parlare di una questione che avevamo già affrontato precedentemente e che adesso ha avuto uno sviluppo, ed è proprio su questo sviluppo che volevo fare qualche considerazione con l'Assessore.
I famosi corsi - tanto per intenderci e per non usare termini che possono essere ambigui e poco comprensibili - per avere l'abilitazione per avere un bar, un ristorante o un'attività di vendita di prodotti alimentari, effettivamente sono passati da una gestione che era sostanzialmente tutta regionale ad una specie di gestione esterna (questo perché c'erano dei problemi di costo). Attualmente, sentendo alcune persone che hanno presentato la domanda, siamo venuti a sapere che gli enti individuati per gestire tali corsi presentano, a chi vuole fare il corso, dei costi che sono in alcuni casi il triplo o superiori al triplo di quello che veniva pagato precedentemente, il che vuol dire che per fare un corso e per abilitarsi ci vogliono circa un migliaio di euro grosso modo. Abbiamo affrontato il problema con l'Assessore, che gentilmente mi ha spiegato - io avevo dato già un'occhiata alla delibera - che la Regione è disponibile a dare un contributo per chi effettivamente effettuerà poi il corso, perché sappiamo bene che tanti presentano la domanda e poi una parte di persone, per tutta una serie di ragioni personali o comunque di famiglia, non fa effettivamente il corso. Il problema è sempre lo stesso: quello di garantire almeno una sessione (non dico due) all'anno di corso, perché è vero che viene stabilito un numero minimo di partecipanti, ma se non si raggiunge il minimo di partecipanti - che dovrebbe essere una ventina - succede che il corso non è sostenibile perché le spese sarebbero superiori alle quote che entrano da parte dei partecipanti (questo lo capiamo).
Chiedevo però, e volevo sentire qual era il parere della Giunta e dell'Assessore, se era possibile, al di là della sperimentazione che viene fatta per quest'anno che determinerà come poi andranno le cose e che risultati ci saranno, se fosse possibile, come già si faceva molto tempo fa, utilizzando eventualmente anche la Chambre (abbiamo una Camera di commercio nostra), utilizzare dei nostri dirigenti che sono comunque preparati e titolati ad insegnare le materie oggetto dei corsi, perché ci sono materie fiscali, ci sono materie di generi di alimenti, quindi potremmo trovare all'interno dell'Amministrazione regionale delle figure dirigenziali a cui affidarne la docenza, semplicemente nell'ottica di valorizzare le risorse di funzionari e dirigenti, poiché non è che sono tutti stupidi e alle volte sembra quasi che uno ce l'abbia loro. Ci sono dei dirigenti che hanno acquisito un'esperienza e una professionalità che potrebbe essere messa a servizio per organizzare questi corsi. Allora mi interessava sapere se un'ipotesi di questo tipo poteva essere praticabile, se non c'erano dei vincoli o comunque dei paletti che lo impedivano, sarebbe il tornare a un vecchio sistema che comunque garantiva un'economia, perché tu hai già la risorsa interna che utilizzi, alla quale magari paghi qualche ora di straordinario, ma non vai a sostenere un costo che è molto elevato, poiché poi devi trovare la sede, i docenti sono esterni, i costi lievitano, e i corsi che si fanno sono sempre meno.
In questo periodo chi apre un'attività o chi va a rilevare un'attività commerciale, secondo me si prende effettivamente una bella responsabilità, deve avere una discreta dose di entusiasmo, e il fatto di non sapere e di non potersi neanche abilitare in tempi certi costituisce comunque un ulteriore ostacolo all'apertura, o comunque al rilancio di alcune attività, che potrebbero essere una risorsa anche a livello di occupazione.
Presidente - La parola all'Assessore Marguerettaz.
Marguerettaz (UV) - Grazie.
Con il collega Ferrero abbiamo già avuto modo di affrontare in altre interpellanze e in altri atti questo argomento, sicuramente il collega lo conosce molto bene, e le sue considerazioni sono assolutamente di buon senso e condivisibili. Il problema che si è verificato l'anno scorso - ed era stato discusso - era l'impossibilità di finanziare con le vecchie modalità questi corsi che, ricordo, per prendere l'ultimo che è stato finanziato nel 2014, aveva un costo - parlando di somministrazione - di circa 20 mila euro. Ed ecco che ci ritroviamo con quanto detto dal collega Ferrero, nel senso che introducendo un criterio dove le associazioni hanno proposto il corso, su un corso che ha un costo di 20 mila euro, se 20 sono i partecipanti, dividendolo per 20 vengono fuori le cifre indicate.
L'anno scorso, alla fine dell'anno, con l'Assessore Donzel e con la Struttura delle attività produttive sono state messe a disposizione delle risorse, e quindi proprio in linea sperimentale abbiamo cercato di istituire questo corso; le associazioni si sono presentate in una ATI, e nello specifico c'era la ISA, il Progetto Formazione, il CNOS/FAP VdA-Don Bosco e il CTI Consorzio per le tecnologie e l'innovazione, che si sono presentati e hanno fatto questa proposta. È un corso impegnativo, sono 120 ore, non è una passeggiata, anche perché i temi sono molto complicati e delicati; una delle lamentele dei nostri operatori è che sono soggetti a 10 mila controlli, al di là degli aspetti fiscali ci sono quelli sanitari, la sicurezza del lavoro. Oggi svolgere un'attività in proprio è un'attività molto impegnativa e quindi bisogna fare dei corsi importanti, 120 ore. Con questo meccanismo, al di là della ripartizione che dava questa cifra, mettendo a disposizione delle risorse, si andava fino a dimezzare il costo: 20 era il numero minimo proprio per evitare di avere un eccesso. Da quello che noi abbiamo, però bisogna sempre fare la tara, i richiedenti sono molti di più, quindi c'è una richiesta - l'avevamo detto anche in aula - che è importante e che bisognerebbe soddisfare. È pertanto presumibile che questa ripartizione possa essere molto più vantaggiosa per gli aderenti; quindi quello è un valore massimo, ma in realtà se i partecipanti fossero 30 o 40 il costo sarebbe dimezzato; non solo, con il contributo regionale si andrebbe ulteriormente a diminuire l'impatto sul singolo, solo ovviamente colui che passa il corso.
Credo però sia più interessante l'aspetto prospettico che ha introdotto il collega Ferrero. Qui si parlava di poter attivare da un lato delle collaborazioni con la Chambre e con le associazioni, ma soprattutto utilizzare il Fondo sociale europeo - e la struttura competente si è già attivata in tal senso sulla programmazione 2014/2020 - in modo tale da poter introdurre questi corsi all'interno del FSE. Quindi da un lato il primo anno con le associazioni è una sperimentazione, dall'altro esploriamo le possibilità di introdurre questi percorsi all'interno del FSE; ecco che a questo punto si potrebbe anche moltiplicare il numero di corsi. Gli approfondimenti sono in corso, quindi credo che nel prossimo futuro possano esserci delle possibilità anche per l'utilizzo delle professionalità regionali. Oggi non è così, perché questa proposta del corso è la proposta di una società esterna, e quindi il dipendente regionale dovrebbe essere autorizzato a fare un'attività esterna, ma in una logica diversa potrebbe esserci un pacchetto, dove all'interno di un percorso finanziato del FSE l'Amministrazione regionale mette a disposizione le professionalità, come potrebbe mettere a disposizione anche le aule, com'era in passato, perché non è banale anche la disponibilità dei locali, quindi 120 ore se ci sono degli spazi andrebbe bene. Questa era la situazione, ma non dovrebbe avere questo impatto così forte, cioè tre volte il corso, perché questo è il corso massimo, quindi immaginiamo ci sia una diminuzione molto importante.
Mi ha poi posto altre due domande, una sul costo per la somministrazione, l'altra è sul corso per la somministrazione di alimenti manipolati alla prima colazione, cioè quelli del bed and breakfast; questi hanno un costo massimo molto più contenuto, 100 euro, e non sono così impattanti, mentre l'altro invece è un costo più importante, però andiamo in questa direzione.
Presidente - La parola al Consigliere Ferrero.
Ferrero (M5S) - La direzione che è stata tracciata dall'Assessore secondo me è giusta, nel senso che bisogna studiare metodologie nuove per cercare di fare quanto meno quello che veniva fatto una volta, e garantire dei livelli che si avvicinino il più possibile a quello che accadeva una volta. Addirittura una volta c'erano dei corsi per "privatisti" che venivano organizzati dalla Regione, c'erano degli ulteriori corsi, quindi c'era un'offerta differenziata che consentiva veramente a chi ne aveva l'interesse una certa elasticità.
Quello che mi sento di chiedere e di sollecitare anche con la collaborazione degli uffici, è qualche informazione supplementare anche riguardo ai costi, in maniera tale che nella prospettiva di una partecipazione superiore alle 20 unità gli aspiranti commercianti o comunque i somministratori sappiano che la quota potrebbe essere anche ridotta, addirittura magari dimezzarsi se ci fossero 40 persone, nel senso di dare già un'indicazione, perché se ti trovi di fronte il muro dei mille euro, ci pensi, mille euro sono tanti! Di conseguenza questo scoraggia anche qualcuno che potrebbe abilitarsi e tenere comunque l'abilitazione come un qualcosa da spendere, perché sta facendo adesso il cameriere, sta cercando di crescere professionalmente, e ottenere successivamente dei vantaggi dal fatto che sia abilitato. In questa direzione io spero che ci sia proprio anche uno sforzo semplicemente di comunicazione nel far sapere alle persone che non saranno obbligatoriamente i 900 o mille euro, ma ci potrebbe essere una forte riduzione legata al numero dei partecipanti. Grazie.