Objet du Conseil n. 800 du 22 octobre 2014 - Resoconto
OGGETTO N. 800/XIV - Interpellanza: "Attivazione di un piano formativo per il personale sanitario per limitare il rischio di infezione da virus Ebola".
Presidente - Per l'illustrazione chiede la parola la Consigliera Fontana; ne ha facoltà.
Fontana (PD-SIN.VDA) - Grazie Presidente.
Con questa interpellanza vogliamo portare all'attenzione di questo Consiglio il problema dell'Ebola, anche se, dopo la presentazione di quest'interpellanza, ho visto subito i diversi comunicati dai quali si evidenzia che l'Azienda USL si è attivata per fare formazione; era quello che chiedevamo noi, di attivarsi per essere premuniti su questo virus. Benché qualcuno dica che è difficile che possa arrivare anche qui, in Valle d'Aosta, non dobbiamo sottovalutare quanto è terribile questo virus, ci sono già stati più di 4.000 morti, e non bisogna sottovalutarlo, anche perché si è detto che i controlli ci sono, abbiamo sentito la dichiarazione di questo prete che è venuto a Valpelline, con cui ci dice che non è stato effettuato nessun controllo...basta pochissimo che questo virus si espande...non è così scontato di essere immuni anche in Valle d'Aosta.
La mia preoccupazione era assolutamente quella di non fare allarmismo, però non possiamo nemmeno non parlare di questo problema così grave. Ho visto comunque che l'USL si è attivata e va nella direzione che noi auspicavamo con questa interpellanza. Non sto lì a dire di più, dico solo: stiamo attenti, non sottovalutiamo, meglio prevenire piuttosto che magari ritrovarci ad avere qualche sorpresa e non essere attrezzati per affrontare questa problematica. Ringrazio veramente l'impegno che ha messo l'USL, speriamo che proceda tutto bene e che in futuro non ci siano di questi contagi. È questo l'augurio che faccio a tutti. Grazie.
Presidente - Per la risposta ha chiesto la parola l'Assessore Fosson; ne ha facoltà.
Fosson (UV) - Sì, grazie Presidente.
Devo ringraziarla profondamente, Consigliera, non tanto per averci messo fretta, perché abbiamo tanta paura anche noi di questa epidemia. D'altronde le circolari ministeriali, come aveva detto lei, sono arrivate molto precise, ma soprattutto perché mi dà la possibilità all'interno di questo Consiglio regionale, che ha una funzione sicuramente anche di presa di coscienza e di diffusione di un messaggio di prevenzione, di eliminare questo stato di ansia e di tensione, ma nello stesso tempo per comunicare delle iniziative che sono estremamente importanti.
Intanto tranquillizziamo la popolazione, anche se io di questa epidemia da virus Ebola ne ho un terrore folle, pensando che è una pandemia di dimensioni estremamente gravi se dovesse arrivare in Europa. Rendiamoci conto che ha una mortalità del 90 percento, dal 70 al 90 percento, e questo non nell'ospedale africano, ma nell'ospedale americano. E rendiamoci conto che non c'è terapia, nel senso che ci si chiede come mai nel 2009, quando è scoppiata l'epidemia in Africa, le ditte farmaceutiche non sono partite per fare dei vaccini; adesso ci dicono che i vaccini saranno pronti nel 2015-2016, però la nostra società tecnologica, in cui la malattia non esiste, si trova senza rimedi, se non con la prevenzione, l'attivazione di norme di isolamento, quindi è una questione che preoccupa molto.
L'azienda si è mossa da tempo e ha costruito - e sono già in attività - le strutture ospedaliere competenti, nel senso che c'è una sala in Pronto Soccorso adibita per questo e ci sono due stanze nel reparto Malattie Infettive in cui sono già stati fatti tutti i lavori; sono stati messi i filtri, è stato predisposto un bagno e sono state predisposte tutte le apparecchiature per essere pronti se arrivasse un caso conclamato. La stessa USL è partita con la formazione, come ha detto lei; si è costituito un gruppo, la Direzione sanitaria dell'Ospedale che ringrazio ha lavorato molto su questo, anche con un suo infettivologo. Anche la Direzione generale ha costituito un gruppo di lavoro, una task force che si è riunita diverse volte e che il giorno 16 di ottobre ha definito le modalità del corso di formazione, il cui gruppo avrà lo scopo anche di informare gli operatori affinché si diffonda sempre di più questa cultura sul cosa fare senza generare allarmismi. Sono stati ordinati con misura d'urgenza i dispositivi di protezione individuale da utilizzare sul territorio, mentre, come dicevo, l'Ospedale è già preparato. La dottoressa Mombelloni che è responsabile della sicurezza all'interno dell'Ospedale coordina questo gruppo e partecipa a tutti i congressi nazionali su questo argomento.
Proprio per le premesse per cui la ringraziavo, intanto l'Ebola si diffonde quando uno ha i sintomi (e i sintomi sono febbre, emorragie, dolori addominali) e solo quando il virus è presente nel sangue, quindi nel periodo di contagio non si diffonde. Ma come si diffonde? Si diffonde per contatto con le secrezioni, un contatto con la pelle e con altre secrezioni, ha un'incubazione che varia, però la media è sui 21 giorni. Che cosa bisogna fare, che cosa si sta facendo? A parte le stanze che sono pronte, a parte il discorso della formazione, ci sono due grossi canali: il primo è il malato che arriva sintomatico con febbre, eccetera, e allora viene inviato in Pronto Soccorso, ricoverato in Malattie Infettive per un'osservazione e vengono prese tutte le misure del caso perché è un caso sospetto, quindi verrà trattato da personale formato con le protezioni individuali (vi ricordate che questa infermiera spagnola è stata contagiata togliendosi i guanti e toccando le secrezioni del malato).
Se viene confermata la presenza del virus Ebola, lo si tratterà attraverso una struttura preposta, che fa capo alle Malattie Infettive di Milano, dell'Ospedale Sacco: Il paziente sarà inviato a Roma con mezzi particolari allo "Spallanzani" e la sua struttura infettivologica sarà di riferimento per tutti i casi conclamati, cioè con presenza di virus Ebola nel sangue, cosa che, per fortuna, in Italia non è ancora avvenuta. Accanto a questo, che è un percorso appunto per chi è stato contagiato (c'è il forte sospetto perché ha febbre e sintomi), c'è tutto il percorso invece di quarantena domiciliare su cui abbiamo messo a punto delle misure che vanno conosciute. Sono delle misure anche di protezione che qualche volta possono essere eccessive, ma per la pericolosità della malattia devono essere messe a punto. Se un malato ha soggiornato in uno di questi focolai di epidemia dell'Africa occidentale senza avere un contatto diretto sarà posto sotto sorveglianza del suo medico curante che verrà informato e del servizio 118 con un infettivologo reperibile 24 ore al giorno. In ogni caso deve essere portato alla nostra conoscenza. Se un paziente ha avuto modo di entrare in contatto in uno di questi Paesi o con un ammalato o con una struttura in cui c'erano degli ammalati; qui è prevista la quarantena domiciliare, e questa è una misura particolare. È prevista dalla Struttura di Igiene e Prevenzione per cui viene fatta un'ordinanza e per cui questo malato per 20 giorni sta a casa, non potendone uscire e sarà sottoposto a controlli periodici del suo medico; se svilupperà in questi 20 giorni dei sintomi, rientra in tutto il caso precedente. È chiaro che è un'ordinanza che parte per motivi sanitari dalla Struttura di Igiene e poi viene comunicata al Sindaco del Comune di residenza. E il Sindaco del Comune - e abbiamo già attivato tutto il sistema dei Sindaci - dovrà emettere un'ordinanza per cui questo ipotetico contagiato dovrà stare in quarantena domiciliare per 21 giorni. Questa sarà la misura più importante da intraprendere e non sempre la più facile, perché per un paziente che non ha sintomi, stare 20 giorni in quarantena sotto osservazione medica, non sarà semplice, ma questo è il protocollo che è già stato diffuso con un opuscolo e sarà ancora maggiormente precisato in questi giorni.
Tengo a concludere, ricordando la dottoressa Bonino che in questa aula era già stata commemorata. Era una dottoressa di Biella che ha lavorato come pediatra per diversi anni nella nostra Pediatria e che poi andò in comando in Uganda per diversi anni, e là, quando scoppiò l'epidemia di Ebola, tutti scapparono, mentre lei rimase lì e morì con i ragazzi, con i bambini ugandesi che seguiva. La dottoressa Bonino fu anche insignita con la medaglia d'oro al valore della protezione civile. Tra l'altro, in questi giorni in cui si sta per aprire il nuovo Ospedale di Biella e vogliono dare un nome a questo Ospedale, uno dei nomi proposti è proprio quello della dottoressa Bonino che ha lavorato tanti anni nelle nostre strutture, quindi mi sembra giusto ricordarla. Grazie.
Presidente - Per la replica ha chiesto la parola la Consigliera Fontana; ne ha facoltà.
Fontana (PD-SIN.VDA) - Voglio ringraziare l'Assessore per tutte le informazioni che ci ha fornito, perché sono molto importanti. Veramente ci dà un po' di tranquillità, anche perché, effettivamente, non siamo così tranquilli, poiché sappiamo che è una malattia mortale paragonata all'AIDS. La mia preoccupazione è forse quella di stare in allerta, al di là di come ci siamo attivati; mi sembra che si stia andando nella direzione giusta, si sta facendo il possibile, ma stare più attenti sui controlli, questo è molto importante secondo noi, poiché se non vengono effettuati i controlli e c'è la disattenzione, è inutile che corriamo ai ripari poi dopo. I controlli secondo me sono molto importanti.
Un'altra domanda che mi ponevo è la questione dei vaccini. Mi sembra assurdo che per avere dei vaccini bisogna aspettare il 2016. Come mai non siamo in grado di attivarci per avere questi vaccini? Non sono medico, per me non è un campo facile, ma chiedo a lei, Assessore, se è fattibile, fare qualcosa in più...
(voce fuori microfono) - ...non c'è il vaccino...
...comunque sono soddisfatta per quello che si sta facendo, l'USL si è attivata. Scongiuriamo il fatto che questa malattia non la vedremo, e non solo noi, in Italia, ma da nessuna parte del mondo, perché effettivamente è meglio non pensare a quello che potrebbe succedere. Grazie.
Presidente - Grazie Consigliera Fontana. Punto 17 all'ordine del giorno.