Compte rendu complet du débat du Conseil régional. Les documents ci-joints sont disponibles sur le lien "iter atto".

Objet du Conseil n. 2423 du 16 mai 2012 - Resoconto

OGGETTO N. 2423/XIII - Inizio della discussione sulla relazione sulle attività di rilievo europeo e internazionale svolte dalla Regione nell'anno 2011, ai sensi della legge regionale 16 marzo 2006, n. 8.

Presidente - La parola al Presidente della Regione, Rollandin.

Rollandin (UV) - Grazie Presidente.

Credo che la relazione che accompagna questo mio intervento sia già stata distribuita a tutti i colleghi. In tale relazione vengono individuate sia le fonti della normativa, le modalità con cui si lavora a livello comunitario con le varie proposte a livello di Parlamento, di Consiglio dei Ministri e soprattutto della Commissione europea e il Comitato delle Regioni. A questo proposito ci sarà l'incontro del collega Caveri, che è il rappresentante che abbiamo delegato, quindi ci sarà un momento di attivazione di questa linea, che è il risultato della partecipazione a tali assemblee e di quello che avviene nella logica di una modifica sostanziale dei criteri di partecipazione attiva delle Regioni a livello comunitario. In questa relazione abbiamo cercato di formulare una risposta serena su quello che è il lavoro svolto, su quelli che sono gli impegni e cosa è stato fatto nel 2011.

In particolare fra giugno e ottobre 2011 la Commissione europea ha completato le proposte regolamentari del bilancio, della politica di coesione e della politica di sviluppo rurale nell'ambito della politica agricola 2014-2020. Il percorso di approvazione dei regolamenti dovrebbe concludersi all'inizio del prossimo anno e questo costituisce un punto di riferimento importante, che mette in conto eventuali adattamenti del quadro completo per cominciare a valutare le prospettive per la Valle d'Aosta. C'è poi il discorso del quadro finanziario pluriennale, la proposta della Commissione prevede un incremento delle risorse del 4,8 percento rispetto all'attuale periodo, con 1.025.000.000.000 di euro di stanziamenti. Le risorse finanziarie deriverebbero, oltre che dalle tradizionali assegnazioni agli Stati, anche da entrate proprie, ossia che vengono aumentate, quali una tassa sulle transazioni finanziarie e una nuova imposta europea sul valore aggiunto. In linea di massima, stando alle prime indicazioni e riflessioni sulla proposta di bilancio, non dovrebbero verificarsi per la Valle d'Aosta, significative differenze rispetto alla situazione attuale. Sono infatti confermati, anche a livello europeo, i principali indicatori socio-economici che normalmente costituiscono la base per la ripartizione delle risorse.

La Valle d'Aosta, in quanto Regione che presenta un prodotto interno lordo pro capite pari al 90 percento della media europea, rientrerà nelle Regioni che potranno usufruire di risorse finanziarie per i programmi di investimento per la crescita, la cooperazione territoriale, l'investimento per l'occupazione, con il cofinanziamento del Fondo sociale europeo, sviluppo rurale cofinanziato dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. Ad ottobre la Commissione europea ha presentato le proposte per la politica agricola comune per il nuovo piano 2014-2020; si tratta di atti molto importanti, di cui questo Consiglio ha avuto già modo di discutere con una mozione presentata, con una particolare attenzione allo sviluppo dei territori montani. Questo argomento è contenuto negli ultimi paragrafi del capitolo IV della relazione che vi è stata illustrata e credo che la maggiore novità sia la ricerca di una reale integrazione strategica fra la politica di coesione e la politica comune, almeno per il secondo pilastro, ossia quello dello sviluppo rurale. L'integrazione delle politiche europee dovrebbe in futuro fondarsi su un quadro strategico comune e su un contratto di partenariato, predisposto da ciascun Stato membro, per l'approvazione alla Commissione europea. Rispetto a questa articolazione, la Valle d'Aosta, nelle scelte già operate per l'attuale periodo nella direzione dell'integrazione fra i fondi e le politiche, ha anticipato le proposte della Commissione europea per il periodo 2014-2020. Infatti si sta già sperimentando questo nuovo modo di operare per lo sviluppo del territorio, considerando unitariamente i bisogni, che sono opportunità, e relativi progetti.

A proposito del quadro strategico comune, si profila comunque l'esigenza di essere molto attenti a quello che succederà a livello di Commissione europea nell'individuare le azioni chiave rispetto alle principali sfide territoriali, con il rischio, che non si assicuri, pur aumentando le disponibilità in senso generale, un sufficiente grado di flessibilità nella gestione dei fondi e nelle scelte che dovrebbero invece essere effettuate a livello territoriale.

Per quanto concerne il contratto di partenariato, le Regioni italiane sono in realtà titolari di gran parte delle competenze per l'attuazione di queste politiche europee, quindi i due livelli (statale e regionale) dovranno collaborare affinché, rispettando i ruoli, ci sia una possibilità di meglio valorizzare i fondi, cosa che attualmente non è fatta, perché soprattutto al sud c'è un grave ritardo nell'utilizzo degli stessi.

"Relativamente agli obiettivi tematici, già in occasione della consultazione del V Rapporto di coesione, la Valle d'Aosta aveva condiviso la focalizzazione sugli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva della strategia Europa 2020, auspicando" che le tematiche di intervento fossero mantenute sufficientemente ampie, in modo da poter scegliere quelle più attinenti alle nostre esigenze. La proposta della Commissione ad oggi appare ancora troppo omologatrice, ossia rischia di concentrare l'attenzione solo su alcuni punti, evitando di dare alle Regioni questa possibilità. "Nelle Regioni che come la Valle d'Aosta si collocano nel gruppo con maggior grado di sviluppo, la concentrazione tematica è in larga misura (l'80 percento) già determinata a monte o su temi specifici - come il FESR - o sul numero di temi (FSE) o sul perseguimento di tutte le priorità anche per i programmi di sviluppo rurale dei territori montani". Non condividiamo questa impostazione troppo restrittiva, perché i margini di operatività concessi rischiano di non essere sufficientemente adatti alla nostra realtà.

Tra gli ulteriori elementi di novità vi è l'introduzione del sistema della condizionalità per l'allocazione dei finanziamenti europei. Tale sistema, se approvato, comporterà il rispetto delle condizionalità ex ante-ex post, che consistono nei requisiti di adempimento necessari per l'approvazione del contratto di partenariato e per il cofinanziamento dei programmi, che deve essere fatto prima ancora che il progetto possa avere il suo assenso e le altre ex post sono naturalmente legate ai margini che rimangono, molto stretti, per le Regioni nell'ambito della strategia Europa 2020. L'entrata in vigore di queste disposizioni dovrà tradursi per la nostra Regione in un ulteriore impegno per la definizione dei risultati attesi e dei relativi indicatori, che sono alla base di quel controllo ex ante ed ex post che adesso viene chiesto.

"Ad ottobre 2011 la Commissione europea ha presentato le proposte relative alla PAC 2014/2020, i cui principali elementi sono: l'introduzione di un pagamento verde, la convergenza degli aiuti tra Stati membri, la necessità di assicurare il sostegno ai soli agricoltori in attività, il tetto degli aiuti, uno schema semplificato per i piccoli produttori e la revisione della politica di sviluppo rurale". In particolare, nell'ambito del primo pilastro, i pagamenti diretti, la Commissione ha proposto i tetti massimi agli aiuti (il cosiddetto "capping"), prevedendo che la quota di pagamenti diretti superiore ad una certa soglia sia progressivamente ridotta fino al completo annullamento.

"La più importante novità della riforma riguarda la scomposizione del pagamento unico in più componenti: ...un pagamento (cosiddetto "pagamento verde") per le pratiche agricole benefiche per il clima e l'ambiente (obbligatorio), un pagamento per le zone soggette a vincoli naturali (facoltativo), un pagamento per i giovani agricoltori e un sostegno accoppiato, ai quali si aggiunge un regime per i piccoli agricoltori (obbligatorio per lo Stato membro, ma facoltativo per gli agricoltori)".

La riforma relativa al secondo pilastro è già partita: "parte dalla constatazione del buon funzionamento dell'impostazione adottata nell'attuale programmazione e della necessità di mantenere quegli obiettivi strategici di lungo periodo relativamente al contributo dello sviluppo rurale, alla competitività dell'agricoltura, alla gestione sostenibile delle risorse naturali, all'azione per il clima e allo sviluppo equilibrato delle zone rurali. La novità principale riguarda lo snellimento dell'elenco delle misure, che passano da 40 a 25...e l'individuazione di sei priorità comuni definite a livello di Unione europea".

Dopo un primo esame delle proposte, la Valle d'Aosta, insieme alle Province di Trento e Bolzano, ha già fatto notare le difficoltà per la governance e la programmazione dell'agroalimentare. In generale è stato rilevato un aumento del grado di complessità nelle procedure: oggi abbiamo grossi problemi nei controlli, che sono fatti in modo così complicato, per cui ci vuole un numero molto elevato di persone impegnate solo a predisporre gli atti per il controllo minuzioso, controllo che potrebbe essere semplificato. Tutte le Regioni hanno fatto questa osservazione, ma ad oggi, da Bruxelles questo non è stato fatto, quindi è un dato molto negativo, perché su questo sono stati fatti dei rilievi anche alla nostra Regione, ma anche per piccole cose, per cui si rischia di avere penalizzazioni per dati molto formali, che non hanno nulla di sostanziale, ma che rischiano di far aumentare la mole di lavoro.

Con riferimento specifico alle regioni di montagna, si è ipotizzato un programma nazionale che persegua tutte le priorità dei sottoprogrammi regionali e il sottoprogramma Montagna, che mirino a raggiungere priorità specifiche nei rispettivi territori. Finalmente si parla anche di montagna, mentre finora si parlava di Paesi con serie difficoltà senza mai nominare la montagna, per cui questo è un dato positivo. "Sempre in riferimento alle regioni di montagna, si è rilevato che, se la giustificazione dei premi agroalimentari dovesse tener conto solo dei mancati redditi e dei maggiori costi legati all'assunzione degli impegni agroalimentari, sarebbe difficile attivare misure che permettano, in queste zone, il mantenimento" di pratiche favorevoli all'ambiente; cosa che è realtà per quanto ci riguarda. In queste zone è necessario promuovere il mantenimento di alcune pratiche specifiche, come l'utilizzo degli alpeggi e lo sfalcio dei prati ad alta quota, che sono a rischio di abbandono, ma che non corrispondono necessariamente ad un mutamento delle pratiche agronomiche, che è uno dei punti significativi. Per noi questa accoppiata non può esserci, perché l'alpeggio è alpeggio e non può essere cambiato come pratica agronomica, pur mantenendo tale riflesso ambientale. Questo non è facile da capire, perché finora parlavamo di zone sfavorite, depresse, ma non parlavamo di montagna con le sue caratteristiche. Tutto questo è il frutto di un processo che è fatto da funzionari dei Paesi Bassi, che della montagna non hanno nessuna cultura. Si è quindi proposta l'adozione di specifiche misure agroambientali, giustificabili sulla base della remunerazione di servizi ecosistemici, prodotti da queste pratiche, che determinano effetti positivi sull'intera collettività.

Per quanto riguarda la componente verde, "si è osservato che la proposta non fa cenno al fatto che le piccole aziende di montagna garantiscono implicitamente la suddetta componente, in considerazione dell'alto valore ambientale che queste rivestono...".

Malgrado diverse perplessità, rileviamo una nota positiva, "ovvero un primo riconoscimento esplicito dell'importanza della montagna, sia nel primo pilastro (componente greening, aiuto alle piccole aziende, aiuto per zone con svantaggi naturali, riconoscimento del valore dei "beni pubblici" generati dall'agricoltura) che nello sviluppo rurale (sottoprogramma Montagna...)".

Fin qui ho cercato di illustrare ciò che si riferisce alla nostra Regione per il futuro delle politiche europee. In termini più generali credo sia giusto sottolineare che nel 2011 hanno preso avvio, in linea con il documento pluriennale di indirizzo approvato dal Consiglio regionale, le attività per una maggiore partecipazione alla cosiddetta "fase ascendente". Su questo nell'anno precedente si era fatta una disamina molto importante, questo è l'aspetto più importante a cui dobbiamo fare attenzione nella formazione della legislazione europea, ossia il poter partecipare alla fase preparatoria è quello che manca ancora oggi, perché è la fase che ci consente di essere attivi nella predisposizione di questi atti. A seguito della pubblicazione del programma di lavoro della Commissione europea per il 2012, i dipartimenti regionali hanno avviato un'attività di monitoraggio e di valutazione delle iniziative suscettibili di avere un impatto significativo sul contesto valdostano.

"Particolarmente rilevante è stato il lavoro svolto per promuovere, nell'ambito della revisione delle norme europee in materia di aiuti di Stato a finalità regionale, l'attuazione degli articoli 174 e 175 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea, relativi alla coesione economica, sociale e territoriale.

In particolare, la Regione ha dato impulso e contribuito alla predisposizione di un documento che è stato adottato dalla Commissione politica della montagna e, successivamente, dalla Conferenza delle Regioni e Province autonome e formalmente presentato al tavolo nazionale di coordinamento tecnico". È stato chiesto che ci siano queste attenzioni, che non sto a ripetere.

L'approvazione degli interessi della nostra Regione passa attraverso differenti canali, di cui ricordo la Conferenza delle Regioni e Stato-Regioni, il Comitato delle Regioni di cui fa parte il collega Caveri, che interverrà su questo tema, per cui non aggiungo altro. Nel 2011, nelle more della costituzione del GECT, la cooperazione tra le Regioni che avevano fatto questo accordo nel 1979 è proseguita nell'attuazione di sei progetti strategici finanziati dal programma Italia-Francia che riguardano i rischi naturali, l'innovazione, il turismo, l'istruzione, le energie rinnovabili e l'ambiente, per un investimento complessivo di oltre 41.000.000 di euro, di cui 8.000.000 interessanti il territorio valdostano, quindi credo sia un altro passo avanti. Nei mesi scorsi si è potuto finalmente raggiungere il consenso del rilancio dell'Euroregione, come auspicato da questo Consiglio, con alcune importanti decisioni: la volontà di riprendere il percorso amministrativo per la costituzione del GECT, il rilancio dell'attività dei gruppi di lavoro, la creazione di un apposito gruppo di lavoro per la politica di coesione, con l'obiettivo di presentare una posizione comune alla Commissione europea nei prossimi interventi che saranno fatti nel mese di giugno a San Gallo per quanto riguarda le posizioni sull'ambiente.

In termini complessivi si è registrato a fine 2011 un buon avanzamento finanziario, in linea con le aspettative e un costo ammesso per i progetti approvati pari a circa 252.000.000 di euro, gli impegni di spesa ammontano alla stessa data a 206.000.000, mentre i pagamenti hanno raggiunto circa 136.000.000 di euro. L'avanzamento finanziario ha interessato interventi mirati sulla quasi totalità degli obiettivi individuati, ma si concentra maggiormente su 6 dei 21 obiettivi, cui si riferiscono il 73 percento degli investimenti finora approvati, che mirano a: "favorire la valorizzazione sostenibile del territorio; promuovere la valorizzazione economica del patrimonio culturale; rafforzare gli strumenti per l'inclusione sociale e migliorare la partecipazione al mercato del lavoro; elevare la qualità degli insediamenti urbani, turistici e rurali e dell'offerta di servizi; promuovere lo sfruttamento efficiente di fonti energetiche rinnovabili; ampliare la dotazione di infrastrutture e servizi per l'informazione e comunicazione, migliorare l'accessibilità alle reti, le competenze in materia e favorire la diffusione delle nuove tecnologie". Nell'ultimo anno sono inoltre più che raddoppiati gli interventi rivolti alle persone in cerca di lavoro, un tema che ben conosciamo.

La Région a enfin encouragé, comme d'habitude, les initiatives de coopération et de partenariat, ainsi que toute forme de collaboration ayant par objectif le rayonnement de la langue française sur la scène internationale. Pendant 2011 la Région a adhéré à la Journée internationale de la francophonie organisée à l'occasion du 20 mars, une semaine fruit de l'étroite collaboration entre la Présidence de la Région, le Conseil de la Vallée, l'Assessorat de la culture, la Commune d'Aoste, l'Université, la section valdôtaine de l'Union internationale de la presse francophone. Le calendrier des nombreux rendez-vous destinés au grand public avait également des spectacles pour les enfants. Encore dans le cadre de la francophonie trois auteurs valdôtains ont pris part à cet événements placé sous le haut patronage de l'Organisation internationale de la francophonie et du Ministère français des affaires étrangères. "L'objectif de cette initiative est de promouvoir les cultures francophones et de permettre, par des rencontres d'écrivains des cinq continents, de partager et de concevoir la diversité culturelle comme source d'enrichissement".

Je souhaiterais en conclusion remercier l'Assemblée pour l'attention consacrée à ces thèmes de grande envergure, auxquels le Gouvernement régional donne une grande attention, afin d'affronter les nouveaux défis se présentant au niveau européen et international, compte tenu de notre spécificité. Merci encore pour votre attention.

Presidente - La parola al Consigliere Caveri.

Caveri (UV) - Merci M. le Président.

Je profite, comme a été par le Président Rollandin, pour faire le point de la situation, en ajoutant quelques éléments au rapport très complet de l'Exécutif touchant à mon engagement dans le Comité des Régions, dont je suis Chef de la délégation italienne. J'essaierai de faire le point sur quelques dossiers qui touchent directement à mon travail et je profiterai de cette occasion pour reprendre quelques thèmes du Président, pour dire quelque chose sur l'actuelle politique européenne, en sachant que les derniers éléments se mêlent avec le travail du quotidien au Comité des Régions.

Le point de départ est évident, il n'y a aucun isolement possible, nous y sommes dedans, dedans la politique européenne, même si c'est vrai que la Vallée d'Aoste a la taille d'une coccinelle qui se trouve sur le dos d'un éléphant. Il faut dire que l'Union européenne est en train de grandir et donc nous sommes toujours plus petits devant cette énorme institution. Les éléments d'actualité sont bien connus: l'élection de François Hollande, qui, entre autres, est le dauphin de Jacques Delors, un des pères de l'intégration européenne; les élections en Grèce avec cette hypothèse après des nouvelles élections de sortie de l'Europe; le rôle important, mais en doute aussi pour les perspectives électorales de Angela Merkel en Allemagne; le rôle qui doit être joué de la part de Monti; la croissante faiblesse du réel moteur de la politique européenne, voire de la Commission européenne, M. Barroso est sans doute un homme faible vis-à-vis du rôle qui devrait jouer en ce moment. En ce moment il faudrait jouer ces deux mots: "croissance" et "emploi" contre la logique qui a joué jusqu'ici, c'est-à-dire l'austérité, qui est la ligne tracée par l'Allemagne.

On pourrait dans cette prémisse ajouter toute une série de choses: le chemin de l'Union européenne qui continue, la prochaine année il y aura l'entrée de la Croatie et peut-être dans les prochaines années il y aura d'autres Pays balkaniques qui entreront dans l'Union européenne, l'Islande se trouve déjà aujourd'hui sur la porte et avec la victoire socialiste en France on parle de nouveau de l'hypothèse - sur laquelle personnellement je ne suis pas d'accord - de l'entrée de la Turquie. Il y a toute une discussion sur la perspective de l'euro, avec le danger de se retrouver avec une Europe à deux vitesses, dont l'une composée par les forts et l'autre composée par les faibles. On peut raisonner de plus en plus sur un principe qui a été affirmé avec force dans le Traité de Lisbonne: la subsidiarité, mais chaque fois qu'on regarde dedans ce principe - un principe important et cardinal de la politique européenne - on y retrouve une grande faiblesse.

Per quel che riguarda il ruolo nel Comitato delle Regioni, non starò a tediarvi, una parte sintetica è presente nel rapporto del Presidente, quindi l'attività di questo organo, che continua ad essere un organo prevalentemente consultivo, anche se il Trattato di Lisbona ha dato qualche prospettiva in più al Comitato delle Regioni, in particolare a difesa di quel principio poco fa evocato, della sussidiarietà, in forza del quale il Comitato può in certe situazioni chiedere alla Corte europea di giustizia di intervenire laddove si possa ritenere che ci sia stata una violazione di questo principio, a difesa del sistema della democrazia locale, che è un sistema molto composito in Europa, in quanto non tutti i Paesi hanno la stessa forza autonomistica per così dire.

Nel Comitato delle Regioni, nel ruolo di Presidente della delegazione, che ha consentito di partecipare a delle riunioni più ristrette e di avere un ruolo più significativo...questo lavoro ha consentito soprattutto di immaginare cosa potrà capitare all'orizzonte di quell'anno che è stato scelto, anche perché sarà la fine del prossimo periodo di programmazione, ossia il 2020. Ora, nel cuore di una crisi rispetto alla quale l'Unione europea non si è sempre dimostrata all'altezza, spesso gli Stati europei hanno ragionato con profondi egoismi di ciascuno. Lo si è visto nella vicenda di sostegno, purtroppo parziale, alla Grecia, questa prospettiva di un 2020 come punto di arrivo io continuo a considerarla come una scelta culturale e politica molto interessante. Nessuno può negare i limiti che ci sono in un ragionamento di lunga prospettiva, sappiamo bene quanto la pianificazione e la progettualità possano essere rischiose, lo sono state nello scorso periodo di programmazione, quando le Regioni italiane si sono trovate nella difficoltà di dover usare il Fondo sociale europeo non tanto per lo sviluppo, quanto per tappare i buchi di una situazione occupazionale che in Europa e in Italia si sta facendo drammatica. È anche vero che tale visione prospettiva è interessante: quest'ultima parola della frase di Chanoux "avenir" è bella e significativa: l'avvenire e, da questo punto di vista, pur con tutti i limiti di una burocrazia europea che talvolta è stupida, lo è ad esempio nei controlli asfissianti che rendono difficile la spesa dei fondi comunitari. A questo riguardo, purtroppo, la situazione italiana non è delle migliori, gli ultimi calcoli sull'attuale periodo di programmazione portano al fatto che l'Italia, se ce la farà, spenderà il 50 percento dei fondi.

Naturalmente noi apparteniamo alla categoria delle Regioni virtuose, che hanno saputo anche in questo periodo spendere i propri soldi, ma ci sono altre Regioni italiane - e vi assicuro che è difficile difenderle nelle istanze europee -, che hanno dimostrato per l'ennesima volta una profonda incapacità di spesa. Sapendo che i fondi attuali saranno il punto di partenza della ripartizione delle fette di torta future, noi rischiamo nella trattativa che il Presidente dovrà fare nei prossimi mesi di trovarci in una situazione difficile, essendo evidente che l'interrogativo che pongono i colleghi dei Paesi del nord è quello di dire: "scusate, volete sempre une enveloppe significativa e poi non dimostrate la capacità di spesa, specie a fronte di una diminuzione complessiva della spesa pubblica". Noi stessi potevamo forse in passato essere un po' snob nei confronti dei fondi comunitari, ma oggi, con le riduzioni che ci vengono dal riparto, quei soldi saranno sempre più preziosi e spetterà al Governo regionale e al Consiglio talvolta pungolare i nostri funzionari dei diversi assessorati, che non hanno voglia di infilarsi nelle difficili tenute dei conti e nelle problematicità dei controlli, ma è bene che certe pigrizie che ci sono state in passato vengano rimosse.

Venendo alle cose più importanti fatte al Comitato delle Regioni, ne cito due: in primo luogo il rapporto sulle minoranze linguistiche in Europa, approvato nell'estate dello scorso anno, e in questo momento sto lavorando, e verrà approvato alla fine del mese di giugno, su un rapporto sui cambiamenti climatici nelle zone di montagna in Europa. È un rapporto che sto scrivendo con l'ausilio tecnico di Luca Mercalli, è un rapporto che è stato discusso pochi giorni fa a Bruxelles con gli stakeholder (ossia i decisori europei) e che è stato considerato interessante anche da parte della Commissione europea, che sta preparando un rapporto nuovo, dopo un Libro Bianco sul cambiamento climatico. Naturalmente gli esiti sono quelli che sappiamo, sono esiti che fanno venire i capelli dritti, perché potremmo immaginare che all'orizzonte 2020-2025 la Valle d'Aosta potrebbe perdere buona parte dei propri ghiacciai e trovarsi in una situazione fisica e geografica simile alle montagne che non hanno i ghiacciai, come i Pirenei o la gran parte delle Dolomiti, con in una terra secca come la nostra delle conseguenze di riflessione complessiva sull'utilizzo del territorio e su alcune attività umane come l'agricoltura, che non sono di poco conto.

Vorrei dire poche cose invece in generale su questi aspetti prospettici prima di un breve finale. Credo che il primo problema politico che oggi si pone è quello che le Regioni con competenza legislativa come la nostra devono avere più spazio in Europa. Oggi come oggi, quelle che sono grosso modo come noi...su circa 300 Regioni europee ce ne sono 80-90, noi facciamo parte delle istanze di queste Regioni più forti che sono i Länder tedeschi, che sono le Regioni belghe, la Scozia e il Galles. È vero che la Commissione europea ancora oggi vuole che la nostra interlocuzione venga filtrata dalle rappresentanze nazionali; ora in una vera Europa unita le rappresentanze, ossia gli ambasciatori, dovrebbero scomparire e ci dovrebbe essere una possibilità di interlocuzione diretta che, di fatto, c'è, ma ogni volta si incontrano i funzionari europei e poi la vera lettera ufficiale deve essere una lettera che la Regione Valle d'Aosta scrive a Roma e che Roma scrive alla rappresentanza e che la rappresentanza porta. Questo è in una logica comunitaria assolutamente impensabile, così come noi ci troviamo di fronte ad una serie di leggi, l'ultima è la "legge Buttiglione" sulla base del Ministro che varò quella legge, che prevede che noi si partecipi al momento ideativo della normativa comunitaria addirittura con la presenza fisica di un rappresentante delle Regioni a statuto speciale o delle Province autonome al tavolo del Consiglio europeo quando si assumono delle decisioni fondamentali. Questa è una cosa che, considerandosi nel DNA dello Stato italiano come una politica estera, non si fa e questo è gravissimo, perché, mentre noi cominciamo ad attrezzarci per quella che viene chiamata la fase discendente della volontà europea, lo possiamo fare nella fase ideativa anche sui fondi strutturali, ma abbiamo la difficoltà di non essere considerati sufficientemente interlocutori. Questo continua ad essere un aspetto grave, che di recente ho manifestato potendo partecipare come capo della delegazione italiana ad un'audizione che si è svolta alla Camera dei deputati, dove ho trovato i parlamentari di tutti i gruppi politici sensibili a questa problematica.

L'altro tema è quello della governance finanziaria. Sarò fra qualche giorno, perché invitato dal Consiglio regionale delle Marche, ad un incontro ad Ancona su questo tema, più volte ci siamo in quest'aula riferiti alla governance finanziaria e al superamento del vecchio patto di stabilità, che si fa sempre più stringente. Ogni tanto viene da dire che, se già era stringente a livello europeo, i ministri dell'economia in Italia lo hanno reso ancora più stringente tendendo, come si fa oggi con l'altro anglicismo che è la spending review, ad applicarlo a livello italiano prima risparmiando sulla pelle delle autonomie locali e delle Regioni, poi portandolo sul tavolo statale, ma in una seconda battuta. È un tema molto importante quello di evitare che la governance economica impedisca quel rilancio dell'economia europea e per la prima volta una serie di messaggi che la Valle d'Aosta ha mandato attraverso il Presidente nella Conferenza Stato-Regioni e le cose che ho detto al Comitato delle Regioni sembra che stiano arrivando, ossia che ci si renda conto che oggi un'applicazione troppo stretta di alcuni principi di austerità fa in modo che questa economia non riparta mai. Per la prima volta si comincia a dire che per gli investimenti si potrebbe immaginare che questi non rientrino in quei paletti così stretti.

Sui fondi strutturali, periodo di programmazione 2014-2020 ha già detto il Presidente; aggiungo che la grande novità deriverà dal fatto che ci sarà un approccio ancora più integrato, tutti i fondi verranno messi assieme e la nostra Regione sarà chiamata, nell'ambito del quadro strategico comune, ad avere un documento proprio, che sarà un contratto di partenariato che lo Stato dovrà firmare con noi, alla fine di quella che sarà una maratona difficilissima, perché in autunno, una volta resi definitivi gli attuali strumenti che impostano la politica regionale del futuro, si comincerà a trattare sui soldi, ossia su quanto ognuno avrà diritto di avere. Da questo punto di vista, va detto che noi non dovremmo avere particolari sorprese in negativo, perché grosso modo i criteri dovrebbero consentirci di riavere quelle somme che abbiamo avuto in passato, sempre che ci sia autorevolezza da parte dell'Italia e che nel tagliare le unghie all'Italia non vengano puniti quelli che come noi hanno dimostrato nel tempo di essere virtuosi.

Un secondo filone interessante è quello della cooperazione transfrontaliera. È indubbio che, nell'ambito di questo quadro molto generale, noi coccinella sulla schiena dell'elefante dobbiamo renderci più grandi, uno dei modi per renderci più grandi è quello di avere un sistema di alleanze. Continuo a ritenere che la scelta che fu fatta a Bard nel 2005 di dare vita all'Euroregione sia fondamentale, anche perché nei prossimi mesi, anche su spinta del Comitato delle Regioni, il GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale) verrà semplificato; gli atteggiamenti astrusi assunti sia dallo Stato italiano che dallo Stato francese, che dicono sempre di "sì" ai GECT, poi sia per lo scadere dei termini, sia per l'indecisione di alcuni dei nostri partner hanno fatto in modo che attualmente l'Euroregione non ci sia. Noi continuiamo a ritrovarci e a discutere, però la realtà è che il GECT non è ancora nato. Credo che i prossimi mesi saranno propizi per farlo e all'orizzonte si profila una novità importante, citata dal Presidente, una data cardine nel Cantone svizzero di San Gallo il 28 giugno, ossia la Macroregione alpina. Questa è una vecchissima questione di cui si è parlato in anni non sospetti e da parte soprattutto del mondo germanico c'era sempre stata un po' di sospettosità. Con l'ipotesi di Macroregione alpina, che non dovrebbe essere una sovrastruttura nuova, ma dovrebbe essere una politica europea che è stata definita come tale per due realtà fino adesso: il Mar Baltico e il Fiume Danubio, quindi tutte le regioni attorno al Mar Baltico e attorno al Danubio sono state riconosciute come interlocutori unitari di fronte alle politiche europee, noi possiamo fare la stessa cosa. Il fatto che la riunione di ripresa dell'interlocuzione sia avvenuta presso la Baviera è molto importante, perché la Baviera ha un peso in Europa enorme e noi come Euroregione siamo andati dietro di loro. Adesso incominciano ad esserci dei documenti, sarò invitato dal Consiglio provinciale di Trento fra due giorni e c'è una vitalità enorme attorno a questo progetto della Macroregione, che è un superamento di tutto quello che c'era finora...la Convenzione alpina quindi, che non ha funzionato, è stata gestita dagli Stati, agli abitanti delle Alpi non è mai piaciuta, e dall'altro lo Spazio alpino, che era invece un fondo strutturale che aveva riconosciuto nello Spazio alpino un interlocutore unico. Credo che questo della strategia macroregionale sia un grande valore aggiunto per il futuro.

Il terzo argomento è un tema evocato dal Presidente che ci sta molto a cuore; il riconoscimento avvenuto nei trattati, articolo 174, e la nostra Regione è stata la prima a dire: "attenzione, se quell'articolo parla di coesione territoriale bisogna che quello stesso articolo 174 porti con sé il 175 e quindi anche quelle eccezioni economiche che possono consentire di dare degli aiuti di Stato a sostegno di un'economia che senza aiuti di Stato rischia di non esistere". E noi rischiamo soprattutto di vedere desertificati quei settori che i francesi chiamano servizi di interesse generale, come la posta, l'energia, la sanità, la scuola e quando dico sanità e scuola...qualcuno dice che questi oggi non sono controllati dall'Unione europea, ma io dico: attenzione perché, se si vanno a leggere i documenti del futuro, vi sono dei ragionamenti anche su quel nucleo duro che noi consideriamo essere dei diritti dei cittadini e che una parte dell'Unione europea vorrebbe che fossero anch'essi soggetti a concorrenza. È chiaro che in zone marginali come la nostra potremmo immaginare che la concorrenza non ci sarà mai e potrebbe capitare quello che è successo nella telefonia...o immaginare cosa sarebbe successo se non avessimo comprato CVA, se andiamo a vedere cosa ha fatto l'ENEL nelle altre vallate alpine ci rendiamo conto che, dove non c'è redditività, le persone se ne vanno.

Credo sia importante la questione delle zone di montagna e per la prima volta nei documenti sui fondi strutturali qualche novità c'è. Bisogna essere molto vigilanti soprattutto per quel che riguarda la politica agricola, perché è vero che ci sono degli aspetti positivi, ma ci sono anche degli aspetti inquietanti. Quel che è interessante di essere nelle istituzioni - ed io quindici giorni fa ho passato tre ore con il relatore del provvedimento sulla PAC, un francese - è il fatto di rendersi conto di come su ogni provvedimento ci sono delle lotte di interesse, in quel caso era la grande agricoltura dei Paesi nordici. Ogni volta dicono: "va bene, la coperta è corta, perché voi che siete piccoli volete che la coperta venga tirata anche verso di voi?" e intervengono colleghi che sono rappresentativi di Regioni europee, che sono delle potenze dal punto di vista numerico e del proprio bilancio.

Il quarto punto è quello di essere minoranza linguistica, è un tema delicato, ma è vero che anche in questo caso il Trattato di Lisbona offre delle possibilità, quindi è una base importante su cui poggia il nostro sistema autonomistico.

Concludo con una riflessione più propriamente politica. Credo che l'intervento più interessante sulle prospettive europee sia stato tenuto nell'autunno dello scorso anno dal Presidente Napolitano, che è un europeista vero, che è stato anche Presidente della I Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo e che è intervenuto a Bruges dicendo delle cose molto interessanti. Vorrei citarvi solo un piccolo passaggio: "Ce qui m'intéresse ici - si è espresso in francese - est de souligner ce qui a été indiqué comme l'un des points critiques qui en plusieurs décennies ont fini par miner le système économique international, la thèse fallacieuse selon laquelle les marchés en général et les marchés financiers en particulier étaient capables de se régler à eux seuls et n'avaient donc pas besoin de régulation publique. C'est précisément de la constatation des dégâts provoqués et du danger constitué par cette thèse qu'a jailli la conscience chez les Gouvernements de tous les continents de la nécessité de mettre au point un nouveau système de règles capable de fonder une gouvernance économique mondiale efficace".

Ora, le cose che ha detto Napolitano contro il mito di un mercato che da solo è in grado di autoregolarsi è l'ammonimento rispetto ai rischi di una liberalizzazione selvaggia e di un utilizzo come di una scure in maniera rozza del principio di concorrenza, sono questioni molto importanti, a mio avviso, illuminanti anche dei rischi di un eccesso di fiducia - lo dico con profondissima stima avendolo conosciuto personalmente - nella politica condotta dall'attuale Governo del Professor Monti, che, secondo me, viene da una generazione, che ovviamente, rispetto ai catenacci e alle difficoltà dello Stato tradizionale, pensava, o pensa ancora che la liberalizzazione sia una panacea. Credo che nelle parole del Presidente Napolitano ci sia quel buon senso di dire: "benissimo la concorrenza e la liberalizzazione, ma che il pubblico si mantenga sempre, attraverso il sistema del controllo politico - perché le authorities sono sempre delle entità fumose e troppo tecnocratiche - il controllo delle regole di mercato".

Concludo con una frase molto bella ed è una frase sulla crisi di Albert Einstein, che ha scritto in epoca terribile, la sua storia è nota, era tedesco di origine ebraica e dovette sfuggire al nazismo emigrando negli Stati Uniti, scrisse: "La crisi è la più grande maledizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e le difficoltà violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni". Credo che questa sia una frase importante, perché pone tutti di fronte alle proprie responsabilità. Rispetto alla crisi profonda che scuote le radici stesse dell'integrazione europea, a mio avviso, da europeista convinto pur critico di come l'Europa si è sviluppata in questi anni, non esiste oggi alternativa e quindi dalla crisi non potrà che nascere qualcosa di meglio, se però sapremo cavalcare questa crisi e non verremo trascinati nel baratro come ogni tanto si rischia di fare. Grazie.

Presidente - La parola al Consigliere Donzel.

Donzel (PD) - Grazie Presidente.

Cari colleghi, è con un certo piacere che oggi prendo la parola a nome del gruppo in questo dibattito sull'attività svolta per quanto riguarda le relazioni internazionali della nostra Regione, naturalmente incentrata soprattutto sull'Europa, perché, come avrò modo di spiegare più dettagliatamente nell'intervento, ho notato un cambio di tono generale da parte degli interventi del Presidente e del collega Caveri riguardo all'approccio alle questioni europee.

Intanto due questioni che mi premono fortemente: una che riguarda, come bene ha messo in luce il Presidente anche attraverso la relazione, l'importanza e anche il peso di questi fondi europei, richiamati anche dal collega Caveri, che ha detto che dovremo stare sempre più attenti con la riduzione delle risorse a tali fondi europei. L'apprendere che in qualche modo anche per la politica agricola del 2014-2020 si aprono delle prospettive, pur fra grandi criticità che sono state qui evocate, si apre una prospettiva di finanziamenti che ancora arrivano, quindi è una notizia positiva e che noi accogliamo con estremo favore.

La questione delle risorse europee quindi ci permette anche di dire che, di fronte a facili atteggiamenti antieuropeisti, a posizioni che ci devono vedere fortemente critici con la direzione attuale dell'Europa, una direzione, quella impressa soprattutto dalla Germania e dalla Merkel, di un'austerità, che viene fatta pagare soprattutto ai Paesi più deboli in questo momento di crisi forte, va riconosciuto all'Europa un ruolo non indifferente in questo momento. Le critiche alle volte facili che vengono mosse all'euro devono essere comunque messe su un piatto della bilancia insieme alle ingenti risorse che la Valle d'Aosta ha la capacità di attirare a sé e di spendere - perché anche questo va detto, si tratta di una capacità di fare progetti - e gli indicatori presenti nella relazione fanno vedere che in quasi tutti i progetti, salvo alcuni, c'è un'altissima capacità di spesa e in alcuni quasi si arriva a spendere l'intera somma prevista; questo è un indicatore molto positivo.

Mi permetto però di rimarcare che, vista l'importanza che hanno i finanziamenti che arrivano dall'Europa, d'altro canto non bisognerebbe mai commettere l'errore di mettere in discussione alcune attività che fanno riferimento all'Europa. Avrò modo non in questa sessione, ma in un prossimo Consiglio di chiedere chiarimenti intorno ad uffici che facevano arrivare in Valle d'Aosta finanziamenti europei e che sono stati chiusi da meccanismi riorganizzativi. Siccome è importante avere queste risorse, facciamo altresì attenzione - l'ufficio a cui mi riferisco si rapporta all'USL, ma illustrerò meglio questa cosa in altri momenti - che non andiamo in fasi di riorganizzazione a mettere in discussione tali uffici, che nel tempo hanno contribuito a finanziare con fondi europei delle iniziative importantissime anche nella nostra regione. Se questo è l'aspetto positivo che ci permette di rileggere in modo diverso il nostro rapporto con l'Europa, mi permetto anch'io di sottolineare che i passi avanti fatti dalla politica della montagna non sono sufficienti; in questo serve uno sforzo sinergico con altri territori e altre Regioni, perché il riconoscimento del ruolo della montagna è ancora di là da venire, tant'è che il problema che abbiamo di applicazione di norme europee sui nostri territori è evidente. Al riguardo ho avuto modo di apprezzare molto l'intervento del Presidente fatto nell'incontro Espace Mont Blanc, perché evidenziava le criticità di norme che sono indispensabili per le grandi attività economiche, ad esempio per grandi attività di industria agricola, ma applicate a territori piccoli, dove c'è una sopravvivenza quasi dei soggetti che lavorano su questi territori, è chiaro creano delle grosse disfunzioni. Su questo bisogna lavorare sia nella direzione delle Regioni europee, ma anche ricordarsi che la sinergia con altri territori di montagna italiani è altrettanto indispensabile, perché probabilmente dobbiamo fare capire in Europa, ma dobbiamo fare capire anche in Italia che esiste una montagna e che certe norme europee difficilmente si applicano a questi territori.

Naturalmente come non apprezzare anche alcuni passaggi come quelli che evocano le parole di Hollande riferiti alla necessità di più crescita e occupazione in Europa contro una logica di pura austerità. Questa conversione al socialismo europeo della maggioranza regionale non può che allargare il cuore, apre naturalmente una riflessione interessante anche da parte nostra, perché non siamo più solitari a sostenere queste cose. Qui mi urge richiamare il fatto che c'è stato un duro affondo del collega Caveri sulla questione del patto di stabilità, allora ricordo un intervento del mio collega Segretario dell'Emilia Romagna nel 2011, che già a metà del 2011 si esprimeva così: "Patto di stabilità, la Lega si sveglia tardi"; eravamo ancora in era "Governo Berlusconi" e da tempo il PD denunciava la necessità di una modifica del patto di stabilità. Fatto sta che siamo arrivati ad oggi e queste modifiche non ci sono state e va detto che adesso tutti si accorgono delle disfunzioni. Ricordo che quando con forza il PD poneva la questione del patto di stabilità che andava modificato...diceva che non andava modificato per tutti in modo omogeneo, ma andava modificato per quei Comuni e quelle Regioni virtuose, facendo un ragionamento specifico caso per caso...e chi ha i conti a posto abbia la possibilità di sbloccare una parte di questi fondi, tant'è che la Regione Emilia Romagna una legge specifica per una parte l'ha fatta. E anche su questo tema stiamo andando a rilevare una questione che ci obbliga ad un ripensamento, che non è solo legato ad un atteggiamento della nostra Regione, ma che deve essere legato ad un coinvolgimento di tutto il territorio italiano nel confronto difficile con il livello europeo.

Spesso noi ci siamo ritenuti un territorio naturalmente con delle difficoltà e degli svantaggi, ma un territorio anche con tanti atouts; è importante che portiamo un messaggio in Europa che sia un messaggio di solidarietà, che non sia il messaggio che chi non ci arriva se ne vada per la sua strada, perché i tempi cambiano. Oggi la Valle d'Aosta ha saputo fare un balzo in avanti verso la crescita e lo sviluppo, che è straordinario, è sotto gli occhi di tutti, però è importante che i nostri rappresentanti rappresentino anche quella che è una grande sensibilità di solidarietà, quindi che sia fatto l'impossibile anche nei confronti del popolo greco, perché non venga drammaticamente abbandonato al suo destino. Certo, ognuno deve fare i sacrifici, deve fare la sua parte, però l'Europa davvero sia una grande casa comune.

Due considerazioni invece più specifiche, legate alla relazione, che mi servono per rimarcare come su un tema molto attuale, perché in questi giorni è in atto una raccolta firme per salvare la ferrovia, a pagina 72 rilevo, rispetto ai rapporti che abbiamo con il Cantone del Vallese, quindi all'intesa che ci deve essere con loro per la realizzazione della cosiddetta "Aosta-Martigny", che c'è la consapevolezza del difficile contesto finanziario contingente e i tempi per la realizzazione di tale opera potrebbero ulteriormente dilatarsi; quindi intanto salviamo la nostra ferrovia, poi vedremo come va con quella vicenda. Va invece anche fatto un plauso alla Regione sulla parte che riguarda la cooperazione allo sviluppo, la solidarietà internazionale, l'aiuto umanitario. Sappiamo come è difficile in questa sede intervenire dal punto di vista legislativo, il collega Rigo ha fatto un grande sforzo di concerto con la Regione affinché si potessero sbloccare dei fondi, fosse più agevole il nostro rapporto, qui va fatto un plauso alla Regione, che sostiene le tante attività di volontariato nel mondo. Anche qui un gesto di solidarietà profonda di una Regione che non si ferma a guardare solo sotto casa sua, anche se è un momento difficile, ma che sa che vi sono nel mondo altre difficili realtà ed è positivo perché sono tanti i volontari coinvolti in questi progetti. È un gesto, secondo me, molto bello da parte della Regione, un gesto che va sostenuto e deve essere continuato nel tempo, per cui - e mi avvio rapidamente a concludere - è indispensabile che un sentimento europeista continui a vivere nella nostra Regione, un'Europa sempre più federale e sempre meno nelle mani di alcuni Stati nazionali - abbiamo visto cosa è successo all'Europa: affidandoci alla logica della destra, di Merkel e Sarkozy rischia di saltare tutta l'Europa -, una logica dove anche i piccoli territori abbiano lo spazio, la possibilità di contare sempre più e questa cosa si può ottenere se intanto riusciamo a rilanciare un progetto federalista vero nel nostro Paese, in cui le Regioni tutte abbiano maggiore spazio e le specialità non vengano messe in discussione. Non è che per fare il federalismo dobbiamo mettere in discussione le specialità, ma il federalismo bisogna farlo non a chiacchiere come è successo in questi anni; da un'idea di un Paese federalista può nascere l'idea di un'Europa più federalista e quindi più attenta a cogliere le sensibilità delle piccole Regioni. Piccole Regioni che devono, come è avvenuto nel caso della PAC, fare sforzo comune, così come avviene per il progetto dell'Euroregione, che più volte dai nostri banchi abbiamo cercato di sostenere come un progetto indispensabile per lo sviluppo della Valle d'Aosta. Nell'Euroregione la Valle d'Aosta riscopre tutta la sua centralità, il suo ruolo di Regione che può interloquire con il territorio italiano e francese ed essere sintesi delle diverse sensibilità. Vi è quindi molto da lavorare e soprattutto anche in Valle d'Aosta dobbiamo fare ancora più attenzione a quelli che sono i fondi europei. Avrò modo nei prossimi Consigli regionali di evidenziare come da parte nostra qualche piccola lacuna su questo fronte va immediatamente corretta. Grazie.

Presidente - Vista l'ora, prima di sospendere i lavori che riprenderanno nel pomeriggio sempre con la discussione del punto n. 25, due comunicazioni: è pervenuta alla Presidenza una risoluzione del Partito Democratico recante: "Impegno per un più equo sistema di compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria", che verrà iscritta nel pomeriggio. Ricordo ai membri effettivi e supplenti del Comité de coopération interparlementaire entre le Conseil régional de la Vallée d'Aoste, le Parlement de la Communauté française de Belgique et le Parlement de la République et Canton du Jura, che alle ore 15,00 ci sarà una riunione nella sala delle commissioni.

La seduta è tolta.

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La seduta termina alle ore 12,51.