Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 2424 du 16 mai 2012 - Resoconto

OGGETTO N. 2424/XIII - Relazione sulle attività di rilievo europeo e internazionale svolte dalla Regione nell'anno 2011, ai sensi della legge regionale 16 marzo 2006, n. 8.

Presidente - Riprendiamo i lavori; siamo sempre in discussione generale sul punto n. 25 dell'ordine del giorno.

La parola al Consigliere Comé.

Comé (SA-UdC-VdA) - Grazie Presidente.

Europa unita e forte, sia economicamente che politicamente: questo era l'intento dei milioni di abitanti del vecchio Continente europeo nel momento dell'entrata in vigore dell'euro. Certamente l'idea di Europa era già presente nei pensieri di Chabod che immaginava la nostra Regione come un ponte verso l'Europa, di Chanoux che prefigurava "une communauté européenne" sul modello svizzero, del canonico Bréan per il quale "une confédération européenne tôt ou tard deviendra une réalité".

Noi, oggi, siamo qui riuniti per discutere di Europa, e ritengo di interpretare la volontà del Consiglio per ribadire come noi crediamo ancora che sia l'Italia, sia la nostra Regione, debbano essere all'interno dell'Europa. Ma non si possono sottostimare le enormi difficoltà che l'Unione europea sta vivendo: la crisi economica e la situazione politica ed economica della Grecia, del Portogallo, della Spagna e anche dell'Italia, stanno indebolendo ogni giorno la visione di unitarietà e di coesione europea.

La nascita ed anche i risultati elettorali significativi di alcuni partiti estremisti, sia di destra che di sinistra, in alcuni Stati europei di qualche giorno fa nelle consultazioni elettorali, stanno riportando fortemente la volontà di riappropriarsi della propria moneta, a scapito dell'euro. Ormai un cittadino europeo su cinque non crede più nell'Europa e se le istituzioni europee non riusciranno a dare risposte concrete, di sviluppo reale per un rilancio di crescita in grado di creare lavoro in tempi molto rapidi, rischiamo di vedere salire vertiginosamente quel 20 percento attuale. Il rigore e le tasse necessarie per superare il primo periodo di crisi non possono più essere l'unica medicina per questo malato "Europa". Sarà necessaria un'azione politica europea più incisiva, una leadership di sviluppo forte, capace di creare le condizioni politiche ed economiche per avere regole bancarie e finanziarie e fiscalità comuni, per creare delle regole di concorrenza uguali per tutti.

Ma venendo all'analisi della nostra Regione, chiamata oggi a commentare l'attività di rilievo europeo svolta nell'anno 2011, non possiamo che prendere atto, come è stato illustrato dal Presidente della Regione - e anche abbiamo avuto notizia dalla relazione del capo della delegazione italiana nel Comitato delle Regioni, il collega Caveri - dei numerosi programmi che sono stati messi in atto con risorse finanziarie importanti, ma che forse non vengono percepiti interamente dai cittadini valdostani. Eppure i progetti sono gestiti direttamente dall'Amministrazione regionale o dagli enti strumentali e sono in gran parte interventi infrastrutturali ed azioni di sistema, di qualificazione e sviluppo di sistemi settoriali quali istruzione e lavoro. Il 41 percento - come diceva il Presidente nell'illustrazione - dei progetti approvati hanno, come destinatario finale, l'intera collettività, sono delle azioni di sistema. Nel 2011 sono più che raddoppiati gli interventi rivolti alle persone in cerca di lavoro, disoccupati e persone in cerca di prima occupazione; oggi sottolineava il collega Caveri come ormai questi fondi stiano diventando l'ossigeno per i diversi Stati. È su questo tema che voglio soffermarmi, perché fra un mese circa saremo chiamati, come Consiglio, ad approvare il piano triennale delle politiche del lavoro 2012-2014 ed il programma occupazione del fondo sociale europeo si integra con quanto la Regione sta programmando sul tema del lavoro.

Il programma occupazione 2007-2013 è ormai entrato nella sua piena operatività, la strategia proposta dal programma per il raggiungimento dell'obiettivo generale è articolata su diversi assi; ne sottolineo alcuni, secondo me decisamente importanti. Per quanto riguarda il primo asse, quello dell'adattabilità, l'obiettivo è quello di sostenere i processi di aggiornamento e di adattamento delle competenze dei lavoratori e delle imprese. In questo ambito tutte le azioni finanziate per la formazione continua dei lavoratori occupati nelle imprese locali sono sensibilmente aumentate nell'ultimo biennio, siamo a mille progetti, con un impegno di oltre 6.000.000 di euro. Poi abbiamo l'asse dell'occupabilità, il cui obiettivo è quello di sostenere tutti i processi che promuovono e supportano la partecipazione attiva al mercato del lavoro; anche qui, nel 2011 è proseguita tutta l'azione con l'emissione di bandi ed inviti a presentare progetti, l'approvazione di un numero rilevante di interventi rivolti ai giovani ed alle persone in cerca di occupazione. Abbiamo interessato enti di formazione accreditati, enti locali, università, istituzioni scolastiche, per un ammontare complessivo superiore a 3.000.000 di euro.

Voglio segnalare anche il significativo accesso allo strumento del buono formativo, che consente a persone in stato di disoccupazione di accedere attraverso uno strumento flessibile ed individuale. Nel 2011 sono stati erogati ben 49 buoni formativi, dei quali ben 34 hanno avuto una risposta concreta nell'apertura di nuove attività; 144 sempre per attività di formazione permanente. Quindi nell'ambito delle attività di sostegno all'avvio di attività autonome rivolte alle persone disoccupate, nello specifico sono stati realizzati ad esempio corsi di formazione per la gestione di impresa e corsi di informatica.

Vorrei ricordare che a seguito dell'intesa Stato-Regione e dell'accordo degli ammortizzatori in deroga negli anni 2011-2012, l'Amministrazione regionale si è fatta carico dei finanziamenti per queste persone e la copertura per quanto riguarda gli oneri è per il 60 percento a carico dello Stato e per il 40 percento in quota alla Regione con i fondi strutturali europei. Due assi importanti sono: uno, l'inclusione sociale (oggi ne parlava anche il collega Donzel nel suo intervento); soprattutto questo asse intende rispondere al tema della dispersione scolastica secondo modalità di intervento volte a favorire la dimensione di recupero di chi è già uscito dal sistema scolastico e formativo, per favorire il suo reinserimento attraverso il sostegno all'occupabilità; l'altro, l'asse sulla transnazionalità e l'interregionalità, che ha lo scopo di promuovere e sostenere le relazioni di scambio e di integrazione fra le Regioni, in particolare le Regioni degli Stati europei. Qui si va a finanziare dei processi di mobilità geografica degli studenti e dei lavoratori, formatori e ricercatori.

Certamente le strategie europee per l'occupazione sono state modificate con i nuovi obiettivi per il prossimo decennio con "Strategia Europa 2020". Le strategie lanciate nel 2000 con Lisbona non sono state assolutamente raggiunte a causa di una governance troppo debole, a causa di differenze socio-economiche fra gli Stati membri ed a causa della mancanza di un quadro unico europeo di politiche macroeconomiche e sociali. Speriamo che la Strategia Europa 2020, come lo aveva sottolineato oggi il collega Caveri, che vedeva con grande attenzione l'avvenire dell'Europa, riesca a prendere piede e concretezza. I tre punti fondamentali della Strategia Europa 2020 sono la crescita intelligente, la crescita inclusiva e la crescita sostenibile.

Non posso, a conclusione del mio intervento, che rivendicare quel ruolo per quelle Regioni che hanno delle competenze legislative proprie e che devono, all'interno dell'Europa, avere uno spazio ed una considerazione maggiori, senza avere la necessità del filtro dello Stato e che devono essere in particolare presenti nella fase ascendente. Vorrei ancora rivendicare la richiesta sempre forte, che la nostra Regione da anni ha fatto, di avere un nostro Parlamentare europeo, modificando l'attuale legislazione che disciplina la composizione dei rappresentanti europei.

Presidente - La parola al Consigliere Louvin.

Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.

La sessione europea e comunitaria è sempre un momento interessante, uno dei pochi nei quali riusciamo - o quanto meno tentiamo - di alzare un po' lo sguardo dalle nostre priorità e qualche volta anche miserie quotidiane della nostra piccola dimensione, per misurare gli impatti e anche un po' il passare del tempo e il cambiare degli scenari all'esterno della nostra Regione. Il dibattito che si sta sviluppando mi pare ricco di contenuti e di suggerimenti al riguardo.

Ciò di cui - lo dico inizialmente per sgomberare il campo e passare al merito della questione - ci rammarichiamo è una problematica di metodo - la riproponiamo all'attenzione dell'aula, in quanto ne abbiamo già discusso in I Commissione - che riguarda sia questa singola relazione, che è un documento sul quale penso meriterebbe fare un'analisi di dettaglio più approfondita, anche di interazione con i servizi competenti, perché più che una relazione di tipo politico è una valutazione questa che fa il Governo regionale, su un lavoro di raccolta e di sintesi di dati e di informazioni che assume presso i vari servizi. Quindi il Governo si colloca già un po' a valle di questo lavoro e qui viene by-passata la sede di approfondimento e di discussione, che è quella stessa sede che sull'Europa non morde. E non morde perché purtroppo non c'è, non si confronta, non si misura anche là dove ha degli strumenti, e ne abbiamo parlato in riferimento alla fase ascendente, cioè alla partecipazione delle Regioni come loro punto di vista su direttive, su regolamenti comunitari...è un vero peccato che noi settimanalmente riceviamo lunghi elenchi di documenti, sui quali potremmo dire qualcosa!

Certo, sull'accordo tecnico con il Montenegro piuttosto che sull'accordo filatelico con il Canada, penso che abbiamo poco interesse a misurarci; ma ci sono, proprio nel corpo di questi lunghi elenchi, quantità importanti di documenti, sui quali un punto di vista della Regione non è sbagliato. Forse arriva qualche volte questo punto di vista da parte di singoli funzionari tramite il rappresentante nel Comitato delle Regioni, ma noi consiglieri non ne siamo parte. Presidente Zucchi, non lo dico per far portare a lei una croce; è una croce che portiamo tutti assieme come consiglieri, e dovremmo trovare un modo, non tanto per allungare la durata delle riunioni in commissione - la prima non si riunisce neanche tanto spesso, e sarebbe magari anche un piacere ritrovare queste occasioni di incontro! -, ma proprio perché credo veramente che noi prendiamo la piega sbagliata rispetto all'Europa. Noi prendiamo sempre la piega di coloro che vedono nell'Europa un vincolo, un ostacolo e forse ripercuotono anche nell'opinione pubblica questa sensazione, senza mai andare a dire qual è stato il passaggio informativo, di rappresentanza di interessi che abbiamo svolto noi presso l'Europa.

Ho sentito poco in questa legislatura di iniziative della Regione presso le istituzioni europee. È vero che ci manca, collega Comé, un parlamentare in esercizio presso il Parlamento europeo, ma non mancano i momenti informativi e di collegamento, c'è piena trasparenza da parte delle istituzioni comunitarie; noi non abbiamo mai, dico "mai", ma lo dico con rammarico profondo, occasione di confrontarci con queste questioni! E quando hanno la dimensione di una locomotiva come la politica agricola comune, Assessore Isabellon, credo che qualcosa in commissione si potrebbe venire a dire, anche coinvolgendo la commissione competente in materia di affari europei. Quello che abbiamo letto nella relazione in ordine al nuovo periodo di attuazione della politica agricola comune è molto significativo dei cambiamenti in atto: abbiamo un regolamento comunitario che ormai sta per prendere la sua forma definitiva, avremo grandi innovazioni nel periodo 2014-2020, dai pagamenti verdi al sostegno agli agricoltori in attività.

Abbiamo delle problematiche, Assessore Isabellon, molto delicate legate alla pluralità di colture in atto, che si scontreranno con il problema tipologico e molto particolare della nostra attività agricola, e io credo che, al di là della discussione generale che facciamo oggi, questo debba diventare motivo di coinvolgimento. Lei è stato in istanze internazionali, lei ha portato un punto di vista di una Regione montana, ma non abbiamo un approfondimento sufficiente in questo momento per non piangere, magari lacrime di coccodrillo, di qua a qualche anno. Certo che non spostiamo da soli, sappiamo che lei è autorevole, ma non la investiamo di tanta potenza da poter da solo far cambiare, però crediamo che se ci fosse una vera mobilitazione popolare su questi temi, una mobilitazione da parte del comparto agricolo, una mobilitazione da parte dei piccoli produttori o allevatori, ci sarebbe sicuramente più ascolto di queste problematiche.

Sappiamo bene che a Bruxelles pesano le lobby, che Monsanto pesa molto di più dell'agricoltura di montagna, e proprio per questa ragione è importante che adesso si sentano queste voci, adesso che si sentono delle voci forti dal mondo del lavoro e dal mondo sociale, di profonda sofferenza e disagio nei confronti dell'Europa; quella agricola non è sentita, o almeno non abbiamo la percezione che sia adeguatamente ascoltata. Questa è una cosa che dico con rammarico, perché ho l'impressione che rischi questo di aggiungere uno strato di indifferenza, di ripulsa, di fastidio nei confronti dell'Europa, cosa di cui non c'è bisogno sicuramente.

Vent'anni fa - il Presidente Rollandin lo ricorda bene -, grazie all'attività del compianto Demetrio Mafrica che ha presieduto la commissione di preparazione della Regione per gli appuntamenti dell'applicazione del Trattato di Maastricht e fece un profondo lavoro di sensibilizzazione di questo Consiglio, avevamo degli scenari di grande generosità verso l'Europa, di grande fiducia ed aspettative, perché parlavano personaggi del calibro di Helmut Kohl, di François Mitterrand, e le vicende anche di ingresso dell'Italia nell'euro erano accompagnate da personaggi del calibro di Carlo Azeglio Ciampi, di Romano Prodi. Ma questo è nel nostro passato. Oggi vediamo purtroppo politiche di ripiegamento, vediamo l'incapacità dell'Europa di uscire da una crisi che investe un Paese che pesa poco più del 2 percento del suo prodotto interno lordo, di far sentire questo forte abbraccio fra popoli europei, di cui c'è oggi particolarmente bisogno perché nessuno si perda. La crisi greca rischia di essere non solo un potenziale "effetto domino", ma anche un momento irreversibile o reversibile solo in tempi molto lunghi di una costruzione di effetto di integrazione europea, di cui abbiamo tutti noi sentito molto l'esigenza.

Non crediamo, come gruppo ALPE, che la salvezza sia nei tandem "Merkozy" o "Merhollande" e quant'altro, ma credo che l'Europa sia un'Europa a 27, che abbia un'integrazione decisamente più elevata, nella quale tutte le voci siano ascoltate, e non solo quelle di chi detiene o vorrebbe detenere il pacchetto di maggioranza.

Ancora un'annotazione di carattere generale, legata al fatto che oggi l'Italia si trova con un Governo che è cambiato sulla scia di un impulso dell'Unione europea, in particolare di un suo organismo, la Banca Centrale Europea; sia poi stata una lettera ispirata da Roma, come oggi sostiene qualcuno, o una lettera voluta direttamente dagli organi di quella Banca, il dettato degli organi comunitari ha fatto sì che, per la prima volta nella storia, cambiasse il corso della politica nazionale. Quindi crediamo oggi sia tempo di trovare un ritmo nuovo ed un ordine nuovo nella nostra politica comunitaria.

Sul concreto della relazione, vorrei sottolineare la grande lentezza con la quale vengono avanti le problematiche della fase cosiddetta "ascendente", di cui anche nel suo intervento il Presidente Rollandin ha sottolineato come ci siano oggi alcuni avanzamenti, c'è un tentativo di accelerazione da parte della Conferenza dei Presidenti, ma siamo anche qui a richiamarci ad una normativa che ormai ha otto anni di vita, la legge "La Loggia", che fu già un punto di equilibrio, però in un momento in cui le Regioni si aprivano ed ottenevano spazi sul versante europeo, oggi sono le Regioni stesse a cercare di consolidare spazi minimi di partecipazione. Chi si è occupato di diritto comunitario, è andato a raccontare nelle aule universitarie per anni che c'era la possibilità per le Regioni di partecipare al Consiglio dei Ministri dell'Unione europea, perché questo è scritto nella legge "La Loggia", ma questo non è ciò che è stato realizzato. Quindi dobbiamo iscrivere a bilancio della politica europea del Governo italiano, fra le voci negative, questo fatto: di non aver dato attuazione ad una cosa che non richiedeva un grandissimo sforzo. I Länder tedeschi partecipano e le Regioni e le Comunità belghe partecipano da decenni alla vita comunitaria nelle istanze più alte, e io credo che questo darebbe un segnale ulteriore di presenza. Nel complesso la presenza europea di questa Regione, anche gli spazi che pure potrebbe conquistarsi nelle arene nelle quali potrebbero essere più presenti i suoi rappresentanti, non sembra che siano molti; abbiamo il senso di una politica regionale molto ripiegata su sé stessa, poco aperta. Tanti sono i capitoli di questo libro, perché quasi di un libro si tratta, perché ci mettiamo dentro tante cose, Presidente, ma lei sa meglio di me che sono solo dei richiami.

Uscendo dal solco strettamente comunitario faccio riferimento alla questione del Conseil Valais/Vallée d'Aoste, di cui la relazione fotocopia le competenze di base come erano iscritte nelle precedenti relazioni; è la stessa cosa che troviamo anche in altri punti, ma questo mi pare fra i più significativi: il Conseil Valais/Vallée d'Aoste è un organismo da rilanciare. Se crediamo in una prospettiva alpina, con chi facciamo la tela, se non con i nostri vicini? Magari qualche viaggio in più del nostro Assessore Zublena oltre il Gran San Bernardo, non per mandarla via, ma perché tragga ispirazione da una politica urbanistica di segno diverso, credo che quella sia la sede...

(interruzione dell'Assessore Manuela Zublena, fuori microfono)

...magari anche per certe cose dei rifiuti, delle seconde case, se devo darle degli spunti, se poi gradisce allarghiamo il dibattito...ma non è detto in tono polemico, ci sono dei momenti di stimolo della nostra vita politica regionale che ci devono venire; in questo caso è venuto pochi mesi fa da un referendum che, in Svizzera, ha posto la questione delle seconde case con assoluta centralità, un risultato anche sorprendente, e noi stiamo viaggiando, nonostante siamo tutti nel cappello della convenzione delle Alpi, in una direzione opposta! Qui da noi sforniamo centinaia di appartamenti e di seconde case ogni anno! Dovrei usare forse il termine "migliaia", non so se ci arriviamo ancora, ma centinaia e parecchie centinaia sicuramente. Allora credo che questa sia materia di riflessione anche per trarre ispirazione; mentre discutiamo di un'attività internazionale della Regione, di una sua capacità di essere internazionale, di interagire con altri soggetti - e quando ci sono gli strumenti li creiamo come il caso del Conseil Valais/Vallée d'Aoste -, non vedere momenti di approfondimento di questo, in questa sede, ci dispiace.

Per altro verso vediamo che altre iniziative, anche pregevoli, sono in corso: mi pare fra pochi giorni anche per approfondimenti in materia idroelettrica, queste sono cose che vanno ascritte a merito dell'azione amministrativa della Regione, che si confronterà la settimana prossima con le esperienze di altre Regioni alpine. Ma dovrebbe essere questo il modus operandi, direi costante della nostra Regione.

Dove sospendiamo il giudizio - perché questo richiederebbe un dialogo ed un approfondimento più ampio - è sulle problematiche dell'occupazione. Presidente, ci diamo appuntamento alla discussione del piano triennale delle politiche del lavoro, che credo sia il momento nel quale potremo approfondire di più sulle ricadute, se l'Europa è solo una vache à lait dalla quale prendere delle risorse da buttare dentro, noi valuteremo come, quanto, con quali ricadute, oppure se ci sia, anche dal punto di vista delle politiche del lavoro, una capacità di guardare a dinamiche più integrate con le Regioni vicine. Abbiamo l'impressione che le politiche del lavoro possano essere lette oggi non solo nel chiuso della nostra Regione, ma con momenti di più stretto raccordo. Qualcosa si inizia ad intravedere, ma crediamo sia particolarmente prezioso per la nostra Regione oggi guardare anche a bacini di lavoro come la Valle dell'Arve, con la sua meccanica integrata, con le sue attività artigianali che sono in pieno sviluppo, secondo una dinamica opposta alla nostra per fenomeni anche di tipo storico, di insediamenti tradizionali che hanno potuto svilupparsi meglio. Ma non guardare alla possibilità di integrazione economica fra questi bacini ci sembra decisamente un rischio di chiusura e di ripiegamento.

Quindi prendiamo atto di questa relazione, che è servita anche a noi per avere un momento di riflessione e di approfondimento, ma non so se servirà poi per futura memoria, per l'attività prossima. Se mi consente, Presidente Lanièce, la sommessa richiesta che l'anno prossimo, quando questa relazione arriverà (in scadenza preelettorale), di farla precedere, per evitare che ci siano dei momenti di incomprensione, da una lettura in commissione. Non credo che questo sia di troppo, non sarà una pena per noi, ma un'opportunità per andare a scandagliare meglio un lavoro, che crediamo sia sicuramente anche frutto del Governo regionale, però che sostanzialmente è troppo tributario di un'impronta amministrativa di semplice natura descrittiva, mentre dovrebbe avere - e speriamo che abbia in futuro - una forte valenza prospettiva. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere Lattanzi.

Lattanzi (PdL) - Grazie Presidente. È evidente che la relazione sulle attività di rilievo europeo ed internazionale della nostra Regione è l'occasione per fare una riflessione sulle attività della nostra Regione nell'interconnessione europea.

Devo dire, collega Louvin, che ho ascoltato con attenzione ma non sono riuscito a capire, al di là delle critiche sulla forma, quali sono le proposte nella sostanza, perché mentre è chiarissimo che siamo in un momento delicato e di transizione delle norme europee e le relazioni fra gli Stati europei e le Regioni, il tema dominante di cui oggi si parla - come sia il Presidente nella sua illustrazione, sia il collega Caveri, ma anche il collega Comé evidenziavano - sono le prospettive delle relazioni con l'Europa.

Questo rapporto ci fotografa un percorso ed un'attività di una delle poche Regioni che a nostro avviso ha utilizzato al meglio gli strumenti che sono a disposizione delle Regioni. Lo abbiamo praticamente in tutti gli indici di utilizzo dei fondi sociali europei, lo abbiamo nell'interconnessione dei progetti 2007-2013, in tutti gli ambiti: sociali, culturali, di istruzione, lo scambio dei rapporti, le interconnessioni interregionali, internazionali. Devo dire che oggettivamente, pur avendo anche in passato espresso con il nostro gruppo alcune perplessità ed alcune criticità rispetto ad alcuni specifici programmi, tutto si può dire, collega Louvin, meno che questo rapporto non fotografi un'iperattività dei nostri uffici e dell'indirizzo politico legato al recepimento in fase discendente delle opportunità, o dei vincoli, che la Comunità ci indirizza, e purtroppo la poca opportunità in fase ascendente della proposta di poter partecipare alla costruzione di questa benedetta "Europa"! Un'Europa di cui oggi si parla qualche volta come problema, qualche altra come opportunità, sulla quale c'è in gioco molto di più di una semplice relazione economica internazionale ed istituzionale.

I programmi sono così abbondanti, collega Louvin, che, se lei avesse letto la relazione nella sua pienezza, certamente non le sarebbero sfuggite le 16 pagine che illustrano i programmi di relazione che la nostra Regione ha, beneficiando di queste opportunità, e le almeno 8 pagine che illustrano le difficoltà di relazione della Regione con la legge comunitaria e le leggi statali di diretta emanazione europea. Il tema è non il 2007-2013, cioè il percorso che stiamo completando; il problema è il 2020, questo è il tema sul quale dobbiamo confrontarci!

Caro collega Louvin, può essere utile che la I Commissione si riunisca anche tutte le settimane per dirci come la pensiamo sulla lunghezza delle banane o dei cetrioli, ma forse sarebbe più utile che riuscissimo, per una volta, come comunità, ad esprimere - e questo la maggioranza lo ha fatto in maniera forte e chiara - l'idea di Europa delle Regioni che abbiamo! In questo senso sono andati gli indirizzi che il Presidente Rollandin ha illustrato nella sua relazione.

È piena coscienza di questo Consiglio, credo, che il futuro di un'Europa, se ci sarà, non potrà che passare attraverso una ricomposizione del quadro istituzionale. Questa è un'Europa che è nata dall'alto e che deve rinascere dal basso, e non può che essere così. È indipendente dalla presenza di un Paese come la Grecia il futuro che si sta giocando questo Continente. Il futuro che si sta giocando questo Continente, gli Stati membri e le Regioni che ne fanno parte, è la sopravvivenza di un Continente economicamente fermo e demograficamente fermo! Fortunatamente ancora relativamente benestante e quindi, in un tempo relativamente breve, deve dire se vuole un'Europa della politica o un'Europa dei funzionari. Di questo si sta parlando, collega Louvin, non della chiacchierata fra le associazioni culturali, per capire quale sarà la prospettiva culturale, sociale, etnico-linguistica dei popoli della montagna: è la sopravvivenza economica, collega Louvin! La sopravvivenza economica passa inevitabilmente attraverso i fattori economici, sociali, culturali, che sono gli strumenti dell'interazione, non i fini, sono i mezzi, collega Louvin! Lei confonde i mezzi con i fini; i fini sono il mantenimento di un contesto sociale che ci siamo conquistati con il sangue, il sudore e le lacrime delle generazioni precedenti, in parte di molti di noi che hanno contribuito a questo benessere, ma che è fortemente in gioco per una situazione politico-istituzionale di assoluto stop, perché l'unica cosa che procede in Europa è la burocrazia! Ed a cascata procedono le burocrazie degli Stati, a cui si adeguano le burocrazie regionali, a cui si adeguano le burocrazie locali! Di questo stiamo parlando, al punto che oggi siamo arrivati a dirci che se i burocrati li pagassimo per stare a casa, forse faremmo prima e meglio, otterremmo prima e meglio gli obiettivi di politica sociale ed economica che ci siamo posti! Siccome questo non si può fare, noi siamo in una fase di intermediazione della politica, dell'economia e dello stato sociale, che tutti i giorni bussa alle nostre porte per chiedere qual è il nostro futuro.

La relazione puntualizza in maniera perfetta quali sono state le nostre capacità indiscusse ed indiscutibili sullo sfruttamento delle opportunità delle norme discendenti in ambito europeo; Il Sole 24Ore su questo ha ripetutamente messo le classifiche delle Regioni che hanno utilizzato i fondi ed i programmi, ed a volte molti di quei programmi non hanno dato i risultati che ci aspettavamo, ma siccome il senno di poi ce lo hanno solo i sapienti, noi, umili umani, proviamo una serie di progetti nel tentativo di dare una visione a questa Regione che sta (Carrefour d'Europe) proprio al centro di questo sistema!

I temi su cui dibattiamo e le risorse che stiamo utilizzando, che avranno sempre più stringenti cordoni di utilizzo fino all'ultimo dei Comuni della Comunità europea, vanno nella direzione di una riconversione - prima ancora che occupazionale - culturale; noi abbiamo un drammatico gap competitivo di tipo culturale, perché non siamo pronti! E fino a quando non ci sarà un'implosione dell'Europa e degli Stati membri di questa coscienza, noi non ci renderemo conto che è in atto una sfida, che non si combatte a colpi di norme, ma si combatte a colpi di risultati, a colpi di fare, e semmai le norme diventano impedimento del fare, non propulsione! Possiamo dire di essere stati bravi nel primo tempo dell'Europa a giocarci la partita dell'utilizzo delle norme per vivere e sopravvivere; dobbiamo essere bravi a creare valore, che è una sfida totalmente diversa! Quindi oggi la sfida che abbiamo è di, certo, far sentire la nostra voce chiara e forte, ma prendere coscienza - come credo mai in questa legislatura si sia fatto - che siamo interconnessi, che siamo in competizione, e che la nostra comunità, nell'ambito delle normative europee, delle trasformazioni epocali in atto e delle trasformazioni epocali del nostro Paese, deve accettare la sfida. Una sfida che in molti casi significa battere la burocrazia, non alimentarla, non strumentalizzarla o farne potere, collega Louvin, perché di questo stiamo morendo: questa è la nostra sfida.

Questa relazione fotografa in maniera chiarissima cosa siamo stati capaci di fare fino al 2013. Deve poter essere il punto di transizione su quello che vogliamo fare nel 2020, ed in questo senso questa maggioranza ha chiarissimo, e lo ha fatto in tutti i suoi atti...che è pronta, anzi è già in campo, ad accettare la sfida della competitività. In quella direzione sono andati molti provvedimenti di anticrisi che non erano assistenziali, ma investimenti; in quella direzione sono andati gli indirizzi di sburocratizzazione e di riorganizzazione della macchina regionale, che hanno creato molti mal di pancia e - anticipo - ne creeranno di ulteriori! In quella direzione vanno le norme regionali per stimolare la competitività dei nostri giovani, per sostenere le start-up, il loro sviluppo, senza chiedere loro (come farebbe un funzionario della Comunità europea): dimmi quando tu mi presenti un progetto, quanto successo avrai, perché se non avrai successo io non te lo finanzio...perché questa è una visione burocratica e teorica che ci uccide!

Abbiamo la necessità di investire su una molteplicità di start-up e di progetti, sapendo che ogni 100 progetti se ne salvano 3 o 4, perché se avessimo la verità in tasca di quelli che si salvano, probabilmente faremmo gli altri 97, e siccome non è così, sono i 3 che giustificano gli investimenti dei 100...su questo abbiamo accettato la sfida, questo è lo stimolo che questa relazione ci porta a valutare, non è sul metodo, collega Louvin, che ci dobbiamo distinguere, non è confondersi sui mezzi, ma decidere sui fini, e i fini nostri sono chiarissimi, le politiche e le decisioni conseguenti.

Vorremmo che anche voi, della minoranza, foste più coerenti, perché quando si decide di riorganizzare la macchina della burocrazia o di spingere "spintaneamente" la produttività del pubblico impiego, invece di fare le battaglie a difesa dei fannulloni, dovreste essere d'accordo con noi a stimolare la meritocrazia, e non difendere chi si nasconde dietro un finto posto di lavoro, per creare un costo e non un'opportunità di lavoro! Di questo dobbiamo parlare, perché è questo che la nostra macchina burocratica ed istituzionale, la nostra comunità politica, economica e sociale deve saper fare!

Dobbiamo essere coerenti se abbiamo chiaro il quadro nel quale ci muoviamo; sennò possiamo fare molte commissioni, possiamo disquisire di come vorremmo noi l'Europa. Peccato che dove si decide, noi non ci siamo! E non è che non ci siamo perché non abbiamo il Parlamentare europeo che si affoga in mezzo alle altre migliaia di Parlamentari della comunità. È perché noi dobbiamo avere un progetto nostro, che noi abbiamo chiarissimo e che vorremmo che anche voi aveste chiaro. Ma mi sembra che siate ancora nella fase dello studio.

Noi, la fase dello studio l'abbiamo già finita, siamo nella fase dell'operatività e saremmo contenti se ci veniste dietro!

Presidente - La parola al Consigliere Louvin, per il secondo intervento.

Louvin (ALPE) - Grazie Presidente.

È doveroso, dopo aver beneficiato di tanta attenzione e tanto approfondimento da parte del collega, che puntualizziamo le posizioni. Intanto perché è vero, noi siamo fra gli apostati che non considerano raggiunta la perfezione della relazione del Presidente Rollandin. C'è chi aderisce adesso, dopo questo recente concilio, al dogma della perfezione e dell'infallibilità; noi non siamo fra coloro che vi aderiscono, e quindi forse, portandoci avanti nella fase di studio, in cui lei, collega Lattanzi, ci ha relegato - e devo dire che studiare fa anche bene qualche volta! -, lei ha già fatto di corsa una carriera molto rapida, si è portato ai livelli più alti, è già nella fase attuativa e nella fase nietzschiana del Superuomo! Noi siamo ancora concretamente legati a questa realtà terrena e vediamo qualche piccola imperfezione, ma non personalmente; abbiamo messo in evidenza, ci pare inutile, non ci esercitiamo troppo nell'uso del violino, a volte questo esercizio è sgradevole ed anche stucchevole in aula, noi ogni tanto usiamo delle scorciatoie per dire delle cose.

Il Presidente crediamo sia una persona intelligente, prende nota, naturalmente fa molto spesso in modo diverso, ma ci ascolta e prende atto delle nostre osservazioni, che non riguardano né banane, né cetrioli, né ammennicoli di altra natura, che possono anche far sorgere e forse alimentano in questa banalizzazione - in cui una parte cospicua del ceto politico, e mi dispiace che in questa circostanza si sia iscritto in quella parte, continua a navigare - il gettare fango sull'Europa. Ed è un peccato, perché si dà veramente alla nostra comunità il senso che ci siano solo dei burocrati, dei tecnocrati, dei perditempo che scrivono norme a Bruxelles, mentre noi qui lavoriamo...non è esattamente così! È piena anche di burocrati falliti la Valle d'Aosta ed è anche in grado di aiutare a trovare delle strategie per un futuro comune ai nostri popoli d'Europa, un'istituzione a Bruxelles. Noi crediamo che bisogna guardare le cose con il giusto equilibrio, una prospettiva un attimino più equilibrata.

Lei dice che tutto si può dire, salvo che non ci sia un iperattivismo della Regione in sede di attuazione in fase discendente. Le ho appena detto - glielo scrivo e poi le faccio tirare giù dai nostri funzionari di commissione - che non abbiamo discusso un accidente di niente in fase discendente noi, non abbiamo nessun report delle normative di maggiore incidenza. Non parlo del Governo regionale in questo momento, è un dibattito che riguarda il malfunzionamento nostro, i limiti, le carenze strutturali del Consiglio. Me ne sono fatto carico anche in prima persona come commissario di I Commissione, senza voler far ricadere tutto sulla schiena di altri, ma non è l'iperattivismo del Presidente, che non è europeo fra l'altro, mi dispiace, devo dirlo, non vedo una presenza di player del Presidente Rollandin sui tavoli europei; lo vedo orientato ad occuparsi di più di altre vicende; noi lo vediamo, nel nostro giudizio politico, molto inchiodato, pesantemente, sulle vicende locali. Non voglio fare di questa circostanza, che deve essere di dibattito politico generale, un momento di polemica, ma lei ci tira per i capelli e, siccome qualche capello lo abbiamo ancora, ci facciamo tirare e ci scendiamo su questo terreno, per dirci francamente che non è proprio confusione di mezzi confini.

A noi è molto chiaro dove sono i mezzi e gli strumenti e dove sono i fini e la sopravvivenza dell'Europa, a noi non pare per niente essere stata assicurata dal "Governo Berlusconi", che ci ha portati nelle condizioni di massimo disastro e discredito sul piano internazionale. Ed è curioso che a tenere la conferenza sulla chiarezza dei fini che abbiamo come Regione sia chi ha fatto da pontiere, in questa circostanza, per portare la nostra Regione ad allinearsi sulla linea del "Governo Berlusconi"! Lo trovo singolare, lei avrà un altro punto di vista, ma noi, in questa modesta fase di studio...ci resta che cosa? Non siamo dei soggetti con la leva amministrativa in mano, siamo dei soggetti che dovrebbero dedicare un po' di tempo a conoscere, abbiamo studiato con i nostri piccoli mezzi questa relazione, non l'abbiamo trovata così perfetta, anche se abbiamo trovato un grande sforzo di precisione e di puntualità da parte delle strutture e dei servizi. Ma non vediamo la politica europea di questa Regione! La vediamo ogni tanto fare il comunicato sulla nuova riunione che c'è sull'ALP-MED e su altri eventi, ma non vediamo una continuità di tessuto.

Non voglio polemizzare oltre misura, ma noi riteniamo che questa Regione stia facendo poco, che non sia abbastanza presente, ma soprattutto è un problema di non far staccare il relazionamento europeo alla nostra società valdostana. Perché i nostri funzionari ne abbiamo tanti che vanno in giro, il Presidente stesso va a delle riunioni, ci sono dei momenti di relazione degli alti rami dell'Amministrazione, ma è la nostra società valdostana che si sta ripiegando su sé stessa ed è su questo che ci dovrebbe essere un lavoro del Consiglio regionale, che mai come oggi è stato poco implicato nelle vicende generali di crescita culturale e politica e di allargamento del nostro orizzonte.

Chiedo scusa, collega Lattanzi, non mi sono inalberato, ma semplicemente le ho voluto dire con molta franchezza qual è il nostro punto di vista e la nostra angolatura visuale. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere Donzel, per il secondo intervento.

Donzel (PD) - Grazie Presidente. Una breve puntualizzazione rispetto al concetto semplificatorio delle burocrazie, che fanno tutto male.

Avevo già anticipato stamani che sarà oggetto di un'interpellanza specifica del nostro gruppo, che in quella riorganizzazione che è stata di nuovo evocata in quest'aula un po' in stile miloniano - Milone era oggi diremmo picchiatore che aveva a disposizione Pompeo ai tempi dello scontro con Cesare - questa minaccia terribile: state all'occhio burocrati, che vi faremo fuori ancora! Infatti stiamo vedendo questa riforma basata sull'efficienza della burocrazia in Valle d'Aosta, che è fondata sul negare l'importanza dei titoli di studio e cercare di riorganizzare secondo criteri non chiari! Come ho detto, porteremo all'attenzione del Consiglio il fatto che è stato chiuso un ufficio, che portava 1.000.000 di euro alla Valle d'Aosta: se questo è l'attacco alla burocrazia, probabilmente state colpendo la burocrazia, quella che è indispensabile alla politica, perché i progetti che prevedono finanziamenti europei si fanno con persone che si mettono lì, a studiare ed a produrre dei materiali non indifferenti, che solo le chiacchiere della politica non sono in grado di fornire. Mi sembrano...so che va di moda Beppe Grillo, ma non pensavo che il PdL oltre a sostenerlo a Parma, lo sostenesse anche in quest'aula con questi atteggiamenti incomprensibili, dopo una chiacchierata costruttiva questa mattina sulla questione europea.

Mi preoccupa poi che si dica che la fase dello studio è finita, siamo nella fase dell'operatività; probabilmente, invece...dall'intervento del Presidente, io ho capito che sono tante le cose che cambiano e anche nei nuovi finanziamenti europei ci sarà parecchio da lavorare con tecnici molto preparati. Naturalmente la politica dovrà tracciare la guida, ma poi avremo bisogno di persone competenti in grado di fare in modo che i nostri progetti siano credibili, come lo sono stati in questi anni...se abbiamo avuto dei soldi. Quindi non confondiamo riorganizzazioni e semplificazioni della burocrazia con il fare un mucchio di tutto l'apparato regionale, come se fosse tutto da buttare nella spazzatura! Tanto più mi sorprende questo da chi si era fatto campione per anni della meritocrazia e oggi mi pare che la politica, almeno i soggetti politici non siano classificati nell'ordine di quelli che meritano di più nell'ambito della meritocrazia. Forse veniamo anche dietro i burocrati e quindi un po' più di umiltà da parte nostra non guasterebbe!

Presidente - Se non vi sono altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.

La parola al Presidente della Regione, Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

La discussione sulla relazione dell'attività svolta nell'ambito delle politiche europee aveva, come tutti gli anni, il senso di fare un aggiornamento sull'attività svolta e, al contempo, illustrare i prossimi programmi. Questa mattina gli interventi sono andati in questa direzione, c'è stato un forte richiamo al ruolo delle Regioni in ambito europeo, e soprattutto c'è stata un'attenzione specifica alle possibilità reali di intervento al costrutto europeo. Questa mi era sembrata una discussione che entrava nel merito della relazione, che andava a significare i passaggi più importanti, per specificare le difficoltà di essere in qualche modo attori nell'ambito della politica europea e a questo riguardo ho spiegato - forse l'assenza del collega Louvin non gli ha permesso di seguire questa parte - che nell'ambito europeo c'è la partecipazione piena ed attiva del collega Caveri.

Allora non dico che mi sorprende, ma non capisco l'etichetta di "poco europeo" per il fatto che partecipi il collega Caveri alle sedute anziché la mia parte; non penso che ci sia un nesso! Forse questo svarione gli è scappato, perché non c'entra niente. Come non credo che sia etichettabile come "europeo" chi partecipa alle elezioni europee: fare il candidato alle elezioni europee non vuol dire che sei europeo, vuol dire che aspiri a svolgere un ruolo con tutto rispetto. Non vorrei che avesse equivocato, siccome si è candidato Marguerettaz, cioè non vorrei che adesso diventasse europeista Marguerettaz, altrimenti qui non ci capiamo più! I ruoli sono interscambiabili, solo per chiarire, perché mi preoccuperebbe questo aspetto...

Vorrei che si avesse il senso dell'etichettatura, che qui ogni tanto si sente dare; c'è chi distribuisce lodi, plausi, etichette, e io credo che bisognerebbe andare cauti e capire cosa si fa, perché da una parte, quando si svolgono alcune azioni, si dice: eh, vuole fare tutto lui, e quando viene delegato, dice: ah, non se ne occupa, non va nemmeno in Europa...ma cosa fa? Questo aspetto credo che sia da sottolineare, ha poco attinenza con un discorso come l'Europa. Oggi dell'Europa ne parlano tutti, e ognuno con un approccio molto diverso. La sostanza è che l'Europa non si sta rinsaldando in questo momento, si sta sfaldando. La Grecia insegna, i giornali di oggi - come quelli di ieri - sostengono che non sarebbe uno scandalo se la Grecia uscisse dall'Europa. Si comincia con questo, con il dire: ma se la moneta unica in fondo non è più un tabù, può anche darsi che... Quindi credo che di ragionamenti sull'Europa ne possiamo fare tanti, e nella seduta dedicata a questa relazione, ci eravamo permessi di fare un dibattito che devo dire è stato molto corretto, per valutare cosa è stato fatto a livello regionale, con i programmi che abbiamo presentato e portato avanti come attuazione in modo esemplare rispetto alle altre Regioni.

Abbiamo sicuramente anche noi delle deficienze, come ho detto stamani, ci sono ancora dei punti che vorremmo migliorare e che stiamo cercando di migliorare con la partecipazione attiva dei funzionari, che a nostro avviso hanno fatto un ottimo lavoro. Non crediamo che tutta la politica si esaurisca nei discorsi bilaterali. Io condivido quello che lei ha ricordato, ma noi facciamo regolarmente gli incontri che sono previsti, quelli ufficiali, però abbiamo dei rapporti anche con i rappresentanti del Canton Vallese, come della Savoia, che sono legati ad una serie di attività, di impegni sul discorso commerciale e culturale che ci portano a mantenere questi contatti, che noi riteniamo importanti e che non sottovalutiamo assolutamente.

Riteniamo che ci sia nella relazione di oggi uno spaccato di quello che è stato fatto ed una prospettiva di quello che vorremmo fare, e abbiamo sottolineato due aspetti in particolare: la difficoltà ad inserirci nella logica, che noi riteniamo essenziale della fase ascendente, su questo siamo molto deboli (ho detto che c'è un monitoraggio attento di quello che sta succedendo per vedere come agire insieme anche con le altre Regioni, perché questo è un discorso aperto a tutti, tutti vorrebbero essere più attivi in questa fase, perché siamo deboli); dall'altra, il discorso è: le misure che verranno prospettate in particolare per la montagna, saranno in grado di dare risposte mirate? Non è considerata solo una mucca da mungere, è considerata una fonte di risorse che, proprio con il prossimo piano vedrà un aumento dei fondi. E quello che si sta cercando di vedere a livello europeo è se ci sono dei risultati oggettivamente valutabili di miglioramento dell'utilizzo dei fondi relativamente alle politiche portate avanti.

Noi, nell'ambito delle politiche europee, vi abbiamo sempre creduto, abbiamo sempre condiviso una serie di passaggi che sono stati molto produttivi e riteniamo di mantenere questo tipo di approccio. Quindi il punto sostanziale di questa relazione aveva questo obiettivo, che credo sia stato raggiunto, pur con imperfezioni, perché non vogliamo dire che non sia tutto migliorabile, ma sicuramente questa relazione dà l'idea di quello che si è fatto, e che si è fatto correttamente e bene. Con questo nei prossimi programmi riteniamo ci sia un impegno equivalente, con la possibilità di mantenere delle persone qualificate, competenti, che possano seguire questi aspetti.

Non so a quale notazione si rivolgesse il collega Donzel per la chiusura di un ufficio che porta 1.000.000 all'anno...qui non ci sono uffici che portano soldi, ci sono dipartimenti che lavorano per presentare programmi...poi risponderemo, ma nella relazione che stiamo facendo questo è stato seguito con molta attenzione.

Concludo molto brevemente, dicendo che su questo tema gli impegni devono essere corali da parte di tutte le forze politiche. Voglio ringraziare i colleghi che sono intervenuti e anche i funzionari, i responsabili del dipartimento che ha lavorato con grande correttezza per portare i risultati che oggi noi abbiamo apprezzato. Grazie.

Presidente - Il Consiglio prende atto.

Il Consiglio

Premesso che:

- la legge regionale 16 marzo 2006, n. 8, recante "Disposizioni in materia di attività e relazioni europee ed internazionali della Regione autonoma Valle d'Aosta" prevede, all'articolo 4, comma 4, la presentazione - da parte del Presidente della Regione - di una relazione sulle attività svolte nell'anno precedente, nell'ambito di un'apposita sessione europea ed internazionale del Consiglio regionale;

- il Presidente della Regione ha presentato pertanto al Consiglio regionale, riunito in sessione europea e internazionale, l'allegata relazione, ai sensi dell'articolo 4, comma 4, della legge regionale n. 8 del 2006.

Prende atto

della relazione stessa.

Allegato

(omissis)